Epilogo~The Night We Met

 I don't know what I'm supposed to do
Haunted by the ghost of you
Take me back to the night we met

📼🌼

7 Novembre 1983

"Si avvicina qualcosa…qualcosa che ha fame di sangue…"

Mormorò lenta e profonda la voce del piccolo DM paladino, da dietro il suo schermo di cartone a nascondergli metà viso. 

Lasciando spuntare solo un paio di attenti occhioni grandi e scuri, una spruzzata di lentiggini sulle sue guance ancora morbide ed infantili, leggermente arrossate dal freddo novembrino. 
"Un ombra cresce al muro alle tue spalle: ti inghiotte nel buio…"

Tirò sú con il naso un nerdino dal cappello dalla visiera rossa calato fin sugli occhi, passandosi una mano lungo il viso e osservando attento l'amico dall'altro lato del tavolino.
Del tavolino ricoperto di mappe, manuali e schede da gioco fotocopiate in bianco e nero. 

La tensione ai quattro angoli di quel tavolo, in mezzo ai 4 amici, avrebbe potuto essere tagliata con un coltello in quel momento. 
A quel punto della campagna finale di fine sessione: ultima sera di gioco. 
Ultimi tiri di dadi sul tabellone. 

"Tra poco…" continuò il nerdino narratore, dai lunghi capelli neri ancora irrimediabilmente lisci, passando con lo sguardo uno ad uno i suoi 3 amici: quello dalla pelle color cioccolato alla sua destra, quello dai riccioli biondi alla sua sinistra. 
Ed, infine, proprio di fronte a lui, il suo migliore amico dagli occhi verdi, vispi e concentrati, sulle spine, vedendolo trattenere il fiato in attesa delle sue ultime parole. 

Appena un secondo di suspance, da esperto narratore. 

"Tra poco…sarà qui!" 

"Che cos'è?!" esclamò per primo il piccolo Byers, incapace di trattenersi di più.
"E se fosse il demogorgone?!" continuò Dustin lanciando un'occhiata preoccupata al resto del gruppo:
"Ahi…"
"Oh Gesù…siamo davvero fregati se è il demogorgone!" 

"Non è il demogorgone!" li canzonò Lucas lanciando uno sguardo esasperato al soffitto di legno sopra di loro. 

Al soffitto della vecchia cabin in mezzo al bosco, quella abbandonata da tempi immemori, da quando anima viva nella cittadina di Hawkins ne custodiva il ricordo. 
La stessa cabin di legno abbandonata che, scoperta per caso una sera dai 4 amici, nel bel mezzo del loro Bosco Atro, era divenuta in breve tempo loro rifugio ufficiale e segreto, lontano dal mondo reale e dagli adulti. 

Nessuno di loro si era mai saputo spiegare come e perché quel posto sconosciuto era apparso ai loro occhi subito così familiare ed accogliente fin dalla prima volta, in modo così irrazionalmente assurdo. 

E per il giovane di casa Wheeler, sopratutto

"Un gruppo…di trogloditi attacca il rifugio!" svelò infine il paladino, lanciando le pedine sul tabellone posto in mezzo a loro, sentendo le risate di sollievo del resto del party accogliere quella sua rivelazione. 

"Trogloditi!"
"Te lo avevo detto!" alzò le spalle Lucas ridendo insieme con Dustin e Will…ma mutando immediatamente espressione, alla vista del volto pallido di Mike farsi improvvisamente di nuovo più teso. 
Più cupo. 

"Un momento…avete sentito?" mormorò il piccolo nerdino dai capelli neri con un sussurro, voltandosi di schiena verso la porta di legno della piccola in fondo al corridoio. 

Verso la porta di legno verde di una camera da letto, dall'altra parte del salottino, al di là della quale, da una finestra sempre aperta e dal vetro sfondato, il vento autunnale soffiata inquietante tra i rami di quella radura, intorno a loro.
Anche quella sera

"Quel rumore…" sussurrò il piccolo Wheeler rigirandosi lentamente nella loro direzione, nascondendo ai lati delle sue labbra rosse un sorrisetto soddisfatto, alla vista dei loro sguardi nuovamente catturati nella sua direzione. 
"Bum…bum…" continuò il paladino, lanciando occhiate circospette tutt'intorno a loro:
"…BUM!" ripeté ancora, a voce più forte, sbattendo i palmi delle mani aperte sopra il tabellone, vedendo gli amici saltare ai loro posti sulle loro sedie, trattenendo il fiato per non fare rumore ancora di più. 

