37.Faithfully

I'm forever yours,
faithfully

📼🌼

La luce del lampione brillava silenziosa fuori dal numero 11 di Marple Street in quella notte di inizio marzo senza luna, smorzata ed allo stesso tempo amplificata come l'aura mistica di un pigro sole di mezzanotte, attraverso il banco di spessa e fitta nebbia che da un paio di ore si era impossessata della cittadina di periferia.

Quasi come a voler far cessare tutt'intorno ogni altro inutile rumore. Quasi come a voler mettere a tacere tutti.

Solo più il rombo lontano di qualche automobile solitaria osava fendere il silenzio denso della notte, qualche radio lancia a tutto volume attraverso i finestrini umidi per l'umidità ed il freddo, qualche gruppetto di adolescenti ancora troppo su di giri per arrendersi a dover smettete già di festeggiare, con ancora indosso qualche costume grazie al quale evadere dalla propria vita e dalla propria monotonia per il breve arco di tempo di una notte, di una notte soltanto.

Prima che le prime luci di un nuovo giorno li sorprendessero, come una mamma severa già sulla porta di casa ad aspettarli, richiamandoli all'ordine ed alla disciplina, facendoli lasciare alle spalle qualche ora di leggera, ingenua ed effimera spavalderia.

Della durata di una notte, di poche ore soltanto, ma dal profumo di eterno, di infinito, di immortalità.

Spessa era la nebbia lungo le strade di Hawkins quella sera, quasi a voler insonorizzare il resto del mondo e cancellare via il resto, quasi come una coperta posta sul capo dei più piccoli dei ragazzini, chiusi all'interno di un vecchio basement al buio, rischiarati solo dalla luce di file e file di familiari lucine di Natale ancora appese al soffitto, quelle che, per la fretta, un piccolo nerdino non si era ancora deciso a riporre negli scatoloni delle ormai passate festività natalizie.

"Hai freddo?"
"Solo un pochino..."
"Vuoi una coperta?
Ecco, questa...così"

Surreale era il silenzio lungo i marciapiedi, i giardini ed i viali alberati quella notte, quasi come se, come in un concordato coprifuoco, nessun rumore umano avesse osato disturbare quei due piccoli cuori in quel momento, corsi a perdi fiato lungo le stradine deserte, sfidanti il freddo, la notte, il buio, ritrovandosi senza più respiro al termine di quella scala di legno di casa Wheeler, mai stata più silenziosa e vuota di così.

E Mike aveva benedetto di avere ancora a disposizione qualche ora di pace da passare con il suo fiorellino, prima che la quiete silenziosa fosse cancellata via dal ritorno del signore e della signora Wheeler dell'indomani mattina.

Ed El si era accorta di aver ripreso a respirare per davvero solamente in quel momento, quando, al termine della loro corsa di risate e grida contro il cielo, erano state le dita fredde di Mike a sfiorare le sue guance calde e rosse per prime.

Ed il silenzio intorno a loro non era stato poi più così tanto intenso e penoso, ma interrotto da mille e più scocchi di labbra e di baci urgenti e bisognosi.

"Tu non hai idea di quanto mi sei mancata, fiore..."
"Non puoi immaginare quanto mi sei mancato tu!"

E come in una gara tra due bambini, come a volersi sfidare a chi dei due avesse più ragione, a chi fosse più felice, quei due piccoli cuori avevano perso il conto di quanti baci, quante carezze, quanti sorrisi avevano visto quelle pareti rivestite di legno di quella tavernetta al numero 11 di Maple Street, scrigno prezioso di un amore ritrovato, rinato, ricondiviso, mentre il resto del mondo girava lontano, lontano anni luce dalla loro percezione.

Mentre Mike rideva e spingeva le spalle del suo piccolo fiorellino più vicino a sé, ed El stringeva tra le sue dita i capelli del suo piccolo ricciolino, ancora mezzi bianchi e mezzi grigi di polverina, facendo ricadere borotalco leggero e profumato intorno a sé.

"Ma cosa è questo...?!"
"Geniale questo costume...non trovi, El?"
"Genialmente da nerd vorrai dire!"
"Ehi...! Parli proprio come Max adesso?! Non vi si può proprio lasciare da sole voi due neppure per un secondo?!"
"Razza di piccolo nerdino imbranato...!"

El avrebbe voluto richiedere un po' più di tempo per accertarsi che tutto quel sogno fosse sul serio vero. Avrebbe voluto richiedere un minuto per riprendere fiato, coscienza di se stessa, per ripetersi di avercela fatta, di esserci riuscita per davvero, per quanto assurdo il suo piano fosse stato fin dall'inizio.

Ma El non ci riusciva.
Non riusciva a chiedere a se stessa nemmeno più quel piccolo, piccolissimo sforzo in quel momento, non potendo immaginare di sprecare nemmeno un singolo, prezioso minuto, senza che le labbra del suo paladino si ritrovassero ancora una volta sulle sue.
Ed ancora ed ancora.

Come se ogni secondo non potesse venire sprecato senza un suo bacio, un suo sospiro, il suo naso freddo sfregato contro il suo.

"Molto bello anche il tuo costume, comunque..."
"Ma smettila! Ma se non mi avevi nemmeno riconosciuta!"

Scosse la testa Mike non potendo permettersi di non darle ragione, scostandosi appena dal suo viso e portando le mani più in basso sulla sua vita, seduto a gambe incrociate di fronte a lei, sul tappeto di coperte nel fortino che mesi e mesi prima era stato il loro giaciglio.
La vide sorridere, anzi, proprio ridere, scuotendo a sua volta i suoi riccioli dalla fronte, in una presa in giro nei suoi confronti che non credeva potesse dargli la minima noia in quel momento.

La maschera di El da angelo era stata lasciata a terra ormai distante, così come le sue due ali di piume a riposare in un angolo, ma attraverso gli stessi occhioni marroni che poche ore prima lo avevano catturato fin sulla pista, senza bisogno di altre parole o di presentazioni, era sempre il cielo ed il Paradiso che lui riusciva così chiaramente a vedere attraverso quelle due sfere tonde e liquide, bellissime.

Il suo angelo non aveva bisogno di ali, né di costume, né di maschera quella sera davanti ai suoi occhi per apparire già niente meno che una visione.
Una magnifica visione.

Mike sapeva che ci sarebbero state un milione di cose da dire in quel momento, mille e più domande da fare, molte altre in più le risposte da chiedere, anzi, da pretendere, ma sentiva che nulla di logico o di razionale aveva più importanza di quell'istante di magia tra di loro.

Quanto le era mancata?
Sarebbe stato assurdo porsi anche solo lontanamente quella domanda.
Illogico, ridico, presuntuoso il cercarne una risposta.

"Ti avevo riconosciuto comunque...sai, credo fosse per via del tuo profumo..."
"Ma certo, signorino! Questa me la dai da bere un'altra volta!"

Rise il ricciolino, rise pure il fiorellino insieme con lui, sfiorano con la fronte le sue labbra rosse e il contorno del suo zigomo, sentendo il suo cuore finalmente libero di battere leggero, le sue viscere ballare a ritmo con il suo respiro, forse leggermente più corto rispetto a prima, ma in quella dolce ed intensa sensazione che mai El avrebbe scambiato più per null'altra cosa al mondo.

Poteva essere stata appena una settimana prima quella maledetta, dannatissima sera?
Poteva essere stata una porta fredda di legno quella in mezzo a loro così pochi giorni prima, mentre ora ogni parte delle loro braccia, delle loro mani, dei loro visi facevano a gara per sfiorarsi, abbracciarsi e toccarsi ancora, come a voler mescolare la pelle ed il rispettivo calore?

Si sentiva una persona così diversa la piccola Hopper seduta sotto quel fortino di coperte in quel basement, una persona così diversa senza che nulla apparentemente fosse cambiato nella sua vita o nel resto del mondo intorno.
Era qualcosa invece in lei ad essere cambiato, qualcosa di silenzioso ed invisibile ma così profondo da non poter essere più mutato.

Non aveva più voglia di aver paura, non aveva più intenzione di farsi soffocare dal buio di qualcosa dal quale si era sempre e solo detta di dover scappare.
El non voleva più nascondersi, non aveva più intenzione di lasciare che le ombre raggiungessero anche quella fetta luminosa della sua vita, quella metà luminosa della Luna.

