30."Magic!"

🌼📼

Un largo e lungo pullman a due piani targato Hawkins High School fece la sua più sontuosa apparizione di fronte alle porte a vetri bianche e rosse del liceo quella mattina, facendo rimbombare uno scroscio di applausi entusiasti ed alte grida attraverso il parcheggio semi deserto alle prime luci di un febbraio ancora timido.

Sarebbe stato davvero difficile riuscire a stabilire quale sentimento fosse preponderante quella mattina, in mezzo ai visi più elettrizzati che mai di una mandria di giovani adolescenti su di giri, papà pigri e con gli occhi ancora semichiusi per la sveglia puntata decisamente troppo presto e apprensive e turbate mamme incerte ed ancora decisamente troppo apprensive, troppo per non dare quasi l'impressione di essere in procinto di lasciar partire gli amati pargoletti non per una gita scolastica di appena 24h quanto piuttosto di una pericolosa missione al fronte di guerra.

"Copriti bene, Will, promettilo! Non farmi stare in pensiero, te ne prego: hai avuto un brutto mal di gola fino all'altro giorno!"
"Mamma, ti prego, stai tranquilla...dobbiamo andare!"
"Chiamami quando arrivi, Michael, sono sicura che ci sarà di certo un telefono in tutta la struttura...bada che ti ho infilato il pigiama al fondo della valigia, vedi di non ribaltare in aria tutto questa sera prima di coricarti! E se per caso volessi provare a fare un'altra piccola chiamata anche prima di andare a dormire..."
"Ehm...sicuro, mamma! Garantito..."

"Fai attenzione, kiddo..." lanció un ultimo sguardo teso ma rassegnato un papà emozionato di fronte il suo furgone marroncino della polizia, vedendo la sua piccolina voltarsi verso di lui con viso radioso e felice, gli altri amici già più vicini al pulmino a caricare nel portabagagli ingombranti zaini sul punto di esplodere da un momento all'altro.
Il capo Hopper non credeva di aver mai visto la sua bambina più al settimo cielo e così enormemente felice.

"Fai buon viaggio e non allontanarti mai troppo dai tuoi amici, intesi? So che non avrai problemi sulle piste ma, ti prego, El...non esagerare, mi hai capito...promesso?"
"Promesso!" annuì entusiasta il piccolo fiorellino, abbracciando l'omone di fronte a sé in un abbraccio un po' troppo frettoloso ma stretto stretto, in grado di sciogliere il cuore grande di quel capo della polizia, ben di più di quanto avrebbe desiderato far vedere proprio lì di fronte a tutti i suoi concittadini.
"Farò la brava e starò attenta, papà...promesso!"
"E ti ricordi il discorso che abbiamo fatto ieri sera? È molto importante, kiddo, davvero molto, molto importante...!"
"Papà, sì, davvero, ma ora devo davvero andar..."

"Jim!" El sentì da lontano Joyce Byers correre in un suo aiuto, avvicinandosi al furgone munita del suo inesauribile sorriso, lanciandole un'occhiata allusiva come ad intimarla di fare presto e di approfittare di quel piccolo momento di distrazione.
"Posso chiederti uno strappo fin da Malvald's per questa mattina?"
"Oh, certo, Joyce, sicuro! Solo un momento, io stavo..."

"Ciao papà! A domani! A presto, Joyce!"
"Salve signora Byers!"
"Kiddo!" urlò ancora un ultimo secondo il capo Hopper in direzione della sua piccolina quella mattina, troppo tardi per non vederla correre via attraverso quel parcheggio agitando la mano in aria in segno di saluto, in direzione degli amici già pronti per salire e prendere posto e ad un piccolo ricciolino in particokare dal viso pallido e lentigginoso di certo troppo, troppo felice per i suoi personalissimi gusti...
"Kiddo...divertiti, ma fai...fai attenzione..."

"È solo una gita di un giorno, Jim!" udì Joyce al suo fianco sorridere felice, mentre già il professor Copper incitava con il suo immancabile fischietto gli ultimi studenti a salire e a prendere posto sulla vettura, vedendo sparire i ricci di El e le testoline dei suoi amici nerdini al di là dei vetri oscurati dei finestrini.
"Tra poco più di 24h saranno di nuovo qui...non è proprio il caso che tu mantenga fino ad allora quella faccia lì!"
"Sono adolescenti, Joyce...sono ormonali, stupidi ed incoscienti..." la signora Byers lo vide scuotere la testa ed infine sospirare, trattenendo una risata al solo pensiero che quel suo amico storico dai lunghi baffi stesse davvero parlando non tanto per sentito dire, quanto una reale esperienza personale vissuta.

Si ricordavano fin troppo bene entrambi quei due vecchi amici quali ricordi conservavano ben stretti della loro primissima, primissima gita, e la cosa non riusciva proprio a dar pace al grande e grosso papà troppo apprensivo, e per una quale specifica ragione...

"Jim, El è molto più in gamba di quanto potessimo essere io e te alla sua età, e tu lo sai bene..." il capo vide quella donna dal sorriso sempre cordiale e gentile ribattere decisa, voltandosi verso quei suoi due occhioni sempre accoglienti, grandi e scuri, capaci da tempo immemore di donare un senso di pace e stabilità nella sua vita, quella che lo sceriffo credeva di aver dimenticato già molti anni prima.
E cosa non avrebbe dato lo sceriffo di Hawkins in quella vita per poter continuare ad ammirare quegli occhioni e quel sorriso per tutti i giorni della sua vita.

"Se la caverà...se la caverà più che bene, vedrai!"
"Non mi spaventa lei, Joyce, quanto quello screanzato piccolo ricciolino..." boffonchiò il capo con un ultimo sospiro, scorgendo la donna accanto a lui alzare gli occhi al cielo un'ultima volta con aria divertita, facendogli domandare a se stesso se non stesse esagerando sul serio per davvero, per una singola volta nella sua vita.
Era stato anche lui un adolescente alla sua prima gita, ma quando si trattava della sua piccolina...
Hopper si pentì immediatamente in quel preciso momento di non aver preso da parte quel giovane ragazzino dai lunghi riccioli neri per un gran ben discorsetto a quattrocchi pre-gita...
"Mannaggia, mannaggia a te, Michael Wheeler!"

"Jim, ti prego, smettila con questa farsa del padre apprensivo!" sbottò Joyce un ultimo secondo colpendolo con un pugno sul braccio con aria decisa, facendolo infine sorridere ed abbassare la testa, grato che la vita gli avesse concesso negli anni una seconda possibilità, forse davvero la definitiva per essere finalmente anch'egli felice.
La stessa ragazzina con la quale aveva condiviso, quasi più di 20 anni prima, alcuni dei più indelebili e vividi ricordi della sua prima, indimenticabile gita.

"Se continui a pensarci così ti verrà un infarto e non ci arriverai a domani mattina!"
"Vuoi darmi una mano a non pensarci sù tu questa sera e fino a domani mattina, Joyce? Che ne dici, sta sera, Enzo...alle 7?"

"Datevi una mossa, ragazzi!"
"Muovete quei piedi!"
"I posti al fondo sono già stati presi, ovviamente..."
"E che scocciatura!"
"Fermiamoci qui: questi sono liberi!"
"MadMax! Posso chiederti l'onore..."
"Non dovevi nemmeno farti venire il dubbio, stalker...ma pretendo di stare io vicino al finestrino!"
"Mike ed El per ultimi, sia chiaro! Non voglio passare 3h di viaggio in compagnia vostra e delle vostre effusioni..."
"Davvero carino, Dustin, davvero carino..."
"Dov'è la sezione limonatori in questo pullman? Sono certo che siano rimasti due o tre posti liberi laggiù..."
"Buona questa, Will! Battimi il cinque, amico!"
"Sì, davvero, davvero buona questa, Will...ti ringrazio, amico..."

