47.Get Out Of Your Own Way
Nothing's stopping you
except what's inside
I can help you,
but it's your fight,
your fight
📼🌼
"Chi sei tu, El?"
A Mike Wheeler avrebbero potuto dire qualsiasi cosa in quel momento.
Avrebbero potuto svelargli qualcosa della sua vita che ancora non conosceva, un punto, un dettaglio sul quale ancora non si era mai soffermato prima: un racconto ai confini della sua realtà, della sua fantasia, al limite della sua più sincera e fantasiosa immaginazione.
Avrebbero potuto portalo con le parole a spasso per il suo passato, il suo presente, il suo futuro, accompagnarlo per mano in un mondo ancora del tutto inesplorato e sconosciuto, ma più vicino di quanto mai avrebbe osato credere.
Avrebbero potuto rivelargli che i suoi sogni lo avrebbero portato, più lontano di quanto era mai stato abituato a credere.
Avrebbero potuto dirgli che la sua amata chimica sarebbe diventata la sua unica ragione di vita, il soggetto principale di tutte le sue giornate, di tutti i suoi progetti, di tutti i suoi sogni.
Avrebbero potuto confidargli che quel sogno un po' smisurato e folle di fare della scienza il suo unico lavoro non era stata poi così assurda come avevano voluto fargli tutti credere, anzi, che sarebbe stato tutto più semplice di quanto mai aveva desiderato, se solo avesse avuto il coraggio di crederci fino alla fine.
Avrebbero potuto dirgli che sarebbe volato via lontano, lontano da lí, in una capitale dall'altra parte del mondo: a Parigi.
Raccontargli che un giorno avrebbe chiamato "casa" un posto che non solo non era la sua amata Hawkins, ma che, anzi, gli era distante un oceano di chiamate perse e di promesse infrante.
Avrebbero potuto persino dirgli che avrebbe avuto di lí a una manciata di anni un figlio: suo figlio, per davvero, un piccolo bambino dai riccioli neri e dagli occhi scuri, una piccola creatura che nessuno intorno a lui avrebbe esitato a chiamare fin dall'inizio "la sua piccola copia in miniatura".
Avrebbero persino potuto dirgli che quel bambino lo avrebbe conosciuto solo tardi, molto più tardi di quanto sarebbe stato giusto e naturale che fosse.
Avrebbero potuto dirgli che avrebbe lottato, pianto, sofferto, amato, così tanto da poter quasi sentire il suo cuore esplodere nel petto ad ogni scossone, scoprendo limiti dell'amore riservati a pochi, solamente ai più coraggiosi.
"Chi sei?"
Ma quella mattina, chiuso dentro le pareti di quella piccola cabin di legno persa nel bosco, nessun futuro lontano o vicino avrebbe mai potuto apparire ai suoi occhi più assurdo e folle invece di quel suo presente, destinato a cambiare così profondamente, in modo così radicale, il corso della sua intera esistenza.
"Chi sei tu, El?"
Avrebbero potuto dirgli che quello che aveva sempre creduto essere la realtà intorno a lui non era altro in verità che una schermata, una finta, una montatura, un velo gentile posto su un grande cumulo di macerie, cenere e polvere, con l'obbiettivo e lo scopo non solo di coprire, di mettere ordine, ma piuttosto invece quello di cancellare, minimizzare, annullare, qualcosa di troppo scomodo e troppo difficile per tutti da capire, troppo difficile da digerire.
"Chi sei tu, El?"
"Io sono El, short for…Eleven"
A Mike Wheeler avrebbero potuto dire qualsiasi cosa in quel momento.
Ne sarebbe rimasto di per certo meno sconvolto di così.
"Non…non capisco" l'aveva visto scuotere i ricci neri sulla fronte pallida il piccolo fiorellino, rimasta immobile fino a quel momento seduta di fronte a lui, seguendo con lo sguardo i suoi due occhi scuri farsi via via più persi, più confusi.
A tratti terrorizzati, a tratti invece risoluti, come se una piccola parte di sé rifiutasse ancora di credere alle parole che giungevano così del tutto illogiche alle sue orecchie.
"Che cosa…che cosa significa?" lo aveva visto ritornare con quello sguardo ancora una volta su di lei, un'altra volta ancora: due occhi tristi e disperati a chiederle la verità ancora una volta.
L'ultima, la definitiva.
"Che cosa significa tutto questo, El?"
E non aveva potuto non sorridere anche in quel momento quella piccola bambina di fronte a lui, al suono di quella magica parola di due sole lettere che lui stesso aveva creato, solo per lei, quel nome che l'aveva fatta rinascere mesi prima donandole una nuova identità, una nuova vita, lo stesso che ora risuonava dolce come il miele attraverso le sue due labbra rosse e aperte di stupore.
El.
El, short for Eleonoir.
El, short for Eleven.
El, solo El.
Non aveva più molta importanza in quel momento.
"Vieni con me" lo aveva preso per la mano la piccola attraverso il salottino di quella cabin in mezzo al bosco, portandolo con sé fino alla porta di legno verde della sua cameretta ancora una volta, in silenzio, sentendolo seguirla senza opporre resistenza e con fiducia, fin dentro ad un mondo nel quale, per la prima volta, il giovane Wheeler non sapeva che cosa avrebbe potuto trovare dietro quella porta quella volta.
"Parliamo, da soli"
E nel prato personale di quel piccolo fiorellino, racchiuso nelle quattro pareti della sua camera dalle pareti ricoperte di mensole di fiori, la piccola Hopper lo aveva già immaginato molte volte urlare, imprecare, agitare le mani al cielo prendendo a calci qualunque cosa intorno a lui: purché lei giurasse di essersi inventata tutto, purché gli dicesse che nulla aveva senso, che nulla potesse essere vero.
Purché quell'incubo si concludesse immediatamente, riportandolo indietro alla realtà che gli apparteneva, indietro da quel brutto sogno.
Ma non successe nulla di tutto quello che la piccola El aveva per mesi immaginato per quel momento.
Nulla di quello che per mesi aveva sognato nei peggiori dei suoi incubi, tornando alla realtà di ogni mattina con il sole già alto nel cielo e nel petto l'ennesimo brivido di terrore.
Non urlò il suo paladino, non alzò nemmeno per un secondo la voce.
Non la pregò di smettere di raccontare.
Non la supplicò nemmeno di tacere.
Non la lasciò, scappando via, come lei era stata per mesi sicura che avrebbe fatto, dandole così conferma delle sue peggiori paure.
Si chiese quando avesse potuto essere sciocca quella mattina, quanto poco in quei mesi lo avesse realmente conosciuto.
Se lo chiese quando, al termine del suo lungo racconto, partendo davvero dall'inizio, fin da quanto lei stessa ne aveva memoria, e concludendo fino a quel momento lí, rialzò infine gli occhi timorosi e titubanti su di lui, su di lui rimasto ad osservarla in silenzio per tutto il tempo del suo racconto.
Gli occhi fissi sul suo viso, le labbra strette e concentrate e le mani strette sulle sue ginocchia, nelle sue.
Quasi a rassicurarla, quasi a darle lui stesso la forza necessaria ad arrivare fino alla fine di quel suo racconto, di tutta quella storia.
La sua storia.
Quasi non volesse separarle mai più dalle sue, dopo quel racconto, anzi, ancora di più ora.
"…ed è per questo che sono scappata via: è per questo che scappata fino a qui…"
"…011 "
"…Mike?" l'aveva chiamato El guardandolo fisso, in attesa, sentendo le sue mani nelle sue tremare appena per la prima volta, appena un sussulto, le sue dita separarsi dalle sue soltanto per un secondo.
Soltanto per portarsi dolcemente più in alto, lungo la pelle del suo palmo, fino al suo polso.
Sfiorando dolcemente con le sue dita il tatuaggio nero impresso sulla pelle del suo polso: 011.
"È questa tutta, tutta la verità, El?"
"Si…è tutta" mormorò El chiudendo gli occhi per un secondo, sospirando lentamente fuori dalle sue labbra un respiro lungo quasi un anno intero, deglutendo e riprendo le palpebre lentamente su di lui.
"Questa è tutta, tutta la verità, Mike"
"Perché non me lo hai detto prima, El?" domandò semplicemente il piccolo paladino, continuando a sfiorare con la punta delle dita il tatuaggio nero del suo polso.
"Avevi paura che non avrei capito? Avevi paura di mettermi in pericolo?"
"Avevo più paura che tu scappassi via, Mike…" ammise El con voce piccola e rotta da un singhiozzo, scuotendo la testa e abbassando lo sguardo alle loro mani strette sulla coperta sotto di loro.
"Avevo più paura che tu credessi che io ero un mostro, Mike…che credessi che io sono un mostro"
"Ma come hai potuto anche solo crederlo, El?!" domandò confuso il giovane Wheeler con una punta di dolore, come se quella ipotesi fosse capace di ferirlo più di qualsiasi altra cosa,
"Come hai potuto immaginare che avrei creduto che fossi tu il mostro? Come potevi pensare che dicessi che sei stata tu il mostro di tutta questa storia?!"
