27. Monster AU

«E questi cosa sarebbero?» chiede una voce, profonda, fumosa e pungente allo stesso tempo, nella penombre del grande salone, da sotto uno dei colonnati laterali.
  Gli umani la descriverebbero come la chiesa del diavolo, ma quella non è né l'una né dell'altro. È la dimora di una famiglia che si perde negli anni e nelle generazioni, non classificabile con alcuna specie esistente sul pianeta. Sono cosiddetti mostri, esseri che incutono timore per il loro aspetto inusuale.
Il loro nome, nella lingua dei mortali, è Joestar.
  «I vostri umani.» risponde una voce che è il magma bollente di una cavità vulcanica, il suolo che si sbriciola, di cui della sua figura si vedono solo gli occhi rossi.
  Lui è il capofamiglia Jonathan - il suo vero nome avrebbe tutto altro suono, come quello dei suoi discendenti -, l'unico essere a cui gli altri Joestar obbediscono.
  «E che dovremmo farci?» chiede la stessa voce di prima, la voce di Joseph, che fa un passo avanti, uscendo dall'ombra delle arcate laterali.
  Di poco più piccolo fisicamente del capofamiglia - che ha le sue buoni dimensioni -, suo nipote, il corpo non ha una vera e propria consistenza. È come se fosse fatto di una sostanza fumosa ma gelatinosa, viola. Una folta criniera leggermente più chiara avvolge le sue spalle e copre buona parte della schiena e del petto, mentre il volto è un incrocio tra sembianze umane e feline. Grandi e affilati denti determinano la linea della sua bocca, mentre un paio di tondi orecchini dorati indicano vagamente dove siano le orecchie. In più, ha due paia di lunghe corna nere, uno sulla fronte e l'altro ai lati del capo.
  «Loro possono vederci, Joseph. Me ne sono accertato personalmente.» risponde pazientemente il capofamiglia.
«E dunque? Me li devo mangiare? Lo sai che gli umani sono spesso indigesti.» insiste ancora il più giovane, avanzando verso dov'è seduto il capofamiglia.
«Sta dicendo che ci serviranno per il Piano, Padre.» si aggiunge una terza voce, mentre il suo possessore si fa avanti a sua volta.
  Josuke è uno dei membri più giovani della famiglia, ma ha ereditato la furbizia del padre e l'intelligenza caratteristica di famiglia, rendendolo un tipetto con un sorrisetto quasi derisorio costante in qualunque situazione.
Al contrario del padre, il suo volto è completamente umano, mentre il corpo è coperto di piume nere, più lunghe sulle braccia e sulla schiena, che nella luce hanno riflessi blu. A prima vista può sembrare quasi innocuo, ma è su lui che si basa l'intera salute di famiglia. Inoltre, è molto veloce, quando vuole.
  «Oh.» capisce finalmente Joseph. «E come li useremo?»
«Bisogna proprio spiegarti tutto vecchio.» commenta una quarta voce, dal suono di un fondale marino.
  Jotaro è freddo, in qualunque senso lo si intendi. Tendenzialmente vive nelle profondità degli oceani, come un eremita solitario - nonostante il ruolo dell'eremita sia di Joseph -.
La pelle della parte superiore del corpo - quella più umana - è formata da denticoli dermici, come la pelle degli squali, mentre la lunga coda che si perde nel buio ha squame più colorate, di diverse tonalità di blu e nero. I suoi occhi sono pallidi, di un azzurro quasi bianco, la pupilla praticamente assente. Due piccole pinne spuntano tra i capelli neri simili ad alghe, da dove dovrebbero esserci le orecchie - funzionano anche da orecchie quando è sulla terraferma.
In realtà potrebbe tramutare la lunga coda in un paio di gambe ma quando è obbligato a stare fermo a lungo in uno stesso punto preferisce un aspetto più simile a quando è in acqua.
  «Non assaltarlo così, Jotaro.» da come gorgoglia il magma, il capofamiglia deve aver sorriso. «Non è stato molto presente quando abbiamo deciso questa parte del piano.»
