29.Material Girl

🌼📼

La signora Wheeler aveva compreso già da diversi anni l'importanza strategica del lasciar riposare suo figlio ed i suoi amichetti fino anche a mezzogiorno la mattina successiva i loro consueti pigiama party: Karen non avrebbe mai osato svegliare quelle angeliche piccole creature neppure con il più piccolo dei rumori.

Scendeva sempre in punta di piedi senza quasi osare respirare neppure, fin dentro la sua amata cucina ed alzando gli occhi al cielo con una smorfia di disapprovazione alla vista del marito ancora riverso sulla poltrona dove l'aveva visto accasciarsi la sera prima con poca grazia e molto suo disappunto, gli occhiali sbilenchi sul nasone, la testa abbandonata sulla spalla e un sottile rigagnolo di saliva pendente dalle labbra.
La ragazzina ancora giovane e bella dentro di lei scuoteva ogni volta la testa, chiedendosi con un sospiro tanto silenzioso quanto amaro per quale assurdo motivo al mondo si era decisa a sposarsi in vita sua: proprio lei che voleva fare l'attrice…ed il giusto profilo lo avrebbe pure avuto, parola sua!

Ma era da sempre risaputo, le luci della ribalta non erano fatte per le giovani ragazze di una piccola cittadina di provincia, e gli unici applausi dei quali la giovane mamma sapeva nutrire il suo affamato quanto smisurato orgoglio erano da sempre quelli dei suoi figli e dei loro amici per i suoi famosi waffles della domenica mattina: panna, fragole e cioccolato.

"Giorno, mamma..."
"Giorno…"
"Salve signora Wheeler!"
"Oh, finalmente siete svegli, cari! Avete dormito più del solito questa volta, ero quasi convinta un ladro vi avesse rapito dal mio seminterrato!"

Il party di nerdini aveva abbozzato un mezzo sorriso quella mattina, gli occhi ancora chiusi e gonfi dal sonno e l'andatura un po' sbilenca di chi è un miracolo che sia riuscito a sopravvivere a quelle troppe ore di sonno, prendendo posto a fatica sulle sedie intorno alla tavola apparecchiata, dove una giovane Nancy Wheeler, già vestita e pettinata di tutto punto, era intenta a sorseggiare la sua tazzona di caffè davanti ad un libro aperto sulle sue ginocchia.

"Giorno, Nancs…"
"Ciao ragazzi!"
"Che fine ha fatto il fratello di Will?!" si era trattenuto davvero a stento dal domandare Mike, ancora con la testa nel pallone e i ricci neri più scomposti che mai sulla fronte, frenando la sua lingua in un colpo di genio e ripercorrendo con la mente scene della nottata precedente alle quali avrebbe proprio fatto a meno di tornare molto volentieri: il maggiore di casa Byers doveva essere sgattaiolato fuori dalla finestra sul retro della casa alle prime luci dell'alba, tanto per cambiare, solito copione già collaudato ai tempi di Steve Harrigton e di quei rendez vous notturni tra la sorella maggiore ed il re dei capelli impomatati della Hawkins High School.
Come sua madre non avesse mai mangiato la foglia rimaneva un mistero per il giovane Wheeler, al limite tra la magia ed un dilemma astrofisico, ma forse, per una volta, sarebbe potuto essere Mike stesso quella mattina ad avere in tasca un grosso asso nella manica da giocare per la sua rivincita.
E che rivincita…

"Dormito bene, Nancs?"
"Ehm…sì, certo, Mike…cos'hai da guardare?"
"E il giro in giostra?" aveva sorriso Mike con una faccia da schiaffi degna di nota, vedendo la sorella maggiore impallidire più bianca di un lenzuolo, il libro chiuso sulle sue ginocchia con un rumore secco ed improvviso, gli occhi che avrebbero potuto incenerire quell'impertinente del suo fratellino direttamente lì al tavolo della loro cucina.

"Che cosa hai detto, marmocchio?!"
"Niente, niente, Nancy…facevo per dire!"
"Brutto piccolo screanzato che non sei altro! Se non abbassi quella vocina del cazzo giuro che ti faccio andare quel waffle di travers…"
"Che succede laggiù?!" aveva strillato Karen con uno sbuffo di esasperazione, non potendo credere che i due figli maggiori non potessero proprio evitarsi uno spettacolo simile, neppure davanti ai loro amici:
"Ragazzi, vi prego…almeno sta mattina!"
"Scusa mamma!" avevano risposto all'unisono i due maggiori di casa Wheeler con un finto sorriso, sentendo Dustin, Lucas e Max soffocare una risata dentro le tazze dei loro cappuccini, più che avvezzi ormai da tempo ad un simile scambio di battute tra i due amici.

