Solo per un po'

Robert spinse il suo respiro sul collo di Aurora che iniziò a percepire l'arroganza dei suoi gesti. Quando si guardavano per sbaglio prima di passare da una parte all'altra del loro corpo quasi la pittrice si scioglieva sotto lo sguardo seducente e ardente di indomita passione che Rob le stava regalando.
Era un continuo sfiorarsi il loro, una tortura sottile come una freccia che si conficca nel centro del bersaglio.
Aurora fu presa alla sprovvista quando il suo occhi nocciola si staccò da lei, iniziando a girarle intorno.
Poteva sembrare una strana danza dell'amore quella, ma gli occhi di Robert le trasmettevano l'indelebile e costante ansia di una preda quando scorge il predatore tra l'erba.
Strinse il cerchio fino a sfiorarle la spalla, fermandosi di tanto in tanto quando il suo fiato cadeva su un punto preciso della rosa e le faceva dimenticare improvvisamente dell'uso dei polmoni.
Aurora non sapeva cosa fare, ma si fidava alla saggia guida del suo predatore che l'avrebbe condotta a morte certa, ma pur sempre doveva godersi la fuga.
Robert aggiunse quello spiraglio di seduzione necessario quando iniziò a passare la mano sul ventre, continuando il suo giro attorno al suo mondo.
La rosa si morse un labbro, le dita lunghe di Rob ad un certo punto divennero possessive e strinsero la sua maglietta fra i polpastrelli, tirandola via con studiato autocontrollo.
Un brivido le si contorse nello stomaco quando l'altra mano si aggiunse, facendolo fermare esattamente dietro di lei mentre un altro brivido si liberò nel suo cuore quando lo sentì togliersi la maglietta e appoggiarsi alla sua schiena, addominali inclusi. Robert avvicinò le labbra al suo collo, lambendo la pelle con il suo caldo sospiro che scatenò in lei un maremoto di emozioni scattate in piedi con uno schiocco di frusta.
Aurora si lasciò inibire da quei gesti tortuosi per il suo controllo, ma non sapeva che Rob era anche un attore e come da copione lui esigeva le lodi, i fiori, le parate, il pubblico. Applaudiva al suo spettacolo.
Chinò il capo verso sinistra per istigarlo lasciandogli più spazio da sentire sotto le labbra, ma lui rispose con un ringhio sommesso.
Strofinò le mani sulla sua pancia, indugiando sugli addominali abbastanza in vista, deviando all'ultimo secondo prima di raggiungere le sue forme. Quelle calde mani tremanti di passione accarezzarono le braccia, sfiorandole la punta delle dita mentre ogni movimento di Robert cambiava totalmente la fonte delle sue emozioni.
Raggiunsero il collo con una delicatezza tale che quasi le sembrò di volare in un cielo che simulava la serenità, tra le loro stelle. Il passaggio di quelle mani lasciava dietro di se polvere di stelle, perché quello erano e quello sempre saranno.
Solo per un po' si spegneranno, per questo dovranno brillare più che potranno.
Ogni istinto pareva risvegliarsi al ruggito baritono del leone che iniziò ad inseguire la preda.
Robert le artigliò i fianchi, imprimendo le dita nella pelle candida della rosa fino a farla gemere. Le baciò il collo con un affondo di denti in prima linea, lasciando correre le mani fameliche verso il suo reggiseno. La strinse ancora di più, facendo aderire la forma della schiena ai suoi addominali scolpiti.
Ma non appena Rob mise una mano sul gancetto del reggiseno, un cellulare squillò fastidiosamente nella sala.
Il proprietario per sbaglio guardò il display e il suo sguardo già scuro per natura si scurì ancora di più, intingendogli le iridi nella più buia delle notti.
Vestì prima Aurora e poi se stesso, guardandola a malapena.
La pittrice iniziò a perdere la sua vernice quando per sbaglio sfiorò il suo sguardo cupo e triste.
-Che succede?
Chiese preoccupata, archiviando solo per quel momento il ricordo di prima.
Robert raccattò tutte le sue cose, scagliandosi quasi con violenza contro di lei che fu travolta da un bacio passionale come un treno in corsa che ti investe senza che tu te ne accorga, quella voglia di rimanere l'avvertì forte e chiara.
-Mi hanno mandato un messaggio dal set, è successo qualcosa di brutto.
-Oh.
Aurora abbassò lo sguardo già convinta di vederselo sfuggire fra le dita, la sua mente fu attaccata da milioni di pregiudizi. Già iniziò a sentirsi male per averlo fatto pentire delle sue azioni, pensò subito che non l'avesse ancora perdonata per la sofferenza della loro precedente distanza.
Robert si fermò un secondo e la vide li, capo chino immersa in chissà quanti pentimenti.
Le alzò il viso, costellandolo di baci.
-E tu vieni con me.
Solo per un po' si sentì cadere, ma le sue ali l'avevano già sollevata.

*mmmm, sono stanca. Voglio il sabato, necessito del weekend. Domandina: cosa pensavate all'inizio del capitolo? E alla fine? Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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