El Hopper non aveva mai partecipato ad una gita, ma quella aveva tutta l'aria di essere decisamente la cosa più divertente del mondo.
Preso posto accanto al finestrino vicino al suo nerdino, fatto correre la mano nella sua e le sue dita intrecciate alle sue prima ancora che il pullman potesse avere il tempo di partire, il grido di esultanza di una classe di matricole liceali irruppe nella vettura tanto da far tremare i vetri peggio di un terremoto delle più grandi dimensioni, vedendolo muoversi infine, ancora pigro e apparentemente stanco alle prime ore del mattino, imboccando l'uscita del parcheggio di fronte al liceo di Hawkins, in mezzo ai genitori intenti ad agitare le braccia al cielo nell'ultimo segno di saluto.

"Si parte! Si parte, amici!" esultò Lucas sorridendo in direzione degli amici, mentre Dustin applaudiva con il suo solito sorriso senza denti mai stato più largo e più felice e Max portava una mano intorno alle labbra come un megafono a ripetizione, lanciando urletti esaltati nell'ambiente chiassoso e già caoticissimo.

"24h senza mia madre...destinazione Paradiso, ragazzi!"
"24 sono troppe poche, amico...ti prego, non mi ci far pensare ancora..."
"Giusto, giusto, piuttosto...Will! Non è il momento di un po' di musica?"
"Non devi ripetermelo due volte, amico!"

"Tutto bene?" El sentì Mike avvicinarsi piano piano più vicino al suo orecchio, facendolo sorridere di un sorriso bello quanto un raggio di sole, quello di metà inverno a fare capolino timido all'orizzonte, nelle prime luci del mattino: la piccola era più che sicura che avrebbe sorriso in quelle future ore così tanto da non riuscire più ad avere sensibilità del suo viso.
"Stai bene? Sei felice?"
"Felice...felice felice!" il cuore del piccolo paladino fece una capriola alla vista di quel sorriso, vedendo il fiorellino seduta accanto al suo sedile voltarsi verso di lui stringendo più forte la sua mano nella sua, sentendo le sue mani tremare un po' più forte, di gioia, attesa, adrenalina ed emozione, così come le sue due labbra rosse già desiderose solo di una cosa, di raggiungere già fin da ora le sue e non separarsene più, davvero mai più.

"Felice felice, Mike! E tu?"
"Felice, El, felicissimo! Saranno 24h stupende, ne sono sicuro!"
"Promesso?" sorrise El un ultimo secondo, allungando con un gesto semplice e d'istinto già un palmo della mano lungo il suo bel viso, vedendolo avvicinarsi lungo quel sedile verso il suo, più vicino alle sue labbra pronto a sancire quella piccola promessa nel loro modo preferito:
"Promesso, fiorellino, promesso!"

"Ma neppure il tempo di uscire dal parcheggio! Concedetemi un po' di tregua!" il giovane Wheeler maledisse mentalmente uno ad uno i suoi migliori amici, chiudendo gli occhi per un ultimo secondo ed approfondendo quel piccolo bacio in uno schiocco più deciso, prima di rivolgersi nuovamente lì di fronte ai restanti membri del party con un sorrisetto assassino sul viso.
"Nemmeno un secondo va sprecato, Dustin! Sei per caso diventato tutto ad un tratto geloso?"
"Ti prego alza questo volume, Will!" El con le guance ancora un po' accaldate vide l'amica rossa scuotere la testa con espressione divertita, mentre intorno ai loro sedili le grida degli amici lasciavano il posto alle note di una canzone che non credeva di avere mai prima sentito, ma dal ritmo così allegro e vivace che pareva proprio impossibile non potesse metterli tutti immediatamente di buon umore.

"Non credo di poterli sopportare così fino all'arrivo..."
"Che c'è, MadMax...vuoi favorire?"
"Ti piacerebbe, stalker!"
"Dicevo per dire..."
"Oh, stavo scherzando, cretino! Vieni qui..."

This thing called love, I just can't handle it
This thing called love, I must get round to it
I ain't ready

"...crazy little thing called love!" El udì Mike canticchiare con le labbra tra i suoi ricci al suo orecchio, facendola sorridere ancora più forte percorsa da un piccolo brivido, ammirando fuori dal finestrino lo spettacolo di luci delle prime ore del mattino, sfrecciando verso la periferia della città su quel pulmino, troppo emozionata e piena di adrenalina così come i restanti amici per riuscisse a riprendere sonno.

"Oggi non mi avrai, no!" sorrise El tra sé e sé vedendo l'autista imboccare una strada fin troppo nota, alla periferia della città prima di svoltare nella direzione opposta, imboccando la super strada in direzione del Maine, mentre le voci degli amici si mescolavano alle grida ed al vociare dei restanti primini tutt'intorno, rendendo l'aria saluta di risate felici.
Le sembrava quasi possibile, forse per il primo vero pomeriggio della sua intera vita, di non essere costretta a ritornare lì, in quel laboratorio, stringendo più forte intorno a sé le braccia del suo paladino quasi come quelle di un salvatore invisibile, nemmeno consapevole da che cosa la stava incosciamente portando via, anche solo per 24h, facendola sentire semplicemente la più fortunata e felice delle adolescenti dell'intero pianeta terra.

A quel fiorellino non era mai servito nulla per essere felice, ma ora El sapeva che di una cosa non avrebbe mai più potuto rinunciare per esserlo sul serio nella sua vita: di un piccolo ricciolino dalla guance pallide e ricoperte di lentiggini lì vicino, stretto stretto a lei così, piccolo ma potente, bello da morire, come le dolci parole di quella allegra canzone d'amore.

This thing (this thing)
Called love (called love)
It cries (like a baby)
In a cradle all night
It swings (woo woo)
It jives (woo woo)
It shakes all over like a jelly fish
I kinda like it!

Ed era davvero quella la cosa pazza e folle che tutti nel mondo e nei suoi libri chiamavano amore?

Crazy little thing called love

"Siamo arrivati!!" urlò 3 ore più tardi una giovane Mayfield con il naso schiacciato contro il finestrino, annunciando per prima, superando il marasma di urla di voci di quel pulmino, la vista del cartellone stradale annunciante l'arrivo agli automobilisti nello stato del Maine.
E la corsa di una banda di teppistelli del primo anno da una parte all'altra del pullman a quel grido per appiccicarsi anch'essi ai finestrini per ammirare lo sfondo montagnoso stendersi all'orizzonte, ignorando le proteste del povero Professor Copper, aveva fatto sorridere all'unisono uno dopo l'altro il gruppo di amici, decisamente troppo su di giri per poter condividere ancora una parola che non fossero state urla di pura gioia.

"Ci siamo quasi!"
"È incredibile!"
"Guarda laggiù quanta neve sulle cime!"

Al giovane Mike Wheeler pareva quasi impossibile non aver più rimesso piede in quello stato fino a quel momento, dopo aver trascorso alcuni tra gli anni più belli della sua infanzia a sciare con i suoi genitori proprio lì.
Le montagne alte dello stato più a Nord-Est della nazione brillavano lucide all'orizzonte baciate dal sole freddo ma pieno di luce, di sotto uno strato di neve bianca visibile fin da lì sulle punte, incapace di non far brillare a loro volta gli occhi dei ragazzini senza più parole o aggettivi per commentare.
Certo quello non era uno spettacolo da poter essere visto tutti i giorni nel loro pianeggiante e monotono stato dell'Indiana, e per quanto il paesaggio si facesse sempre più brullo e spoglio, percorrendo le stradine piene di curve verso le cime, le alte sequoie e i sempreverdi pini avevano il poter di evocare nei cuori una qualche sensazione insolita, quasi familiare, quasi di casa.

Persino nel cuore di chi, uno spettacolo come quello, non poteva vantarsi di averlo mai visto neppure nei film alla tv.
"Stai...stai dormendo?" la piccola Hopper si sentì raggiungere nel suo torpore da un filo sottile di voce, le palpebre pesanti mezze chiuse e mezze aperte, una scusa come un'altra per rimanere lì con la testa accoccolata sul petto del suo ricciolino, le sue dita a disegnare mille ghirigori sulle sua spalla ed i suoi ricci neri troppo lunghi a sfiorarle delicatamente il viso.

"Sì...forse..." Mike rise, chinando la testa più in basso per lasciarle un bacio leggero sulla tempia, vedendola sorridere, cullati dal movimento del pullman come in un dolce torpore, separati dal resto del mondo intorno come dentro la consueta bolla di sapone, solo loro.
"È bellissimo il paesaggio, El! Stai guardando?"
"Sì...è magnifico!"

