Capitolo 34 (Riot parte 3)


-Riot rispondi, cazzo- sento chiamare nel mio auricolare destro con un po' di intermittenza, mentre vigilo su due gruppi di ragazzi che stanno dipingendo dei graffiti meravigliosi sulla parete di un vecchio Seven Eleven abbandonato. -Eccomi- rispondo mentre ammiro il realismo dei volti di due donne di colore che reggono per le mutande Trump, divertito e appagato. -Tron si è intrufolato tra le server room della polizia, e adesso si sta nascondendo. Serve aiuto- dice Scorpion cercando di essere il più breve possibile. Le server room, solitamente, si trovano in qualche compagnia di servizi telefonici o direttamente di VPN, e non ce ne sono molte nelle vicinanze, quindi potrei anche andare ad intuito. Ma so che in situazioni come questa non c'è il tempo necessario. -Dove?- chiedo, controllando di avere tutto il necessario facendo mente locale. Farley, Martha, Paul e altri civili che si sono uniti a Anonymous di recente non lo sanno, ma questo tipo di situazione accade più spesso di quanto ci si possa immaginare, ed è il motivo principale per il quale la polizia americana ci odia. Più di una volta ho dovuto sparare sul ginocchio di un poliziotto e ho fatto perdere i sensi a qualcuno mentre un mio amico era intento a rubare dati federali e top secret. Sono stato addestrato a tutto, come un militare, e ormai, dopo le prime settimane di notti insonni, mi sono abituato. Oggi le comunicazioni segrete di questo tipo sono molte, perciò queste vigilanze sui civili sono più una pausa tra una sommossa e l'altra piuttosto che veri e propri compiti. -Aruba- risponde Scorpion, per poi chiudere la chiamata rapidamente: so dove si trova la suddetta compagnia, famosa per la sua server room ben custodita, perciò deglutisco e ripenso a tutti gli anni di addestramenti con Tank e Elliott e ogni tanto anche con Athena, che ai tempi era giovane ed impacciata, mentre spero che oggi, data la presenza del sindaco in strada, i controlli siano molto più fiacchi. Infilo i lunghi dreadlocks dentro la mia uniforme, dato che potrebbero scoprire chi sono (ormai mi conoscono) e mentre raggiungo a corsetta il palazzo avvito il silenziatore alla pistola, consapevole di doverla usare se non riesco ad essere abbastanza bravo.

-Tron, dove sei?- chiedo al mio compagno mentre attraverso l'ingresso, vuoto. La guardia all'ingresso, svenuta e ben imbavagliata, non è più una minaccia, sistemata con cura dietro due piante decorative in un angolo del salone ben curato della compagnia, e io mi intrufolo senza problemi. -Ho appena hackerato un intero server federale! Di che cazzo stiamo parlando?!- mi massaggio le tempie con due dita mentre cerco di stare attento a ogni minimo rumore o telecamera, chiedendomi come abbia fatto una persona ingenua e dura come Tron a raggiungere una server room così ben custodita. -Sono sempre lì. Ci sono quattro guardie intorno a me, altre tre sotto i tuoi piedi e ben cinque persone al tuo piano. Vai alla reception e comunica da lì- dato che il piano terra della Aruba è pieno di scaffali con trofei, libri e piani tariffari, raggiungo velocemente il bancone della reception, incustodito dato che le due ragazze dello staff stanno parlando con dei clienti, piuttosto importanti dati i completi firmati e la guardia del corpo intenta a proteggere i due signori di mezza età. Mi accovaccio di fianco al computer fisso, che sibila stremato dagli anni di lavoro, e ci infilo una chiavetta USB che inizia a lampeggiare: questa servirà ad anestetizzare per mezz'ora l'intero sistema di sicurezza, sempre che sia compatibile con il virus che ho inserito nel computer. Mi allontano appena sento dire da una delle due ragazze:-Vado a prenderle i documenti, mi perdoni un attimo- e cerco delle scale che portano ai piani di sotto. Attraverso una porta ignorando completamente il cartello bianco e rosso "accesso privato", e la richiudo lentamente alle mie spalle. Quando mi giro, però, trovo una guardia che, accortasi della mia intrusione, esclama:-E tu...?- non gli permetto di finire la frase che gli mollo un cazzotto sullo zigomo. Questo barcolla, per poi però lanciarsi verso di me e sbattermi contro la porta appena attraversata, che noto con piacere che è di ferro. Alzo un ginocchio con forza, facendo atterrare la guardia, poi appena tenta di rialzarsi, mi chino su di lui e gli tiro una bella testata al centro della fronte, tramortendolo e permettendomi di legarlo e bloccarlo alla porta. -Manca un piano- dico a Tron mentre scendo delle scale di vetro, immergendomi negli uffici della prima server room, molto piccola ma potente, dato che i cavi che scorrono a terra sono grandi quanto le mie braccia. -Ho la macchina qua vicino, quindi puoi fare quello che vuoi- quando uno di noi, durante queste operazioni pericolosamente illegali, dice una cosa del genere, significa che ha un veicolo con una targa falsa pronto per un'ipotetica fuga. Solo che, essendo in pieno clima di proteste, manifestazioni e rivolte, non so se quella macchina sia sempre lì, se sia tutta intera o se ci possa aiutare a fuggire senza arrotare nessuno.

