#LetterstoAnne

Anna sorrise.

Che altro poteva fare?

Ripiegò il fazzoletto e lo baciò.

Le lacrime continuavano imperterrite a sgorgarle dagli occhi, a rigarle il viso...ma c'era una quiete romantica nel suo animo.

Il sole filtrava caldamente nella stanza, attraverso le tende bianche.

Il profumo della primavera si sentiva dalla finestra aperta.

Il silenzio colmava la stanza e lei era l'unica a sentire i palpiti frenetici del suo cuore.

Ogni fiore, ogni pezzo di cielo, ogni mobile, ogni tessuto, ogni capello...ogni ricordo la faceva sentire in armonia con il mondo.

Sentì qualcosa di mistico, di romantico, di incredibile, di divino, che la travolse.

Si sentì amata.

Nessun uomo era mai stato, era o sarebbe mai stato come Gilbert Blythe.
Lui era il suo dono di Dio.

Quella carta, quell'inchiostro, quelle lettere così concrete tra le mani sarebbero sempre state inestimabili, anche a confronto con una fede dell'oro più pregiato.

La sua vita le sembrò così poetica, e cogliendo la sua immagine riflessa nello specchio, Anna vide la donna che aveva sempre atteso di diventare.

Calde emozioni liquide le solcarono ancora il viso, ma sorrise giovialmente.

Nulla poteva renderla più felice.

Lentamente aprì la prima lettera da Toronto, con la delicatezza con cui si toccano i propri figli, come si tocca ciò che hai di più importante al mondo.

La luce del sole sarebbe presto svanita con esso, ma non avrebbe mai smesso di leggerle e accarezzare il suono delle parole del corvino nella sua mente...trepidando per sentire al più presto le loro labbra sfiorarsi e suggellare il fidanzamento.

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