8
Qualche giorno dopo, mentre intorno a Ryan il cerchio della solitudine sembrava allargarsi a dismisura, Claud pensò bene di assicurarsi un altro, inconsapevole, alleato per l'attuazione del proprio piano.
Tramite Ryan era certo di potere colpire Keith, e non gli interessava sapere chi avrebbe potuto fare la sua stessa fine, travolto dagli eventi, ma non poteva permettersi che l'altro nome della sua lista non subisse la stessa sorte. Perciò, quella mattina, anche se aveva passato la notte in bianco dopo avere finito di lavorare intorno alle tre ed essersi intrattenuto in casa propria con un tizio incontrato all'ultimo minuto, si recò presso l'agenzia di modelli di Jeffrey, certo che non avrebbe trovato l'uomo: febbraio era iniziato da un paio di giorni e sapeva che lui sarebbe stato impegnato, in giro per il mondo, a causa del Mese della Moda.
Il giovane si appostò di buon'ora nel parcheggio dell'agenzia, quando ancora non vi erano posteggiate auto. Si sentiva un po' fuori fase a causa del fatto che non si era concesso neanche un'oretta di riposo, ma era determinato a non rimandare quello che sapeva avrebbe potuto concludere già quel giorno: non aveva tempo da perdere.
Era stanco di fingere di essere contento di ciò che aveva trovato al suo rientro a Los Angeles: Keith felicemente innamorato, Jeffrey così preso dal lavoro. Pareva che entrambi avessero vissuto benissimo anche senza di lui, nonostante a lui dovessero ogni più piccola conquista che erano riusciti a ottenere nel corso delle proprie vite.
Keith aveva trascorso decenni a detestarsi a causa della propria omosessualità. Fare sesso con Claud lo aveva aiutato ad aprirsi al mondo, ad accettarsi e adesso era felice senza di lui.
Jeffrey aveva reso grande l'agenzia, che aveva ottenuto in eredità dalla madre, grazie agli anni in cui Claud era stato il suo modello di punta e, quando aveva rischiato di perdere tutto, sempre Claud si era trovato al verde per impedire che ciò accadesse.
E a nessuno dei due importava niente di lui.
Tuttavia, Claud era arrivato alla conclusione che quelli non erano altro che indizi, disseminati sul suo cammino verso la rivelazione ineluttabile secondo la quale l'amore non era altro che una stupida favoletta, con la quale tentare di rendere meno amara l'esistenza.
Quanto tempo sarebbe passato prima che Keith cedesse alle insistenze di Evan e gli desse il benservito, anche a discapito di quello che Claud gli aveva rivelato riguardo le sue difficoltà economiche?
Quanto tempo sarebbe bastato a Jeffrey per scoprire come era riuscito a salvare la sua agenzia e montargli intorno un castello fatto di false e cattive intenzioni che lo avrebbero dipinto, ancora una volta, come un crudele doppiogiochista?
"Sono stufo di essere il cattivo e non ho intenzione di seguire l'esempio di Ryan e rassegnarmi" si disse, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita di una mano, mentre un'auto entrava nel parcheggio. Come aveva sospettato, vista anche la mole di lavoro sotto cui soccombeva l'agenzia in quel periodo, Daniel fu il primo ad arrivare. Dopotutto, era una specie di vice di Jeffrey, quando l'uomo era fuori città.
Sorrise, spegnendo i pensieri, avvicinandosi alla vettura dell'altro prima ancora che quello spegnesse il motore. Bussò con due dita contro il finestrino dal lato del guidatore. Daniel sussultò e fece per ripartire, ma Claud aprì la portiera di colpo e si sporse per rimuovere le chiavi dal quadro.
-Ma che incantevole coincidenza!- esclamò, sfiorandosi il contorno del labbro inferiore con una chiave del mazzo che aveva rubato all'altro.
-Coincidenza?- balbettò Daniel in preda al panico.
-Sì, certo. Non penserai mica che mi sono appostato qui per farti un'imboscata?-
-Non devo pensarlo?- gli chiese di rimando il giovane, rassegnandosi a scendere dall'auto. Allungò una mano in direzione dell'altro, nella speranza che gli restituisse le chiavi. Claud sorrise con dolcezza e gli sfiorò il palmo con delicatezza, lasciandovi cadere il mazzo.
Daniel aggrottò la fronte, tentò di ignorare quello strano atteggiamento, chiuse la vettura e si diresse in direzione dell'ingresso secondario dell'agenzia: quel giorno, toccava a lui l'apertura.
Come si era augurato non accadesse, Claud iniziò a tallonarlo, seguendo tutti i suoi movimenti, ma restando in un ostinato silenzio. Nonostante l'assenza di parole, Daniel si fece sempre più nervoso e gli oggetti presero a sfuggirgli di mano; urtò un paio di sedie, sbagliò a inserire un paio di volte la password dei computer della reception, prima di riuscire ad accenderli. Per fortuna si accorse di avere accidentalmente spostato la cornetta del telefono che si trovava sulla scrivania del suo ufficio, mentre prendeva posto e la urtava per sbaglio, così poté rimediare subito, evitando che il telefono risultasse ingiustamente occupato.