El voleva anzi lottare per proteggere quella metà di luce e di gioia, la sola dalla quale potesse trarre energia per poter affrontare il resto del suo mondo da sola.
Come un piccolo fiore che fa il pieno di luce prima dell'ennesima notte di freddo e di buio, prima dell'ennesimo inverno privo di sole.

Era solo questione di tempo prima che il buio tornasse a bussare alla sua porta, e lei già lo sapeva, ma non le importava più.
Fino ad allora, El ne era sicura, nulla al mondo l'avrebbe mai strappata un'altra volta da quella sua fonte di vitale calore.

"Immagino tu non mi possa spiegare il perché di tutto...non è vero, El?"
"...come?"

Ritrasse la mente ed il cuore da quel pensiero dolce il piccolo fiorellino, ritrovando di fronte a sé un paio di occhi grandi ed incerti, a tratti stupiti, chiaramente e visibilmente in imbarazzo e colpevoli di quella domanda uscita dalla sue labbra un po' troppo diretta, priva di preamboli o di giri di parole.

"Intendevo...solo dire..." balbettò incerto e confuso il piccolo nerdino, sbattendo le palpebre e scuotendo la testa come per cancellare via tutto, come per suggerirle di non starlo a sentire, che quella piccola domanda, uscita sgomitando dal suo cuore da sola, non avesse poi così importanza tanto da poter rompere quella bolla d'amore creata intorno a loro.

Anche se, quella singola, semplice domanda di importanza ne avrebbe avuta invece, eccome.

Una semplice richiesta: perché?
Un perché urlato dalla sua pancia, rimbalzata nella sua mente fino alla sua gola, qualcosa che i suoi sensi non avevano smesso per tutta quella settimana di ripetersi, cercando, scavando, imponendosi di trovare una risposta, una risposta che aveva tardato ad arrivare, qualcosa che una parte di sé gli suggeriva di dimenticare per quel momento, solo per quella sera...

Perché?
Solo e soltanto, perché?
Perché lo aveva lasciato?
Perché ora invece era ritornata?
Perché, perché, perché?

"Cioè, io...o meglio, intendevo..." El lo vide continuare con un leggero colorito in più lungo sulla pelle pallida delle sue guance lentigginose, facendole rallentare di due o tre pulsazioni i battiti accelerati del suo cuore, gelare per un istante il fuoco acceso e crescente della sua pancia, ritrovandosi ad osservarlo con sguardo immediatamente più attento e timoroso.

Era lui ad arrossire per lei quella sera?
Per lei che avrebbe dovuto essere la sola a chiedergli scusa, a supplicare il suo perdono?

"Io...cioè...scusa..."
"No, Mike, no...niente scusa" Mike la vide scuotere a sua volta la testa, prendendo tra le mani il suo viso e riportando il suo sguardo più sú:
"Sono io...io a doverti chiedere scusa..." sussurrò El abbassando a sua volta il suo sguardo alle sue ginocchia per un secondo, ma soltanto per un secondo.

Come poteva chiedere scusa di qualcosa che non avrebbe potuto mai sul serio spiegare?
Come poter chiedere perdono di qualcosa che non poteva promettere non sarebbe ricapitato mai più?
"Io...scusami, scusami, Mike, davvero...per, per tutto"

"Okay, direi ora basta...basta con le scuse, vero El?" fu la voce calda e dolce di Mike a venirle allora in aiuto, rialzando con un dito la punta del suo mento, facendole risollevare così i suoi occhi scuri nei suoi grandi e luminosi, carichi di un amore, una comprensione che lei non credeva di meritare, ma che lui era più che deciso a donare anche in quella occasione.

"Non ha più importanza ora...d'accordo?"
"Ma io..."
"Niente ma!" scosse la testa Mike con un sorriso, lasciando cadere uno sbuffo di polverina bianca sulle sue spalle.

Non aveva più importanza...ed era vero!
Nulla ne aveva in quel momento, nulla che non potesse essere rimandato ad un'altra ora, un altro luogo, ben altro tipo di conversazione.

"Immagino non possa essere così facile da spiegare...non è vero?"
"È...é complicato" concluse El prendendo un profondo respiro, lasciando che il suo sguardo si perdesse lungo le linee geometriche della coperta sotto di loro.

Complicato...
Non avrebbe mai saputo nemmeno da dove cominciare per spiegargli quanto.

"Non...non riguarda solo me, Mike..."
"È per tuo padre?" udí la voce di Mike raggiungerla da lontano, come se provenisse da un'altra stanza, da un altro mondo e non solo da pochi centimetri più in là rispetto al suo orecchio.

Un mondo dove un laboratorio di cemento, camici bianchi, vasche alte e strette e orribili mostri al di là di impalpabili muri non erano mai esistiti, un mondo dove uno stupido litigio tra due ragazzini avrebbe avuto un'innocente ed illogico motivo, che non comprendesse mettere a repentaglio la sicurezza sua, del suo papà adottivo, dei suoi amici, di tutti coloro che avevano un'importanza nella sua vita.

Come poteva anche solo lontanamente pensare di spiegare tutto ciò?
Come poteva permettersi di non tenerlo solo per sé, e, così facendo, mantenere il suo ricciolino, almeno per il momento, ancora al sicuro?

"È per tuo padre? È per il suo lavoro?"
El annuí, stringendo tra di loro le labbra rosse e fini, impedendosi di rispondere o di aggiungere altro di più.
Non era quello il tempo, forse non lo sarebbe stato davvero mai.
Non riguardava solo lei, non aveva mai riguardato solo e soltanto lei.
C'era ben altro in ballo che una semplice bugia o una mezza verità, c'era un orrore che credeva non avrebbe mai voluto dover mostrare a nessuno, nemmeno quel ragazzino per il quale lei aveva sempre avuto la dolcezza di una rosa, non la potenza esplosiva di una bomba ad orologeria.

Ed era forse del tutto sbagliato lasciargli credere per una notte ad una mezza bugia?
Era forse la sua colpa più grande quella di volerlo proteggere ad costo, di continuare a sentirsi così in colpa e sospesa su di una fune sopra uno strapiombo?

"Okay..." udí la voce di Mike richiamarla alla realtà, osando alzare timidamente il suo sguardo più in sú.
Trasudavano amore gli occhi di Mike quella sera, e se El mai aveva creduto di poter meritare quell'amore, ora non ne era più così sicura.

Cosa stava alla base delle sue bugie se non il bisogno di proteggere quel suo ragazzo?
Cos'altro se non la volontà di tenerlo al sicuro dal buio della sua vita, dai pericoli che ne facevano parte da sempre?

"Spero...spero solo un giorno prima o poi di potertelo dire, Mike...davvero"
"Non voglio più metterti fretta, El, non più..." sorrise Mike guardandola fissa, con un'intensità ed una fermezza tale che, per un istante, El credette di essersi scordata come si respira.

"Non ha importanza in questo momento, El, credimi...davvero, non ne ha!" ripeté Mike ancora una volta, con voce e sguardo fisso, capendo solo ripetendolo ancora una volta quanto vere e sincere fossero le sue parole:
"È importante ora solo che tu sappia che io sono qui..." Mike la vide sorridere con gli occhi lucidi, sentendo la stessa voce forte e chiara nella sua mente di una settimana prima.

L'amava.
L'amava da impazzire.
Cosa altro era degno di nota se non quella sola verità in quel momento?

"Sono qui, e l'unica cosa che voglio è che tu mi permetta di rimanere qui accanto a te, El..."
"Non voglio più stare lontana da te Mike..." rispose El in un soffio, non lasciando a se stessa nemmeno il tempo di trovare altre parole per dirlo, lasciando solo che fosse la voce del suo cuore ad essere portavoce dei suoi pensieri e delle sue azioni.

Si poteva essere così felici da aver voglia di piangere e di sorridere allo stesso tempo?
Di saltare in piedi e di urlare, di abbracciarlo, di stringerlo ed allo stesso tempo di rimanere ancora immobile così?
Così paralizzata dalla sua gioia, dal suo stupore, dallo stupore di essere stata così fortunata da poterlo riavere ancora così vicino, così dolce da accoglierla ancora, senza voler nulla in cambio se non soltanto amore?

