20. Animal AU
Periodo Sengoku, anno non conosciuto
Avrebbe voluto schioccare la lingua infastidito, ma si trattenne perché non aveva idea delle conseguenze che quel gesto avrebbe potuto portare, dato che si trovava in una zona della foresta inesplorata.
Guardingo, avanzava tra gli alberi e gli arbusti, l'arco in mano perché non si impigliasse nei rami, il passo leggero che non faceva neanche frusciare le foglie.
Al rumore di un ramo spezzato, si fermò sul posto mentre la mano corse alla fareta, afferrando il pennacchio di una freccia e portandola all'arco, pronta al tiro. Osservò attentamente i dintorni, nel vedere se un qualche movimento avrebbe rivelato qualche animale - ciò in cui sperava che avesse prodotto quel rumore, non persone. Se fossero state persone, voleva dire che l'avevano raggiunto, voleva dire che era spacciato. Jotaro non era uno che scappava dagli scontri, ma il quel caso non aveva avuto altra scelta.
Non vedendo nessuna sagoma muoversi nel sottobosco, decise di riprendere a camminare, ma la freccia estratta dalla faretra andò ad aggiungersi alla presa sull'arco, giusto per precauzione.
Il secondo rumore giunse il suo orecchio un paio di minuti dopo, e si fermò di nuovo, la corda già tesa mentre controllava i dintorni. Di nuovo niente. Ipotizzò che potesse stato essere un animale di piccola taglia, dato che non riusciva a vederlo.
Al terzo ramo spezzato il suo occhio colse qualcosa di rosso-arancione muoversi tra gli arbusti e la freccia partì ancora prima che si accorgesse di aver lasciato la presa sulla corda dell'arco. Mancò il bersaglio, andando a conficcarsi in un tronco poco lontano, ma lo sfiorò, dato il guaito che sentì in risposta. L'animale non provò più a celare la propria presenza, perché ne seguì un forte rumore di rami e foglie spostate. Jotaro scattò per catturarlo, incurante di celare a sua volta la presenza, e questa volta vide chiaramente la sua sagoma, mentre quello sgattaiolò fuori dal cespuglio in cui si era nascosto, rimanendo però confuso.
Quello che afferrò e sollevò davanti al suo sguardo era un bambino di non più di sette anni, dai capelli rossi, due grandi orecchie dello stesso colore e nove code, di cui ne stringeva una tra le braccia, mentre lo guardava in cagnesco mostrando i canini per spaventarlo. Jotaro sollevò ulteriormente il sopracciglio.
Sapeva che esistessero le kitsune, ma le aveva considerate un po' come quegli animali rari di cui era popolato l'Occidente di cui parlavano i mercanti quando arrivavano in città, ossia che esistessero ma erano troppo lontano da lui a tal punto che per lui era come se non esistessero. Il fatto di averne trovata una lì, non troppo lontano dalle zone normalmente battute della foresta gli sembrava estremamente strano.
«Cosa ci fai qui?» chiese, assottigliando lo sguardo, rivolto al bambino che in risposta riprese a ringhiargli contro. Almeno fino a quando le sue orecchie non si mossero e il suo capo non scattò, lo sguardo davanti a loro. Anche Jotaro li sentì, dopo un paio di secondi.
«Merda.» imprecò, posando lo yokai a terra.
Il bambino gli afferrò una gamba del pantalone quando si voltò per inoltrarsi nella foresta - in un tentativo disperato, perché ormai si stavano facendo troppo vicini -, e gli fece cenno di seguirlo, per poi trasformarsi in una volpe adulta continuando ad avere le nove code.
Considerando che probabilmente la kitsune conosceva meglio di lui la zona, lo seguì, acquattandosi per evitare di essere visibili tra i cespugli.
Seguì la volpe per una buona parte di foresta che non aveva mai visto, molto più selvaggia di quella che conosceva, ma in cui evitò di usare il coltello che aveva alla cintura per evitare di lasciare segni troppo evidenti del suo passaggio. La volpe, quando ci metteva un po' di più a superare un'ostacolo, lo aspetta volgendo il capo e parte del corpo verso di lui, guardandolo con quei bizzarri occhi ametista, non normali in quell'animale, e gli faceva strada senza lasciare più di un paio di metri tra i due.
Ad un tratto, rispuntarono in una zona famigliare a Jotaro, un sentiero che poteva riportarlo in città, ma la volte lo attraversò, continuando verso il fitto del bosco.
Probabilmente per percorrere tutto quel tratto ci misero qualche ora, in cui Jotaro si accorse che stavano lentamente salendo verso la cima della montagna, data la vegetazione più rada che incontravano.
Raggiunsero un prato, non troppo lontano dalla zona boschiva, abbastanza grande e rialzato da avere una completa visuale della valle sottostante. Qui la volpe rallentò il passo, camminando semplicemente e non trotterellando più, mente Jotaro si guardava attorno, meravigliato da come era vista la valle dall'alto.
Si vedeva la città da cui era scappato, costruita intorno al fiume, fonte di buona parte del suo commercio, che occupava buona parte della valle. Si vedevano i paesini costruiti intorno, sui fianchi delle montagne, le strade che li collegavano percorse da quelle che all'altezza sembravano formiche operose, quando in realtà Jotaro sapeva che fossero persone come lui.
«È stupendo vero?» chiese una voce al suo fianco, sconosciuta, e che perciò fece scattare la sua mano al pugnale appeso alla cintura, ma che ritrasse subito rendendosi conto che non era in pericolo.
La kitsune aveva assunto l'aspetto di un ragazzo all'incirca della sua età, poco più basso di lui, dai capelli della stessa tonalità rossa del suo manto, un ciuffo seguiva il profilo del suo volto, altri ciuffi accarezzavano il retro del collo. Le nove code danzavano intorno a lui, muovendosi lentamente, come sospinte da una leggera brezza. C'era un sorriso sul suo volto, accompagnato dalla contemplazione affascinata degli occhi ametista.
Jotaro si rivoltò verso la valle, comprendendo il fascino che aveva visto negli occhi dello yokai.
«Non l'avevo mai vista da questa prospettiva.»
«Sarai affamato, sicuramente, e si sta avvicinando il crespucolo, non è sicuro muoversi nel buio soprattutto quando non conosci la zona. Vieni, per questa notte ti fermerai da me.» disse la kitsune, senza abbandonare il sorriso, tendendogli una mano per invitarlo a seguirlo.
N.d.A.
Okay, forse è leggermente fuori tema, ma mi piaceva troppo come idea. Inoltre, era un'idea che avevo in mente da un pezzo, anche se qua ne ho scritto solo una parte. Penso che la continuerò comunque, mi piace cercare di capire come Jotaro reagisce in diversi contesti, cercando di non farlo sfociare nell'OOC.
Tomoe
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