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-Dove hai detto che siamo?- domandò Claud sbirciando oltre il sottile velo della tenda che celava i vetri della finestra.
-Hey!- lo richiamò Jade in modo sgarbato. -Ti ho già detto di stare lontano dalle finestre!- lo rimproverò, spingendolo via da lì. L'altro aggrottò la fronte e gli rivolse un'occhiataccia.
-Quando ti sei fatto scopare eri più carino e accondiscendente- disse per provocarlo e l'agente speciale Hayes reagì irrigidendosi. Strinse le labbra in una linea sottile, obbligandosi a non ribattere e gli volse le spalle, tornado a occupare una poltrona del soggiorno.
-Questa non è una casa sicura? Non dovevamo essere al sicuro? Perché non posso nemmeno affacciarmi alla finestra?- insistette Claud, incrociando le braccia sul petto. Jade sbuffò e reclinò il capo sullo schienale della poltrona. Sapeva cosa stava cercando di fare l'altro: voleva uscire, ma non potendolo fare, sperava di innescare una lite con lui, per ingannare il tempo.
Erano giorni che stavano chiusi lì dentro, in uno spazio che contava poche stanze, isolati dal mondo intero. Niente internet, niente telefoni, niente radio. Avevano soltanto qualche DVD, un lettore e una televisione d'altri tempi con cui cercare di riempire il tempo. Erano già arrivati a imparare a memoria ogni singola battuta dei film in questione, nonostante, anche in quel momento, Ryan si trovava seduto poco distante da loro, piazzato davanti la TV a rivederne uno, per l'ennesima volta.
-La casa è sicura. Fuori no- ribatté Jade, ma nulla poté fare per celare la stanchezza che gli appesantiva i pensieri.
Claud sbuffò e si andò a sedere al fianco di Ryan. Il giovane sollevò lo sguardo su di lui, rivolgendogli un sorrisino triste, e gli fece spazio, di modo che l'altro potesse assumere una posizione più comoda.
-L'agente Turner?- domandò Ryan e Jade scosse la testa.
-Ha attivato il piano di protezione per quelli che vi sono più vicini. Quindi adesso quelle persone si trovano con degli agenti alle calcagna, a fargli da guardie del corpo. Ma voi è probabile che la rivediate solo alla fine di questa storia...-
-Non eri il suo partner?- lo interruppe Claud. -Com'è che ti ha lasciato qui a farci da balia mentre lei si gode l'azione?-
Jade non abboccò. Batté le mani sui braccioli della poltrona e si alzò, dirigendosi in cucina, lasciando i due da soli nel soggiorno.
-Dovresti essere meno duro con lui- lo rimproverò Ryan e Claud scosse la testa.
-Non ce l'ho con lui- ammise con voce stanca. -Vorrei... mi piacerebbe che questa storia finisse il prima possibile-
-Sei in pensiero per gli altri, lo capisco. Lo sono anch'io- mormorò Ryan rannicchiandosi contro di lui e Claud gli cinse le spalle con un braccio.
-Questa volta non sei scappato...- mormorò l'uomo e Ryan chiuse gli occhi, nascondendo il volto contro il suo petto.
-Avrei voluto. Subito ho pensato di scappare, lo facevo sempre anche quando ero ragazzino e il potere dei Dervinshi era nelle mani di mio padre. Ma poi tornavano sempre a prendermi. Mi trovavano ovunque. Ci sono riusciti anche questa volta-
-Finirà... sta per finire- tentò di rassicurarlo Claud, accarezzandogli con dolcezza la schiena.
-Vi va un caffè?- domandò Jade, facendo ritorno nel soggiorno. Ryan annuì, si alzò dal divano e andò incontro all'agente. Claud li fissò da lontano, notando tra i due una vaga somiglianza. "Ecco chi mi ricordava" pensò e gli tornò alla mente la notte in cui lui e Jade erano stati insieme e Claud aveva percepito, nel fissarlo, la sensazione di averlo già visto da qualche altra parte, "O forse mi ero accorto di lui mentre mi pedinava..." si disse e si strinse nelle spalle, ma non seguì i due in cucina e preferì recarsi in camera da letto, la stessa che condivideva con Ryan e dove erano stati collocati tre letti singoli.
Si buttò a peso morto su quello che aveva fatto proprio, a pancia in giù.
"Magari se dormo il tempo mi passa più in fretta" pensò, ma non aveva affatto sonno, "Potrei sempre imbottirmi di sonniferi..." tuttavia non concluse quel pensiero e sentì la porta della stanza aprirsi e poi richiudersi subito dopo.
-Ti disturbo?- gli chiese Ryan.
-E il caffè?- borbottò Claud.
-Credevo non ne volessi-
-Credevo che tu lo volessi-
-Ah. No. Volevo solo una buona scusa per staccarmi dalla TV. Ma... dormo male di notte, da quando siamo qui, quindi preferisco evitare anche l'insonnia da caffè-
-Uhm- fece Claud e si alzò a sedere sul letto, assumendo la posizione del loto. Protese una mano in direzione dell'altro e Ryan si morse l'interno di una guancia, ma poi la presa in una delle proprie e si lasciò condurre sul materasso, prendendo posto tra le gambe del giovane.
