Parte IX. Qui c'è solo ira

Molto spesso mi capita di immaginare la tua testa come l'universo che circonda il pianeta terra, ci sono così tante cose che l'essere umano non ha visto là fuori, così tanti pericoli, come i buchi neri per esempio. Il punto è che sei un buco nero, se le persone avessero potuto entrare nella tua testa, sarebbero probabilmente morte di disorientamento, se avessero potuto pensare e vedere con essa, saresti rimasta più sola di quanto già non fossi, c'erano così tante cose che avresti voluto ma che non ti saresti mai sognata di dire ad alta voce... ma c'era qualcosa, una voce per l'appunto, dentro di te che urlava "Non è giusto!" e anche se tu la ignoravi, non voleva dire che non ci fosse: "Perché dai e non ricevi mai?", "Perché questi stronzi non ammettono i loro errori?", "Perché continui a vivere in questo circo?", "Ti piace soffrire?", "Svegliati!", "Perché continui a ignorarmi, fallita?".
Ignoravi quella voce, ignoravi te stessa. Se non fosse stato per quella matita e quel foglio bianco quel gelido giorno d'inverno, saresti esplosa e non avresti mai scoperto la panacea che ti avrebbe aiutato poi con la guarigione, non avresti mai ricevuto quel dono divino di cui io oggi non riesco a vivere senza. Scrivesti tantissimo dandoti modo di sfogarti come non avevi mai potuto fare, in un momento in cui eri tutto tranne che lucida, dove vedevi il mondo con i filtri di un'ira immonda, scrivesti cose che non pensavi nemmeno pur di buttare fuori le emozioni represse, poi hai messo tutti gli appunti da parte... ma il modo in cui li hai nascosti, in cui li hai conservati in uno scrigno d'oro... in qualche assurdo modo sapevi che li avrei trovati, che li avrei letti. Mi piace pensare che anche tu mi abbia voluto riservare una lettera... Chissà, forse sapevi anche che mi sarebbe tornata utile.

