~Capitolo 19~
Passò una settimana , ero ancora ricoverata lì dentro , cercavo di fare la brava così mi avrebbero dimesso il prima possibile . Rifiutavo ancora di ricevere visite, intanto la pancia iniziava a gonfiarsi , ma di poco, si poteva ancora nascondere ,volevo tenerlo il bambino, ma non era del tutto certa .
La dottoressa mi stava molto accanto, mi faceva spesso discorsi sul superare traumi, essere forti "hai superato una grande sofferenza, sei coraggiosa a voler tenere il bambino" mi ripeteva , ma io non mi sentivo così tanto traumatizzata o sconvolta e né tantomeno coraggiosa , volevo solo notizie su Thomas e qualcosa trovai .
Vista la mia abbastanza lunga permanenza e la mia buona condotta , i medici aveva constatato che mi avrebbe fatto bene ritornare a contatto col mondo esterno ,visto il mio presunto trauma chiusa in una cantina così tanto tempo; così misero una piccola tv a farmi compagnia e al tg uscì una notizia su di lui
<<è stato arrestato il pluriomicida che ha rapito e terrorizzato decine di persone, ora è in penitenziario in attesa del processo che si terrà tra 4 giorni>>
Il piano era semplice , dovevo uscire dall'ospedale e liberarlo...si certo semplicissimo, come potevano credere a me, non potevo piombare in tribunale e dire che è innocente.. non lo è per niente, non avrebbero mai creduto alle parole di una sua vittima sconvolta <<Ma io non sono sconvolta , io sono innamorata e non mi arrenderò così facilmente>> sussurrai in risposta ai miei pensieri
Cercai di parlare con la dottoressa ma non fu una scelta molto saggia:
<<dottoressa la prego devo uscire di qui, lo processeranno, ho paura della pena che dovrà scontare>>
<<Laila ne abbiamo già parlato , è un assassino , pagherà per il male che ti ha fatto e per tutte le donne innocenti che ha massacrato a sangue freddo>> disse in tono aspro
Volevo tirarle un bel ceffone, ma era meglio non peggiorare le cose, in effetti non aveva tutti i torti , è un assassino spietato "ma perché non mi interessa?" mi ripetevo in mente "sarò davvero sotto shock come mi ripetono tutti?".
Poco dopo entrò un medico con delle notizie per me:
<<signorina è arrivato il quadro clinico , lei ha una particolare condizione psicologica che sviluppano alcune vittime di rapimenti e violenze come lei>>
<<mi faccia indovinare..la sindrome di Stoccolma?>> domandai sarcastica
<<lei ne è consapevole?>> chiese il medico
<<mi dispiace mettere in dubbio i suoi esami dottore , ma non soffro di quello che dice>> dissi cercando di mantenere la calma , ma esplosi di ira e continuai a parlare
<<voi non mi ascoltate , io già lo amavo prima che succedesse tutto questo e non ho smesso di amarlo nel durante, non ho nessuna strana patologia e ORA devo andare da lui a salvarlo>> dissi scendendo dal letto
<<Laila si calmi>> disse il dottore trattenendomi per un braccio
<<Ho 20 anni ,cazzo, voi non potete trattenermi contro la mia volontà>> urlai spingendolo , uscii furiosa da quella maledetta stanza ancora in camice ospedaliero e mi diressi sicura di me verso l'uscita. Non potevo fare altro che dirigermi a piedi verso il penitenziario.
Camminavo a passo svelto cercano di non dare nell'occhio "ormai scappare è diventata una mia abitudine" pensai sospirando "chi lo avrebbe mai detto che la tranquilla ed asociale Laila facesse follie d'amore per un assassino, che ironia della sorte" sospirai
Arrivai difronte la struttura <<bene e adesso?>> mi domandai <<Laila fai la dura , entra spedita e dici che vuoi parlare con Thomas>> dissi con tono autoritario , ma mi sgonfiai subito <<mi sembra davvero un pessimo piano, ma tanto vale provare...al massimo arrestano anche me>>
Entrai spedita , ma non ero credibile per niente
<<salve vorrei parlare con ....>> Mi fermai "cazzo io non so come chiamarlo adesso , chissà se avrà detto il suo vero nome" pensai bloccandomi davanti al poliziotto
<<lei è l'avvocato difensore dell'assassino? Si trova lì infondo , magari riesce a tirargli fuori informazioni in più>> disse l'agente non facendo per niente caso al mio aspetto
Ringraziai e mi diressi dove indicato "non ci posso credere che mi hanno fatto entrare, che fortuna" pensai entusiasta .
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