42.Skinny Love
'Cause now I'm breaking at the bridges
And at the end of all your lies
📼🌼
1 mese dopo
"Un mese" aveva sentenziato lapidario il capo della polizia.
"Un mese..." aveva sospirato con poca convinzione il signor Wheeler da dietro la montatura troppo ingombrante dei suoi tondi occhiali retrò.
Un mese. Uno stupido intero mese.
"E ringrazia che non sia un anno, signorino mio!" aveva ammonito con aria collerica mamma Karen, incrociando le braccia al petto e scuotendo la chioma cotonata per l'ennesima volta in quel pomeriggio, da sotto le scale del piano inferiore del numero 11 di Maple Street.
Un unisono cenno di assenso e di muta rassegnazione ai due poli opposti della città, da parte di due testoline calde e ricciute: quei due piccoli fiorellini, al ritorno dalla fuga più romantica e folle della loro intera vita, non avrebbero potuto sperare in nessun altro possibile sconto di pena.
"E considerati fortunato, Michael Wheeler: di reclusione ti meriteresti un anno intero!"
"Si, mamma..."
"E vedi di rigare dritto e di non far venire mai più un attacco di cuore del genere a tua madre, o le vacanze estive quest'anno te le scordi!"
"Si, papà..."
"…allora?!" lo aveva raggiunto una alta figura dalla medesima capigliatura ricciuta una manciata di minuti dopo, apparentemente rimasta l'unica sotto quel tetto felice che lui fosse ritornato a casa sano e salvo, chiudendo con meticolosa cura la porta della sua cameretta per non far rumore e non dare nell'occhio.
La stessa porta dove ancora vi era appeso il poster di quell'eroe leggendario, armato di microfono, che al giovane Wheeler pareva forse divenuto improvvisamente ancora più mitico in quel momento.
Dopo la notte precedente, dopo averlo visto in azione dal vivo.
"Allora, fratellino, com'è stato? Ne è valsa la pena?!"
"Ti prego, voi due ditemi che almeno n'è valsa la pena..." aveva alzato per primo gli occhi al cielo l'indomani mattina il ranger dalla pelle scura, seduto il party al completo intorno al solito tavolo della mensa affollata nell'ora di pranzo, di fronte a 7 vassoi rimasti intonsi per la troppa voglia di raccontare e poca di mangiare.
Ed il piccolo fiorellino ed il suo dolce paladino non avevano potuto che scambiarsi un complice sguardo d'intesa.
"Ho rischiato di imbrattare la mia immacolata fedina penale per colpa vostra, amici!"
"Il concerto, Mike? È stato incredibile, non è vero?"
"È vero che Freddie è più basso dal vivo di quanto vogliono far sembrare in tv?"
"E non vi siete schiantati contro un albero alla prima curva?! Woah, ricordatemi che voglio anche io Steve come istruttore di guida il prossimo anno per la mia patente..."
"Ragazzi! Fateli parlare, per carità!" aveva riso la ragazza dai capelli rossi mettendo a tacere le urla degli amici, muovendo lo sguardo verso la coppia di ragazzini ancora intenti a sorridersi con sguardi luminosi.
Mike aveva rivolto un ultimo sguardo al suo migliore amico, seduto intorno a quel tavolo accanto a sé, quasi come per chiedere un'ultima conferma, un ultimo cenno di consenso.
Ma il sorriso del piccolo Byers non aveva potuto che confermare la resa dei conti definitiva per i due amici amanti della musica.
"Tutto, Wheeler, sì: devi raccontarmi TUTTO"
"E va bene!" aveva scosso i ricci neri sulla fronte il giovane Wheeler, lasciando un ultimo secondo di silenzio e suspance, giusto per allungare quell'attesa e portare il livello di attenzione del suo pubblico alle stelle, quasi al pari di un conduttore televisivo di prim'ordine.
Lui ed El avevano forse vissuto la più incredibile delle esperienze concesse ad un adolescente liceale della loro età: valeva davvero la pena tirarsela un po', almeno per una volta, non era vero?
"È stato..."
"...forte, troppo forte!"
"Non ti ringrazierò mai abbastanza, Nancs!" aveva sorriso la maggiore di casa Wheeler tra i ricci del suo fratellini minore a quelle parole, stretta in un abbraccio seduta sul lettone della sua cameretta che avrebbe potuto raccontare tutto senza alcun ausilio di parole: gratitudine, gioia, infinito affetto, amore.
"Sei stata, ancora una volta, la migliore!"
"...ma ti eri ricordato ti prendere le protezioni, non è vero, Mike?"
"E il capo cosa ha detto?" aveva domandato Dustin al termine di un'attenta e dettagliata descrizione, lunga quanto una pausa pranzo nel quale ogni elemento del party aveva avuto decisamente di meglio da fare che buttar giù la massa informe e maleodorante nel loro piatto di plastica.
"Noi siamo stati zitti e muti, sia chiaro! A costo della vita!"
"Il capo sapeva già tutto, ovviamente, anche se non da voi..." aveva stretto i pugni il paladino scuotendo la testa con aria mesta, sentendo le guance incendiarsi al ricordo di quell'assurdo scontro delle precedenti 24 ore.
"Per proteggerla? Proteggerla?!"
"Tu non sai niente Wheeler..."
"...qualcun altro deve aver fatto la spia, qualcuno che deve averci visto nel cortile della scuola l'altra mattina"
"Papà ha detto: un mese..." aveva sospirato con aria triste la piccola Hopper, stringendo le dita sotto il tavolo sul bordo del suo vestito a fiorellini, immediatamente raggiunte da quelle rassicuranti del suo nerdino.
La piccola, a quel punto, non aveva potuto che sorridere.
"Un mese senza uscite, né ricetrasmittente, né sabati sera né film alla tv: solo uscite di studio!"
"...praticamente è un miracolo che il capo ti abbia concesso di venire almeno a scuola, El!"
"Senti, fiore, ma stavo pensando..." aveva iniziato Mike con un'insolita timidezza quel pomeriggio di fine aprile, un mese esatto dal loro ritorno a Hawkins e dall'inizio della loro punizione, fissando gli occhi in quelli della piccola stretta tra le sue braccia davanti a sé, nel corridoio poco affollato dell'ultimo piano, accanto alla loro aula vuota di chimica, lontano dagli sguardi indiscreti degli amici.
Se gli intervalli tra le lezioni erano rimasti gli unici momenti a loro concessi per vivere il loro amore per quel mese, tanto valeva farlo per bene e non sprecarne nemmeno un secondo!
Ed il resto del party si era arreso molto presto all'idea di ritrovare la coppia di piccioncini non prima della pausa pranzo di ogni mattina...
"Stavo pensando, il capo aveva detto: un mese, non è vero?"
"Un mese, sì!" aveva annuito El, allungandosi sulle punte delle converse bianche ai suoi piedi, in cerca di un ennesimo bacio immediatamente corrisposto da parte di due labbra rosse e mai sazie, come le sue.
"Il mese finisce oggi, Mike, ma non credo sia il caso di chiedere subito il permesso a papà per uscire! Non sarebbe più prudente far passare almeno ancora qualche giorno?"
"Hai ragione, sicuro!" aveva annuito il nerdino con uno sguardo improvvisamente furbo, un sorriso sghembo ed un sopracciglio rialzato da sotto la massa folta dei suoi ricci:
"Ma il capo ha anche detto: solo impegni di studio, giusto?"