"Me lo prometti, El?" sorrisero le labbra rosse di Mike a quelle di El quella sera, sentendo le sue dischiudersi ed il suo sapore di fiori sfiorargli appena la punta della lingua.
"Promesso" sussurrò El a sua volta, sorridendo felice ma convinta che quella parola quasi più per loro non bastasse, quasi più non potesse esprimere da sola tutta la gioia e la sua intenzione di non volerla rompere mai più.

C'era un'idea folle che ronzava nella sua testa già da ore, qualcosa che l'aveva fatta quasi ridere da sola in un primo momento, ma che in quell'istante non appariva, in fondo, poi più così assurda.

Promesso era soltanto una parola, la loro, sì, ma effimera e volubile.
E allora...

"Ma promesso non basta più dirlo, Mike..." il piccolo Wheeler la vide sorridere con sguardo attento e luminoso, vedendo i suoi occhi brillare nel buio, già oltre il suo viso, verso un punto imprecisato alle sue spalle, oltre il suo campo visivo.

E quando il viso di Mike si fu voltato in direzione del suo sguardo, fu il tavolo di D&d che ritrovò nel suo basement alle sue spalle, esattamente allo stesso posto nel quale lo aveva lasciato e lo ricordava.
I suoi manuali posti in pila con cura, i dadi sul tavolo, gli sgabelli tutti intorno, le mappe ed i disegni di Will posti accanto ai suoi colori, i pastelli, il pennino, la sua china nera...

"Che c'è?" chiese Mike confuso tornando con lo sguardo indietro fino a quello di El, vedendo gli occhi di lei brillare se possibile ancora di più.
Che idea aveva in mente?
Che cosa che a lui stesse sfuggendo di così chiaro di fronte ai suoi occhi?

"Promesso non basta più dirlo, Mike..." ripeté El con tono sibillino, alzandosi in piedi ed avvicinandosi lentamente al tavolo da gioco di fronte a loro.
"Che ne diresti invece...di scriverlo?" la udí sussurrare di spalle con voce fina, facendogli quasi credere di aver capito male le sue parole.

"Scriverlo? E come?!" chiese Mike interdetto aggrottando la fronte, vedendola infine voltarsi nella sua direzione, reggendo in mano il pennino di Will dalla punta fine e l'inchiostro nero della sua china, rendendo improvvisamente ancora più folli ma finalmente reali le sue intenzioni.

Era folle, era del tutto folle...ma era davvero questo quello che le stava cercando di dire?

"Con...con quello?" chiese Mike interdetto,
"Si..." annuí El con un sorriso, come se fosse stata quella la cosa più naturale del mondo, abbassando lo sguardo alla punta del pennino tra le sue dita, dello spessore di uno spillo e dalla piccola lama affilata e precisa.

"Come...come un disegno?"
"Come un tatuaggio, Mike..."
"Che cosa?!"

El quasi scoppiò a ridere del suo tono acuto e del suo viso improvvisamente ancora più pallido di prima, fingendo di non aver notato il suo tono terrorizzato ed allibito della sua voce dall'altro lato del fortino.

In fondo lei lo aveva già un tatuaggio, anche se non me conservava ricordo dell'incisione.
Era poi così assurdo volere impresso sulla sua pelle non più solo una scritta, un numero, un segno indelebile del suo orrore e della sua sottomissione, ma piuttosto anche un segno dolce, dolce come un suo bacio, un segno del suo amore?

"Un tatuaggio...vero?"
"Si..."
"Un tatuaggio...sulla pelle?"
"E dove sennò?!"
"...con, con quello?!"

Scosse la testa Mike accorgendosi di aver urlato quelle due ultime parole, imponendosi di non fare la femminuccia, di non mostrarsi così terrorizzato e timoroso, per quanto assurda e folle quella idea fosse.

Era seria?
Stava dicendo...stava dicendo sul serio o lo stava solo prendendo in giro?

"Un tatuaggio?! E dove, El? Dove?
"Qui..." rispose El con un altro sorriso, portando due dita della mano destra sotto il suo seno, alla sinistra del suo petto, dove il suo vestito bianco scendeva aderente, evidenziando dolcemente le sue curve morbide e dolci.
Dove avrebbe mai potuto immaginare di voler collocare quella loro promessa d'amore se non lì?
A due passi dal suo centro, dal suo pulsante motore.

"Qui, Mike, qui...sulla punta del cuore"

*

Quella era l'idea più folle che El avesse mai avuto.
In fondo lo aveva sempre saputo.

L'aveva saputo fin dal primo momento in cui quel pensiero aveva bussato alle porte della sua mente, prima ancora che della ragione.
Lo rivedeva negli stessi occhi di Mike quella sera, così spalancati di fronte a sé che, più che grandi, quella volta, avrebbero potuto essere piuttosto definiti letteralmente fuori dalle orbite.

"Sei, sei...ma fai sul serio, El?"
"Si!" annuí El ancora una volta, ridendo quella volta sul serio di fronte a lui.
Ridendo non di lui ma di quella sua stessa idea folle ma allo stesso tempo meravigliosa.

Avvertiva anche lei l'assurdità della cosa, a tratti quasi la sua pericolosità, eppure...
Eppure ancora più forte, decisamente più forte, avvertiva El in quel momento il coraggio, l'ingenua follia, il gusto del proibito, l'adrenalina.

Ed era buffo fosse lei quella volta ad insistere con lui, lei che fino a quel momento si era solo lasciata guidare da lui in ogni esperienza nuova e mai provata prima, fidandosi ed affidandosi a lui 100 volte su 100.

"Un tatuaggio...sulla pelle" annuí Mike ripetendo quelle parole ad alta volte, più a sé stesso che a lei, abbassando lo sguardo al punto sul suo petto, corrispondente a quello che aveva indicato lei poco prima sotto il suo seno.
Non senza una punta rossa di imbarazzo a quel pensiero.

Voleva davvero farlo?
O, meglio, voleva che anche lui lo facesse?
Voleva che lo facessero...insieme?

"La punta è abbastanza fine per poter usarlo come ago, Mike!"
"Si, ehm...credo di sì!"
"E la china rimane nera come un inchiostro, sotto la pelle!"
"Beh, io..."
"Oh, andiamo!" ribatté El avvicinandosi ancora di un passo incontro a lui, mostrando i denti bianchi e lucidi in un sorriso mai stato più convincente ed emozionato di così.

"Si può fare, Mike, davvero!"
"Ma quell'ago! Voglio dire...con quel pennino non è...poco igienico?"
"Lezione 3 di chimica, Wheeler: il calore di una fiamma viva é in grado di uccidere ogni specie batterica su di una superficie!" ripeté El a memoria come una buona scolaretta, vedendo la pelle del viso del suo ricciolino perdere a quelle parole ancora più colore.

Era semplice timore quello che lo faceva tentennare così?
O forse era invece più la paura o l'incertezza di potersene, prima o dopo pentire?

"Ma El, un tatuaggio è..." scosse la testa Mike come per rimuovere quell'idea, sentendola continuare la frase al posto suo.
"...é per sempre, Mike, si" annuí El deglutendo con un mezzo sorriso, portandosi di un passo ancora più vicina ed allungando una mano fino ai lati del suo viso.

"È come una promessa...eterna, per sempre" sorrise Mike sentendola continuare, senza potersi trattenere: razza di piccolo fiorellino geniale e folle allo stesso tempo.
"Ma se tu pensi prima o dopo di pentirti di averlo fatto con me, Mike..."

"Non ho detto questo, El, no!" scosse la testa Mike portando a sua volta la mano sopra la sua, ai lati del suo viso, fissando i suoi occhi nei suoi più seri e decisi.
Non c'era cosa al mondo che non avrebbe accettato di dividere con lei in quel momento, nemmeno la più folle e stupida che fosse.

"Non è per la paura di pentirmene, El, è solo che..."
"Mike..." Lo zittí El con un piccolo sorriso, occhi già più lucidi ed un brivido all'altezza del suo ombelico.
"Voglio ricordarmi per sempre che questa è sempre stata la nostra promessa, ti prego..." Mike la vide continuare a sorridere con un filo di voce, i suoi occhi liquidi e profondi, al fondo dei quali avrebbe quasi potuto giurare di intravedere una punta di paura ed una di dolore.