Una delle tre guardie nominate da Tron si trova poco sotto di me, alla fine delle scale, mentre le altre due sono alla macchinetta automatica che cercano di prendere dei tramezzini. Mi avvento senza troppi convenevoli contro la guardia più vicina a me, stritolando la giugulare finché non sento il battito affievolirsi e il corpo cadere tra le mie braccia, tramortito. Vedendo subito le scale che portano al piano dentro il quale è bloccato Tron, corro stando attento al movimento dei miei piedi per non farmi sentire, andandomene dalla server room senza aver curiosato neanche un po'. La tecnica della mia corsa è appoggiare il tallone e poi la punta gradualmente, dosando l'angolo di piega della gamba con le ginocchia e usando le caviglie per attutire ancora di più il suono: è molto difficile da apprendere, ma se si riesce a padroneggiare questo tipo di corsa si diventa molto silenziosi.

Faccio un bel respiro quando mi accorgo che la server room di Tron, oltre a non essere quella principale, è molto più sorvegliata di quanto mi aspettavo: le guardie non sono solamente quattro, ma bensì otto, e girano tutte intorno ai server federali, che hanno i distintivi americani incisi con cura ai lati delle enormi scatole di metallo nere. Se non ci fossero tutte queste persone, mi sentirei in paradiso, dato che un solo server mi permetterebbe di avere un controllo quasi totale su una connessione web della polizia, ma appena riesco a intravedere, tramite le vetrate che suddividono le server room e tramite la mia prospettiva dall'alto (grazie alle scale), Tron che impugna una pistola con goffaggine, mi concentro di nuovo sull'obiettivo.

-Ti vedo. Nord-ovest, 45 gradi precisi- mormoro, per poi vederlo girarsi verso di me. Non riusciamo a vederci gli occhi, ma so di aver incrociato i suoi, e so che sono intrisi di paura: lui, a differenza mia, non è abituato a fare il delinquente, e non so che gli è preso oggi per permettersi di fare il paladino di Anonymous e hackerare un'intera server room federale da solo. -Arrivano i rinforzi- sento dire da Tank, e sorrido mentre cerco di studiare le guardie e la mia azione nei loro confronti. Due di loro sono più bassi e magri, mentre uno è fin troppo rilassato durante il suo compito; un quarto ha gli auricolari alle cuffie, e un altro si sta scrivendo al cellulare con qualcuno; forse posso farcela da solo. -Arrivo Tron- dico, prendendo la pistola e togliendo la sicura, per poi rimetterla nel fondello e tirare fuori una catenella, più specificamente un collare per cani: infatti, è piccolo, portatile e resistente, perfetto per fare del male senza attirare l'attenzione. In più, avendo i guanti non mi faccio male quando stringo la catena, e il metallo non mi scivolerebbe dalle dita se dovessi sudare.

Il mio occhio posa il suo sguardo su un contatore posto alla mia sinistra, a metà delle scale, che dovrebbe controllare il segnale delle server room: apro il piccolo sportello di vetro oscurato, e incido un cavetto vicino alla scritta che contraddistingue la server room di Tron, la numero 3. Le scintillle, copiose, mi fanno indietreggiare velocemente, facendomi fare dieci scalini con movimenti poco furtivi, mentre torno quasi al piano di sopra, dove probabilmente le due guardie rimaste stanno mangiando i loro sandwich. Così facendo, però, una delle otto guardie, una delle più sveglie, aggrotta le sopracciglia e chiede a un suo collega:-Che ha il contatore?- questo risponde, quasi infastidito:-Avrà fatto un contatto. Succede- un terzo commenta, partecipe:-Avevano detto che sarebbero venuti a ripararlo, ma con tutte queste proteste e il virus si staranno godendo le ferie- il primo, colui che ha notato le scintille, ribatte:-Vado a controllare- e viene seguito da un quarto agente, che non è molto sicuro che sia un semplice malfunzionamento.

Sfortunatamente per loro, ha ragione.