"Ci saranno anche gli altri non è vero?" aveva domandato il capo con aria sospetta.
"Cosa hai in mente?" aveva domandato la piccola con aria curiosa, vedendo il suo nerdino sorridere con tono complice:
"Niente, stavo pensando...quindi il capo non potrebbe dire di no ad una sessione di studio domani sera a casa mia, giusto? Specie se per gli esami di fine anno del prossimo mese, vero?"
"Certo, papà! Ci saremo tutti!" aveva mentito El con un sorriso il più innocente possibile, annuendo con fin troppa foga dall'altro lato del sedile del furgone della polizia,
"Domani sera a casa di Mike, non mancherà nessuno!"
"Ma questa sarebbe una bugia, Mike!" aveva protestato il piccolo fiorellino con una risata dolce, sentendo le braccia del ricciolino stringerla più forte di tutta risposta, portando il suo viso più vicino al suo.
"E io non le dico le bugie, Mike..."
"…o meglio, non le dicevi prima di incontrare me, El!"
"Mi manchi..." lo aveva sentito sussurrare ancora la piccola vicino al suo orecchio, in quel punto del suo collo dove la pelle era già più sensibile ed attratta dal suo respiro: la piccola non aveva potuto che chiudere gli occhi reggendosi alle sue braccia tese intorno alle sue spalle.
Un piccolo, profondo ma leggerissimo brivido di piacere.
"Ma se ci stiamo vedendo tutti i giorni a scuola, Mike!"
"E vuoi dirmi che vederci a scuola per te sarebbe sufficiente, El?"
"Non ho detto questo!"
"Mi manchi, ma così..." aveva continuato Mike chiudendo le palpebre dalle lunghe ciglia nere e reggendola a sé, portando le sue labbra lungo l'incavo del suo collo in modo più profondo, lasciando una scia di baci ed appagandosi della pelle d'oca evocata da quel gesto sulla pelle di pesca del suo fiorellino, mescolando le sue fantasie represse dell'ultimo mese con la dannata voglia che aveva di lei, in tutto il suo corpo.
Non che i pensieri della ragazza tra le sue braccia fossero poi tanto diversi dai suoi, in fondo...
"Ci sono cose che non si possono fare a scuola, El..."
"Non avevi forse detto: serata di studio, Wheeler?"
"Abbiamo un discorso in sospeso io e te, principessa..." il cuore della piccola aveva perso un battito a quelle parole, riaprendo gli occhi e ritrovando di fronte a sé i suoi dolci e carichi di emozione.
El si ricordava di cosa lui stesse parlando...
Eccome se si ricordava di cosa lui stesse parlando!
"Allora che mi dici, El? Domani sera, dopo cena, da me?"
"Per studiare, Mike?"
"...naturalmente!"
"Solo per studiare, kiddo: ti do il mio permesso solo per quello!" aveva decretato il capo della polizia come ultimo responso, vedendo la sua piccola saltellare felice di quel permesso verso la porta del bagno della piccola cabin in mezzo al bosco, una massa di vestiti ben stretta tra le sue braccia sottili: era stato facile, molto facile.
Quasi più facile del previsto!
"Grazie, papà! Sei il migliore, come sempre!"
"E tra 10 minuti sarà pronta la cena: ti conviene non metterci le radici là dentro, El!"
"Che luna magnifica!" aveva sorriso la piccola al cielo al di là della piccola finestrella di fronte a sé, riempiendo lo sguardo della luce lattea della luna piena ad illuminare la volta notturna quella notte, donando luce al paesaggio intorno come in pieno giorno.
Un ultimo sospiro ad occhi chiusi, un ultimo sorriso carico di attesa ed emozione.
Si sentiva leggera, di sentiva felice, si sentiva pronta.
Quella sera, quel piccolo fiorellino sapeva esattamente cosa sarebbe potuto capitare, di lì a poche ore.
E la piccola lo desiderava, lo desiderava davvero.
Con tutte le sue forze e tutto il suo cuore.
"Datti una mossa, El: coraggio, forza!"
Aprí il rubinetto del lavandino con un colpetto di testa il piccolo fiore, chiudendo gli occhi, rilassando le spalle ed ispirando profondamente, passando una mano tra i capelli e sciogliendo l'elastico ancora leggermente umido da quel pomeriggio, dalle ultime ore.
In quell'ultimo mese non aveva più mancato un singolo appuntamento al laboratorio, nemmeno uno.
E perché mai in fondo avrebbe dovuto?
Non era così che erano sempre andate le cose nel suo mondo prima...prima dell'arrivo di Mike, per l'appunto?
Deglutí un brivido di freddo lungo il suo corpo, ruotando lentamente da una parte all'altra la testa per sciogliere la tensione accumulata in quelle ore, ancora ad occhi chiusi, tentando di frenare un fremito di freddo di troppo lungo la pelle delle sue braccia nude.
Quando era tornata al laboratorio, un mese prima, poche ore dal suo ritorno a casa ad Hawkins, non sapeva quello che avrebbe trovato, ma di certo non era accaduto nulla di tutto quello che si era immaginata.
Li aveva immaginati in collera, arrabbiati e fuori di sé, tutti quei dottori, dal primo all'ultimo, primo fra tutti quello che da una vita era sempre stata abituata a chiamare papà: questo era stato quello che razionalmente si era immaginata, questo era quello che chiunque sano di mente si sarebbe aspettato, ritrovando invece quel pomeriggio, di fronte a sé, sulla bocca di quel dottore, principale attore di tutte le sue notti insonni, un sorriso così gentile, così cordiale, così insolito, che per un secondo la piccola si era chiesta davvero se non stesse ancora immaginando tutto in uno dei suoi sogni.
In uno dei suoi incubi.
"Bentornata, Eleven, ci sei mancata, lo sai? Finalmente sei tornata qui da noi!"
"Ma che cazz...?" aveva sentito il suo papà boffonchiare confuso quanto lei alle sue spalle, confermandole una volta per tutte che quella scena non era solo frutto della sua più confusa immaginazione.
El aveva deglutito in silenzio, ed il dottor Brenner si era avvicinato a lei lentamente, sorridendo, se possibile, ancora di più, mostrando una striscia di denti bianchi e lucidi che El non credeva di aver mai visto prima indosso a lui.
"Non è il caso di essere così rigida, Eleven: questa è casa tua, non lo ricordi più? Solo, promettimi che non ti allontanerai mai più così da noi, d'accordo? Non vorrai mica che il tuo papà si preoccupi così per te, non è vero?"
El riaprí di scatto gli occhi a quel ricordo, ritrovando davanti a sé la sua stessa immagine riflessa nello specchio, in un attimo più buia e cupa nonostante la luce fredda della luna al di là della finestra aperta dall'altro lato della parete.
Non aveva risposto nulla a quelle parole del dottore quel pomeriggio, e né lui né nessun altro aveva più fatto parola dell'accaduto nell'arco di quei successivi 31 giorni.
Tra tutte le sue speranze ed i suoi sospetti, El non avrebbe mai potuto sperare di cavarsela così.
Le cose le erano andate fin troppo bene o, almeno, questo era quello che uno sciocco avrebbe potuto credere di primo acchito.
E quel fiorellino non era mai stata una stupida, nella maniera più assoluta.