"Venivo sempre a sciare qui con i miei quando ero piccolo, lo sai?" El annuì sentendolo sospirare felice, non potendo trattenere la sua fantasia dall'immagine il piccolo ed adorabile nerdino di così tanti anni prima, ricoperto di una tuta da scii enorme e troppo grande per lui in grado solo di lasciar fuoriuscire dalla testa solo i suoi immancabili ricci scuri, le guanciotte paffute e rosse e le mani piene di bianca e soffice neve.
Quel fiorellino avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter tornare indietro nel tempo e poter riempire di baci una piccola ed adorabile figurina così.

"Mi piaceva un sacco sciare...ero anche piuttosto bravino!"
"Scommetto che lo sei ancora, Mike!"
"Chi lo sa...magari sì!"
"Ne dubito, Wheeler...sei una frana in tutti gli sport sulla terra ferma, non voglio immaginarti sulla neve!"
"Sempre simpatica, Max, si può davvero sempre contare su di te!"
"Realista vorrai dire! La verità sarà pure triste ma qualcuno dovrà ben dirla..."
"Sei sempre la solita stronz...!"

"...coraggio ragazzi, tutti i fuori! Indossate le vostre tute!" incitò il professor Cooper al suono del suo fischietto, non appena il pulmino ebbe spento finalmente il motore nel parcheggio affollato ai piedi delle piste e uns mandria di matricole ebbe disceso le scalette precipitandosi fuori in un batter d'occhio, ammirando con occhi e labbra aperte lo spettacolo di lì attorno a loro.
El aveva già visto la neve in vita sua, non mancava inverno nel quale un manto di soffice patina bianca non inbiancasse i tetti e le stradine della loro città di Hawkins, facendo imprecare il suo papà capo della polizia per la difficoltà nel circolare ed arrivare in tempo a lavoro.
Eppure, tanta come in quella mattina, la piccola credeva di non averne vista mai nell'arco della sua intera vita.

"È incredibile..."
"È meravigliosa!"
"...è meglio che ci diamo una mossa!" esortó Max tirando sù la zip della sua tuta da neve color fluo e correndo via, incitando gli amici a fare lo stesso dietro di lei e la sua chioma rossa, in direzione di un casottino di legno ricoperto di neve spessa di fronte al quale una gran folla già si stava ammassando in fila di due e due.
"Non vorremmo stare bloccati tutto il giorno qui in attesa del nostro turno!"
"...del nostro turno?!"

"Dobbiamo affittare l'attrezzatura, El, prima di salire sulle piste!" spiegò Will raggiungendoli gonfamente, con indosso la tua tuta da neve color verde mela dove non abbastanza giri in lavatrice avevano permesso che una scritta a penna sulla tasca del petto venisse via del tutto: Jonathan Byers.
"Dobbiamo affittare gli scarponi, le racchette e gli scii!"
"E dopo di che prenderemo tutti insieme la funivia, quella gabbietta che vedi laggiù!" lo sguardo di El si mosse confuso verso l'amico dalla pelle scura e dall'indice puntato in direzione di un traliccio di cavi tesi e una pesante struttura metallica ciondolante nel vuoto.

La piccola non poté proprio fare a meno di deglutire e rabbrividire.
Nessuno dei ragazzi del party sarebbe stato abbastanza vicino a lei in quel momento per poterla sentire, nel marasma di voci, nomi ed alte grida, mentre gli studenti procedevano lentamente lungo la fila ed il professor Cooper di attività fisica spartiva i settori e le piste, scandendo il tempo al suono del suo inseparabile fischietto rosso.

"Alle 17 siete tutti attesi nello chalet, prego tutti voi di non fare tardi per la cena di sta sera! Il pass vale per tutte le piste, a vostra discrezione! Quanto ai principianti o alle schiappe da due soldi che non hanno mai indossato un paio di scii ai piedi in vita loro: vi aspetto alle piste d'inizio tra un quarto d'ora!"

"Stai tranquilla, tu starai con noi!" commentò la sua amica dai capelli rossi scuotendo quel fiorellino dal silenzio del suo torpore, facendole sbattere le palpebre colta di sorpresa ed un po' confusa, notando di essere già arrivati, in men che non si dica, al loro turno di fronte a quella casetta di legno così piccola da poter accogliere solo una decina di sciatori alla volta.
La piccola era solo grata che quella mattina i suoi amici avessero tutta l'aria di sapere esattamente che cosa fare.
Almeno loro...

"Andremo piano sulle piste, El! Non esiste che tu vada con il professor Cooper!"
"Sciare è facile, vedrai! Un gioco da ragazzi! Ti aiuteremo noi ad imparare le prime basi!"
"Di certo non con te, Wheeler, se te la cavi sugli scii al pari di come inciampi sui pattini..."
"Snowboard o scii, El? Che cosa ti piace di più?"
"Io, veramente, non..."

"Io pensavo scii!" annuì Mike prendendole la mano e precedendola nella fila, lanciandole uno sguardo calmo e rassicurante di fronte alla quale la piccolina non poté che sentirsi immediatamente più sicura:
"Più stabilità, migliore bilanciamento del peso!" continuò il ricciolino con aria da esperto seppur con indosso un'imbarazzante tuta giallo senape con rifiniture blu, di fronte alla quale persino la piccola Hopper aveva dovuto trattenersi pochi istanti prima dallo scoppiargli a ridere in pieno viso.
"Gli scii sono l'opzione per partire, che ne dici tu, El?"
"Io, non saprei proprio, Mike...se tu credi..."

"Non diciamo, assurdità, per cortesia!" saltò sù Max con aria spazientita, afferrando a sua volta la mano libera dell'amica e tirandola a sé, con l'aria decisa di chi sa esattamente il fatto suo.
"El sceglierà snowboard, esattamente come la sottoscritta! Teneteveli per voi i vostri scii da vecchietti, io ed El faremo il culo nero a tutti voi, garantito!"

"Certo, tanto per cambiare..." El udì Mike alle sue spalle alzare gli occhi al cielo con uno sbuffo di disapprovazione, non provando nemmeno più a replicare con altre parole: tanto con Max sarebbe stato impossibile, lo sapevano tutti come andava sempre a finire.
"Eccoci!"
"Ci siamo tutti?"
"Per di qua!"

E prima che la piccola dagli occhioni spalancati potesse rendersene conto quella mattina, il party saliva, al termine della fila, su quel cunicolo di metallo appeso nel vuoto che Lucas aveva chiamato pochi istanti prima "funivia", armati di pesanti scarponi ai piedi, due scii e due racchette Mike, Dustin, Lucas e Will, due tavole da snowboard Max ed El.

"Sarà facilissimo, El, vedrai! È come andare sullo skate, tutta questione di equilibrio!" El annuì di fronte all'amica decisamente su di giri, scorgendo al suo fianco il suo paladino scuotere la testa leggermente, un'espressione contrariata sul viso.
"E ti starò vicina tutto il tempo, stai tranquilla! Se cadi ti rialzi e non succede nulla di male, non ti farai neppure troppo male, vedrai, dopo un po' ci si abitua!"
"Ci si abitua...?"
"Testa a monte e peso a valle!"
"...a valle..."
"Ti verrà naturale dopo la prima pista, credimi!"

El deglutì sforzandosi di sorridere all'entusiasmo dell'amica, prendendo posto in quel piccolo casottino di metallo e stringendo più forte a sé quella tavola dalla superficie scura e liscia, ripetendo a se stessa di stare calma, che non aveva nulla da temere e che per lei sarebbe stato un successo comunque: poteva sempre contare sui suoi poteri e sulla sua piccola marcia in più, non era vero?

Ma quando le porte si furono richiuse alle loro spalle e quella piccola funivia ebbe iniziato a muoversi con un rumore sinistro, iniziando a scorrere lungo quel filo metallico e teso da un traliccio all'altro nel vuoto, la piccola non poté proprio trattenere un urletto di puro terrore, immediatamente intercettato dal suo piccolo paladino in piedi accanto a sé.

