Capitolo 10
Guardo mio padre con odio, se si potesse fulminare una persona con lo sguardo penso che l'avrei fatto già senza pentirmi.
Sta giocando la carta più sporca che poteva, sa che Zeina è il tallone d'Achille. Ho sempre pensato che fosse uno senza cuore, ma non che si spingesse a ciò.
Guardo prima lui e poi la mia sorellina. Lei mi sorride ignara di ciò che sta dicendo mio padre, è ancora piccola da capire il senso della parola "Sposare", lei immagina la principessa che sposa al bel principe che la salva. Vive delle favole che le racconto di sera. Ha quello sguardo innocente e le lacrime iniziano a scendermi come un piume impazzito.
Non mi capacito come un uomo simile abbia potuto procreare una bambina così.
<<No ti prego. Zeina è troppo Piccola per farlo. Ti prego.>> la paura e la disperazione di Raja mi prendono allo stomaco. Mio padre mi sta strappando il cuore e lo sta taglieggiando come se non facesse male, come se non mi stesse uccidendo. Hadi mi abbraccia forte per farmi capire che è al mio fianco qualsiasi desione prenda.
<<Zeina non andrà a scuola. Passerà tutto il tempo con me a imparare il Corano e cosa deve fare la donna. Ci divertiremo, vero?>> domanda alla piccola sorridendo. Lei lo abbraccia felici non sapendo quale sia la sua reale intenzione in quelle parole. Che uomo meschino. Sto respirando affannosamente, non mi perdonerei mai se dovesse succedere ciò.
<<Ma se accettassi di sposarti, dato che vuoi una famiglia e il tuo futuro marito non può procreare, ti affiderò Zeina. La farai andare a scuola, facendole fare ciò che sognavi per te. Diventare una donna acculturata è rispettata.>> no papà io volevo semplicemente essere una donna libera, libera di scegliere, libera di poter sbagliare, libera di decidere cosa sia giusto per me, soprattutto libera di sorridere alla vita. Chiudo gli occhi cercando di farmi coraggio e accettare la mia futura vita, quella scelta da mio padre, prigioniera di un uomo che vorrà solo usarmi per i suoi sfoghi sessuali e far vedere che ha una donna giovane al suo fianco.
<<Accetto...>> prendo una piccola pausa ingoiando tutta l'amarezza che ho dentro in questo momento. Mio padre guarda soddisfatto Adhan e poi guarda me e mio fratello Hadi con disgusto.
<<Ma non voglio l'affidamento di Zeina, ma adottarla e dire al mio futuro marito che sarò io a decidere per lei. Questa è la mia unica condizione.>> mi guarda sbalordito, ma poi accetta. Gli informo che mi sposerò solo dopo aver avuto tra le mani le carte riguardante l'adozione di mia sorella. Lui accetta.
Senza aggiungere alcuna parola mi allontano da tutti, andando nella mia prigione, dove ora sembra farmi solo piacere di averla e poter essere sola finalmente. Ho bisogno di assimilare tutto questo e pensare solo che almeno Zeina avrà un futuro diverso.
Lentamente e con molta ponderazione per i tanti dolori, mi sdraio sul letto e chiudo gli sperando che venga mia sorella saltellando nella mia stanza per svegliarmi e dirmi di fare presto per andare a scuola, ma quando li riapro non c'è, sono sola in questa stanza con la mia solitudine e angoscia.
Improvvisamente metto una mano sul petto, senti il cuore che mi batte fortissimo, come se fosse impazzito, non riesco a respirare. Mi manca l'aria e mi sento svenire. Corro in bagno sperando che con l'acqua fresca riesca a riprendermi, ma non passa, anzi peggiora.
Mi sudano le mani, mi sento debole, quasi come se stessi svenendo. Mi lascio cadere sul letto e sembra che tutto giri intorno a me. Cerco di prendere fiato, ma non riesco.
Cosa mi sta succedendo? Sto morendo?
Improvvisamente due grandi mani si appoggiano sulle mie spalle.
<<Jelena cosa ti prende?>> è la voce di Nabil. Cosa ci fa lui qui? Da dov'è entrato?
<<Va tutto bene Jelena. Mi senti? Ci sono io qui con te. Andrà tutto bene?>> mi sussurra piano o forse sono io che lo sento come se fosse lontano mentori. Mi abbraccia e con molta delicatezza mi fa sedere.
Inizio a piangere disperatamente, sfogando con le lacrime tutto il mio risentimento, la paura e la rabbia che sto provando in questo momento. Ricambio il suo abbraccio senza nemmeno fare caso a ciò che sto facendo.
Non so quanto tempo passi tra le sue braccia, ma mi sento decisamente meglio e quella bratta sensazione sembra essere svanita.
<<Come ti senti?>> mi chiede preoccupato.
<<Meglio. Scusami non so cosa mi sia successo.>> cerco di riprendermi mentalmente e pensare che è tutto passato.
<<Jelena cosa ti sentivi?>>
<<Come se avessi perduto i contatti con la realtà, di perdere il controllo in modo estremo e pericoloso. Sentivo quella sensazione che tutto si schiantava contro di me.>>
<<Da quando soffri di crisi di panico?>>
<<Cosa? Io non soffro di di crisi di panico. È la prima volta che mi capita. Ma come sei entrato? Cosa vuoi da me? Perché sei qui?>> domando per cambiare discorso più che per sapere queste cose.
<<Una domanda alla volta.>> risponde facendo segno con le mani di andarci piano.