-Puoi dormire qui con me- gli propose Claud, ma Ryan scosse la testa.
-Sarebbe scomodo e non voglio disturbarti. E poi... che ne penserebbe l'agente di turno che dorme con noi?-
-Che abbiamo paura? Che se stiamo vicini...- sussurrò Claud, abbracciandolo. -... possiamo unire il poco coraggio che ci è rimasto e sentirci più forti-
-Sei tanto dolce, Claud- mormorò Ryan, accarezzandogli con incertezza una guancia, finendo per sfiorargli i capelli con i dorsi delle dita di una mano.
Claud sorrise e si mosse per baciargli il palmo della mano che lo stava toccando, stringendogli il polso con delicatezza, per non farlo allontanare da sé.
-Sei la prima persona al mondo a dire una cosa del genere su di me- disse tentando di mostrarsi spavaldo, ma il tremore che accompagnò le ultime parole che aveva pronunciato lo smentì.
-Perché penso di essere anche la prima persona a cui tu ti stai mostrando per quello che sei davvero- rispose Ryan in un sussurro, lasciandosi scorrere i capelli dell'altro tra la dita, fissando come incantato i giochi di luci che riflettevano.
Claud abbassò lo sguardo, osservando con intensità la forma della labbra di Ryan. Gli arrivava chiaro il suo profumo, che sapeva di bagnoschiuma al talco e di qualcos'altro di non meglio definito che era soltanto suo. Ricordò la sera in cui si erano auto-denunciati, del loro bacio, così effimero da essergli parso frutto di un sogno.
Prima che potesse riflettere su quello che stava per fare, ancora una volta fu Ryan a porre fine alle sue reticenze e gli sfiorò le labbra con le proprie. Claud percepì un brivido caldo partire dalla testa e propagarsi lungo la schiena, facendolo tremare. Prese il suo volto tra le mani, alternando tanti piccoli baci rumorosi ad altri silenziosi, profondi e lunghi, sentendosi come se si trovasse a stringere tra i palmi qualcosa di estremamente prezioso.
Poco per volta quello scambio di respiri accesse in loro un desiderio fatto di paura, titubanza, ma anche necessità di porre fine a tutta quell'ansia che li aveva resi tesi negli ultimi giorni. Claud si trovò a fare stendere Ryan sotto di sé e si fece spazio tra le sue gambe con una delle proprie. Il letto era davvero piccolo per entrambi, ma quella posizione facilitava i loro movimenti, mentre sembrava che baci e carezze li stessero fondendo in un corpo solo.
-L'F.B.I.- bofonchiò Ryan, sgranò gli occhi e Claud scosse la testa.
-Che t'importa...-
-Potrebbero sentirci-
-Le pareti dovrebbero essere rinforzate e isolate. Siamo una risorsa preziosa...- tentò di rassicurarlo, ma l'altro scosse la testa.
-E se entrasse qualcuno in stanza? Chi dorme con noi, stanotte? Magari verrà qualcuno a portarsi il pigiama...-
Claud, seppur con riluttanza, si decise ad alzarsi dal letto e pose una sedia davanti la porta della stanza. Non potevano chiuderla a chiave, ma almeno avrebbero ostacolato l'ingresso di un possibile disturbatore. Tuttavia, Claud incrociò le braccia sul petto e fissò l'altro con uno sguardo saturo di un'emozione indecifrabile.
-Se non vuoi... è un altro discorso- disse, iniziando a rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita di una mano. Ryan perse un battito nel vederlo reagire a quel modo: non voleva farlo sentire rifiutato.
Si alzò a sedere e abbassò gli occhi sulle lenzuola, iniziando a giocherellare con le pieghe, lasciandovi scorrere il polpastrello di un indice.
-C'è una cosa che a te non ho detto. Che non sai perché è venuta fuori solo una volta, durante l'interrogatorio con l'agente Turner e l'agente Wong, quando tu non eri con me- mormorò percependo la gola serrarsi. Si sentiva colmo di vergogna e paura e non osava sollevare la testa.
Claud aggrottò la fronte, smise di ostentare quel suo atteggiamento infantile, e tornò a prendere posto sul letto. Passò una mano sotto al mento dell'altro, premendo piano, invitandolo a ricambiare il suo sguardo.
Ryan oscillava tra vampate di calore improvvise e brividi gelidi. Il suo cuore batteva all'impazzata e temeva una reazione di Claud a quello che stava per dirgli non molto distante da quella che aveva avuto Max, a suo tempo, quando aveva dovuto rivelargli quel... particolare di sé.
-Sono impotente- disse tanto piano che Claud dovette insistere affinché l'altro ripetesse quelle due parole con un tono di voce un po' più alto e comprensibile. A quel punto Ryan era già tanto rosso in viso a causa dell'imbarazzo che Claud temette stesse per esplodere.
-Ma puoi lo stesso, no?-
Ryan annuì.
-Non in... modo attivo- disse, fuggendo dal suo sguardo e l'altro lo afferrò per le spalle, per impedirgli di scappare anche da lui.