"Vieni, appoggiati qui..." la tiró a sé Mike accompagnando la sua mano tremante fino al mancorrente di ferro, facendola appoggiare a lui e reggendone il peso, di fronte alla finestra di vetro al di là della quale il passaggio sotto di loro si faceva sempre più lontano e piccolino, salendo ogni metro sempre più sù, avvertendola deglutire pallida come un lenzuolo, stringendola a sé per le spalle ancora un po' di più:
"Non guardare sotto, guarda dritta di fronte a te!" la piccola lo sentì sussurrare dolcemente al suo orecchio, avvertendo le sue braccia intorno a lei stringerla da dietro più forte a sé:
"Concentrati sul passaggio...le vedi le montagne laggiù, El?"
"Si..."
"Non sono bellissime? Guarda quanta neve sulle cime!"
"Sì! Loro...sono bellissime!"

"Siamo quasi arrivati, nessuna paura..." El sorrise si sotto la sua sciarpona di lana sentendolo sussurrare con voce gentile, avvertendo un enorme vuoto all'altezza dello stomaco al movimento di quel casottino sempre più sù, ma anche un rassicurante e tiepido calore tra le familiari e sicure braccia del suo piccolo ricciolino.

E in un attimo c'erano di nuovo loro, solo e soltanto loro.
Loro trasportati da quella funivia quasi sulle nuvole, lei davanti a quel vetro, piccola e tremante e lui alle sue spalle a stringerla come per prometterle che non l'avrebbe mai lasciata andare, mai l'avrebbe lasciata cadere giù.
E tra le sue braccia quel piccolo fiorellino avrebbe perfino potuto arrivare sulla Luna, ne era più che sicura, pur che fosse sempre lui a proteggerla e a farla credere invivibile, protetta e sicura.
Quasi fosse stata per una volta lei quella piccola ed indifesa per una volta in vita sua e lui...lui semplicemente il suo supereroe preferito.

"Eccoci!"
"Seguitemi! La pista d'inizio è di qua!"
"Sicuro che sia da quella la direzione, Dustin? Io a dire il vero mi ricordavo..."
"Stringi le chiusure qui e qui, così..." la piccola Hopper vide l'amica ai suoi piedi stringere i legacci dei suoi scarponi e sistemare gli attacchi della sua tavola con mani sicure, seppure dentro quegli scomodi guanti a rendere ogni movimento delle dita ancora più goffo ed impacciato.

"È tutto a posto, quanto sei pronta basta che ti sollevi, okay?" El vide Max sorriderle con i suoi occhioni verdi al di là degli occhiali da sole scuri, di fronte ai ragazzi con gli scii già ai piedi e le racchette strette in pugno, intenti a discutere animatamente su quale fosse la strada più breve per raggiungere la prima pista.
"Vi dico che è di qua, ragazzi, credetemi!"
"Negativo, Mike, la prima pista è di qui, ne sono sicuro!"
"Ma mannaggia al professor Cooper, non ci potevano fornire una cartina per poterci capire qualcosa quassù?!"

"Mi...sollevo?" chiese El confusa in direzione dell'amica, vedendola alzarsi in piedi dalla neve con un rapido movimento del bacino, ondeggiando le braccia appena come a cercare un equilibrio su quella tavola piatta ai loro piedi ai suoi piedi per un secondo, solo per un secondo appena.
A vedere Max sembrava sempre tutto così semplice per lei, allora perché El aveva come l'impressione di stare per ruzzolare giù da quel bianco pendio fino a valle come una valanga di neve?
"Sì, esatto! Ti sollevi da terra come ho fatto io: cominci a lasciarti scivolare piano piano, senza avere fretta...le braccia bene aperte e lo sguardo fisso sull'obbiettivo, chiaro?
"All'obbiettivo..."
"Max! El!"
"È questa la direzione!"

La piccola sbattè le palpebre in direzione degli amici, avvertendo l'aria gelata di neve pungerle violentemente la fronte di sotto il capello di lana calato sui suoi ricci, socchiudendo gli occhi e cercando di mettere a fuoco il suo obbiettivo, nonostante la luce del sole riflessa nel bianco tutto attorno la accecasse in ogni direzione.
Doveva solo tirarsi su in piedi e restare in equilibrio, non pareva essere poi in fondo tanto difficile, giusto?
Seppure i suoi piedi fossero ancora ancorati a quella instabile superfice sopra la quale la piccola già si sentiva sul punto di stare per scivolare giù.

"Sarebbe stato divertente, giusto? Glielo avevano detto tutti, non era vero?" deglutì la piccola Hopper vedendo la rossa iniziare a scivolare in direzione degli amici, alzando due pollici in aria nella sua direzione uniti ad un più largo sorriso come segno d'incoraggiamento.
"Coraggio, El, tirati sù! Non c'è niente di difficile, te lo garantisco!"

"Sì, ehm...sì..." annuì El avvertendo le gambe tremare e le braccia troppo deboli per darsi una spinta, vedendo già gli amici iniziare più avanti la loro discesa e venendo percorsa nel petto da un piccolo brivido di paura.
"Coraggio, El, forza, solo una spinta..." chiuse gli occhi la piccola prendendo un lungo e profondo respiro, sentendo le sue mani affondare nella neve alle sue spalle, incapaci di essere per lei un appoggio sicuro in quel momento.
"Coraggio, El, forza!" ripetè la piccola facendosi più forza, tentando di sollevarsi in piedi su quella tavola da snow, con il solo effetto di allontanarsi di qualche centimetro da quella superficie, prima di ripiombare a peso morto di nuovo giù.

Forse era davvero quello il momento buono per iniziare ad usare i suoi poteri pensò, ricordandosi delle parole del suo papà di appena poche ore prima: cautela, doveva muoversi con cautela, c'erano troppe persone lì intorno, qualcuno avrebbe potuto accorgersi di qualcosa e tutto quello di cui El non aveva bisogno era di destare troppi sospetti intorno a sé.
Non allora, non così...

"Coraggio, El, solo una spinta...coraggio, El, dai!"
"Hai bisogno di una mano?"

El riaprì gli occhi in un secondo di fronte a sé a quelle parole, ritrovando il viso di Mike a pochi centimetri sopra di lei con un grande sorriso, una mano tesa nella sua direzione a mó d'invito.
"Prendi questa..." la piccola Hopper lo vide sfilarsi un guanto e porgerle la mano ancora più vicino, passando con gli occhioni grandi dal suo sorriso alla mano aperta e tesa di fronte al suo viso.
"Una bella spinta al tre, okay?"
"Okay..." Mike la vide annuire prendendo un bel respiro, portando la mano sulla sua fredda con aria incerta, anche se decisamente molto molto più convinta.

"Al mio tre: uno..."
"Due..."
"...tre!"

E per una frazione di secondo El si immaginò di finire dritta e filata sulla neve ancora una volta, quella volta non più sola, ma insieme al suo nerdino, giù per terra insieme come sue sacchi di patate lunghi e distesi, ma quando con sua grande sorpresa la mano tesa di Mike ebbe fatto perno sulle sue gambe, unite alle sue, in un battito di ciglia El era finalmente in piedi su quella tavola da snowboard più incredula che stupita, in bilico lì di fronte al suo ricciolino intento ad osservarla con grande ammirazione ed un largo sorriso.

"Ottimo, El! Sei in piedi ora, hai visto?"
"...forte!"
"Fortissimo! Okay, ora raggiungiamo gli altri, va bene? Vado avanti io ad indicarti la strada, okay? Piano pianino, va bene?"
"Okay..."

"Per di qua!" la precedette Mike scivolando lentamente sui suoi sci, facendo piccoli slaloom tra gli sciatori sparsi caoticamente su quella pista, cercando di scorgere tra tutti i visi dei suoi migliori amici.
"Ma dove si sono ficcati? Ma questa non è la prima pista! Mannaggia a quella testa dura di Dustin, avevo ragione io! Questa non è la pista per principianti, questa ha tutta l'aria di essere...!"