Aveva notato uno sguardo strano rivoltale da quell'uomo che aveva sempre preteso di essere chiamato papà da lei lungo quel mese, uno sguardo ben lontano dal solito disprezzo e gelo profondo.
Uno sguardo quasi di attesa, di impazienza, quasi a tratti perfino di soddisfazione, come se stesse aspettando solo il momento opportuno per qualcosa, come se stesse aspettando solo il momento giusto per vederla cedere, per vederla infine...cadere.
El non aveva più visto il mostro-ragazzino nell'arco degli infiniti pomeriggi di quel lungo mese, e questo, con suo grande stupore, non aveva rappresentato apparentemente un problema per nessuno.
Nessuno aveva insistito, nessuna punturina, nessuna iniezione di adrenalina, nessuna trasfusione in più.
Era anzi sembrato, per qualche aspetto, come se loro stessi non volessero farglielo vedere, quasi non volessero che lei si sforzasse per vederlo al massimo delle sue forze e dei suoi poteri.
Ma quello che loro forse non potevano sapere, era che quel mostro non era stato poi così lontano da lei nell'arco di quel mese, anzi, era stato, se possibile, vicino a lei ancora di più.
Quasi ogni notte da quando aveva fatto ritorno al suo laboratorio da quel pomeriggio, facendole visita in tutti i suoi incubi più profondi.
"Lasciatemi stare, lasciatemi stare! Vi prego!"
"Fermi!!!" urlava El nel sonno davanti alla stessa scena trasmessa in loop, davanti a quella vasca alta e fredda, la stessa sua, all'interno della quale il bambino della sua visione non smetteva di dimenarsi e gridare a gran voce aiuto.
"Gli state facendo male, vi prego! Smettetela, basta!"
"Papà!!"
"Kiddo!" arrivava sempre Hopper in suo soccorso di corsa nella sua cameretta sul più bello, all'ultimo secondo, quando ormai nel suo sogno del bambino non era rimasto davvero più niente, e già il primo ruggito di quel mostro invadeva le sue orecchie fin dentro il suo sogno.
"Era solo un incubo, El, svegliati...solo un incubo"
"...solo un incubo"
El scosse la testa quella sera da tutti quei pensieri, ritrovando davanti a sé, riflesso nello specchio, l'immagine del mostro a confondersi con la sua, gli occhi di quel bambino della sua visione prendere il posto dei suoi per una manciata di secondi.
Non era certo la prima volta, e non sarebbe certo stata l'ultima, ma la piccola non poté fare a meno di rabbrividire di fronte a quello specchio, anche quella volta.
Ricordava le parole che avevano rimbombato nelle sue orecchie al termine di quella visione, le stesse che si era ripetuta nella sua mente fin troppe volte.
Sarebbe diventata anche lei come lui.
Sarebbe diventata anche lei come quel bambino. Sarebbe stata anche lei a divenire infine il futuro mostro.
Nessuna di quelle immagini erano tornate alla sua mente a caso, nemmeno una volta, e per quanto di calma apparente si fosse dipinta la situazione intorno a lei, El sentiva il suo destino appeso come ad un filo mai stato prima più fine di così.
Sentiva che qualcosa di brutto stava per capitare, se lo sentiva fin dentro le sue ossa.
Lo sentiva nel ghigno compiaciuto del dottore dagli occhi di ghiaccio, lo vedeva in quelli azzurri ed irrequieti del dottor Owens accanto a lui, e fino in quello apprensivo e fintamente burbero del suo papà adottivo, convinto di poter nascondere la sua preoccupazione dietro ad una corazza dura in più.
Sapeva che presto tutte le sue domande avrebbero trovato una risposta, sapeva che presto avrebbe dovuto affrontare qualcosa di ben più terribile e pericoloso degli esami di fine anno scolastico a preoccupare tutti i suoi amici, compreso Mike, ma per quanti sforzi lei avesse mai potuto fare, non poteva prepararsi contro qualcosa che ancora non conosceva, contro qualcosa con cui non poteva ancora lottare.
I suoi poteri erano diventati forti, tanto forti, più forse di quanto tutti anche in quel laboratorio avevano potuto mai sperare: cosa stavano aspettando, dunque?
Per quale motivo avevano lavorato per tutti quegli anni con lei per arrivare fino a quel punto?
Scosse la testa El davanti a quello specchio, chiudendo gli occhi per poi riaprirli e ritrovando infine di fronte a sé nulla se non la sua più semplice immagine riflessa in quello specchio.
Niente se non una ragazzina dai ricci baciati dal sole, pallida ed ossuta.
Chi altro al mondo avrebbe potuto vedere di più?
Chi altro al mondo avrebbe potuto immaginare il mondo nascosto lei, dietro quel paia di occhi grandi e scuri?
Prese un altro respiro El, lungo e profondo, slacciando la zip sulla schiena del suo vestito e sentendo il tessuto leggero scivolare lungo la sua pelle liscia fino a giù con un piccolo tonfo, rimirando di fronte a sé la sua immagine riflessa nuda, finalmente nuda.
Un sorriso piccolo e timido le fu restituito dalla piccola figura di fronte a sé.
"Sei...bellissima" sorrise la piccola a sé stessa quella sera, muovendo le dita leggere lungo la pelle delle sue braccia, della sua pancia, delle sue clavicole, delle sue coste fino al suo tatuaggio nero, leggere come carezze dolci come le sue, chiudendo gli occhi come per rievocare la dolcezza di dita sulla sua pelle che non fossero le sue ma quelle di lui.
Di Mike.
Mike l'aveva aiutata a credere, anche solo per un minuto, che non vi fosse proprio niente dietro quel riflesso se non la sua sola vera natura: nessun incubo, nessuna condanna, nessun mostro dentro di lei, solo una ragazza amata e meritevole di amore, che lui aveva benedetto per primo con quel suo nome: "bellissima".
E tutto il resto, un'altra volta ancora, poteva andarsene semplicemente a fanculo.
"Datti una mossa El, o passerai il resto della serata dentro questo bagno se non ti sbrighi!"
Trattenne una risata la piccola, lasciando cadere a terra accanto al suo vestito anche gli ultimi pezzi della sua biancheria intima, afferrando da sopra la mensola, appallottolato e nascosto in mezzo ai suoi vestiti, il completo rosso comprato con Max al Mall, mesi e mesi prima, rimirandolo tra le sue dita un ultimo secondo con un grande sorriso.
Come si poteva riporre così importanza dentro qualcosa destinato ad essere semplicemente tolto, prima o dopo?
E, sopratutto, da quando erano quelli i suoi pensieri all'ora di cena, dannazione?!
Sentí le guance avvampare a quella realizzazione, scuotendo la testa e maledicendo il nome di Mike nella sua mente, ma non davvero sul serio in fondo, nemmeno quella volta.
Quante cose erano cambiate in quei mesi nella sua stessa immagine riflessa in quello specchio: o meglio, quante ne erano cambiate invece, in vero, dall'altro lato dello specchio, nel suo modo invece di guardare e di vedersi?
Mike le aveva mostrato per primo quanto meravigliosa quella sua piccola immagine potesse davvero essere, libera da quei difetti che lei aveva sempre notato per primi, e che ora faceva fatica a ricordarsi perfino.
Le aveva mostrato la meraviglia che lei era tutta, senza eccezione, scoprendola, guidandola, esplorandola, baciandola ed amandola in punti che lei nemmeno avrebbe osato immaginare, ma dove quella sera non vedeva l'ora che fossero nuovamente le dita di lui a tornare.