<<Sono entrato dalla finestra. Voglio parlati e sono qui soprattutto per aiutarti.>>
Praticamente mi racconta che lui e mio fratello Hadi hanno legato molto da un pò e che lo ha chiamato quando mio padre aveva comunicato che c'era una riunione familiare e che era inerente al mio matrimonio. Lui è corso subito qua e ha ascoltato e visto tutto da fuori. Perché Hadi avrebbe dovuto chiamare lui? Chi è lui per mio fratello? Lo guardo stranita mentre mi racconta tutto questo perché continuo a non capire cosa cavolo centri lui con me e perché vuole proteggermi? Io non lo conosco nemmeno.
<<Devo dirti una cosa importante. Ti prego sii comprensiva e non urlare soprattutto.>> mi fa un cenno di sorriso e mi guarda dritta negli occhi raccontandomi che mio fratello gli ha raccontato tante cose su di me e che lui ha sempre apprezzato i suoi racconti. Mi dice tutte queste cose senza distoglierli nemmeno un attimo dai miei.
<<Praticamente sono io il tuo futuro marito.>> cosa? Mi allontano subito da lui guardandolo davvero con uno sguardo da pazza omicida. Forse stanno puntando a questo? A farmi diventare pazza? È una cospirazione contro me? Mi manca di nuovo l'aria, il mio cuore sta accelerando, ho le vertigini. Mentre perdo le forze Nabil mi prende tra le sue braccia evitando di farmi cadere. Mi adagia con molta calma sul letto mentre io faccio fatica a respirare. Sembra che il cuore da un momento all'altro mi esploda dal petto.
<<Riprendi fiato Jelena. Piano.>> chiudo gli occhi ascoltando ciò che mi dice ed eseguendo soprattutto ciò che dice di fare. Cerco di respirare piano e ripetere "passerà".
Dopo pochi minuti fortunatamente mi passa. Perché quest'uomo ha questo potere su di me? Perché nonostante ciò il mio cuore dice di potermi fidare?
<<Passato?>> mi domanda non appena i miei respiri sono diventati regolari.
<<Non posso crederci. Hai fatto la brava persona con me solo per abbindolarmi? Io mi stavo fidando di te e tu? Il tuo intento era solo farmi affezionare così la strada sarebbe stata molto più facile. Tu sei meschino proprio quanto mio padre.>> rispondo con molto tono pieno di rancore e delusione perché, stranamente, io mi fidavo di lui, anche se l'avevo visto pochissime volte.
<<Jelena se solo mi facessi spiegare...>>
<<Non mi devi spiegare niente. Non voglio sapere niente. Devi sapere solo una cosa. Io ti sposerò solo perché mi faranno adottare mia sorella.>> lo interrompo dicendogli la verità, ma a lui non sembra fare effetto. Come se già fosse a conoscenza di tutto.
<<Sono venuto proprio per parlarti di questo.>> e mi racconta liberamente il suo pensiero riguardo l'adozione. Esponendo senza alcun problema ciò che pensa di mio padre, che è una persona meschina di cui non devo fidarmi. Sicuramente farà delle carte false riguardo all'adozione perché ahimè io non ne capisco. Lui vuole che Zeina dovrà avere il suo cognome e non quello mio per essere più sicuri.
<<Perché?>> gli faccio un unica domanda dopo tutto quello che mi ha confidato e dopo avermi detto come comportarmi.
<<Perché so quanto tieni a tua sorella e perché voglio aiutarti.>> mi prende la mano e mi dice di fidarmi di lui perché le sue intenzioni sono solo quelle di aiutarmi. Lo guardo strano perché non riesco a capire il motivo per cui voglia aiutarmi. Lui capisce i miei pensieri così sbuffa e fa un respiro profondo.
<<Io sono il fratello di Marisa.>> dice tutto d'un tratto rimanendomi allibita di ciò che ha detto. Marisa era una mia amica delle elementari che si ammalò di meningite batterica. Andavo sempre da lei per starle accanto. Soffrì tantissimo e nelle sue ultime ora mi diede il suo diario con i scritto dentro tutto ciò che facevamo insieme e una lettera dove parlava di me e di quanto mi voleva bene. Senza accorgermene sto piangendo, me ne rendo conto solo quando Nabil le asciuga. Non mi ricordo di lui.
<<Non ti ricordi di me perché stavo facendo una missione. Nessuno mi aveva detto di Marisa. L'ho saputo dopo un paio di mesi, praticamente quando sono tornato. Infatti poi mi sono congedato.>> fa un piccolo colpetto di tosse per riprendersi. Dev'essere stato orrendo tornare da una missione e scoprire che tua sorella è morta.
<<Comunque domani verrò qua e dirò di volerti vedere.>> cambia subito discorso, concentrandosi su di me. Mi dice come comportarmi e soprattutto cosa dire domani a quest'incontro.
Sentiamo dei passi provenienti fuori la porta e si fanno sempre più vicino e rumorosi. Lui veloce come una lepre esce dalla finestra, mi fa l'occhiolino e corre via.
Entra mio padre facendomi un discorso per me senza senso. Addirittura scusandosi con me per come mi ha maltrattata, ma non gli ho lasciato altra scelta. E si raccomanda che io non racconti a nessuno di ciò che è successo.
Inizia poi a parlarmi sull'importanza del matrimonio, ma la mia mente è invasa da un unico pensiero e questo si chiama "Nabil".
Ripenso a ciò che mi ha confidato e non saprei se fidarmi di lui, il mio istinto e il mio cuore dicono di sì, mentre la ragione na paura di farlo. Sono davvero imbattuta su cosa fare.
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