"Mike!" il giovane Wheeler udì la lontano richiamarlo a pieni polmoni la voce del suo piccolo fiorellino, tentando di frenare i suoi scii ma fallendo lui stesso, più che arrugginito, con il solo effetto di lasciarsi scivolare ancora più velocemente all'ingiù, lungo il pendio di certo troppo ripido sia per lui che per la piccolina alle sue spalle.
"Non riesco a fermarmi, El! Tu vai giù piano piano!" urlò Mike nel vento sperando potesse sentirla alle sue spalle, socchiudendo le palpebre e sentendo i ricci neri sferzati dal vento della corsa sulla sua fronte, tentando di rallentare alla prima curva disponibile, vedendo spuntare la sagoma familiare dei suoi 4 amici lì in attesa con gli occhi puntati sulla pista.
"El! Ci sei, mi senti? El!!"

"Dov'è, El?"
"Vi eravate persi?!" chiesero Max e Dustin appena fu riuscito a frenare goffamente lungo quel pendio, vedendo il giovane Wheeler fulminarli con lo sguardo uno ad uno, le guance più rosse per il freddo e lo sforzo di non ruzzolare giù.
"Questa non è la prima pista: questa è la nera, razza di deficiente!" urlò Mike scuotendo la testa in direzione dell'amico senza denti, vedendo gli amici impallidire al pari della neve della pista ai piedi dei loro scii.

"Abbiamo fatto iniziare El come prima pista proprio dalla più difficile!"
"Oh holy shit..."
"Per la miseria..."
"Voi la vedete?! Riuscite a vederla?!" urlò Max allungando lo sguardo oltre la curva, una mano sopra gli occhi a proteggersi dai raggi forti del sole sulla pista.

"Coraggio, El...forza!"
"Dai, fiorellino..."
"Forza, forza..."
"Di te non mi fideró mai più Dustin, puoi starne certo!"
"...eccola!" urlò Will per primo, puntando all'orizzonte una figura piccola ma molto veloce in avvicinamento verso di loro, facendo voltare di scatto gli amici in quella direzione e al giovane Wheeler spalancare le labbra in un sorriso di sollievo e stupore.

"Wow..." Mike udì Lucas e Dustin sussurrare increduli alle sue orecchie, gli occhi di tutto il party puntati su quella ragazzina di sopra il suo snowboard, lanciata in discesa a tutta velocità leggera come una piuma, sciando e quasi volando su quella superficie come non avesse fatto mai altro nella sua intera vita.
"Wow...a dir poco..."
"...incredibile!"

"Però!" esclamò Max facendosi più vicina, visibilmente soddisfatta, anzi quasi colpita, un sorriso carico di ammirazione sul viso:
"La tua ragazza è un asso negli sport tanto quanto tu sei una frana completa, Wheeler!"
"Non perdi proprio mai occasione per essere una stronza di prima categoria, MadMax, non è vero?"
"Mai!"

"Pistaaaa!" urlò la figura di El sfrecciando vicino agli amici e precedendoli senza fermarsi lungo la pista, sorridendo felice nella loro direzione, vedendoli scambiarsi stupiti un ultimo sguardo d'ammirazione, prima di lanciarsi al suo inseguimento più veloci di prima lungo quel pendio.

"...magica!" seppe solo pronunciare Mike a fior di labbra sorridendo in direzione del suo piccolo fiorellino, vedendola curvare sicura come nessuno lungo la neve e non potendo non provare nel petto un'improvvisa voglia di inseguirla giù per quel pendio per averla di nuovo così vicina, più vicina a sé.
E dire che la mattinata non era che cominciata, ma il giovane Wheeler credeva già che per una volta sarebbe stato lui quello a non vedere l'ora che il sole tramontasse quella sera su di quelle cime.
"Magica...sei magica, El Hopper!"

"...pistaaaaa!"

E quando alle 16:30 il sole fu oscurato da una folla di nuvoloni improvvisamente richiamati nel cielo da ogni dove, il gruppetto di matricole fu costretto a malincuore a riportare al noleggio i loro scii, dopo essersi concessi l'ultima finale pista.
"Mangia la mia neve, cioccolatino!"
"Ti piacerebbe, Dusti-Bon! Stammi dietro se ti riesce!"
"Forza, diamoci una mossa! Questo tempo non promette nulla, proprio nulla di buono!"

E quando i primi fiocchi di neve ebbero raggiunto i visi rossi dal freddo degli amici, disegnando intorno alle loro labbra piccoli sbuffetti di vapore pallido, a malincuore tutto il party fu costretto a rifugiarsi nello chalet rinunciando all'ultima battaglia a palle di neve, lamentandosi l'un l'altro di essersi persi il tramonto invernale di quella giornata limpida sulle piste.

Tutti, tranne la piccola El.
Lei non avrebbe potuto sentirne la mancanza neppure se avesse voluto: El non aveva ancora mai visto in vita sua il suo primo tramonto.

*

"Sei stata grande! Che dico grande, grandissima, cazzo!"

Il rumore dell'acqua scrosciante della doccia al di là della porta del bagno della piccola camera d'albergo non avrebbe potuto sovrastare le urla di gioia della giovane Mayfield nemmeno se avesse voluto. All'interno della piccola stanza dello chalet di montagna scelto dalla scuola come dimora per gli studenti per quella notte, un piano riservato alle ragazze ed uno ad ragazzi della gigantesca struttura, il vapore acqueo caldo ed appiccicoso fuoriusciva dalla piccola stanzina da una buona decina di minuti, appannando i vetri delle finestre tutte intorno.

E già da una decina buona di minuti, un piccolo fiorellino aveva ritrovato nello scrivere con il suo dito su quel vetro appannato le iniziali sue e del suo piccolo ricciolino il suo nuovo passatempo preferito: "M+E"
El short for Eleonoir Hopper non credeva di aver mai sorriso così tanto in un solo giorno della sua vita.

"Ma vai velocissima, El!"
"Una sciatrice nata, porca miseria!"
"Ma sei sicura di non avere davvero mai messo un paio di scii ai piedi fino ad ora, El?!"
"Mai!" aveva annuito soddisfatta la piccola ragazzina, sorridendo senza avere più paura sulla ormai familiare e meno terrificante funivia, risalendo per l'ennesima volta su quelle piste ed ammirando i volti dei suoi migliori amici più che stupiti, ammirati e decisamente colpiti ogni pista di più.

Certo avrebbe potuto essere più prudente, meno spavalda ed un po' più credibile, aveva pensato la piccolina sentendo la voce del suo papà ammonirla proprio lì ad un angolino del suo orecchio: avrebbe potuto cadere giù sulla neve un paio di volte, per rendere la sua farsa almeno un po' meno miracolosa ed incredibile, ma la verità era che El, per una volta nella sua vita, stava adorando davvero il ricevere così tanti complimenti e congratulazioni da parte dei suoi migliori amici.
Il suo piccolo e mai troppo sicuro orgoglio non aveva smesso di ballare nemmeno per un minuto la conga nel suo petto, ora dopo ora di quella lunga giornata, forse la più lunga ma anche la più incredibile della sua intera vita.

"Che volete farci, la mia ragazza è magica, magica sul serio, cazzo!" aveva sentito il suo ricciolino esclamare entusiasta con un sorriso fiero, portandole un braccio sulla spalla e lasciandole un dolce bacio sopra il suo cappello di lana tra i suoi ricci, in grado di far sorridere la piccola ancora di più, percorsa da un immediato piccolo brivido.
"Come se fosse merito tuo, Wheeler...El ha solo un talento nato per tutti gli sport! Come me del resto...sei davvero magica, amica mia, incredibile!"

Oh sì, era magica, molto più magica di quanto i suoi amici avrebbero mai potuto immaginare, in un modo forse davvero così diverso da quanto tutti loro avrebbero mai potuto pensare.
E chissà se l'avrebbero mai giudicata ancora "grande", "forte", "magica" se mai avessero scoperto la reale verità sul suo conto: nient'altro che un potere frutto di un esperimento in costante evoluzione, al pari di una composizione chimica ad un passo dalla reazione definitiva, dall'esplosione, qualcosa di cui avere paura piuttosto che con cui congratularsi, un mostro nato per uccidere dal quale, ad essere prudenti, ci si sarebbe solo dovuti allontanare di corsa, il più velocemente possibile.