Ed era stato, come ogni altra volta, sempre lui a farle capire la vera natura di tutta quella magia dentro di lei, fuori di lei, tra di loro: quella era la vita, quello era l'amore.
Quello era ciò che la gente considerava "normale".
Una semplice normale coppia di ragazzini.
Una semplice, normalissima storia d'amore.
E normale voleva essere El quella sera, ancora una volta.
Rimise il vestito a coprire il completino rosso di pizzo la piccola, ridendo ancora tra sè e sè al pensiero della faccia che avrebbe fatto Mike di lì a poche ore, quando infine lo avrebbe scoperto e visto.
E pensare che quel pomeriggio nel camerino del Mall era stata l'amica ad insistere perché lo portasse alle casse e comprasse senza indugio, mentre la piccola insisteva che non avrebbe mai potuto in vita sui indossare qualcosa di così piccolo e succinto nelle sue parti più intime.
E dire quanto le piaceva in quel momento l'idea che fosse invece lui proprio a scoprirle…
Prese un ultimo respiro El con il cuore già a mille, passando velocemente le dita tra i capelli e snodando alla belle e meglio i suoi ricci.
Non voleva più perdere tempo, non voleva rimpianti: nell'indecisione di quella nube imprevedibile a circondare la sua vita ed il suo futuro di fronte a sé, non avrebbe mai voluto poter dire "se lo avessi fatto prima".
Quel fiorellino, quella sera, si sentiva così stanca di aver paura di ciò che doveva ancora venire.
Così decisa invece ad approfittare del suo presente, così decisa invece a vivere!
Cosa le avrebbe portato continuare ad avere paura tanto da rimanere paralizzata? Cosa le avrebbe portato preoccuparsi di qualcosa che ancora non era successo, che non era possibile per lei prevedere?
Cosa le avrebbe fatto perdere ancora, di quanto il presente le offriva, quella paura costate di stare per cadere, precipitare, spezzato quell'unico filo sottile che da sempre la teneva sú?
No.
Non più.
Mai più.
Non sarebbe successo per lei mai più.
Se tanto era destinata a cadere, e molto presto, tanto valeva che fosse con lui, tra le sue braccia, almeno al sicuro.
E quello che la piccola Hopper ancora non poteva sapere quella sera, era come quel filo sottile si sarebbe spezzato così presto, troppo presto. E nel mondo che nessuno avrebbe mai potuto prevedere invero.
"Kiddo! Esci, è pronto!"
"Arrivo!" urlò la piccola di risposta da dentro il piccolo bagno quella sera, un ultimo sguardo a quella luna piena alta e splendente nel cielo che, ci avrebbe potuto scommettere, quella sera già lo sapeva che le avrebbe portato fortuna.
E quanto si sarebbe presto sbagliata, ma ancora lei non lo poteva sapere.
Quella sera, quel piccolo fiorellino si sentiva solo felice, si sentiva solo sicura.
Quella sera, lo sentiva, avrebbe finalmente fatto l'amore.
*
"Cavolo, El!
Hai visto che luna sta sera?!"
El aveva sempre trovato casa di Mike così caoticamente rassicurante da non saperla definire in altro modo se non come semplicemente adorabile.
Un posto dove poter ritrovare a 'casa' senza sapere di esserlo.
Un posto dove respirare aria buona di famiglia.
"Tesoro! Finalmente sei tornata a trovarci! Da quanto tempo!" la piccola si era sentita stringere dall'abbraccio energico ed affettuoso della signora Wheeler quella sera, facendola arrossire e sorridere sopra la sua spalla e scacciando via in un solo istante le timide paure che avevano affollato la sua testolina ricciuta nell'ultima manciata di minuti: i signori Wheeler l'avrebbero trattata forse più freddamente rispetto all'ultima volta? In fondo era con lei che loro figlio era scappato via senza lasciare alcuna traccia dietro di sé...
"El! Ma che bello rivederti!" era stato poi il turno di Nancy, strappandola direttamente dalle braccia della madre senza tanti complimenti, un sorriso di dolce intesa di fronte al quale il piccolo fiorellino non aveva potuto avere più alcun dubbio: sotto quel tetto al numero 11 di Maple Street, nessuno sarebbe potuto essere più felice di rivederla.
"Ciao, El!" aveva concluso per ultima la piccola Holly prendendo la sua mano ancora sulla porta d'ingresso, sporgendole una bambola bionda con indosso un vestito da principessa:
"Sei venuta qui per giocare alle bambole con me, vero?"
"No! Direi proprio di no! Anzi, con permesso..." aveva scosso la testa ricciuta il minore della famiglia con tono scocciato ma in fondo divertito, rimasto in disparte ed in silenzio al fondo delle scale sull'ingresso e limitandosi a lanciare occhiatacce alle sue parenti di sesso femminile accalcate intorno alla sua fidanzata quasi fosse stata una preziosa ultima uscita di una rivista scandalistica.
"Con permesso...lei questa sera è mia!" El lo aveva sentito chiudere la questione con tono risoluto, scortandola come una guardia del corpo fin sulle scale del piano superiore, facendo scoppiare a ridere lei e lanciare urla di protesta alle loro spalle la signora Wheeler.
"Ma che modi, Michael! Volete che vi porti su qualcosa?"
"Niente, mamma, niente davvero! Dobbiamo studiare!"
"Nemmeno un bicchiere di latte, due biscotti, o magari una fetta di polpetton..?"
"…mamma! Ho detto di no!"
"Non siamo stati un po' troppo frettolosi con tua madre, Mike?" aveva domandato la piccola con sguardo esitante, fermandosi sullo stipite della camera da letto nella quale le pareva di non essere più entrata da un secolo, e non invece da un mese soltanto: aveva giurato al suo papà adottivo che quella sarebbe stata una serata di studio con tutto il resto del party riunito a casa Wheeler, ma dei restanti nerdini suoi amici, ovviamente, dentro quelle mura nemmeno l'ombra.
Forse quel piccolo fiorellino era diventata in fondo fin troppo brava nel dire le bugie...
"Avrei dovuto fermarmi di più di sotto a fare conversazione con lei, no?"
"Assolutamente, categoricamente, no!" aveva scosso i ricci neri sulla fronte Mike con aria giocosa e risoluta, spingendola per la schiena dentro la sua camera da letto e chiudendo la porta alle loro spalle con un calcio ed una risata di entrambi a fior di labbra.
"A meno che tu non voglia passare l'intera serata sul divano del nostro salotto a sorseggiare con lei il thé e parlare dell'outfit dell'ultima intervista di Lady D! E, sinceramente El, credevo che avessimo altri piani in mente per le prossime ore..."
"Giusto! Dove sono i libri, nerdino?!"
"Che luna piena pazzesca!" sorrise El alla vista del suo ricciolino con gli occhioni grandi rivolti verso il cielo al di là della finestra accanto a loro, la sua pelle lattea illuminata dai raggi bianchi ad evidenziare ancora di più la costellazione delle sue dolci lentiggini.
Seduto a gambe incrociate sulla sedia della sua scrivania, e lei sdraiata sul suo letto, come d'abitudine, il suo paladino, quella sera, non avrebbe potuto apparire davanti ai suoi occhi meno che una visione.
