A Nightgale Sang In Barkley Square

È primavera, il sole splende alto nel cielo e gli uccelli cinguettano felici tra gli alberi cantando il loro amore, tra questi riconosco anche un usignolo. La sua melodia mi ammalia. Mi ricordo quando il "re degli uccelli" aveva cantato la sua canzone una volta che eravamo riusciti a scappare dalla vendetta delle nostre fazioni, Paradiso e Inferno, scambiandoci i corpi. Sorrido al pensiero.

Ora io e Crowley siamo sposati e abbiamo due bambini umani adottati e una bambina in arrivo, la piccola Lily Olive. Mi ci è voluto tanto per convincere il demone ad avere un bambino in modo naturale ma attraverso un miracolo divino.

Crowley è un demone bellissimo con luoghi capelli rossi, un corpo snello e due occhi gialli potendosi trasformare nel serpente dell'Eden. Per nascondere la sua vera identità porta degli occhiali da sole neri.

Sto pensando a lui felicemente seduto fuori dal nostro cottage quando sento la piccolina scalciare. Un pensiero si forma nella mia mente.

Se scrivessi una lettera d'amore dedicata a Crowley ma raccontando alla nostra bambina come ci siamo conosciuti? Non l'ho mai fatto e lei a leggere la nostra storia magari, quando sarà più grande, si commuoverà.

Mi alzo e vado prendere un foglio di carta e una penna cominciando a scrivere.

Caro Crowley,

Oggi è San Valentino ed è la festa degli innamorati. So che tu non sei un demone romantico ma vorrei raccontarti dei miei sentimenti provati quando ci siamo conosciuti, il giorno che eravamo entrambi degli angeli.

Mi trovavo in Paradiso sotto un albero a guardare il cielo quando ti vidi arrivare: eri più splendido che mai. I tuoi capelli non erano rossi fuoco ma marroni, i tuoi occhi erano del medesimo colore e il tuo fisico snello come sempre. Portavi degli abiti bianchi ma casual, un abbigliamento inappropriato per un angelo. Mi sorridesti sedendoti accanto a me.

«Ciao, Principato. Sono Raphael, mentre tu?» ti presentasti per intavolare una conversazione. Tutti in Paradiso sapevano che ruolo occupavo nella gerarchia, quindi non mi stupii alla tua affermazione.

«Aziraphale. Raphael, sei l'angelo dell'amore sposale e della salute?» ti domandai curioso. Ti avevo sempre visto ma non avevo mai avuto il tempo di parlarti e conoscerti.

Annuisti muovendo i tuoi bellissimi capelli. Iniziammo a parlare.

Ricordi quanto avevamo parlato?

Erano veramente dei tempi bellissimi prima che tu cadesti.

Sylvie, la nostra cara amica, aveva già capito tutto fin dal principio. Mi ricordo quando creasti le stelle e le varie costellazioni. La notte era sempre buia e nera e tu, come regalo per me, la rendesti meravigliosa.

Quella notte la passammo abbracciati.

Poi Lucifero cadde e tu, insieme a Sylvie, facesti la stessa identica fine.

Quel giorno provai molto dolore.

Piansi tutte le mie lacrime. Non sapevo ancora come definire quel sentimento che stavo provando.

La curiosità uccide ed è proprio vero.

Mai andare contro il piano Ineffabile.

Poco dopo la tua Caduta Dio creò il Paradiso Terrestre. L'Eden. In esso vi si trovavano tutti gli animali più belli e due esseri umani: Adamo ed Eva. Prima vi era solo la donna ma poi Dio, da una costola di lei, fece nascere lui. Fu meraviglioso vedere come rispettavano il Giardino e le sue creature.

Spesso stavo sotto l'albero della conoscenza del bene e del male a osservarli: giorno dopo giorno il loro legame stava diventando sempre più forte. Soffrivo di solitudine.

"Perché non posso avere anch'io un'anima gemella? Qualcuno con cui condividere gioie e dolori?"

Pensavo quotidianamente con le lacrime agli occhi.

Un giorno mi trovai a pensare a voce alta e vidi apparire La sua luce.

«Aziraphale, angelo del cancello Orientale»

Scattai immediatamente in piedi e afferrai la spada infuocata per creare almeno una parvenza di attività e solerzia.

«Sì, Signore?» risposi, strizzando gli occhi abbagliati dal fascio di luce bianca che mi avvolgeva.

«Sbaglio, o negli ultimi tempi sei un po' giù di tono?»

Non mi sarei mai aspettato quella domanda e, per un attimo, non seppi cosa replicare. Infine, optai per una mezza battuta che, realizzai successivamente, dovette suonare alquanto stupida.