"Non veniva dai trogloditi, no…" scosse la testa Mike, lasciando cadere le ciocche nere sopra gli occhi, 
"No…quello proveniva da qualcos'altro…"

Vide Lucas e Dustin scambiarsi uno sguardo teso in una frazione di secondo, davanti a lui, stringendo più forte tra le dita la statuina del mostro, da dietro il tabellone. 
Aspettando il giusto momento, il momento opportuno…

"Era…il demogorgone!" 

"Dio!" 
"No!!" 

Reagí il party come un sol uomo davanti alla statuina a 3 teste posta proprio nel centro del tabellone. 
"Siamo nella merda!" scosse la testa il nerdino da dietro il suo cappello, con aria sconsolata e già arresa alla sua infausta fine. 

"Will!" incitò l'amico mago il paladino, uno sguardo concitato nella sua direzione, incitandolo ad agire:
"Will, tocca a te!" 

"Non lo so!" scosse la testa il nerdino dagli occhi verdi, sfogliando il suo manuale degli incantesimi con aria incerta, 
"La palla di fuoco!" suggerì Lucas sporgendosi verso di lui, 
"Ma poi dovrei lanciare un 13 o più!" 
"Troppo rischioso!" convení il ragazzino senza denti, 
"…incantesimo di protezione!" 

"Non fare la femminuccia, Will! Palla di fuoco!" ribatté Lucas scuotendo la testa più forte, 
"Fai l'incantesimo!" ripeté Dustin gridando a gran voce. 

"Il demogorgone è stanco dei vostri sciocchi bisticci!" li incalzò Mike battendo i pugni sul tavolo in mezzo a loro ancora ed ancora. 
"Avanza verso di voi…BUM!"

"Palla di fuoco!" 
"Incantesimo di protezione!" ripeterono all'unisono i due nerdini in direzione dell'amico, 
"Ruggisce rabbioso e…BUM!" continuò ancora Mike battendo un'altra volta i pugni. 
Ancora più forte. 
"Bum…BUM!" 

"Fai qualcosa!" esclamò Lucas, vedendo l'amico afferrare i suoi dadi, scuotendoli con forza, 
"…palla di fuoco!" esclamò infine il piccolo Byers tirando sul tabellone i suoi dadi da gioco. 

Il resto del party immediatamente balzato in piedi intento a contare, ciascuno nella sua mente: la somma algebrica di quelle 4 cifre sul lato più alto dei loro dadi a dodici facce. 

"È un 13?!" chiese il nerdino senza denti al di là delle sue mani a coprirgli gli occhi per non vedere il risultato. 
"Ti prego, fa che sia un 13.."

"…è un 7!" mormorò avvilito il nerdino dalla pelle color cioccolato lasciandosi ricadere sulla sua sedia con un tonfo sordo. 
"È un 7, siamo spacciati…è finita!" 

"Un 7 vale?!" invocò misericordia il nerdino dagli occhi verdi in direzione del suo migliore amico, vedendolo scuotere la testa con aria compiaciuta. 
"Un 7 basta per una palla di fuoco, Mike?" 

"Oh no, Will il mago! Già lo sai!" scosse la testa il paladino nella sua direzione, un sorriso nuovo ad illuminare le sue guance pallide, ma rosse per l'emozione. 
"Solo un 13 può evocare una palla di fuoco… ma c'è qualcun altro disposto a venire in tuo soccorso questa sera, da dietro gli alberi del bosco!"

Era da 3 sessioni che aspettava di mostrare ai suoi amici quel asso che portava nella sua manica quella sera. 
Quell'idea geniale, colpo di scena nel suo racconto: un'idea che lo aveva reso così entusiasta fin dal primo secondo. 

E se i suoi amici gli avessero mai chiesto come gli era venuta in mente quella pensata, non avrebbe nemmeno saputo raccontarglielo con precisione. 