La sua t-shirt a righe, quella porta fortuna, quella delle grandi occasioni, non poteva essere stata scelta per caso, El ne era sicura.
Ed era forse un dolcissimo tono rosso di imbarazzo quello che stava colorando le sue gote leggermente scavate e rivolte alla finestra accanto a loro?
Chissà, magari aveva passato anche lui le ultime ore di quel pomeriggio sospeso tra l'emozione e la tensione, come il chiaro-scuro di quel cielo a fare da tetto alle loro attese, voglie e paure?
"Bellissima, davvero bellissima, non è vero, El?"
"...uh, sì! Sicuro!"
Scosse la testa la piccola ritornando alla realtà dal suo sogno d'amore, abbassando lo sguardo sulla copertina del libro sul materasso di fronte al suo viso: Principi di chimica del liceo.
Ancora intonso e chiuso, ovviamente.
"È davvero una luna bellissima!"
"Dustin aveva insistito prima di cena che sta notte partecipassimo tutti ad una delle sue famose cacce al tesoro nel bosco..." sorrise Mike tornando con lo sguardo alla sua principessa, vedendola interrogarlo con uno sguardo confuso:
"Cacce al tesoro nel bosco, Mike?"
"Si, esatto! È una cosa sua..." scosse la testa il nerdino sollevando le spalle, lasciando ricadere un paio di ciocche ricce sulla fronte.
"Ogni anno, quanto il tempo si fa abbastanza caldo, Dustin organizza una caccia al tesoro nel bosco: sarebbe una sorta di sessione di D&d speciale, per alcuni punti di vista...ci si divide in squadre, si cercano indizi che lui prepara...in fondo è divertente, lui si impegna sempre un sacco e ci tiene molto!" spiegò Mike muovendo le mani intorno, vedendola annuire in silenzio di fronte ai suoi occhi:
"Sembra...carino!"
"Lo è, credimi, El! È davvero forte!" annuí Mike con una punta di orgoglio, lanciando un'ultima occhiata fuori dalla finestra accanto a loro:
"Questa luna, secondo Dustin, sarebbe stato assolutamente perfetta per giocare! Ma, ovviamente, ho rifiutato e gli ho detto che noi due non ci eravamo..."
La piccola lo vide sorridere con sguardo fin troppo esplicito, facendo scorrere le rotelle della sua poltrona girevole fin più vicino al suo materasso, vicino a lei.
"Gli ho detto che non doveva insistere: lui ovviamente mi ha dato dello stronzo ma sono stato assolutamente irremovibile! Infondo, dobbiamo studiare, El...non é vero?"
"...per l'appunto, Wheeler, cominciamo?"
Esclamò ridendo il piccolo fiorellino mettendosi a sedere diritta ed aprendo davanti a sé il suo libro, trattenendo una risata alla vista della faccia delusa del suo piccolo nerdino:
"Ma guarda che io stavo scherzando, El..."
"E invece io no, Mike! Andiamo!" scosse ma testa El vedendolo sorridere e sbuffare allo stesso tempo, un piede sul suo materasso dandosi la spinta all'indietro, di nuovo più vicino alla sua scrivania.
"D'accordo, secchiona, come dici tu!"
"Dobbiamo davvero studiare, Mike! Gli esami sono tra 2 settimane e noi indietro con il ripasso di anni luce!"
"Da quale capitolo vuoi cominciare?" chiedette Mike con la faccia immersa nel suo libro, sfogliando svogliatamente le pagine con aria poco convinta.
"Mmm...la nomenclatura può essere un buon inizio?" abbozzò El scorrendo l'indice del libro, non potendo trattenersi dall'aggiungere con tono provocatorio:
"Sicura sia nel programma, El?"
"Dormivi a quella lezione, Mike..."
"Ah, ecco perché non me la ricordo!"
"Coraggio!" sorrise El posando il pesante libro sulle sue ginocchia, spostando gli occhi sulla prima riga della pagina degli esercizi:
"Ti ricordi di aver sentito qualcosa della spiegazione? Anche solo per caso o di sfuggita?"
"Ehm..." imitò Mike una faccia concentrata, giocando con la sua matita e attorcigliandoci attorno un ricciolo, con il solo effetto di creare una visione così buffa tanto da far scoppiare a ridere la piccola:
"Qualcosa del tipo: -oso ed -eito?"
"-oso ed -eiCo, Mike! E si usa il suffisso -oso nel caso di stato di ossidazione minore, -ico nel caso di stato di ossidazione maggiore!" ripeté El scuotendo la testa con finta rassegnazione, vedendo il nerdino sogghignare di tutta risposta con un sorriso sghembo e furbo:
"Se la sai così bene questa lezione, El, perché non la studi tu e poi non mi passi le risposte?"
"Forse perché la professoressa Leen sa che facciamo sempre così e per il test finale ci farà di certo sedere a due parti opposte della classe, Mike?"
"Ma se le ultime volte sono sempre stato io a passare a te il compito, El!"
"Ad ogni buon conto..." scosse la testa la piccola ancora, sorridendo compiaciuta, battendo un palmo della mano sulla pagina aperta sulle sue ginocchia:
"Non ci resta che studiare, nerdino!"
"...provare con la telepatia, El?"
"Questo potrebbe essere l'unico potere che ancora mi manca, Mike..." rispose El nella sua mente con un sorrisetto divertito, coprendo dietro un colpetto di tosse l'imbarazzo e voltando la pagina con aria distratta e muta rassegnazione, fino a che un pensiero non la colpí in pieno viso con la forza di un treno lanciato in corsa.
Un brivido la percorse lungo l'intera superficie corporea a quell'idea inaudita, sotto il tessuto del suo vestito troppo leggero in quel momento per nascondere la sua pelle già calda e il suo piccolo cuore scosso dalle palpitazioni.
Un sorriso piccolo ma che di innocente non aveva proprio nulla si fece strada sul suo viso, ancora alla ricerca delle giuste parole con le quali tentare di spiegare quell'immagine, quella proposta affiorata nella sua mente, o, per meglio dire, quella... sfida.
Al suo piccolo nerdino serviva un incentivo per il suo studio quella sera...e a lei?
A lei serviva non smettere di far girare nel suo corpo tutta quella scarica di adrenalina che la stava facendo letteralmente uscire di testa, impazzire.
"Io avrei un'idea migliore, Mike..."
"Adoro le tue idee, El, di solito..." si dondolò Mike sulla sua sedia portando la matita dietro il suo orecchio, lanciandole uno sguardo vagamente sospetto:
"Ma non quando si tratta di metodi innovativi per lo studio, temo..."
"Oh no, questa ti piacerà di certo!" sussurrò El in modo appena percettibile, mettendosi in ginocchio sul materasso e mordendosi un labbro rosso in tono provocatorio:
"Che ne dici, nerdino...di una sfida? "
"A suon di formule chimiche, El? Va bene che vuoi essere tu la secchiona..." rise Mike scuotendo la testa e portando lo sguardo su di lei immediatamente più attento, ritrovando i suoi occhioni seri ma anche accesi di una scintilla di complicità in più.
"Ma se proprio vuoi farmi partecipare alla fiera dei nerd, questa sera...e va bene, El, ci sto! Ma ogni sfida che si rispetti merita un premio, non è vero?"
"Oh, eccome!" annuí El sorridendo ancora, lo sguardo incastrato nel suo, pronta a prendere fuoco, insieme con lui:
"Ogni tua risposta giusta...uno in meno per me, Mike"
"...un che?"
