17 • Scars •

«Jooheonie» Un sussurro tenue abbandonò le labbra del bianco, dopo che in silenzio si era avvicinato di più al minore. Minhyuk non era affatto mattiniero, ma ultimamente il sonno scarseggiava davvero per lui, quasi i suoi nervi non avessero intenzione di rilassarsi neppure un secondo, costantemente tesi da quel sottile fascio di iperattività che aveva sempre assillato la sua personalità. Si chiedeva quando anche quel filo si sarebbe spezzato, lasciandolo piombare nell'apatia più totale. Quel continuo essere irrequieto nel proprio posto era l'unica cosa che lo spronava a cercare un nome ed un senso da dare alle proprie emozioni, a cercare un luogo nuovo in cui sentirsi a casa, perché non considerava più il suo corpo come tale; il cuore pulsava nella gabbia toracica vuota, rimbombando col suo suono cupo senza trasmettere nulla, perché in realtà aveva bisogno di un nuovo posto nel quale fare affidamento. La luce del giorno di solito lo tranquillizzava, acquietando il suo umore sempre assillato dalla disperazione e dal senso di insufficienza. La notte, invece, il buio turbava la sua anima, mettendo in subbuglio i pensieri e scatenando un turbinio di angoscianti sensazioni che lo trascinavano in profondità facendolo annegare sino a toccare definitivamente il fondo. Tuttavia, persino questo si stava sconvolgendo negli ultimi tempi. La notte chiudere gli occhi consisteva in un suicidio, era un supplizio: dietro le sue palpebre si prospettavano le scene e i ricordi più assurdi, cose che pensava persino di aver dimenticato. Invece, la mente umana non dimentica, conserva in silenzio accumulando volta per volta: una gazza ladra che rapisce le memorie, soprattutto le più brillanti e preziose e le intesse in una rete di verbi al passato, sorrisi soffusi, emozioni incomparabili, nascondendo ai pensieri le poche positività dell'esistenza e ammucchiandole nei meandri del subconscio. Il tempo, o - più precisamente - lo scorrere del tempo è il tassello che unisce la nascita di quei ricordi alla loro decomposizione. Se aveva riso spontaneamente qualche volta non lo sapeva nemmeno più, perché la luminosità di quel sorriso era stata crudelmente catturata dagli artigli di quell'uccello maligno e portata via in un luogo irraggiungibile per la sua provata condizione mentale. Eppure da quando condivideva il letto con un'altra persona, la notte stava restituendo le sue preziose perle, che adesso non sembravano più tanto belle, anzi, lo turbavano compromettendo il suo sonno quasi fossero incubi.
Che fosse ancora paura? Paura di non poter avere di nuovo quei microscopici attimi di felicità, paura di non poterli più rivivere. Che fosse ripudio? La sua mente non riusciva più a comprendere quei ricordi, che gli apparivano più mostruosi del peggiore dei sogni bui. Che fosse istinto? Rigettare quei momenti per non contaminare il presente di emozioni fatali che ormai quasi non concepiva più. Ora dopo ora, ogni nottata trascorreva tra un'occhiata alla tristezza del balcone, calato nell'oscurità più totale, e una verso il ragazzo che riposava beatamente al suo fianco. Come un batuffolo soffice e leggero, il suo sguardo vagava sulla sagoma del minore comportando il fiorire di pensieri asfissianti che diventavano sempre più amari, e il graduale appassire del sentimento sereno ed estatico che dovrebbe essere l'amore. Quando poi il roseo colore dell'alba cominciava a filtrare flebilmente dalle fessure della persiana, se aveva un po' di fortuna, la debole luce riusciva a placare gli spiriti che lo tormentavano e gli concedeva qualche ora di ostentato riposo, finché la consapevolezza dell'insistenza dei raggi sulle proprie palpebre lo costringeva a svegliarsi di nuovo. Erano giorni che perseguiva silenziosamente quella routine e riaprire gli occhi e trovare ancora Jooheon dormiente, dopo aver passato buona parte della nottata a non poter far altro che guardarlo, gli innescava un certo moto di inquietudine, tanto che ogni mattina finiva col svegliarlo sempre dopo un po', sopraffatto dall'ansia che potesse non svegliarsi più o svegliarsi troppo tardi e negare, così, tempo al loro destino insieme. Temeva di non avere abbastanza ore a disposizione con il minore, avvertiva un confine a quell'apparente infinità di sensazioni calme e piacevoli che lo avevano coccolato sino a quel momento, come se da un momento all'altro potesse finire tutto. Sapeva, però che tutte le sue paure derivavano soltanto dalla coscienza che non avrebbe potuto tenere a bada ancora per molto quella parte subdola e distruttrice di sé che reclamava la libertà. Le menzogne erano serpi annidate nella sua mente che si dimenavano pronte ad azzannare la preda, viscide vipere che una alla volta, quando la sua debolezza gli impediva di controllarle, scattavano strisciando e avvelenavano le sue parole di falsità.
