18 • Lies •
«Perché continui a fissare il vuoto?»
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«Non ti stanchi mai di guardare sempre nello stesso punto?»
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«Perché non guardi me invece? Non sono abbastanza bello?»
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«No ti prego scherzavo, smettila di guardarmi così o divento rosso!»
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«Non dire bugie, non sono così carino quando arrossisco»
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«Però se ti fa stare bene...»
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«Voglio solo vederti sorridere, okay?»
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«Voglio vedere i tuoi occhi sinceri per una volta... Felici, magari...»
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«Dici che ci riuscirò almeno una volta? Sarebbe davvero bellissimo...»
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«Mi ci perdo anche solo a immaginarli...»
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«Non che di solito i tuoi occhi non siano belli! Anzi, mi incantano sempre più...»
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«Manca quella scintilla però... E be' se ci fosse quel luccichio di felicità e pienezza della vita allora sarebbero l'ottava meraviglia del mondo.»
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«Cosa potrebbe farti stare meglio, Minhyuk?»
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«E se ti dicessi una cosa...?»
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«Ti amo come non ho mai amato nessuno...»
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«Ti amo come Paolo ha amato Francesca, anche se sono finiti all'Inferno, con l'irrazionalità di Antonio per Cleopatra, con la nostalgia di Sydney Carton per Lucie Manette, con la dedizione di Dalì per Gala, con la costanza di Dante per Beatrice, con la passione di Catullo per Lesbia, con la consapevolezza di Giulietta per Romeo, con la follia di Dorian per la sua immortale bellezza, con la promessa eterna di Yoko Ono per Lennon.»
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«Ma non è necessario che tu risponda, davvero.»
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«Semplicemente, avevo bisogno di dirlo, volevo che tu lo sapessi...»
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«Potrebbe farti stare meglio questo prima o poi?»
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«Non dirmi che mi ami anche tu se non lo senti col cuore.»
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«Lo devi sentire qui, non nella testa.»
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«No, pensare di amare qualcuno non significa amarlo»
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«Ma non è colpa tua, è bellissimo quello che cerchi di dire, ma non voglio che tu mi risponda così.»
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«Continua solo a sorridere, questo è quello che puoi fare di più meraviglioso per me»
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«Nella vita tutti aspettano qualcosa, c'è chi aspetta il treno, chi il suono della campanella che annuncia la fine dell'orario scolastico, chi l'autobus per tornare a casa, chi la fidanzata per un appuntamento, chi i risultati di un test, chi un amico che magari torni a farsi sentire... Io ho deciso di aspettare te, invece.»
...
«Aspetterò.
Aspetterò milioni di anni o tutta l'eternità, aspetterò anche se c'è il rischio di non ricevere nulla alla fine, aspetterò in silenzio, come se non ci fossi, aspetterò senza metterti fretta o pressione, aspetterò finché tu ne avrai bisogno, finché vorrai.»
...
E alla fine aveva aspettato davvero, aveva aspettato per mesi interi, aveva superato menzogne e illusioni senza nemmeno accorgersene, sempre con i suoi buoni propositi che spadroneggiavano nella mente, a discapito della realtà, perché non riusciva a rendersi conto di come stavano davvero le cose.
E stava aspettando ancora, mentre faceva finta di nulla.