"C'è qualcosa che dovrei sapere?" Mike aveva sentito Will domandare con occhi interrogativi ed un colpo di tosse per attirare la sua attenzione, limitandosi a scuotere la testa con aria rassegnata e rassicuratoria:
"Meglio di no, amico, per il tuo stesso bene…"
"Facciamo i conti più tardi, fratellino: goditi quella che sarà la tua colazione!"

"Ti piacciono i waffles, El?"
"Sono squisiti!" Mike aveva visto il suo fiorellino sorridere, il faccino ancora rosso dal poco sonno e dai troppi baci che l'avevano fin quasi consumato, facendo sorridere il ricciolino ancora di più nella sua direzione, vedendola voltarsi verso di lui donandogli il primo luminoso e bellissimo sorriso di quella mattina.
E dire che aveva passato l'intera notte, o meglio quello che ne era rimasto, sdraiato accanto a lei nel loro fortino improvvisato di coperte e luci natalizie: era così assurdo che Mike non vedesse già l'ora di riaverla tra le sue braccia e passare un po' di tempo con lei loro due soli?

"Esatto, sono buonissimi! Grazie, signora Wheeler!"
"Oh, è un piacere, Maxine! È sempre una soddisfazione cucinare per voi, ragazzi: siete sempre così affamati la mattina dopo una delle vostre feste!"
"Sì…e chissà come mai, Maxine!"
"Taci o ti faccio tacere io ficcandoti quel waffles dove so io, Dusti-Bon!"

"…allora?!" il giovane Wheeler aveva visto il suo amico dalla pelle scura volgere due occhi interrogativi verso di lui, facendogli andare per traverso metà sorso di succo di frutta al mirtillo tossendo violentemente:
"Allora…lo avete fatto?"
"Lucas!!" gli occhi di Mike avrebbero potuto quasi commettere un omicidio quella mattina, lanciando all'amico uno sguardo assassino e vedendolo alzare le braccia con aria innocente davanti al suo piatto vuoto della colazione.
"Facevo per dire…solo per dire…" lo aveva sentito sussurrare tra sé e sé per non farsi sentire, ma con una faccia irriverente che avrebbe potuto essere presa a schiaffi anche lì davanti a tutti:
"Insomma, che ti potevi aspettare, che non ti ponessi nemmeno la domanda?! Credo sia il minimo dopo avervi sorpreso questa mattina sdraiati insieme avvinghiati come due fagotti in un fortino di coperte peggio di due topolini in calore dentro un calzino di lana…"
"…LUCAS!"

"Beh...ci si vede tra due settimane, Max!" i nerdini avevano salutato la rossa sulla porta di casa Wheeler, ancora stanca e con gli occhi gonfi ma così immensamente felice che la piccola Hopper credeva di non averla mai vista così, stritolati tutti gli amici in un abbraccio poderoso e scoccato al suo stalker un grande bacio sulle labbra ignorando le risate di tutti, salutando gli amici con un braccio spiegato lungo il vialetto e reggendo con l'altra mano una busta regalo rossa alla vista della quale El aveva visto Mike alzare gli occhi al cielo con un sorriso e Lucas annuirgli con una risatina complice.
Ma El non aveva avuto tempo di fare domande quando aveva scorto dietro l'auto della famiglia Mayfield anche il familiare profilo del furgone della polizia.

"Buon Natale, ragazzi!"
"Fai buon viaggio, Max!"
"Chiama quando arrivi!"
"Cerebro arriverà anche in California, ne sono sicuro! Sarai la nostra cavia sul campo!"
"Certo, Dustin, sicuro!"
"C'è papa! Devo andare anche io!" Mike aveva visto El allungarsi verso di lui sollevandosi sulle punte per raggiungere il suo viso, lasciando a fior di labbra un bacio piccolo e dolce sul suo zigomo, capace di farlo arrossire come un peperone anche lì in mezzo ai loro amici: e pensare a che ben altri tipi di baci si erano scambiati quei due quella notte, in che punti, con che diverse intenzioni ed intensità…
Come era possibile che quel tipo di baci così innocenti e puri fossero comunque, in ogni caso, quelli in grado di far sciogliere il suo cuore di nerdino imbranato un po' di più?

Forse in fondo era vero che solo l'alcool e i bicchierini di troppo erano da sempre in grado di fare magie e di sciogliere i timori anche del più timido dei ricciolini, ma, l'indomani mattina, ogni paladino valoroso tornava ad essere niente meno che il più balbettante ed impacciato dei nerdini.

"Ciao, El!"
"Ci vediamo, ragazzi, grazie della bella serata!"
"A presto, my lady! Ci si becca uno di questi giorni di vacanze!"
"…aspetta!" l'aveva trattenuta Mike un ultimo secondo, prendendo fiato ed imponendo a se stesso di dimenticarsi per un momento dell'ingombrante presenza degli amici attorno a loro:
"Questo…questo è per te…Buon Natale, El!"

