36.Taste

📼🌼

Mike non aveva mai creduto che una stupida festa avesse il potere di cambiare le cose.

"Terra chiama Mike, rispondete! Passo!"
"Amico, ma ci sei?!"
" Quella ragazza è da 10 minuti che non ti toglie gli occhi di dosso!"

Ancora di più, Mike non aveva mai creduto che ad una festa sarebbe mai potuto accadere qualcosa di buono.

"Se quella ragazza fosse Dustin, tu saresti il budino al cioccolato della mensa, senza ombra di dubbio!"
"Ah ah ah, ma che ridere, cioccolatino, davvero molto, molto spiritoso..."

Mike scosse la testa, ritornando in sé dallo stato catatonico suoi pensieri e dal più grigio dei suoi malumori.
Aveva avuto la percezione che quella della festa sarebbe stata una pessima idea fin dal primo minuto, fin da quando, con un sospiro di troppo e vinto dalla malinconia e dalla solitudine di un'altra serata al buio della sua cameretta, la sera prima si era imposto di richiamare Will e chiedere perdono, promettendo a se stesso ed al suo migliore amico che quel sabato sera sarebbe stato decisamente una figata assoluta, la migliore occasione per festeggiare qualcosa, anche se non sapeva nemmeno lui bene che cosa.

A Mike bastava già che quel sabato sera si rivelasse anche solo di poco meno merdoso del precedente di appena 7 giorni prima.
E per quanto la festa fosse iniziata già da un paio di ore ed ancora non avesse trovato né la voglia né l'energia vitale per alzare il culo da quella sedia della cucina e fare qualcosa che non fosse lanciare occhiate in giro intorno a sé con aria torva, quello non pareva essere stato un obbiettivo poi troppo ambizioso.
"Procedere ad obbiettivi minimi, Wheeler", gli era parsa l'opzione migliore.

Ma da quando aveva messo piede nel vialetto sconosciuto di un quartiere sconosciuto in un angolo sconosciuto della sua piccola città, il giovane paladino dentro di lui aveva cominciato a muovere i primi dubbi.
Forse non era stata davvero una grande idea...non del tutto per lo meno.

"Beh, almeno quella è carina!"
"Tu non fai testo, Dustin, a te basta che respirino..."

Abbozzò un goffo sorriso il ricciolino, alzando di poco la punta del mento con aria il più possibile cordiale e gentile, ma riuscendo a nascondere ben poco del senso di noia e di disagio nei confronti della figura femminile dall'altro lato della stanza e del suo raggio di azione.

La casa privata della festa era più grande di quanto sarebbe bastato a Will per farsi convincere da suo fratello Jonathan ad invitare il gruppo di amici, e la mole di liceali stipata all'interno delle poche stanze del piano di sotto, cucina, sala da pranzo e salotto, era direttamente proporzionale al rumore prodotto dal mix di mille e più voci, risatine giulive delle ragazze vestite da Sirenette di fronte a qualche Terminator in costume, e musica sparata a tutto volume dall'angolo vicino all'ingresso dove il maggiore di casa Byers con le sue cuffione aveva preso già da un paio di ore posizione.

Mike conosceva un quarto delle persone che affollavano quella villetta appena fuori dal centro di Hawkins, e lo stesso avrebbe potuto scommettere dei suoi amici appoggiati al ripiano della cucina insieme con lui, seppur Dustin, Lucas e Will paressero starsela cavando in quel momento di gran lunga meglio di lui, come sempre del resto.

La sua stupida, perenne avversione per le feste, di qualunque genere e di qualunque tipo fossero.

"Ciao a te!" mimarono le labbra rosse della ragazza dall'altro lato della sala nella sua direzione, vestita con un costume da cheerleader verde smeraldo che probabilmente avrebbe dovuto essere di una taglia o due in più per riuscire a coprire in modo per lo meno sufficiente i fin troppi centimetri di pelle lasciata scoperta e nuda dalla sua gonna.
Il genere di ragazza sul quale i suoi occhi neri non si sarebbero posati neppur per un secondo, neppure per sbaglio, neppure se si fossero trovati da soli all'interno di quella stanza e non al centro di tutta quella confusione.

Neppure se si fosse scontato contro di lei per sbaglio lungo un corridoio, facendole cadere per terra tutti i libri, il loro primo giorno di scuola...

Mike deglutí.

Il brivido che gli percorse in un secondo la spina dorsale alla vista di quel paio di occhi azzurrissimi e del suo sorriso bianco sotto al neon non fu di imbarazzo, nemmeno di desiderio o di approvazione, quanto piuttosto di nausea, disgusto, disagio, di orrore.
Perché si era lasciato convincere a farsi trascinare dai suoi amici fino a lì?
Perché non si era attenuto semplicemente al suo meticoloso piano di autocommiserazione: divano, vhs di Ghostbusters di cui conosceva le battute a memoria e pop corn pre-cotti nel forno a microonde?

Perché invece si ritrovava quel sabato sera nel bel mezzo di mille volti sconosciuti ed una musica infernale a martellare i suoi timpani intorno a lui, con il borotalco bianco versato direttamente dal barattolo sui suoi riccioli neri e il vecchio, sporco ed ormai bucato camice da laboratorio che il Signor Clark aveva raccomandato a lui ed al resto del party di acquistare per il loro torneo di scienze l'ultimo anno della Middle School?

"Sarebbe Doc di Ritorno al futuro..."
"Idea geniale, amico!"
"Scusate ragazzine, ma il premio per miglior costume va come sempre al sottoscritto!" si era pavoneggiato Dustin nella sua giacca di paiettes rosa, piroettando su se stesso sui suoi stivali dalla zeppa vertiginosa.
"E tu saresti?!" non aveva perso occasione per rimirarlo scettico un ranger dalla pelle scura, con indosso bandana mimetica e due strisciate di trucco nero sugli zigomi.

"Ma come chi sono, Lucas?! Ma sono Elthon John, per la miseria!" aveva risposto quello con fare stizzito, ben attento ad allontanare dalla sua chioma riccia ed impomatata le manacce dei suoi amici curiosi.
"Vorrai dire Sir Elthon John, Dusti-Bon!" lo aveva corretto Will con una risata ed una pacca sulla spalla con aria di compassione, sotto il suo cerone bianco e nero da cantante dei Kiss.
"Una scelta audace, amico! Da vero amante della musica!"
"Che c'è?! Era l'ultimo rimasto al negozio di costumi, ed era pure un sconto!"
"Conosci almeno una sua canzone?"
"Ehm...Rocketman?"

And I think it's gonna be
a long long time
'Till touch down brings me
round again to find
I'm not the man they think
I am at home
Oh no no no I'm a rocket man...

"...Rocket man!!!!" strillò stonato Dustin alzando le braccia al cielo sopra la musica, facendo scoppiare a ridere i due amici intorno al tavolo e sbattere le palpebre del paladino più forte di prima, rompendo definitivamente il contatto visivo con la cheerleader dall'altro lato della pista.

"Ve l'avevo detto amici! Questo costume quest'anno spacca di brutto!"
"Convinto tu, Dusti-Bon, convinto tu..."

"Credo quella sia la padrona di casa, Mike!" commentò Lucas con un cenno della testa in direzione della ragazza, vedendola sparire al di là di un gruppo di John Travolta in versione Saturday Night Fever, facendo ondeggiare la gonnellina già troppo corta ed una coda di cavallo perfettamente tirata e bionda.
"Non è lei quella che ci ha dato il benvenuto all'ingresso?"
"È un'amica di Lucy, 100punti in meno di sicuro!" scosse la testa Dustin appoggiandosi al bancone, appiccicoso per i bicchierini di plastica di diversi colori mezzi rovesciati tra le bottiglie di vetro ormai semi-vuote.
"Ma non che questo sia un problema per quanto mi riguarda, anzi! Mike, se non ti offendi, credo davvero che sia il caso di..."

"...credo che sia davvero il caso di dire che non ce ne deve importare un cazzo di nessuna ragazza questa sera, giusto, ragazzi?!" saltò sú Will venendo in soccorso del suo migliore amico, vedendolo scuotere dalla fronte i ricci neri imbratti di borotalco bianco, allungando il braccio ed afferrando la prima bottiglia di vetro disponibile, sul cui fondo ancora ondeggiavano 4/5 dita di liquido scuro e misconosciuto.
"Non avevamo detto serata tra ragazzi e nessuna scocciatura?"

"Ben detto, Will! Nessuna ragazza, distrazione, puttanate simili!" concordò il ricciolino senza denti afferrando a sua volta una bottiglia sempre mezza vuota di birra e passandone agli amici una ciascuno.
"Una serata tra ragazzi, quello che ci serviva dopo questo periodo di umore nero! Anche se di certo sarebbe stata più efficace una super mega sessione di D&D di 3 giorni, a mio avviso..."
"Taci Dustin, ti prego...muto"
"Giusto, giusto...saremmo stati a corto di elementi femminili di questi tempi, hai ragione, amico..."

"Gesú..." lo fulminò con ma coda dell'occhio Will con sguardo truce, vedendo Mike afferrare di malavoglia una bottiglia rimasta mezza vuota di vodka, abbassando lo sguardo sul tavolo a quelle parole se possibile a cura di più.

Come era possibile sentirsi un pesce fuor d'acqua quella sera ancora di più rispetto al solito, considerato che quello non era stato mai decisamente il miglior modo di passare un sabato sera per quanto lo riguardava, ben lontano dall'essersi mai sentito un vero e proprio "animale da festa"?

"Eppure, le altre volte l'unica cosa che contava era che non si sentisse troppo a disagio lei..." rispose Mike a se stesso avvertendo un fastidioso nodo alla bocca dello stomaco a quella semplice, ovvia constatazione, osservando dondolare il liquido trasparente all'interno della bottiglia con aria improvvisamente più invitate di prima.

Sarebbe stato mai possibile evitare di pensarla di continuo, almeno per un paio di ore quella sera?
Sarebbe mai stato possibile per lui spegnere il cervello che da una settimana non faceva altro che ripetergli quanto lei gli mancava da morire ed interrogarsi su che cosa stesse mai facendo invece lei in quel preciso momento?

