Parte XIII. Dopo
I. Tutto ciò che ne è rimasto
Sono fermamente convinta di non averti detto tutto, se ci fai caso alla fine, vedi anche tu che questa storia è come un filo intrecciato e annodato su se stesso, io penso di averne snodato solo una piccola parte... e va bene così. Ora che ci siamo riunite, voglio confidarmi con te e finalmente adesso ne ho la possibilità, premetto che non voglio che tu ti senta in colpa, ti sei già fatta abbastanza del male, non voglio che tu ne risenta o prova imbarazzo per te stessa, desidero solo che ti metta l'anima in pace per sempre.
All'inizio non vedevo l'ora di arrivare, anch'io mi ero fatta delle promesse, una di queste era di renderti felice e scommettevo di riuscirci. Con il passare del tempo ho capito che, nonostante non vedessi l'ora di andare via da quel posto, una parte di me era rimasta bloccata lì, volevo ricominciare da zero ma mi accorsi di avere ferite anche dove non pensavo, dove non immaginavo neanche di averne, i problemi non sono poi cambiati così tanto, Kate... Mi sento ancora un'estranea ovunque, nella società, con le persone che conosco, a casa mia, delle volte mi sento ancora sbagliata, delle volte ancora non mi sento abbastanza, sto imparando tantissime cose, sai, per crescere interiormente, e una cosa che ho imparato molto bene è che non si smette mai di farlo, amo correggermi in ogni maniera, lo faccio in un modo quasi ossessivo e forse sono un po' disperata, forse è solo un modo per avere qualcosa in cui credere. So che la vita è fatta di alti e bassi ma delle volte sembra tutto così impossibile, delle volte ancora non mi riconosco o penso che tutto crollerà, ho ancora paura di ricommettere gli errori che ho fatto in passato e mi sento talmente in colpa per quelli che ho già commesso da non riuscire più a riconoscere quelli che fanno gli altri, provo empatia per chiunque sbagli, perché ho sbagliato anche io, per cui ci vedo me stessa... e io sono invisibile, per cui vedo l'invisibilità altrui... ed il problema maggiore è che quando gli altri non vedono gli altri, mi sento attaccata e aggredita personalmente... forse perché so come ci si sente a non essere visti?
Insomma... non capisco come possa scrivere tutto questo pretendendo una tua comprensione. La mia peggiore paura in assoluto è il futuro, non riuscire a realizzarmi, fallire, deludere o non essere felice: vedo i miei parenti, i miei amici, pure estranei, fare passi da gigante mentre io sono qui congelata dal tempo e dalla mia invisibilità, spesso le persone mi concepiscono come se non sapessi il triplo delle cose che pensano io sappia, spesso mi accusano di vivere nel mio mondo senza mai chiedermi il perché, spesso mi chiedono cosa c'è che non va ma la realtà è che non lo so neanche io. Fin troppo spesso poi, mi parlano d'amore ma mi viene da vomitare solo a pensare all'unica volta che mi sono innamorata di qualcuno... tipo lui... di cui amore non poteva essere più vero ma più c'è sentimento, meno c'è lucidità.
Kate, io... sto vivendo letteralmente una vita di cui nessuno è a conoscenza, progetti di cui nessuno è a conoscenza, problemi di cui nessuno è a conoscenza, solo Dio sa quante bugie, su bugie, su bugie, io abbia detto, quante pazzie abbia fatto e a quante ne stia ambendo, e sai un cosa? Onestamente va bene così, nessuno ti vede perdere quando giochi da solo.
Non c'è letteralmente nessuno di cui mi possa veramente fidare, perché nessuno veramente mi conosce... neanche mamma e papà: solo parlare di loro mi fa stare male perché penso cose che non sapranno mai, che non avrò mai il coraggio di dirgli perché la paura di ferirli è troppo forte, mi parlano di piani futuri o di ciò che farò o non farò come se la paura non esistesse, come se non avessi i miei tempi, come se intanto non stessi cercando di capirmi... ma loro diranno che in questo mondo, la vita è così e che quindi devo sbrigarmi, devo adattarmi. A volte, quando mi confronto con loro, mi sento una fallita, un'incapace, come se ciò che facessi non porterà mai nulla, come se non importasse, come se in qualche modo non farò mai abbastanza, quando mi confronto con i loro problemi, sento che i miei sono banali e inutili, se me ne andassi sarebbe un sollievo, tutto sarebbe più leggero e potrei respirare aria nuova ma mi mancherebbero come l'ossigeno allo stesso tempo. Quando avevo bisogno di aiuto, di vero aiuto, loro non ci sono stati... e non ci saranno mai perché questo... devo farlo da sola... ma non è stata una loro scelta, loro non lo avrebbero mai voluto, io lo so... e mi basta.
II. La cena
Era marzo. Un'anno dopo la maturità accadde ciò che mi convinse definitivamente a tornare da te: fu brutale, inaspettato ma era ciò che mi serviva affinché potessi passare al livello successivo. A solo un'anno di distanza mi sono ritrovata un messaggio dal gruppo di classe dal quale saltò fuori l'idea di una cena, un modo per riunire la classe, c'era la prof di italiano e mi ricordo anche sua figlia. Guarda caso, la tua migliore amica era venuta a casa mia per una settimana, non ci sarebbe stato momento più perfetto per andare, così accettammo l'invito... L'ingenuità è un'altra cosa che ci accomuna.
