Capitolo 32 (Riot parte 1)


Forse ho bevuto troppo vino, ieri sera. So benissimo che non ho una grande tolleranza, ma il sapore del Pinot grigio mi convince sempre a superare il limite. Accompagnato con i crostacei, poi, ne evidenzia la dolcezza, e sono consapevole che un bicchiere porterà sempre a quello dopo.

Ma forse ho fatto bene a berlo, dato che Farley mi sembrava molto contenta dei suoi effetti; lo sarà ancora di più quando scoprirà che anche senza alcol faccio le stesse cose, solo con minore audacia.

È una ragazza strana, lei. Le piace fare la ribelle, fare quello che vuole, però poi si inginocchia di fronte a me, pronta a ubbidire. Ci conosciamo da poco meno di due mesi, eppure sa così tante cose su di me, e io so così tante cose su di lei; al tempo stesso, però, sono curioso di conoscere i dettagli, i segreti, il perché di tante cose che ha detto, fatto e pensato.

Ma non sono per nulla bravo con le cose romantiche, dato che all'affezione che provo per una persona si aggiunge sempre la gelosia. E questa mi corrode, facendomi esplodere sempre.

Fortunatamente, il mio lavoro mi permette di esplodere in modo controllato, che sembra una cosa controproducente, ma è in realtà efficace: riversare la mia rabbia sulla polizia è l'unico modo grazie al quale riesco a rimanere pacato il resto del tempo. Ultimamente, anche Farley mi sta aiutando a sfogare i miei sentimenti tossici in attività migliori, come le lunghe chiacchierate durante le proteste, gli scambi di battute sarcastiche e il sesso, aiutandomi non poco a livello mentale e fisico.

Adesso, vederla rannicchiata contro di me, con la fronte appoggiata alle mie costole e le gambe ripiegate su di me, mi scatena altre emozioni, molto più innocenti ma altrettanto intense: vederla così piccola e vulnerabile, di fianco a me, quando durante il resto del tempo è la salvezza di molti cittadini, la spalla su cui appoggiarsi, una figura di riferimento, mi fa sentire privilegiato ad averla così vicina. Poi, sapere di poterla far impazzire senza troppi sforzi mi fa stare bene con me stesso, dato che sono sempre stato uno dei buffoni di turno ma mai la causa di sorrisi tanto spassionati quanto i suoi.

Quando le ravvivo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, la sento sbuffare e respirare pesantemente, poi intravedo un braccio percorrermi il petto per poi far finire tutto il corpo di Farley sul mio. Non so come abbia fatto a scalarmi nel sonno con così tanta facilità, ma sorrido divertito mentre sistemo il mio braccio, che altrimenti sarebbe soffocato sotto il suo peso, intorno alla sua vita, dalla pelle così liscia ma la superficie piena di ammaccature.

Oltre alle leggere smagliature, che adoro sfiorare ogni volta, ha molti segni delle proteste sul corpo. Tra lividi, arrossamenti e taglietti di vario tipo, ogni volta che la vedo noto anche dei nuovi ematomi; molte volte le ho detto che potevo prestarle delle protezioni di plastica, ma ha voluto sempre rifiutare, testarda come un mulo.

Inizio ad accarezzarle la schiena, perché anche se dorme come un ghiro in letargo, sentire le mie dita percorre la sua pelle abbronzata rilassa il mio battito, leggermente accellerato. Nella mia vita, sono stato con poche ragazze, dato che non mi fido facilmente delle persone, ma qualcosa in Farley ha fatto sì che, anche inconsapevolmente, tutti i miei segreti venissero a galla con estrema rapidità. In più, il fatto che lei sia così estroversa, sarcastica, a volte anche burbera ha semplificato il mio approccio, che non sempre va a buon segno con le ragazze più sofisticate e schizzinose, a mio parere.