"Non si sarebbe mai potuto giocare senza una scassinatrice ed una senza principessa!" continuò Dustin senza apparentemente aver capito il disagio dell'amico, neppur di fronte al suo sguardo all'improvviso più cupo.
"Dustin..."
"...a proposito, Mike, come va con El di questi tempi?"
"...Dustin!"

"Ahi!!" due gomitate raggiunsero in contemporanea le costole del ragazzo senza denti da entrambe le direzioni, unite a due sguardi di truce rimprovero da parte dei due amici accanto a lui.
"Miseria, ma che ho detto?!"
"Ma non riesci proprio a connettere il tuo cervello a quel forno che usi per emettere suono?!"

"Una meraviglia!" rispose sarcastico Mike versandosi fin troppo liquido trasparente nel bicchiere, e rivolgendo al resto del party di fronte a sé un sorriso improvvisamente meno disperato e più autoironico possibile.
Era davvero stanco di fare la vittima ed autocommiserarsi per qualcosa di cui non poteva definirsi nella maniera più assoluta il colpevole, starci male come un cane per qualcosa di cui non era giusto continuare ad attribuirsi la colpa.
Era così stanco, così stanco di sentirsi solo un emerito piagnucoloso, così stanco di sentirsi triste e solo, così stanco di ripetersi di starsi comportando come un emerito coglione.

"Talmente una meraviglia che, non so se l'hai notato, ma sta sera non c'è nessuna scassinatrice, nessuna principessa e nessuna sessione di D&D!" continuò Mike con il bicchiere in aria ed una mano sul cuore, vedendo Will aprire la labbra nere per provare ad obbiettare, ma scuotendo la testa per chiedere silenzio e proseguire senza interruzioni.
Quella volta non lo avrebbe interrotto davvero nessuno.

"Non so se l'hai notato, Dustin, ma è proprio per questo motivo che mi avete trascinato qui a questa stupida festa vestito come un cretino: solo perché evitassimo di citare il nome suo o di qualunque altra ragazza sulla faccia della terra almeno per le prossime 4/5 merdosissime ore!"
"Mike, ma io non intendevo..." balbettò Dustin con aria intimidita, ma Mike scosse la testa più forte a quelle parole, spargendo polverina bianca ed impalpabile intorno a sé come una nuvoletta di vapore.

"Ma a quanto pare negli ultimi giorni non abbiamo proprio altri argomenti di discussione, ragazzi, se non la mia pessima, pessimissima fortuna in amore! Perciò, se proprio insisti, Dustin, ti ringrazio per la domanda e ti darò la mia risposta!" vide l'amico dagli occhi azzurri spalancare gli occhi verso di lui carichi di stupore: quella era senza dubbio la prima occasione nell'arco dell'ultima settimana nella quale l'amico paladino era riuscito a mettere in fila più di 5 parole di senso compiuto, che non fossero brontolii, insulti, o semplici e sbrigativi "fate voi, ragazzi, decidete voi".

"Con El va una merda, ragazzi miei, ecco qui la mia risposta!" continuò Mike con una risatina isterica e disperata, brandendo in aria con una mano il bicchiere pieno e con l'altra la bottiglia di vetro, a mò di lancia e di scudo da difesa.
Chissà, magari sarebbero potute essere quelle le giuste armi per il suo paladino per quella sera per sconfiggere il dolce ricordo della sua bella principessa...

"Andava una merda e continua ad andare una gigantesca, colossale merda!" concluse Mike con lo stesso calore di un politico richiedente un voto per lui alle elezioni, brandendo in aria un bicchiere e facendone ondeggiare all'interno il liquido scuro.

"Perciò ora, da bravi ragazzi, mantenete fede alle vostre promesse e giuratemi di impedirmi di lamentarmi dell'argomento per le prossime ore!"
"Giusto!" saltò sú a sua volta Will, sollevando in aria la sua bottiglia con espressione a tratti e fiera e risoluta, a tratti stupita e sconcertata per le parole appena uscite dalla bocca del suo migliore amico:
"Non sarà mai una serata solo ragazzi se continuiamo a parlare sempre e solo di loro! Le ragazze non sono qui con noi e questo non può che essere un bene per una sera! Forza, ragazzi, brindate con noi! Alla nostra serata senza principesse né scassinatrici né rompicoglioni!"

"Veramente..." bloccò improvvisamente l'entusiasmo Lucas con aria colpevole, facendo muovere gli occhi dei 3 amici all'unisono su di lui.
Sarebbe stato difficile stabilire in quel momento se lo sguardo più assassino appartenesse al ricciolino dai capelli neri sotto gli strati di borotalco bianco o al suo migliore amico dal pesante trucco scuro.

"Veramente Max oggi pomeriggio mi ha chiesto cosa avremmo fatto noi 4 questa sera...gli ho detto di questa festa e mi ha detto che sarebbe passata a fare un salto qui..."
"Ma fai sul serio?!" scattò Will con uno sguardo rivolto al cielo, urlando così forte da contestare l'alto volume della musica.
"Lucas, ma che cazzo!"
"Che c'è?!" sbottò a sua volta il ranger sulla difensiva, alzando i palmi delle mani aperte in segno di innocenza:
"Mica sono io quello che è stato scaricato dalla propria ragazza!"
"E magari Max porterà per puro caso pure El, ma non mi dire!"
"Mi ha detto che sarebbe passata da sola..."
"Certo, amico, di sicuro..."

"Sapete cosa vi dico?" troncò la discussione Mike battendo entrambi i palmi delle mani rumorosamente sul tavolo per chiedere il silenzio, allungandosi ad afferrare anche i bicchieri ancora pieni dei suoi amici, di fronte ai loro sguardi sconcertati e sbigottiti.

Non sapeva se in lui stesse prendendo finalmente parola la rabbia repressa, la nausea per quella serata e per quel posto, la disperazione accumulata lungo quell'intera settimana o piuttosto un residuo del suo primitivo istinto di autoconservazione.
Sapeva solo che, qualunque cosa fosse successa quella sera, lui non avrebbe voluto più saperne nulla, non avrebbe voluto più nemmeno essere del tutto più in sé.

Se Max li avesse mai raggiunti a quella festa e, sopratutto, se avesse portato El con sé, lui non avrebbe voluto nemmeno più accorgersene, nemmeno essere in grado di riconoscere lei, il suo viso o quei suoi due begli occhioni marroni.
Tanto un bicchierino o due non aveva mai ucciso nessuno, non era vero?
Non aveva principesse da salvare dai lupi cattivi quella sera, e nemmeno angoli appartati da cercare e nei quali nascondersi con il suo fiorellino.

L'unico pericolo da cui doveva salvarsi in quella occasione sarebbe stato solo e soltanto se stesso, la sua nostalgia ed i suoi imbarazzanti pensieri da vittima scaricata dalla stessa ragazza che amava ancora alla follia come povero, patetico illuso.

Non sarebbe proprio potuta andare peggio di così, in fondo...

"È il momento di riprenderti la tua dignità, Wheeler, o almeno quel poco che ne resta...Basta piangersi addosso, datti una mossa! Fai vedere a tutti che hai ancora due coglioni dentro i pantaloni!"

"Mike, sicuro che stai...?" abbozzò Lucas con voce cauta, ma Will scosse la testa con aria rassegnata nella sua direzione.
Pareva non ci fosse più molto da fare per quella sera se non assecondare l'amico nel suo stupido piano di autodistruzione: tanto peggio di così non sarebbe potuto andare, tanto valeva farlo sfogare una volta per tutte.

Una ciucca era forse il minore dei guai che sarebbe potuto mai capitargli per quella sera, o almeno, questo era quello che ancora a quel punto tutti credevano...

"Fanculo sta festa, fanculo le ragazze e fanculo pure El!" scandí il giovane Wheeler come un grido di guerra, alternando un'imprecazione ad un sorso di alcolico e ad una risata strozzata e goffa, buttando giù senza porsi troppe domande il contenuto di ciascuno dei bicchieri di fronte a lui, davanti agli occhi attoniti ed increduli dei suoi migliori amici.

Fanculo al mondo, all'amore, alle promesse rotte e a tutto quello schifoso romanticismo!
Per una serata uscire dalla sua stessa pelle sarebbe potuto essere il regalo più bello da concedersi per una manciata di inutili ore.
Cosa aveva ancora da perdere in fondo, lui che già credeva quella sera di aver perso tutto?

"Fanculo a tutti!
Vaffanculo!"

*

"Tu sei certa di sapere quello che stai facendo, non è vero, El?"

No.
El non lo sapeva.
El non sapeva quello che stava facendo.
El non sapeva quello che stava facendo quella sera, piantata ferma immobile di fronte a quella casa sconosciuto.
El non lo sapeva nella maniera più assoluta.

"Fate attenzione, ragazze..." aveva ripetuto ancora una volta il capo Hopper appena una manciata di minuti prima, quando il furgone targato Hawkins Police aveva fermato le sue ruote all'inizio della vietta privata poco fuori dal centro, dalla cui distanza già si poteva sentire riecheggiare nell'aria intorno una musica ad alta volume ed un'atmosfera da festa.
El aveva deglutito sul sedile anteriore accanto al posto del guidatore, sbattendo le ciglia un paio di volte e ripetendo a se stessa di essere coraggiosa, che non era proprio quello il momento opportuno per farsi vedere timida o timorosa.

El non lo sapeva quello che stava facendo, eppure lo sentiva.
Sentiva di non essere mai stata più sicura e convinta in tutta la sua vita.

"E ricordati che dopo questa festa sarai ancora in punizione, kiddo, fino a nuovo avviso..."
"Non si preoccupi, capo Hopper, me ne occuperò io!" aveva scherzato con la sua consueta buona dose di spensieratezza Max, balzando giù dal sedile posteriore e rivolgendo al capo un sorrisone entusiasta di fronte al quale difficilmente un adulto avrebbe mai potuto resistere.

"El dormirà da me dopo la festa: non faremo tardi, lo prometto! E domani mattina, subito dopo colazione, potrà ritornare a casa alla sua punizione, parola mia!"
"Perché già so che mi pentirò di aver fatto patti con te, Mayfield?" aveva scosso i baffi Hopper con un mezzo sorriso accondiscendente, lanciando un'occhiata alla sua bambina scesa a sua volta dal suo sedile ed ora di fronte al suo finestrino accanto all'amica.