"E ogni mia risposta giusta, uno in meno a te!"
"Puoi spiegarmi cosa diamine hai in mente?!" rise Mike scuotendo la testa e facendosi più vicino sulla sua sedia lungo il pavimento della sua camera da letto, ridendo divertito come un bambino, fino a quando, d'improvviso, El lo vide di colpo non sorridere più.
Aveva capito.
In fondo non sarebbe poi stato poi così difficile da intuire...
"Intendi...?"
"...sí" annuí El alzando un sopracciglio con aria furbetta, scorrendo lo sguardo lungo la sua intera figura e muovendo la mano in mezzo a loro come spiegazione:
"Ad ogni tua risposta giusta, me ne toglierò uno io, Mike...e ad ogni mia risposta giusta te ne toglierai uno tu!"
"Figo...potrei davvero pensare di studiare ogni materia così!" commentò Mike nascondendo una punta di vivo imbarazzo dietro un sorriso furbo, ripiombando di schiena sulla sua sedia con finta aria da patteggiatore:
"Ma se i miei calcoli sono corretti, qui la faccenda è impari e il gioco sleale, temo! Tu hai già studiato la lezione, signorina: le tue risposte giuste sarebbero troppe ed io finirei in mutande tempo 3 risposte!"
"...e chi dice che io non voglia proprio questo, Mike Wheeler?!" si trattenne dallo rispondere la piccola mordendosi la lingua, soppesando la risposta con sguardo rivolto al soffitto:
"Beh, in questo caso potremmo fare: ogni mia risposta sbagliata te ne togli uno tu, Mike?"
"Togliermi i vestiti non dovrebbe essere il premio anziché la punizione, El?!" rise Mike passandosi nervosamente una mano tra i ricci scuri, vedendola ridere a sua volta con una risatina tirata d'emozione.
"Un incentivo a perdere, senza dubbio..."
"E va bene, signorina Hopper, proviamoci! Comincia tu!"
"Prima un veloce ripasso..." ammiccò El, muovendo le labbra lentamente e ripetendo la lezione con voce vellutata, già arrossendo alla vista degli occhi del suo nerdino in balia del movimento delle sue labbra:
"Si usa il suffisso -oso nel caso di stato di ossidazione minore, -ico nel caso di stato di ossidazione maggiore per quanto riguarda i composti ossido basici, il prefisso ipo- nel caso dello stato di ossidazione minore e per- per il maggiore, nel caso degli ossidi acidi o anidridi..."
"Ti ho mai detto che avresti un futuro come prof più sexy della scuola, El?"
"Concentrati, Mike...cominciamo..." sorrise El nascondendo una punta di orgoglio, scorrendo il dito sulla pagina degli esercizi di fine capitolo e sentendo la sua pelle già avvampare sotto i suoi ricci: chissà quante risposte sbagliate avrebbe contato il suo nerdino prima di farle togliere di dosso quel vestitino fattosi improvvisamente così fastidioso...
"Diossido di zolfo, Mike?"
"Mm...S02, El?"
"Questa era facile, lo ammetto..." sorrise El con sguardo felice e furbo, facendo scorrere le sue dita sottili fino alla zip sulla sua schiena del suo vestitino a fiori.
"...vuoi farlo tu, Mike?"
"No, a te l'onore, El!" accennò con la testa Mike guardandola fissa, facendo bruciare le guance della sua piccola ancora di più:
"Mi piace se te lo togli tu..."
"Come desideri..." rispose flautata la voce del fiorellino di fronte a lui, scorrendo lentamente verso il basso la sua zip fino a metà schiena, lasciando cadere il tessuto leggero delle sue nemiche lungo le sue braccia, fino a scoprire il suo petto fino all'altezza del suo ombelico.
E le pupille scure del suo ricciolino si aprirono alla vista del suo completino rosso di pizzo tanto quanto il sorriso sulle sue labbra rosse.
"Porca puttana, El, se cominciamo così..."
"Tocca a te, Mike..."
"Si si, giusto..."
Scosse la testa Mike riafferrando di corsa il libro, scorrendo con il dito alla ricerca dell'esercizio in assoluto più difficile.
Non avrebbe dovuto essere quello il senso di quella serata, giusto?
Lo scopo non era forse quello di imparare insieme la lezione, invece che farla sbagliare di proposito?
"Mn2O7?"
"Eptossido di..." si mossero da sole le labbra di quella ragazzina, tirate a freno dalla sua mente un secondo in più: voleva davvero la risposta giusta? Era quello davvero ciò che desiderava sul serio?
"Eptossido di...manganesio?"
"Mi dispiace davvero dirlo, signorina Hopper, ma non è questa la risposta giusta!" El lo vide sorridere con aria compiaciuta, indossando sulle labbra un finto broncio di tristezza e vedendolo portare le mani immediatamente sul bordo della sua maglietta a righe:
"È Eptossido di dimanganese, El...e forse non è vero: non mi dispiace proprio per niente che tu abbia sbagliato risposta!"
"Uno dei due dovrà pur dare una risposta giusta prima o dopo, Mike!" rise El vedendolo alzarsi di scatto dalla sua sedia camminando di corsa verso la porta della sua camera chiusa, un giro di chiave silenziosa come precauzione:
"Questa la chiudiamo, non si sa mai, per precauzione..."
"…oppure no"
Deglutí la piccola alla vista della sua schiena bianca magra e liscia, vedendolo voltarsi lentamente verso di lei dopo aver fatto cadere la tshirt a terra, sorridendole con aria sorniona:
"Allora...è già finito la nostra sfida, El?"
"Oh...ehm, acido cloroso?"
"Credo HClO3? Giusto, El?
"HClO2, Wheeler, ma che peccato!" lo apostrofò El con aria di rimprovero, lanciando uno sguardo il suo libro con tono di sfida:
"Tocca a me!"
"H2S04, El?"
"Acido carbonoso…"
"Acido carbonico, El! Questa la sapevo pure io!"
Protestò Mike scuotendo la testa con aria fintamente indignata, vedendola sorridere con un'alzatina di spalle colpevole:
"Ups!"
"Non dovevi essere tu quella a sapere meglio la lezione, El?"
"La professoressa Green ci boccerà entrambi, e ne avrà tutte le ragioni!" commentò El riafferrando il libro davanti alla sua vista, pur di non soffermarsi troppo sull'immagine di Mike di fronte a sé intento a slacciare per poi far cadere a terra i suoi pantaloni.
Forse non era stata una così grande idea proporgli proprio quel gioco...o per meglio dire, assolutamente sì!
Ma se già solo vederlo con i boxer addosso era in grado di farla sudare e prendere fuoco come ci sarebbe arrivata alla fine viva?!
"...anidride borica?"
"B2O3...questa l'ho appena letta sul libro, El..." sorrise Mike vedendola alzare timida lo sguardo di fronte a sé, sorridere con le guance rosse come due tizzoni ardenti.
Dio quanto era adorabile quando gli proponeva certe cose per poi arrossire adorabilmente così...
"Via quel vestito, fa un po' troppo caldo qui dentro, non trovi?"
"Mmm...direi proprio di sí!" annuí El prendendo un lungo e profondo respiro, lasciando cadere il resto del suo vestito ai piedi del letto e lasciando libero campo allo sguardo del suo verdino su di lei, lasciandosi ammirare l'un l'altro protetti niente di più che dalla loro biancheria intima.