"Ti hanno cresciuto come una cavia dentro quello schifo di posto e io dovrei credere che è stata colpa tua, El?!" mormorò Mike con le lacrime agli occhi, vedendo la piccola scuotere la testa di fronte a lui,
"Mike…" mormorò El, sentendo la voce del suo ricciolino tremare di tristezza per la prima volta.
Di rabbia, di incazzatura. Di paura.
"Mike, aspetta…lasciami finire…"
"Ti hanno costretta per tutta la vita a passare tutti i tuoi pomeriggi dentro quel posto da schifo e temevi che potessi dirti che eri tu il vero mostro e non loro, El?!"
"Non sono come credi tu, Mike…" scosse la testa El con il capo chino, sentendo le sue mani tremare per un secondo, strette forti nelle sue.
"Non sono una bella persona, Mike…ho fatto delle cose orribili: orribili…davvero orribili Mike…"
"El…" scosse la testa Mike a sua volta, prendendo un lungo respiro e portando una mano sulla sua guancia, tirando il suo viso più in alto, su di lui, riscoprendo i suoi due occhi più grandi e tristi di quanto mai li avesse visti prima.
"Non voglio che tu lo dica, El…non devi nemmeno pensare che sia così"
"Hanno…hanno ucciso mia madre per colpa mia, Mike…" mormorò El piangendo di fronte a lui, chiudendo gli occhi per non rivedere di fronte ai suoi occhi quelle scene imprese nel buio della sua mente.
"Hanno ucciso quel bambino e lo hanno trasformato in quel mostro e non ho potuto fare niente per impedirglielo…Hanno minacciato papà, sono venuti e cercare te…e adesso nessuno di voi due e più al sicuro per colpa mia, Mike!"
"El, ti prego respira, non è solo come dici tu…" scosse la testa Mike facendosi più vicino, in ginocchio di fronte al suo letto, di fronte a lei, ma El scosse la testa ancora più forte di lui e della sua stretta.
"Mi dispiace, mi dispiace…" la vide singhiozzare liberandosi dalla sua stretta, portando le mani a coprirsi gli occhi ed il viso, ormai rosso e rigato dalle lacrime non più in grado di essere trattenute più a lungo:
"Non avrei mai voluto fare del male a qualcuno di voi…" il cuore di Mike perse un battito a quelle parole, al suono piccolo piccolo della sua voce, sotto il suono infinito dei suoi singhiozzi.
Restava di fronte ai suoi occhi la ragazza più in gamba, più forte, più bella e più dolce che lui avesse mai conosciuto, ancora di più dopo quelle ore folli e dopo quel suo racconto.
La ragazza che aveva tenuto addosso il peso di tutti quei mesi di silenzio e di tutto quel racconto, con il solo scopo di mantenerlo all'oscuro per non coinvolgerlo e metterlo in pericolo di più, e l'unica persona che non era in grado di rendersene conto era proprio El in persona?
"Io lo sono, io lo sono, Mike, lo sono…io sono un mostro"
"Smettila, non voglio sentirti dire ancora così!" ribatté Mike alzando a sua volta la voce, togliendo di stacco le sue mani dal suo viso, costringendola ad aprire i suoi occhi rossi su di lui, solo leggermente confusi.
"Non voglio sentirtelo ripetere nemmeno un'altra volta, El, mi hai sentito?" continuò perentorio il ricciolino, con tono deciso e sguardo fisso, addolcito solo da un piccolo, ma deciso sorriso.
"Tu non sei così, El…tu non sei così come dici tu" continuò Mike con occhi pieni d'amore, allungando il palmo della mano sul suo viso, portando una ciocca di ricci bagnati di lacrime lontano dalla sua fronte.
"Tu non sei una brutta persona, El…tu sei una bella persona, una persona bellissima!" il paladino vide sorridere la sua principessa di un sorriso piccolo, carico di gratitudine e di riconoscenza, capace di far sorridere il suo cuore nel petto a sua volta.
"Una persona bella, una persona bellissima! Una persona bellissima, a cui sono capitate cose cattive…" mormorò Mike con brivido di terrore, rendendo reali le parole del racconto della sua piccolina di fronte a lui occhi.
Il suo corpicino sospeso in una vasca alta e profonda, i fili attaccati alle sue braccia, al suo petto, fin dentro il suo cuore.
Le sue urla di orrore e paura inseguita da quel mostro, la sua disperata corsa.
La sua testolina rasata, il suo sangue copioso a colare dalle sue narici, dalle sue orecchie.
Il sorriso beffardo e cattivo di quell'uomo dai capelli bianchi e dagli occhi di ghiaccio, di quel mostro.
Già, mostro, perché uomo non avrebbe mai potuto considerlarlo né chiamarlo in vita sua.
Perché quale uomo degno di quel nome avrebbe mai potuto far vivere ad una bambina innocente tutto quell'orrore?
Quale padre avrebbe mai potuto far crescere sua figlia al solo scopo di trasformare lei stessa in un mostro?!
Se c'era un mostro in tutta quella storia non era mai stat lei di sicuro, non era mai stata la sua El.
E quella era la sola cosa che Mike credeva di aver capito in quelle folli e confuse ultime ore della sua vita.
"Tu non sei un mostro, El…" continuò ancora Mike con occhi tristi nei suoi, vedendo le sue gote riprendere lentamente il loro colore.
"Hai fatto di tutto per proteggere me, per proteggere gli altri, per proteggere Hopper…hai tenuto il segreto per tutto l'anno perché non volevi che nessuno si facesse male in tutta questa storia…e anche quando mi hai lasciato…"
La piccola Hopper vide il suo ricciolino deglutire a quelle parole, la sua voce rotta al suono di quel doloroso ricordo:
"Mi dispiace…" mormorò la piccola ancora una volta, gli occhi liquidi di lacrime calde e lunghe di mesi e mesi passati a mentire.
"Non volevo farti soffrire così, Mike…non avrei mai voluto che tu soffrissi così per colpa mia così…"
"Non è così, El, vedi?" scosse la testa Mike con un nuovo sorriso, quello di chi ha finalmente capito.
Non c'era più un singolo tassello che non fosse tornato al suo posto di tutta quella storia, nessuna scelta folle ai suoi occhi ed insensata che ora non avesse trovato infine il suo perché, il suo posto.
Nessun dubbio che non fosse stato risolto, nessun timore che non fosse stato sciolto.
Non erano mai stati loro il problema, mai il loro amore.
Loro, perfetti pezzi di un puzzle, combinati alla perfezione, in mezzo ad un campo pieno di mine sul punto di esplodere intorno a loro.
"Perfino quando mi hai lasciato non è mai stata colpa tua, El: ora lo so! Ora ne sono certo! È stato solo un altro tentativo di proteggermi, di non farmi scoprire la verità, per quanto ti è stato possibile…" El lo vide sorridere ancora, con occhi pieni di amore, neppure minimamente cambiati dopo tutto il suo racconto, anzi, se possibile ancora più innamorati e devoti di prima.
Ed El avrebbe potuto morire per continuare a sentirsi guardare così da lui: dai suoi occhi grandi e dolci da bambino, ma capaci di ribaltare anche il mondo intero per lei, pur di farle vedere la sua bellezza che lei stessa non riusciva a vedere dentro di sé.
"Tu non sei mai stata il mostro, El, tu mi hai salvato. Tu, El: tu mi hai salvato"
Non c'erano molte altre parole da dire quella mattina che non potessero essere raccolte in un abbraccio tra quei due ragazzini: tra gli ultimi "mi dispiace" e "scusa" di El, tra gli infiniti "ti amo" di Mike per mettere a tacere i suoi timori ancora una volta, all'infinito.
Per accarezzare il suo cuore ferito, per cullare il suo corpicino fragile e stanco, per concedere alla sua principessa un porto sicuro a cui tornare, custodito tra le braccia forti del suo paladino.
"Quindi è per questo che sei stata così brava sulla tavola da snow? E a giocare a pallavolo? E in tutto gli altri sport? E sei sempre stata tu a truccare tutti i lanci dei dadi nelle sessioni di D&D?!"
"È davvero questa la prima cosa a cui pensi, Mike Wheeler?!"
"Cazzo, la mia ragazza ha rotto il braccio a Troy Harrington con la forza della sua mente!"
Mike rise vedendo El ridere a sua volta di fronte ai suoi occhi, in mezzo alle ultime carezze sui rispettivi visi per cancellare le residue lacrime di tristezza, finché anche l'ultima risata felice fu persa lungo le pareti ricoperte di mensoline di mazzi di fiori.
"Che cosa…che cosa succederà ora?" domandò Mike con tono nuovamente serio e triste, vedendola scuotere debolmente la testa di fronte a lui.
"Non lo so…" ammise la piccola Hopper con un sospiro, avvertendo un brivido percorrere la sua pelle da cima a fondo.
"Non so cosa loro vogliano da me ora…non so quanto tempo ci metteranno a trovarmi qui…è solo questione di tempo credo…"
Il piccolo Wheeler la vide scuotere la testa in modo risoluto, mettendosi a sedere diritta sul suo letto di fronte a lui.
"È una cosa che devo risolvere da sola, è una faccenda tra me e loro!"
"E anche tra me e loro, El!" aggiunse Mike a sua volta con tono deciso, alzandosi in piedi come per recitare una promessa in tono solenne e convinto.