E chissà se sarebbero stati ancora così entusiasti o piuttosto invece impauriti, sconvolti, terrorizzati i suoi amici, si era chiesta la piccola con un silenzioso sospiro, nascondendo un sorriso triste al di sotto il suo scarpone di lana a coprirle dal freddo metà del viso.

La verità era che El avrebbe anche potuto fingersi una ragazzina normale per un pomeriggio, ma di certo di normale non avrebbe mai potuto avere niente, nemmeno se lo avesse voluto con tutte le sue forze.
E se anche per un pomeriggio la cavia non si era recata al suo quotidiano appuntamento in quel laboratorio, di certo nemmeno quella piccola avrebbe potuto impedire che quel luogo di orrore si recasse da lei, lì come un tarlo fastidioso proprio nel mezzo dei suoi pensieri.

Quasi un lupo cattivo in agguato per divorare in un boccone la sua preda, ogni forma di luce, ogni pensiero di gioia e d'amore, lasciando quella bambina ogni volta con l'amaro in bocca, la felicità svuotata, niente se non un mero involucro, riempito solo di ombre, bugie e falsità.
Come sempre del resto si era sentita nella sua intera vita, lì a scappare dalla verità di se stessa e della sua vera natura con tutti, perfino con se stessa: felice a metà.

"Se non fossi mia amica probabilmente ti odierei per essere quasi più brava di me negli sport, devo essere sincera, El!"

Le urla di Max di sotto l'acqua della doccia fecero scuotere quel piccolo fiorellino dal suo torpore quella sera, sollevando i ricci della sua fronte ancora leggermente umidi e rivolgendosi da quella finestra appannata sullo sfondo scuro della notte verso la stanza dalle pareti di legno e le luci soffuse.
I due zaini dall'intero contenuto riverso sul materasso, due letti separati ma spostati appositamente più vicini avrebbero potuto far credere che all'interno di quella piccola stanza fosse appena avvenuta una vera esplosione.

"El? Ma sei ancora lì?!" la piccola Hopper sentì l'amica chiedere ancora chiudendo infine il getto della doccia, imponendosi di smettere di pensare e di allontanare da sé quelle ombre di paura, mettendosi a sedere più dritta sopra il cornicione di legno della finestra appannata dal vapore, vedendo la ragazza dai capelli rossi aprire infine la porta del bagno con un'altra nuvola di vapore, riempiendo la stanza della dolce fragranza di cocco e vaniglia del suo shampoo per capelli.

"El? Stai bene?" chiese Max alzando un sopracciglio nella sua direzione, passandosi un asciugamano lungo i capelli fradici con indosso uno spesso accappatoio arancione, vedendo l'amica annuire piano con un piccolo sorriso, di fronte al quale la ragazzina non poté non sorridere di rimando credendo di conoscerne già il motivo.
"Guarda che stavo scherzando, davvero! Era solo una battuta!"
"Sto bene, Max, sto bene!" scosse la testa la piccola con un sorriso più credibile, seguendo il suo profilo sciabattare veloce attraverso il pavimento fin di fronte alla sua porzione di letto, cominciando a svuotare il contenuto del suo zaino sul materasso come intenzionata a fare ancora più casino piuttosto che alla ricerca reale di qualcosa.

"Sono...sono solo..."
"...solo stanca?" sorrise la rossa come per tirare ad indovinare facendola sorridere di più, estraendo infine dal fondo della sua borsa un pensante tessuto di pelo caldo e spesso che El parve riconoscere fin subito.
"Esatto...solo stanca, Max..."
"Beh, "solo stanca", in ogni caso, sarà meglio darci entrambe una bella mossa, El, o faremmo tardi!" esclamò la rossa battendo le mani davanti al suo viso con aria risoluta, incitando l'amica a farsi a sua volta più vicina su di quel materasso, facendo brillare i suoi occhi verdi nel buio, quasi una scintilla accesa di pura adrenalina e di vivida emozione.

E alla piccola Hopper parve di accorgersi solo in quel preciso istante di quanto luminoso fosse il sorriso della sua amica quella sera, quasi non stesse più nella pelle dalla voglia di confidarle sul serio qualcosa.
Ma quel piccolo fiorellino era davvero troppo discreto per osare chiedere di più.

"Non possiamo assolutamente pensare di arrivare in ritardo questa sera alla festa nel salone, El! Diamoci una mossa!"
"D'accordo, subito!"
"Mi presti il tuo phone per favore?"
"Certo, eccolo qui!" sorrise la piccola, avvicinandosi al suo zaino dalla parte del suo letto, più in ordine ancora per poco rispetto alla porzione dell'amica, estraendone con cura il pigiama di pelo, proprio al di sopra del suo phone e di quel completino di pizzo bianco che in secondo fece capolino dalla sua borsa in quel movimento, facendola arrossire appena sulla punta delle orecchie, intenta a ricacciarlo all'interno con un frettoloso gesto delle dita.

El si era quasi dimenticata fino a quel momento di averlo portato dietro con sé: per essersi completamente sinceri, El non ci aveva proprio più dato peso fino a quel momento.

"Fossi in te lo indosserei questa sera, El..." la voce dell'amica dai capelli rossi raggiunse come un sussurro leggero ma emozionato il suo orecchio, facendola rabbrividire d'istinto con una piccola capriola del suo cuore a quelle parole, rialzando lentamente il viso di fronte a sé fino a quello della sua migliore amica, vedendo la giovane Mayfield come sul punto di scoppiare come una piccola bomba ad orologeria per la sua ormai incontenibile emozione.
Oh sì, di certo la sua amica quella sera aveva decisamente qualcosa da dirle.

"Fossi in te lo indosserei sotto quel pigiama, El...fidati!"
"Tu dici, Max?"
"No, io non dico, El, io ne sono certa!" la piccola Hopper la vide ridere allegra nel suo sorriso mai stato più felice, allungandosi su quel materasso in mezzo a loro e prendendola dolcemente per la mano, tirandola più vicina a sé, facendola sedere a gambe incrociate una di fronte all'altra in quella camera da letto dalle pareti di legno, improvvisamente spettatrici silenziose di un grande, grandissimo segreto.

E a giudicare dagli occhi lucidi di emozione di quella ragazzina dai capelli rossi e da quanto stesse tremando la sua mano stretta in quella dell'amica di fronte a sé, doveva trattarsi di qualcosa di importante, decisamente importante quella sera.
Quel fiorellino non credeva di aver mai visto prima la sua migliore amica comportarsi così.

"Devo dirti una cosa, El..."
"Dimmi tutto, Max, coraggio!"
"Ecco, io..." El la vide deglutire senza riuscire a smettere nemmeno per un secondo di sorridere, abbassando lo sguardo per un secondo alle loro mani strette in mezzo a loro con lo stesso rossore e tremolio della voce che la piccola credeva di aver visto in lei prima solo quella sera di pochi giorni prima, chiuse all'interno dello stesso camerino del mall.
Improvvisamente era come se di colpo si fosse accesa in quella bambina come una piccola ma potente lampadina...

"Io...io non credo che questa notte dormiremo insieme qui, El, se devo essere sincera..."
"...ah no?"
"...no" scosse la testa Max mordendo con i denti bianchi le sue labbra rosse e risollevando infine su di lei due occhi verdi ed enormi, vedendo l'amica di fronte a sé un po' confusa ma con sulle labbra lo stesso, medesimo, identico sorriso, il suo sguardo acceso, a tratti sospeso, come se non stesse lei stessa più nella pelle di sapere il motivo di tanta agitazione.

"No, El, no...non dormiremo qui insieme sta notte e non dormirai qui nemmeno tu..."
"....perché no?"
"Beh, perché..." El vide Max prendere fiato ancora una volta prima di pronunciare quelle parole, come se il solo pronunciarle potesse renderle davvero reali di fronte a loro, non solo più nella sua testa:
"Perché Lucas mi ha chiesto di dormire qui con me questa sera, El, perciò..."

Gli occhioni della piccola Hopper si fecero ancora più larghi a quelle parole, sentendo il suo cuore come accelerare nel petto di corsa come ad un balzo dallo spiccare il volo.
Credeva di intuire dove Max stesse cercando di andare a parare, allora perché tutta quella agitazione?

