Sfiniti

-Ci sarà il rimpatrio della salma a breve, io sono venuta per consegnarti questo.
Aurora e sua madre erano sedute sul divano che sosteneva i loro corpi sfiniti, stanchi da tutti quei scossoni che la vita dava ripetutamente.
La più giovane delle due afferrò una busta bianca, accuratamente preparata.
Rigirandola fra le mani quasi poteva vedere e sentire il vecchio padre chino a scrivere su quella scrivania di quercia che tanto amava descrivere nelle lettere le mensili, dove il clima caldo e atlantico di Cape Town entrava dalle finestre.
Non era pronta.
-Non ci riesco.
Piagnucolò, gettando la busta sul tavolino di fronte a loro.
-Era l'ultimo desiderio di papà, fallo per lui.
Rammentò la madre, appoggiando una mano stropicciata dalla vecchiaia sulla spalla scossa dai brividi della pittrice che aveva perso ogni colore.
Aurora guardò l'ultima certezza che le era rimasta negli occhi, trovando solo in quei due occhi che conosceva sin dal primo respiro la forza di andare avanti e conoscere il proprio destino.
Allungò una mano riluttante verso la busta, aprendola con delicatezza quasi soppesando l'impatto che il contenuto avrebbe riscosso sulla sua moralità e resistenza emotiva.
Con una domanda nello sguardo tenne tra le mani quello che sembrava un biglietto aereo di sola andata.
-Siccome tu ci hai regalato il nostro sogno più grande, era doveroso ricambiare il favore.
Aurora sorrise al biglietto aereo e successivamente alla madre che nonostante la mancanza del marito sapeva che l'ultima persona su cui poteva ancora scommettere era la rosa.
-All'inizio io ero un po' preoccupata, ma tuo padre mi disse:"Ma si, che vada via da quel paese, che vada a vivere nel suo sogno! Ho insegnato a mia figlia l'arte dell'avventura e se non rischia tutto, beh, continuerà a perdere!"
Aurora giurò di sentire la voce del padre pronunciare con sicurezza quelle parole così significative per lei, ma che andavano a toccare la sua paura più grande rivolta al fallimento e al rimorso.
Sembrava che il padre le avesse lanciato un'ultima, rocambolesca sfida per vedere fin dove era disposta a rischiare per riprendersi ciò che aveva perso.
Eppure lei non aveva mai menzionato il fattore Robert ai genitori, forse perché voleva risparmiare loro l'ennesimo problema da adolescente in crisi ormonale, anche se si era rivelato un problema ben peggiore.
-Quindi dopo il funerale, quando te la senti, prendi questo biglietto e vola a New York!
Si, doveva staccare dall'Italia, dal mare, dalla vita di pittrice e cuoca.
Doveva finalmente osare e mettere i piedi fuori dall'Europa e volare negli USA per vivere una vita nuova, una semplice vacanza che poteva anche rivelarsi un nuovo inizio.
-È di sola andata, sta a te decidere se fare ritorno oppure no.
Aurora ringraziò mentalmente il padre e spostò lo sguardo sulla donna con un sorriso di gratitudine per essere stata compresa senza aver spicciato parola.
-Non vi dimenticherò mai.
Disse, lanciandosi contro la madre per abbracciarla come faceva lei quando era ancora in fasce.
Il suo stato d'animo era sfinito, quasi Aurora era stanca di provare emozioni e invidiava quelle persone fredde e distanti che sembravano svuotate dai sentimenti.
A volte odiava essere così emotiva, avere le lacrime facili, farsi toccare da cose per cui non vale la pena reagire.
Però no, non era così e questo lo sapeva anche lei nel suo profondo.
Perché in ogni situazione, in ogni momento della nostra vita bello o brutto che sia, sono i sentimenti che alla fine ci salvano.

*domani inizia scuola...io non ci posso credere! Però poi penso a Roberto che deve farsi quindici ore a lavorare sul set tra il rifare le scene e cose così e dico no grazie, preferisco scaldare una sedia per sei ore. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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