"Sei stupenda, kiddo..." aveva mormorato il capo senza riuscire a trattenersi, vedendola abbassare lo sguardo imbarazzato ai suoi piedi, seppur con il piccolo accenno di un sorriso di ringraziamento sulle sue labbra fini.
Stupenda si, El si sentiva di esserlo per davvero quella sera.
Ed il capo Hopper non avrebbe mai smesso di pensarlo e di ripeterlo ogni volta che la vedeva così piccola, fragile, ma anche così immensamente forte ed incredibilmente sicura di sé.
"Grazie papà..."

"Divertirvi...e fate attenzione!" le aveva lasciate infine con un'ultima occhiata di raccomandazione, distogliendo improvvisamente lo sguardo per seguire la corsa di una macchina decappottabile lanciata a tutta birra in contro mano nella opposta direzione, dal cui tettuccio uscivano rivolte al cielo mille braccia di adolescenti intenti a cantare e ridere a squarciagola.
"Me ne vado via di qui prima che mi venga voglia di stracciare qualche patente...ehi, Mc Lean! Ma tu non dovresti nemmeno avercela ancora la patente!!!"

"El, tu sei sicura di quello che stai facendo, non è vero?"

Chiuse gli occhi El ferma davanti al portone della villetta fianco a fianco all'amica, intenta ad osservare con occhi stralunati almeno quanto i suoi il giardino, la veranda, la porta d'ingresso della casa spalancato tanto quanto il cancello di ferro battuto, ogni centimetro riempito a vista d'occhio di adolescenti travestiti con i più bizzarri costumi, palloncini mezzi sgonfi dai mille colori e bicchieri di plastica ancora mezzi pieni di liquidi non ben identificati dai colori scuri.

Quanto avrebbe voluto avere Mike accanto a sé in quel momento, il solo che mai le avesse infuso con una semplice stretta di mano il coraggio necessario per buttarsi nella mischia anche in una situazione simile.
Eppure Mike non c'era, non c'era in quel momento lungo quel marciapiede insieme con lei, ed era proprio per quell'esatta ragione che El ora era lì, da sola.

Da qualche parte in mezzo a quella baraonda di liceali mezzi ubriachi e mezzi sconosciuti lo avrebbe trovato, lo avrebbe visto: Mike doveva essere lì.
El doveva solo ripetere a se stessa ancora una volta che quella era stata davvero una grande, grandiosa idea.

"Hai un piano, vero?" le aveva chiesto Max una manciata di ore prima, annodando la sua chioma rossa con un osso bianco a mò di spilla e sistemando lungo i fianchi il suo vestito da Wilma Flintstones, preso all'ultimo nel negozio di costumi del Mall già preso d'assalto da una baraonda di giovani, adulti e bambini.

"Credo di sì..." El aveva accennato con un sospiro, allungando le mani all'interno di quella tunica bianca di raso e pizzo a fiori, di fronte alla quale gli occhi verdi dell'amica fuori dal camerino si erano illuminati di meraviglia e di stupore.
"Questo, El, decisamente questo...ti sta da dio!"

Due ali di piume bianche fissate alle sue spalle da due bretelle nascoste tra la stoffa leggera e lucida, semitrasparente da non nascondere del tutto la pelle delle sue braccia lasciata nuda, una piccola coroncina di margherite bianche tra i suoi capelli sciolti e boccolosi.

Pareva una visione, lo era davvero: una visione dal paradiso.
Un angelo vestito di pizzo, di fiori, dalle due grandi ali di leggere e candide piume a forma di cuore ad avvolgere per intero la sua minuta figura.

"Mike non ti vuole nemmeno parlare, El..."
Ma El quella sera aveva provveduto anche a quel punto.

"Non mi deve per forza riconoscere, almeno non all'inizio...e non mi riconoscerà!" aveva risposto El con tono più convinto di quanto lo fosse il suo istinto per davvero, portando una maschera bianca ed argentata sul viso per coprirlo quasi per intero, ad eccezione delle sue labbra rosse e del mento, fissandolo con un elastico nascosto all'attaccatura dei capelli.
"Non mi riconoscerà...non così!"

"Probabilmente no, El, non così..." aveva provveduto a confermare Max sistemando una ciocca di ricci ai lati del suo viso, muovendo un passo indietro ed ammirando per intero la figura dell'amica pronta nel suo costume.
"Sopratutto considerando la mole di bicchieri che i ragazzi gli avranno già fatto trangugiare dall'inizio della serata fino al momento del nostro arrivo...considerando quello che era il loro piano, a sentire Lucas perlomeno..."

"Ehi bellezze! Vi servono due cavalieri per questa sera?" i fischi impertinenti di due ragazzi vestiti da cavernicoli le raggiunsero dall'altro lato del cortile, facendo trasalire El ed accelerare il passo a Max verso la veranda e la porta d'ingresso, con uno sbuffo.
"Razza di deficenti cretini..."
"Non è prudente per due signorine come voi entrare ad una festa senza compagnia!"
"E tu lo sai, razza di energumeno, dove te la infilo quella clava se non te ne stai zitto? Quanto ci tieni ad essere ridotto un fossile questa sera come il tuo costume?!"

"Suppongo siano qui...da qualche parte..." deglutí El girando su se stessa sulla porta d'ingresso della villetta affollata e semibuia, ad eccezione di un paio di luci colorate piantate sul soffitto rivestito da carta da parati.
Intorno a loro, in ogni direzione, visi sconosciuti, diffidenti, incuriositi, ammiccanti perfino, tanto da farle dubitare dei suoi pensieri e della sua determinazione.
Le era sembrata una grande idea, almeno lungo quelle 24h di attesa e di preparazione.

La chiamata a Max, la mattinata alla ricerca dei costumi, il pomeriggio al laboratorio fingendo la sua massima concentrazione, con la mente tuttavia già rivolta a quella sera ed il cuore altrove, i battiti nel suo petto incapaci di andare a ritmo con la sua respirazione.

Doveva funzionare.
Doveva funzionare, per forza.

Sorprendere Mike a quella festa, avvicinarsi a lui senza nemmeno essere riconosciuta.
Portarlo in disparte a parlare ed infine rivelarsi a lui: a quel punto nemmeno Mike avrebbe più saputo cosa dire, non avrebbe potuto obbiettare.
E sarebbe stato quello finalmente il momento di aprire davanti a lui il suo cuore e le sue labbra, con il discorso che per tutta la notte si era ripetuta e preparata.

Iniziare con un "anche io ti amo Mike" le era sembrata fin da subito un ottimo modo per cominciare.

E il resto sarebbe venuto da sé, così come il suo cuore le aveva suggerito di fare quella sera.
Non aveva scelto lei quella sua vita, ma doveva pur starci dentro, accettarla: doveva affrontarla, doveva viverla.

Quello che aveva fatto fino a quel momento era stato solo scappare, nascondersi, cercare una via d'uscita piuttosto che sforzarsi di trovare invece un equilibrio.
Non era così che poteva funzionare, non era così che avrebbe avuto la serenità, non era così che sarebbe potuta crescere: non lasciando che il buio vincesse ingoiando tutto, ma anzi accettando che la sua vita fosse fatta di luci ed anche di ombre, così come quella di tutti.

E se ormai sapeva fin troppo bene che nome dare alle sue tenebre, ora finalmente sapeva a chi apparteneva anche la più profonda sua luce: allo stesso ragazzo dai ricci neri che la stava aspettando dentro quella casa, senza nemmeno ancora saperlo, senza neppure ancora sapere che lei era lì, e che lei era lì per lui.

In nessun altro modo avrebbe potuto mai essere felice, e lei meritava, meritava di essere felice.

Ad El non importava più se Mike volesse parlarle o no quella sera, ad El bastava solo che la ascoltasse, che sapesse finalmente tutta la verità: che lo rivoleva nella sua vita, che rivoleva indietro la sua vita, la sua luce, la sua endovena di felicità quotidiana, la sua dose irrefrenabile di allegria.
E Mike avrebbe dovuto finalmente lasciarla avvicinare a lui, consciamente o inconsciamente che fosse.

El aveva già pensato a tutto quella sera, non sarebbe potuto essere altro che un successo.
O, almeno, quelle erano state le parole di strenuo convincimento che le aveva ripetuto con un sorriso di incoraggiamento la stessa sua amica dai capelli rossi intenta a stringerle la mano in quel momento come una mamma alla sua bambina il suo primo giorno di scuola.

"Propongo di dividerci per cercare lui o almeno uno dei ragazzi qui intorno..." annuí con aria decisa Max facendo ruotare i suoi occhioni verdi tutto intorno, con una smorfia di disgusto ad un gruppetto di ragazzi capitanati da suo fratello maggiore Billy, intenti a bere a canna direttamente da una punta di birra, ficcandoci la testa sotto.
"...e propongo anche di non cominciare proprio da lì!"
"...ehi, signorine! Anche voi qui?!"

Il sospiro di sollievo che raggiunse le labbra del fiorellino al suono di quella voce alle spalle sue e della sua amica fu come quello di un disperso al suono di una sirena in mare indicante la terra ferma, ancor prima di essersi volata indietro in direzione del suo amico senza denti.

"Buonasera, Maxine!"
"Dustin?!" strabuzzò gli occhi la rossa con aria a tratti perplessa a tratti divertita, muovendo lo sguardo dalla giacca di paiettes agli stivali a zeppa.
"Ma come diavolo ti sei conciato, ma sei impazzito?!"
"Cosa c'è, Max?! Anche tu ti ci metti adesso?! Era il modello di punta di quest'anno al negozio di costumi, me lo hanno garantito!"

"Dustin!" non riuscì a trattenere il suo entusiasmo El, mordendosi la lingua e vedendo l'amico rivolgersi a lei con uno sguardo sorpreso e confuso, tutto d'un tratto ammiccante e lusinghiero.
"Ci conosciamo?" vide Max trattenersi a stento dallo scoppiare a ridere, vedendo il ricciolino senza denti prendere il palmo della mano di El ed esibirsi in un bacio a mano di riverenza.
Almeno la sua idea del costume sembrava aver funzionato!
Nessuno l'avrebbe riconosciuta quella sera con quel mascherone a ricoprirle metà viso, nemmeno Mike.
"Chi sei? Un angelo caduto fin quaggiù direttamente dal paradiso?"

