21. Argo III

11 settembre 2010 (notte)

"Porca Gea!" imprecò Percy, lasciando andare la mano di Annabeth. "Cosa diavolo è quella roba?!" gridò, indicando il mostro volante che strideva sopra le loro teste.
"Non ne ho idea!" rispose la bionda, per poi correre per tutta l'Argo III a cercare armi e qualsiasi oggetto di difesa.
"Percy, che faccio?" strillò Leo dalla poppa, con gli occhi spalancati.
"Cerca di mantenere il controllo della nave, mentre noi lo distraiamo e proviamo a mandarlo via" ordinò il moro.
Il figlio di Efesto alzò il pollice in segno di comprensione e iniziò a destreggiarsi tra i comandi dell'imbarcazione.
Nel frattempo, Jason, Piper, Nico e Will, che si trovavano sottocoperta, erano saliti sul ponte principale, restando paralizzati e interdetti dall'enorme uccello che volteggiava in cielo e sembrava molto propenso a lanciarsi sui sette semidei.
"Non restate lì impalati e prendete le vostre armi!" esclamò il ragazzo dagli occhi color del mare.
Tutti si ripresero dallo shock iniziale e assunsero un'espressione determinata, mentre si apprestavano ad eseguire quanto richiesto. Jason tirò fuori la sua moneta che trasformò in pilum, Piper impugnò Katoptris, Nico la spada di ferro dello Stige, Annabeth la lama di osso di drago e Will afferrò l'arco e la faretra.
"Prendiamo a calci nel sedere quel mostriciattolo" ghignò Percy, togliendo il cappuccio alla sua biro: dopodiché fu il caos totale.
I semidei partirono alla carica con un 'urlo di battaglia' nello stesso istante in cui il Peng scendeva in picchiata contro la nave. Will scoccò tre frecce contemporaneamente, che si abbatterono sulle penne d'acciaio della creatura, provocandole a malapena il solletico. Jason cercò di aggirare l'avversario volandogli attorno e conficcandogli il pilum sul dorso, ma venne facilmente scrollato via senza alcun danno per il biondo -fortunatamente-. Leo, mentre controllava l'Argo III, scagliava palle di fuoco all'impazzata, che tuttavia riuscivano solo ad abbrustolire le punte delle piume. Nico provò a richiamare qualche soldato-scheletro, ma fallì nel suo intento in quanto si trovavano ad una quota troppo elevata. Il volatile strideva, infastidito dai punzecchiamenti da parte dei figli di Giove, Efesto e Apollo, ma per il momento non aveva ancora provocato disastri, a parte un grande battere d'ali che fece sobbalzare l'imbarcazione.
Intanto, Annabeth, Piper e Percy, impotenti con le loro lame tanto minuscole in confronto alle dimensioni dell'uccello, cercavano di elaborare un piano velocemente.
"Finché continuiamo a punzecchiarlo in questo modo, non andiamo da nessuna parte" constatò la Cherokee, osservando i ragazzi che attaccavano il Peng senza grande successo.
"E non ci sono fonti d'acqua vicine per poterle sfruttare" sbuffò la progenie di Poseidone.
"Rispettivamente, lo so e lo so" affermò la riccia, annuendo verso la sua migliore amica e il suo fidanzato. "Dovremmo portarlo più vicino..."
"Sei impazzita?!" esclamarono all'unisono gli altri due.
"...così possiamo colpirlo tutti" terminò. "I suoi punti deboli dovrebbero essere gli occhi, la gola e le ascelle, dato che tutto il resto del corpo è coperto da penne resistenti."
"Quindi" intervenne la bruna, "vuoi farlo venire qui, sopra la nave, per fargli il solletico alle ascelle?" Alzò un sopracciglio scettica.
"Ma è troppo grosso perfino per l'Argo III!" commentò Percy. "Un suo occhio avrà il diametro di almeno quattro o cinque metri!"
"Avete alternative?" La ragazza dagli occhi grigi incrociò le braccia sotto al seno e lì squadrò in attesa di una loro risposta.
I due si lanciarono un'occhiata a vicenda, poco convinti, per poi rivolgere l'attenzione verso Annabeth. "Va bene" sbuffarono in coro, stringendo le loro armi.
Soddisfatta, la figlia di Atena riuscì, in qualche modo, a spiegare a distanza il piano agli altri, che erano ancora intenti a tenere occupata la belva.