E il sorriso di gioia con il quale il suo piccolo fiorellino l'aveva ringraziato alla vista di quel piccolo pacchettino tra le sue maniaveva fatto saltare il cuore di Mike d'amore e di gioia nel petto, facendogli ricordare per l'ennesima volta quanto avrebbe fatto di tutto per tutta la vita pur di veder splendere ancora ed ancora quel suo bel sorriso.

"Grazie Mike! Lo aprirò domani mattina, ma sono già sicura che mi piacerà un sacco!"
"Lo spero, El, davvero…l'ho visto e non ho potuto non pensare a te!"
"Non hai un regalo anche per me, Mike?"
"Buona questa, Will!"
"Io vi ammazzo ragazzi…tutti e tre!"
"Forza, ragazzi! A casa!" li aveva infine ammoniti Karen con aria autoritaria ma gentile, indossato il suo grembiule rosso con le renne bianche in rilievo, quello riservato esclusivamente per la Vigilia di Natale di ogni anno:
"Tutti a casa, forza! Le vostre famiglie si domanderanno dove siete finiti, proprio oggi che è finalmente la Vigilia!"
"…nessuno vuole adottarmi per le prossime 48h, non è vero amici?"

E che i giorni di vacanza fossero scorsi più veloci di un treno in corsa, molto più del normale e di quanto umanamente possibile, era cosa da sempre risaputa, ma che per una piccola ragazzina in particolare quei giorni di relax e divertimento per tutti i suoi coetanei si fossero ben presto trasformati nei più duri e pesanti di quella fine di anno, non sarebbe stato nemmeno da dover precisare.

"Oggi pomeriggio sei dei nostri? All'Arcade alle 16, non puoi mancare!"
"Mi dispiace, Mike, io…"
"Va bene, ho capito, non ti preoccupare…magari domani mattina in biblioteca?"
"Io…"
"Ma El!"
"Scusami, Mike…"
"No no, scusami…scusami tu…ti chiamo più tardi prima di addormentarti?"
"…a più tardi"

La piccola Hopper non aveva più scuse da inventare per le sue continue assenze e rinvii di quelle ultime settimane, prendendo un profondo respiro al termine di ogni chiacchierata con il suo adorabile nerdino, facendo cadere la sua testa sul suo cuscino ed il suo supercomm ai piedi del suo letto con una voglia matta di urlare e scaraventare con la mente qualcosa di molto pesante contro la sua parete.
Con l'arrivo delle vacanze il laboratorio non aveva dato tregua ai suoi quotidiani impegni, anzi, non aveva fatto altro che aumentarli e renderli ancora più odiosi se possibile, ancora di più, in un modo tale che né lei né il suo papà avevano osato replicare, sapendo bene che non c'era per loro modo di impedire che la cosa avvenisse ogni volta, sapendo già di non poter nemmeno osare protestare.

E un Hopper furioso ma rassegnato non aveva potuto fare altro che piegarsi al suo patto e mantenere le sue promesse, accompagnando la sua piccolina ogni giorno lungo le strade verso la periferia della loro cittadina mentre tutti i suoi coetanei accorrevano felici al cinema, al mall o all'Arcade approfittando dei giorni di meritato riposo e di festa, molti pomeriggi, ma altrettante mattine, dalle prime luci dell'alba a quando era ormai buio pesto, non potendo fare altro che sospirare di fronte alla sua bambina sempre più stanca e provata da quelle infine ore dentro quel luogo di tortura, stringendo la sua mano nella sua piccola e senza forze, ogni sera seduti sui sedili anteriori del loro furgone.

"Forse era davvero meglio quando c'era la scuola, El.."
"Decisamente…"
"Come ti senti, piccola?"
"Uno straccio…"
"E hanno detto…"
"…hanno detto domani mattina"
"Razza di luridi vermi bastard…"
"…papà!"
"Sì sì, lo so, kiddo, scusa, ma loro se lo meritano proprio!" El lo aveva visto ogni sera imprecare, battendo i pugni contro il volante del furgone della polizia con un'altra sigaretta a brillare tra le labbra per placare anche solo di poco la sua tensione.

Aveva contato 3, 3 svenimenti della sua piccolina dentro quella vasca, 3 solo nell'ultima settimana, avendola vista urlare e contorcersi dentro l'acqua attaccata a quei fili di quei sensori come ogni altra volta, urlando forte con il sangue a colarle copioso dalle narici e dalle orecchie fuori controllo.
Si era arreso a vederla riprendere colorito solo dopo l'ennesimo sacchetto di trasfusione, imparato a non fare domande quando la vedeva riprendere conoscenza solo dopo sullo stesso lettino, apparentemente ignara del dolore che al suo corpo avevano procurato o della sofferenza che doveva aver percepito.
El, dopo ogni esperimento dentro quella vasca, spinta fino al limite, continuava a non ricordarsi mai nulla di ciò che era avvenuto nelle ultime ore.