"Se è te che vogliono dovranno fare i conti anche con me! Che non credano che sarà così facile separarmi da te, no signore!"
"Mike…" lo apostrofò El non potendo tuttavia non sentirsi riscaldata al suono di quelle dolci parole, vedendolo sorridere del suo solito sorriso sghembo, anche in quell'occasione.
"Suppongo sia inutile ricordarti che sarà pericoloso?"
"Decisamente inutile, esatto, El!"
"E che se ti dovesse succedere qualcosa non potrei mai perdonarmelo nella maniera più assoluta, Mike?"
"Non mi succederà niente, El, io…" cominciò Mike con il tono incosciente di un paladino coraggioso, poco prima che due colpi al legno della porta di quella camera da letto non mettessero fine a quella loro discussione.
"È permesso?" domandò titubante la voce del capo Hopper, facendo capolino dietro il legno verde della porta, trovando i due ragazzini in piedi di fronte al letto con le mani giunte in segno di promessa, facendo sciogliere il suo sguardo teso in un sospiro di sollievo.
"Ero venuto a verificare che non avessi ancora appeso Wheeler al soffitto…che tu ci creda o no, ero preoccupato per l'incolumità del tuo ragazzo, kiddo…"
"Papà!" ribatté El rossa in viso, a tratti offesa a tratti divertita, vedendo il viso pallido del suo ricciolino farsi d'improvviso rosso a quelle parole, palesemente non ancora abituato a quel genere di affermazioni.
"Non ho mai appeso nessuno al soffitto di camera mia, papà…o meglio, non ancora!"
"Lieto di sentirtelo dire, kiddo…"
"Già, anche io…" sforzò una risata il giovane Wheeler nascondendo la punta di terrore nella sua voce, sentendo il suo cuore mancare un battito ed un altro ancora, alla vista del capo Hopper procedere lentamente lungo il pavimento della camera fin di fronte a loro, al suono vagamente gentile quanto minaccioso delle sue parole:
"Puoi lasciarci da soli solo per un momento, per favore? C'è qualcosa che io e Mike dobbiamo ancora dirci, credo…"
"Si…sicuro!" annuí per primo Mike con fin troppa convinzione, troppa per non lasciar trasparire tutta la sua più viva preoccupazione.
Cavolo, riusciva davvero ancora ad avere più paura del padre della sua ragazza piuttosto che di lei, anche ora che la sapeva dotata di poteri telecinetici con i quali avrebbe potuto davvero farlo letteralmente volare fuori dalla finestra in un secondo?!
"Per me va bene, capo! Cioè…se anche per te va bene, El!"
"Cercherò di non fargli nemmeno io troppo male, kiddo, hai la mia parola…" El vide il padre adottivo strizzarle un occhio a sua volta con sguardo complice, dietro al quale solo lei poté scorgere anche in quel momento tutta la sua infinita stanchezza e preoccupazione.
"Vi aspetto di là allora…" annuí El con un sorriso piccolo e teso, lanciandone un altro al suo ricciolino di incoraggiamento, prima di risparire dietro la porta della sua camera da letto.
"Siediti, Wheeler" ordinò Hopper con un primo lungo sospiro, vedendo il ragazzino deglutire in modo fin troppo rumoroso, prendendo posto goffamente sul materasso seduto accanto a lui.
"Sempre così rigido quando ti trovi in camera di mia figlia, Mike?" abbozzò Hopper per sciogliere la tensione, con il solo obbiettivo di sentire il ragazzino accanto a lui emettere un suono a metà tra una risata ed un colpo di tosse, facendolo sorridere sotto i baffoni a sua volta.
"Sarò breve, Mike, ma alcune cose te le devo proprio dire…" cominciò il capo passando una manona sui capelli ormai radi sulla sua fronte, prendendo tempo in cerca di parole, come se scegliere quelle giuste fosse ancora minimamente importante per loro.
"E forse avrei dovuto dirtele prima, ma adesso…"
"Forse è meglio che cominci io, capo…" la voce timida ma decisa del piccolo Wheeler interruppe coraggiosamente la sua, facendo alzare al capo un sopracciglio con sguardo curioso.
"Io credo…credo di doverle delle scuse…" cominciò Mike con sguardo fisso al pavimento di fronte a sé, sfregando le mani tra di loro nonostante non sentisse freddo, anzi, non credendo di essersi mai sentito sudare così prima di allora.
"Credo di averla ritenuta per mesi uno stronzo senza una ragione…cioè, con tutto il rispetto, mi perdoni!" ad Hopper scappò un sorriso vedendo il ricciolino arrossire ancora, cercando le parole con cui continuare il suo discorso passando le dita tra i ricci incasinati della sua fronte.
"Cioè, intendevo dire…se avessi saputo tutta la verità non le avrei mai detto che è un padre di merda o tutte quelle cose orribili che ho detto…cioè, mi spiego, io le ho pensate, le ho pensate davvero, ma solo perché non potevo sapere, cioè…non avrei mai potuto immaginare, insomma…" Mike corrugò la fronte dandosi mentalmente dell'idiota ancora una volta, stringendo i ricci tra le sue dita quasi fino a farsi venire il mal di testa più del dovuto.
"Credo di stare dicendo un mucchio di stronzate solo per dirle che mi dispiace, capo…cioè, di cavolate! Di cavolate sí, è meglio! Meglio che stronzate, cioè si…mi scusi…merda!"
"No, Mike.." il ricciolino vide il padre della sua ragazza mormorare a sua volta con tono divertito, facendogli voltare lo sguardo lentamente su di lui, seduto sullo stesso materasso vicino a lui.
E il sorriso del capo Hopper per lui quella mattina, era lo stesso di un padre che lui non aveva mai vissuto.
Mai prima di quella mattina.
"Mi sa che di scuse ne devo molte più io a te, Wheeler"
"Da…davvero?!" avrebbe voluto esclamare il nerdino al suono inaspettato di quelle semplici parole, ma quando una pacca sulla spalla proveniente da una manona grande e rugosa gli ebbe fatto quasi perdere l'equilibrio e tossire fuori tutto il suo fiato in gola, una vocina nella sua testa gli suggerí quanto fosse enormemente più importante restare zitto ed in silenzio in quel momento.
"Credo di doverti io delle scuse, Mike…" riprese Hopper dopo un minuto di silenzio ed un paio di sospiri, fissando a sua volta lo sguardo in un punto imprecisato della parete della cameretta di sua figlia.
"Credo di non averti mai detto queste cose per paura, per orgoglio o forse, ancora peggio, per gelosia o per incomprensione…o forse, ancora meglio, perché resto sempre e comunque un grosso pallone gonfiato, per usare le tue stesse parole…" sogghignò Hopper ad un altro colpo di tosse del ricciolino, al suono delle sue parole, tirando sú con il naso per non perdere il filo del discorso e della sua concentrazione.
"Non credo di avertelo mai detto, ma a parte un paio di lavate di testa o due, sono felice che mia figlia abbia incontrato te ed i tuoi amici all'inizio di quest'anno a scuola…ed, in particolare, che abbia incontrato te, Mike"
"Davvero?" questa volta il piccolo Wheeler non poté fare a meno di esclamarlo sul serio a gran voce, spalancando i suoi occhi confusi in quelli calmi e quieti del capo della polizia.
"Beh, grazie capo…ma…davvero?!"
"Si, Wheeler, davvero!" alzò gli occhi al cielo Hopper con un altro sospiro, sfregando tra di loro le mani nodose:
"Beh…se avessi saputo tutta la verità fin dall'inizio immagino che avresti voluto far di tutto per proteggerla, Mike…così come in questo ultimo anno hai fatto di tutto per renderla felice…anche infrangendo qualche regola di troppo, e questo è tutto dire…" uno sguardo minaccioso fece arrossire il ricciolino ancora di più, sorridere il vecchio e burbero capo della polizia, insieme ad un'altra pacca, meno decisa e più delicata sulla spalla del ragazzino.
"El è stata fortunata ad averti vicino…" sospiro Hopper con tono improvvisamente più grave e deciso, alzando lo sguardo alla porta alle loro spalle, chiusa ma al di là della quale, avrebbe potuto scommetterci, sua figlia era in ascolto anche in quel momento, nel loro salottino.
"Probabilmente non dovrei dirtelo e sarebbe mio compito ordinarti di fuggire a gambe levate ed immediatamente da qui…ma io sono felice tu stia vicino a lei, Wheeler, anche in questo momento…pare che tu rimanga sempre l'unico a riuscire a rendere mia figlia così serena ed in pace, Mike, nonostante tutto il resto…ed è quello di cui lei ha più bisogno, anche in questo momento"
"Wow, capo, questo è davvero…"
"Si, va bene, Wheeler, vedi di non farci troppo l'abitudine…"
"El!!!"
"Mike!!!"
Le voci lontane di quattro ragazzini fecero voltare di scatto i due verso la finestra della piccola cameretta all'unisono, facendo scattare Mike in piedi per primo, aprendo la finestra di fronte alle bici in avvicinamento degli amici.
"Mike! El!"
"Siete qui?"
"Abbassate quella voce, ragazzi, zitti!! E tu, Dustin, piantala con quel maledetto campanello, holy shit!!!"