"Ti prego, Mike, ti prego..." chiuse gli occhi El corrugando la fronte appena,
"Lasciati amare da me"

"...come?" mimarono le labbra di Mike in quel secondo, ma il fiato non fu sufficiente a porre per davvero quel dubbio ad alta voce.
Erano state quelle le sue stesse parole, non molto lontano tempo prima a dire il vero, una esatta settimana appena.
Allora lei lo aveva davvero sentito?
Le sue parole non erano cadute a vuoto, El era sempre stata lì dietro quella porta a sentirle tutte?

Mike non seppe se il sorriso che raggiunse le sue labbra in quel secondo fosse di sollievo, di pura gioia, di felicità per non aver sprecato il suo primo 'ti amo' mai detto al suo fiorellino contro una parete muta di legno scuro e bagnato di pioggia.

Non c'era più alcun muro a dividerli quella sera, era solo il sorriso timido della ragazza che per prima aveva amato in tutta la sua vita quello che aveva di fronte a sé.
I suoi due occhi più belli in attesa, in attesa solamente di un suo sì.
In attesa del suo permesso ad amarlo, di lasciarsi amare a sua volta.
"Diglielo, Mike...dille di sì!"

"Si...facciamolo" annuí Mike infine, vedendo il viso di El illuminarsi di stupore e di meraviglia.
Niente altro al mondo sarebbe mai stato più assurdo, eppure, Mike non sapeva quale altra cosa avrebbe mai potuto fare in quella sera di più giusto.
Se con lei.

"Sei sicuro, Mike?"
"Mai stato più sicuro di qualcosa in vita mia, El!" rise di se stesso Mike per nascondere gli ultimi residui di paura, tentando di non pensare a nulla di razionale in quel momento: alla faccia che avrebbe fatto sua madre, alle risatine dei suoi amici...ma poi era vero che farsi un tatuaggio fosse anche fottutamente doloroso?!

"Beh, quindi..."
"Will non ne avrà a male per questo, non credi?"
"Se Will non lo saprà, non me soffrirà!" concluse Mike con un'alzata di spalle, prendendo dalle sue mani il pennino e saggiandone la punta contro il polpastrello del dito.

Era più fina e maledettamente affilata di quanto avesse mai immaginato quella punta: sperava solo di non fare un mezzo disastro con quell'affare in mano.
Proprio quella sera che né i suoi genitori né Nancy sarebbero stati in casa e disponibili a prestar loro soccorso?

"Vero!" rise El complice a quelle parole, guardando i suoi piedi con una punta di timidezza nuova.
"Vuoi...cominciare tu a farlo a me, Mike?"

"Oh no, decisamente no!" scosse la testa Mike con fare deciso:
"Questo dannato coso potrebbe fare male da morire! Prova a farlo tu prima a me, così ti saprò dire se è fattibile!"
"Ma sei sicuro?" chiese El deglutendo con la gola in fiamme, vedendo Mike riprendere posto seduto ai suoi piedi di fronte a sé e ragionando solo in quel momento dei risvolti pratici della cosa.

Un tatuaggio sulla pelle...
Nuda.
Sulla punta...
Sulla punta del cuore.

Oh...

"Inizio io, El...sali solo un attimo in cucina a passare quell'affare sopra la fiamma del fornello, come hai detto!"
"Volo!"
"Brava, piccola chimica!" le fece l'occhiolino Mike vedendola sorridere prima di sparire in cima alle scale della sua tavernetta, ritrovandosi da solo e senza più bisogno di fingere di non starsela per fare sotto.

Gli avrebbe fatto male?
Di sicuro?
Tanto? Poco?
Un male atroce?

"Che cazzo di idea...che cazzo di idea!!" imprecò Mike a fior di labbra, portandosi le mani sugli occhi fino all'attaccatura dei suoi capelli scuri.

Romantica, certo.
Folle, di sicuro.
Ma non sarebbe stato più pratico di certo scriversi "promesso" su di un foglietto?!

"Eccomi!" fece capolino la voce di El da sopra le scale prima che i suoi pensieri facessero troppi passi indietro a ritroso, ritrovandolo seduto sul tappeto di coperte con le mani tra i capelli e lo sguardo decisamente più teso e meno spavaldo di prima.

"Ci stai ripensando, Mike?" sorrise El con un sorriso sghembo, inginocchiandosi di fronte a lui ed osservandolo con occhi attenti, il pennino tra le dita e le guance rosse.
"Se non vuoi..."
"Assolutamente no! Facciamolo!" scosse la testa Mike risolto, portando le mani al lembo della sua tshirt bianca e facendo per tirarla sú.

"Facciamolo, sì! Sulla punta del cuore, come hai detto..."
"Aspetta!" lo fermò El facendosi più vicina, bloccando le sue mani sull'orlo della sua maglietta e alzando gli occhi sul suo viso, dove quello di Mike già la stavano fissando stupidi.

El deglutí.
Gli occhi più grandi.
Il cuore a mille.

"Posso...posso fare io?"

"...prego!" abbozzò Mike un sorriso sghembo, lasciando che le dita fredde di El prendessero il posto delle sue, avvertendo il suo respiro ancora più vicino sopra il suo viso, i loro occhi fissi gli uni negli altri, quasi come per non rompere con silenzioso ma potentissimo contatto.
"Ok...okay"

El sollevò piano piano con le mani tremanti la t-shirt di Mike, scoprendone al di sotto la pelle candida, il suo petto magro, così come ancora bene la sua mente ricordava, pur non essendoci più fiocchi di neve candidi come la sua pelle a cadere dal cielo al di là della finestra di quel basement.

Non avrebbe saputo con quali parole commentare il piccolo fiorellino, e credeva di non avere nulla da aggiungere nemmeno il ricciolino in quel momento, sollevando le braccia per facilitarle in movimento, in un silenzio ed una lentezza tale chd quel gesto che avrebbero potuto farlo prendere fuoco già così, interrotto il loro sguardo a sigillare i loro occhi solo per la frazione di secondo nella quale la sua testa ricciuta fu liberata per ultima dal colletto, prima di cadere a terra accanto al suo ginocchio.

E prima che Mike potesse avvertire freddo o chiederle come preferiva proseguire, in un istante furono le mani di El a suggerirgli come agire, spingendolo dolcemente più in giù, di schiena sul tappeto di coperte morbide e calde, il suo petto mosso dal suo respiro improvvisamente più affannoso.

"Cazzo, cazzo, cazzo..." deglutí Mike chiudendo gli occhi ed allargando le braccia a terra, allontanandole dal suo petto, sentendo come se tutte le sue terminazioni dolorose si fossero concentrate nel punto della parte sinistra del suo petto dove attendeva lo raggiungesse la punta del pennino, quel fazzoletto di pelle improvvisamente più ipersensibile.

"Cazzo, cazzo...che idea del...!"

Ma quando in un secondo Mike ebbe percepito invece un ben altro tipo di movimento sopra di sé, quando tutti i suoi sensi si furono convertiti in un istante in un altro punto del suo corpo, ben diverso e ben più felice di tutte quelle attenzioni, Mike riaprí gli occhi in un istante, ritrovando El seduta sopra di sé.
El a cavalcioni sui suoi fianchi con le ginocchia ad avvolgere la sua vita, il suo viso sporto in avanti sopra di lui, i suoi ricci a contornarlo come la cornice di un bel quadro.

"Ti...ti do fastidio, Mike?

"Oh no! Proprio no!!" El lo udí balbettare scuotendo la testa con fin troppo entusiasmo, trattenendo una risata e sentendo le sua guance arrossire ancora di più alla vista del suo petto nudo sotto di sé.

Bianca come un manto di neve la sua pelle, mosso il suo sterno da un respiro veloce almeno quanto il suo.
"Allora...qui?"

"Si...qui!" annuí Mike sfiorando un ultima volta il punto che le dita fredde di El già stavano indicando sul suo petto, a metà tra due costole, sopra la punta inferiore del suo cuore, tentennando un secondo e non sapendo come agire: se portare le sue mani sui fianchi di lei così dannatamente nella posizione giusta, in mezzo ai suoi pantaloni, o se far finta che quel punto del suo corpo non stesse già pretendendo le sue dovute attenzioni, serrando infine I pugni e portandoli più in alto, sotto i ricci nella sua nuca.