"Chi l'ha deciso? Chi ha deciso che devo subirmi tutto questo? Chi ha deciso che lo merito? E' questa la vita? Sentirsi in colpa continuamente, sognando una macchina del tempo e una vendetta? Nuotando in un lago segreto fatto degli stessi componenti di cui sono fatte le mie lacrime e continuando a farsi colpire dagli altri come una marionetta? Ogni volta che me lo chiedevo, la vocina nella mia testa diceva che dovevo pagare per gli errori del passato e io le davo pure ragione... Non ho mai voluto far del male a nessuno, neanche a me stessa, ho sempre desiderato il bene degli altri ed è così che mi ripagano? Fanculo la vocina, tutto ciò che voglio è essere una brava ragazza e lo sono sempre stata, eppure ho sempre subito: dai miei compagni di classe che ormai da tre anni continuano a bullizzarmi approfittando dei miei silenzi, tormentando la mia pace e ridendo ad ogni piccolo step in avanti che faccio. Non mi conoscono, non mi conoscevano né in terza superiore quando la classe si è formata, né adesso che siamo in quinta, non mi conoscono e si permettono di sporcare il mio nome... Se mi conoscessero saprebbero quanto sono pericolosa, saprebbero di tutte quelle volte, quando loro mi prendevano di mira, che fantasticavo sotto le loro risate, non sanno che ho inventato talmente tante morti diverse da essere indecisa su quale possa essere quella perfetta per loro. Pensano di essere migliori di me perché non riesco a difendermi ma sono migliore proprio perché non lo faccio, cosa ci guadagno ad abbassarmi al loro stesso livello? Io tengo pulita la mia parte di strada, non me la prendo con i più deboli solo per sentirmi forte perché ad un certo punto, al posto di fortificarmi, scoprirò di starmi indebolendo. Pensano di essere più furbi di me e sai una cosa, non è colpa loro se sono talmente stupidi che, invece di conoscermi per quella che sono, si sono fatti influenzare dalla sua telepatica infantilità... perché è lui che dirige il circo, è lui la fonte, è lui il parassita a cui tutto gira intorno e non è colpa loro se come direttore li ha resi solo dei codardi, dei burattini, delle pecore. Ho sempre e solo subito e questo soprattutto per colpa sua, ogni volta che mi chiedo con chi me la devo prendere, per tutto il dolore che ho sopportato per cinque fottuti anni e che sto ancora sopportando, la mia attenzione ricade sempre e solo su di lui, ogni circostanza, ogni fatto, ogni prova, tutte le vie si uniscono dirette verso una sola e inevitabile destinazione. Più andiamo avanti, più lui è convinto di odiarmi sempre di più e, allo stesso tempo, io riesco a guardarlo sempre di meno: un bambino, un bullo, un arrogante, talmente "intelligente" da approfittarsi dei miei errori passati per usarli come scusa per continuare a sminuirmi davanti al mondo, come se fosse la sua vendetta all'unico torto che gli ho fatto, il mio più grande errore, di cui ancora oggi risento: innamorarmi di lui... di uno che prova soddisfazione nel trattare di merda me che invece devo trattenere la mia sete omicida, la mia rabbia, il rancore, mentre guardo la borraccia d'acciaio nel mio zaino con così tanto ardore e desiderio di spaccargliela in faccia, amerei così tanto l'idea del suo sangue sulle mie mani... lo amerei talmente tanto che se le guardo mentre ci penso iniziano a tremare dall'adrenalina. Più di ogni altra cosa, darei la vita per vedere quel luogo disintegrarsi nel fuoco di un'incendio, con tutti loro dentro, insieme ai loro fallimenti, il mio dolore e le loro grida, che non saranno mai più forti delle mie.
Ma nessuno morirà, nessuno perderà la vita perché preferisco la parte della testimone, più che dell'assassina... Io sono un'osservatrice e quando non sto guardando, sto sentendo... Oh, se sento, io sento ogni cosa: sento come si sparlano alle spalle e poi indossano finte maschere gli uni davanti agli altri, sento lo schifo che dicono sui ragazzi delle altre classi dandogli degli insulsi e dei ridicoli come se loro fossero i sovrani della scuola, sento come sfottono le dispute tra i professori come se potessero permettersi di farlo, mi fa vomitare come dicono che lui sia egoista e antipatico quando è assente e poi tifino per lui ad ogni sua bravata quando è in classe e si scaglia contro di me. Non reagire mi renderà, ai loro occhi, lontana anni luce dalla loro intelligenza ma almeno io ho l'orgoglio di non aver mai provato soddisfazione a discapito di qualcuno, almeno non sono falsa, non sono una vigliacca come loro che attaccano chi non ha un'arma e obbediscono a chi sembra avere quella più potente.
Sto esagerando? Oh... tanto sono io quella che ogni santo giorno che deve presentarsi in quell'aula ha il terrore di farlo, sono io quella che ogni santa mattina si deve dare forza da sola, sono io quella che si sente un peso, che si sente un'errore, che si sente insignificante, sono io quella che pensa a quando finirà o a quando farla finita, tanto sono io l'invisibile.
Ho sempre fatto tutto il possibile per esserci per tutti ma chi ha fatto tutto il possibile per esserci per me? Nessuno ha sentito niente, le mie urla, la mia voce, nessuno ha sentito una singola parola... Vorrei scappare, vorrei andare in posti dove non hanno mai visto il mio volto, dove non conoscono la mia reputazione, vorrei avere un posto che io possa chiamare "casa", perchè casa mia non è più casa. Più vado avanti più mi chiedo perché abbiano una figlia, più passa il tempo più mi sento orfana, le mie energie si esauriscono solo a sentire ciò che hanno da dirmi ogni volta.
"Beata te che sei così spensierata"
"Adesso hai tutto ciò di cui hai bisogno, non puoi dire di star soffrendo"
"Stai male? Aspetta di iniziare a lavorare e poi mi dirai"
"La scuola ti mancherà quando inizierai a lavorare"
"Viaggiare? Se avrai i soldi e il tempo, dimentichi il lavoro"
"Sei sempre a cazzeggiare... ma non puoi fare qualcosa di più utile"
"Vedi? I tuoi compagni stanno già iniziando a fare la patente, perché non inizi a pensarci anche tu?"
"Il figlio del mio collega fa questo, la figlia della mia collega fa questo... Sono bravissimi, non trovi?"
"Non ti stanno bene i vestiti attillati, non ti sta bene questo, non ti sta bene quello"
"Chi sta bene al mondo?"
"Ti lamenti dei voti ma io non ti vedo mai studiare, stai sempre a non far niente"
"Io quando ero giovane me la cavavo da sola, non avevo nessuno che mi aiutasse quindi anche tu te la devi cavare da sola"
Sai, loro mi vogliono bene e hanno fatto tanto per me: si sono assicurati che crescessi bene e in salute, che andassi a scuola, si sono occupati di una parte della mia educazione, mi hanno procurato tutto il necessario purché stessi bene... ma i soldi si possono rifare, tutto ciò che mi hanno dato si può riottenere... l'adolescenza no, quello che avrebbe dovuto essere il periodo più felice della mia vita e che la mia intuizione mi dice sarà il peggiore, non potrò mai più riottenerlo. Mi sono sentita incompresa da quando sono iniziati i problemi a quando sono peggiorati, io sono incompresa e non ho bisogno di nessuno che me lo venga a dire, lo so e basta.
Sono convinta che entrambi siano cresciuti incompresi e che il tutto si sia riflettuto su di me... non è colpa loro, non è facile capire se stessi ma se un giorno avrò mai un figlio o una figlia, so cosa non dovrò fare... Io lo so, questo è tutto."

Perché ho deciso di farti leggere una tua stessa lettera? Perché scommetto che non l'hai mai fatto. Perché ho deciso di farti leggere proprio questa? Perché se potessi vedere il tuo viso adesso, se potessi leggerti nel pensiero sono convinta che tu che stia pensando di non aver mai scritto una cosa del genere ed hai ragione, questo è solo il tuo ego ma in qualche modo tutto questo ti piace, ti piace da far schifo perché questa parte di te è colei che nessuno ha mai avuto il piacere, o il dispiacere, di vedere... e mi sento che sia quella che avresti voluto avessero visto. Ma come sarebbe andata se l'avessero vista? Sarebbe andata meglio?

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