"Oh si…" sospirò il capo Hopper passando una mano lentamente lungo il viso, ponendo fine a quel momento di calma e a quella profonda discussione:
"Quando mai buone notizie arrivano accompagnate dal fastidioso suono del campanello di una bici?!"
"El! Mike?"
"Cazzo ragazzi, siete qui!"
"State bene?!"
"Miseria, che corsa…lasciatemi qui a svenire"
La chioma rosso fuoco di una nerdina irruppe come un tuono attraverso la porta della piccola cabin in mezzo al bosco, insieme ad un nerdino dalla pelle color cioccolato, uno senza denti ma con un grande fiatone, e il rombo del motore di un'auto parcheggiata di corsa accanto al furgone della polizia nella piccola radura, madre e figlio Byers saltati di corsa giù dall'auto attraverso le portiere, correndo fino alla porta, gli sguardi di tutti confusi e letteralmente fuori dalle orbite.
"Meno male che siete a casa!"
"Eravamo così preoccupati, cazzo!"
"…ma cosa diamine è successo a questo posto?!"
"Perché tutte le finestre sono chiuse peggio di un bunker?!"
"Jim…" cominciò Joyce con tono confuso, vedendo il capo correre a chiudere la porta d'ingresso della cabin rimasta aperta alle spalle dei piccoli invasori.
"Che cosa sta succedendo…dov'è El?"
"Sono qui!" rispose El accendendo la luce nel buio, vedendo gli sguardi degli amici all'unisono voltarsi come un sol uomo nella sua direzione, dall'altra parte del piccolo salotto.
E a giudicare dallo sguardo confuso ed intimorito di tutti, qualcosa di grosso doveva essere avvenuto quella mattina, non solo per la piccolina, il suo paladino e suo padre capo della polizia.
"Che cosa…che cosa succede, ragazzi?"
"Che cosa succede a noi? Che cosa succede a te, El?!" rispose per primo il giovane Sinclair ancora con il fiato corto, puntando uno dito al suo petto e in direzione degli amici:
"Qui qualcuno di voi 3 deve delle spiegazioni a tutti noi, o sarò io il primo a farmela sotto o ad avere un esaurimento nervoso!"
"Di che diavolo stai parlando, Lucas?!" alzò gli occhi al cielo Mike di fronte all'amico, vedendo il nerdino senza denti rispondere a sua volta:
"Quello che intende dire Lucas e che non abbiamo mai avuto così tanta paura in tutta la nostra vita, porca puttanata! Shit, quell'uomo è il più inquietante che io abbia mai visto, giuro su dio!"
"Quell'uomo…?" domandò Mike con un sussurro, temendo già di sapere la risposta a quelle parole.
Lanciando uno sguardo in direzione del fiorellino dall'altra parte della camera, di fronte ai loro amici, scorgendo il suo viso più pallido e sconvolto di prima.
"…che uomo, Dustin?"
"Qualcuno vuole spiegarmi che diavolo succede una volta per tutte?!" gridò Hopper sopra le voci di tutti, vedendo Max Mayfield muovere un passo in avanti per prima, con voce convinta:
"Un tizio inquietante è venuto a suonare alle porte di cuscino di noi, capo Hopper, uno per uno…" gli occhi verdi della ragazzina si mossero da Hopper fino alla figura della sua migliore migliore amica:
"È venuto a suonare e a chiudere di te, El…a chiedere se fossi nascosta da uno di noi!"
"Già, ed è stato davvero, davvero inquietante, cazzo…" annuí Dustin per rincarare la dose a sua volta, fulminato dallo sguardo della ragazzina accanto a lui.
"Questo non è affatto rilevante al fine del racconto, Dusti-Bon!"
"Si, ma lo era davvero, davvero un sacco, MadMax!"
"Vi ha dato un nome o un qualcosa questo tizio?!" abbozzò Mike incurvando il suo spiraglio, vedendo il giovane Byers annuire a sua volta:
"Si è presentato come un dottore, era tutto vestito di tutto punto…dottor Brenner mi sembra, o qualcosa del genere, credo!"
"Mentre parlava pareva che potesse congelarti sul posto…" mormorò Lucas con un brivido lungo le braccia scure, sguardo pieno di terrore di fronte al quale nessuno dei ragazzini poté far altro che annuire a sua volta.
"Io ero da solo a casa con mia sorella…avevo come l'impressione che potesse accadere da un momento all'altro qualcosa di brutto…"
"Jim…?" scosse la testa Joyce ancora una volta, cercando con lo sguardo quello del capo della polizia, sopra le teste dei ragazzini in mezzo a loro.
Ma lo sguardo del capo Hopper non poteva che essere preoccupato e sconvolto quanto il suo quella volta.
"Che cosa sta succedendo qui?"
"Non cercavano solo te, El, cercavano anche qualcun altro…" continuò la ragazzina dai capelli rossi con un sussurro, gli occhi fissi su quelli dell'amica, incapace di muovere un singolo passo di più.
"Chiedevano anche di una certa Eleven, come il numero…diceva che tu sapevi bene chi lei era, che anzi dovevamo saperlo anche noi…diceva che era in pericolo, che noi dovevano aiutarlo a trovarti e di chiedere a te dove lei fosse…ma chi diavolo si chiamerebbe mai come un numero, cazzo?! Ma quale genitore può avere così poca immaginazione?!"
"E va bene, d'accordo…" sospirò Mike muovendo un passo dopo l'altro attraverso il piccolo salottino della cabin in mezzo al bosco, prendo posto accanto al suo fiorellino rimasto fino a quel momento letteralmente paralizzato dalla paura.
"Ehi, andrà tutto bene…" mormorò piano di fronte al suo viso, di modo che solo a lei fosse dato di sentirlo, vedendola deglutire, annuendo piano a sua volta, prendendo le dita della sua mano nella sua, tremante di paura.
E dopo un ultimo rapido sguardo al capo della polizia, a Mike venne quasi da ridere per un secondo: tutta quella storia avrebbe potuto essere una bellissima, una stupenda trama per una sua sessione di D&D con i suoi amici, se solo non fosse stata in vero la più pura ed autentica realtà delle verità.
Troppo assurda, esagerata ma terribile per essere considerata da tutti credibile.
Da tutti, perfino da lui.
"Ragazzi, sedetevi, non ci vorrà molto…dopo, se vorrete, potrete anche scappare via da qui"
*
"Quindi hai davvero poteri paranormali? Troppo forte!!!" esclamò Dustin saltando sulla sua sedia, quasi cadendo a terra per l'emozione.
"Quindi sei stata tu a rompere il braccio di Troy Harrington alla festa di Halloween?!" domandò Lucas lanciando all'amico dai riccioli neri uno sguardo di sufficienza,
"Lo dicevo che Mike con quella braccia smilze non avrebbe mai potuto avere la forza per riuscirci…"
"…dacci un taglio, Lucas!"
"Quindi sei nata e crescita dentro quel laboratorio?" mormorò Will facendosi più vicino, allungando una mano attraverso il tavolo del salotto fino al braccio della sua amica, vedendola annuire con sguardo triste, quasi contemporaneamente a sua madre, seduta accanto a lui.
"Quindi sono stati quegli uomini malvagi ad uccidere tua madre, tesoro?" accarezzò i ricci di quel fiorellino mamma Joyce, con tutta la dolcezza del mondo, scuotendo la testa senza aggiungere altre parole, come se il suo cuore gentile, da sempre troppo attento ai bisogni altrui, non fosse in grado di reggere una simile affermazione.
"Mi dispiace molto, piccola…molto molto"
"Porca merda…" fu solo in grado di esclamare Max per ultima, rimasta immobile in stato shock per qualche secondo di troppo, prima di alzarsi di soprassalto dalla sua sedia correndo dall'altra parte del tavolo fin di fronte alla sua migliore amica, gettandole le braccia al collo e stringendola in un abbraccio forte e deciso, in grado di far perdere all'amica tutta l'aria residua nei polmoni.
"Porca merda…è questo quello che hai cercato di dirmi l'altra sera dopo quello che è successo nel bosco nella sessione di D&D?! È questo…è questo…ma come hai fatto per tutti questi mesi a tenerti da sola dentro tutto questo schifo?!"
"C'è qualcosa che però non mi torna…" mormorò Mike rimasto seduto accanto ad El fino a quel momento, muovendo lo sguardo confuso fino al capo Hopper dall'altra parte del salottino, rimasto appoggiato all'architrave della porta con le braccia incrociate sul petto e un'espressione seria e concentrata dipinta sul viso.
"Perché il dottor Brenner ha deciso di coinvolgere anche noi? Per quale motivo è venuto a cercare tutti noi se non perché lo conducessimo da El qui?"
"Già, e se davvero ci hanno seguito fino a qui, perché non si stanno facendo ancora vivi?" aggiunse Will con uno sguardo alle finestre chiuse e sbarrate, dalle cui fessure si poteva intravedere ancora la luce calda del pomeriggio disegnare inquietanti strisce di luce sul pavimento intorno a loro.
"Quale può essere il loro piano se non incastrarci tutti qui?"
"Credo che, prima ancora di attaccarci tutti qui, il loro scopo fosse in realtà quello di…dividerci!" mormorò Hopper scostandosi finalmente dalla parete e procedendo ad ampi passi, seguito dallo sguardo di tutti fino alle spalle di sua figlia, portando una mano sulla spalla della sua piccolina, stretta stretta nell'abbraccio di Mike, Max e Will.