«Jooheonieee» Si lamentò scuotendo la spalla del minore, prima che i suoi pensieri gli offuscassero completamente la logica facendolo ricadere nel baratro buio e sigillato che lo allontanava dagli altri.
«Mmhh» mugugnò il castano senza neppure degnarsi di aprire gli occhi. Minhyuk sbuffò e gli attorcigliò un braccio alla vita cominciando ad accarezzargli insistentemente i capelli e sussurrando il suo nome all'orecchio come se avesse inserito un disco a ripetizione. «O-okay basta...» Mormorò il minore, evidentemente ancora immerso nel torpore del sonno, schiuse di poco gli occhi e voltò leggermente il viso verso il bianco, ritrovandosi a pochi centimetri da lui, dal suo respiro, dalle sue labbra. Le sensazioni che portò con sé la consapevolezza di quella vicinanza lo risvegliarono quasi del tutto, al punto che immaginò di aver cominciato a sudare freddo, non sapendo come comporsi. L'attesa, tuttavia, fu breve e indolore, perché la distanza venne presto colmata e il maggiore lasciò che le loro labbra si incontrassero in un bacio dolce e lento, permettendo al castano di sciogliere i propri nervi. Forse non se l'aspettava ancora, in realtà, eppure era perfetto ai suoi occhi, perfetto sapere che Minhyuk si premurasse per lui, perfetto rendersi conto di quanto quel ragazzo gli leggesse negli occhi ogni singola emozione, perfetto appurare il fatto che fosse lì realmente e che non fosse solo un sogno architettato dalla sua mente sognatrice...
«Andiamo a fare colazione, mh?» Propose Minhyuk quando si allontanò dalla morbidezza e delicatezza di quel tocco che ogni volta sembrava aumentare d'intensità, come se la scarica elettrostatica che l'uno trasmetteva all'altro crescesse di giorno in giorno, quasi a simboleggiare che il loro amore lievitasse, mestamente ma con costanza, creando un legame indissolubile tra i due.
«Si... Andiamo a fare colazione...» Biascicò il minore mordendosi il labbro e ripensando a quelle sensazioni che gli mettevano in fermento corpo e mente e non gli lasciavano più tregue, ripensandoci fino allo stremo delle forze, ripensandoci per imprimere dettagliatamente ogni particolare di quelle emozioni nella sua mente.
