Capitolo 2
-Io non ci volevo salire, qui- dico, rossa in volto, facendo ridere la folla. -Ehm... Mi dispiace di essermi messa a piangere e aver interrotto il silenzio per George... Ma credo che tutto questo faccia veramente schifo. Mai e poi mai devono succedere delle cose del genere, soprattutto se avvengono solo perché quella persona è di colore- sento migliaia di commenti che mi distraggono, ma Sophia stringe la presa della sua mano, intrecciata alla mia, incoraggiandomi a continuare il mio piccolo discorso abbozzato.
-Dobbiamo pensare che, anche se una persona ha un colore diverso di pelle, parla una lingua diversa, ha deciso di cambiare sesso o ha una sessualità diversa... Ha una famiglia, degli amici, un partner... Ha dei sogni, delle ambizioni, dei sentimenti, delle emozioni... So che magari, se tu, poliziotto bianco, ti ritrovi davanti un uomo nero di due metri con in mano un coltello, ti spaventi... Ma ucciderlo solo per quello? Dove ti hanno insegnato il mestiere? Dove ti hanno insegnato il rispetto, l'educazione, l'etica?- sento lo scroscio degli applausi, le esclamazioni, le urla che mi infondono una forza incredibile, che mi fanno sorridere e alimentano la mia determinazione.
-Ognuno può pensarla come vuole. Posso essere omofoba e lavorare in un negozio di sex toys, ma non posso picchiare a morte un ragazzo solo perché vuole comprarsi un dildo. Tra le mura di casa posso essere me stessa, ma fuori casa devo rispettare gli altri. Siamo fatti allo stesso modo, perciò perché farci la guerra inutilmente?! Un conto è giocare ad un videogioco, ed uccidere i nemici; un conto è impugnare la pistola, puntarla contro un uomo di colore, caricarla e sparare al petto. E non c'è nessuna cazzo di giustificazione per questo gesto!- Riot e un altro uomo, alto poco più di lui e vestito nello stesso modo, cercano di trattenere le persone, che vogliono scuotere il furgone estasiate dalle mie banali parole.
-Un tempo io evitavo le persone di colore. Poi, un giorno, un ragazzo turco mi ha sorriso. Mi sono innamorata di lui, e improvvisamente, ho aperto gli occhi: lui amava cento volte meglio di qualsiasi ragazzo, lui rideva mille volte meglio di qualsiasi persona e lui aveva gli occhi più belli che avessi mai visto. E voi volete davvero continuare ad odiare le persone solo perché non sono bianche? Volete davvero continuare a trattarle peggio delle bestie che tenete in casa?- Sophia annuisce energica mentre mi giro per guardarla con la coda dell'occhio, facendomi capire che sto dicendo la cosa giusta.
-E coloro che si lamentano di queste proteste vadano a fare in culo! Vorrei sentirli di nuovo quando verrà ucciso vostro marito, vostra moglie, i vostri figli, i vostri genitori perché sono bianchi! Quando morirà la vostra, di famiglia, resterete impassibili come state facendo adesso?!- consegno il microfono a Sophia, dato che non so più che dire, e scendo dal furgone. Le persone intorno a me mi acclamano come se fossi la loro eroina, anche se sono solamente una ragazza di venti anni che ha detto la sua.
Paul, che ha raggiunto il furgone nonostante il casino, mi porge di nuovo il mio cartellone, per poi abbracciarmi e ringraziarmi. -Ma stai zitto! Non ho fatto niente- gli dico, cercando di farlo smettere, ma lui scoppia a ridere e mi stringe ancora più forte. -Hai fatto anche troppo- sento dire alle mie spalle. È l'amico di Riot, altissimo e completamente coperto da quell'armatura strana. -Non ho fatto niente- ripeto, desolata. È vero. -Fai la preziosa?- mi schernisce Riot, raggiungendoci con in mano una mazza da baseball, probabilmente sequestrata a qualcuno, dato che prima non ce l'aveva. Ridacchio e chiedo al suo amico: -Come ti chiami?- curiosa come non mai, mentre osservo la maschera di Anonymous appuntata sul giubbetto. -Alpha, ma tu puoi chiamarmi Tank- mi dice provocante, e mentre rido Riot gli tira una gomitata. -Io sono quello figo tra i due, quello che prende per il culo gli agenti- Paul e io ridacchiamo, anche se siamo confusi dal linguaggio di Tank, così colloquiale. Dalle voci sembrano piuttosto giovani, ma la loro altezza e il loro fisico mi confondono. -Allora io sarei quello inutile? Vorrei ricordarti che sono stato io a rilanciare una bomba fumogena alla polizia, l'altra sera- ribatte Riot, sentendosi sbeffeggiato. Tank sbuffa, divertito dall'amico; -L'hai fatto solamente per difesa. Non ti ho mai visto spaccare una macchina a randellate- mentre noi quattro chiacchieriamo come se fossimo un gruppo di vecchi amici, la folla si alterna e sale sul furgone per poter raccontare le loro esperienze, le loro opinioni, i loro pensieri.