"Il dottor Brenner è un uomo cauto e meticoloso, ma deve aver sbagliato i suoi conti questa volta! Scommetto che credeva che sareste scappati tutti da qui quando avreste scoperto tutta la verità su di El, i suoi poteri e sul laboratorio: di certo sarebbe stato più conveniente per loro attaccarci una volta rimasti da soli, evitando un inutile spargimento di sangue di civili ed evitando di attirare le attenzioni su di loro!"
"Come poteva pensare che ti avremmo lasciato qui da sola?!" esclamò a sua volta Max sconvolta, stringendosi a lei ancora di più.
"Come potevano credere che avremmo lasciato la nostra amica da sola dopo aver saputo che un dottore pazzo ed un mostro di chissà quale dimensione le danno la caccia da qualche parte nel bosco là fuori?!"
"Perché papà non avrebbe mai potuto immaginare che qualcuno mi vedesse così come mi vedete voi…" mormorò El con un filo di voce, passando con lo sguardo i volti di ciascuno dei suoi amici, uno per uno.
Si sentiva così sconvolgentemente grata ed ancora incredula di poter davvero pronunciare finalmente quelle parole.
Per davvero, ad alta voce.
"Perché credeva che nessuno potesse vedermi in modo diverso se non come mi ha sempre visto lui: come un esperimento, come un mostro, come un numero…perché non ha mai creduto che nessuno potesse considerarmi invece a suo pari, così come mi credete voi…una persona vera, un'amica"
"Beh, quel dottor Brenner sarà anche un genio, ma ha fatto decisamente male i suoi conti!" esclamò Dustin con tutta la sua forza balzando giù dalla sua sedia come un prode valoroso:
"Quale party che si rispetti lascerebbe mai da sola la sua principessa nel momento nel bisogno?! Specie se, mylady, ricordiamoci, tu sei naturalmente dotata di poteri psionici in grado di far saltare loro la testa quando ne hai più voglia!"
"Ma hai sentito cosa hai appena detto, Dustin?! Ma ti senti quando ti parli?!" esclamò il nerdino dalla pelle scura come unica voce fuori dal coro, facendo spalancare all'unisono gli occhi di tutti quella sua direzione.
"Scusate, sono io l'unico qui a credere che tutta questa storia sia assurda?!" El vide Mike stringere le nocche al suono di quelle parole, rivolgendo al suo amico uno sguardo di fuoco capace di incenerirlo sul posto.
Il cuore del piccolo fiorellino perse un battito al suono di quelle semplici parole, vedendo concretizzarsi di fronte ai suoi occhi niente meno dei suoi peggiori timori: che qualcuno non le credesse, che qualcuno dei suoi amici credesse che la sua verità non era in realtà che frutto della sua immaginazione.
Peggio, che qualcuno dei suoi amici dovesse litigare, chi per difenderla, chi per attaccarla, come in quel momento.
Erano davvero già arrivati a quel punto.
"Quale parte di questa storia non ti sta bene, Lucas?!" sbottò Mike alzandosi in piedi di fronte al loro amico, così visibilmente incazzato da non tentare nemmeno di nascondere i pugni stretti lungo i suoi fianchi.
"Quale parte è fuori dai tuoi schemi, o è tutto troppo per la tua poca immaginazione?!"
"Ragazzi, diamoci tutti una calmata, va bene?" cominciò Will alzandosi lentamente in piedi a sua volta, ma era tutto inutile: quando il paladino ed il suo ranger estraevano spada e fionda dalle lori bisacce, pronti allo scontro, non vi era davvero più spazio per nessuno.
"Quale è il mio problema?! Ecco, te lo spiego subito Mike quale diavolo è il mio problema!" ribatté Lucas gridando forte e agitando le braccia tutt'intorno, lo sguardo di fuoco di fronte a quello scuro del suo amico.
"Stiamo credendo ad una storia che è assurda nella maniera più assoluta! Stiamo credendo che esista davvero un'altra dimensione parallela alla nostra, dalla quale è spuntato fuori un mostro tenuto nascosto in un laboratorio e che ora è scappato ed è finito in giro chissà dove! E crediamo davvero che lei abbia la forza per tenerlo a bada e tenere tutti noi al sicuro?!"
Il dito puntato di Lucas contro di El fu la goccia che fece traboccare il vaso di Mike Wheeler al suono di quelle parole, colpendo la mano dell'amico con la sua, facendogli abbassare il dito con uno strattone.
"Quale parte non ti sta a genio, Lucas? Che per una volta non puoi essere tu l'eroe di tutta la storia?!"
"Non farmi ridere, Mike! Non ci crederesti nemmeno tu se lei non fosse la tua ragazza e tu non fossi troppo intento a sbavarci dietro come un'idiota!"
"Lucas!" urlò Max a sua volta, scuotendo la testa di fronte alle parole del suo ragazzo, sconvolta:
"Adesso stai esagerando, finiscila subito! Tutte queste stronzate non ci servono in questo momento e non fanno bene ad El!"
"Ad El, certo…perché adesso dobbiamo avere tutti paura di El!" ripeté Lucas alzando gli occhi al cielo con una risata sarcastica, portando le mani in alto come segno di finta arresa.
"Perché ora nessuno può più dire niente che non vada bene ad El, giusto? Perché ora nessuno può più contraddire El per paura che con un cenno della testa spezzi a tutti l'osso del collo in un secondo?!"
"…Lucas!"
"LUCAS!"
"…Lucas…" mormorò la piccola Hopper ferita da quelle cattive parole, vedendo attraverso la patina liquida sopra ai suoi occhi le braccia del suo ricciolino muoversi da sole in un secondo contro le spalle del suo amico, facendolo cadere un passo indietro, in direzione della porta.
"Rimangiati quello che hai detto, Lucas, o finisce davvero male!"
"Cosa c'è, Mike, vuoi rompere il braccio anche a me questa volta?!"
"Stalker!" gridò Max correndo contro i suoi amici e strattonando le braccia di Mike, costringendolo a mollare la presa, rivolgendo ai due amici uno sguardo sconvolto.
"Siete davvero due idioti, ma volete comportarvi come due adulti?! Là fuori c'è un esercito di uomini armati che ci danno la caccia e questo è davvero il meglio che riuscite a fare voi due?!"
"Ti ci metti anche tu, Max?!" urlò sconvolto Lucas con gli occhi fuori dalle orbite in direzione della rossa, scrollandosi di dosso le mani dell'amico, con un ultimo strattone.
"Ha convinto anche te, non è vero?! Ma figuriamoci, ovviamente ti ha convinto…nessuno di voi si è mai chiesto come mai lei non è riuscita a fermarli prima?!" domandò Lucas con tono sarcastico, muovendo lo sguardo in direzione di tutti gli amici, rimasti immobili e senza parole intorno a loro.
"Se è davvero così forte come dice, se i suoi poteri sono davvero così potenti, perché non li ha uccisi tutti prima?! Perché non ha ucciso quel dottor Brenner, o come diavolo si chiama quando ne ha avuto l'occasione?! Chi ci dice che non sia in realtà anche lei dalla parte loro?!"
"Non è così, non è così Lucas…" scosse la testa El con un singhiozzo, sentendo il suo cuore congelarsi nel suo petto sul posto.
Come poteva spiegare il legame che aveva sempre unito il suo papà e lei, in modo così terribile e meschino, ma allo stesso tempo così profondo e indistruttibile?
Come avrebbe potuto spiegare in quel momento che quell'uomo era la sola forma di amore che per anni lei aveva conosciuto, quando anche solo il dono di poter chiamare qualcuno con quel nome, "papà", era un privilegio per lei da custodire a qualunque costo?
Anche a costo di assecondare ogni sua più scellerata ed assurda richiesta.
Anche a scopo di uccidere, di continuare a credere che non fosse stato altro che un ennesimo incidente.
Anche a scopo di credere che il suo fosse vero amore nei suoi confronti, amore paterno e sincero, il solo che lei mai avrebbe conosciuto.
Fino anche a credere di se stessa quello che aveva sempre visto lui.
Fino anche a credere che lui avesse ragione: che fosse lei, non lui, lei il vero mostro.
"Lucas, ti prego…"
"Questo è troppo!" le parole di Mike coprirono quelle di El e ogni altro tentativo di mediazione e di confronto, colpendo con le sue mani con ancora più forza le spalle dell'amico, questa volta facendolo barcollare di un paio di passi indietro, in direzione della porta:
"Se davvero non credi nemmeno ad una parola di quello che ha detto, allora quella è la porta! Quella è la porta, Lucas: vattene, ora!"
"Va bene, me ne vado!" gridò a sua volta Lucas lanciando un ultimo sguardo all'amico dai ricci neri di fronte a lui, carico di odio:
"Ma non venire a piangere da questo stronzo qui la prossima volta che avrà scaricato il tuo culo come l'ultima volta, amico…"
"Lucas, basta, finiscila!"
"Fuori, stronzo, ho detto fuori!"