«Bhe, data la Vostra Infallibilità, ritengo sia possibile che siate in errore.»

«Non hai risposto a ciò che ti ho chiesto,Aziraphale» replicò la voce dell'Onnipotente in tono severo.

Deglutii.

«Allora?»

Giunti a quel punto, tanto valeva dire la verità. Non sarei comunque riuscito a nascondere qualcosa a Dio in persona.

«Il fatto è...» cominciai, tormentandomi l'orlo della tunica ricamato in oro. «che quei due umani, Adamo ed Eva, sembrano così felici insieme. È come se vivessero l'uno per l'altra e viceversa. E, a volte, mi chiedo come ci si debba sentire nel provare quello che provano loro. Ma, Vi prego, non fraintendete, Signore. Il mio interesse è puramente... accademico.»
Se un angelo avesse potuto sudare, avrei avuto la fronte imperlata di goccioline salate.

L'Onnipotente si prese qualche secondo di silenzio, come se stesse riflettendo.

«Capisco.» disse alla fine, dopodiché il raggio luminoso scomparve.

Espirai profondamente e mi accasciai di nuovo a terra, dandomi dell'idiota e sperando che Dio non mi ritenesse un rammollito e un fallimento come guardiano.

Il giorno seguente alla chiacchierata con Dio mi trovavo sopra il muro che circondava il Giardino quando ti vidi. A quel tempo non ti conoscevo come demone e non sapevo che tu eri stato Raphael.

Il vento soffiava ed era in arrivo una tempesta. La prima pioggia della settimana.

Sylvie, che da demone aveva cambiato nome in Ariadna, era in mia compagnia. Guardavo lontano i due essere umani che camminavano nell'arido deserto. Sentii la tua voce.

Parlammo e stranamente avvertii una sensazione di casa. Mi domandavo sempre che fine avesse fatto Raphael, ma qualcosa mi spingeva a credere che tu, Crowley, fossi quell'angelo. Il mio migliore amico.

La pioggia iniziò a cadere e, istintivamente, aprii la mia ala bianca sopra di te per proteggerti.

Ci ritrovammo nei secoli: ad aspettare il diluvio universale, sul monte Golgota durante la Crocifissione di Gesù, nel Medioevo, a Roma e nel teatro dove si svolgevano le prove dell'Amleto.

Devo ammettere che mi piaceva la tua compagnia e, se devo essere ancora più sincero, stavo cercando ogni volta di filtrare. Ok, non ero molto bravo a quanto pare.

Tu mi avevi fatto nel tempo due regali: salvando lo spettacolo di Shakespeare e, quello più importante, salvando dei libri.

Mi trovavo in Francia durante la rivoluzione per assaggiare delle crêpe e venni catturato visto il mio abbigliamento da nobile. Tentai dire alle guardie che c'era stato un errore ma non volevano capire. Ero da solo e senza nessuno. Ma poi avertii la tua voce. Fui davvero felicissimo come non lo ero mai stato. Il mio cuore batteva veloce quasi se volesse uscire dalla cassa toracica. Mi salvasti la vita.

Mi ricordo che una volta tu eri entrato nella mia biblioteca sventolando un foglio di giornale.

Era l'8 aprile 1912 ed ero nella mia biblioteca a Soho a vendere, o meglio, osservare i vari clienti che entravano e uscivano dopo aver guardato le pagine dei miei preziosi libri. A un certo punto ti vidi fare il tuo ingresso. Eri ancora più bello che mai. Andammo sul retro e mi mostrasti il Titanic in prima pagina. Io ero stato molto riluttante ma compresi, nonostante tutto e per farti felice, di fare quel viaggio in America.

Durante la traversata i miei pensieri furono molto confusi: non sapevo se considerarti il mio migliore amico o qualcosa di più. Il tuo modo dolce di chiamarmi "angelo" mi faceva battere all'impazzata il cuore. A quel tempo ancora non volevo ammettere a me stesso che ero innamorato di te.

Nel 1945 mi trovo all'interno di una chiesa con delle guardie naziste quando ti vidi entrare: se non fosse stato per la situazione seria, in cui ci stavo per rimettere la vita, avrei riso. Saltellavi come se ti trovassi sulla sabbia rovente.

Alla fine di una lunga discussione feci precipitare una bomba sull'edificio uccidendo le guardie ma salvandoci miracolosamente. Ti ringraziai infinitamente del gesto. Ma il gesto che mi fece aprire gli occhi fu un altro: il salvataggio dei miei preziosi libri.