"HEYYY" gridò Percy, sventolando le braccia in aria per farsi notare. "UCCELLACCIOOO! VIENI A PRENDERMI, SONO QUIII!"
"...Percy?" Nico alzò un sopracciglio, fissandolo confuso.
"Che c'è? Annabeth ha detto di avvicinarlo" rispose, guadagnandosi un'alzata degli occhi da parte della ragazza sopracitata.
"Sai? Hai ragione" intervenne Leo. "OU, POLLETTO ALLO SPIEDO DIVERSAMENTE INTONATO, GUARDA COME SONO SEXY E SUCCOSO! NON VORRESTI AVERMI TUTTO PER TE?" Si mise a sculettare, mettendo da parte tutta la sua virilità.
Gli altri li guardavano straniti, ma si misero comunque ad attirare la sua attenzione, ovviamente adottando metodi che non includessero urla e balletti imbarazzanti. La bestia, inizialmente, li squadrò in maniera altamente disorientata, ma dopo poco tempo riprese a stridere più infuriata di prima e mise in mostra i suoi artigli affilatissimi e, soprattutto, grossi almeno dieci metri. Ciò causò un attimo di esitazione da parte dei semidei, dando occasione al Peng di attaccare: scattò all'improvviso, in modo quasi impercettibile, e piombò sulla nave con forza. Fortunatamente, Leo fu più veloce e riuscì ad evitare che li colpisse, causando però un piccolo sbandamento. I ragazzi si ricomposero e, ricordandosi del piano, lo fecero avvicinare ancora entro i limiti di sicurezza. Il volatile perse completamente la pazienza e diede una testata a Jason, che gli stava volando attorno, facendolo cadere malamente sul ponte, privo di sensi.
"Jason!" urlò Piper spaventata, e la creatura mostruosa sfruttò quel momento di distrazione colpendola con l'ala; lei batté il capo contro l'albero maestro, gemendo, ma sembrava che non avesse riportato lesioni. Percy, Annabeth, Nico e Will - Leo stava ancora armeggiando con i comandi - si scambiarono un'occhiata d'intesa leggermente preoccupata e partirono all'attacco. Il biondo scoccò frecce continue verso gli occhi del nemico, che guaì di dolore.

Se lo meritava.

Al tempo stesso, i due mori e la riccia puntarono alle zampe gigantesche, menando fendenti con le loro lame e provocando tagli piuttosto profondi.

Anche questo.

Dalle ferite fuoriuscì del liquido color ocra che ricordava molto le acque del Fiume Giallo. L'uccello scalciò debolmente - rispetto ai suoi standard -, ma i semidei erano ben allenati e lo schivarono senza problemi. Il figlio di Efesto attivò i cannoni di fuoco greco puntandoli verso l'avversario e sparando fiammate verdi sotto le ali dell'animale.

Stava per perdere.

Esso emise un verso straziante poiché il catrame dei palloni si era attaccato alle sue penne e continuava ad ardere; dopo aver tirato qualche altra zampata, precipitò nel vuoto.

Game over.
Inevitabilmente.

Leo si accasciò sul timone, sfinito ma ancora in grado di accendere il pilota automatico e le auto-riparazioni.
"Nico!" esclamò Will con voce spezzata dalla stanchezza e dalla paura, precipitandosi verso il figlio di Ade svenuto e con una profonda ferita sul torace.

Il giovane medico aveva il sopracciglio sanguinante e il labbro spaccato, ma non gli importava: doveva solo salvare il quattordicenne dagli occhi color pece. Non udì neanche Percy urlare il nome della sua ragazza, anch'ella giacente sul ponte, priva di sensi e con tagli sparsi ovunque sul corpo snello ed allenato. Non sentì i richiami continui da parte dei figli di Poseidone e di Efesto, perché il suo mondo si stava sbriciolando, senza però crollare. No, non era ancora crollato, perché la speranza teneva uniti i pezzi più grandi.