"Qui nessuno va da nessuna parte, ragazzini, vedete di moderare tutti i termini!" si parò davanti alla porta e al nerdino in fuga il capo Hopper con la sua mole, rimasto in piedi ai lati della stanza fino a quel momento della discussione:
"Che tu ci creda o no, Sinclair, là fuori c'è qualcuno che vuole farti il culo a strisce più di quanto desidererei fartelo io in questo momento…perciò, che vi piaccia o no, bambini, nessuno esce da qua dentro finché non lo dico io! Ed ora vedete di moderare tutti i termini finché siete sotto il mio tetto!"
"Cosa sono questi, capo Hopper?! Una sorta di arresti domiciliari?!"
"Quanto puoi essere stronzo, Lucas?" scosse la testa Will di fronte al suo amico, facendo voltare il nerdino di scatto nella sua direzione.
"Ti ci metti anche tu adesso, Will?! Tornatene ad ascoltare il tuo cantante moribondo e restane fuori!"
"Zitto, stalker!"
"Ehi, occhio come parli, Lucas!"
"Che c'è, Mike, adesso difendi il tuo amico?! Ma non avevi portato la tua preziosa El al concerto della vostra preziosa band al posto suo?!"
"…BASTA!!!!"
Un grido forte ed acuto ruppe il frastuono della voci dentro la piccola cabin nel bosco, unito al suono di mille vetri in frantumi intorno al gruppo di amici in un secondo, sfondate le finestre da una potenza, da una forza, di cui inizialmente nessuno riuscí a percepirne la provenienza e la direzione.
Si coprirono le orecchie istintivamente tutti gli amici, dal primo all'ultimo, chinando la testa per evitare le schegge, in mezzo alla luce della stanza impazzita, della lampadina accesa e poi spenta a ripetizione.
Durò appena un istante, poco meno di una frazione di secondo, sufficente tuttavia a far ammutolire sul colpo le voci di tutti, a ricoprire il pavimento di legno del salotto di schegge di vetro e far rialzare le teste di tutti lentamente in una sola direzione, incolumi.
E dal centro della stanza, di fronte agli sguardi sconvolti di tutti, una piccola bambina vestita di un vestitino leggero ricoperto di fiori, caduta in ginocchio con il viso rigato dalle lacrime e dalla narice sinistra un rigagnolo di sangue rosso.
Le mani giunte sulle sue ginocchia come una preghiera, come una supplica: la supplica di chi non ha più parole per spiegare, più tempo per pregare.
"Vi prego, basta, smettetela…ma non capite?" domandò rotta la voce del piccolo fiorellino di fronte ai suoi amici, vedendoli ammutolire di fronte al suo viso piccolo pieno di lacrime, sconvolto.
"Non capite? È quello che papà vuole…che tutti ci dividiamo: che tutti ci dividiamo in modo che ognuno di noi sia più facile da prendere e da catturare per loro!"
"Non posso dimostrarvi nulla io da sola…" continuò El con un filo di voce, deglutendo spine di una rosa ormai sgualcita, così come le appariva in quel momento tutta la sua vita.
Troppo consumata la toppa che aveva scelto per coprire per mesi tutte le sue bugie, troppo dilaniata perché potesse ancora reggere all'ennesimo scossone.
"Non posso dimostrarvi nulla di quello che ho detto se non volete credermi, e ne avreste tutte le ragioni…l'unica cosa che posso fare io adesso è offrirvi l'unica cosa che posso fare io per voi: darvi la mia protezione"
"Non avrei mai voluto che qualcuno di voi si facesse male per me…" continuò la piccola passando lo sguardo sui visi dei suoi amici, uno per uno.
Il suo papà adottivo che l'aveva accolta come una figlia dentro quella casa, ormai anche sua, donandogli una vita diversa che lei stessa non era mai stata in grado di credere possibile.
La sua amica Joyce, la sua prima amica e la sola dolce mamma che aveva mai avuto.
I suoi amici, che l'aveva resa parte della sua seconda vera famiglia: Dustin, Will, Max e perfino Lucas.
Perfino Lucas che, ancora di fronte alla sua porta, ora la guardava senza più il coraggio di ribattere o sminuire fino al ridicolo le sue parole.
Fino a Mike, che ancora la osservava in silenzio, ma già con il piccolo, piccolo accenno di un sorriso, il suo faro nella notte a guidare i suoi passi fino ad una meta più sicura.
El non conosceva più porto sicuro che non contenesse al suo interno anche loro.
Non conosceva più "casa" dove non vi fosse dentro ciascuno di loro.
Ciascuno di loro, radici insostituibili di quella rosa che era crescita in mezzo al buio e ai rovi, ancora più forte e decisa a bucare una volta per tutte le tenebre, ad uscire alla luce.
Ed forse aveva davvero ragione Lucas in quel momento: lei non era stata mai davvero abbastanza forte e sicura.
Ma El sapeva quella volta per chi lo stava facendo, sapeva per chi avrebbe combattuto quella volta allo strenuo delle sue forze.
Per la sua famiglia, per tutti loro.
"E io non voglio…non voglio che nessuno mai si possa far male per colpa mia, non un'altra volta…per cui vi prego, vi prego tutti: lasciate che sia a proteggervi, fate come vi dico…o questa volta l'avranno davvero vinta loro"
"El ha ragione non c'è più tempo da perdere con queste storia!" annuí Mike per primo al suo fiorellino e alle sue parole, facendosi più vicino, prendendole una mano e stringendola in un gesto di fiducia e protezione, vedendola sorridergli e voltarsi insieme con lui, in direzione del capo della polizia dietro di loro:
"Qual è il piano capo? Qual è la nostra prossima mossa?"
"Conti su di me, capo!"
"E anche su di me!"
"E su di me pure!" esclamarono a ripetizione Max, Will e Dustin seguendo Mike alle spalle del loro fiorellino, come una corazza, uno scudo chiuso intorno al loro tesoro più prezioso:
"A quale genio del crime andiamo a fare il culo a strisce per primo, capo Hopper?"
"Staranno di sicuro arrivando a prenderci, dobbiamo portare El via da qui!" annuí il capo Hopper con un rapido sguardo attraverso la finestra rotta lungo la radura di fronte al bosco:
"Dobbiamo portare El via da qui ma fargli credere che non se ne sia mai andata via: far loro seguire una falsa pista!"
"Portare El lontano da qui in un posto che loro non conoscono e dove El non è mai stata prima!" suggerí il giovane Byers con voce risoluta, lanciando uno sguardo a Hopper e Joyce in piedi di fronte a loro:
"Portare El lontano con noi facendo loro credere che sia invece rimasta qui, insieme con voi! D'altronde potrebbero mai credere che lei, capo, l'ha mai fatta scappare via lontano con noi, senza la sua protezione?"
"E infatti è tutto quello che non lascerò che succeda, Will, te lo puoi scordare!" scosse la testa il capo con sguardo deciso, passando con lo sguardo il viso di ciascuno dei nerdini di fronte a lui:
"Senza offesa, ragazzi, ma qui non stiamo giocando ad uno dei vostri giochetti da piccoli nerd incalliti…quegli uomini sono armati, sono spietati, ed El ha bisogno di protezione!"
"Certo, lei ha bisogno di protezione…" borbottò Lucas rimasto l'unico in disparte ancora davanti alla porta, ma nessuno parve dargli in quel momento attenzione.
"Non le piacerà, capo, ma è l'unico modo!" ribatté Will con tono deciso, volgendo lo sguardo ai suoi amici cercando consenso ed approvazione.
"È l'unico modo perché funzioni: crederanno che El sia rimasta ad Hawkins insieme con voi! Ed El invece sarà lontano ed al sicuro con noi…o, almeno, questo ci permetterà di guadagnare un po' di tempo e di riorganizzare le idee per una nuova mossa…"
"E cosa succederà quando arriveranno da voi…?" domandò El al suo papà con sguardo preoccupato e confuso, vedendolo scuotere la testa in modo risoluto:
"Cosa succederà quando arriveranno te e da Joyce non trovandomi con voi, papà?"
"Di questo non ti devi preoccupare, kiddo, resto pur sempre il capo della polizia o no?" sorrise Hopper con sguardo calmo e rassicurante, passando una manona lungo il suo viso imperlato di sudore.
"C'è un certo patto di riservatezza e silenzio tra il dottor Brenner e me che credo sia scaduto appena 24h fa ad essere precisi…so chi chiamare per mettere al fresco quel topo da laboratorio una volta per tutte, sí signore…"
"Va bene, va bene, portiamo El via…" annuí Mike muovendo un passo in avanti davanti agli amici, portando le mani davanti a sé per chiedere silenzio ed attenzione:
"Portiamo El lontano da qui…ma dove?!"
"Propongo da mio padre, in California! Non penseranno mai che siamo lí!" propose Max con convinzione annuendo con veemenza in direzione dell'amica,
"Basterà prendere il primo aereo da Chicago domani mattina…mi basterà fare una telefonata a mio padre e vedrete…"
"E tuo padre non farebbe troppe domande, Max?" domandò Mike nella sua direzione, vedendo il capo della polizia scuotere la testa a sua volta:
"Mike ha ragione: sarebbe più saggio non coinvolgere nessun altro in tutta questa storia, ragazzi…la California è troppo lontana, ci serve un posto più vicino ad Hawkins, ma allo stesso tempo abbastanza lontano da qui…e possibilmente raggiungibile su ruote, macchine, autobus, lasciando stare aerei, navi o qualunque cosa che sia tracciabile per loro…
"Portiamola nella casa della mia famiglia, sulla costa del Maryland…" propose una voce fuori campo, facendo girare tutti gli interlocutori in una sola unica direzione, facendo spalancare gli occhi di tutti dentro quella stanza all'unisono, ma in particolare quelle di Mike al suono di quelle parole.