-Siete venuti a tante proteste?- ci chiede Riot appena finisce di aiutare un anziano a salire la scala a pioli del furgone. Paul annuisce e aggiunge: -Sono stanco di starmene a casa a vedere i notiziari senza fare nulla. Se voglio essere rispettato, devo farmi rispettare- Tank gli dà una pacca sulla spalla che lo percuote, in segno di approvazione. -D'ora in poi, io verrò tutti i giorni. Le emozioni che ho provato oggi... Sono state incredibili- dico, esterrefatta da tutto ciò che è successo, dalla forza che ho sentito montarmi dentro mentre parlavo. Mentre parlavo ero invincibile. -E sei solo all'inizio, Farley- ribatte Riot, inclinando leggermente la testa. Arrossisco leggermente, anche se non ho nessun motivo per farlo: in fondo, ha solamente detto il mio nome. Di nuovo, per la cronaca.
-Ma voi chi sareste, di preciso?- chiede Paul, confuso, e Riot ridacchia mentre Tank risponde, serio: -Noi siamo i "soldati in prima linea" di Anonymous, in pratica... Anonymous è fatto di hacker, ma anche di assistenti politici, di commercianti, imprenditori, militari, ingegneri, scienziati, infermieri, ma anche commessi, spazzini, impiegati. Io, Riot, Athena, Scorpion, Tron e molti altri corazzati siamo semplicemente i cani da guardia, per farvela breve- sorrido, ammirata dal potere che hanno in mano e del modo in cui lo stanno utilizzando. Vorrei poterli aiutare, in qualsiasi modo. Vorrei potergli dare la forza che ho percepito oggi e pregare che la usino come stanno facendo adesso, indebolendo la polizia e il potere del Presidente.
-Se volessi aggiungermi, per aiutarvi?- non ho il controllo della mia bocca mentre pronuncio questa domanda, e Paul se ne accorge mentre sgrana gli occhi. -Ti do il foglio da compilare, così poi ti metto in lista- mi prende in giro Tank, scoppiando a ridere. -Non diventi parte di Anonymous da oggi a domani, per quanto tu sia devota alla causa- risponde Riot più seriamente. -È più complicato di quello che sembra. Neanche noi sappiamo tutto di Anonymous, dato che non si fidano moltissimo- aggiunge Tank, serio, mentre punta la visiera del suo casco verso di me, piegandosi leggermente per mimare la mia altezza. -Vi lasciamo, ragazzi. Tra poco ci sposteremo in piazza per prepararci al pranzo, perciò dobbiamo controllare che i cittadini non vengano feriti da quei coglioni- io e Paul vediamo Tank allontanarsi dopo un cenno con la mano, ma appena Riot fa per seguirlo, io gli prendo il braccio, stringendo la plastica dura delle cinghie dell'armatura. Lui si gira verso di me, e quando fisso due punti della visiera sperando di incontrare i suoi occhi, so per certo di aver assunto l'espressione più determinata, seria e convinta che abbia mai fatto. Non mi muoverò di qui finché non troverò un modo per aiutare Anonymous.
E Riot lo sa.
Né io né Paul crediamo a ciò che sentiamo quando Riot mi sussurra, avvicinandosi pericolosamente al mio viso: -In effetti, quel tuo sguardo di sfida può tornarmi utile...-
Piccola nota: ringrazio tutte le persone che mi stanno supportando. Vi prometto che dopo questa introduzione soft, raggiungerò il succo della storia. E spero di confermare le vostre e le mie aspettative... If you know what I meann!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top