Appena mi notano nella penombra delle scale, qualche gradino sopra le loro teste, il tizio a destra tira subito fuori il taser: mi lancio verso il suo collega dandogli uno spintone e facendolo cadere dalle scale, per poi concentrarmi sulle altre sette guardie. Tron si è accorto del diversivo, e infatti sta già lottando con due agenti, mentre quello con la musica è seduto per terra con la schiena appoggiata a un server, ignaro di tutto. Io, nel frattempo, ho il resto della combriccola addosso che cerca in tutti i modi di fermarmi: infatti, nessuno mi attacca con dei movimenti offensivi, e tutto ciò che fanno è difendersi e cercare di bloccarmi i polsi: io, dalla mia parte, cerco di spostarmi il più velocemente possibile mentre guadagno tempo e aspetto Tron, dando qualche colpo leggero. Faccio accidentalmente cadere un agente dalla balaustra delle scale, e quando un suo collega mi tira un cazzotto sulla spalla, io gli prendo l'avambraccio e lo tiro a me, per poi tirare la seconda testata di oggi e sperare di essere stato efficiente come la prima volta. Il primo tizio caduto dalle scale, che si è rialzato, adesso cerca di prendermi la pistola, ma non glielo lascio fare, dato che nel frattempo un altro agente mi ha preso un braccio: mi lascio tirare verso l'agente, per poi alzare la gamba e tirare una ginocchiata sul fianco, facendo arrancare la guardia e permettendomi di prendergli la gola con la catena, sbatterlo al muro e fargli perdere conoscenza. Torno all'uomo che ha tentato di prendermi la pistola regalandogli un calcio, che blocca il suo tentativo di corsa diretta verso di me, per poi schivare un cazzotto ben piazzato dal suo ultimo collega rimasto. Quando però un altro agente, che non avevo contato prima, fa per tirarmi un calcio, io gli mollo un cazzotto con la mano avvolta dalla catena nel viso, rompendogli il naso, e lo lascio agonizzare mentre con l'altra mano, non anestetizzata dal colpo che ho tirato, prende per il busto un agente: lo carico sulle mie spalle, buttandolo dalla balaustra. L'ultima guardia rimasta contro di me mi tira un calcio e mi allontana dalla balaustra, e quando mi accovaccio per allontanarmi e permettermi di vederlo completamente, con la coda dell'occhio intravedo Tank tirare un barattolo di vernice dritta sulla testa del ragazzo che era caduto dalle scale, il quale cade di nuovo e stavolta non si rialza più, pieno di vernice gialla. -Ci siamo? Svelti- ci dice Tank, riferendosi anche a Tron che sta correndo verso di noi con l'ultima guardia cosciente, con ancora gli auricolari alle orecchie, che lo insegue assatanata. Corro verso Tron, schivandolo di poco e prendendo la guardia per i fianchi, sbattendola a terra e sentendo la schiena, che prima era comodamente riposata, scricchiolare dal movimento improvviso: l'agente si divincola mentre il suo sguardo diventa da sorpreso a terrorizzato, e io, senza lasciarlo pensare troppo, gli tiro una gomitata sulle tempie e lo vedo svenire in pochi istanti.

-Ora ci siamo- rispondo, rubandogli il mazzo di chiavi dalla cintura, per permetterci di chiudere le porte che dividono i diversi piani tra di loro per rallentare ogni possibile inseguimento. Mi alzo con fatica, poi penso alla mia chiavetta USB che starà per disattivarsi e inizio a correre: percorriamo l'edificio, ben decimato grazie a Tank, che invece che cercare di non farsi sentire come me preferisce affrontare chiunque gli si piazzi davanti, e una volta di nuovo al piano terra, usciamo dalla porta di servizio a intervalli di un minuto permettendo ad ognuno di noi di eludere le ragazze dello staff, che sono ancora intente a conversare con i clienti di prima.

-Ce l'abbiamo fatta?!- chiede Tron a me e Tank, mentre ci allontaniamo come se non fosse successo nulla alla Aruba. -A quanto pare sì- risponde Tank, spolverandosi una spalla. -Per ora- aggiungo io, intento a sintonizzare il mio cellulare sulla radio della polizia, per sentire di eventuali allarmi. -Torniamo dove dovevamo essere. E tu, basta così per oggi. I civili ci stanno già dando troppo filo da torcere- dice Tank a Tron, puntandogli un dito contro, per poi abbassare il capo e camminare verso la Black Lives Matter Plaza. -Bravo, novellino- complimento Tron, il quale ridacchia e risponde:-Ci ho provato. Grazie a te dell'aiuto- per poi dileguarsi facendo una corsetta leggermente imbarazzante.




Questo capitolo è un po' un rischio, dato che non volevo troppo allungare la storia descrivendo i combattimenti ma volevo comunque far capire cosa sanno fare gli Spec Ops... Adoro immaginarmi queste scene ma descriverle è veramente impegnativo!😅

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