Credevo che, anche a distanza di così poco tempo, ci fosse stato almeno un minimo cambiamento ma ora come ora credo di essere l'unica al mondo che possa cambiare totalmente in poco tempo, perché infatti quando ci siamo ritrovati tutti davanti a quella pizzeria, l'ho sentita di nuovo... La sensazione di ansia, tensione e pura paura che avevo smesso di sentire un'anno prima, era tornata una volta che mi sono trovata di nuovo davanti ai loro volti e solo lì capì che fu stato un'errore accettare l'invito. Ci sedemmo a tavola, una lunga tavola dalla tovaglia bianca e me ne stavo lì, con il sudore che mi bagnava la maglia, con la tua migliore amica affianco a me, e loro che mi lanciavano occhiate e parlavano di cose che non riuscivo a sentire: l'ansia mi fece accettare un piatto sbagliato che la cameriera poi mi fece notare davanti a tutti... ed ecco che si ripeteva il ciclo, esattamente come in classe, io sbagliavo e loro ridevano. Alla fine della cena, io e la tua migliore amica neanche avevamo abbastanza soldi per pagare ma a lei ci pensò una compagna che si offrì di pagare anche per lei e in sostanza, venne fuori che io ero l'unica che non aveva abbastanza soldi per pagare, per cui io sono stata quella che ha sbagliato e loro sono stati quelli che poi hanno riso dei miei errori.
-La Kate è in un'altro pianeta stasera-
-Sì, ma non capisce niente quella lì-
-Dobbiamo pure offrirle la cena-
Provai tanto odio per tutti quella sera, nonostante la colpa fosse anche mia che non mi ero portata dietro la giusta cifra di denaro o non avevo immaginato che magari, dall'ultima volta che li avevo visti, era passato così poco e che loro sono loro e non me. Non riuscivo neanche a guardarli, non vedevo l'ora che finisse per poterli dimenticare per sempre, me la presi perfino con la prof di italiano che per quanto potesse essere gentile e affettuosa, a detta mia, non sarebbe stata neanche in grado di tenere a bada dei bambini dell'asilo, era proprio nelle sue ore che succedeva il peggio, tra loro che potevano fare quel cavolo che volevano e lei stessa che li provocava raccontandogli gli ultimi gossip tra i prof e le altre classi, lamentandosi poi di perdere ogni volta tre quarti di lezione. Vedendomi silenziosa, la tua migliore amica pensò che mi fossi arrabbiata con lei, quando il motivo era letteralmente tutt'altro, provai inutilmente a spiegarle ma semplicemente non mi comprendeva, mai lo aveva e mai l'avrebbe fatto, e non la biasimo.
III. La tua migliore amica
Probabilmente te lo sarai chiesto, come mai per tutto il tempo continuavo a ripeterti che fosse la tua, anziché la mia... beh, il motivo è semplicemente quello. Sono cambiate tante cose, troppe, non hai idea di quante ne siano cambiate, solitamente ho quasi subito una spiegazione per tutto ma questa è una di quelle per cui è stato veramente complicato trovarne una, ci ho dovuto riflettere, forse più tieni a una cosa più è difficile poi spiegare il motivo per cui ti sei separata da essa. Ci sono volte in cui mi sento ancora in colpa ma so che succede solo perché sono stata io stessa a porre fine alla nostra amicizia effettivamente, oltre al fatto che lei non saprà mai che il motivo per cui è finita in realtà fosse fittizio. Lei non sa che ho cominciato a dubitare della nostra amicizia molto tempo addietro, tu lo sai perché sei stata tu la prima a farlo, ti convincevi di aver torto accumulando i dubbi di conseguenza ma come ho detto in precedenza anche se li reprimevi non significa che semplicemente sparissero nel nulla. Non volevi dubitare di lei, era l'unica che non ti vedeva come una "stupida" in mezzo a troppi che cercavano di convincerla del contrario, era l'unica che ti accettava per come eri, nonostante ciò che dicessero, non ti sentivi una buona amica per lei e non volevi abbandonarla anche perché eri l'unica amica che aveva... Io e te però siamo diverse, ed ecco che quando tutti quei dubbi repressi sono arrivati a me, mi accorsi subito che c'era sempre stato qualcosa che non andava. Quella amicizia era un problema per me, anche per te, tu forse avevi la pazienza di accettarlo, ma io no e quando provai a parlarle seriamente, avvenne di nuovo l'effetto domino, bastò poco tempo per far sì che trovassi una scusa per discutere, facile con lei vista la sua permalosità, e chiudessi il rapporto. Mi rimase impresso ciò che disse in una delle nostre tante discussioni:
-Dopo tutto quello che ho fatto per te...-
Perché io non ho fatto niente per te, vero?
Anche dopo aver smesso di sentirla, avevo domande che ancora non avevano una risposta. Io stessa sento ancora l'eco delle sue risate insieme a quelle dei tuoi compagni, ricordo ancora quando affermò piena di convinzione che tu non andassi a scuola perché non avessi voglia quando in realtà erano l'ansia e la paura che ti fermavano, ricordo i sacrifici che hai fatto per esserci per lei quando per te non c'era nessuno... ma ricordo anche i momenti felici passati assieme, l'eco delle vostre risate, i regali che vi siete fatte e i momenti che vi siete regalate, e queste saranno le cose che veramente non scorderò mai. Ho deciso di toglierla dalla mia vita, non perché la odio, ma perché ho rispetto per me stessa, e ne ho più di quanto potessi averne tu per te. Pensavo mi avrebbe fatto male, tanto male... e sì, me l'ha fatto ma è anche stata come una liberazione e una dimostrazione che a volte è meglio lasciare andare. Conoscendola, in questo momento, mi sta augurando il peggio, oppure... non la conosco. Spero che un giorno possa essere felice.
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