Stava battendo sulla tastiera con una certa violenza, sempre più irritato dalla presenza dell'altro, quando Claud, che aveva preso posto sulla sedia di colore giallo, si schiarì la gola, richiamando la sua attenzione. Daniel sospirò sconfitto, lasciandosi andare contro la spalliera della seduta che occupava.
-E quindi... da quanto sei innamorato di Jeffrey?- gli domandò a bruciapelo e l'altro sussultò tanto che finì per sbattere un ginocchio contro un cassetto della scrivania.
-Come...? Quando...?- gli domandò Daniel allibito, massaggiandosi il ginocchio leso e balbettando tanto forte che finì per mordersi la lingua.
Il sorriso di Claud si allargò.
-Me ne hai appena dato conferma, tesorino. Lo sospettavo anche prima di andarmene da L.A., persino da quando lavoravi come serafino. Ma sei sempre stato nell'ombra, non ti sei mai fatto avanti e non ti sei mai precluso i nostri piacevoli incontri sotto le lenzuola-
Daniel arrossì furiosamente e tornò a mordersi la lingua, quella volta di propria, spontanea volontà.
-L'altro giorno, quando ti ho chiesto di lui, hai assunto una strana espressione. Così ho fatto due più due e ho capito che la cottarella non ce l'hai per me, ma per Jeffrey. Per questo lavori per lui come il più devoto dei servi...-
-Non... ti riguarda- tentò di interromperlo Daniel, ma era difficile articolare parole da contrapporre a quelle accuse, quando si trovava in preda a sentimenti vorticanti e soffocanti, ostacolato anche dalla balbuzie.
-Sei adorabile- continuò Claud imperterrito. -Così cieco davanti ai sogni. Lo sai che le favole non fanno parte della vita reale? In quale stupido film hai rivisto la tua situazione con Jeffrey, illudendoti di potere ottenere anche tu il tuo incantevole lieto fine?-
Daniel percepì gli occhi riempirsi di lacrime e le labbra gli tremarono, mentre decideva di tacere, sicuro com'era di non avere argomentazioni per contraddire quanto l'altro sosteneva.
-Lo sai che Jeffrey potrebbe anche dirti di sì?- chiese Claud con fare retorico e Daniel abbassò gli occhi sulle proprie mani, poggiate sulle gambe, non riuscendo più a sostenere il suo sguardo. -Certo... per ingannare il tempo, s'intende. Anche per tenere buono il suo prezioso collaboratore. Un biscottino per il suo cane fedele! Ma cosa credi accadrebbe se il delizioso Theodore Smith facesse ritorno? Uhm... chissà-
-Cosa... vuoi da me?- domandò Daniel in un sussurro. Claud aprì bocca, ma poi si accorse che l'altro stava per aggiungere qualcosa e la richiuse subito, curioso di sentire quale effetto avevano scaturito in lui le sue parole. -A parte umiliarmi... non so. Sai anche tu... che a Jeffrey non importa nulla... di tutto questo. Non puoi ricattarmi... è una cosa priva di valore e io non ho potere su Jeffrey. Non potrei... aiutarti in niente-
-Io non posso averli, c'ho messo una pietra sopra- sibilò Claud e si alzò dalla sedia, avvicinandosi all'altro. Si protese sulla scrivania, puntellando le mani sulla superficie, trovandosi a un palmo dal suo viso. Daniel deglutì sonoramente e non si mosse, limitandosi a sollevare lo sguardo. -Ma non credi che sia ingiusto che loro siano felici e noi no?-
-Non mi importa...-
-Davvero?- gli domandò con tono canzonatorio. -Quindi non stai qui come un avvoltoio a mirare la preda in attesa che Jeffrey si accorga di te?-
-No-
-Perfetto!- esclamò Claud, sfregandosi le mani con fare compiaciuto. -Allora puoi tornare a essere il mio amante, a ingannare il tempo con me! Ci divertiremo, vedrai. Potresti persino innamorarti di me!-
-No-
-Non sai dire altro?- lo provocò l'uomo, ma Daniel preferì non abboccare.