Semplicemente…gli era giunta all'improvviso, quasi come in un sogno

Come in un'eco di una vita precedente, o forse, invece, di una futura

Lí, conservata nel centro del suo petto, sulla punta del suo cuore
Proprio sotto la sua voglia rossa, suo segno distintivo da anni, proprio lí in mezzo alle sue costole. 

Quasi l'abbozzo di una strana scritta rossa, di uno scarabocchio.

"Chi è? È un cavaliere?" chiese emozionato Dustin saltando sulla sua sedia, le mani giunte come una preghiera sulla sua bocca. 
"Fa che sia un cavaliere! Un paladino!" 
"Fa che sia un ranger armato di fionda!" ribatté Lucas nella sua direzione. 

"Che cos'è, Mike? Chi è?!" 
"Sputa il rospo forza!" 

"Da dietro i rami degli alberi alle vostre spalle, in un batter d'occhio.." cominciò Mike lentamente, sorridendo nella loro direzione…

"…ecco giungere in volo la leggiadra figura di una…di una maga-principessa, in vostro soccorso!" concluse il nerdino con occhi sognanti, lasciando cadere, con un gesto della mano lungo il tabellone, la statuina del demogorgone giù. 
"Allontanando con i suoi poteri magici il demogorgone!"

"…una maga-principessa?! Fai sul serio, amico?!" gli rivolse uno sguardo scocciato e deluso Lucas nella sua direzione, sbuffando ed incrociando le braccia sul suo petto, ferito nell'orgoglio. 
"Ci siamo fatti salvare le chiappe davvero da una ragazza? Ma che idea stupida, Mike!" 

"Beh, almeno ha allontanato il demogorgone…" fece spallucce Will, lanciando un sorriso al suo migliore amico al di là del tabellone da gioco, vedendolo farsi più rosso attraverso le sue lentiggini, imbarazzato e non più così convinto della genialità della sua idea quanto prima. 

"Ma da dove ti è uscita questa idea, Mike?!" 
"Non lo so.." scosse la testa il paladino davanti agli sguardi stupiti dei suoi amici, sentendo il suo scuotersi di un brivido antico, incomprensibile perfino per lui. 
"Mi era sembrata semplicemente…una bella idea! Tutto qui!" 

"Le femmine non giocano a D&D, Mike!"  concluse lapidario il nerdino dalla pelle color cioccolato nella sua direzione. 
Un istante prima che i 4 orologi al polso di ciascuno dei 4 amici suonassero all'unisono segnando le 8:15 in punto. 

Segnando la fine di quella sessione e della loro serata. 
Segnando l'ora del loro ritorno a casa. 

"Coraggio andiamo, signorine, o fare tardi! Domani è il primo giorno di scuola!" incalzò tutti gli amici Dustin, infilando lo zaino alle sue spalle per primo. 
"Settimana prossimo, solito orario, sempre qui!" 
"Già e speriamo che Mike si faccia venire un'idea geniale la prossima campagna, non come quella di sta sera…"

Lanciò un'occhiata il giovane Wheeler alle spalle del ragazzo dalla pelle scura, vedendo il suo migliore amico farsi a lui più vicino, battendogli una mano sulla spalla in tono fraterno e risoluto. 

"Non stare a sentire Lucas…a me è piaciuta!" sorrise Mike al sorriso di Will, camminando fuori da quella piccola cabin, insieme con lui. 

Osservando nuvoloni scuri e cupi correre nel cielo sopra di loro. 
Minacciando pioggia, minacciando un imminente diluvio. 

"Era forte! La tua idea della maga-principessa…era forte, Mike!" 

*

Una piccola maga-principessa correva quella notte di inizio Novembre da sola nel buio. 

A piedi nudi, dentro al bosco, tra i rami e le fronde, facendo lo slaloom tra le prime pozze d'acqua formatesi lungo il sentiero, sotto le prime gocce di pioggia. 

Non sapeva dove stava andando. 
Non riconosceva più nessuno di quegli alberi all'apparenza tutti uguali, in ogni direzione. 

Sentiva solo ripetersi nella sua testa un imperativo, categorico: non smettere di correre per nessuna ragione al mondo.
Fintanto che le sue gambe nude, al di sotto del camice bianco ed azzurro ancora indosso, avessero avuto la forza di correre. 

E, come secondo punto, non voltarsi mai indietro lungo i suoi passi. 
Per nessuna ragione al mondo. 