"Non può andare avanti per molto così!" il capo della polizia era scattato una sera non potendo proprio trattenersi di più, parandosi con la sua massiccia figura davanti al dottore dai capelli bianchi all'uscita di quel sotterraneo umido e cupo, vedendo il suo viso rugoso alzarsi lentamente verso di lui con un sorriso, i suoi occhi di ghiaccio incastrati nei suoi azzurri e minacciosi:
"Così la ucciderete prima della fine della stagione!"
"Risparmi il fiato, capo, deve ricordarsi già come funziona qui: io faccio il mio lavoro e lei il suo. Non c'è niente di cui deve avere paura"
"Ma mi stia a sentire, dottore…!"

"…ma ho una sorpresa!" aveva sorriso Jim Hopper una sera dentro l'abitacolo del suo furgone, vedendo la sua bambina sorridere stanca ma illuminata a sua volta da un piccolo sorriso ed una scintilla improvvisa di sana curiosità.
La sera del 31 dicembre 1985.
"Che cosa, papà?"
"Che ne diresti di andare ad una festa, El? Sai…è la notte di San Silvestro! Credo che ci siamo proprio meritati un po' di divertimento senza pensieri, non credi?"
"Una festa, papà?! Davvero?!" il capo aveva visto sua figlia esclamare con ritrovato entusiasmo e contentezza, battendo le mani come se la stanchezza e la tristezza fossero volati via dal tubo di scappamento di quel veicolo come il peggiore dei rifiuti tossici in un baleno.
"È un'idea magnifica!"
"Sapevo ti sarebbe piaciuta!"
"Moltissimo! E dove andiamo?"
"Credimi, piccola…" aveva risposto papà Hopper quella sera sorridendo sotto i baffi, ingranando la marcia e puntando gli occhi alla strada buia di fronte a sé, non potendo in cuor suo già attendere di vedere la reazione di sua figlia alla vista della sorpresa che aveva tenuto per giorni in serbo per lei.
E che tipo sorpresa!
In fondo per fare felice la sua piccola non servivano che poche cose al mondo…
"Ti piacerà, ti piacerà di sicuro!"

"Questo dannato affare non funzionerà mai, parola mia!" aveva protestato Will dall'altra parte della città nello stesso momento, rifilando un altro calcio alla tv a tubo catodico bianco e nero della sezione audiovisivi della Biblioteca pubblica di Hawkins quella stessa sera, facendo risuonare il rumore metallico lungo le pareti della stanza silenziosa, lontana dalla musica del salone principale dei festeggiamenti.
"Rilassati, Will, prendere a calci questo televisore non gioverà molto al tuo scopo, ne sono sicuro!" aveva sospirato un Dustin dai capelli impomatati e dal suo solito lungo completo blu scuro, dando fondo all'ultimo residuo di pazienza a sua disposizione e facendosi più vicino all'amico,
"Piuttosto, hai provato a risintonizzare l'antenna ancora una volta?"

"Cosa credi che stia facendo da un'ora, Dustin? Giocando a cricket?!" aveva ribattuto il giovane Byers davanti agli occhi degli amici, facendo sospirare Lucas nei suoi pantaloni bordeaux ancora di più, allentando esasperato anche l'ultimo bottone della sua giacca del medesimo colore.
"Per l'amor del cielo, Byers! È il 31 dicembre e tu non perdi occasione nemmeno questa sera per rompere i coglioni con la tua stupida musica!"
"Si da il caso, amico mio, che questa non sia la mia stupida musica questa sera, ma niente meno che il concerto di apertura del tour!" aveva alzato gli occhi verdi al cielo il ragazzino come a chiedere pietà di lui, muovendo la manopola della tv a destra e sinistra, ottenendo come unico effetto quello di vedere lo schermo nero illuminarsi di lampi bianchi e grigi confusi.

"I Queen aprono il loro ultimo tour al Madison Square Garden di New York in mondovisione la notte di Capodanno ed io me li devo perdere così?! No no, non esiste…questo dannato coso si collegherà entro mezzanotte, fosse l'ultima cosa che faccio!"
"Beh, dai Will…ti restano giusto quella trentina di minuti…"
"Zitto, Lucas!"
"Non ci sai proprio fare con la tecnologia, amico…"
"E zitto pure tu, Dustin!"
"Ma che caratterino…"
"Mike! Puoi darmi una mano al posto che startene lì impalato, per cortesia? Credevo che questo concerto volessi vederlo anche tu!"
"…io?!"

