12. Character fusion
Quando apre gli occhi, si ritrova per buona parte in ombra di un corpo proteso sopra di lui. Sbuffa, ma rabbrividisce quando sente quegli occhi rossi farsi più vivi e penetranti, unica cosa distinguibile al momento nella penombra in cui si trova.
«Stavo giusto per alzarmi...» mormora Josuyasu, alcune gocce di sudore che si formano sulla sua fronte, sentendosi preso in esame, ancora intontito dal sonno.
«Oh, tranquillo! Capita di sentirsi stanchi nel pomeriggio, soprattutto dopo una mattinata attiva come la tua.» Jonadio si discosta dal divano e assume quel tono paterno che ha con tutti - cane gatto, genitori, mobili -. Josuyasu vorrebbe tirare un sospiro di sollievo, mentre si mette seduto e poggia i piedi a terra, rendendosi conto che tutta la rabbia è sparita dagli occhi rossi di Jonadio, ma si ferma prima che lo possa irritare di nuovo.
«Comunque ti ho svegliato perché è pronto da mangiare!» dice Jonadio, dirigendosi in cucina, comunicante con il salotto in cui Josuyasu aveva schiacciato il suo pisolino - beh, sei ore di sonno pesante senza una singola interruzione nonostante il baccano che fanno gli altri inquilini di quella casa non è opportuno definirlo pisolino, ma per lui è un pisolino.
Jonadio è un uomo alto e grosso, tutto muscoli, dai capelli biondi che sfumano nel blu, che farebbe paura se non avesse quell'aurea paterna con chiunque e da persona estremamente buonista - è in grado comunque di far paura, soprattutto quando è arrabbiato e la sua mole è alquanto d'aiuto, ma rimane comunque l'uomo più gentile che abbia mai conosciuto -. Gli occhi rossi possono essere intimidatori se non lo conosci, poiché gli danno un'aria assassina e di superiorità, ma è semplicemente dato dal fatto che finché non ha chiare le tue intenzioni ti giudicherà passando allo scanner ogni tuo singolo dettaglio - diffida per natura degli estranei.
Certo, se non avesse l'abitudine di portare quel rossetto verde accesso e avere crisi nel vestiario passando da un uomo ottocentesco ad uno stripper nel giro di un giorno, non sarebbe considerato bizzarro da chiunque che non abiti in quella casa - deve ammeterlo, nessuno di loro ha un briciolo della cosiddetta normalità.
Alla vista di cosa indossa al momento, Josuyasu ha voglia di sbattersi la mano in faccia. Un lupetto nero smanicato e quei pantaloni gialli che si ostina a portare slacciati, con le bretelle verdi che gli pendono ai fianchi, ondeggiando ogni volta che muove i fianchi - Josuyasu si rende conto che quella che sta canticchiando è Camel by Camel. Questo è alquanto interessante.
«Vado fuori a prendere una boccata d'aria allora.» dice Josuyasu, afferrando ed indossando la giacca della divisa scolastica - blu, il suo tocco personale sta nella scritta Billion sul braccio e in varie spille -, lasciando gli abituali ultimi tre bottoni aperti, a rivelare la maglia viola che indossa sotto.
«Fai attenzione!» gli risponde Jonadio dalla cucina, parlando da sopra la spalla.
Josuyasu si chiede perché debba fare attenzione mentre apre la porta scorrevole che porta in cortile, ma la conferma gli arriva quando una mano lo afferra per il colletto e lo tira giù, obbligandolo a buttare le mani in avanti per evitare una cattiva colluttazione con il terreno. Non ha idea di cosa sia che gli passa fischiando sopra il capo, ma obbedisce al cenno di Caejose di seguirlo, spostandosi in una zona meno scoperta.
«Cosa sta succedendo?» chiede, quando giungono al riparo di un cespuglio, mentre il biondo-castano sta valutando la situazione, considerando se possono fare uno scatto fino alla quercia un paio di metri più in là senza il rischio di venir colpiti. Caejose gli fa cenno di tacere e di continuare a seguirlo. Dopo un'ultima occhiata, scattano fino alla quercia, fortunatamente rimanendo illesi.
«Vedi quegli alberi laggiù, i meli e i peri?» dice Caejose, indicando l'inizio del frutteto, e Josuyasu annuisce «forniscono un'ottima copertura a Gyjo, data la sua mobilità limitata, però non gli permettono una visuale completa e sono gli unici posti da cui può essere attaccato.»
«Ma qualcuno sta colmando questi vuoti.» completa Josuyasu.
«Oh, vedo che stai imparando, Josuy-chan!» commenta Caejose, con la sua abituale faccia da schiaffi.
«Ho semplicemente fame.» risponde il più giovane, scrollando le spalle. «Comunque, è DHP, vero?»
«Sì, è lui. Il punto è che è da un pezzo che non lo vedo più e non so-»
Le foglie della quercia sopra di loro frusciano e una sagoma cadde giù dai rami, totalmente inaspettata, bloccando Caejose a terra.