Finalmente compresi che ti amavo. Avrei fatto qualsiasi cosa per te. Tranne darti l'acqua santa. Non volevo che tu ti discorporassi. Come avrei fatto a vivere senza di te? Senza il mio demone? Avrei vissuto nel dolore e nei sensi di colpa.

Ed era quello che successe negli anni '60.

Avevi messo in atto un piano per rubare l'acqua santa da una Chiesa ma io ti fermai. Te la diedi in una borraccia color tartan e vidi il tuo sguardo felice. Mi pregasti di viaggiare con te. Non mi sentivo ancora pronto e ti lasciai nella macchina con il cuore spezzato.

Era passata una settimana da quando, seppur riluttante, ti avevo ceduto l'oggetto dei tuoi desideri, ed erano sette notti che faticavo a chiudere occhio e la mia mente mi presentava gli scenari più angoscianti e terribili riguardo la tua sorte.

Mi diedi un'occhiata allo specchio e trasalii: il mio viso era pallido e la pelle tirata sugli zigomi, con due ombre scure che mi si allargavano sotto gli occhi stanchi, rughe d'espressione mi si erano formate tra le sopracciglia e ai lati delle labbra, non per l'avanzare dell'età che, in effetti, per me non avanzava affatto, quanto piuttosto per la preoccupazione e l'ansia dalle quali ero divorato negli ultimi giorni.

Mi svegliavo di soprassalto con un velo di sudore a imperlarmi la fronte e il ricordo dell'ennesimo incubo seduto accanto a me come un fantasma spaventoso e molesto che non aveva nessuna intenzione di andarsene. La maggior parte di quei sogni seguiva sempre lo stesso schema: te che svuotavi il tappo del thermos, gli occhi insolitamente vitrei e i gesti delle mani lenti e controllati, e finivi per portarti alle labbra il liquido fatale che, dall'interno, corrodeva la tua forma corporea ma anche la tua anima, annullandoti completamente e strappandoti via per sempre dal tessuto dell'universo.

A volte avevo l'impressione che il te del mio incubo potesse vedermi e mi  rivolgesse uno strano sguardo tra la tristezza e la rassegnazione.

Ti conoscevo abbastanza a fondo da capire che non lo avresti mai fatto ma, il fatto di averti lasciato con il cuore spezzato, non mi lasciava dormire la notte.

Così alzai la cornetta del telefono e ti chiamai. La tua voce al di là del telefono mi fece comprendere che stavi bene ma ti volevo parlare.

Come ricorderai ci eravamo chiariti e il mio pensiero riguardo i tuoi istinti suicidi, che poi si erano rivelati falsi, allontanò la mia mente.

Questo sentimento chiamato amore mi faceva andare fuori di testa.

Si può impazzire per amore tanto da sfidare Paradiso e Inferno? Direi che posso rispondere affermativamente a questa domanda.

Negli anni '80, più precisamente, il 13 luglio 1985, mi sentii montare per la prima volta dalla gelosia. Mi avevi chiesto, se non implorato, di andare al concerto dei Queen, la tua band preferita. Io avevo conosciuto Freddie Mercury, ed era un uomo davvero bellissimo.

Lui aveva cantato per noi quella che adesso è la nostra canzone: Good Old-fashioned Loverboy. Era il luglio del 1977 e tu mi avevi invitato a Top of the Pops per ascoltarla. Ero davvero colpito perché quel brano ci rappresentava appieno. Rappresentava tutto il nostro amore.

Nonostante ciò vedevo che stavi legando sempre di più al cantante. Andavi sempre a casa sua e vi drogavate. A me non piacevano molto quegli ambienti e mi rintanavo nella mia biblioteca.

Come ti stavo scrivendo, il 13 luglio 1985, mi avevi implorato di andare al Live Aid. Sapevo che c'erano i Queen e rivedere la faccia di Freddie non era che allietasse il mio cuore. Al contrario. Ma non sapevo dirti di no.

Partecipammo al concerto e, una volta dietro le quinte, Freddie ti baciò. Il mio cuore subì un altro colpo. Fui colpito e affondato. Piansi tutte le mie lacrime con i polmoni che richiedevano aria. Con il cuore che richiedeva il tuo amore.

Mi ritirai nella mia camera e continuai a piangere fino alla sfinimento.

Ti sentii bussare alla porta ma non volevo aprirti. Come potevo visto che mi avevi distrutto il cuore come un oggetto di vetro?

Anche se il mio cuore non voleva vederti ti feci entrare. Mi spiegasti tutto quanto: lo avevi fatto per farmi capire che mi amavi più di qualunque altra cosa e persona. Fui sollevato. Davvero.

