Quando
L'autunno era arrivato e la stagione di punta del pub Stardust terminata per l'ennesima volta.
Molte cose erano successe nell'estate precedente, ma per la proprietaria del ristorante la stagione precedente era da cancellare e cancellare senza lasciare nemmeno un ricordo di quei mesi disastrosi
Il Stardust restava aperto solo dal tardo pomeriggio alle undici di sera e per la proprietaria Aurora significava più tempo per se stessa, e lei odiava stare da sola.
La ragazza dai capelli rosa era in salotto con il primo giorno di pioggia fuori, avvolta da una coperta calda a guardare fuori dalla finestra il buio e la nebbia che venivano colpiti dalle gocce.
A volte si chiedeva come diavolo aveva fatto a vivere dopo il giorno più brutto della sua vita e di tutte le estati disastrose della sua classifica.
In qualche modo era andata avanti, aveva cercato di dimenticare per quanto fosse possibile, ma quel giorno era l'unico giorno che non riusciva a dimenticare, non voleva dimenticarlo. Forse perché quel giorno aveva capito il significato della perdita, o forse quello del destino.
Non voleva dimenticare quel giorno perché significava la fine della sua fede nell'amore e l'amore fa....schifo.
Aveva capito cosa si prova quando si vuole stare soli ma in realtà tutto ciò di cui si ha bisogno è di avere qualcuno accanto.
Aveva capito che tentare di andare avanti è impossibile e si può solo fare finta che il problema arenato nella nostra mente non esista.
Aveva capito che quando si perde l'unica cosa per cui vale la pena tentare, la sola cosa per cui vale la pena continuare a vivere, dimenticare è come cercare di fermare il vento: impossibile.
Così spesso e volentieri rivolgeva lo sguardo oltre il mare, oltre l'orizzonte, oltre ogni continente che la divideva da quel giorno d'estate e parlava attraverso i pensieri.
Aurora era ancora solare e amichevole, ma aveva perso quella capacità di credere ancora nella felicità.
Perciò si che continuava a ridere e scherzare, a fare l'animatrice di ogni festa importante del paese, ma dopo quel giorno ogni suo sorriso aveva perso il suo splendore e ogni risata equivaleva ad un lungo ed eterno pianto del cuore.
E quando gli amici cercavano di parlare con lei a proposito di ciò che era successo quel giorno, Aurora moriva.
Si spegneva, perdeva il sorriso, la gentilezza, la luce, blackout. Moriva.
Non voleva parlare di quel giorno, ma non le piaceva prendere in giro gli altri con una frase nata dalla codardia, né tantomeno prendere in giro se stessa.
Ma era necessario per lei ignorare quel demone, perché non era sicura di poterlo affrontare e quel poco istinto di cui si fidava ciecamente aveva smarrito la via.
Ma quel dolore era destinato ad ambire a premi più prestigiosi della sua pseudo depressione.
Così suonarono al citofono e quando Aurora si alzò per vedere chi era quasi urlò.
Perché a volte quello che abbiamo lasciato andare torna, e quando non lo fa, siamo noi che dobbiamo andare a riprenderlo.
-Mamma?
*ebbene sì, la leggenda continua dopo un giorno. Ho ripensato alla trama più e più volte e sono scoppiata in lacrime pensando al finale di How i Met Your Mother, ma dettagli. Volevo aspettare qualche giorno per prolungare il conto alla rovescia di @julian_wells , ma non riuscivo più a tenere tutta la trama in mente senza scriverla perché anche questa la adoro e se non la adorerete anche voi allora posso considerare la mia carriera un fallimento. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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