"...perciò?"
"Beh, visto che Dustin e Will dormono in camera insieme, così, Lucas e Mike..." alzò le spalle la rossa come a non dover aggiungere altre spiegazioni, vedendo l'amica di fronte a sé annuire timida credendo di avere finalmente capito, non potendo fare a meno di arrossire sulla punta del suo nasino:
"...così, è molto probabile che Mike ti chieda di dormire in camera sua con lui questa notte, in modo che Lucas possa dormire qui!"
"Oh, capisco..."
"Solo se non è un problema, El, davvero! Se non vuoi basta che me lo dici, sul serio!"

"No no no, figurati!" scosse la testa El sentendosi immediatamente ed inspiegabilmente più confusa, solo in parte per la notizia appena annunciata dentro quella stanza dalla sua amica.
Ma cosa le stava succedendo?
Perché si sentiva arrossire su tutto il viso e il cuore correre a briglia sciolta dentro il suo petto così?
Aveva già dormito una volta nella sua cameretta con il suo ricciolino, ormai settimane e settimane prima, allora che bisogno c'era di tutta quella agitazione?

"Sei sicura...?" chiese ancora l'amica facendosi più vicina, osservando a fondo le sue espressioni confuse come per cercare d'interpretare il reale motivo della sua confusione.
"Guarda che se non ti va dico a Lucas di lasciare perdere, davvero, El..."
"No, no, assolutamente no!" scosse la testa il fiorellino con un sorriso più deciso, rivolgendo all'amica il suo sguardo più sicuro e sincero, sentendola stringere le sue mani nelle sue ancora di più.
E il sorriso di ringraziamento che le rivolse la ragazza dai capelli rossi seduta su quel materasso di fronte a lei a quelle parole era il più bello che El credeva di averle mai visto indosso.

"Va benissimo, Max, davvero! Lucas può tranquillamente dormire qui!"
"Grazie, El, davvero! Sei un'amica!"
"Per così poco!"
"Non riesco a crederci che succederà sta sera, non mi sembra ancora vero, cazzo!"

La piccola Hopper aggrottò la fronte a quelle parole improvvisamente di nuovo confusa, vedendo l'amica sciogliere la stretta delle loro mani per portarle al suo viso, scuotendo la testa e i capelli rossi ancora bagnati sulle spalle con un altro grande sorriso.
Che cosa...che cosa stava per succedere quella sera? Che cosa rendeva così su di giri in maniera così inspiegabile la sua migliore amica?
"Max...che cosa...?"

"Voglio però che sia chiara una cosa, è di estrema importanza, El, ascoltami!" El la vide ritornare immediatamente seria in una frazione di secondo, riafferrando le mani nelle sue con maggiore grinta, facendole spalancare gli occhioni grandi e scuri più fissi nei suoi verdi di fronte a sé.
El credeva di non starci davvero capendo più niente del comportamento bizzarro della sua migliore amica quella sera.

"Devi promettermi una cosa, El!"
"Okay..."
"Promettimelo!"
"Ma se ancora non mi hai detto che cosa ti devo promettere!"
"E tu promettimelo lo stesso, El, fidati di me!"
"E va bene, te lo prometto!"

Max fissò gli occhi della sua amica intensamente, come se stesse per pronunciare qualcosa di vitale importanza con tutta la serietà di cui era in grado in quel momento, con il solo effetto di rendere il viso di quel fiorellino di fronte a sé ancora più incerto e confuso.
"Voglio che mi prometti che anche se io ho detto a Lucas di sì questa sera, non vuol dire che ti sentirai costretta a dire a Mike di sì anche tu..." El aggrottò la fronte ancora di più a quelle parole, vedendo la rossa di fronte a sé sentirsi in dovere di proseguire.

"Intendi sul dormire insieme sta notte, Max? Ho già dormito una volta con Mike qualche mese fa..."
"No, non solo sul dormire insieme, El, intendevo dire..."
La piccola Hopper la vide prendere fiato con un sospiro più intenso prima di proseguire, unito ad un sorriso di gioia e di maggiore entusiasmo da non poter essere frenato per molto di più.
"Insomma...Lucas me lo ha chiesto questa sera e io gli ho detto di sì: è da molto che ci stavamo pensando ma il momento giusto non sembrava arrivare davvero mai, ma questa sera..."

El la vide sorridere alzando gli occhi al soffitto con aria sognante, stringendo le mani nelle sue ancora di più:
"Questa sera è quella giusta, me lo sento! Ne sono convinta, voglio farlo per davvero! Oh, El, non credo di essere mai stata più emozionata nella mia intera vita!"
"Sono felice...felice anch'io per te, Max!" sorrise gentilmente il piccolo fiorellino sentendo l'amica gettarle le braccia al collo stringendola stretta, tentando di nascondere il suo tono di voce mai stato più confuso, sentendo che quello non era il momento giusto per porre domande.
La sua migliore amica sembrava troppo sù di giri quella sera per poterle fornire spiegazioni in più.

Eppure, quando Max la ebbe liberata da quella stretta, sorridendole dritto sul viso ancora una volta, ancora di più, El non poté proprio trattenersi dal domandarle con vocina sottile:

"E, quindi, El, potrebbe succedere per questo motivo che Mike lo chieda questa sera anche a te!"
"Chiedermi che cosa, Max? Di dormire insieme con lui?"
"No, El, no..." scosse la testa Max con un sorriso divertito, scambiando solo per pudore la reale ignoranza della sua migliore amica in quel genere di questioni.
Ma quando quelle semplici parole ebbero raggiunto dalle labbra della rossa l'orecchio di quella piccolina, l'intero corpo di El parve prendere fuoco come un piccolo fiammifero, senza che nemmeno lei stessa ne conoscesse il reale motivo.

"Non lo so, a dire il vero...Lucas non me ne ha accennato ma potrebbe succedere, insomma...avrebbe senso!" El vide Max continuare alzando le spalle come per soppesare l'eventualità della sua congettura, facendo brillare i suoi occhi verdi ancora di più a quelle magiche parole, quasi si fosse trattata di una formula magica in mezzo a loro:
"Può darsi che anche Mike te lo chieda sta sera, El, insomma...che ti chieda questa sera di fare l'amore con lui, El!"

"L'amore?" le labbra di El si mossero da sole a quelle parole, così flebile il suo respiro da non riuscire a produrre un vero suono fuori dalla sua gola.
Il suo cuore a mille nel petto, le sue orecchie sul punto di prendere fuoco in quel momento di sotto i suoi ricci, e poi quell'intenso, immancabile, inconfondibile strappo profondo all'altezza del suo ombelico.
"Fare l'amore..." si ripeté nella sua mente confusa la piccola, cercando di rovistare nei cassetti delle sue memorie se mai avesse sentito parlare prima di allora di quella parola.

Non ne aveva ricordi nei libri di scuola, non nelle chiacchierate con il suo papà adottivo e nemmeno nei suoi romanzi o film in tv! Nemmeno la sua amica Joyce le aveva mai accennato niente di simile prima di allora nelle loro lezioni, allora cosa mai potevano voler dire quelle parole, "fare l'amore"?
E perché Mike avrebbe dovuto volerlo fare con lei, di qualunque cosa si trattasse, quella sera?

"Ma voglio che mi prometti sul serio e davvero che non farai niente questa sera di cui tu non ti senta sul serio più che sicura, El!" la piccola sentì l'amica continuare con tono serio e risoluto, fissandola negli occhi come a volerla convincere di non si sapeva poi che cosa, facendola annuire d'istinto ma non meno confusa.
Come poteva esserne sicura, si domandò lei stessa sentendo il cuore stringersi come in una morsa d'ansia ed agitazione.
Che cosa doveva fare o non fare, promettere o non promettere quella sera, se nessuno le spiegava un bel niente?!
Come faceva ad essere sicura di qualcosa, di qualunque cosa se non sapeva nemmeno lei di che cosa?!