Pregando che almeno la sensazione di averla sì a cavalcioni sopra di sé rendesse più dolce e meno amara quella manciata di minuti, quasi come un anestetico naturale tutto suo.

"Sicuro, Mike?"
"Vai!"
"Pronto?"
"...si!"

Annuí Mike con gli occhi chiusi, avvertendo le dita fredde di El premere un ultimo secondo in quel punto, per poi allontanarsi per un interminabile secondo.
Mike strinse più forte i pugni sotto di sé.

Erano lontane le urla isteriche di sua madre, le risate di scherno dei suoi amici, tutta invidia la loro!
In quell'ultimo istante pensò solo a quanto si sentisse dannatamente sicuro di voler realizzare quella follia con lei per davvero.

"Promesso".
Per sempre.
Sulla sua pelle.
Era qualcosa di cui mai, mai avrebbe potuto pentirsi per il resto dei suoi giorni.

"Promesso, Mike?"
"Promesso"

"...shit!" suffuggí dalle labbra rosse di Mike quella mezza parola unita ad una smorfia di dolore, non appena la mano tremante di quel piccolo fiorellino ebbe mosso la punta affilata e fina più a fondo nel primo centimetro di pelle.

"Scusami, scusami, scusami!" si affrettò a balbettare El ritirando sú immediatamente la punta, vedendo l'inchiostro nero colare lungo la sua pelle intorno alla ferita, unito ad una piccola righina di sangue rosso.
Forse quella non era stata davvero una buona idea...ma che follia stupida!

"Okay, lasciamo perdere...la smetto!"
"No!" bloccò la sua mano Mike, riprendo gli occhi e rivedendola sopra di sé, i suoi occhioni ancora più grandi e più belli da quella prospettiva.
"Non fa...non fa poi così male in fondo...ci si abitua!"
"Davvero?"

"Continua...ti prego!" El prese un respiro, vedendolo sorridere come un incoraggiamento, deglutendo e intingendo nuovamente nell'inchiostro il suo pennino, portandolo più in basso e completando la prima lettera, avvertendolo sussultare un'altra volta, ma meno di prima.

P.

"Continua...continua..." strinse più forte gli occhi Mike, sforzandosi di non muoversi troppo né di mordersi la lingua in uno spasmo di dolore.
Faceva così male?
No, non del tutto, ma di sicuro non era così che andavano fatto i tatuaggi veri, di questo, nonostante la sua scarsa esperienza in materia, era quasi del tutto certo!

"Fa solo che duri il meno possibile, dio mio..." deglutí tentando di rilassare la fronte, socchiudendo gli occhi e sbirciando i movimenti di El sopra di sé.

Trovava quasi fuori luogo pensarlo in quel momento, ma non l'aveva mai vista così dannatamente sexy.
I ricci ricaduti ai lati del suo viso, il suo sguardo così concentrato, deciso, ricurvo sopra di lui e sopra il suo petto.
Non l'aveva mai vista più decisa e convinta di quello che stava facendo, mai così prima: ed era indeciso se la cosa lo stesse più agitando o eccitando da morire.

Cosa non le avrebbe fatto anche in quel momento, lì, così...se solo lei non avesse avuto in mano uno strumento con il quale avrebbe potuto ferirlo a morte.

"Ho quasi finito..." la sentí sussurrare a capo chino.
"Ma che peccato! Così presto?" tentò di ridere Mike in quel momento, ma finendo per nascondere un'altra smorfia di dolore.

Allungò il collo verso il suo petto, intravedendo la sua pelle arrossata e ferita, l'esatto momento nel quale El ebbe risollevato il pennino più in sú.
Aveva finito.
"Mi stavo quasi abituando a farmi torturare così da te, El!"
"Ho finito..." la vide sorridere guardando la scritta sotto di sé, non potendo fare a meno di sorriderle a sua volta, a quel viso così felice e soddisfatto, pieno di amore.

"Come è venuto, El?"
"Perfetto..." El sorrise con il cuore a mille, passando con la punta del dito intorno a quella piccola scritta in corsivo: promesso.
Per sempre.
Inchiostro nero nulla sua pelle candida come la neve.

"Ti fa male, Mike?"
"Brucia solo più un pochino..."
"Passerà presto?"
"Oh sì! Ne sono sicuro!" rispose Mike con tono più convinto di quanto non fosse, alzandosi sui gomiti ed ammirando il suo petto insieme con lei, il punto dove, in mezzo ad un alone rosso, ora sorgeva una piccola scritta a tratto fine ma deciso.
Con la sua calligrafia.
Con la calligrafia di El.

"Promesso"

"...mi piace!"
"Ora lo devi fare tu a me, Mike!"
"Ma ne sei sicura...?" abbozzò Mike mettendosi a sedere, con un'altra piccola smorfia nel punto di pelle indolenzito, vedendola scendere tristemente dal suo bacino.
Per quanto sopportabile fosse stato, meno peggio del previsto, gli faceva male l'idea di farle male allo stesso modo così, per quanto breve e leggero che fosse.

Nessun dolore nemmeno minimo avrebbe mai dovuto scalfire la pelle delicata e morbida del suo fiorellino.
"Ha fatto un po' male, El! Sei...sei sicura?"

Ma prima che Mike potesse protestare o tentare di convincerla di più, El aveva già sfilato le spalline sottili del suo vestito più giù, facendo scorrere il tessuto lungo il suo petto fino all'altezza della sua vita.

E Mike si ricordò improvvisamente di dover continuare a respirare in modo corretto, ma senza riuscire a trovare ben altro da dire.

"Okay...fallo anche a me, qui!"
"Ehm...okay..."

Annuí Mike scambiandosi con lei posizione, vedendola sdraiarsi di schiena sopra le coperte di tessuto ed avvicinandosi in ginocchio accanto a lei.
"Posso? Non posso?" si chiese Mike per un secondo.
"Fanculo...sì che posso!" concluse infine nella sua mente, portando una gamba lunga al di là della sua vita e salendole sopra, come lei pochi istanti prima sopra di lui.

Era già stato così a contatto con la sua pelle nuda, il chiarore del suo petto magro interrotto solo da un sottile strato di pizzo del suo reggiseno.
Bianco, candido, puro.
Ma di certo quello era tutto ciò che non si sarebbe mai aspettato tra di loro quella sera, nel modo più assoluto!

"Ho paura di sporcati.." El lo udí sussurrare con il fiato corto, sentendolo sfiorare con la punta del suo dito in mezzo alle sue costole, proprio nel punto dove la punta del suo cuore batteva più forte, spostando appena più in alto il lembo suo reggiseno, sfiorando il pizzo con il dito.
"Ho paura di fare un pasticcio, El..."

"Aspetta..." mormorò El muovendo le labbra appena, inarcando la schiena ancora di più.
Non seppe nemmeno lei che cosa stesse facendo finché non lo ebbe fatto per davvero, fino a quando non ebbe portato una mano a metà della sua schiena, avvicinato appena i due lembi del tessuto, fatto scattare il gancetto del suo reggiseno con un unico gesto fluido.

Non ci restò a pensarci sopra troppo.
Non badò al brivido di freddo o di paura che, come quella notte in alta montagna, la raggiunse in quel momento, così come allora, ma abbastanza forte per fermarla quella volta.

Se si stava donando in quel momento, tanto valeva farlo del tutto: perché resistere?
Se stava donando a Mike quella sera il suo per sempre, la sua promessa, per sempre incisa ad inchiostro vivo nella sua pelle, perché avrebbe dovuto voler trattenere qualcosa per sé?

E così successe, in una frazione di secondo troppo rapida perché quel paladino potesse averne la percezione.
In modo per diverso da quanto si sarebbe mai aspettato, lontano da quanto avrebbe mai sperato poche ore prima.
In modo semplice, ma dolce, perché così spontaneo e naturale: perché aveva passato così tanto tempo a desiderare che avvenisse, a desiderarlo e ad immaginarlo, se poi viverlo si era rivelato mille volte meglio, come sempre del resto?