Il ragazzo dallo sguardo smeraldo si chinò sulla ragione della sua vita, che era chiusa dentro il corpo dell'adolescente californiana che gli aveva rubato il cuore. Prese il suo viso graffiato tra le mani grandi, mentre il respiro quasi gli si fermava: sapeva che era viva, ma non riusciva a scacciare il senso di colpa per non averla salvata subito, a costo di mettere a rischio la propria esistenza. Si infuriò quando Will ignorò le sue richieste d'aiuto, ma nonostante tutto prese in braccio l'esile figura della figlia di Atena con una delicatezza tale da far invidia ai petali di un fiore. Dopo aver detto a Leo di controllare Piper e Jason, la adagiò su un lettino dell'infermeria, scostandole i capelli dal volto sudato, per poi tornare sul ponte e domandare soccorso alla progenie di Apollo, sperando che la seconda volta gli avrebbe dato retta.

La Cherokee aprì lentamente le palpebre per poi sbatterle in modo da schiarire la vista sfocata. La testa le girava vertiginosamente e riuscì a malapena a mettersi seduta. Si guardò intorno in cerca di indizi su come fosse svenuta, ma poi la sua attenzione cadde su un corpo esanime a prua. QUEL corpo esanime. Ricordi di una creatura mostruosa le balenarono in mente e la fecero alzare di scatto, rischiando di inciampare sui suoi stessi piedi, ma dita lunghe e sottili si strinsero attorno al suo polso, sorreggendola. Alzò lo sguardo ed incontrò un sorriso furbo, ma stanco, e un paio di occhi amichevoli, ma sconvolti.
"Hey, mi hai fatto preoccupare, Miss Mondo." Cercò di alleggerire la tensione.
Piper scosse il capo e chiese: "Cos'è successo dopo che sono svenuta?"
La finta allegria scomparve dall'espressione dell'amico. "Dopo che tu e Jason siete stati colpiti, abbiamo lottato contro il mostro e alla fine l'abbiamo battuto, ma Nico e Annabeth sono feriti."
"Oh..." Abbassò gli occhi psichedelici per un momento, pensando ai suoi compagni d'avventura, ma si riprese appena le tornò in mente il modo in cui la figura del suo ragazzo era sdraiata scompostamente sul pavimento in legno della nave. Corse da lui, ignorando la testa che le gridava pietà e la schiena e le gambe che le pulsavano per la botta che avevano preso. Si inginocchiò affianco a lui e lo osservò con un cipiglio preoccupato: riportava qualche ferita superficiale e un paio di lividi, e il respiro era abbastanza regolare, ma aveva comunque paura per lui. Gli sfiorò il braccio muscoloso con le dita fini e lo sentì gemere piano a contatto con il lieve tocco, segno che fosse cosciente.
"Jas?" sussurrò. "Jason!" esclamò subito dopo, abbracciandolo talmente forte da mozzargli il fiato già debole. "Oh, scusa!" ridacchiò lei, in preda all'euforia di vederlo vivo.
"Stai bene?" domandò lui, posandole una mano sulla guancia.
"Sto." Fece spallucce. "Tu?"
"Sono stato peggio." Sorrise come solo lui poteva fare dopo un ennesimo brutto risveglio.
"Ti accompagno in infermeria." La progenie di Afrodite lo aiutò ad alzarsi con l'aiuto di Leo, che si era avvicinato in quel momento.
"Superman." I riccio gli fece un cenno con il capo mentre gli permetteva di appoggiarsi a una sua spalla.
"Non chiamarmi così" ringhiò l'altro, senza poter tuttavia nascondere un ghigno divertito.

[ANGOLO AUTRICE]
BUONSALVE, GENTAGLIA.
È inutile che vi faccia il solito discorso di scuse e blablabla, quindi mi limito a dirvi che questo capitolo è stato piuttosto difficile da scrivere, a mio parere, perché ho dovuto rappresentare i personaggi di zio Rick così come li ha creati, il che non è stato affatto semplice, ma spero di esserci riuscita. Poi, le scene di battaglia e di ship sono le più complicate per me quindi ho fatto la combo perfetta per questo capitolo ahahah
Ah, anche se non sembra, le parti scritte in corsivo hanno un graaande significato che si collega al capitolo 15, quindi non fatevi ingannare dal narratore esterno😏
Anyway, non so quando sarà il prossimo aggiornamento perché ho solo più un capitolo già pronto (che non sarà l'ultimo, don uorri) e non vorrei restare indietro. Adesso rileggo il tutto sperando di farvi incontrare meno errori possibili, e poi vado a scrivere da zero il capitolo 23.
PDKCNEOCJURSKCJ DOPO TANTO TEMPOOOO *^*
I'm very felicia, so ciaone e al prossimo aggiornamento!💙

Reader_Rider

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top