La festa di Capodanno organizzata dal comune dentro la sala principale della Biblioteca era uno degli eventi più mondani della piccola città di Hawkins, per non dire l'unico, per essere sinceri, e nessuno delle famiglie dei nerdini aveva mai preso in considerazione di poter passare l'ultima notte dell'anno in modo diverso da quello, tutti insieme ritrovati a brindare e ballare in allegria, sfoggiando i loro eleganti abiti da sera migliori.
Tutti gli amici avevano sempre giudicato quella festa alquanto noiosa e la sola idea di dover condividere lo stesso luogo con i loro genitori anche in quella occasione dava da sempre loro il voltastomaco, ma erano ancora troppo piccoli per poter richiedere di festeggiare da soli la notte di San Silvestro, ed almeno quella era la giusta occasione per tentare di divertirsi tutti insieme fino a tardi.

Mike aveva tentato di accennare della festa ad El in una delle loro serali telefonate degli ultimi giorni, ma visti i continui rifiuti da parte del suo fiorellino nelle ultime occasioni, il ricciolino si era abbastanza arreso che nessuna sorpresa inaspettata potesse sopraggiungere per lui quella sera: inoltre, il capo Hopper non era mai stato tipo da simili feste e celebrazioni.

"Terra chiama Mike!"
"Rispondete!"
"Ci sono, ci sono, scusate, è solo che…"
"…è solo che nessuna serata al mondo può essere più bella senza El!"
"Io non ho detto questo!"
"Però l'hai pensato, Mike!"
"Come siete pesanti, ragazzi, davvero…"
"Pesanti ma ragionevoli, amico! Devi ammetterlo!"
"Io non cred…"
"Insomma! Nessuno di voi si decide a darmi una mano qui?!"

Ma quando con un'ultima imprecazione a fior di labbra di Lucas, un'ultima protesta da parte di Dustin nei confronti dell'amico ed un poderoso calcio di Will alla base del malcapitato televisore, il primo piano in bianco e nero di Freddie aveva preso vita sullo schermo finalmente acceso e sintonizzato della tv, illuminando le pareti tutt'intorno e riempiendo la stanza delle note di Don't stop me now, Mike era stato l'unico a voltarsi di scatto verso la porta d'ingresso improvvisamente spalancata, aspettandosi di trovarsi di fronte niente se non il volto arcigno ed accigliato della bibliotecaria, non meno decisa a farla passare loro liscia nemmeno in una serata come quella.

"È partito! Lo sapevo!"
"Miracolo!"
"Eureka!"
"Ragazzi, aspettate, ma quella è…"
"…El!"

Ma quando la figura piccola e sottile di El si era palesata dietro la porta di quella sala della sezione audiovisivi nel suo elegante vestito rosso e bianco stretto in vita e morbido lungo i fianchi, il giovane Wheeler era rimasto qualche secondo immobile con la lebbra spalancate di fronte a quella inattesa visione, domandandosi in cuor suo se lo stesso solo immaginando, se quello non fosse solo un riflesso del suo più coraggioso desiderio di quella notte magica e dalle mille sorprese.

Eppure no, non era solo una visione, era davvero vera: El era lì con il suo bel vestito, il suo più bel sorriso ed al collo la collana regalo di Natale di Mike per lei, un pendente con una piccola boccia contenente un fiorellino essiccato piccolo e rosa, piccolo, bello e semplice esattamente come lei.
Non era una visione, non solo una proiezione: era il suo più bel desiderio di mezzanotte già realizzatosi un po' in anticipo quella sera, solo per lui.

"Ciao ragazzi!"
"Oddio, El! Ci sei anche tu questa sera! Questa sì che è una sorpresa!"
"Ma..ma come?!" aveva balbettato Mike non riuscendo a trattenersi dal sorridere come un bambino, vedendola raggiungerli di corsa lungo quella stanza in un battibaleno, gettandogli per prima le braccia intorno al collo.
"E questa novità?"
"Beh, non solo tu sei bravo a fare le sorprese, Mike!"
"So don't stop me now don't stop me
'Cause I'm having a good time, having a good time!!!"

E quella festa di Capodanno, a cavallo tra l'85 e l'86, nella piccola biblioteca pubblica di Hawkins, non avrebbe mai potuto divenire per quei nerdini più emozionante ed indimenticabile di così.
Ognuno per i suoi buoni, buonissimi motivi…

"I'm a shooting star,
leaping through the sky
Like a tiger defying the laws of gravity
I'm a racing car,
passing by like Lady Godiva
I'm gonna go, go, go
There's no stopping meeeeeeee"
"Will, sul serio, porco cazzo! Intendi stare per tutta la sera chiuso qua dentro per caso?! Il conto alla rovescia sta per cominciare!"
"Don't stop me nooooow!"
"Sei un caso disperato, amico…"
"Non potrò andare a nessun loro concerto nel prossimo anno, Lucas…almeno stai zitto e permettimi di sognare!"
"Ma dov'è finito, Mike?! È sparito!"
"E te lo domandi anche, amico?!"