"Corri! Coraggio, piccola sciocca! Continua a correre! Corri! Corri!" 

Nelle sue orecchie ancora il rumore forte e sordo di quella esplosione
Lungo le sue narici ancora l'odore del sangue colato più in giù. 

E sulla sua testolina, pelata e dai corti, cortissimi capelli bruni, le prime goccioline di pioggia filtrate dai rami sopra di lei, a proteggere il suo cammino e quella sua folle corsa. 

Non sapeva dove stava andando. 
Sapeva solo quello che lei stava cercando. 
Chi lei stava cercando.

Sperava solamente di riuscire a trovarlo quella notte: che fosse lui a palesarsi davanti a lei in quel bosco, ad un certo punto. 
Che non si fosse sbagliata. 
Che quello fosse veramente il momento tanto atteso, quello giusto. 

Che lui mantenesse la sua promessa, ancora una volta. 
Lui era sempre stato, tra di loro, quello più bravo a mantenere le promesse. 
O, almeno, lo era stato una volta

L'avrebbe mantenuta anche quella sera? 
L'avrebbe mantenuta anche quella volta?

Arrivò al termine delle fronde la piccola, senza riuscire a rendersene nemmeno conto. 
Sentendo i suoi piedi calpestare l'asfalto di una strada di periferia, il cielo sopra la sua testa finalmente libero dai rami più alti degli alberi del bosco, tuonante e minacciante tra i nuvoloni della pioggia. 

E, prima che quella bambina potesse anche solo lontanamente rendersene conto, un paio di fari puntati lungo quella strada nella sua direzione. 

Un furgone lanciato a tutta velocità, per pochissimo a non investirla lungo quella stradina di periferia. 
Un furgone targato 'Hawkins Police'. 

Un uomo baffuto e con un cappello sulla testa dentro l'abitacolo, al posto di guida. 

"…cazzo!" cadde la piccola sul prato, lanciandosi al di là del cemento della strada per evitare di lasciarsi investire del tutto. 
Riprendendo fiato un singolo secondo prima di risollevarsi da terra ancora una volta per proseguire, riprendo a correre con quanta forza aveva ancora nelle sue gambe ed aria nei suoi polmoni. 

Doveva trovarlo. 
Doveva trovare lei lui, prima che fossero loro a trovare lei
O, peggio, loro a trovare lui.

Sapeva che era da qualche parte, lí dentro quel bosco. Quasi lo sentiva. 

Lo aveva sentito per anni ed anni così a lei vicino, senza averlo mai potuto cercare o raggiungere prima. 
Fino a quella sera. 

"Corri, forza!" si ripeté la piccola maga-principessa, riprendendo a correre a perdi fiato dentro quel bosco. 

Bosco Atro, alla periferia della città di Hawkins. 
In direzione di una piccola cabin di legno, abbandonata in mezzo al bosco. 

"Corri, Eleven, non ti fermare proprio ora!  Corri, El…corri!" 

*

Doveva avere esagerato sul serio quella volta. 
Non vi poteva essere alcuna altra sorta di logica spiegazione. 

Aveva richiuso la porta del suo ufficio il capo della polizia di Hawkins, appena una manciata di minuti prima, quella notte. 
Percorrendo a zigzag il corridoio fino alla reception della sua segreteria, reggendosi alle pareti con lo sguardo torvo. 

Vedendo la sua segretaria Flo scuotere la testa davanti alla sua alta figura, alla sua vista, ancora una volta. 
Anche quella sera. 

Se il mattino era fatto per il caffè e la contemplazione, serate come quella erano fatte per le memorie ed i ricordi più dolorosi. 
E per la vodka

"Alzato un po' troppo il gomito, Jim? Anche questa volta?" lo aveva rimbeccato con aria materna, dolce ma dura la sua segretaria, seguendo i suoi passi sbilenchi fino alla porta.
Vedendo afferrare il suo immancabile cappello dalla visiera larga ed indossandolo sopra gli ormai radi capelli biondi, con una smorfia. 

"Guida almeno piano, ti prego, Jim…e cucinati qualcosa di decente questa sera, non la solita scatoletta di tonno!" 