E nonostante Minhyuk fosse ormai sicuro di amare ogni piccola cosa di lui, il minore non gli permetteva ancora di dire quelle fatidiche parole. "Non è il momento", diceva sempre. Una frase che gli ricordava lontanamente qualcosa, mentre tornava ogni volta a farsi strada dentro di lui un prorompente senso di colpa. Sapeva bene a chi rimandassero quelle parole, sapeva bene che era a causa di quelle parole, ripetute all'infinito come un disco rotto, che aveva ceduto e si era allontanato da lui. Merito della sua scarsa pazienza, forse, o del fatto che con la sua volubilità aveva costantemente bisogno di sicurezze, o magari di entrambi... Stava di fatto che di Kihyun non aveva più notizie e non aveva neppure tentato di cercarne. Non voleva che la stessa cosa accadesse con Jooheon, lui era diverso, aveva qualcosa che nessuno aveva mai avuto agli occhi del bianco. Il minore era stato l'unico a infondergli un senso di pace che non aveva mai trovato prima, l'unico a dargli quella cura che nessuno aveva mai saputo individuare. Aveva bisogno d'affetto, senza ripieghi, senza riserve, senza fini, senza timori. Aveva disperatamente e follemente bisogno di essere amato senza doverlo richiedere, senza doverselo procurare, senza dover inscenare commedie pietose. Questo Jooheon l'aveva capito, lui non aveva bisogno di ascoltare alcuna tragedia per abbracciarlo o dirgli qualcosa di dolce, non aveva bisogno di essere imbottito di menzogne per confortarlo e aiutarlo a vivere. Non era necessario dire bugie con lui... Eppure l'aveva fatto, non era riuscito ad evitarlo come, invece, avrebbe voluto. Non aveva saputo contenere quei fiotti di informazioni false ridondanti che la sua mente continuava giustamente a scacciare perché ormai colma. Aveva fallito, aveva perso perfino l'unica occasione che aveva avuto a disposizione per riscattarsi. Non era stato in grado di vincere contro se stesso, nonostante stesse lentamente imparando a controllarsi. Era stato l'amore del minore, che non mancava mai, a riscuoterlo da quell'innato comportamento distruttivo, era stato quello stesso amore a fargli comprendere che ormai non c'era più bisogno di inventare nulla. Tuttavia più restava a pensarci, più si rendeva conto di quanto tutta quella situazione fosse completamente falsa. Alla fine, anche l'amore del minore era basato sulla menzogna, perché se si era affezionato al Minhyuk che aveva conosciuto, allora stava provando amore nei confronti di un fantoccio modellato a sua immagine e somiglianza dagli spiriti menzogneri che lo assillavano, una semplice marionetta consumata nelle mani dello smodato desiderio di affetto e compassione. Jooheon non poteva in nessun modo amare Minhyuk, obiettivamente sarebbe impossibile amare qualcuno con una simile contorta personalità, qualcuno di debole e frivolo quanto lui, qualcuno così ossessionato dal voler sopperire alle mancanza del passato, qualcuno talmente infido da distorcere la verità. Nessuno lo avrebbe mai apprezzato se avesse mostrato ciò che era, e tantomeno lo avrebbe mai apprezzato se avesse raccontato di tutte le oscenità che aveva compiuto nella sua vita approfittando delle persone che vendevano la loro fiducia ad un diavolo del genere senza sapere che ne avrebbero ricavato soltanto fandonie. Era una consapevolezza schiacciante che non lo avrebbe mai abbandonato, e, sicuramente era il principale motivo che lo rinchiudeva nel proprio mondo legato alle catene che si era messo autonomamente tempo addietro.
«Minnie svegliati, stai dormendo ad occhi aperti??» Lo canzonò il castano dandogli un colpetto sul braccio che lo fece risvegliare dai suoi asfissianti pensieri.
«Ohh, no, scusa, stavo riflettendo...»
«Smetti di riflettere e guarda lì» Indicò un punto vicino con l'indice, mentre sul suo viso si allargava un sorriso dolce e nei suoi occhi aleggiava la felicità nel vedere qualcosa che ai suoi occhi doveva sembrare incredibilmente bello, cosa che non era condivisa dal maggiore.
«Non mi piacciono i bambini...» Mormorò piuttosto sottovoce. Effettivamente non voleva deludere il minore, ma non aveva neppure tanta voglia di continuare a guardare la scena che coinvolgeva la gioiosa famigliola davanti ai loro occhi. Certo, erano in un parco cittadino, era la cosa più normale imbattersi in situazioni di vita quotidiana come quella. E non poteva neppure giustificare il fatto che non se lo aspettasse poiché sapeva benissimo che la villetta del quartiere era frequentata da chiunque avesse dei bambini da portare a giocare e quello era il primo posto nella lista in tal caso. Alla fine non poteva essere colpa di Jooheon se aveva proposto una passeggiata tranquilla per uscire un po' dalla reclusione di quella casa, che era sì accogliente ma anche stancante, come diceva lui, per la ripetitività delle stanze sempre uguali. Per il bianco in realtà quell'ambiente non era mai stato opprimente, anzi, gli dava un senso di sicurezza e protezione che non aveva trovato ancora in nessun altro luogo. Era il posto in cui era cresciuto e il riparo che lo aveva salvato dalle mancanze delle persone che lo avevano messo al mondo, era l'unico luogo materiale che potesse considerare casa. "Ormai sei tu la mia casa", aveva detto una volta il castano lasciandolo di stucco. Si può davvero riporre così tanta fiducia in una persona da considerarla il proprio rifugio? Pensare che un giorno avrebbe potuto definire Jooheon come la propria casa lo spiazzava.