E quanto anche solo quei pochi lembi di tessuto sembravano essere ancora troppi in quel momento...
"MgO, El?"
"Ossido di magnesio"
"E brava la mia piccola chimica!"
"Questa era facile, Mike! Non è corretto!"
"Tocca a te!"
"Mmm…Mn2O7?"
"Diossido..."
"Eptossido, Mike, sbagliato!"
Scosse la testa El con sguardo vendicativo, facendo scuotere la testa al giovane Wheeler con un'alzata di sopracciglio:
"Sei diventata sleale, signorina Hopper...ma, a proposito, da dove è uscita fuori quella meraviglia rossa?"
"Merito di Max, ammetto..." sorrise El guardandolo con occhi attenti, vedendolo sorridere a sua volta nascosto dietro le pagine del suo libro:
"Adoro Max, certe volte...V205?"
"Pentossido di..." cominciò El bloccandosi subito con sguardo interdetto: ma che razza di elemento era mai la V?!
"Di...ma che diamine è V2, Mike?!"
"È divanio, El, Pentossido di divanio" rispose Mike con sguardo compiaciuto, sorridendole e richiudendo il libro sulle sue ginocchia.
"Ora, da vero cavaliere io, e da vera donzella tu, possiamo concordare un pari e patta, palla al centro e ci togliamo entrambi queste cose dannate di dosso?"
"Assolutamente no, signorino! Tocca a te!" scosse la testa ridendo El e modendosi il labbro inferiore forte, stringendo le mani sotto il suo seno e muovendo un cenno nella sua direzione:
"Togliteli tu, adesso"
"Questo suona quasi come un ordine, El..." la apostrofò Mike alzandosi in piedi ed obbedendo come da lei detto, vedendola deglutire senza vergogna ma paonazza in viso, quando l'ultimo strato della sua biancheria ebbe toccato terra rivedendo l'ultima parte ancora coperta della sua intera figura.
Lo guardo del suo piccolo fiorellino su di lui era qualcosa contro il quale il giovane Wheeler non avrebbe potuto combattere ancora per molto quella sera:
"E non ti nasconderò che mi potrebbe star piacendo parecchio...ma non so come tu possa pretendere che io resti concentrato ancora così, El..."
"CO2, Mike?"
"Ossigeno..." bisbigliò più come una preghiera che come una risposta il ricciolino, vedendola alzarsi dal materasso, facendosi più vicina è sedendosi a cavalcioni sulle due ginocchia in un unico movimento fluido, tanto da fargli perdere completamente l'ausilio della sua respirazione.
El sorrise compiaciuta sopra il suo viso a quella sua così sincera reazione.
Nessuno dei due piccoli chimici pareva più molto in vena di stare ancora al gioco, arrivati a quel punto...
"Era Anidride carbonica, Mike!"
"...quello è ciò che emanerò io tra poco per autocombustione, El!"
"Ti meriti un piccolo premio per essere arrivato fino a qui, Wheeler...vivo!" sorrise El portando le mani dietro la sua schiena al gancetto del suo reggiseno, aprendolo con un unico gesto fluido e sentendo i battuti del suo cuore accelerare nel suo petto, così come quelli del suo piccolo nerdino sotto di lei, tanto forti da poterli quasi sentire nel silenzio di quella camera attorno a loro.
E quell'ultimo tessuto leggero a scorrere lungo la pelle iper eccitata delle sue braccia e del suo petto, fu sostituta in men che non si dica dal respiro caldo e profondo del suo ricciolino sulla sua pelle.
"Fine del gioco, El: giuro che questo giro l'ho imparata sul serio la lezione!"
"Su questo punto non ho alcun dubbio, Wheeler!"
"Dio mio..." lo sentí sussurrare avventandosi sulle sua labbra e sulla sua pelle, muovendo i suoi fianchi sopra le sue gambe più vicina a sé, aiutando a rimuovere, sempre in braccio a lui, anche gli slip di pizzo lungo le sue gambe nude.
E la piccola non poté che sorridere compiaciuta e felice, lasciando che i brividi corressero da soli, folli e senza freni, lungo la sua pelle ora più nuda che mai, così come le sue fantasie.
Sentendo le mani del suo ricciolino ovunque, le sue labbra ed il suo fiato a scaldare ogni suo più piccolo centimetro: del suo viso, del suo petto, del suo seno...
"Che bella idea, El...che bella idea!"
"...hai detto tu che hai sempre amato le mie idee, Mike!"
"Sembri sapere che cosa vuoi signorina Hopper..." sorrise Mike scostandosi dalla sua pelle appena di pochi centimetri, sufficienti per poterla guardare in viso: lo stesso viso caldo ed arrossato come il suo, sulle labbra il medesimo sorriso di attesa e di desiderio.
"Che cosa vuoi sta sera, El?"
El vide le labbra rosse di Mike muoversi appena a quella richiesta, dal suono poco simile a quello di una domanda quanto piuttosto a quello di una preghiera:
"Ti prego, dimmi di sì, El...ti prego dimmi di sì!..."
"L'amore.." sorrise la piccola con occhi dolci come quelli di una bambina, vedendo quelli del ragazzo di fronte a sé brillare di gioia a quella semplice parola un pelo di più:
"L'amore, Mike...Voglio fare l'amore"
"Sta sera? Sei sicura?"
"Si…"
"Al cento per cento, El? Al tremila per cento?!"
"...sí!" annuí El ridendo del loro imbarazzo e della loro emozione, vedendolo annuire a sua volta, chiudendo gli occhi per un singolo istante di fronte a sé.
"Okay, allora...la prima volta dicono che potrebbe farti un po' male, lo sai..."
"Si, Mike, questo lo so già..."
"…lo sai?"
"Me lo ha detto Max!"
"Ah si, Max, giusto..."
"Mike…" deglutí la piccola portando una mano sul suo viso, accarezzando una ciocca di ricci neri caduti tra le sue ciglia:
"Ma invece tu...sei sicuro di volerlo anche a tu?"
"Se lo voglio El?! Miseria...credimi!" scosse la testa Mike portando una mano lungo il suo viso, muovendo una gamba agitata incontenibile e facendo traballare la sua piccola in braccio a lui:
"Credimi, se non avessi solo paura di poterti far male starei forse anche respirando decentemente, te lo giuro!"
"Lo voglio, El, lo voglio anche io..." lo vide continuare accarezzando a sua volta con una mano il suo viso, sorridendogli a sua volta con sguardo dolce.
La forza elettrostatica tra i loro corpi in quel momento non aveva niente a che vedere con tutte quelle formule della loro amata chimica quella sera: El non sapeva cosa sarebbe successo di lí a pochi istanti, aveva rinunciato anche a chiederselo del tutto, scegliendo semplicemente che fosse lui a spiegarglielo o, per meglio dire, a mostrarglielo.
Non aveva nemmeno paura che potesse far male, non aveva più paura, se ora stava con lui: quale cosa non avrebbe potuto essere bella, se non con lui?
Quale cosa non avrebbe potuto essere anzi semplicemente incredibile, se insieme con lui?
"Okay, solo...mi serve un secondo una cosa..."
Mike la vide annuire in silenzio respirando profondamente, muovendo i piedi della sua poltrona a rotelle con lei sempre in braccio sopra le sue ginocchia, arrivando ad un cassetto preciso della sua scrivania, l'ultimo, allungando il braccio fino al fondo dove da mesi e mesi aveva riposto nascosto quel suo piccolo segreto fino a quel momento.