"Non ho bisogno di una badante, grazie Flo!" aveva mormorato sbuffando il capo Jim Hopper quella sera di inizio novembre, non molto diversa da tutte le altre, sempre alle solite. 
Sbattendo la porta del suo distretto di polizia alle sue spalle, uscendo nel buio della notte. 

Lanciando un'occhiata al cielo carico di nuvole sopra la sua testa, tuoni lontani annuncianti l'arrivo di un imminente temporale, uno di quelli coi fiocchi. 

Come si suol dire…poteva sempre piovere! 

"Ehi! Laggiù! Te la ritiro quella patante, teppistello!" fece appena in tempo ad urlare il vecchio capo della polizia, in direzione di un'auto sportiva bassa ed azzurra, lanciata a tutta velocità lungo la strada del centro, accanto al distretto della polizia. 

Un'auto targata 'California', un ragazzo muscoloso ed incazzato alla guida. 
E, accanto a lui, seduta al lato del passeggero, una ragazzina dai capelli rossi e dagli occhi azzurri rivolti verso il tettuccio dell'abitacolo. 
Dall'esasperazione. 

"Ti dispiacerebbe rallentare, Billy?!" protestò la ragazzina in direzione del fratellastro, seduto al posto di guida:
"Siamo arrivati in città da neppure 24 ore…sarebbe bello se non ti facessi multare per eccesso di velocità già al primo giorno, non credi?" 

"Non ho sentito, Maxine…hai per caso detto qualcosa?" mormorò beffarda la voce del ragazzo alle sue parole, premendo ancora più a fondo il pedale dell'acceleratore. 
Vedendola ammutolirsi immediatamente, stringendosi contro il suo sedile ancora di più. 

"Volevi per caso dirmi qualcosa? Parla! Ti ascolto!" 
"È Max!" mormorò solo la ragazzina con un'ultima smorfia nella sua direzione, vedendolo svoltare quasi su due sole ruote, verso la loro Cherry Road. 

"Non è Maxine…è Max! Solo Max!" 

"Forza Jim, datti una mossa!" si rimbeccò da solo il capo Hopper quella sera di inizio novembre di nuvole e di pioggia. 
Salendo faticosamente sull'alto sedile da guidatore del suo furgone. 
Mettendo in moto e vedendo la strada davanti a lui sdoppiarsi davanti ai suoi stessi occhi. 

"Merda!" si passò una mano sul viso il baffuto capo della polizia, prendendo un profondissimo respiro. 
Girando la chiave nel motore e sentendo il furgone sussultare sotto di lui. 

Forse aveva ragione Flo quella volta: quella sera doveva avere esagerato sul serio con quella vodka. 
Un'altra volta. 

Se fosse riuscito ad arrivare a casa illeso anche quella sera, avrebbe dovuto iniziare a credere di stare simpatico a qualcuno dei piani da lassú. 

"…cazzo!" sbraitò il capo della polizia lungo la strada di periferia fuori dal centro della sua Hawkins. 
Vedendo una figura piccola e seminascosta nel buio balzare fuori all'improvviso da non sapeva nemmeno lui bene dove. 

Sterzando di botto per non metterla sotto. 
Lanciando un'occhiata a quella strana, piccola figura, illuminata dai fari della sua auto nel buio della notte. 

Poteva essere stata una volpe, una faina. 
Ma il capo credeva di essere certo di che cosa aveva appena visto. 

Una piccola bambina dai capelli corti, quasi rasati, con indosso un bianco ed azzurro camice da ospedale, e nulla più. 

Scosse la testa il capo Hopper, passando una mano lungo il suo viso ed avvertendo una pesante fitta al cuore a quel ricordo. 

Doveva decisamente finirla con tutta quella roba. 
O, forse, invece, doveva iniziare ad prenderne di più. 

Era la terza volta quella settimana che gli capitava di vederla in ogni dove. 
Forse stava semplicemente diventando pazzo o quelli erano i suoi nervi a stare chiedendo pietà a gran voce. 

Non c'era da stupirsi. 
Non era quella la prima volta. 

Dopo la morte di sua figlia Sarah, di soli 6 mesi prima, gli capita fin troppo spesso di vedere bambine piccole e senza capelli, con indosso camici da ospedale bianchi ed azzurri, identico al suo. 

Ogni giorno. 