"Ecco...ora puoi andare, Mike"

Mike trattenne un sospiro sopra di lei, senza però riuscirvi del tutto, ammirando solo sotto di lui lo spettacolo del suo petto finalmente libero e nudo, del suo seno libero da ogni velo di pizzo a farne da contorno.

Era piccolo, ma mai meno di quanto si fosse tutte le volte immaginato.
Era bello, come bella era El tutta, lei tutta.
E solo in quel momento si rendeva conto di quanto non fosse mai stato così importante quel singolo punto di lei, quando mille volte più meravigliosa la poesia di ogni suo centimetro, ogni sua forma se prese nell'insieme, a formare un puzzle di pezzi tra i quali non avrebbe mai saputo sceglierne solamente uno.

"Sei...sei stupenda" El sorrise alzando gli occhi sopra di sé, sentendo il cuore battere ancora più forte nel suo petto, più profondo il suo respiro da evidenziare di più le sue costole sporgenti.
Non aveva bisogno di incrociare il suo sguardo per essere certa che anche lui stesse sorridendo in quel momento.
Non avevano bisogno di dirsi l'un l'altro quanto si sentissero dannatamente felici in quel momento.

"Okay, allora...allora inizio, El, d'accordo?" deglutí Mike prendendo in mano il pennino, pur di occuparsi le mani e trattenersi dall'istinto di sfiorare le sue punte così dritte ed eccitate almeno quanto la corrispettiva parte di lui, già risvegliata da un bel pezzo in mezzo ad i suoi pantaloni.

Nessuno pareva avere più bisogno di aggiungere coperte sulla loro pelle nuda quella sera.
Non era importante quanto stesse soffiando forte il vento freddo al di là delle finestre del suo basement.

"Se ti fa troppo male me lo dici e mi fermo, okay El?"
"Okay..."
"Okay..." deglutí Mike intingendo nella china il pennino, prendendo un profondo respiro e lanciando un ultimo sguardo al suo viso, concentrato ma sereno, i capelli stesi intorno sulle coperte come un'aureola di boccoli.

"Ti prego, fa che non le faccia troppo male..."
"...ahi!" strinse forte gli occhi El con una smorfia di fastidio, portando le mani strette sulle ginocchia di Mike intorno alla sua vita, unito allo scoppio silenzioso di una lucina del quale il giovane Wheeler non parve neppure accorgersi lì per lì.
"Troppo male?"
"No, non troppo..."
"Continuo?"
"Si..."
"Prendi un bel respiro...così"

Mike non era mai stato certo di essere in grado di disegnare o di scrivere con una bella grafia, non di sicuro come Will per lo meno, e nemmeno come quella del suo piccolo fiorellino che ancora bruciava appena sul suo petto, nella parte sinistra.
Quella era di sicuro la più grande sfida della sua vita: il tentativo di farle il meno male possibile, la volontà allo stesso tempo di lasciarle una bella scritta, di non fare un pasticcio.

Quanti respiri erano già passati, quanto forte stavano stringendo le mani di El i jeans sulle sue ginocchia?
Ma stava poi ancora respirando El?
E lui?
Lui si stava ricordando di non finire di apnea e di non svenire?

"Finito?"
"Direi...direi di sì"

El riprese fiato, in un lungo e prolungato respiro, riaprendo gli occhi che solo in quel momento si accorse di aver tenuto così chiusi, allentando la stretta dalle ginocchia del suo ricciolino ed avvertendo le sue dita protestare per la tensione.
Non si ricordava cosa aveva provato quando le avevano tatuato il suo numero, ma di certo, ci avrebbe scommesso, non poteva essere stato allo stesso modo così dolce.

E, avrebbe potuto giurarci, nessuno le aveva baciato il punto del suo braccio ferito, non come Mike ora stava facendo a fior di labbra sulla pelle arrossata sopra il suo cuore.

"Sei stata più coraggiosa di me, El!"
"Non è vero! Sei stato coraggioso anche tu!"
"Ho cercato di non fare un pasticcio..." sorrise Mike timido, vedendola allungare lo sguardo per raggiungere la scritta, sfiorandola appena con la punta delle sue dita quasi si fosse trattato di un tesoro prezioso, da custodire.
"È perfetto, Mike...mi piace da morire!"

"Ora è davvero per sempre, El..." sorrise Mike vedendola riaprire il suo sguardo davanti a sé, due occhi così luminosi che qualsiasi stella del cielo avrebbe potuto essere nulla se non gelosa.
"Per sempre, Mike...come una promessa?"
"Beh..." sorrise Mike abbassando lo sguardo sotto di sé, rivedendo i rispettivi petti nudi, rossi e un po' feriti, ma sulla cui superficie ora spiccavano due scritte precise nere, due tatuaggi sulla pelle.
"Ormai la nostra è un po' più che una semplice promessa, El"

El gli sorrise, e non credeva di aver vissuto mai un altro momento nel quale si era sentita più felice.
Il suo corpo che aveva creduto essere stato creato solo per essere dominato, per ferire, per mietere orrore, quello nel quale non aveva mai creduto di poter abitare, quello che aveva sempre così disprezzato e di cui aveva provato vergogna, non poteva ora non apparire ai suoi occhi più bello di prima: ora che era divenuto come un foglio bianco per una scritta scura, come se quella piccola parola avesse potuto urlare al resto del mondo il suo sì, il suo amore.

Promesso.
Sì, El lo aveva promesso.
Mai più distanti, mai più divisi.

Come sembrava facile da mantenere quella promessa quella sera, facile quasi come stendersi in quel momento di schiena di nuovo giù, lasciando che le labbra del suo ricciolino tornassero come tante carezze lungo la sua pelle arrossata e calda, mentre le sue dita sfioravano leggere i suoi riccioli neri sopra il suo petto, come suo cuscino.

Il suo cuore ormai tirava a mille nel petto, ma a lei non importava più: avvolta da mille e più brividi, ma non più di freddo, mentre le mani di Mike viaggiavano da sole lungo i suoi fianchi, le sue spalle, le sue clavicole, la sua schiena, mille e più carezze e mille più baci sulla punta del suo cuore.
E poi più sú, ancora più .

Mike la sentí trattenere il respiro, tremando per un secondo, quando le sue labbra ebbero raggiunto da sole il centro del suo seno, come in un sentiero infinito attorno al suo cuore.
Aprí le palpebre per un secondo, giusto per esserne sicuro: ma El non poteva che star sorridendo in quel momento.
Il suo piccolo angelo sceso dal Paradiso.
Suo, tutto suo.

"Sei tutta bella, tutta tutta, fiorellino"

El vibrò più forte a quel suo bacio in quel preciso punto, una scarica di adrenalina ed uno strappo sotto l'ombelico ancora più forte di un semplice bacio sulle labbra, ancora più forte di ogni singolo bacio in ogni altro punto della sua pelle che mai lei avesse scoperto.

E stringendo più forte i ricci di Mike sopra sé, portandolo più giù, vicino a sé, lasciò che i suoi sensi si perdessero nei suoi, che dimenticassero in che punto fossero le labbra di Mike in quel momento, la punta della sua lingua lungo i contorni del suo seno.
Tanto era ormai sua, voleva essere sua.
Tutta, tutta sua.

"Bello bello...bello da morire"

E nemmeno Mike perdeva tempo a chiedersi dove fosse lecito sfiorarla con le labbra o con le dita o no, baciandole il collo, le labbra, il petto, sentendondola stringerlo a sé ed abbracciandola ed accarezzandola come pazzo, come nessuno dei due avevano mai osato fare prima.

Forse era proprio vero che, per accorgersi del valore di una cosa, bisognava prima correre il rischio di perderla sul serio.
Quella che gli era sempre parsa una stonzata, ora non poteva apparire più vera, mentre le loro mani si muovevano in sincronia per rimuovere anche quegli ultimi lembi di tessuto ancora di intralcio, fino a rimanere, senza neppure il tempo di accorgersene, di nuovo, nudi.

E le mani di Mike raggiunsero leggere le sue gambe lisce, più sú superando le sue ginocchia, lungo la parte più interna e calda delle sue cosce, raggiungendo l'ultimo lembo di pizzo, ma trattenendosi dallo sfiorarlo per un secondo.
Si ricordava bene la reazione che aveva avuto El quella sera in quella baita in montagna.
Non avrebbe mai voluto...