«E questa cos'è?» Domandò curioso allungando una mano verso la schiena del maggiore dopo che quello si fu sfilato la maglia - larghissima - del pigiama, con l'intenzione di indossare qualcosa di probabilmente più idoneo per trascorrere la giornata.  La pelle, soprattutto dal lato sinistro era segnata da sottili segni sfumati, sicuramente vecchi, quasi somiglianti ai reperti di qualche graffio un po' troppo profondo. Le dita affusolate del castano non poterono trattenersi dallo sfiorare delicatamente le candide cicatrici, mentre aspettava pazientemente la risposta dell'altro. Minhyuk, dal suo canto, ricordava poco di quell'infezione da strafilococco che ebbe da bambino: una irrilevante patologia che provocava l'apparizione spontanea di graffi e lievi ferite sull'epidermide, e nel suo caso soprattutto sulla schiena. Si era curato in fretta, era stata una cosa da nulla. Ricordava che qualche volta avvertiva prurito o addirittura dolore, soprattutto se ci passava sopra con la mano, tuttavia era sempre stato un bambino troppo curioso per stare fermo e prendere le precauzioni che i medici gli suggerivano. Di quella sorta di morbo non era rimasto nulla se non le, ormai quasi invisibili, cicatrici lasciate dalle ferite un po' più rilevanti, quelle rarissime che a volte arrivavano a sanguinare se non prestava attenzione. In ogni caso quel ricordo risaliva a così tanto tempo prima che sembrava avesse dovuto faticare per pescarlo dai meandri della sua memoria. Così tanto tempo che i graffi gli fecero venire in mente altro, scenari diversi, prospettive diverse, verità diverse... o meglio, fandonie. Pensò che non avrebbe avuto alcun peso qualche parola che gli avrebbe forse garantito un po' di sollievo dal calvario che stava attraversando per evitare di cadere nel pozzo delle menzogne, per evitare di deludere Jooheon. Pensò che non avrebbe avuto alcun peso quella, a suo parere, piccola e irrilevante bugia. Come dire, sacrificare il singolo per il totale, soverchiare le piccolezze per mirare ad un fine più sublime, ignorare la coerenza tendendo a raggiungere l'unico, lontano, obiettivo di abbandonare quella assurda mania di mentire e con quella l'affannoso bisogno di essere compatito.
La sua coscienza a quella domanda rispose «Niente.» ma il suo vizio ossessivo non era d'accordo e raccontò, invece, la propria distorta versione. «Solo, i segni di quando non sapevo essere obbediente...»
La reazione dell'altro fu ovvia e attesa, per niente inaspettata, e soprattutto fu proprio ciò che il bianco voleva ottenere: dimostrazioni di affetto che riusciva a racimolare solo in quel modo. Jooheon non sapendo esattamente come rendersi utile nel consolare il maggiore, sebbene in realtà non ci fosse nulla da consolare, gli regalò semplicemente un abbraccio confortevole con il quale sperò di trasmettergli tutta la sua vicinanza emotiva. L'empatia del minore non aveva limiti, ma il poveretto non sapeva che era completamente sprecata con Minhyuk, perché poco di quello che usciva dalla sua bocca in quelle circostanze era veramente affidabile.

«E questa invece? L'ho notata un po' di tempo fa...» Jooheon disegnò con l'indice un cerchio leggero sul dorso della mano del bianco, attorno ad un lieve e pallido rilievo della pelle. Un altro segno, un'altra bugia. Solo un'altra... Non avrebbe fatto del male a nessuno, no?
«Quella è vecchia... Ero piccolo... Allora mia nonna aveva ancora il filo  spinato attorno alla cancellata e un giorno mentre scavalcavo...»