*

"Buonanotte, signorine!" 
"Ci vediamo domani mattina a scuola, Will!" 

"Tagliamo per il bosco, ragazzi, vi va?" propose Mike in direzione di Dustin e Lucas, pedalando per primo lungo il sentiero tra gli alberi, illuminato dai fanali delle loro bici. 
"Quelle nuvole non promettono nulla di buono, amici…" mormorò Dustin lanciando un'occhiata al cielo grigio sopra di loro, sentendo il rimbombo di un tuono raggiungerli da lontano, verso il nord. 
"…ma per lo meno, per il momento…non dovrebbe ancora piovere!"

"…stavi dicendo, Dustin?!" lanciò un'occhiataccia Lucas in direzione dell'amico, appena una manciata di minuti dopo. 
Quando, quasi come se qualcuno avesse aperto di colpo i rubinetti, sopra di loro, uno scroscio di acqua battente e di grandine ebbe iniziato a battere con forza sopra di loro. 

"Come stai dicendo, Dustin…ripeti un po'? Era qualcosa del tipo: 'potrebbe sempre anche piovere', dico bene?" 

"Muoviamoci, forza!" saltò giù dal sellino il piccolo Wheeler per primo, le sue ruote affossate nel fango delle pozze lungo quel sentiero intorno a loro. 
Procedendo con le loro bici a mano, trascinandole nel fango a fatica. 
I loro fanali a proiettare una fioca luce lungo gli alberi davanti a loro. 

"Invidio Will in questo momento che abita così vicino…"
"Risparmia il fiato, Lucas, forza! Vorrei riuscire ad arrivare a casa prima di essersi inzuppato del tutto anche le mutande, holy shit!" 

"…aspettate!" 

Mormorò Mike abbastanza forte da poter essere sentito dai due amici, puntando le ruote ed il faretto della sua bici agli alberi davanti a loro. 
"Aspettate, ragazzi…l'avete…l'avete sentito anche voi?" 

"Che cosa abbiamo sentito?" chiese Dustin fermandosi accanto a lui, i ricci fradici di gocce di pioggia così come i capelli neri del suo amico, lungo le sue guance. 
"Quel rumore…" mormorò Mike, avvertendo irrazionalmente il cuore salirgli fino in gola, tentando di nasconderlo deglutendo il silenzio, muovendo gli occhi altrove. 

"Rumore, Mike? Quale rumore?" 
"Io non ho sentito niente!" fece spallucce Lucas nella sua direzione, 
"E, sinceramente…se questa è una tua nuova trovata da fine sessione, Mike…beh, gran bel tentativo, ma ne riparliamo la prossima settimana al caldo e all'asciutto!" 

"No, non sto bleffando, ragazzi!" scosse la testa il paladino muovendo lo sguardo confuso lungo i tronchi degli alberi tutt'intorno a loro. 

Non si era sbagliato. 
Aveva avvertito davvero qualcosa di vicino, di vicinissimo a loro. 

Il rumore di una radice spezzata. 
Forse di uno scalpiccio. 

Possibile che se ne fosse accorto solo lui in quel momento? 
Possibile che nessuno dei due suoi amici si fosse accorto di niente, proprio lí accanto a lui?

"Non me lo sono inventato, ragazzi!
È stato…Laggiù c'è…" 

Cominciò la voce decisa del piccolo nerdino dai capelli neri, ma un altro rumore bloccò la sua ultima frase a metà quella notte. 

Un altro suono, quella volta inconfondibile. 
Un rumore di passi, di piedi nudi nel fango, ancora più vicino a loro, alle loro spalle. 

E i fari delle loro bici puntati d'improvviso all'unisono nella stessa direzione. 
Quello di Mike per primo, in mezzo ai due suoi amici. 

E davanti ai loro occhi stupidi, illuminati dai fari, contro il buio della notte, una piccola figura in piedi davanti a loro, tremante di freddo e di paura. 

Una piccola ragazzina, grande poco più di una bambina. 
La testa rasata. 
Un camice bianco ed azzurro, da ospedale, a coprire il suo corpicino ossuto e nudo. 
Due occhi grandi spalancati davanti a loro, spaventati e confusi come quelli di un animale ferito. 