"Diremo semplicemente alle nostre famiglie che siamo partiti per una settimana di studio intensivo prima degli esami di fine anno…" continuò Lucas con tono cauto e sguardo fisso, passando dal viso del capo della polizia a quello di ciascuno dei suoi amici.
"È sufficientemente vicino ma abbastanza lontano, raggiungibile con una sola notte di guida…è la nostra unica idea fattibile mi sembra di capire, perciò…"
"A te sta bene, El?" domandò Max con un piccolo sorriso in direzione della sua amica, vedendola sorridere a sua volta in direzione dell'amico dalla pelle scura, gli occhi pieni di commossa gratitudine:
"Grazie…grazie, Lucas"
"Okay, diamoci una mossa, signori!" batté le mani il giovane Wheeler al suo plotone di esecuzione, ostentando sicurezza nei confronti di quel suo piano folle che ci certo avrebbe portato tutti loro in guai seri quella volta: in guai seri fino al collo.
Ma finché erano in ballo, tanto valeva ballare sul serio quella volta.
E, cazzo, quanto quel paladino non si sarebbe tirato indietro, per nessuna ragione al mondo!
"Max, El! Andate in cucina e prendete tutto ciò che è commestibile e che si può portare via; Will, Dustin, andate di là di corsa e prendete qualche coperta e qualche vestito; Lucas, chiama immediatamente tuo padre e avvisali che stiamo partendo per il Maryland sta sera stessa! Capo Hopper…posso chiedere le chiavi del vostro furgone per guidare via da qui?"
"Te lo puoi assolutamente scordare, Wheeler…fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia!"
"Prendete la mia auto, Mike, darà meno nell'occhio…" venne in soccorso del ricciolino Joyce con sguardo dolce e risoluto, posando sul palmo della mano del ricciolino amico di suo figlio il suo mazzo di chiavi, uno sguardo improvvisamente più confuso:
"Ma tu non sei un po' troppo giovane per saper guidare, Mike?!"
"Okay, ragazzi, diamoci una mossa!"
"Voglio tutti sull'auto pronti tra una decina di minuti non di più!"
"E vedete di chiamare tutti le vostre famiglie prima di partire, ragazzini!" El vide suo padre ordinare ai suoi amici con aria minacciosa, facendole quasi venire da ridere e sentendosi stringere forte forte la bocca dello stomaco.
Stava davvero per andarsene via?
Stava davvero scappando via da lí insieme ai suoi amici mettendo in pericolo non solo loro in fuga con lei, ma anche il suo papà e Joyce rimasti lí come esca, per proteggere lei?
"Non voglio che nessun genitore preoccupato si presenti domattina al mio distretto di polizia denunciando la sparizione di qualche figlio minorenne nel nulla!"
"Papà…" il capo Hopper udí la figlia mormorare con voce piccola di fronte a lui, portando lo sguardo più in basso fino al volto teso della sua piccolina, facendolo sospirare lentamente, chiudendo gli occhi per un secondo.
"Papà io…io non ti voglio lasciare qui da solo"
"Nemmeno a me piace l'idea di lasciarti andare laggiú da sola, kiddo…" El lo vide scuotere la testa sospirando ancora, portando le mani sulle sue spalle in un ultimo gesto di protezione,
"Ma ha ragione Mike, questo è davvero l'unico modo…è l'unico modo per porre fine a tutta questa storia…è l'unico modo perché, questa volta, non l'abbiano vinta loro"
"Papà, io ho paura…" mormorò piano El guardando fisso i suoi azzurri sereni e calmi, ma solo all'apparenza: quegli occhi che erano stati casa per lei per tanti, tanti anni, fino a quel momento.
La stessa casa che ora lei stava per lasciare verso l'ignoto, lasciando indietro la guida che per anni era stato il suo porto più sicuro.
"Io non voglio che succeda a te o a Joyce nulla di brutto…"
"Tu non ti preoccupare per me, kiddo, pensa a te e agli altri e restate al sicuro…" scosse la testa Hopper con un ultimo sorriso, vedendo nei suoi occhi il riflesso della bambina senza capelli, con indosso un corto camice logoro, tutta pelle ed ossicini, senza fiato lungo il corridoio infinito di quel laboratorio che ora li aveva condotti fino a lí.
Anche allora gli occhi della sua piccolina chiedevano aiuto, gridavano in silenzio tutta la sua paura.
Ma quella volta, quella volta il capo doveva lasciarla andare sul serio, lontano da quella casa e dalla sua protezione.
Non c'era più nulla lí che lui potesse fare per lei, per tenerla al sicuro.
"Ora devi andare, piccola, è ora…continuerò ad aiutarti come posso da qui, ma questa è la tua battaglia, El, non più la mia: io ti ho protetto fino a quando ho potuto"
"Sei stato il papà migliore del mondo" lo strinse forte la sua piccolina, affondando la guancia nel suo petto un'ultima volta, pregando solo il cielo di poterlo rifare presto, alla fine di tutta quell'orribile storia.
Chi mai glielo avrebbe potuto dire in quel momento che non sarebbe stato davvero più così?
Chi mai avrebbe potuto dire a quel padre e a quella figlia che non ci sarebbero mai più stato un "a più tardi"?
Mai più un "ci vediamo dopo a casa"?
Mai più un semplice "a dopo"?
"El? Andiamo, è ora…" la ragazza dai capelli rossi prese con sorriso la mano dell'amica, scendendo i gradini della sua cabin nel bosco un'ultima volta, chiudendo la portiera alle loro spalle: Mike al posto del guidatore con il motore già acceso sotto di lui, El seduta davanti accanto a lui e Max, Lucas, Will e Dustin stretti e vicini sui sedili posteriori, gli sguardi di tutti timorosi e tesi, così diversi e così simili per ciascuno di loro.
Mise in moto il giovane Wheeler, trattenne il respiro la piccola Hopper, volgendo lo sguardo per l'ultima volta alla sua piccola casa di legno in mezzo al bosco.
Trattenne un urlo di angoscia il capo Hopper vedendoli sfrecciare via al di là della sua radura, inghiottiti nel bosco, in piedi sulla sua veranda, accanto a Joyce intenta a stringergli un braccio con forza, per non lasciarlo a nessun costo cadere giù.
"Spero solo che Wheeler sappia guidare sul serio e non li faccia schiantare contro un albero alla prima curva…" borbottò il capo Hopper come battuta, tentando di nascondere il gelo che sentiva dentro, il terrore della morte.
La paura che nessuno sforzo avesse ancora senso per loro.
La paura che tutti loro avessero già perso, prima ancora di aver avuto l'occasione di sfoderare in quella lotta le loro armi migliori.
"Tieni al sicuro mia figlia, Mike…" chiuse gli occhi il capo Hopper un'ultima volta, lanciando al cielo al tramonto sopra di lui un'ultima preghiera, la più silenziosa: che tutta quella storia potesse andare a finire bene sul serio.
Almeno per quella sua figlia.
Almeno per una volta.
Che lei, più di qualunque altra cosa, fosse al sicuro.
"Fa, per l'amor del cielo, che non le succeda nulla di brutto"
*
"Te lo dicevo che ti avrei portato a vederlo prima o poi, fiorellino…ogni promessa è debito con te!"
Il buio della sera aveva avvolto la macchina degli amici ben presto nella sua ombra, lasciando che gli ultimi raggi del sole morissero silenziosi all'orizzonte di fronte a loro, le prime stelle a far capolino dentro il presepe di quel cielo, limpido e silenzioso.
Aveva imboccato la statale il giovane Wheeler, così come ordinato dal capo della polizia, lasciandosi alle spalle lo stato dell'Indiana e con esso il sole al tramonto, guidando piano lungo le strade deserte nel cuore della notte e nel silenzio più profondo, così denso insieme a quel buio che per miglia e miglia nessuno dei nerdini aveva osato romperlo con inutili parole.
Guidava piano Mike, solo più leggermente a strattoni, con una scioltezza tale che il buon vecchio Steve non avrebbe potuto essere altro se non molto, molto fiero di lui.
Se mai solo avesse potuto vederlo.
Quante cose parevano essere cambiate da quella mattina?
Dalla mattina nel quale aveva imparato in appena un quarto d'ora come guidare l'auto rubata di suo padre da sua sorella quella stessa mattina?
La mattina che aveva imparato a guidare per portare la sua piccola principessa ad un concerto, non di certo per fuggire via dagli uomini cattivi.
La mattina del suo compleanno, di quella folle sorpresa.
La più grossa delle sorprese, e solo per renderla felice.
Per vedere sorridere quella stessa principessa che quella volta, appena una manciata di settimane dopo, sedeva accanto a lui sul sedile del passeggero di un'altra auto rubata, nel silenzio di un'altra notte.
