Fermo
-Signorina rosa, le comunico che siamo appena atterrati.
Aurora spostò lo sguardo dal finestrino al tipo alto, biondo e tedesco fino al midollo. Lo guardava starsene tutto ritto e impettito con le mani avvolte l'una nell'altra.
-Sai credo di non essere ancora arrivata al punto di perdere la vista.
Rispose lei con balzante ironia, slacciandosi le cinture per poi alzarsi e raggiungere il biondino, alzando di parecchio gli occhi per guardare quei due mari blu.
Il tedesco stirò le labbra in un silenzioso sorriso d'imbarazzo.
-Oh, mi dispiace, non volevo offenderla.
-Lo credo bene vecchio mio!
Rise lei, passandogli di fianco non prima di avergli dato una sonora pacca sulla spalla. Aprì la porta per sbirciare ciò che non aveva visto del jet, ma vide solo un corridoio destinato alla cucina e ai posti letto.
Si lasciò riempire gli occhi da tutto quel lusso mai visto.
Si voltò verso occhi blu, vedendolo statuario ricambiare lo sguardo.
-Come ti chiami, vichingo?
Domandò appoggiandosi allo stipite della porta, cercando almeno di fare un po' di conversazione per spianare la sua confusione che le frullava in testa.
-Fabian, signorina rosa.
Aurora annuì.
-Bene Fabian, come si esce da questo labirinto tutto oro e scintille? Se mi avete rapito, almeno lasciatemi vedere il posto in cui si svolgerà questa emozionante gitarella fuori porta.
Il ragazzo in questione si risvegliò dalla sua paralisi e con un gesto si fece seguire da Aurora che cercava in qualche maledetto modo di reprimere l'impulso di rubare un posacenere.
-Per caso ho dei bagagli oppure mi lasciate sola in un bosco per una prova di sopravvivenza?
Fabian non si girò neppure.
-Tecnicamente i suoi effetti sono nel posto dove devo portarla, ma ho qui uno zaino di sua proprietà.
Ed afferrò una sacca color verde militare da un ripostiglio, porgendolo alla pittrice che l'afferrò per studiarne il tessuto in jeans ed osservare curiosa le spille che lo decoravano.
-Non è mio, però è molto bello!
Non si fece troppe domande poiché Fabian la ignorò bellamente fin quando non arrivarono davanti alla porta d'uscita. Il biondino allungò un braccio verso l'appendiabiti dietro di loro e diede un giubbotto pesante ad Aurora che indossò per prepararsi all'inverno austriaco.
Fabian si concesse una frazione di secondo per sorriderle e aprì il portellone, lasciando uscire la cuoca per prima mentre il freddo gelo l'accolse a braccia aperte. Vedeva solo montagne e tetti intorno a lei, e dei boschi lontani.
-Questa non è Innsbruck.
-Questo è un paesino vicino.
-E hanno un aereoporto?!
-Si, però è privato.
-Ah ah, non l'avevo notato.
Scese le scale ripide come le montagne attorno a lei, con noncuranza, come se fossero delle comunissime scale. Fabian la raggiunse con una prudenza quasi fastidiosa.
-Aspetti! Vada piano altrimenti potrebbe farsi male.
-Chi va piano va sano e va lontano!
Saltò due gradini e si ritrovò a calpestare per la prima volta l'Austria che sotto i suoi piedi tremava di storia e di neve, tanta neve.
Si voltò con un sorriso spregiudicato.
-Ma chi va veloce arriva prima!
Gli fece l'occhiolino e iniziò a correre verso l'uscita davanti a lei, il tedesco che le arrancava dietro cercando di tenerla a bada come un padre che rincorre la figlia in un negozio di bambole.
-Si fermi!
Aurora attraversò il piccolo aereoporto con facilità, bloccandosi ad un centimetro dalla vetrata per ammirare con due occhi a forma di cuore una splendida jeep nera e da escursione. Fabian arrivò subito dopo con il fiatone in gola.
-E adesso saliamo in macchina.
Ansimò il biondino, seguendo la pittrice fuori dalla struttura per aprire la jeep con le sue chiavi, osservandola montare a bordo con felicità.
La cuoca osservò l'interno dell'abitacolo con ammirazione.
-Non male.
Fabian sorrise leggermente e mise in moto, uscendo dal parcheggio per poi unirsi ad una stradina che aveva tutta l'aria di essere poco frequentata. I problemi iniziarono quando improvvisamente sterzò verso sinistra, su un sentiero quasi invisibile, addentrandosi nel bosco.
C'erano alti alberi pieni di neve che incombevano sulle loro teste.
-Okay Fabian, che cosa stai facendo?
La realtà tornò ad urlarle contro, e non fu affatto gentile. Si aggrappò al sedile quando l'auto fece un salto per colpa di un masso.
-Mi perdoni se le dico che non posso darle informazioni.
-Rassicurante...
Guardò per una buona mezz'ora fuori dal finestrino, giusto per non guardare dove stavano andando perché in fondo aveva paura...ma quando si fermarono allora si che si concentrò davanti a lei.
-Mi scusi, ma deve scendere.
Aurora, ancora incantata da ciò che le si parava davanti, scese dalla jeep per sua spontanea volontà, ignorando il fatto che Fabian appena aveva chiuso la portiera aveva fatto dietrofront per sparire di nuovo fra gli alberi.
E la rosa continuò a contemplare il bellissimo chalet di montagna a due piani che le si parava di fronte, dietro la casa si intravedeva un magnifico lago ghiacciato.
Strinse la spallina dello zaino, deglutendo qualunque emozione le attraversasse il cuore.
I veri problemi iniziarono quando dallo chalet uscì una persona, una persona che fece perdere la presa di Aurora che lasciò cadere a terra lo zaino.
Tutte le sue emozioni tornarono a galla, e ci rimasero.
Il tempo si era fermato.
*argh! C'è una cosa che vorrei dirvi ma no, non posso. Quanti segreti dobbiamo tenerci noi scrittori miseriaccia. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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