«Dì pure che era impegnato a divertirsi con le femmine umane.»
  Jolyne è l'unica femmina della famiglia, ma non per questo ha meno carattere degli altri. Anzi, ha la stessa lingua piccante di Josuke, ma il temperamento silenzioso del padre Jotaro - ne esce fuori una combinazione che se volesse potrebbe tranquillamente diventare lei capofamiglia. Ma porta rispetto a Jonathan, vedendo in lui la figura paterna che non è stato Jotaro - o almeno, non lo è stato quando doveva.
Le sue fattezze umane si perdono nel volto, dai denti scoperti in cui i lunghi canini si incrociano e dagli luminosi occhi bianchi, privi di pupilla, attraversati da una linea orizzontale che muta continuamente, e dai muscoli non adatti ad un fisico da femmina.
I capelli color carbone, schiarendo nelle ciocche laterali al viso in un grigio chiaro, non superano le scapole, ma alcune ciocche più lunghe volteggiano intorno a lei, con la stessa consistenza di fumo scuro che esce dalla sua bocca.
  «Non attaccarmi così, nipote. Non è colpa mia se tu non vedi al mio fascino!» commenta Joseph, seguito da una risata che fa venire i brividi.
«Che schifo, vecchio.» e in questa risposta, Jolyne è la copia sputata di Jotaro.
«Su su, ragazzi. Siamo qui per una questione seria.» dice il capofamiglia, prima che la situazione perda completamente il filo iniziale.
«Dobbiamo assoggettare questi umani, fare in modo che obbediscano alle nostre volontà e che riescano a renderci visibili a tutti gli umani. Sbaglio, Padre?» spiega una voce, di cui non è capibile il sesso, data la neutralità in essa.
Giorno è il più giovane della famiglia, figlio di Jonathan, l'unico in grado di assumere un aspetto completamente umano. Identificato come maschio, ma da certe movenze fluide e sensuali da fare invidia a Jolyne - che tanto femminile non è comunque -, dalla chioma aurea, composta da piccoli serpenti dorati, promemoria di come sarebbe la sua vera forma, è l'unico nella stanza - a parte gli umani - ad indossare vestiti che coprano praticamente tutto il corpo e non solo le proprie vergogne.
  «Perfetto come sempre, figlio mio.» un sorriso rivela una fila di denti acuminati di Jonathan, che si rivolge a tutti i membri della famiglia: «L'assoggettamento non sarà difficile per nessuno di voi. Dovrete semplicemente introdurvi nella loro mentalità, manipolarla con la giusta quantità di paura, in modo che non perdano la loro ragione. Penderanno da ogni vostro respiro.»
Gli occhi rossi spostano la loro attenzione dal centro della sala al proprio fianco, e viene chiesto dal magma ribollente: «Giusto, Fratello?»
Al vedere la figura di Johnny, bianca, sale la legittima domanda di cosa ci faccia in mezzo a tutta quell'oscurità. Ma la risposta giace tra le zampe anteriori da leone, un enorme bocca.
La parte posteriore del corpo, una lunga coda, le zampe posteriori e un paio di ali, giacciono mollemente abbandonate dietro di lui, in angoli strani, poiché per colpa di un incidente - che Josuke non ha potuto riparare perché non era ancora nato - ha perso gradualmente sensibilità e mobilità.
Un altro paio di ali è ripiegato sui fianchi, e il terzo - quello più grande - avvolge le spalle della parte superiore del corpo, dalle fattezze umane, se non per un paio di grandi orecchie da canide e un paio di grosse corna ai lati delle tempie.
«Hai ragione, Fratello.» la sua è una voce pacata, quasi servile. Ma è un ottimo assassino, se la fiamma si accende nei suoi occhi.
  Jonathan torna a rivolgersi alla sala, non solo ai familiari, ma anche agli umani incoscienti.
«Andate. E sistemate il disastro di Dio.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top