"Piuttosto che importunare la nostra...la mia amica, Dustin, renditi utile!" lo allontanò per le spalle Max vedendo El sul punto di scoppiare a sua volta a ridere, muovendo la testa a destra e a sinistra alla ricerca di qualche viso noto in mezzo ai tanti sconosciuti.
"Ehi! Ma che modi!" El udí Dustin protestare barcollando sui suoi stivali vertiginosi, l'odore di alcool del suo fiato ben riconoscibile all'olfatto della piccola, nonostante la sua scarsa esperienza di feste come quella.

Se Max aveva ragione, il problema non sarebbe stato farsi riconoscere o meno da Mike, ma che Mike piuttosto capisse quello che lei avrebbe cercato di dirle...

"Non mi presenti alla tua amica, Max?"
"Dove sono gli altri, Dustin? Dov'è Lucas, Will...dov'è Mike?"

"Dov'è Mike?!" rise Dustin con una risata esagerata ed afferrando con forza il braccio della rossa, barcollando sui suoi piedi con il rischio di cadere giù, rendendo gli sguardi delle due amiche se possibile ancora più preoccupati ed apprensivi.
"Ma quanto diamine avete bevuto, Dustin...gesú mio..."
"Questa si che è una bella domanda, Maxine! Ti stupiresti questa sera di vedere il tuo amico, il sommo DM, in azione!" blaterò Dustin con voce impastata e cadenza ridicola, facendo scambiare uno sguardo di tensione tra le due ragazze e gelare ad El il sangue nelle vene.

Cosa...cosa intendeva dire Dustin con quelle parole?

"Mike?!" alzò entrambe lo sopracciglia Max con aria sbigottita, alzandosi sulle punte e muovendo la testa sopra la folla, per bloccarsi infine in un preciso punto al di là del campo d'azione dell'amica.
El deglutí, vedendola le sue labbra rosse boccheggiare di stupore, puntando lo sguardo nella sua stessa direzione e rimanendo per un secondo impietrita, in mezzo ad una risata più acuta da parte del nerdino accanto al suo viso.

"Dove è Mike, Dustin...?"
"Oh mio dio..."
"Ma come dove?! Dove se non lì, al centro della pista!" strillò Dustin battendo le mani con entusiasmo a tempo di musica, indicando una figura al centro del salotto impegnato in una piroetta con le braccia rivolte al cielo ed una cascata di polverina bianca a ricadere dai suoi ricci grigi tutto intorno.

El non riusciva a credere ai propri occhi.
Quello era...?

"Quello è...Mike?!" udí la rossa esclamare con aria scettica e pure un po' schifata, la sua mandibola caduta a terra esattamente quanto la sua.
"Oh si!" annuí Dustin con sguardo fiero manco si fosse trattato di un figlio ubbidiente ad aver portato a casa una buona pagella di fine semestre.
"Il nostro Mike ha scoperto il suo talento da ballerino questa sera, non c'è che dire!"
"Ma lo avete...ma lo avete drogato, Dustin?! Ma che cazzo?!"
"Giusto forse un pochettino..."
"Che cosa?!"

"...io vado!" le parole di El raggiunsero le sue labbra prima delle sue connessioni nervose, mossi i suoi piedi d'istinto prima ancora che una voce alle sue spalle potesse averla avvertita di fare attenzione.
"...cosa?!"
"Augurami buona fortuna!"
"El, ma sei...sei sicura?!"

"El?!" la piccola sentí l'amico senza denti protestare alle sue spalle accanto all'amica dallo sguardo sbigottito, non curandosi delle loro reazioni e lasciando che i suoi piedi si muovessero da soli, fino al centro della pista in direzione di quel ragazzo intento a dimenarsi come uno scimpanzé scoordinato e ridicolo.
Non sapeva se ridere, se temere il peggio o se avere paura, sentiva solo che, ad ogni passo più vicino, sempre più vicino a lui, come un fuoco vivo incontenibile ed esplosivo si fosse acceso nel suo petto e lungo le sue intere fibre nervose, rendendole davvero molto difficile trattenersi dal saltargli al collo già in quel momento, al centro di quella pista.

Quanti giorni erano passati dall'ultima volta che gli era stata così vicina senza rompere il suo contatto visivo, abbassando lo sguardo ai suoi piedi per imbarazzo o vergogna?
Quante ore erano passate dall'ultima volta che si era ritrovata a sorridere guardandolo di nascosto, senza che lui nemmeno si fosse ancora accorto della sua presenza a due passi da lui?
Una settimana? Un giorno? Un mese?
Non aveva più la minima importanza in quel momento.

"El? E che c'entra ora El in questo momento, Max?!"
"Taci, Dustin, per una buona volta...zitto!

E quanto Mike si fu voltato finalmente voltato verso di lei con una piroetta, inciampando nel suo sguardo e nei suoi occhioni scuri al di là dei buchi del suo mascherone, furono due occhi immediatamente interdetti quelli che il piccolo fiorellino ritrovò in un secondo di fronte a sé, facendole tremare e fremere il suo cuore nel petto.

Quanto era bello, quanto era meraviglioso quella sera anche conciato così: con i capelli bianchi di borotalco e quel camice vecchio e sporco ad ondeggiare seguendo i suoi inconsulti passi di danza intorno a lui.
E lei...lei quanto era stata stupida, pazza perfino, ma quanto ancora più decisa in quel momento di volerlo con tutte le sue forze di nuovo vicino?

E per una frazione di secondo El si sentì quasi smascherata da quello sguardo, da quei due occhi che, più ancora che osservare il suo contorno, erano stati i soli fin dal principio dai quali si era sentita leggere dentro, rendendo improvvisamente stupido quel suo tentativo di nascondere alla vista del suo ricciolino la sua vera identità quella volta.

"...El?" parevano quasi sul punto di chiedere i suoi due occhioni scuri in quel momento,
"...si, sono io" sarebbero stati pronti a rispondere quelli di El senza alcun tipo di tentennamento.
"Sei...sei tu?"

Ma in quel preciso istante, la musica cambiò improvvisamente intorno a loro, accolta da un boato di voci e grida da parte dei ragazzi accalcati come loro al centro della pista.
Ed in un secondo El vide lo sguardo del suo ricciolino farsi tutto d'un tratto meno intenso, più confuso, perfino più...gentile?
Un sorriso rosso sulle sue labbra fini che avrebbe avuto il potere di farla innamorare di lui perfino se lei fosse stata una vera sconosciuta davanti a lui quella sera, per la prima volta in assoluto nella sua vita.

Oh I, I just died in your arms tonight
It must have been something you said
I just died in your arms tonight

"Ciao!" la salutò la voce del suo paladino come un soffio, facendola deglutire con i piedi bloccati fermamente al suolo.
L'aveva riconosciuta sul serio o no in quel momento?
O era davvero così che avrebbe accolto ogni ragazza che gli si fosse presentata a tiro quella sera, con quello sguardo, con quel sorriso?
"Vuoi ballare?"

"Non so...come si fa!" balbettò El con un sospiro, ricordandosi di respirare e di aggiungere a quella risposta un mezzo sorriso, almeno per fingere di sentirsi a proprio agio di fronte a quel ragazzino, con la grazia di un elefante, minacciando di pestarle i piedi ogni passo in ogni direzione, con un sorriso sghembo sulle sue labbra, decisamente un po' troppo brillo per essere sobrio.

"Nemmeno io!" lo udí ridere un po' troppo rumorosamente per farle credere di essere in grado di flirtare con una sconosciuta in quel momento, rendendo il suo respiro finalmente più leggero ed il suo sorriso più rilassato e tranquillo.

Restava pur sempre il solito nerdino imbranato ed adorabilmente ridicolo.
Il suo solito nerdino imbranato e ridicolo.

"Ma per tua fortuna questa sera quegli stronzi dei miei amici mi hanno fatto bere abbastanza da farmi sentire all'improvviso una grande voglia di ballare come non ne ho mai avuta in tutta la mia vita!"
El lo udí continuare passandosi una mano tra i ricci nel suo solito gesto, familiare e così noto, producendo però quella volta intorno a loro una nuvoletta di vapore bianco e leggero come polvere.
"Ti va...ti va di provare, insieme?"

"Sì! annuí El con una risata e sorridendogli con occhi intensi e fissi, ma anche con cuore leggero e felice, avvertendo una scossa a fior di pelle quando la sua mano venne raggiunta in un istante dalla sua, badando di non dare troppa mostra di quella sua più viva emozione.
Diverse coppie si erano già affollate intorno a loro al centro di quella pista, sotto le note di quel lento rock che El non aveva mai sentito, ma sufficiente per riportarla in un balzo indietro nel tempo ad una festa come quella, al centro di una pista improvvisata simile a quella, lì sotto le luci e le note del primo ballo tra lei ed il suo ricciolino, così ancora tutto da realizzare e scoprire tra di loro, mesi e mesi prima.

Non le sembrava poi così diverso quella sera, lasciando che Mike le prendesse le mani e la facesse ruotare su se stessa, tirandola più lontana e poi improvvisamente più vicina, sentendosi volare su quella pista come scorretta solo dalle candide ali di piume del suo costume, chiedendosi in cuor suo se Mike stesse avvertendo, seppur inconsciamente, anche solo la metà di tutto quello che stava avvertendo lei in quel momento.

Quando avrebbe voluto già stringerlo, quando avrebbe già voluto alzarsi ancora una volta sulle punte dei suoi piedi per avvicinarsi al suo viso, baciarlo, togliergli il fiato che lei già credeva di non avere più, perché a quel punto non avrebbe più potuto non farsi riconoscere o nascondersi di più?
Doveva solo resistere, ancora per un istante, appena per il tempo di una dolce canzone, ruotando a tempo di musica tra le braccia del ragazzino a cui stava lasciando semplicemente ritornare il suo cuore.