"Nancy, sorella mia, è arrivato finalmente il momento di usufruire anche di questo tuo ultimo regalo! Cazzo!"
"Okay, così, dovrebbe essere così..." il piccolo fiorellino lo vide armeggiare tra le sue gambe sotto il suo viso, srotolando un sottile anello di plastica trasparente di fronte ai suoi occhi che il suo buon senso le impose di non chiedere a che cosa mai dovesse servire in quel momento.
E, adesso...che cosa dovevano fare insieme per fare l'amore?
"Questi me li ha dati Nancs un sacco di tempo.." sorrise Mike un po' in imbarazzato scuotendo i suoi ricci neri sulla fronte, alzando gli occhi sul suo viso e vedendola improvvisamente più incerta ed insicura.
"Qualcosa non va? Che succede? Guarda che siamo ancora in tempo a fermarci, davvero!"
"Mike, ma cosa...?" abbozzò El sentendosi una sciocca, chiudendo gli occhi ma riaprendoli a lui subito, ripetendosi di non dover provare vergogna in quel momento, nemmeno con lui:
"Cosa...cosa devo fare io adesso per far l'amore con te, Mike?"
"Beh...tu non devi fare molto, El, credimi..." rispose dolcemente Mike con un sorriso, portando le mani sui suoi fianchi sulle due gambe e portandola un po' più vicina, un poco più sú.
"Semplicemente, ora io mi metto qui...e tu, quando sei pronta, semplicemente ti lasci...cadere giù, ed il resto lo faccio io, El, dicono che viene da sé..."
"Mi lascio...cadere giù, okay..." annuí El credendo di aver finalmente capito, sentendolo muovere delicatamente la sua erezione lungo le sue grandi labbra fino ad un punto, facendole sentire l'innato istinto di aprire le sue gambe ancora di più.
In bilico sulle ginocchia di Mike, retta dalle due braccia e dalle due mani sulle sue spalle un poco più in sú: a pochi centimetri dalla sua punta, sotto le sue gambe aperte e tremanti di adrenalina, distanti solo quanto un ultimo cenno di fiducia, quanto un'ultima caduta.
Quanto era facile per lei decidere di lasciarsi cadere giù, se sotto sapeva che vi sarebbe stato lui a prenderla, anche in quella occasione.
"Sei pronta, El?"
"Sì..."
"Sicura?"
"Sì, Mike..."
"E allora..."
"…Mike! MIKE! Mi ricevi?!"
Per un singolo istante Mike Wheeler sperò che quella voce giunta alle sue orecchie fosse solamente il frutto quella sua troppo eletrizzata e su di giri immaginazione.
No, non era possibile, non era vero.
Non poteva stare succedendo sul serio, per davvero.
"Mike il paladino, qui Dustin il bardo sulla linea 3, mi ricevi?!"
"Mike, la rice..." sentí balbettare El ancora ad un passo dal lasciarsi cadere sopra di lui, facendogli chiudere gli occhi, imprecando a pieni polmoni nel silenzio della sua mente, constatando chiaramente che, con suo grande, grandissimo dispiacere, non doveva essersi trattato solo di un brutto scherzo della sua immaginazione.
"Dovresti rispondere, credo..."
Ma porca di quella...!
"Tempismo perfetto, cazzo!" allungò un braccio alla sua ricetrasmittente sul pavimento il giovane Wheeler, dopo aver fatto risedere la sua piccola sulle sue ginocchia a più lontana distanza di sicurezza: qualunque cosa volesse quel rompicoglioni del suo amico, la risposta sarebbe stata 'assolutamente no, arrivederci e a mai più'!
"Mike! Qui Dustin, lo so che mi stai ascoltando! Rispondimi dai, lo sai che se non rispondi continuo a chiamare!"
"Sono occupato!" rispose secco Mike tirando giù l'antenna in modo scocciato, ma sentendo la voce del nerdino dall'altra parte della linea insistere senza accennare a rinunciare a quel primo scontroso rifiuto.
"Occupato un corno, Wheeler! Questa sera non te la darò vinta! Non mi interessa se tu ed El dovete studiare come i peggiori dei secchioni: muovete quei vostri due culi e raggiungeteci al limite sud del bosco, chiaro? Hawkins Road!"
"Ma di che diamine stai parlando, Dustin?!" sbottò Mike portando una mano sulla fronte e vedendo El rispondere al suo sguardo con uno altrettanto confuso, udendo le voci dei loro amici di sottofondo attraverso i rumori del supercomm:
"Sono ancora a casa quei due?!"
"E te pareva..."
"Muovetevi ragazzi, qui fa freddo, cazzo!"
"Sei sicuro di non aver interrotto niente di importate, Dusti-Bon?!"
"In effetti avete interrotto qualcosa di importate, stronzi..." rispose tra i denti Mike affrettandosi a rispondere:
"Questa sera ti avevo detto che non c'eravamo, che dovevamo studiare! E speravo di essere stato abbastanza chiaro!"
"Il vostro studio può aspettare, Wheeler, la luna piena di questa sera no!" ribatté decisa la voce del nerdino senza denti dall'altro lato della trasmissione:
"Tutte le prossime sere il cielo sarà coperto e ci sarà troppo buio! Avanti, Mike, ma sei ancora lì fermo?! Coraggio, forza, non abbiamo mica tutta la notte a disposizione!"
"Assolutamente no! E passo e chiudo!" concluse lapidario Mike gettando la ricetrasmittente ai suoi piedi, ma sentendo la voce dell'amico insistere imperterrita ancora:
"Non ti azzardare a fare passo e chiudo con me, Mike! Tu mi conosci e lo sai che continuo a chiamarti finché non mi rispondi! Mike...Mike…Mike! Mike! Mike!"
"Dustin! Finiscila!"
"Vuoi che inizi sul tuo telefono di casa, Wheeler?!"
"E va bene! Va bene, va bene! 30 minuti e saremo lí!" rispose esasperato il piccolo nerdino, lanciando uno sguardo al suo piccolo fiorellino rimasto muto di fronte a sé, con sguardo decisamente meno emozionato, molto più rassegnato e a tratti quasi stupito davanti ai suoi occhi.
"Fai 10 minuti, Mike! Passo e chiudo!"
"Io odio avere degli amici, El..."
📼🌼
...ma davvero avevate creduto che potesse succedere davvero, ragazzi?!
😂😂😂
Oggettivamente, ho fatto aspettare a quei 2 poveretti 20 capitoli esatti per il loro primo bacio, potevamo mai sperare che la loro prima volta avvenisse così "semplicemente" al primo tentativo?!
Ma ovviamente no!! Ahah😂🙈
Scherzi a parte, come chi mi seguo su Instagram già sa (e se ancora non mi seguite, seguitemi!❤️), vi annuncio che quello che avete letto è stato l'ultimo capitolo interamente felice di tutta Let me love you!🎉
Perché?😌
Beh, perché questo è capitolo segna l'inizio dell'ultimo arco narrativo: questo capitolo segna sul serio
l'inizio della fine.
Da qui in poi un domino infinito che ci porterà fino alla fine: del resto si sa, in una notte di luna piena può succedere di tutto, non è vero?
🌔🌕🌖
A presto!
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