"...no" la voce di El raggiunse come una melodia l'orecchio di Mike un'altra volta, facendo accorgere entrambi di star ansimando senza già più fiato solo in quel momento.
La mano che Mike aveva appena allontanato dai suoi slip di pizzo, fu El a riportarla indietro quella volta, lasciando che lo sguardo di Mike raggiungesse il suo, carico di emozione.

"Si?"
"Si..." annuí El mordendosi le labbra e vedendo le sue guance rosse in mezzo alle lentiggini aprirsi di un sorriso ancora più grande, quasi di riconoscenza o di gratitudine.
Non per quello che le stava donando, ma per come lei si stava fidando.

Fidando ed affidando.
Nonostante quel brivido di freddo lungo la schiena più intenso, più antico, di cui lei ancora non ne ricordava il motivo.

La guardò fisso Mike, per tutto il tempo, come a voler cogliere ogni più piccolo o minimo suo ripensamento, mentre le loro mani sfilavano insieme anche quell'ultima barriera posta in mezzo a loro, lungo le sue gambe nude ed ora tremanti ancora di più.

"Così?"
"Così..."

Ora era tutta davvero di fronte a lui.
E Mike avrebbe tanto voluto conoscere parole mai usate prima per descrivere al mondo quanto lei fosse immensamente meravigliosa.

"Tu sei..."
"Shhh..." Lo zittí El con un bacio a fior di labbra, tirandolo più vicino sopra di sé.
E a Mike venne quasi da ridere, perché in fondo aveva ragione.
Tanto di parole non credeva ce ne fossero più.
Perché tanto le sue dita già percorrevano i suoi fianchi lungo percorsi così nuovi, ma così in fondo da sempre già saputi.

"No..." fu allora il turno di Mike di sussurrarle guardandola negli occhi, vedendola a tratti confusa, ma non spaventata, serrare d'istinto le sue ginocchia intorno alle sue dita.
"Ti fidi, El?"
"Si..." la vide sorridere con sguardo timido,
"Allora non chiuderle..." brillarono gli occhi di Mike a quelle parole, muovendo le sue mani ad allargare le sue gambe dolcemente, un poco di più.
"Così, El...così ti piace di più"

El arrossí, non conoscendone nemmeno lei il perché, baciando le sue labbra ancora e chiudendo gli occhi, perché quello solo sapeva fare, lasciando a lui il potere di fare tutto il resto, come sempre aveva fatto senza pentirsene nemmeno in un occasione.

Seguendo il percorso segnato dalle dita calde di Mike dal margine delle sue ginocchia sempre più in sú, sentendo i battiti del suo cuore raggiungere impazienti fin dentro le sue orecchie, una preghiera a labbra strette che non credeva di essere stata nemmeno lei a pronunciare sul serio.

", ti prego, sì!"

Ma quando un dito di Mike ebbe raggiunto il centro del suo fiore, ora così nudo, intimo perfino a se stessa ma lì alla mercé di lui, El non poté che gemere come non aveva mai fatto prima, sentendo uscire dalla sua gola un suono cosí naturale ma che non avrebbe mai creduto possibile.

"Non vergognarti, El...sei bellissima" lo sentí sussurrare al suo orecchio, rosso quanto il suo viso ed ipersensibile, come ogni altra parte del suo corpo in quel momento.
Era appena un punto quello che le dita di Mike avevano sfiorato, lì al centro delle sue cosce, allora perché quel singolo bottoncino di pelle credeva che fosse collegato in quel momento ad ogni altra singola sua fibra nervosa?

Sentiva le gambe vibrare senza motivo, non più per essere chiuse, anzi, con l'istinto naturale di volerle aprire ancora di più.
Il desiderio di respirare più a fondo, il bisogno che aveva di sentire le labbra di Mike sulla sua pelle, lungo il petto, sul collo, mentre le luci di Natale prendevano più colore e più intensità sopra le loro schiene nude, senza che Mike sul momento se ne accorgesse.
Mike, in quel momento, non aveva occhi che per El.

"Bellissima...bellissima"

El riaprí gli occhi, improvvisamente, con occhi disperatamente estasiati e più larghi e profondi, stringendosi al braccio di Mike ed alle sue spalle sopra di lei ed in mezzo alle sue gambe, sentendo Mike portandogliele più in alto sopra di sé, intorno alla sua vita.

Guardandosi ed ansimano sui rispettivi visi.
Sorridendo senza fiato ma sicuri di essere stati mai più uniti.
Mai più felici.

Allungò più in basso lo sguardo la piccola, vedendo le dita di Mike muoversi ancora così su di lei, ad un passo dal farla impazzire.
"Che cosa...che cosa mi stai facendo, Mike?"

"Non ne ho idea, El..." ammise Mike baciandole la fronte, sentendo il suo cuore sul punto di uscire dal petto attraverso le sue costole,
"...vuoi che smetta?"
"No!" Mike scoppiò quasi a ridere a quell'urlo acuto di El, sentendo il suo orgoglio e la sua stima ingrandirsi nel suo petto.
E non solamente più in quel punto...

"Solo...solo riesco a respirare, Mike"
"Non ti serve..." sorrise Mike sfiorando il naso con il suo, perdendosi nei suoi occhi profondi e liquidi,
"Respira me, El"

Solo per un secondo, per un fugacissimo secondo, erano stati i consigli di Steve o di Lucas quelli ricercati tra le memorie nella mente del piccolo paladino: cosa fare, cosa dire, dove sarebbe stato meglio toccarla, baciarla, in che punto muovere le sue dita.

Ma si era dato infine dello stupido, vergognandosi in cuor suo anche solo di averlo pensato per un minuto: non avrebbe voluto far entrare nessuno altro in quel momento solo loro, figuriamoci qualche consiglio dei suoi amici.

E poi, era decisamente troppo impegnato ad ammirare il suo piccolo fiorellino sotto di sé per aver tempo di ragionare su qualsiasi altra cosa, qualunque essa fosse: El così bella con gli occhi chiusi e le ciglia a vibrare di emozione, le sue guance rosse come due pesche mature e le sue labbra dischiuse, gonfie e lucide.

Poteva osare dire di aver mai visto altro nella sua vita di più meraviglioso di così?
Ed era lui, solo lui a starla facendo sentire così.
"Mike..."
"Sono qui, El...qui"

Fanculo Lucas.
Fanculo pure lo stupido video di Steve.
Chi ne aveva più bisogno in quel momento?

"Mike, continua ti prego...non ti fermare"

E le loro labbra si raggiunsero, come di comune accordo, ancora, ed ancora ed ancora, mescolando i gemiti di El agli sciocchi delle loro labbra, stringendosi le mani insieme, dita tra le dita.

Mike non sapeva davvero quello che stava facendo, sapeva solo che in quel momento voleva portare il suo piccolo angelo fino al Paradiso.
E forse non era poi sempre stato il più peggiore in quel genere di cose, finché le gambe di El lo stringevano impazzite intorno a lui fino quasi a fargli male, ed i suoi gemiti crescevano d'intensità tutt'intorno, facendogli davvero ringraziare il cielo non ci fosse nessuno ai piani di sopra.

"Mike...io...sento...io mi sento..."
"Lo so El..." sussurrò Mike sentendola d'istinto aprire le gambe di più.
Cazzo, stava davvero per far venire la mia ragazza?
Lui?! Proprio lui?!

"Ci sei quasi..."
"Che cosa...che cosa mi succede?" chiese El, senza più saper mettere insieme più di due parole se non quelle sole, sentendosi quasi un po' stupida a domandarlo, ma non sentendolo ridere, ma anzi risponderle con voce dolce.

"Stai per venire, El..." sussurrò Mike baciandole il collo, sentendoti quasi in dovere di aggiungere,
"Credo...credo sia perché ti sta piacendo un po', El..."
"Oh sì, mi piace...mi piace tanto, Mike!" gemette El stringendosi di più a lui, sentendo Mike bloccarle le gambe aperte contro le sue, avvertendo le sue dita scenderle d'improvviso dentro, più a fondo, più giù.

E se le labbra di Mike non fossero state sopra le sue, El davvero avrebbe urlato in quel preciso momento.
Senza ombra di dubbio.