"Sei davvero, davvero bellissima questa sera!" aveva sorriso Mike almeno un milione di volte nell'arco di quella stessa notte, passeggiando con la sua principessa lungo gli scaffali più alti del piano superiore della biblioteca, più appartati e protetti dal volume alto della musica e dagli occhi indiscreti, ridendo con lei come due cretini, nascondendosi ogni qual volta dei passi in lontananza davano loro l'impressione di non essere più soli.
Quella serata aveva donato al piccolo nerdino molte più gioie di quanto avrebbe mai potuto osare sperare.
"Forte, forte….fortissimo!"

"E questo vestito…stai davvero benissimo!"
"Anche tu stai bene, Mike!" aveva risposto El accarezzando il colletto della sua giacca grigio scuro, abbastanza vicina al suo viso da respirare a pieni polmoni una boccata di quel suo buon profumo di shampoo direttamente dai suoi ricci.
Il suo papà le aveva proprio fatto un regalo inaspettato quella sera, El non avrebbe potuto che essergli riconoscente fino alla fine del nuovo anno alle porte, anche se era da almeno una buona mezz'ora che El lo aveva completamente perso di vista, dopo essersi allontanarsi con Joyce verso il buffet dei vini…

"Questo colore ti dona davvero, Mike!"
"E a te dona sempre tutto, El!"
"Ti ringrazio…"
"Allora, che proposito hai per il nuovo anno?"
"Pro…proposito?" aveva domandato la piccola sbattendo due occhioni grandi e confusi, di fronte al suo ricciolino da sempre più che felice di illustrarle il significato di ogni nuova parola a lei sconosciuta:
"Proposito! Sì, proposito, El!"
"Che cos'è un proposito, Mike?"
"È come una meta, un punto di arrivo! Un impegno che qualcuno si prende all'inizio di un nuovo anno, con se stesso o con qualcun altro, dando il massimo per poi realizzarlo di mese in mese…ecco cos'è un proposito, El!"

"Oh…capisco!" aveva annuito El abbassando lo sguardo ai suoi piedi, non potendo fare a meno di sentirsi percorsa da un brivido di tristezza.
Quale sarebbe potuto essere il suo obbiettivo di quel nuovo anno appena iniziato? Quale quello dei prossimi mesi se non semplicemente quello di continuare a vivere, cosa non facile visti i ritmi impostale di quelle giornate sempre più terribili dentro quel laboratorio dell'orrore, quale forse se non quello semplicemente di sopravvivere?
"E tu mantieni sempre i propositi che ti prendi, Mike?"

"Beh, ecco…non direi, non sempre…non sempre ci riesco, no…" il fiorellino aveva visto le guance del suo ricciolino prendere colore sul suo viso pallido e ricoperto di lentiggini, non potendo tuttavia non intravedere una punta di luce farsi strada dal fondo dei suoi occhioni scuri:
"Eppure…quest'anno ne ho uno, El, ed intendo mantenerlo e portarlo a termine costi quel che costi!"
"E che cosa sarebbe, Mike?"
"Beh, ecco…"

Il giovane Wheeler aveva preso fiato a quelle parole, non potendo non notare un fastidioso seppur inevitabile tremolio nella sua voce: cavolo, uscivano insieme da quasi due mesi, erano una coppia a tutti gli effetti e le loro iniziali ancora decoravano il tessuto bianco delle loro converse che non si toglievano mai dai piedi, avevano dormito insieme in più di un'occasione e le sue labbra e le sue mani avevano sfiorato punti di lei che fino a pochi mesi prima lo avrebbero fatto svenire al solo pensiero, era mai possibile che ora provasse imbarazzo a domandarle proprio quello?!

"Beh, sai, El…ogni liceo organizza un evento alla fine dell'anno scolastico nel mese di giugno, una festa per la quale le matricole sono invitate nella palestra della scuola per uno stupido ballo o qualcosa di simile…ci si veste eleganti e di solito la musica fa parecchio schifo, ma i ragazzi so già che insisteranno per andarci, perciò…"
"…sì?" El aveva sorriso avendo intuito dove il suo cavaliere era già intenzionato di andare a parare quella sera, ma divertendosi troppo nel vederlo così genuinamente imbarazzato per venire in suo soccorso senza lasciarlo proseguire.