Oh I, I just died in your arms tonight
It must've been something you said
I just died in your arms tonight

"Questa è un angelo davvero!" sorrise Mike vedendola sorridere a sua volta, muovendo le mani sulle sue e facendola girare ancora una volta su se stessa, il breve lasso di tempo di pochi secondi in grado di resistere prima di ritrovare di fronte a sé i suoi occhi grandi e scuri, così calamitici, così enigmatici e così profondi, troppo ipnotici per non fermarsi a pensare perfino in quel momento sotto la musica che lui due occhi così li aveva già visti, già osservati così a lungo e così da vicino.
Già amati, già persi, e per un lasso di tempo ben più lungo di quello dell'ennesima piroetta.

E se in quel momento Mike non riusciva a capire, non riusciva a collegare uno dopo l'altro tutti i puntini, alienato dall'alcool, la musica alta a tutto volume, il calore e la folla tutto intorno, quello che non solo le sue narici ma piuttosto i suoi interi senti non poterono non percepire fu quel inaspettato, improvviso ed improvvisamente intenso odore di fiori provenienti dal piccolo angelo di fronte a lui, spinto tra le sue braccia e contro il suo petto da un passo in avanti di troppo, come ad aver voluto perdere l'equilibrio per un secondo, quasi non per sbaglio, quasi invece apposta, rialzando lentamente più in alto fino a lui un viso che, improvvisamente, non pareva più essergli così sconosciuto.

"Come è possibile...?" potevano quasi chiedere gli occhi scuri di Mike in quel momento, muovendosi veloci e lenti lungo le pieghe del suo vestito, i boccoli dei suoi ricci, le curve del suo viso, facendole trattenere il fiato ed avvertire calore vero e reale in ogni lembo di pelle sfiorato dal suo sguardo dolce.
Eppure i suoi occhi non la stavano riconoscendo, non ancora, non del tutto.

Solo il cuore ricordava qualcosa che la mente ancora non aveva ritrovato.
"Ma come è possibile, io...io non ti conosco..."

Oh I, I just died in your arms tonight
It must've been some kind of kiss
I should've walked away

El mosse le sue dita pallide e fredde nelle sue, ferme lungo i suoi fianchi al termine della loro muta corsa, ritrovandosi uno di fronte all'altra alla distanza di 10 centimetri, avvertendo il peso dei suoi occhi sul suo viso e le sue mani fremere come desiderose di voler esplorare di più.
Come a voler ritornare a casa in una terra già esplorata ed amata per intero, dove tornare dopo molto tempo da straniero quasi con timore, ma con immutabile amore.

E quando El sentí le mani di Mike staccarsi lentamente e con timore dalle sue per risalire lente lungo il suo polso, le sue braccia nude sotto il tessuto leggero, fino a sfiorare leggere le sue spalle, i lati del suo collo scostandole i ricci, fino a fermarsi avvolgendole le guance, chiuse gli occhi senza fiato desiderando anche di morire pur di non perdere dal suo ricordo mai più quella vivida sensazione, pregando che le gambe non le cedessero proprio lì davanti a lui in quel momento, ma sapendo tuttavia che lui l'avrebbe comunque retta stringendola più forte a sé.

E Mike non sapeva quello che stava facendo in quel momento, non avrebbe saputo giustificare a se stesso tutto quel coraggio e quella intraprendenza che non gli erano mai appartenuti nella maniera più assoluta.
Non tentò di frenare le sue dita lungo le piume delle ali di quella ragazza conosciuta, lungo le sue braccia seminude e la sua pelle di pesca al profumo di fiori, finché non si fu ritrovato con le dita a sfiorare leggere i contorni delle sue labbra, facendogli accendere di fuoco e calore un punto imprecisato del suo petto fino al suo addome.

Come...come era possibile?

Con quale ragazza mai nella vita lui, proprio lui, si era mai sentito così audacemente sicuro?
Con quale altra era mai stato così facile avvicinarsi, con quale altra essere se stesso fino alla fine, senza temere di sbagliare tutto per l'ennesima volta?
Con quale altra mai se non con lei, con la prima e con la sola...con El?

"El..." avrebbe quasi voluto supplicare Mike in quel preciso istante sospeso tra il dubbio e la certezza, la preghiera e la magia, come chiedendo che, per opera di un incantesimo, se anche non fosse stata davvero lei l'angelo tra le sue braccia di fronte a sé, lo diventasse d'improvviso per la durata di un singolo brivido, di un bacio, di un sospiro.

Ma le sue labbra erano già troppo impegnate e sporgersi vicine e più vicine alle sue, vedendola chiudere gli occhi e sentendola trattenere il fiato ad un passo dalla fine.

E quello scambio di corrente elettrica attraverso le fibre del suo intero corpo lui la riconosceva, non poteva che essere la stessa medesima provata mille altre volte prima.
Eppure...eppure non poteva essere, non poteva essere così!
El era lontana in quel momento, El aveva deciso di abbandonarlo, di andarsene via da lui!
Eppure...

"El..."
"...Mike"
"Sei, sei tu...?"

"Un momento di attenzione amici, per favore!" urlò giuliva una voce al microfono della consolle interrompendo di colpo la musica, facendo sollevare all'unisono un gran vociare di proteste e fischi da ogni angolo della sala affollata.
E i due paio di occhi confusi e delusi che si riaprirono gli uni di fronte agli altri in quel secondo non erano mai stati più imbarazzati e a disagio di così.

"Scu...scusa!" El lo udí balbettare muovendo un passo indietro e scuotendo i ricci dalla fronte con aria confusa, non accennando tuttavia ad allontanarsi troppo da lei ne a voler abbassare le mani dal suo viso ancora così pericolosamente vicino al suo, sentendosi morire e trattenendosi dalla voglia improvvisa di scaraventare cassa, microfono e pure proprietaria di quella voce fastidiosa contro il soffitto di quella villa come una bambola di pezza.

Ed era stata davvero, davvero vicina dalla voglia di farlo davvero quella volta, anche lí davanti a tutti.
"Ma che cazzo?!"

"Visto che questa è la mia festa, credo che sia giunto il momento che decida io a che gioco giocare con i più fortunati di voi!" Mike udí la voce continuare con tono fastidioso, imponendosi di staccare gli occhi da quelli della sconosciuta di fronte a sé almeno per un secondo, muovendo lo sguardo lungo la sala ed intercettando lo sguardo di Will, confuso quanto il suo, e ritrovando infine con il microfono stretto in pugno la stessa ragazza di poche ore prima, la cheerleader vestita di verde e dalla lunga coda bionda.
La padrona di casa intenta ad ammiccare poco prima nella sua direzione.

"Io e le mie amiche abbiamo deciso i nomi dei fortunati a partecipare con noi al gioco della serata...il gioco della bottiglia, naturalmente!" El la vide continuare con una risata sciocca ed una strizzatina d'occhio in direzione delle ragazze alle sue spalle, giulive quanto lei, chiedendosi quale stupido gioco potesse mai chiamarsi così, e sopratutto perché, a quel nome, una piccola parte della folla maschile di quella sala aveva iniziato improvvisamente ad applaudire felice.

Alcuni ragazzi, ma non di certo il nerdino ancora in piedi a pochi passi dalla sua piccola figura.

Cercò con la coda dell'occhio i capelli rossi di Max in mezzo alla folla, ma non la trovò lì intorno, mentre la ragazza al microfono cominciava ad enumerare la sua lista, puntando il dito contro ragazzi lungo le pareti della stanza di cui era palese non conoscesse neppure il nome.

"Tu, biondino, vestito da soldato romano...e tu, carino, si, proprio tu, vestito da Indiana Jones o quello che è...ah, e sì, anche tu, laggiú! Anche tu!"

Scosse la testa Mike con aria stizzita, chiedendosi per quale motivo fosse finito in quella bolgia infernale di festa quella sera, voltandosi di spalle e rivolgendosi alla ragazza dalle fattezze di angelo, rimasta ferma accanto a lui ed apparentemente poco attenta a quello stupido gioco almeno quanto lui.
"Ehm...vuoi prendere una boccata d'aria?" lo udí accennare con un mezzo sorriso, poco prima che succedesse l'imprevisto che neppure il suo piano avrebbe mai potuto prevedere in quella serata incredibile.

"Sai...ho sempre pensato che questo gioco fosse parecchio stupido...e tu?"
"...e infine...sì, ricciolino, anche tu!"

Si bloccò Mike al suono fastidioso della voce di quella ragazza tutto d'un tratto nella sua direzione, vedendo gli occhi dei presenti intorno a lui voltarsi all'unisono verso di lui, compresi quelli del suo piccolo angelo, più che mai sbigottiti.

E rigirandosi di spalle verso quel microfono credette di essersi sbagliato, che dovesse esserci stata un'incomprensione, uno stupido, banale errore.
Lui?!
Proprio lui?!
Ma non era possibile!
Perché...perché proprio lui?!

Eppure, quelli che ritrovò al di là di quel microfono stretto nel pugno, furono due occhi azzurri ammiccanti che non potevano lasciar posto a molte altre possibili interpretazioni.
Stava parlando davvero con lui, con occhi che avrebbero potuto spogliarlo anche lí, in quel momento, di fronte a tutti.

"Io? Ma sei...sei sicura?!"
"Oh sí, anche tu, ricciolino...anche tu!" scandí ancora una volta la cheerleader, passando la lingua sulla labbra rosse come due ciliegie e uno sguardo furbetto, irrispettoso, ma del tutto convinto.
"Voglio che giochi con noi anche tu!"

*

El non aveva mai partecipato ad una festa.
El non aveva mai partecipato ad una festa prima che Mike la portasse con i suoi amici e con sé a quella di Halloween ormai 5 mesi prima, o a quella del Natale scorso a casa di Steve.

El aveva avuto molte idee su cosa dovesse voler dire quella parola "festa", scoprendo solo in seguito sulla sua pelle che i balli eleganti con ampie gonnellone ottocentesche e romantici lampadari pendenti dal soffitto dovessero appartenere solo al caro mondo dei suoi libri e non, tristemente, al mondo nel quale le era stato dato di vivere, non più per lo meno.