"Cazzo..." pensò Mike muovendosi dentro e fuori prima con uno, poi con due dita, sentendola inarcare la schiena di più, ansimare più forte di prima, i suoi ricci scompigliati e sparsi intorno al suo viso.
"Mike, Mike...Mike!!!" la sentí tremare, supplicare, chiudere gli occhi ed allargare d'istinto le gambe ancora un secondo di più, facendo esplodere la bolla di amore intorno a loro ed ampliandola tutta intorno.

Le sue labbra erano state fatte per amare la sua pelle calda e più umida, le sue orecchie per sentire il meraviglioso suono della sua voce pronunciare il suo nome così, come una supplica.

"Ti prego, El...dillo di nuovo"
"Mike, ti prego...Mike!"

Prima di ricadere insieme, lui sopra di lei, infine più in giù, riprendendo fiato e tornando a respirare in modo finalmente più congruo.

"Basta..." Mike la udí sussurrare senza più voce, sentendo le sue gambe tremare come mosse da mille scossoni.
Era davvero venuta?
Quanto poteva essere idiota porre quella domanda in quel momento?
"Stai bene?"
"Direi di sí..."
Decisamente meglio così.

E gli occhi di El riaperti nei suoi non erano mai stati più belli come in quel momento.

"Direi che ora è il momento di riprendere un po' di fiato, non è vero El?"
"Si..." annuí El inspirando ed espirando lentamente, portando una mano sul suo petto e sentendo i battiti del suo cuore farsi meno superficiali e più profondi, ancora rimbalzati come in un flipper in ogni angolo del suo corpo.

Credeva di aver capito che cose fosse successo, o, almeno, era quasi sicura riguardasse anche qualche vecchio discorso fatto con Max, seppur in quel momento non riuscisse a metterne in ordine nella sua mente nemmeno una parola.
Si sentiva esausta, come dopo una lunga ed estenuante corsa: i muscoli molli ed indolenziti, il fiato corto.
Eppure, mai si era sentita così tanto colma fino all'orlo di energia.

Che piacere nuovo ed insolito, così profondo, così primitivo...ma per quale motivo nessuno glielo aveva mai spiegato prima?!
Ed era poi così assurdo chiedersi per quale motivo...non potesse averne immediatamente ancora un pochino?

"Ringrazio solo non ci fossero i miei di sopra, El..." rise Mike per smorzare la tensione, vedendola sedersi lentamente facendo leva sui gomiti, cercando di ignorare il bisogno che sentiva più che mai urgente di dare sfogo alla bomba ad orologeria pronta ad esplodere a sua volta dentro i suoi boxer.
Mai e poi mai glielo avrebbe chiesto, mai nella sua vita!

Se non era lei a proporglielo...
Ma poi...
Ma poi lei sapeva come si faceva, o anche solo...ci aveva mai pensato tanto quanto ci aveva pensato lui?

"Credo che se fossero stati qui non avrebbero potuto non..."
"...posso farlo anche io a te, Mike?"
"...come?!

El sorrise con un sorriso furbo, ammiccante come Mike non credeva di averla mai vista, facendolo sbattere le palpebre colto di sorpresa, prima di ripetersi di muoversi a rispondere, di dire almeno qualche cosa, qualunque cosa!

"...Tu? Fai sul serio?!" chiese Mike alzando un sopracciglio incredulo, troppo su di giri per nascondere quanto in realtà fosse decisamente, decisamente emozionato, fin troppo manifesto il suo entusiasmo in quel momento.
E ad El venne quasi da ridere, avvicinandosi in ginocchio più vicino a lui, sentendolo deglutire quando il suo sguardo si fu abbassato sui suoi boxer scuri.

"Sei..sei sicura, El? Guarda che non devi se non... "
"Sì, voglio provare!" annuí El decisa ma rialzando lo sguardo su di lui con occhi dolci ma dubbiosi:
"Voglio farlo anche io Mike, ma...ma io non credo di sapere come si fa"

"Ok, beh...con te, nemmeno io!" ammise Mike con una risatina tesa, sorridendo con lei e sperando vivamente non lo prendesse per un idiota completo.
"Ma potremmo...provare insieme, El? Che ne dici?"
"Si..." annuí El con un sorriso, sentendolo portare una mano sul suo viso a sfiorare la sua guancia ancora accaldata con estrema dolcezza.

"Si?"
"Si" annuí ancora El sorridendo al suo sorriso, sentendo la mano di Mike raggiungere tremante la sua, accompagnandola dolcemente dove El già sapeva di dover arrivare.
Troppe sensazioni nuove per una sola serata: le sue dita fredde, la sua pelle calda...cazzo, ma poteva non aver mai pensato prima a quanto Mike dovesse essere bello come lo era ora davanti ai suoi occhi, bianca come il latte la sua pelle, tolti di mezzo tutti i vestiti?

E certo la piccola Hopper non aveva mai riflettuto su come dovesse apparire il corpo di un ragazzo nudo, ma era più che sicura, in quel momento, che non gli sarebbe mai servito nessun confronto per definire lui il più bello del mondo.

"Co...così, El...così" deglutí Mike chiudendo gli occhi e socchiudendo le labbra appena, muovendo la mano piccola di El, stretta sotto la sua, sulla sua erezione mai impaziente e bisognosa come prima di allora.
Era quasi sicuro che nessuna sega sotto la doccia sarebbe mai riuscita più a competere contro quella sensazione, ma non ne avrebbe in fondo più avuto bisogno da quella sera, non era vero?

Le dita piccole e fredde di El intorno alla sua pelle calda e liscia, il suo respiro trattenuto ed i ricci neri sparsi sulle sue spalle, la testa più piegata all'indietro.
"Così?"
"Così, El, così...più veloce"

E non era niente di quello che El avrebbe mai potuto immaginare, niente che mai le fosse stato insegnato da un padre, un'amica, nessun video guida di Steve o di chi che sia.
Eppure quel piccolo fiorellino rimase così stupito e confuso quella sera, di sapere già in fondo che cosa dovesse fare, quasi come se lo avesse sempre saputo, dopo pochi secondi guidata dalle mani di Mike sulle sue, lasciatale andare dopo poco ed iniziando ad avvertire il respiro più affannoso del suo ricciolino tra i suoi capelli.
"...cazzo, El...cazzo!"

E l'alba di luce nuova che li sorprese quella notte, li ritrovò così diversi da appena poche ore prima.
Diversi ma immutati.
Stanchi e sfiniti ma felici.
"Finalmente cresciuti" avrebbe detto Steve.
"Finalmente più uniti" avrebbe commentato Max.

Ma loro, dopo quella notte, erano rimasti semplicemente ancora loro.

Due piccoli cuori a battere all'unisono: una bufera di capelli ed il profumo dolce di fiori.

Due primi amori legati per sempre come da un lucchetto, da una promessa, da un eterno amore.

E la nuova alba di un nuovo giorno di sole non poté che sorprendermi quella mattina ancora così: ancora abbracciati, ancora vicini.
E sui rispettivi petti due tatuaggi scritti a cicatrizzare per sempre sulla loro pelle più viva: una promessa eterna, la loro.

Promesso.

📼🌼

L'idea del tatuaggio con scritto "promesso" è un'idea che è nata nella mia mente insieme alla stessa storia di Let me Love you: dopo 3 anni di caption e di storie, mai ho scritto di un momento simile tra di loro, mai ho letto nessuna idea simile.
E devo ammettere di esserne molto fiera ed orgogliosa❤️
Folle si, ma anche dolcissima: non vedevo l'ora di scrivere questo momento tra di loro, spero sia piaciuto anche a voi!
Spero che queste "prime volte" siano state dolci come ve le ho fatte tanto aspettare e sospirare, anche se questo è solo l'inizio, credetemi!
Volevo fosse "perfetto nella sua imperfezione" come tutte le vere prime volte, specie se si è molto giovani, con l'imbarazzo iniziale che rende tutto, a mio avviso, migliore.
E il resto...il resto l'hanno fatto loro❤️

Godetevi il loro amore e lasciate una stellina se vi piaciuto il capitolo!🌟

Non so quando uscirà il prossimo perché sto studiando per un esame enorme! Già per questo capitolo ho fatto una eccezione perché non vedevo l'ora di scrivere, ma ora torno a studiare sul serio!! 🙈📚

A presto!
Ari🌻

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