Proprio perché ti avevo perdonato ti lasciai vedere con il cantante mentre la malattia lo stava divorando.

Il 24 novembre 1991, pochi minuti più tardi delle 18:48, tornasti a casa e avevi il volto devastato. Compresi tutto. Il cantante che tanto amavi era morto. Ti amai per calmarti e per farti capire che io ci sarei stato per sempre per te.

Qualche anno più tardi nacque l'Anticristo e ci venne dato l'incarico di educarlo ma, come ben sai, a causa di alcune suore imbranate educammo il bambino sbagliato.

Ciò ci condusse a cercare, via via che l'Armaggedon si avvicinava, dove si trovasse Adam Young, il vero Anticristo.

Fu proprio mentre stavamo cercando delle prove, in quello che un tempo era stato un monastero, che avvenne il nostro primo e vero bacio. Tutto grazie ad Ariadna.

Tu avevi trasformato le armi finte di alcuni uomini che giocavano a Paint ball in armi vere. Ero scioccato ma feci capire che non sarebbero morti davvero. Fui sollevato. Sapevo che in fondo eri davvero dolce e buono.

A quella mia affermazione, mi spinsi contro un muro e, mentre stavi parlando, vidi il tuo sguardo farsi sempre più vicino; i nostri nasi si toccavano e la nostra amica, accorgendosi che stava arrivando qualcuno, si allontanò.

Rimanemmo soli a guardarci negli occhi con il mio cuore che correva come un treno e con il respiro sempre più corto; ti guardai le labbra e le avvicinai alle mie.

In poco tempo sentii le farfalle allo stomaco. Il bacio stava diventando sempre più passionale e profondo. Mi sentivo destabilizzato e nuove sensazioni apparvero nel mio corpo, soprattutto verso la zona dell'inguine. Qualcosa dentro di me si stava svegliando.

Ma la magia durò poco perché la nostra cara amica era ritornata per farci sapere alcune informazioni.

Per giorni non riuscimmo a trovare Adam e avvenne anche una litigata tra di noi.

Quella litigata mi scosse nel profondo e mi fece capire che dovevo darti ascolto. Ero stato troppo stupido. Credevo che la fine del mondo si sarebbe potuta evitare in qualche modo.

Alla fine compresi che esisteva veramente la nostra parte.

Combattemmo quindi per difendere la Terra andando addirittura contro i nostri superiori.

Per amore si fa di tutto, no?

Quella notte ci unimmo anche fisicamente. Ci amammo. Quel sabato notte dopo seimila anni mi decisi a provare. Fu qualcosa di meraviglioso. Tu eri stato meraviglioso. Mi amasti dolcemente capendo i miei limiti.

La domenica pomeriggio, dopo esserci scambiati i corpi per salvarci dalle punizioni che ci volevano infliggere i nostri capi ovvero l'acqua santa e il fuoco infernale, ci salvammo e riuscimmo a vivere la nostra vita in totale sicurezza.

Da quel momento in poi non riuscimmo a stare un attimo lontani. Facevamo l'amore ogni volta che tornavo dalla biblioteca e anche i weekend.

Poi un giorno tu mi chiedesti di sposarmi. Accettai senza indugi.

Ci sposammo in questo cottage e qualche giorno più tardi passammo la luna di miele su Alpha Centauri, la tua costellazione preferita. Fu veramente romantico.

Poi il nostro amore ha portato al concepimento della nostra bambina, Lily Olive.

È veramente straordinario come l'amore, questa forma immateriale, sia stata capace di unirci com'è successo con Adamo ed Eva. Noi siamo ognuno la metà dell'altro.

Ora mi rivolgo a te, piccola mia.

Non sei ancora nata ma sei il frutto di un amore vero e puro. Il nostro.

Non sei ancora nata ma ti amo con tutto il mio cuore.

Amo quando ti muovi dentro di me.

Amo quando ti succhi il pollice teneramente.

Amo i tuoi piccoli e teneri sorrisi.

Amo tutto di te, piccola mia.

Spero che un giorno riuscirai a trovare la persona perfetta per te e che ti possa amare come io ho amato te.

Appoggio la penna sulla scrivania e guardo fuori: l'amore, quella forza invisibile, circonda ogni piccola creatura e mi sento orgoglioso di essere portatore di quest'ultimo.

Rileggo la lettera e mi commuovo.

Il nostro amore è ineffabile, inconscibile, nessuno riesce a definirlo. Nemmeno noi.

Siamo stati creati insieme e stiamo vivendo insieme la nostra vita.

Staremo insieme fino alla fine dei tempi.

Copertina by SnivyNyx_09

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top