Confusione
Aurora aprì piano gli occhi, infastidita da quel cambio di luce improvviso.
Era seduta su un sedile, sotto la schiena percepiva la morbida pelle dello schienale calmare il suo leggero male di testa mentre ruotava leggermente la testa sinistra. Con gli occhi di giada ancora socchiusi mise a fuoco un'altra fila di sedili beige.
Si sporse in vanti per cercare di alzarsi, ma il suo busto era completamente bloccato da delle cinture di sicurezza.
Con la mente piena di pensieri alzò lo sguardo e vide un soffitto semicircolare con delle luci accese, davanti a lei c'era un tavolino di quelli presenti nei jet privati. E, difatti, lei si trovava proprio in un jet privato, in volo.
A fatica squadrò un bicchiere d'acqua davanti a lei, in attesa di essere bevuto. Ma non si fidava molto dopo essersi ricordata della mano col fazzoletto.
Era chiaro che l'avevano addormentata se non narcotizzata.
Si sentiva stanca e aveva una voglia matta di richiudere gli occhi e tornare a dormire, ma la sua voglia di sapere dove si trovava le impediva di riposare.
Senza preavviso si sbilanciò verso destra, dovendo appoggiare la mano sul muro per sostenersi. Con gli occhi in procinto di chiudersi sbirciò fuori dal finestrino, ma sotto di lei si stagliavano solo montagne e valli.
Con la gola arida di inumidì le labbra, abbandonando la testa sul sedile, ingoiando quel panico che lentamente penetrava la sua pelle.
Era confusa, perciò decise di fare mente locale di quel che era successo quel giorno a New York. Si ricordava la mano, ma l'aveva vista solo per pochi secondi e l'unica cosa che si ricordava era il fatto che fosse grande e nervosa, ma più di tanto la sua memoria non lavorava in quel momento.
Era un uomo poiché, quando si era aggrappata al suo collo per non cadere, aveva percepito sotto le dita dei capelli cortissimi e un collo forte.
Il profumo proprio non se lo ricordava, ma le era parso di sentire un leggerissimo odore di dopobarba.
Ma ragionare troppo in quel momento la portava ad un mal di testa sempre più fastidioso, perciò si costrinse a terminare lì le sue deduzioni. Si passò una mano sul volto stanco e mezzo addormentato, scattando da zero a cento in un secondo non appena nel corridoio fece irruzione un uomo biondo, altissimo, occhi azzurri e con un'aria da nordeuropeo.
Ingessato per bene nel suo smoking.
-Dove mi trovo?
Aurora non era brava a nascondere le emozioni.
-Stia tranquilla signorina rosa, non le succederà nulla di male.
Disse lui con voce profondamente giovanile quanto macchiata da un fortissimo accento tedesco. La pittrice accennò un sorriso, concedendosi due secondi per guardare il fisico atletico e slanciato del biondino. Era pur sempre una donna.
-Le chiedo cortesemente di bere il bicchiere d'acqua, le garantisco che non è stato trattato con nessuna sostanza chimica o nociva per la sua salute.
Aurora fissò prima il bicchiere poi il tedesco, un sopracciglio ironicamente alzato per esprimere un dubbio naturale.
-Starà molto meglio, mi creda.
Aurora alzò le mani in segno di resa.
-Occhi blu parla, occhi blu comanda!
E detto ciò bevve lentamente quella che fu sicura fosse acqua più fresca della pioggia, quasi fosse stata presa da una sorgente appena due minuti fa. Con calma il liquido le riempì il corpo, rinfrescandolo.
-Jedenfalls, benvenuta a Innsbruck!
Aurora strabuzzò gli occhi e guardò subito fuori dal finestrino dove, in effetti, la città austriaca si estendeva sotto le ali del jet, le montagne innevate da cornice.
Sorrise. A primo impatto sorrise.
*bella città vero? Adesso occhio che arriveranno le ragioni per cui ho messo il bollino rosso😏😏😏😏. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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