«Minhyuk mi senti??» Cosa? Che hai detto?
«Mh? Scusa non ho capito...»
«Ho chiesto perché non ti piacciono i bambini» ripeté il minore inclinando la testa lateralmente, ancora un po' stranito dal comportamento dell'altro. Non riusciva a stancarsi ancora delle sue distrazioni, perché lo amava troppo per gettare la spugna per così poco, eppure Minhyuk era convinto che presto l'avrebbe fatto. Il maggiore sospirò e si perse a guardare l'orizzonte colorato dai toni sfumati dell'azzurro del cielo. Per un istante dimenticò tutto, dimenticò di essere con qualcuno, dimenticò di essere con Jooheon, dimenticò delle sue bugie, dimenticò del mondo parallelo che aveva costruito, dimenticò quello che aveva o non aveva detto, dimenticò quello che avrebbe dovuto dire, dimenticò di controllare le proprie parole, dimenticò di tener chiusa la bocca.
Era questo l'effetto che gli faceva il minore, gli regalava quel senso di libertà che non aveva mai ottenuto da nessun altro... Eppure sarebbe stato infinitamente meglio se quella libertà non l'avesse avvertita, perché qualcuno come lui non aveva alcun diritto di parlare davvero.
«È perché i miei genitori mi hanno abbandonato, non è che erano morti, però... Solo che non mi volevano... E come tutti mi hanno abbandonato... Mi dà fastidio vedere gli altri bambini felici, quasi provi invidia o qualcosa di simile...» La risata amara che uscì dalle sue labbra fu portata delicatamente via dal vento e fu anche l'ultima cosa che sentì. Fu il silenzio stesso, infatti, a risvegliare il bianco dalla sua trance. Che cosa aveva appena detto?
Sentì i passi del minore incespicare mentre si allontanava, sentì i suoi singhiozzi, sentì le sue parole stridenti che lo colpirono in pieno.
«Mi hai mentito...»
Vide la sua espressione sconvolta e... delusa, vide le sue lacrime scorrere come torrenti in piena, vide le sue mani asciugarle frettolosamente e non poté che restare a guardare.
«Vuoi abbandonarmi anche tu?»
Lo osservò che lottava contro se stesso, si guardava in giro o fissava il suolo o guardava sconcertato l'allegra famigliola che aveva scatenato quella infame confessione. Lo osservò che evitava gli occhi del maggiore, lo osservò deglutire e combattere con le lacrime, lo osservò impazzire sotto i suoi occhi, lo osservò in preda all'agonia mentre aspettava di essere salvato, mentre aspettava di sentirsi dire che tutto quello fosse solo un sogno o un malinteso e avesse soltanto sbagliato a capire... Ma Minhyuk non rimangiò nulla di ciò che aveva erroneamente pronunciato, restò semplicemente lì fermo, mentre perdeva l'ultima cosa preziosa che gli era rimasta. Mentre l'ultima occasione della sua misera vita lo abbandonava.
★
Scusate non ci credo,
Siamo arrivati ad 1K totale...
Giuro, per me rappresenta un
traguardo assurdo, non me lo
aspettavo minimamente per
questo libricino, quindi
maggiormente è per me una
soddisfazione inimmaginabile
poter chiudere questa storia
con un simile trofeo,
dal momento che ci tengo
davvero tantissimo...
Non so in che modo ringraziarvi
per il sostegno che avete dato
a questi capitoli, uno dopo
l'altro, e per il sostegno
che avete dato anche a me, indirettamente o anche
direttamente per qualcuno.
Spero vi sia piaciuto il capitolo (?)
Anche se in realtà dubito e
avete pienamente ragione, sad...
Però io vi amo, sappiatelo ~~
Vi abbandono,
devo aggiornare
un sacco di cose...
Poor me T_T
Oyasoumiii
❤❤
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