"Sai, El…è un ballo a cui si va in coppia…quindi io volevo…" Mike aveva deglutito come un ragazzino di fronte niente meno che alla sua prima cotta, non potendo fare a meno di pensare che, se mai avesse conosciuto quella ragazza appena un anno prima, anche il suo Snowball dell'ultimo anno di Middle non sarebbe stato certo il totale disastro che invece era stato per lui.
E ora che finalmente aveva un angelo come lei nella sua vita e tra le sue braccia, non era proprio quello il caso di sprecare altro tempo così!

"Volevo chiederti se tu…"
"…sì, Mike?"
"…se tu volevi venire al ballo di fine anno…con me?"

"Sei un idiota, Mike Wheeler!" il paladino aveva sentito la sua principessa ridere, rispondendo con quelle parole certo molto diverse da quelle che lui si sarebbe mai immaginato:
"Dunque è un sì…o è un no, El?"
"Non dovevi nemmeno chiedermelo, razza di un nerdino imbranato!" aveva riso El alzandosi sulle punte e facendosi più vicina al suo viso, avvertendo il suo cuore scoppiare di gioia al pari di una delle vere principesse dei suoi racconti, invitata niente meno che dal paladino più affascinante di tutti ad un gran ballo, un ballo vero quella volta, facendole chiedere se quello non potesse semplicemente essere il più dolce dei proposti del mondo.

"È un sì…certo che è un sì, Mike!"
"Promesso, El?"
"Promesso, Mike?"

"Vieni con me!" l'aveva presa per mano Mike con un enorme sorriso, camminando e correndo insieme lungo quegli scaffali più contorti di un labirinto segreto ed incantato, alla ricerca di uno spazio più intimo ed appartato dove suggellare quel proposito e quella promessa con niente di più se non con il più intimo dei baci.
"Qui, qui è perfetto!"
"Vieni qui tu!"

Ma quando già un po' troppo vicini e con i loro due sorrisi già uniti in uno unico ancora più enorme e meraviglioso, i due ragazzini erano stati spaventati di soprassalto dal tonfo sordo di una pila di libri rovinati a terra da uno scaffale alle loro spalle, erano stati altrettanto sgomenti, sconvolti ed imbarazzati i due volti che avevano ritrovato alle loro spalle dietro di loro: una coppia imboscata tra quegli scaffali esattamente come loro in una cerca di intimità e solitudine, due visi rossi ed ancora accaldati, quasi perfino più dei loro.

"…papà?!"
"…signora Byers?!"

"Oh! Ciao Mike! ….El!" aveva balbetto Joyce Byers con un sorriso imbarazzato e di circostanza, nascondendo dietro l'orecchio una ciocca di capelli ricaduta dalla sua elegante acconciatura.
"Anche..anche voi qui, ragazzi?"
"Già, a quanto sembra…!" aveva ribattuto Mike con un sorrisetto sfacciato e sghembo, forzando la mano almeno per una volta nella sua intera vita, ben sapendo che mai, se non in quella occasione, il manico del coltello sarebbe potuto essere a suo favore più di così.
E il giovane Wheeler era stato più che deciso ad approfittarne, per una volta nella sua intera vita.

"Sera, capo! Sta trascorrendo una buona serata?"
"Magnifica prima di vederti rompermi le uova nel paniere anche in questa occasione, Wheeler…" un mai più imbarazzato e con le labbra sporche di rossetto Hopper aveva ringhiato tra i denti di contro quell'impertinente piccolo ricciolino, facendo trattenere una risata a lui così come al suo piccolo fiorellino, senza successo, uscendo entrambi scoppiare a ridere senza contegno davanti ai due adulti colti in flagrante come due ragazzini.

"Avete due minuti per tornarvene al piano di sotto, signorini…mi avete capito?"
"Agli ordini, capo! Dove ha nascosto questa sera il distintivo? Dentro la fodera dei pantaloni?"
"Mike Wheeler sei un ragazzo morto, parola mia…"

E quando le settimane furono volate veloci come un treno, tra i compiti delle vacanze da terminare, qualche nevicata e una o due sporadiche uscite al cinema o alla sala giochi, in men che non si dica le festività natalizie non erano che un lontano ricordo per gli studenti della Hawkins High School, già di ritorno tra i banchi di scuola al primo giorno di lezioni: e, come ogni lunedì che si fosse mai rispettato, la settimana per due piccoli nerdini non avrebbe potuto mai iniziare in modo migliore se non con una bella lezione di chimica.

"Eccovi finalmente!"
"Sempre gli ultimi ad uscire, mi raccomando!"
"Che ci siamo persi?" aveva chiesto Mike raggiungendo gli amici lungo il corridoio fianco a fianco al suo fiorellino, fin di fronte ai loro armadietti dove il party era in preda ad una frenesia decisamente più grande di quella solita del lunedì per l'ultimo pezzo di Radio Shack scelto da Will.