"Prendetevi una camera la prossima volta, ragazzi!" la voce di Steve fece capolino come un'eco lontano nella mente di quel piccolo fiorellino, facendola deglutire rumorosamente seduta su di quel materasso, credendo che quella potesse essere la sola prima completa intuizione.
Era questo quello che facevano un ragazzo ed una ragazza da soli in una camera da letto?
Era questo quello che quel ragazzo dai capelli buffi aveva suggerito a lei e al suo ricciolino di fare altrove, e non sul tavolo da pranzo della sua cucina?
Era questo quello che si faceva in due, da soli, in una camera da letto, di notte, su di un soffice materasso come quello, come il suo?
Era davvero quello a cui tutti si riferivano, quello di cui tutti parlavano senza fornirle spiegazioni?
Era quello fare l'amore?

"Fai solo quello che ti senti, El, è davvero molto molto importante!" vide l'amica dai capelli rossi annuire ancora con tono deciso, mentre le labbra della piccola si muovevano da sole come a non potersi proprio più trattenere ancora.
"Io stessa ci ho pensato tante volte con Lucas, sai? Lo dicono tutti che la prima volta è la più importante, che deve essere una decisione spontanea, che bisogna esserne più che sicuri e..."
"...che cosa vuol dire?" un filo di voce sottile dalle labbra di quella piccolina interruppe a metà la frase dell'amica, così piccolo e flebile da poter essere appena percepito, ma non meno potente ed ingombrante da non far boccheggiare la ragazzina d'improvviso stupore.

"Che cosa "che cosa vuol dire", El?"
"Che cosa vuol dire fare l'amore...?"
"Fai sul serio?!" la piccola Mayfield si trattenne dallo scoppiare a ridere in faccia all'amica ancora di più, attendendo qualche secondo convinta che stesse scherzando, che non potesse stare facendo sul serio, che non potesse davvero non avere idea di che cosa stessero parlando sedute sopra quel letto da un buon quarto d'ora.

Ma quando il viso della piccola le ebbe restituito lo stesso immutato sguardo confuso di prima, Max non poté a sua volta non sollevare un sopracciglio con sguardo confuso, intuendo che forse in quel momento non stesse davvero scherzando nessuna delle due.
D'altronde la sua amica non aveva mai avuto una mamma né un Cosmopolitan da rubare dal cassetto del salotto e quello non doveva essere proprio l'argomento preferito del capo Hopper da intrattenere durante una cena...

"Beh, da dove cominciamo..." balbettó la rossa con le guance arrossate di vergogna ed inspiegabile pudore:
"Se non la aiuti tu in questo, Max, non lo farà mai nessuno! Coraggio, sciocca, via quel rossore! Non è da te essere una vigliacchetta da due soldi in questo modo!"

"Beh, come posso dirlo...tanto per cominciare ci si toglie i vestiti, El..." la piccola vide l'amica proseguire balbettando solo un pochino, sentendo il suo cuoricino battere a mille dentro il suo petto come un milione di cavalli al galoppo fin dentro il suo stomaco, tanto da farle quasi mancare l'aria ma sentendosi mai stata più attenta in vita sua come in quel momento.
Quasi quello fosse diventato improvvisamente il suo argomento di studio preferito, come in un'ora di lezione.

"E questo è il motivo di quel completo di pizzo, El...per prima cosa ci si toglie i vestiti e si rimane, ecco, così...in biancheria, El! Almeno all'inizio...e poi..."
"...e poi?" El la incitò come una piccola preghiera, sentendosi di colpo avvampare ma stringendo le sue mani nelle sue ancora di più, vedendo l'amica prendere un altro sospiro come alla ricerca delle giuste parole, palesemente non così facili da trovare per quella lezione.

"Beh, ecco...tu hai studiato biologia alla Middle mi immagino, El, giusto?"
"No, è stata Joyce! Joyce mi ha preparato con delle lezioni private per iniziare il liceo...papà le ha chiesto..."
"Ecco, tutto spiegato, allora...tutto chiaro..."
"...come?"
"Bene, devi sapere che...El, come te lo posso dire in termini scientifici...il corpo di un ragazzo e di una ragazza sono molto diversi sotto i vestiti, questo è chiaro, El, non è vero?"

"...sì?" rispose in tono più incerto che deciso il piccolo fiorellino, facendo la rossa trattenersi dal rivolgere al soffitto un altro sguardo di pura disperazione:
"Va bene, lasciamo la lezione di anatomia a qualcun altro: sono quasi sicura che Mike sarà più bravo di me a spiegarti...o meglio ancora a mostrarti di cosa sto parlando..."
"...come?"
"...andiamo avanti!"

El vide la rossa annuire, schiarendosi la voce e muovendo le braccia di fronte al suo viso come a cercare di essere il più possibile precisa, facendo la piccola mettersi a sedere ancora più dritta, come per non perdersi nessun minimo passaggio di quella insolita spiegazione.
Come se inconsciamente una parte di lei già sapesse quanto, quanto enormemente le sarebbero tornate utili.

"C'è una parte del corpo maschile che deve entrare all'interno del corpo femminile per un po' di tempo, possiamo dirla così...è qualcosa di molto molto intimo, El, è per questo che bisogna esserne molto sicuri! Di solito un ragazzo e una ragazza ne parlano molto insieme prima di decidere..."

"E a...a che cosa serve?" chiese El lasciando che le sue labbra si muovessero sul serio ancora da sole, vedendo l'amica divenire ancora più rossa sul viso, ormai dello stesso colorito dei suoi capelli di fuoco.
"Beh...non ne sono sicura ancora, ma dicono che è qualcosa di molto...molto piacevole, El, ed è come un legame! Qualcosa che si condivide con una sola persona, El, per questo è così speciale!"
"Piacevole e speciale...come un bacio?"

"Non solo come un bacio, El, molto di più! I grandi lo fanno perché è così che si fanno i bambini..." sorrise Max come ad un bel sogno lontano ma felice, vedendo la piccola muovere le labbra all'insù a sua volta, seppure nella sua ancora più palese confusione:
"...i bambini"
"Sì, esatto!"
"Ma tu e Lucas non volete fare un bambino questa sera, non è vero Max?"
"Per l'amor del cielo, El, no! È per questo che si devono usare le protezioni!"
"...protezioni?"

"Senti, El, come non detto: mi rimangio tutto!" El vide in un secondo la rossa scuotere la testa con aria esasperata e più che mai imbarazzata, agitando le mani come per interrompere quella assurda discussione, credendo per quella sera di averne già dette troppe, decisamente troppe.
"Mike potrebbe anche non chiedertelo questa sera, El, ecco tutto!"
"...no?"
"Non lo so a dire il vero, dannazione: potrebbe anche spiegartele lui tutte queste cose!" El vide l'amica alzare il viso al soffitto e chiudere gli occhi come ad invocare la concentrazione:
"Ma ovviamente non lo farebbe mai perché Mike è semplicemente troppo...Mike!"

"Ed è una brutta cosa?" chiese la piccolina vedendo l'amica balzare con un salto fuori dal letto di fronte ai suoi occhi, afferrando di corsa il suo pigiama di pelo e la sua biancheria di pizzo, correndo verso il bagno e chiudendo la porta alle sue spalle senza aggiungere una parola, lasciando la piccola su di quel materasso senza parole e di certo non meno confusa, ma quasi sicura dentro il suo petto che quella non sarebbe stata con la sua migliore amica la loro ultima lezione sull'argomento.

"No, beh no, non direi!" quel fiorellino la sentì continuare con voce più decisa da dietro la porta, meno imbarazzata e di certo più divertita, un tono di voce strafottente di certo finalmente molto, molto più tipica di lei:
"...ma diciamo che c'è un motivo se io sto con Lucas e tu con Mike Wheeler, El!"

🌼📼

Salve amiciii
come state?😊
Questo capitolo è stato un po' più corto del solito, è vero, ma spero sia stato comunque scorrevole e piacevole da leggere! Trovo che snellire a volte sia più conveniente che appesantire ed, inoltre, il prossimo capitolo sarà decisamente più "intenso" e non avrei voluto spezzarlo in due🙊
Allora...ci siete???
Avete già indossato il vostro morbido ed imbarazzante pigiama?
C'è chi lo sta già indossando ma, non troppo tardi...lo toglierà!🙊🔥

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