-Mmh...- sento mugolare mentre districo i nodi nei suoi lunghi capelli castani, quasi ramati, per poi sentire il suo viso muoversi. -Continua- mormora con la voce stanca e provata da tutti i giorni di proteste. -Buongiorno- la saluto, baciandole la fronte e sentendo l'odore di cocco dei suoi capelli, che mi fa venire voglia di divorarla in un sol boccone. -'Giorno- mi risponde, tirandosi su e baciandomi con pigrizia: le sue labbra, morbide come due petali di rosa e leggermente screpolate in corrispondenza dei canini, leggermente più pronunciati rispetto agli altri suoi denti, si appoggiano sulle mie con una dolcezza incomparabile a qualsiasi cosa che abbia mai provato in vita mia.

Se il destino esiste veramente, allora lo ringrazio di cuore.

La sua lingua, inizialmente incerta, dà il buongiorno alla mia con lentezza, permettendomi di scegliere come rispondere con calma, accarezzando il suo palato e facendola indietreggiare leggermente. Io per arrivare da zero a cento ci metto pochissimo, e lei ormai l'ha capito.

Dopo un paio di baci che mi rinvigoriscono con piacere, mi alzo e vado in bagno, dato che so che tra mezz'ora devo essere operativo. Fortunatamente, ieri mi ero posto il dubbio di dormire da Farley, perciò mi sono portato tutti i miei indumenti, oltre ai vari cellulari. Mi lavo il viso, cercando di risvegliarmi e concentrarmi su ciò che dovrò fare oggi durante una delle ultime proteste (si spera), poi torno in camera e afferro le chiavi della mia amata macchina, pagata con tanti sacrifici, per andare a prendere i miei vestiti. Farley, intenta a cucinare la colazione, non mi nota neanche uscire in mutande per prendere il borsone di tela, e quando rientro, esclama sorpresa:-Sei uscito in queste condizioni?!- io ridacchio e appoggio il borsone sul tavolino del soggiorno della sua casa, minuscolo ma estremamente accogliente. -Che sarà mai? Così tutti i tuoi vicini ti staranno lontani- dico mentre mi metto i pantaloni color oliva. -E così tutte le mie vicine chiederanno di te- risponde mentre agita un mestolo di legno in aria. Mi vesto in fretta, stando attento che tutte le protezioni siano ben fissate, mentre dico:-E tu di' loro che ti vedi con questo ragazzo estremamente bello, geloso e possessivo- le mie tasche, già piene degli strumenti che possono servire per le sommosse e le rivolte, non pesano più per le mie gambe, ormai, e il giubbotto antiproiettile è diventato parte della maglia che indosso sotto. -Allora sì che ti sbaveranno dietro- dice, mentre nell'aria si sente un buonissimo odore di caffè e uova strapazzate. La raggiungo alla penisola della cucina, sedendomi su uno dei tre sgabelli e guardandola sistemare i piatti e le tazze. -Lasciale pure fare... Tanto sono solo tuo, no?- lei arrossisce leggermente, colorando quelle belle lentiggini e facendomi perdere un battito. Le bacio una guancia prima di addentare la colazione, salata al punto giusto e sapientemente preparata; lei mi segue con più tranquillità, dato che probabilmente stamattina, come sempre, dovrà andare a lavoro e perciò entrerà più tardi.

Sì, lo so: è strano conosce così bene la sua routine. Ma sono pur sempre uno Spec Ops di Anonymous, e so fare discretamente bene il mio lavoro; inoltre, Farley parla davvero tanto, perciò so cose che magari lei si è scordata di avermi detto. Risultato? La sorprendo sempre. E vedere la sua faccia stupita quando mi ricordo qualcosa è impagabile.

-Oggi dove sono le proteste?- mi chiede, e io controllo il messaggio di Tank sul cellulare, rispondendo:-Sempre alla Howard e alla BLM Plaza. Oggi ci saranno le tv internazionali, quindi si prevede un bel casino- sbuffo, e Farley mi versa un altro po' di caffè nella tazza. -Allora bisogna essere pronti a tutto- facciamo cin-cin con le tazze di ceramica, poi, spinto dal suo gesto affettuoso, le prendo la mano e le bacio le nocche, piccole ma rovinate.

Dio, quanto mi piace farla arrossire. Ogni volta è un piacere per gli occhi.

