A braccia aperte
Aurora spalancò le braccia, inspirando l'aria frizzante di New York che le smussava gli spigoli indesiderati dell'anima.
Girò lentamente su se stessa con il naso all'insù, rivolto verso le vette dei grattacieli giganteschi che parevano caderle addosso da un momento all'altro.
Giulia corse in strada talmente era trafficata quella zona per chiamare un taxi, afferrando Aurora per la manica del parka, tirandola via da quella bolla di ammirazione che si era costruita attorno agli occhi.
Il taxista le aiutò a caricare le due valige nel bagagliaio e poi via, verso la ricca Manhattan.
La rosa si sfregò le mani per cercare calore non appena la macchina gialle si mosse, la fronte praticamente un tutt'uno con il finestrino che la divideva dall'aria della città.
Durante il viaggio la pittrice indicò ogni monumento, ogni palazzo e ogni ristorante che aveva visto solo in foto, urlando di gioia e di stupore ad ogni cosa bella che le capitava a tiro.
Le sembrava di volare semplicemente con la testa appoggiata sul vetro freddo, gli occhi adoranti rivolti verso le luci fuori che sembravano chiamare il suo nome. Giulia dovette trattenerla con la forza quando giunsero a Time Square per non farle aprire il portello e vedersela correre davanti agli occhi in mezzo alle macchine.
L'artista in lei vedeva in ogni strada tutti i personaggi di storie inventate che camminavano in quei posti magnifici descritti solo dai libri.
Chissà quanti alieni e quanti supereroi volavano sopra il cielo di New York, chissà quanti personaggi iconici del cinema avevano calpestato quei marciapiedi.
Non appena giunsero alla volta della casa di Giulia, la cuoca uscì dal taxi e corse dietro per afferrare le valigie, seguita dopo un paio di minuti dell'amica che vedeva tutto quell'entusiasmo con un cipiglio di divertimento.
Giulia viveva in un appartamento tipico newyorkese, con quella scalinata dove spesso le persone si siedono per parlare o per riflettere.
Entrarono senza indugi, Aurora davanti con le chiavi che la mora le aveva dato in mano e la completa devozione che provava per New York riflessa in ogni sua azione. Dopo aver percorso il lungo corridoio dalle pareti verdi, giunsero davanti alla porta numerata 3C.
La rosa inserì la chiave nella serratura, la mano che tremava dall'emozione.
Non appena spalancò la porta la richiuse di scatto, fissando con incredulità mista ad invidia Giulia che ricambiò uno sguardo interrogativo.
-Ci sono i ladri?
Chiese tutta preoccupata.
-Hai un salotto enorme.
Alzò le spalle.
-Sono tipici di queste parti.
Aurora sbatté le palpebre più volte.
-Si, ma io non ti avevo detto di prendere un salotto più grosso del mio!
Giulia sbuffò con una lieve risata e la spinse dentro, vedendola abbracciare con gli occhi ogni mobile della sua casa.
Insomma: salotto ampio ma privo di qualsiasi mobile di prestigio, quadri moderni qua e la, divano morbido con cuscini da abbracciare sopra, televisione nella norma, librerie ovunque, un arco che collegava la sala alla cucina e infondo due porte una di fronte all'altra che costituivano le camere da letto.
La porta del bagno di fianco a quella della camera da letto di sinistra.
Aurora osservò oltre la finestra la scala antincendio che portava alla terrazza.
Batté le mani come una bimba felice.
-Dove sono queste due persone?
Chiese lei euforica.
-Eccoli!
Gridò Giulia con una voce alquanto stupida e stridula, abbassandosi non appena un cucciolo di golden retriever sui quattro mesi le saltò addosso, leccandole la faccia.
La pittrice sentì qualcosa strusciarsi contro le sue gambe e non appena abbassò lo sguardo vide un gatto rossiccio soriano che faceva le fusa.
Si sedette a gambe incrociate sul duro pavimento di legno, lasciandosi travolgere dalla felicità del piccolo cagnolino che le saltò praticamente in faccia, facendola sbilanciare indietro.
Iniziò a ridere non appena iniziò a tartassarla di baci con quella piccola linguetta rosa.
-Falla respirare!
Disse Giulia, prendendo in braccio il golden.
Aurora si rialzò con il viso tutto appiccicoso e piena di peli in ogni parte del corpo.
-Ti presento Zed!
Disse l'amica, indicando il cucciolo.
-E il vecchietto è Romeo.
Indicò il gatto adulto che si era appena appollaiato sulle gambe della rosa, pretendendo delle carezze che non tardarono ad arrivare.
Aurora accolse quella nuova vita così, a braccia aperte.
*dai prossimi capitoli in poi iniziano i guai, credetemi. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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