Buio
Aurora stava camminando per le strade di New York, diretta verso la casa che non le apparteneva. Zed trotterellava allegro al guinzaglio vicino ai suoi piedi.
Era troppo silenzioso il vuoto che la circondava, senza più nessuna battuta da poter fare, nessuna gomitata o rimprovero.
Aurora si voltava e non vedeva più due occhi da cerbiatta, a volte le pareva di sentire una voce candida e giovane prenderla in giro, ma di quella persona rimaneva solo lo spirito al suo fianco.
Era passato un mese o poco più da quando aveva lasciato andare Robert, e lo dico con tanta tranquillità poiché in quel mese non successe nulla di rilevante, se non che la rosa iniziò ad andare a trovare Giulia sempre più spesso, ricucendo pezzo dopo pezzo la sua memoria.
Ora la mora aveva un vago e opaco ricordo di loro, e questo bastava per ricreare il loro legame da zero.
Era passato un mese e dicembre era già iniziato, a New York la neve incorniciava ogni angolo e rendeva l'atmosfera sempre più magica in attesa della grande festa.
Era passato un mese e Aurora non sentiva più quella voce particolare, roca e dolce.
Era passato un mese e Aurora non vedeva più quel sorriso unico, una lamina di luce che illumina l'oscurità.
Era passato un mese e Aurora non guardava più quei due occhi nocciola, nati dall'alba e sofferenti al tramonto.
Gli mancava molto, ma d'altronde neanche lui era tornato a cercarla, e sapeva perché. Alla fine quelle intere notti passate rannicchiata sotto le coperte, scossa da brividi e da continui incubi l'avevano spinta quasi al malsano pensiero dell'autolesionismo, ma non appena rischiò di cadere per sempre finalmente realizzò l'insegnamento di Robert.
Man mano che i giorni passavano il sangue scorreva sempre più lento dai muri, fino a scomparire.
Robert l'aveva guarita usando la malattia stessa.
Ma solo una parte di lei era guarita, l'altra si teneva ancora stretta i resti dei demoni distrutti lentamente e da sola, con l'obbiettivo di rendere felice Robert posto come la più grande delle vittorie.
Perciò Aurora viveva tra due anime: una parte di lei emanava una coltre nera e densa, l'altra la irradiava di luce nuova e bianca come la giustizia. Stava solo a lei decidere quale parte prendere.
Forse a causa di quell'allontanamento aveva sofferto più del previsto, ma questo Rob non doveva ancora saperlo.
Quando raggiunse la tanto amata ed odiata casa entrò senza indugiare oltre, sbucando nel tipico salotto ampio e americano, sguinzagliando Zed che non si mosse e rizzò le orecchie vigile.
Aurora aggrottò la fronte e si guardò attorno, seguendo lo sguardo del cucciolo.
Per ironia della sorte afferrò la mazza da baseball appoggiata di fianco alla porta, ma una mano la raggiunse da dietro e fulminea le tappò la bocca e il naso con un fazzoletto bagnato.
Aurora tentò di staccare la mano, ma quando sentì le ginocchia cedere si aggrappò al collo di quello che fu sicura fosse un uomo.
E in un attimo il mondo divenne più buio.
*ve lo dico? No, non voglio causarvi così tanto dolore, lo so che vi siete affezionati a questa storia dopotutto. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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