Aveva imparato a sue spese che non era importante non conoscere la metà, anzi, meno della metà dei restanti invitati, che non era necessario al suo arrivo presentarsi a tutti e che, sopratutto, era normale che la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze invitati ad una festa passassero la metà del tempo a baciarsi avvinghiati stretti contro un muro, e l'altra metà a cercare di convincere il gentil sesso opposto per raggiungere il medesimo scopo.
Con un po' di pratica ed allenamento, El era perfino riuscita a non restare a fissare imbambolata e a tratti inorridita coppiette intente a mangiarsi la faccia in ogni dove, noncuranti del pubblico attorno.
In fondo, anche a lei era poi accaduto di fare esattamente lo stesso, e la sua visione del mondo sull'argomento era notevolmente cambiata da quel momento in poi.

Eppure, benché la piccola credesse di essere diventata discretamente esperta di feste e di quel genere di cose, quel nome bizzarro alle sue orecchie le era ancora del tutto estraneo e sconosciuto.
"Gioco della bottiglia", no.
Non credeva di aver mai sentito nulla di simile prima di allora, né nei suoi romanzi, né in nessuno dei suoi film.
Mai nella vita.

L'unica cosa di cui El fu quasi del tutto certa fin dal primo secondo, fu che quel nome apparentemente buffo ed innocuo non avrebbe potuto portare con sé nulla di buono.
O almeno, a giudicare dalle guance lentigginose del suo piccolo nerdino improvvisamente divento pallido come il suo camice bianco davanti ai stessi suoi occhi.
"Stai...state scherzando, vero?"

"Mike!" li raggiunse alle loro spalle la voce di Lucas improvvisamente più vicina, sbucando dalla folla di curiosi accalcati tutt'attorno, incuriositi sul perché fosse stata interrotta la musica.
Con la coda dell'occhio El vide Max comparire alle spalle dell'amico, in mezzo a Dustin ed a uno sconcertato Will, ma nessuno dei loro visi pareva suggerire alcun altro tipo di interpretazione.
La cosa doveva essere grossa, seria perfino, per quanto il suo ricciolino, apparentemente ancora troppo brillo per mantenere in funzione tutti i neuroni, appariva a tratti incredulo ed a tratti ancora divertito.
"Che sta succedendo qui?"

"State...state scherzando vero? È una battuta?" rise Mike rivolto alla ragazza dalla coda bionda, lasciandosi andare ad una risata, piegato su se stesso, come se quella più che una proposta fosse stata solamente una battuta spassosa.
"Dove sono le telecamere? Saltate fuori, ragazzi, non ci sono cascato questa volta!"

"Mike..." mosse un passo in avanti anche Will alle sue spalle, e fu a quel punto che El lo vide allora impallidire, se possibile, ancora di più, assumendo un colorito più simile al grigio dei suoi ricci ricoperti di borotalco e polverina.
Non era uno scherzo o, almeno, i suoi amici non c'entravano nulla in quel momento.
Nemmeno Dustin che alle sue spalle ora lo guardava con sguardo stupito.

"Mike non...non è uno scherzo..."
"Perché dovrebbe esserlo, ricciolino? Cosa c'è, hai paura?" provocò la cheerleader al microfono con aria di sfida, in mezzo alle risatine giulive delle sue amiche tutte intorno.
"Cosa c'è, piccolino? Non hai ancora dato il tuo primo bacio per caso?"

"...bacio?!" esclamò El non abbastanza forte da essere sentita, ma abbastanza da sentirsi gelate il sangue nelle vene.
Un gioco...dei baci?
Un gioco dove...dove l'obbiettivo finale era baciare o farsi baciare da qualcuno?
E Mike...Mike era stato invitato a giocare?
Mike?
Il suo Mike?!

Oh no...assolutamente no.
Mai nella vita.

Strinse forte i pugni El, senza potersi trattenere, vedendo le luci colorate sul soffitto fremere per un secondo in modo reale ma impercettibile, senza che nessuno se ne accorgesse, imponendo a se stessa di restare calma, di non mandare all'aria tutto.
Non era possibile, no...Mike non avrebbe mai accettato di partecipare a quello stupido gioco!
Ci doveva essere...ci doveva essere un altro modo!

"Non è questo..." scosse la testa Mike con voce improvvisamente meno divertita, chiudendo gli occhi e riaprendoli sulla ragazza di fronte a sé.
Tutto quello era semplicemente, totalmente ridicolo.
Nessuna ragazza era mai stata interessata a lui sulla faccia dell'intero pianeta terra, ed ora una proposta, per quanto indecente fosse, gli arrivava tra capo e collo proprio ad una settimana da quando era stato scaricato sotto la pioggia dall'amore della sua vita?
Quando si diceva l'ironico tempismo del destino...
"Perché...perché proprio io?!"

"Perché, ricciolino? Semplice! Perché sei carino!" rispose la ragazza con un'alzata di spalle ed un mezzo sorriso, come se quella risposta fosse stata la più semplice e scontata del mondo.
"Sia io che le mie amiche lo pensiamo dall'inizio serata quando ti abbiamo visto laggiú in cucina con i tuoi amichetti...e poi io ho un debole per i ricci!"

El strinse i pugni più forte, avvertendo energia pura scorrere dalle sue braccia alle sue mani strette, alla vista di quella biondina strizzare l'occhio nella direzione del suo ragazzo con aria provocatoria.

Che strano fastidio alla bocca dello stomaco, così poco piacevole e diverso da quanto mai provato prima di allora: come poteva essere chiamata quella voglia irrefrenabile di prendere quella ragazza e lanciarla con un solo gesto della testa fino al soffitto?

"Allora che fai, ricciolino...accetti?"
"Non puoi obbligarlo se non gli va!" venne in soccorso dell'amico Lucas avanzando di un passo in avanti a sua volta, parandosi accanto all'amico come in un incontro di pugilato sul ring:
"E al mio amico non sembra andare a genio la tua proposta, per cui..."

"Oh ma bene bene!" sorrise la biondina civettuola, passando con lo sguardo da capo a piedi la figura del piccolo ranger imbarazzato di fronte a sé.
"Che c'è, vuoi per caso giocare anche tu? Ho sempre sognato di assaggiare il sapore di un cioccolatino..."

"Rimangiati quello che hai detto e chiudi quel becco da gallina che ti ritrovi al posto della bocca!" scattò Max alle sue spalle come una furia, portandosi accanto a Lucas con aria da mastino, quasi ringhiando di fronte alla ragazza con occhi di fuoco.
"Il cioccolatino in questione è già occupato!"
"E l'ultima cosa che farei anche se non lo fossi sarebbe giocare a questa merda di gioco con voi!"

"Bene bene, bene..." cominciò la bionda con aria scocciata, ma occhi decisi e decisamente da padrona, ignorando la goffa proposta del terzo nerdino senza denti avanzato accanto al gruppetto di amici:
"Gioco io con voi, signorine, nel caso vi servisse un altro giocatore!"

"Ma guarda quanta gente nuova questa sera a casa mia, accipicchia..." alzò un sopracciglio biondo muovendo la coda con fare sinuoso, uno sguardo improvvisamente cattivo e duro.
"Non mi pare di avervi invitati...non mi pare di avervi nemmeno mai visti! E voi chi cazzo sareste, scusate?!"

"Noi siamo amici di quello che mette la musica...sono suo fratello!" intervenne Will completando il cerchio di nerdini, avanzando fino accanto ad El pur non dando cenni di averla vista.
Le labbra della ragazza si curvarono improvvisamente in un sorriso, ma perfino El in quel momento non avrebbe potuto confonderlo con un sorriso gentile.

"Gli avevi detto che poteva invitare..."
"Stronzate! Siete solo delle piccole matricole bugiarde!" scosse la testa la ragazza con aria divertita, muovendo un passo in avanti con aria di sfida, facendo tremare le braccia di El ancora di più, gli occhi di quella biondina fissi fissi in quelli del suo nerdino immobile accanto a sé.
"Dovrei chiamare la polizia e denunciarvi per mancato rispetto della mia proprietà privata...oppure, se preferite risolverla in modo più pulito, possiamo trovare un accordo tra di noi se il vostro amico accettasse di giocare con noi, che ne dite?"

"Stronzate!" scattò Max per prima come una furia, trattenuta dalla mano di Lucas sulle sue spalle come la catena di un pitbull.
"Stai dicendo solo un mucchio di puttanate! La porta della casa era aperta, conoscerai come minimo la metà delle persone che sono qui!"
"Che dici, rossina? Vuoi provare a raccontare tu questa versione alla polizia?"

"Va bene, va bene, state zitti tutti per un secondo!" El udí la voce del suo paladino superare improvvisamente quelle di tutti, facendole perdere un battito al suo cuore, vedendolo muovere un passo incerto in avanti, ma con voce già più decisa e convinta.

"Non puoi farlo, no!" il piccolo fiorellino sentí i suoi occhi inumidirsi in un secondo, maledicendosi di non essersi rivelata a lui nel suo travestimento prima: lei era lì, era lì per lui, solo per lui!
Mike non lo sapeva, ma non lo avrebbe mai fatto se l'avesse saputa lì a due passi da lui, proprio lì accanto a lui.
Lí ad osservare impotente tutta quella scena pietosa, con le lacrime agli occhi ed il cuore in gola.

Non poteva stare per baciare quella ragazza, né lei né nessuno delle sue amiche, nessuna che non fosse lei e lei sola!
"Che cosa ho fatto..." chiuse gli occhi El mordendosi le labbra rosse sotto la sua maschera bianca e spessa, vedendo le spalle del suo ricciolino alzarsi piano piano ed infine abbassarsi, a ritmo con il suo respiro.

Mike prese fiato, guardando la biondina sorridente e beffarda di fronte a sé, pensando che per un secondo avrebbe perfino potuto essere carina, se solo lui fosse stato 1000 volte più ubriaco quella sera e lei fosse meno stronza di così.
E, senza ombra di dubbio, se El non fosse mai entrata prima di lei nella sua vita.

"Una partita soltanto?"
"Solo un giro, ricciolino: se non esci sei fuori"
"E lascerai in pace me ed i miei amici?"

