Invito
Aurora si svegliò nel letto del secondo piano quando l'alba era già passata e aveva già dipinto il paesaggio austriaco con una bellezza unica da avere un solo colore.
Si girò di fianco con le labbra schiuse, pronte ad assaporare le loro corrispondenti che sapevano ogni giorno di un amore migliore, più grande, ma oltre lei baciò solo il vuoto quel giorno, quella mattina della Vigilia.
Si mise a sedere di scatto, allarmata, il posto di fianco a lei era completamente vuoto e non c'era nessun biglietto, nessun avviso, solo il profumo fresco di estate e limone impresso nelle lenzuola. Eppure erano rimasti abbracciati tutta la notte, stuzzicandosi fino a farsi la lotta. Ma non la lotta con i cuscini, non erano delle fighette che se le tocchi si sfaldano, avevano lottato sul serio come due fratelli.
Robe che il wrestling non aveva niente a che fare, ma anche se Robert avrebbe potuto spezzarle ogni osso chiamandolo per nome, si era contenuto per farla vincere. Aurora sorrise a quel ricordo, sfiorandosi il piccolo livido che le aveva lasciato sul braccio che non faceva neanche male, avevano lottato senza tirarsi dei pugni in faccia per così dire.
Si stiracchiò, abbracciando successivamente il cuscino di Rob che ancora portava il suo buonissimo profumo, lo stesso profumo che era capace di farla calmare o di farla eccitare.
Si alzò arrancando un pochino per colpa del duro allenamento di ieri, senza contare la lotta a corpo libero di notte quando in realtà una coppia dovrebbe dormire o divertirsi.
Quando scese in cucina per farsi la colazione restò pietrificata alla vista di un piatto con sopra il paradiso della cucina, solo per lei. Il suo occhio da cuoco subito andò ad indagare nei minimi dettagli se ci fosse qualche errore nella cottura dei pancake o una stesura non omogenea della Nutella, ma tutto sembrava essere uscito da quelle foto perfette che si trovano su internet. Si avvicinò e anche l'odore la prendeva per il naso e la trascinava verso il cibo.
Si sedette con occhi e bocca che sbavavano, iniziando a mangiare la sua colazione da chef, quasi superava la sua bravura, quasi.
Non poteva aver cucinato tutto quel ben di Dio Robert, cioè, non poteva essere così bravo. Non poteva sul serio aver passato la mattina a studiarsi una ricetta come Ave Maria.
Ma chi lo sa, sono sempre i migliori a stupire. Nel bene e nel male.
Quando finì di degustare il suo piatto andò in sala per iniziare la sua ispezione dello chalet alla ricerca dell'attore, ma vide sul davanzale del camino ciò che non aveva mai visto prima: un biglietto d'invito.
Alle 10:30 passeranno a prenderti, ti amo
Ps. Ti dovrò punire per quello che è successo ieri sera.
Lo riconosceva proprio perché non si firmava mai, ma la sua curiosità venne invogliata da un indicazione silenziosa che solo chi conosceva Sherlock Holmes poteva intuirla: la posizione del biglietto.
Era inclinato verso il corridoio che portava alla prima camera da letto, sembrava essere stato messo in quella posizione volontariamente perciò la nostra detective improvvisata corse dentro la camera, dovendo richiudere subito la porta per lo spavento.
Prese un profondo respiro, riaprendo di scatto la porta per saltare addosso alla figura che si trovava nella stanza: un manichino con un una faccia da clown dipinta sopra. Aurora smise di riempirlo di pugni quando si accorse che non era umano e che, nella mano rigida, c'era un altro biglietto.
Ahahahah, lo sapevo! È nella stanza a sinistra idiota.
-Che bastardo.
Disse lei, approfittando del fatto che lui non fosse in casa o che si era nascosto da qualche parte per spaventarla di nuovo, altrimenti ora come ora se lo sarebbe ritrovato addosso che le ordinava di ripetere quello che aveva detto mentre la faceva sua un'altra volta.
Corse nell'altra stanza, una stanza vuota che non aveva mai aperto, ma dove al centro c'era un manichino molto meno spaventoso con addosso la bellezza dell'universo. Aurora si coprì la bocca, avvicinandosi all'abito color canarino con delle rifiniture leggere in azzurro ghiaccio che risalivano dal bordo della grande gonna fino al busto. Non sembrava, ERA un abito da principessa.
Sfiorò la seta, una scossa di brividi l'attraversarono solo sfregandola fra le dita.
E come sempre odio fare questi salti temporali, ma senza Robert la storia non va avanti, perciò perdonatemi se vi dico che ore ed ore dopo, la rosa, anzi, la principessa, stava seduta non nella jeep di Fabian, non in un aereo.
La principessa Aurora era seduta ed osservava le stelle sopra di lei, mentre i cavalli trainavano la carrozza verso un vero e proprio castello.
*mi dispiace tantissimo, ma anche il cuculo deve terminare la sua canzone. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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