«Bruabba?!» esclama il biondo-castano totalmente sorpreso dalla sua presenza.
«Sorpresa!» dice il ragazzo dai lunghi capelli bianchi che sfumano al nero nelle radici, e dai completi goth. Caejose però si ribella praticamente subito alla sua presa salda, dando via ad una colluttazione tra i due.
«Josuyasu! Arrampicati sull'albero e vai a chiedere rinforzi!» riesce a dire Caejose, mentre si difende dagli attacchi di Bruabba, che non molla la sua posizione dominante.
«Speranza inutile, è già passato DHP.» quello che si disegna su quelle labbra coperte di rossetto viola è un piccolo disegno di vittoria, che stona con l'abituale compostezza di Bruabba - ma a volte è ancora un ragazzaccio, nonostante sia il più grande dopo Jonadio.
«Ignoralo! Vai!» urla Caejose, riuscendo a svincolarsi dalla presa di Bruabba e a rialzarsi in piedi.
Josuyasu scatta e si arrampica agile tra i rami, fino all'altezza delle finestre del piano superiore. Percorre veloce il ramo che si avvicina ad una finestra, la finestra di camera sua e di Caejose, aperta come al solito - avrebbe dovuto chiuderla per sbaglio quel giorno, così magari lo scontro sarebbe stato più pari. Entra nella camera e si fionda a bussare alla porta di fronte.
«Oui?» chiede Avpol, sorpreso da tutta quella fretta.
«Abbiamo bisogno di una mano fuori, siamo io e Caejose contro tutti gli altri, molto probabilmente. Non siamo riusciti a quantificare gli avversari.» spiega Josuyasu veloce e cercando di far capire quanto abbiano bisogno di aiuto.
«Oh, tres bien! Certo che veniamo!» commenta Avpol, girandosi verso il compagno di stanza, che non lascia trasparire altro che un grande fastidio da sotto la tesa del cappello e da dietro al colletto.
«E va bene. Basta che sia veloce.» accetta in fine Jotakak, posando il joystick a terra e alzandosi.
Josuyasu si illumina, molto più certo di poter aver la vittoria con loro - se Jonadio è un uomo spaventoso con la sua sola mole, Jotakak Avpol e Caejose messi insieme lo sono ulteriormente. Di poco fisicamente più piccoli di Jonadio, hanno tutti e tre una nomea di teppisti per tutto il paese.
«Passeremo dalla quercia, conviene per evitare di farci scoprire subito dal nemico.» spiega Josuyasu mentre ripercorre i passi fatti prima, seguito dai due. Ma quando toccano terra, trovano Weathersui - dai lunghi capelli fucsia e l'inseparabile colbacco bianco - e Fugonara - colui che ha pari picchi di superintelligenza e superignoranza - ad aspettarli.
Josuyasu sguscia facilmente tra i due, seguito da Jotakak, mentre Avpol gli trattiene - Josuyasu rimane stupito ogni volta dall'intesa che quei due hanno, una di quelle che basta solo uno sguardo ed è come se avessero parlato per ore.
«Jotakak! Vieni a darmi una mano qui!» urla Caejose, circondato dai restanti nemici al centro del prato, schivando un colpo di Giomis «Josuyasu! Tu sistema Gyjo, che è seriamente una spina nel fianco!»
«Jolymes, placcalo!» ordina in risposta DHP - il fantino dai capelli biondo-fucsia -.
Ma Josuyasu è già diretto verso il frutteto, e il fatto che abbia meno strada da fare lo avvantaggia nel raggiungere per primo il cecchino.
Appena lo vede, Gyjo carica la fionda e lo bersaglia, con un ventaglio di quelli che gli paiono semi - semi o sassolini, non gli importa, incrocia le braccia davanti a lui a proteggersi e continua a correre. L'ha quasi raggiunto quando viene afferrato per le gambe e cade a terra, ma riesce a rotolare e liberarsi dalla presa, ritrovandosi obbligato a fronteggiare la ragazza dalle treccine tintinnanti blu e verdi, a suon di pugni e calci a cui nessuno dei due si arrendeva.
Ma ciò che porta un silenzio mortale nel cortile fu il rumore di qualcosa che cade, facendo cadere qualcos'altro e si rompe, quel qualcos'altro rompe altro e via dicendo, in una catena che termina con una vetrata infranta.
Il risultato è Jonadio sul piede di guerra.
«Chi è stato?» il tono gelido, che fa rabbrividire tutti quanti - tranne Jotakak, ma lui è un caso da esaminare a parte.
Caejose alza le mani lentamente in segno di resa con un sorriso tremolante mentre suda freddo.
Con un movimento semplice e fluido, il cucchiaio che era in mano a Jonadio lo colpisce in fronte e lo stende svenuto a terra. Jonadio raccoglie l'arma del delitto e si mette il corpo in spalla.
«Su, tutti dentro a mangiare!» dice, tornando il solito allegrone paterno.
N.d.A.
Sì, sono dei bambinoni assurdi.
Tomoe
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