-Sono certo che nella tua testolina contorta immagini che, comportandoti così, resterai sempre indispensabile per Jeffrey. Ma, ti posso assicurare, non hai nulla di speciale: lo vedi come una specie di salvatore perché ti ha assunto e ha cercato ti assicurarti un lavoro nonostante il tuo enorme difetto linguistico, nonostante il tuo discutibile aspetto fisico. Lo so: vedi Riviera? Fa esattamente lo stesso con me e per gli stessi motivi, anche se adesso sta con quella stronza di Iris. Mi basterebbe schioccare le dita per avere da lui tutto ciò che voglio. Ha già mollato Iris, una volta, per me. Lo stesso faresti tu con Jeffrey, anche se lo stesso Jeffrey pensa di te, ciò che io penso di Riviera. Non ti guarderà mai come tu vorresti che facesse...-
-Va bene lo stesso- lo interruppe Daniel con un filo di voce, senza riuscire a dissimulare la sofferenza che gli suscitavano quelle parole. -Ho capito... cosa stai cercando... di fare-
-Ma davvero?- chiese Claud, tendendo un orecchio nella sua direzione, accostandovi una mano. -Sentiamo, sentiamo il signor Clark, grande indovino!-
Daniel si morse l'interno di una guancia e spalancò gli occhi nel tentativo di impedire alle lacrime di fuggire dal suo autocontrollo e farlo sentire ancora più ridicolo.
-Vuoi mettermi contro Jeffrey-
-Ah! Sbagliato! Voglio aiutarti a conquistarlo, non è quello che vuoi? Non saresti felice di avere il suo cuore tutto per te?-
Daniel scosse la testa e lasciò andare un respiro tremulo; non si era neanche accorto di avere trattenuto il fiato fino a un istante prima.
-Sono felice... se Jeffrey è felice-
-E se torna Theodore?-
-Se Jeffrey è felice... allora va bene. Magari mi passerà... forse è solo una cottarella, come dici tu. Perché è stato sempre gentile... con me. Forse... mi innamorerò pure io di un altro... non so-
-Potresti iniziare da me!- disse Claud, sentendosi annaspare. Non aveva previsto che Daniel si sarebbe rivelato tanto ostinato. Aveva già intuito che fosse una persona devota, ma non immaginava che sarebbe stato in grado di recriminarsi fino al punto di preferire restare spettatore passivo, sullo sfondo della vita della persona di cui era innamorato, felice di essere invisibile e insignificante. Doveva trovare una soluzione alternativa: Daniel conosceva Jeffrey meglio di chiunque altro, per via dei suoi sentimenti e perché trascorreva tanto tempo con lui, gomito a gomito sul lavoro.
Era una cosa di cui, un tempo, Claud avrebbe potuto vantarsi a sua volta, ma erano tanti gli avvenimenti che avevano modificato il suo rapporto con l'altro, negli ultimi mesi, rendendoli distanti ed estranei. Se Jeffrey aveva un punto debole, uno in grado di spezzarlo e renderlo davvero infelice, era certo che Daniel fosse l'unico a esserne a conoscenza. Se non poteva garantirsi la sua collaborazione con la promessa di aiutarlo a far proprio il cuore del suo amato, magari si sarebbe dimostrato più disponibile con la promessa di un amore da parte sua.
Daniel era rimasto in silenzio, intento a fissarlo dal basso. Sembrava essersi calmato: i suoi respiri erano tornati regolari, il colorito più roseo e gli occhi si erano fatti limpidi e asciutti.
"Magari è lusingato dalla mia proposta" pensò Claud, sentendosi sul punto di ottenere l'ennesima vittoria.
-No- fu la risposta che ricevette e aggrottò la fronte stupito.
-Non pensi che io potrei innamorarmi di te, tesorino?- gli domandò con voce sprezzante e l'altro sorrise triste.
-Io amo Jeffrey. Io non potrei innamorarmi... di te-
-Troppe favole! Magari potremmo incominciare con un bacetto?-
-Ho detto di no- ribatté Daniel con un tono che sembrava non ammettere ulteriori repliche.
Claud percepì una rabbia cieca montargli in petto. Non riusciva ad accettare una tale ostinazione; era certo che nemmeno Jeffrey meritasse una devozione tanto assoluta.
-Se oserai ostacolarmi...- sibilò, ma non portò a termine la frase, comprendendo che non vi era più altro che fosse disposto ad ammettere in presenza di Daniel. Era più stupido di ciò che aveva creduto, ma non voleva che diventasse testimone di qualcosa che avrebbe potuto utilizzare contro di lui, magari facendosi sfuggire qualche parola di troppo con qualcuno più sveglio.
-Fai tutto da... solo- mormorò il giovane e Claud gli rivolse uno sguardo tagliente.
-Sono circondato da gente ingrata, che vede in me il riflesso del proprio marciume e mi ha eletto a scusa di tutti i suoi gesti crudeli-
-Crudeli?- chiese Daniel, accompagnando quell'unica parola con un sorrisino incredulo. -Nessuno ti ha detto di innamorarti... di Keith. Non è colpa sua. Nessuno... ti ha detto di innamorarti di Jeffrey, o di salvarlo... non è colpa sua. Hai fatto tutto tu... hai scelto tu-
-Allora devo dedurre che la vita si stia prendendo gioco di me- sussurrò Claud, con voce carica di una furia a stento trattenuta. -Non ho più alcuna intenzione di permettere a niente e nessuno di continuare a farlo. È il Karma: i propri debiti vanno sempre pagati e loro hanno ignorato troppo a lungo il conto aperto con me-
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top