-Riesci a provare piacere?- gli domandò un po' preoccupato e Ryan sgranò gli occhi.
-È difficile. In teoria... posso. Ma, Max...- Claud comprese quello che il giovane intendeva dire e serrò i pugni sulle lenzuola, rivolgendo nella propria mente una maledizione a Max, nella speranza che arrivasse fino a lui e che la vita, prima o poi, lo punisse per tutto il male che aveva fatto a Ryan.
-Perché hai dovuto raccontare una cosa del genere all'F.B.I.?- gli domandò e l'altro si rese conto che avrebbe potuto omettere quella parte della storia, per evitare di essere tartassato di domande. Percepì gli occhi inumidirsi e Claud dovette accorgersene, perché gli baciò una guancia e poi accostò le labbra a un suo orecchio. -Non ha importanza. Me lo dirai quando sarai pronto- sussurrò, accarezzandogli le braccia, le spalle, il petto, scendendo in punta di dita sull'addome, trovandosi, infine, sull'orlo inferiore della sua maglietta. Si fece strada sotto il sottile tessuto, andando ad accarezzargli la pelle e Ryan sospirò e si lasciò cadere indietro sul letto.
Si trovò a osservare Claud dal basso, accarezzando con gli occhi il suo profilo deciso, il disegno delicato della mandibola e delle sopracciglia; degli zigomi delineati e degli occhi, così chiari e luminosi da ricordare un cielo terso, privo di nuvole. Deglutì e tornò a toccargli i capelli, che gli sfioravano a malapena la pelle del viso, celando le espressioni di entrambi, come tende color oro che li nascondevano da sguardi indiscreti.
Gli scostò una ciocca di capelli, portandogliela dietro un orecchio, e Claud gli baciò il palmo di quella mano, poi il polso. Gli leccò la parte interna dello stesso avambraccio, arrivando all'incavo del gomito e diede un piccolo morso alla pelle sensibile, per poi accostare le dita alla lingua, ridisegnando con tocchi caldi e umidi i muscoli del braccio. Era quasi arrivato alla sua spalla destra, quando tornò a intrufolarsi sotto la sua maglietta e mentre gli scostava la corta manica della t-shirt con le labbra, gliela sollevò sull'addome, arrivando a stuzzicargli il petto e infine gli sfilò l'indumento.
Ryan sgranò gli occhi e deglutì sonoramente: "Sarà come è stato con Max?" si domandò, con il cuore in gola. Claud gli sorrise e gli afferrò la chiusura dei pantaloncini in jeans che indossava, distraendolo con un nuovo bacio. Si sentiva un po' impacciato, non aveva idea di quanto avrebbe dovuto impegnarsi affinché anche l'altro provasse piacere, senza potersi aiutare per vie traverse e più "sbrigative" e temeva che tutte quelle aspettative finissero per smontare persino la sua stessa eccitazione.
Cercò di mantenere la calma e spogliò Ryan con una lentezza quasi estenuante, non mancando di stuzzicarlo in ogni modo possibile, anche se ogni sua azione non riusciva a sortire alcuno effetto sulle sue parti intime. Poi udì un singhiozzo sfuggire dalle sue labbra, mentre entrava in lui, e Claud sollevò gli occhi, incontrando quelli del suo amante. Le sue guance erano accaldate dal piacere, ma le iridi scure erano colmi di uno sgomento profondo.
Claud continuò a farsi strada dentro di lui cercando di non accelerare i tempi, tenendo a freno il proprio desiderio e rimase fermo per qualche secondo, stringendo Ryan a sé. Gli soffiò in un orecchio parole dolci, accarezzandogli le spalle e le braccia, baciandogli i capelli, ogni centimetro del viso, le labbra, sempre piano e gentile, e Ryan, poco per volta, si rilassò e smise di tremare. Gli prese il volto tra le mani, instaurando un contatto visivo tanto vicino e intimo che sembrò azzerare ogni pensiero, ogni paura, cancellando tutto ciò che li circondava.
Claud iniziò a muoversi e Ryan si morse le labbra, facendosi sì che su quelle dell'altro si aprisse un sorriso soddisfatto. Pareva che ogni paura lo stesse abbandonando, che si stesse donando a lui con una fiducia disarmante. Ryan lo aveva accolto dentro di sé con tanta tensione da temere che si sarebbe sentito lacerare, ma la gentilezza di Claud lo aveva spiazzato: tutto ciò che stava provando in quel momento era assolutamente nuovo e inaspettato. Si tappò la bocca con entrambe le mani e il suo amante gli baciò la fronte, aumentando il ritmo delle spinte, finché il calore dentro il corpo di Ryan sembrò esplodere, smettendo di accumularsi in un solo punto ed espandendosi in ogni terminazione nervosa, facendolo tremare e ansimare.
Claud gli allontanò le mani dalla bocca e soffocò i suoi ansiti con un bacio, mentre si spingeva ancora dentro di lui, finché anche lui raggiungiunse il proprio appagamento.
Poi rimasero fermi, immobili, ancora uniti, a fissarsi negli occhi, con il cuore totalmente scoperto e una consapevolezza del tutto nuova a riempirgli l'anima.
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