Lo sguardo fisso al buio della strada di fronte a loro, le guance solcate da una lacrima che dopo l'altra continuava a scendere silenziosamente giù.
Piangeva la piccola, stringendo la mano del suo paladino più forte nella sua, e Mike credeva di aver esaurito le parole da dire già diverse miglia prima, ma forse invece era stato meglio così.
Due ragazzini incontro alla notte con i rispettivi bagagli di silenzi e di dolori: con le mille domande che finalmente avevano trovato una risposta per lui.
Con i mille rimorsi per aver permesso che tutto crollasse intorno a lei così velocemente per lei.
"El guarda…guarda laggiú…" mormorò solamente il paladino nel cuore della notte con un sussurro, piano per non svegliare i loro amici crollati dal sonno sui sedili posteriori, ma sufficiente perché lei potesse sentirlo, seduta accanto a lui.
Ed un piccolo sorriso felice non poté che illuminare nel buio gli occhi di quel fiorellino, profondi e neri con la distesa che ora si apriva infinita davanti a loro, luminosi come la luna a riflettersi su quella patina liquida e scura.
"Quello…" sorrise Mike a sua volta, sentendola mormorare, tentennando per un secondo, stringendo più forte la sua mano piccola nella sua stretta: una stretta dal sapore di una promessa.
Una promessa finalmente compiuta tra di loro, proprio lí di fronte ai loro occhi.
Un'altra promessa mantenuta.
"Quello è…?" domandò El con gli occhi lucidi,
"Sí…" rispose Mike annuendo piano di fronte al riflesso della luna tra le onde,
"Quello è il mare, El"
"Ti avevo promesso che ti avrei portato a vederlo un giorno insieme, El…ogni promessa è debito con te!" aveva sorriso il paladino di fronte alla sua commossa principessa.
E per un piccolo istante di illusoria poesia non era parso a nessuno dei due importante che quella non fosse davvero la circostanza che nessuno dei due mai avrebbe immaginato per quel momento.
Per un piccolo ritaglio della notte, quei due ragazzini erano stati felici: felici di ritrovarsi semplicemente nel buio della notte a guidare insieme, non importava perché o per dove, o meglio ancora, scappando da dove.
"Davvero di compagnia…" mormorò il ricciolino scuotendo la testa qualche ora dopo, alle prime luci dell'alba alle spalle del gruppetto di amici seduti sul sedile posteriore, lanciando un'occhiata nello specchietto retrovisore, ed accorgendosi così di essere rimasto davvero l'ultimo, l'unico a non essersi addormentato tra tutti gli amici nell'abitacolo di quell'auto in corsa.
"Davvero di compagnia, ragazzi, davvero…"
"Ehi! Parla per te, amico!" il giovane Wheeler udí una voce alle sue spalle farlo quasi sussultare al posto di guida, vedendo il sorrisetto furbo di Will far capolino da dietro il suo sedile anteriore:
"Sera, Mike! Anche tu da queste parti? Che succede, ti sta calando la palpebra per caso, per caso? Vuoi per caso un pit stop, un cambio…o che mi metta a scuoterti il sedile per farti stare sveglio?"
"No grazie, Will, sto bene così…" scosse la testa il giovane Wheeler con un sorriso, vedendo l'amico ridere a sua volta attraverso lo specchietto retrovisore:
"Non sapresti guidare questa macchina nemmeno se ti ci mettessi di impegno! Sono ore ed ore di pratica, Byers, non una cosetta che si può imparare in quattro secondi!"
"…già, in quattro secondi forse no, ma in quarto d'ora prima di partire per un concerto dall'altra parte dello stato invece sí, Wheeler, non è vero?!"
Scosse la testa Mike ridendo ancora una volta nel buio, divertito ma punto sul viso allo stesso tempo da quel ricordo, avvertendo la risata del suo migliore amico perdersi alle spalle, dietro quel sedile, insieme con la sua.
"…Will?" mormorò ancora il giovane Wheeler in punta di piedi e con un filo di voce, sospirando e dando voce ai suoi pensieri, rimasti per troppo tempo in attesa di essere portati alla luce.
"Will, ancora una volta, mi dispiace…ti chiedo scusa"
"Tu lo sapevi, Mike…" le parole del suo migliore amico giunsero da lontano, troppo da lontano perché al ricciolino fosse dato modo immediatamente di capire.
Fin quando il suo sguardo più confuso ebbe raggiunto quello del suo amico più serio e deciso, attraverso quello specchietto retrovisore:
"È come se tu lo avessi sempre saputo, Mike, non so come…" mormorò Will nel cuore della notte, alle orecchie attente del suo eterno migliore amico:
"L'hai sempre saputo…lo sapevi e basta! Sapevi che questo concerto era più importante per lei, per El…sapevi che era quasi più importante per lei che per me!"
"Io avrò tutta la vita per andare a mille concerti, Mike…" continuò il nerdino con un piccolo sorriso, facendo sorridere il suo migliore amico a sua volta, al posto del guidatore:
"Di band che amerò ce ne saranno altre mille, amico…mille occasioni per vedere quei cantanti suonare dal vivo, ma tu, Mike, tu sapevi che questo concerto sarebbe stato così importante per lei, il solo al quale avrebbe mai potuto andare…tu lo sapevi, Mike, te lo sentivi…" mormorò Will con una forza tale da stupire perfino il suo migliore amico per quel discorso, vedendolo voltarsi all'indietro verso di lui con i suoi riccioli neri:
"Dici…dici sul serio, Will?'
"Ma che domande sono, Mike?! Ma certo che sono serio, per la miseria! E…holy shit, ti dispiace tornare a guardare la strana e non me, cazzo?! Ma chi ti ha insegnato a guidare non ti ha detto di guardare sempre di fronte a te?!"
"Ti ho pensato per settimane un lurido, sporco traditore ed una testa di cazzo, questo è vero…" concluse il giovane Byers con un'alzata di spalle come se niente fosse, facendo scoppiare a ridere di cuore il suo amico dai ricci neri e dalle mille lentiggini sul viso:
"Credo di essermelo meritato, amico…mi pare pare davvero il minimo!"
"E per quanto tu forse lo stia stato davvero, Mike…in fondo sono davvero, davvero felice che tu abbia portato lei e non me a quel concerto, amico"
"Grazie Will, davvero…vuol dire tanto tutto questo per me…sul serio"
"Va bene, adesso però vedi di non diventarmi sentimentale, Mike, o mi rimangio tutto quello che ho detto…"
"Andrà tutto bene, Will? Funzionerà?" domandò il paladino con un filo di voce al suo amico stregone, sentendolo sospirare a sua volta e rispondendo, con un piccolo filo di voce.
"Lo spero, Mike…davvero" mormorò Will di tutta risposta, battendo una mano sulla sua spalla in segno di fraterno coraggio ed affetto, poca prima di risparire di nuovo indietro, nel buio del sedile posteriore, poco dopo di aver lasciato al suo migliore amico un ultimo ordine con tono perentorio, di fronte al quale nessuno mai avrebbe potuto sfoderare un "no" secco come risposta.
Nemmeno quello sporco traditore del suo migliore amico.
"Adesso, amico, mettimi una canzone, Mike…e sceglila bella, mi raccomando, ci conto!"
E quando le luci di un nuovo giorno ebbero innondato un'altra mattina con la loro luce, le stelle se n'erano già andate dall'azzurro del cielo da un pezzo.
Sparite, così come la macchina ancora in moto di quei 6 piccoli nerdini, giunti finalmente a destinazione, in mezzo al nulla.
"Siamo finalmente arrivati, fiore!" l'aveva presa in braccio Mike il paladino, sfinito dal sonno, portando la sua principessa attraverso la porta d'ingresso che un assonnato Lucas il ranger aveva aperto davanti ai suoi occhi.
Il tempo appena di posarla dolcemente sul divano del salotto, ancora immerso nella penombra, ma dalle cui finestre si poteva già udire il rumore secco e rassicurante delle onde.
Appena in tempo prima di ricadere sfinito accanto a lei a sua volta, non prima di aver sfiorato con le sue labbra rosse le sue tempie, i suoi riccioli di miele ricaduti ai lati del suo viso, sereno e quieto, solo nel sonno.
"Siamo arrivati a casa, fiorellino…qui, te lo prometto, sarai al sicuro"
🌼📼
Qualcuno per caso ha detto...
ULTIMI 3 CAPITOLI ALLA FINE DI LET ME LOVE YOU?!
😱😱😱😱
Spero vi stia piacendo la piega che sta prendendo il finale della nostra storia, perché da qui in avanti non si torna indietro, amici: è iniziata ufficialmente la corsa al grande finale di Lmly!!
E, sopratutto, spero che a tutti voi piacciano ancora di più le sorprese...perché non avete idea di quali sorprese belle (e brutte) sono in serbo per voi già nel prossimo capitolo!
Qualcosa che aspettate tutti da tempo...o forse no! 🙊
Restate sintonizzati e non perdetevi i prossimi aggiornamenti!
P.s. Grazie per la pazienza, davvero🙏🏻
So bene che non sto riuscendo ad esser costante e puntuale nella pubblicazione come vorrei, perciò...grazie a tutti davvero di cuore di essere ancora con me qui!❤️
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