Visita

Seduti sul ramo guardarono la notte e le sue stelle attraversare il cielo, aspettando l'alba che avrebbe portato il giorno al loro cospetto.
Robert circondò la vita di Aurora con le braccia, continuando a baciarla per sentirla più vicina al suo cuore.
La rosa aveva gli occhi chiusi ma lui continuava a guardarla in ogni suo piccolo movimento, continuando a riempire i suoi occhi della felicità più pura e semplice.
Mise più passione al bacio e così la pittrice dovette appoggiare la testa sulla sua spalla per non spezzarsi il collo, ogni loro fremito passava dal corpo alla gola e moriva tra le loro labbra quasi cucite l'una sull'altra.
Robert le accarezzò un fianco, attraversando la pancia per tenerla ancora più stretta mentre le foglie cantavano per loro.
Un vento solenne arrivò puntuale su di loro, muovendo i capelli, sconvolgendo i cuori.
Per farla ridere le morse una guancia, mettendo in stand by il loro sussurro eterno, facendo cadere i loro occhi tra un cielo di giada e un mare di miele.
Aurora portò una mano dietro la nuca di Rob, accarezzandogli il piccolo ricciolo che ribelle spuntava tra i suoi capelli.
Era fantastico imparare come la felicità possa durare per sempre e poi sparire.
E in una notte, nel bel mezzo di un applauso di stelle, ripresero il loro bacio mentre una foglia caduta da un altro albero piano veniva portata via dal vento, in alto, nel cielo. Lontana da loro e da quel bellissimo momento che preannunciava forse l'entrata nell'inferno, forse l'uscita dal paradiso.

Il giorno dopo, come promesso, Robert la portò all'ospedale dove tenevano sotto osservazione Giulia, la povera Giulia.
Appena entrarono nella sua stanza non videro alcun biglietto di pronta guarigione, nessun regalo, nessun peluche, solo un letto con una persona sopra.
Giulia se ne stava sotto le coperte con una mascherina collegata ad un macchinario che le copriva la bocca, le braccia che spuntavano da sopra il lenzuolo erano ricoperte da cerotti.
Con lentezza squadrò i due ospiti che forse un giorno avrebbe riconosciuto, ma per ora rimanevano nuovi ospiti per lei.
Aurora sentiva il bisogno di uscire per scappare dal dolore, ma Robert le aveva già preso il braccio, guardandola.
La rosa era spaventata.
Lui scosse la testa con sguardo severo e allora lei capì che doveva affrontare il suo mostro, con o senza di lui in ogni caso non doveva andarsene. Poteva morire, ne era consapevole, ma c'era una lunga battaglia prima dell'eterno saluto e andava combattuta.
Si avvicinò al letto, sciogliendosi in un semi abbraccio che circondò il busto di Giulia. La mora iniziò a dimenarsi.
-Ehi! Vacci piano.
Disse Robert, staccandola dalla paziente.
Aurora lo guardò come una bimba guarda il padre quando non capisce qualcosa, sentendosi come troppo immatura per quella situazione. Non ce la faceva: doveva abbracciare la sua migliore amica.
-Ha perso la memoria honey, per lei sei come un estranea.
Rob le mise una mano sulla spalla per confortarla, faceva male più a lui dirle quelle parole, ma era la verità e se non era sincero lui allora non era sincero nessuno.
La cuoca abbassò il capo e l'attore si avvicinò a Giulia cauto, con un sorriso di quelli caldi e gentili in volto, la mano dietro la schiena.
-Ciao, io mi chiamo Robert.
Le strinse la mano per simularne una stretta e la mora si calmò sorridendo, per quanto possibile, sotto la mascherina.
Aurora improvvisamente si sentiva esclusa ed odiata da quella ragazza, e non ne aveva colpa, ma si sentiva troppo inesperta e forse quello la spaventava più di tutto.
Invece osservava Rob che con calma e senza irruenza porgeva il peluche a forma di cane con un cuoricino in bocca a Giulia che con difficoltà lo prese e se lo strinse al petto.
E quando si tolse la mascherina finalmente poté parlare.
-Sedetevi pure.
Disse alzandosi lo schienale dopo aver premuto un pulsante.
I due presero le due sedie appoggiate alla parete e obbedirono, Aurora con tante parole e tante cose in mente da fare e da dire, ma non poteva realizzarne nessuna. Si sentiva come in una gabbia, legata a delle catene che le impedivano di sentirsi a suo agio.
Abbassò il capo e si stropicciò le mani.
-Io sono Giulia.
Disse ad Aurora, porgendole la mano.
La rosa alzò la testa e all'inizio stava per dire "Ma sei scema? Ci conosciamo da una vita!"...poi la dura realtà colpì severamente.
-Aurora.
E le strinse la mano, esattamente come il loro primo incontro alle superiori. E fece male, tanto male ricordare quel giorno per poi viverne uno completamente diverso.
-Cosa fate nella vita?
La pittrice non riusciva a guardarla negli occhi, semplicemente non voleva vedere il fatto di essere considerata estranea in quelle iridi scure e illuminate dal più totale nulla.
-Attore.
-Cuoca.
Annuì piano, concentrando la sua attenzione più su Robert che senza timore la guardava dritto negli occhi.
-E...io che cosa faccio?
Lui aprì la bocca per dire che non lo sapeva, ma Aurora fu più veloce.
-Giudice. E sei bravissima.
Per un attimo credette che l'avesse riconosciuta, ma poi quello sguardo sparì così com'era arrivato.
-Ah, mi piace.
Un sorriso debole apparì sulle labbra.
-Tu, io credo di averti già visto da qualche parte.
Per un attimo il cuore di Aurora si ricostruì in fretta e furia, uscendole dal petto per ammirare assieme a lei il momento in cui Giulia l'avrebbe riconosciuta, ma il suo dito e il suo sguardo erano rivolti verso quello famoso, quello che lo conoscono tutti perché fa solo il fenomeno per guadagnare di più, quello che fa il burlone solo per pararsi il culo ogni volta che deve metterci la faccia. Chi mai conosce la rosa se non la sua cerchia di amici? Chi mai si ricorda di lei? Chi mai l'ha ringraziata dopo un favore?
Tutto finì quando un medico entrò nella stanza, dicendo loro che l'orario delle visite era finito.
Obbedirono senza batter ciglio, ma Giulia prima di vederli sparire alzò il peluche al cielo.
-Grazie per il regalo!
Quando Robert la riaccompagnò a casa, Aurora sentì il gelo ghiacciare il suo cuore non appena uscì dalla Porsche.
L'attore la seguì fin dentro l'appartamento, la pittrice era di schiena in una postura rigida mentre lui le si avvicinava lentamente per chiederle come stava.
Inutile dire che indietreggiò quando si girò verso di lui, guardandolo con due occhi stanchi, arrabbiati, furiosi, ma prima di tutto ciò, Robert vide solo la paura dentro di lei.
Sapeva già troppe cose e ne intuiva troppe e forse aveva già intuito quello che sarebbe successo dopo, ma non calcolò il fatto di non essere ancora pronto per quello.

*oh, ieri sono tornata tardi dopo aver visto la bella e la bestia quindi ero morta. Adesso abbiamo la domanda dell'anno: come mi immaginate sia fisicamente che caratterialmente? Lo sapete vero che questa notte aggiornerò di nuovo e neanche voi sarete pronti? Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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