Mike vide la ragazza prendere a sua volta un profondo respiro, passando con lo sguardo in rassegna uno ad uno i suoi amici alle sue spalle: pareva lei ora quella messa alle strette, eppure già consapevole di aver vinto.
"Per quanto io non sopporti quelli che si imbucano alle feste...suppongo di sì!" annuí infine con un'alzata di spalle, facendo lampeggiare i due occhi azzurri di cattiveria gratuita.
"Solo un giro, ricciolino, e io farò finta di non aver mai visto né te né i tuoi amici in vita mia! Hai solo da sperare, a questo punto, che la sorte non decida di far uscire al primo turno proprio te!"

"Noi non ci siamo imbucati!" tentò ancora di protestare Will con tono di protesta, ma Mike scosse la testa con aria decisa.
"Lascia stare Will, non ne vale la pena"
"Ma è una stronzata bella e buona!"
"Ti ha incastrato!" protestarono Max e Lucas all'unisono, mentre alle loro spalle le ragazze ed i ragazzi chiamati poco prima si disponevano in cerchio sul tappeto del salotto, in mezzo alla folla curiosa e divertita.
"Non sei tenuto a farlo sul serio, non avrebbe nulla contro di noi...o almeno credo..."

"Mai che queste fortune capitino a me!"
"Taci, Dustin, zitto!" scosse la testa Max con aria esasperata, raggiungendo El con fare guardingo per non essere vista o sentita.
"El, tutto...tutto okay?"

"Il calcolo delle probabilità è pressoché minimo!" El non rispose, boccheggiando con lo sguardo fisso, fisso al suo ricciolino ancora in piedi ai lati del cerchio accanto a Will, al cui centro era stata posta una bottiglia di whisky vuota e lucida.

Doveva fare qualcosa.
Doveva impedire che accadesse.
Non doveva succedere, non poteva!
Doveva intervenire, e subito!
Ma come...come?!

"Ragazzi, tranquilli!" scosse la testa Mike con voce decisa ma espressione poco convinta,
"Ci sono pochissime probabilità che possa uscire io!"
"Sì, se quella stronza non ti fa uscire apposta pilotando chi indicherà la bottiglia!"

"Pilotando...pilotando la bottiglia!" avvertí il fiorellino un insolito formicolio alla punta delle sue dita, trattenendosi a stento dal lanciare lì per lì un piccolo urletto di giubilo ed intuizione.
Ma...ma certo!
Come aveva potuto non venirle in mente prima?!
La...la bottiglia!

"Allora, vediamo un po' chi sarà il primo a passare 3 romantici minuti di paradiso..." sussurrò la biondina con voce vellutata e furba, non appena anche Mike non ebbe preso posto intorno al cerchio per ultimo, con un sospiro.
Sentiva che aveva fatto una stronzata a dire di sì, ma non l'avrebbe mai fatto se non per evitare un pessimo quarto d'ora ai suoi amici.
Sperava solo di cavarsela liscia, non sarebbe stato poi così impossibile: erano in più di 10 tra ragazzi e ragazze intorno a quel dannatissimo cerchio, per quale diavolo di motivo avrebbe dovuto uscire proprio...

"Ops! Ma che peccato!" esclamò la ragazza ruotando di un colpetto di mano leggerissimo la bottiglia, appena sufficiente perché compisse niente di più che un quarto di giro, indicando con il tappo scuro il ginocchio di Mike seduto accanto a lei intorno al cerchio.
El sentí le sue unghie sul punto di trapassarle i palmi delle sue mani strette a pugno, mai più forte di così, Max e Will saltare sú protestando accanto a lei e due lacrimoni scuri di rabbia e puro odio scorrere pesanti al di sotto della sua maschera bianca sul suo viso.

Era palese che quella ragazza lo avesse fatto apposta, non le rimaneva che quella sola unica opzione: pregando che nessuno lo notasse, pregando che nessuno se ne accorgesse.
Non poteva permettere che Mike baciasse di fronte a lei nessuna di quelle ochette giulive, neppure per sbaglio, neppure per finta.

"Non ci credo, l'hai fatto apposta!" protestò Mike con tono indignato, col solo effetto di far ridere la biondina accanto a lui ancora di più:
"Troppo tardi per protestare, ricciolino, i giochi sono fatti, ed ora..." la vide allungarsi al centro del cerchio, la bottiglia già pronta nella sua direzione:
"...ed ora non resta che scoprire con quale fortunata passerai i tuoi 3 minuti in paradiso..."

"...no!"
"...ma che cazzo?!"

Ma all'improvviso, sotto gli occhi increduli e stupiti di tutti, la bottiglia si mise a ruotare impazzita come una trottola su se stessa per 3, 4, 5, 6 giri, non accennando a voler rallentare la sua corsa, anzi ruotando se possibile su se stessa ancora di più.
"Ma come...come è possibile?" El udí Max balbettare accanto ad sé, avvertendo un calore scendere dalle sue narici, un rigagnolo di sangue raggiungere i margini della sua bocca.

El non aveva mai giocato a quello stupido gioco, eppure già sapeva che non avrebbe potuto permettersi di lasciare giocare nemmeno lui, nemmeno il suo paladino, solo suo, di nessun altro, nemmeno per 1 minuto, nemmeno per uno stupidissimo gioco.
"Game over, biondina, ho vinto io!"

E con un piccolo, piccolissimo colpetto della testa a sinistra, la bottiglia schizzò impazzita nella sua direzione, saltando sopra le teste dei ragazzi intorno al cerchio e finendo dritta immobile ai suoi piedi, il tappo puntato nella sua direzione quasi si fosse trattata di una calamita, davanti agli occhi impietriti di tutti.

Di fronte agli occhi di 20 o 30 o più liceali sbigottiti, le labbra spalancate e gli occhi fuori dalle loro orbite.
"Ma come...come è possibile?!"
"Sono gli spiriti!"
"...è magia!"
"...questa è l'ultima volta che bevo così tanto, parola mia!"

"Wo...woah!" udí Max sussurrare accanto a lei, alzando gli occhi fino al suo viso trattenendo un grido di giubilo e di stupore:
"Ma come...ma come! ? Folle! Pazzesco! Incredibile!"

Ma El non aveva occhi in quel momento se non per lui, se non per Mike ancora immobile ed incredulo, ancora seduto intorno al cerchio in quel momento, le labbra rosse incurvate in un sorriso felice e stupito, due occhi scuri, grandi e luminosi già puntati nella sua direzione.
E lo strappo che avvertí il piccolo fiorellino in quel secondo sotto il suo ombelico fu anche lo stesso a muovere i suoi piedi d'istinto, come se già sapesse il suo corpo cosa fare, con l'imperativo di non perdere un secondo di più.

"Eh no! E che cazzo!" sentí di sfuggita la bionda protestare, entrando in piedi dentro al cerchio, portarsi davanti al suo ricciolino e sedendosi in braccio sulle sue ginocchia, portando le sue aperte ad avvolgere la sua figura, come se fosse stata quella la cosa più naturale del mondo, sentendolo irrigidirsi sotto di lei per un secondo, ma soltanto per un secondo.

Non le importava più niente se fossero da soli in una stanza o in mezzo ad una folla ad una stupida, inutile festa: c'era qualcosa che El aveva atteso di fare da tutta la sera, da tutta quell'ultima settimana, ad essere sincera.
E quello non poteva che essere il momento migliore, seppur decisamente diverso da come lo aveva immaginato.

"Questo non è valido!" protestò ancora la bionda inviperita,
"Questo è contro le regole!"

Ma El aveva ormai già premuto le labbra del suo ricciolino contro le sue.

Fanculo le regole.
Fanculo tutto.

Quel piccolo fiore se le faceva da sola le regole, per una volta.
Per una sera.

*

"Tutto questo non è affatto giusto!" aveva protestato Dustin esclamando a gran voce.
"In...incredibile!" avevano balbettato Lucas e Will sbattendo le palpebre increduli.
"Ben fatto, amica!" aveva sorriso sotto i baffi Max in direzione dei suoi due amici, apparentemente dimenticatisi del resto del mondo a loro intorno, come chiusi all'interno di una bolla di sapone.

El credeva fosse necessario che qualcuno le tirasse subito un pizzicotto con urgenza, ancora in bilico nell'indecisione se quella fosse la realtà o soltanto un bel sogno.
Se le braccia del suo ricciolino la stessero veramente stringendo di nuovo a sé così forte da farle trattenere il respiro, passato il primo momento di stupore e sconcerto, spingendola ancora seduta sulle sue ginocchia più vicina, ancora più vicina di quanto le avrebbe mai potuto sperare o credere.

Le sue labbra ancora sulle sue in un mix di sensazioni, ricordi ed emozioni incredibili, incapaci di separarsi né di riprendere fiato nemmeno per un millionesimo di secondo, come se per tutto il resto della loro vita non avessero fatto altro che baciarsi così.

Come se quel momento tanto atteso fosse stato solo loro.
Come se il resto del mondo fosse stato risucchiato in un vortice improvviso, e loro si trovassero soli nell'occhio del ciclone.
Come se quel bacio avesse potuto in qualche modo essere intimo, e non lì ancora seduti una sopra l'altro su di un tappeto nel mezzo di un salotto nel bel mezzo di una festa, gli occhi e le grida d'incoraggiamento di decine di altri liceali sconosciuti tutt'intorno.

"Non è affatto giusto!" rise El per un secondo contro le labbra rosse e carnose del suo ricciolino, portando le mani sulle sue guance, sui suoi zigomi, tra i suoi ricci al profumo di borotalco, premendo le sue labbra aperte sulle sue e vedendolo seguire le sue intenzioni come se non avesse desiderato altro, senza bisogno di chiedere o di parole, avvertendo le sue mani farsi strada lungo la sua vita e le ali di piume sulle sua schiena, il sapore familiare dell'alcool sulla punta della sua lingua.

L'aveva...o non l'aveva riconosciuta a quel punto?
Era tutto vero o era soltanto un bel sogno?
Doveva forse sussurrargli all'orecchio "sono io", e togliere così di mezzo ogni minimo residuo di dubbio, o era invece forse più imminente il trillo della sua sveglia sul suo comodino?