Finiamo la colazione in silenzio, e una volta che Farley mi permette di sparecchiare, pulisco i piatti e finisco di prepararmi, andando in bagno a lavarmi i denti e sistemandomi i capelli. Farley mi raggiunge di fronte al suo specchio mentre mi sciacquo la bocca, e inizia anche lei a lavarsi i denti, per poi truccarsi:-Perché ti fai così bella?- le chiedo, anche se in realtà avrei voluto chiedere "per chi". Voglio vedere cosa mi risponde, dato che il mio obiettivo principale, con lei, è farle percepire le emozioni che provo ogni volta che fa un commento spiritoso nei miei confronti, ogni volta che mi provoca e ogni volta che inizia a discutere. -Perché lavoro alla cassa, oggi. Dovresti saperlo, dato che sei praticamente il mio stalker- le faccio sbavare la piccola linea di eyeliner quando le do una sonora pacca sul sedere, il quale stava chiamando la mia mano da una manciata di secondi. 

-Cosa sarei io?- domando, facendo finta di arrabbiarmi anche se vorrei semplicemente prenderla nel suo letto, ricominciare il loop di stanotte. -Sei un rompipalle, se continui a darmi fastidio mentre mi metto l'eyeliner- dice, facendo la vittima, mentre prende un cottonfioc e cerca di sistemare il trucco. -Ah, un rompipalle... Da che pulpito- si gira per un secondo, interrompendo ciò che stava facendo. Mi guarda con aria interrogativa, e io dico, cercando di imitare la sua voce:-"Devi aggiornarmi su Anonymous, perché io non ce la faccio a starti lontana e a non sapere che fai!"- lei mi tira una manata sulla spalla, che percepisco come una carezza. Con me non sa usare la forza che ha, ed è troppo carina quando lo nota e si mette a ridacchiare. -Non ho usato quelle parole- dice mentre ripassa l'eyeliner, che a me sembra perfetto ma che per lei, a quanto pare, è l'opposto. -Il messaggio l'ho recepito così. O vuoi criticarmi anche su quello?- finito il suo trucco, si gira e mi guarda con un sorrisetto che mi fa andare in fumo il cervello. Le prendo la nuca con la mano e mi avvicino a lei per baciarla, però poi decido di aspettare: so che lei è una ragazza davvero impaziente, perciò, quando voglio sapere se vuole qualcosa da me, mi basta accennare le mie intenzioni e vedere se continua, o se rimane impassibile. 

-La devi smettere di abbozzare le cose e aspettare che io reagisca- mi dice divertita, guardandomi con i suoi occhi color autunno, noiosi per molti ma estremamente amabili per me. -Solo se tu smetti di chiamarmi "stalker" e "rompipalle"- la sua maledetta mano sale lungo il mio giubbotto, raggiungendo il collo e accarezzandomi l'accenno di barba, facendo rizzare i peli delle mie braccia. Prendo il suo sedere tra le mani, perché so che effetto le fa e mi piace sentire il suo cuore scalpitarle fuori dalle orecchie: le sue espressioni, anche quando è minimamente eccitata, sono curiose e pericolosamente attraenti. -Hai già smesso di dare ordini?- chiede, facendomi rimanere di sasso per un millisecondo. I flashback di ieri sera, mentre la legavo e le chiedevo di succhiarmi il cazzo, o mentre controllavo i suoi orgasmi, mi fanno andare momentaneamente in black-out, ma non lo faccio notare. -Vuoi che ti faccia tremare le gambe per la quarta volta in meno di otto ore?- le chiedo, vedendola trasformarsi da leggermente imbarazzata, a vergognosamente arrapata. La bacio, sentendo la sua bocca calda fondere la mia, e ormai ho capito che le parole giuste riescono a domare lei e la sua lingua biforcuta con una facilità impressionante.

Devo per forza andare alle proteste?

Il mio cellulare suona, e la risposta mi viene data con esso.

Sì, devo proprio andare.



Ringrazio la ragazza che mi diede l'idea di fare dei capitoli con il punto di vista di Riot; mi sta piacendo un sacco, e spero anche a voi!

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