Un verso attonito si levò dalle labbra del castano che gli fece cenno con le mani di smettere di raccontare, finendo così con lo sciogliere l'abbraccio che aveva avvolto il busto dell'altro in una morsa di piacevole calore, qualcosa che gli mancava ricevere, qualcosa che i suoi sensi bramavano tanto disperatamente da ridursi a richiederlo indirettamente con azioni talmente subdole. Con un sospiro il maggiore lo ringraziò mentalmente, non aveva voglia di descrivere nei dettagli qualcosa che nemmeno era vero. La casa in cui aveva vissuto da bambino aveva davvero il filo spinato alle inferriate che circondavano il giardino e Minhyuk una volta si era graffiato, ma non era stata quella la causa della cicatrice che aveva sulla mano. Era semplicemente un bambino maldestro, spesso iperattivo e, soprattutto, troppo distratto. Sapeva tenersi impegnato per non far caso al mondo che aveva intorno,quel mondo che i suoi occhi, diversi,non potevano comprendere. Tuttavia qualsiasi cosa facesse, per quanto tranquilla potesse essere, non riusciva mai a restare illeso. Non sapeva andare in bici, ad esempio, perché non aveva avuto un padre che gli insegnasse, ma crescendo aveva voluto imparare, per assomigliare di più agli altri bambini. Aveva trovato una vecchia bici in garage, era arrugginita e con il sellino troppo alto per lui che aveva si e no 10 anni. D'altro canto, però, nemmeno sapeva come si abbassasse quell'affare, quindi ogni volta per salire doveva tirarsi sulle punte e sperare di non perdere il suo precario equilibrio. Quel giorno che lo perse si ferì disastrosamente i palmi, tanto che una pietra particolarmente scheggiata gli attraversò del tutto la mano sinistra e fu costretto a farsi cucire dei punti al pronto soccorso, mentre le ginocchia finirono entrambe completamente scorticate.
«E questa...?» Domandò ancora, impaurito quasi dalla futura risposta. Minhyuk sorrise, sorrise teneramente nascondendo lo struggente meccanismo che stava innescando il suo cervello per prendere qualcosa di suo e trasformarlo in un altro motivo plausibile per rispondere in modo d'effetto, sorrise mentre il suo cuore si godeva quelle attenzioni sporche e corrotte.
«Questa... Be' questa...»

- SONO VIVA -

Mi dispiace per l'immenso ritardo,
pensavo che addirittura stavolta
sarei potuta essere in anticipo
perché per metà il capitolo lo avevo
già scritto nel weekend,
ma è da lunedì che non riuscivo
a mettere insieme una frase
di senso compiuto, né scritta né orale.
Penso tutti sappiate del disastro
avvenuto lunedì scorso,
quindi non starò qui a ripeterlo
perché non ne ho proprio
la forza, ma ho avuto un crollo
mentale assurdo che mi ha
riportato alle pessime condizioni
in cui versavo un anno e mezzo fa
circa, cose che davvero non
auguro di vivere a nessuno.
Per me quel ragazzo era una
persona, una persona che
ha avuto un ruolo importante e
ben delineato nella mia vita,
ovvero quello di darmi la forza
per andare avanti, di infondermi
coraggio e voglia di non arrendermi,
come hanno fatto anche
Minhyuk, Takuya, Shinwoo
e Tiffany col loro modo di fare,
perché alla fine è sempre stato
questo il suo messaggio.
Jonghyun è una persona fantastica,
ha lasciato tanto a me in questi
anni, e penso anche a tante
altre fan fedeli, le vere Shawols
che gli sono sempre state vicine,
che apprezzavano il suo
carattere, il modo di porsi,
la sua sensazionale bravura,
la sua capacità di adattamento
a qualsiasi situazione, la sua
apprensione verso chiunque,
il suo modo di trovare rimedio
ad ogni male, i suoi scherzi e
la sua ilarità, la sua follia nel
voler far stare bene tutti, e,
infine, ma ovviamente non
meno significativa, la sua storia.
Detto ciò, mi scuso per lo sfogo,
spero che qualcuno tra di voi
possa capirmi e che mi perdoniate
se non sono riuscita a fare niente
di meglio stavolta.
Vi avviso comunque che durante
queste vacanze la storia
giungerà al termine e aggiornerò
questi ultimi capitoli abbastanza
in fretta, perché la maggior
parte sono già quasi completi.

Adesso davvero mi dileguo,
auguro ancora un buon Natale
a tutti, nonostante la giornata
sia quasi al termine,
e delle piacevoli vacanze ~~
Spero che il nuovo anno
sia migliore per ognuno di voi!
Grazie mille e alla prossima ❤

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