Ma anche in fondo quasi…felici?
Quasi commossi

Non era niente che il giovane Wheeler potesse avere mai visto prima. 
Niente di cui lui potesse conservarne alcuna minima traccia di un ricordo.

Eppure
…i suoi occhi

"Chi è?" mormorò per primo Lucas in direzione dell'amico, vedendolo restare immobile e fisso di fronte a quella figura, incapace di continuare a parlare o a respirare in modo congruo. 
"Chi è? È una ragazza, Mike? Tu…tu la conosci? Tu l'hai mai vista prima?!" 

Sí. 
Oh . 

Mike l'aveva già vista. 

Mike davvero, quella notte, credeva di conoscere quella piccola bambina, bagnata fradicia sotto la pioggia, così come loro. 
Quella piccola bambina intenta a sorridergli di un sorriso caldo e dolce. 
Felice

Un sorriso vecchio come i giorni, gli anni, le notti come quelle a rincorrersi nel buio di un bosco identico a quello, sotto la pioggia. 

Vecchio e lontano come una vita passata, o forse invece come una futura, finalmente di nuovo presente, lí di fronte ai suoi occhi, lí di fronte a lui. 

Non era niente di logico. 
Non era niente di razionale in quel momento, ma quella piccola ragazzina per lui non era affatto un'estranea, per quanto non l'avesse mai vista prima d'ora. 

Mai razionalmente almeno. 
Mai nei meandri della sua logica e della sua memoria. 

Ma era stato il suo cuore invero a riconoscerla. 
Ad urlare dentro il suo petto in quell'immediato batticuore. 
Proprio lí, sulla punta del suo cuore, in mezzo alle sue costole, proprio al di sotto di quella sua strana, stranissima sua voglia. 

L'eco di una parola precisa
L'eco lontano di una promessa antica

Il senso di pace ad avvolgerlo all'improvviso completamente, come la sensazione piacevole di quando una promessa infine si compie.
Si mantiene. 

"Mike…" lo chiamarono le labbra della bambina davanti a lui quella notte: solo a tratti un poco incerta, ma già sicura e decisa. 
Fiduciosa

E Mike credette, in una frazione di secondo, che l'universo intero avesse cambiato d'improvviso la sua rotazione. 

Che il cielo e la terra si fossero toccati. 
Che una luce avesse squarciato il velo di buio di anni ed anni passati a scappare e a rincorrersi, a sentirsi sempre così incompleti e mai al proprio posto. 
'Felici a metà', se separati, se lontani. 

Fino a quella notte

Era lei il suo asso nella manica per il colpo di scena di fine sessione.
Era lei la sua eroina.
Era lei la maga-principessa di tutti i suoi sogni. 

Lei era la parte mancate delle sue vite passate, presenti e future, fino a quel momento. 

Fino a quella notte. 

"Mike…eccomi,
sono tornata, sono qui…"

E, in quel momento, nel silenzio irreale di quei suoi due occhioni spalancati lí di fronte a sé, Mike Wheeler credette per un attimo di conoscerla già da molto più tempo.
Di conoscerla, davvero, da tutta una vita. 

"Mike…"

"…El?"

______

E cosa successe da quella sera in poi, amici, voi già lo sapete. 
Il resto è canon.
Il resto è storia
La loro. 

FINE
Let me Love you
_________________________

📼🌼

A Giulia, amica e sorella, che ha letto per prima il prologo di questa storia 3 anni fa, e che da allora mi ha accompagnata per mano, capitolo dopo capitolo, fino a qui❤️ 
Questa storia, non solo mia, ma, davvero, a tutti gli effetti, ormai nostra, te la dedico con tutto il cuore. 

A Fabio, angelo custode gentile di tutte le mie storie. 
A Teresa e Ines, le mie immancabili fans n°1 di Let me Love you, anche nei momenti più bui. 

Ad Emma, Zoe, Sofia, Irma, Giorgia, Gemma, Chiara, Serena, Francesca, Gloria, Nada, Elita, Ambra, Benedetta, e a tutti gli altri miei "pochi ma buoni, buonissimi lettori" che mi hanno accompagnato in questa storia passo passo, fin proprio alla fine. 

Questo mio lungo, intenso ma bellissimo viaggio
è dedicato tutto a voi. 

Ari🌻

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