"Perché sempre a Mike?!" El udí l'amico senza denti protestare accanto alla rossa, ma prima che lei potesse anche solo concretizzare i suoi pensieri decidendo cosa fare o come agire, avvertí d'improvviso le mani del suo paladino muoversi più in basso dalla sua vita fin sotto le sue cosce, prendendola in braccio più sú e facendole stringere più forte le ginocchia intorno alla sua vita, alzandosi in piedi barcollando appena ma senza troppa difficoltà, senza staccare le labbra dalle sue nemmeno per sbaglio, neppure per un secondo.

Sorrise El, reggendosi alle sue spalle, per dimostrare la sua più sincera approvazione, scorgendo con la coda dell'occhio i ragazzi accalcati intorno far loro spazio al di fuori del cerchio verso le scale del piano di sopra, facendo attenzione a non perdersi nemmeno una scena della spettacolo di fronte ai loro occhi.

E che guardassero pure, pensò El stringendo Mike più forte e sentendolo portarla in braccio fin sopra le scale di quella villetta, avvertendo il suo respiro più affannoso nelle sue orecchie e il suo cuore a mille nel petto contro di lei.
Quello era decisamente troppo esageratamente bello ed incredibile per essere solamente un bel, bel sogno.

"Perché tutte le fortune sempre a lui?!"
"Ma quella è El, idiota!"
"È El?!" avvertí solo più Will esclamare con stupore in direzione dell'amica, facendo ridere il suo cuore nel petto e sorridere tra i capelli ricci del suo paladino.
Era stata un'idea folle, decisamente folle ed incredibile, ma aveva funzionato davvero: nessuno quella sera l'aveva vista o riconosciuta fino a quel momento, né Dustin, né Will, né Lucas, neppure Mike che ancora la credeva forse una sconosciuta, ma che non l'avrebbe fatto ancora per molto.
Quella era stata un'idea folle, ma decisamente efficace ed incredibile!

"El...quella El?!"
"Quante El conosci, idiota?! Quella El, sì! Quella El!"

"...El?!" avrebbe voluto chiederle Mike fin dal primo secondo, fin dal primo istante in cui, senza nemmeno aver avuto il tempo per accorgersene, le labbra di un angelo dal profumo di fiori e lo sguardo fin troppo familiare per i suoi gusti si erano avventate d'improvviso sulle sue, senza nemmeno chiedergli prima il permesso.
Ed al posto che provarne vergogna o disgusto, il giovane Wheeler in quel secondo aveva avvertito in ogni fibra del suo intero solo un'immensa sensazione di pace e di amore.

Come se una parte del suo cuore avesse fatto il suo ritorno a casa in quel secondo, senza che la sua mente potesse ancora capirne la ragione.
Come se il suo corpo, le sue viscere, i suoi sensi ed il suo cuore l'avessero già riconosciuta, non come una semplice sconosciuta, ma come la metà a cui apparteneva da sempre, senza bisogno di presentazioni, qualcosa che la sua mente era ancora troppo annebbiata e confusa per realizzare in quel primo secondo.

Come...ma come era possibile?
Quel angelo era...era El?
No, non poteva essere, non poteva illudersi...
Non voleva credere che fosse vero, non poteva essere vero, non era possibile!
Eppure...

Eppure le mani del giovane Wheeler raggiunsero sicure la maniglia della porta della prima camera da letto del piano superiore, ancora chiusa, reggendo l'angelo semi-sconosciuto stretta al suo petto, aprendo la porta e benedicendo il silenzio di quella camera buia, lontano dal rumore del salotto e della festa al piano di sotto.

Ed in un secondo El lo sentí richiudere a chiave la porta alle loro spalle, senza un accenno a voler accendere la luce, saltando giù dalle sue braccia e barcollando appena sui suoi piedi sul pavimento, come se la terra stesse ruotando sotto di lei un po' troppo velocemente per i suoi gusti.
Come se loro stessero volando su di una nuvola, e il resto del mondo fosse semplicemente troppo piccolo e lontano sotto di loro perché potesse importarle qualcosa in quel momento.

El non credeva di aver mai sentito così tanta voglia di dar sfogo a quell'immenso calore ad incendiarle lo stomaco, le guance, il petto, il cuore.

"Chi sei?" avrebbe quasi voluto chiederle Mike in un soffio, ma sapeva essere quella una domanda sciocca, superfluo, perfino inopportuna.
O almeno, sperava in cuor suo che lo fosse, mentre i secondi passavano veloci in quella stanza vuota e buia, ed ogni secondo gli pareva essere sprecato senza le sue labbra sulle sue.

"...Mike?" sussurrò a fior di labbra il piccolo fiorellino muovendo un passo di fronte a lui, ma in quel preciso secondo le mani del suo ricciolino si furono rifatte strada tra i suoi ricci sotto di lui, le sue labbra a cercare così disperate e bisognose le sue, come a volerle restituire il bacio improvviso con cui lei lo aveva sorpreso pochi minuti prima.

"El...El...El..." lo avvertí sussurrare quasi delirante sulle sue labbra tra un bacio ed un sospiro, sentendo le sue dita stringere più forte i suoi ricci, facendole fare lo stesso tra i suoi capelli polverosi sopra di sé.
Non era solo una domanda, era quasi una chiamata, quasi una supplica, quasi simile a quella rivoltale tutte quelle sere al suo supercomm, credendo di non essere sentito.
Quasi come fosse stato l'ultimo desiderio di un condannato a morte e lei, lei già la luce di salvezza al di là del tunnel.

"Mike..." lo chiamò lei a sua volta come a volerlo risvegliare dal suo sonno, accarezzando leggeri i suoi zigomi sporgenti e muovendo un passo indietro di fronte a lui, allentando l'elastico della sua maschera e lasciandola cadere delicatamente ai loro piedi, vedendolo premere l'interruttore ed accendere la luce, ritrovando i suoi occhi in un secondo pieni di speranza e di una punta di paura.

"...El!" balbettò ancora Mike con gli occhioni scuri spalancati ed immediatamente lucidi, ritrovando di fronte a sé come una visione un angelo dal sorriso dolce quanto il suo sapore.
Il suo sapore di fiori.

Non si era sbagliato allora: Mike avrebbe riconosciuto il suo sapore fino in capo al mondo.
Solo lui lo aveva sempre conosciuto, era sempre stato solo e soltanto suo.

E per un attimo fu come se per loro quella settimana fosse stata soltanto un gran brutto incubo, come se fosse lontano il freddo, il dolore, la poggia, le lacrime a mescolarsi contro una porta di legno chiusa.
Quella porta ora era finalmente spalancata su di un abisso d'amore a ricoprire la mancanza, uno spazio dove a nessuno apparteneva più alcuna colpa.

Non gli importava niente a Mike in quel momento, dentro quella stanza, sentiva solo l'esigenza ed il bisogno di ristringerla forte a sé, ancora una volta.
Una volta che bastasse a cancellare tutto l'odio, il rammarico ed il dolore che aveva provato lungo quella settimana folle, che appariva ancora più lontana in quel momento, solamente un brutto sogno, ora che finalmente l'aveva di nuovo di fronte, piccola, fragile, bellissima, meravigliosa.

E prima che El potesse aprire le labbra per sorridere o annuire felice, le braccia di Mike furono ritornare in un secondo intorno alle sue, stringendola così forte come non credeva avessero mai fatto prima di allora.

"Lo sapevo..." lo sentí sussurrare con un filo di voce, tra i suoi ricci, tra i singhiozzi,
"Lo sapevo che eri tu"

"Mike..." riuscì solo a sussurrare El contro il tessuto del suo camice bianco da laboratorio, bagnandolo delle lacrime di gioia ad uscire copiose dai suoi occhi in un secondo.
Il suo cuore danzava nel suo petto, in ritmo pieno come il suo, e per un secondo credette di non essersi mai sentita così immensamente in pace e felice, come una barca tornata al suo porto sicuro dopo aver navigato in acque sconosciute e burrascose.
Ed El il suo porto sicuro non avrebbe voluto lasciarlo più , mai, mai più.

"El..." udí Mike quasi ridere ancora tra i suoi capelli, accarezzandoli come per accertarsi che fosse vero, non solo frutto della sua immaginazione.
"El, sei, sei davvero tu..."

E quando il suo viso si fu risollevato sopra di sé per ritrovare il suo, anche le sue guance più rosse erano rigate di lacrime di amore e di gioia.
E il suo sorriso sghembo non era stato mai più grande e luminoso.

"Ma come...ma come hai fatto?"
"Andiamo via..." scosse la testa la piccola Hopper chiudendo gli occhi e vedendo scomparire la scena davanti al suo sguardo per una frazione di secondo, avvertendo quasi per un istante la paura di riaprirli, la paura di ritornare nel buio senza luce nella quale si era sentita avvolta in quegli ultimi giorni.
La paura che il buio avesse vinto, che avesse vinto cancellando ancora una volta per sempre la sua luce.

Ma quando i suoi occhioni si furono riaperti dopo un secondo di fronte a sé, furono solo quelli del suo ricciolino ad accoglierli, incredibili, felici, luminosi, meravigliosi.
La sua personale fonte di luce, da sempre, ben più forte di qualsiasi buio, il suo personalissimo sole.

E il buio non poteva più raggiungerla, non poteva più farle paura per una volta.
Quel fiorellino aveva fatto ritorno alla sua di luce per non abbandonarla mai più.

"Andiamo via, Mike..." sussurrò El per un ultimo secondo, come un'ultima supplica:
"Portami via da qui"

📼🌼
Allora, ragazzi...
Ci voleva o no un po' di dolcezza dopo tutto questo tempo?
😇
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto così come è piaciuto a me scriverlo: adoro ogni volta descrivere il party ad una festa, sarà che non ne abbiamo mai vista una del genere nella serie (e probabilmente non ne vedremo mai🙈) ma adoro immaginarli interagire e fantasticare!
Direi che qualcuno qui ha appena fatto pace, o meglio...ha appena iniziato! 😏
Non avete idea di cosa succederà nel prossimo capitolo, ma vi giuro che è uno di quelli che aspetto di scrivere fin dall'inizio!
Perciò non perdetevelo!

A presto 🌻

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