~Capitolo 18~
Non avevo soldi ,telefono, ero sola , impaurita , sconvolta , non sapevo come comportarmi.. volevo solo andare da Thomas . Così mi incamminai verso la centrale di polizia , sperando di entrare senza farmi riconoscere .
Ero lì davanti , feci un bel respiro ed entrai .
All'inizio non mi notò nessuno, poi un agente si avvicinò a me chiedendomi di cosa avessi bisogno , stavo per chiedergli di Thomas ma un collega mi riconobbe subito , era uno dei poliziotti che mi dovevano scortare a casa
<<signorina che ci fa lei qui?>> mi domandò perplesso
<<lui è qui ?>> chiesi agitata ignorando la sua domanda
<<signorina , lei non può vederlo e poi già l'hanno dimessa dall'ospedale? mi sembra strano>> disse facendo cenno all'altro di trattenermi , l'agente mi bloccò per il braccio e l'altro chiamò l'ospedale per avvertirli della mia fuga
<<Lasciatemi>> urlai dimenandomi
<<Laila?>> domandò una voce in lontananza , mi girai di scatto e notai Thomas nella sala interrogatorio in manette che mi guardava sconvolto , poco dopo il poliziotto mi spostò dalla sua vista e fece segno all'agente che lo stava interrogando di portarlo lontano dalla mia vista.
<<lasciatemi andare>> continuai a dimenarmi cercando di raggiungerlo
<<Laila non dovresti essere qui , torna a casa>> disse a sguardo basso mentre lo scortavano via . Il mondo mi crollò di nuovo addosso , mi buttai a terra in lacrime e con voce flebile ed affranta chiesi <<perché lo hai fatto?>>
<<perché ti amo>> esclamò lasciandosi cadere una lacrima in viso , mi accasciai a terra ancora più distrutta ed affranta.
La guardia , che aveva assistito a tutto, mi fece alzare e mi scortò fuori dove mi stava aspettando l'ambulanza che era appena arrivata per riportarmi in ospedale . Fece uno strano segno agli infermieri che scesero per prendermi , annuirono e così il poliziotto e un infermiere si posizionarono entrambi ai miei lati afferrandomi per le braccia
<<signorina lei non è lucida , può essere pericolosa per se stessa e gli altri...la dovremmo sedare>> spiegò l'infermiera difronte a me prendendo una fiala e una siringa dalla tasca
<<no, non ne ho bisogno>> dissi poco lucidamente cercando di rientrare nella centrale, lei mi guardò e mi iniettò il sedativo nel braccio.
Mi risvegliai in una camera bianca completamente vuota, c'era soltanto il lettino su cui ero ammanettata con delle cinghie di cuoio , alzai lo sguardo cercando spiegazioni e mi si avvicinò una dottoressa
<<Salva Laila , lei si trova nel reparto psichiatrico dell'ospedale , non si allarmi, è per il suo bene , ha sviluppato un trauma in seguito alle vicende a lei successe e in questo modo mette a rischio anche il bambino che ha in grembo, lei è consapevole di aspettare un figlio?>> mi domandò lei con tono serio e garbato, io mi limitai ad annuire
<<non è ancora in grado di ricevere visite, per ora si limiterà a fare degli accertamenti medici e clinici e a fine percorso riabilitativo la dimetteremo>> annuii di nuovo
<<si sente un pò più tranquilla Laila? Che ne dice di togliere le cinghie?>> annuii con un sorriso
<<grazie dottoressa>> dissi cercando di sembrare grata e garbata, ma stavo urlando dentro: mi slegò ed uscì salutandomi con un cenno della testa chiudendo a chiave la porta
<<perfetto .. non solo non sono riuscita a riavere il mio Thomas, ma mi hanno anche presa per pazza>> dissi sarcastica quasi ridendo <<molto probabilmente lo sono , magari mi diagnosticheranno la sindrome di Stoccolma, sembra proprio una storia da film>> sospirai <<la vittima che si innamora del rapitore.. non sanno che la storia è ancora più disgustosa e contorta di così>> dissi pensando agli orrori visti in quella cantina , ma la cosa non mi spaventava più...
SPAZIO AUTRICE
Mentre scrivevo questo capitolo le lacrime sono scese anche me , sono l'unica traumatizzata ed affranta qui ? chi condivide la mia sofferenza?
Sinceramente spero di essere riuscita ad emozionarvi e farvi sentire coinvolti con le mie parole e le gesta dei miei personaggi (non solo per questo capitolo)
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