"Cosa sono quelle facce, ragazzi?"
"Ma come?! Non l'avete saputo?!" aveva esclamato Max con entusiasmo alle stelle, facendo ondeggiare i capelli rossi contro il viso leggermente più iscurito ed abbronzato dalle due settimane trascorse nello stato dove il gelo ed il freddo sembra non arrivare mai.
"Il preside l'ha annunciato sta mattina, prima del suono della prima ora!"
"Non c'è da stupirsi, sicuramente in quel momento eravate già intenti a fare i procioni sotto il vostro banco in prima fila nell'aula di chimica…"
"Taci, stalker, non è il momento! Questa notizia è troppo importante!"

Mike ed El avevano fatto scorrere gli occhi confusi da un viso all'altro dei loro migliori amici, incapaci di scegliere tra tutti chi potesse mai essere eletto come il più entusiasta ed euforico quella mattina lungo quel corridoio:
"Ma che succede, ragazzi?"
"Parlate, forza!"
"Andiamo in gita!!" aveva strillato Dustin con quanto fiato aveva in gola, alzando al cielo due pugni in segno di vittoria con talmente tanto entusiasmo da non badare neppure al suo amato capellino blu bianco e rosso, finito a terra per la troppa irruenza del suo proprietario.

"In gita sulla neve, una notte fuori, solo per noi primini!" aveva chiarito Will non più nella pelle per la gioia, battendo il cinque con l'amico dalla pelle scura all'antina del suo armadietto, facendolo suonare sbatacchiando come un tamburo:
"Si va a sciare!"

"Fo…forte!" aveva balbettato El come prima risposta con un immediato sorriso, imponendosi di non domandarsi cosa le parole "sciare" o "gita sulla neve" volessero realmente dire, più impregnata a domandarsi come avrebbe potuto mai riuscire a dire agli amici di no anche in quella occasione: perché era impossibile il suo papà riuscisse a convincere i dottori al laboratorio a farle saltare anche solo per un pomeriggio i loro quotidiani incontri…non era vero?

"Forte, fortissimo!" aveva esclamato al suo fianco Mike immediatamente entusiasta almeno quanto il resto dei suoi migliori amici:
"È da una vita che non vado a sciare! I miei vecchi scii credono possano andare bene ad Holly ormai…"
"Non avevo dubbi, Wheeler…"
"Oggi pomeriggio shopping, non voglio sentire ragioni!" la piccola Hopper si era sentita tirare per il braccio dalla frenesia della sua migliore amica, ritrovando accanto a sé due occhioni verdi spalancati ed impazienti, letteralmente non più nelle orbite.

"Non puoi dirmi di no, El! Non abbiamo molto tempo!"
"Ma, io…" aveva deglutito la piccola sentendo salire la voglia di piangere lungo quel corridoio, chiedendo a se stessa che male avesse mai fatto nella sua vita per non poter essere a tutti gli effetti una semplice ragazzina normale come tutti i suoi coetanei: perché solo a lei dovevano toccare tutti quei continui no?

"Io…io non so se papà mi permetterà di venire in gita, se è fuori dall'orario di scuola…"
"Sciocchezze! È perfettamente nell'orario!" aveva esclamato Will con tono risoluto, facendo voltare quel fiorellino immediatamente verso di lui:
"Davvero? E come?!"
"È una gita organizzata con il prof Cooper di educazione fisica! Un'occasione come un'altra per fracassare le nostre fragili ossa riducendole in poltiglia credo…"
"Da…davvero?!"
"Certo che sì! Si tratta di una lezione di educazione fisica vera e propria! Neppure il capo Hopper potrà protestare con i suoi baffoni questa volta!"
"Oddio ma è…è meraviglioso!"

Mike aveva sorriso vedendo il suo fiorellino lasciar cadere i libri dalle sue braccia iniziando a saltare in modo incontenibile lungo il pavimento a mattonelle rosse di quel corridoio, sentendola urlare elettrizzata e ridere con la ragazza dai capelli rossi proprio di fronte a lei, non perdendo occasione tuttavia per non rifilare prima al suo piccolo ricciolino uno sguardo così carico di attesa ed emozione che sarebbe stato davvero difficile stabilire chi tra gli amici fosse più al settimo cielo in quel preciso momento.

"La nostra prima gita da liceali, ragazzi!"
"Non vedo l'ora, cazzo!"
"Allora, siamo intese, El?" aveva sorriso la rossa con una strizzata d'occhio, facendolo annuire la ragazzina prima ancora di aver sentito concludere la sua richiesta, con un piccolo tuffo al cuore di emozione:
"Alle 19:30 al mall, d'accordo, El?"

*

"Okay, direi che questo dovrebbe essere proprio il posto giusto!"

El stava facendo ancora molta fatica quel lunedì sera a non credere di essere caduta a due piedi nel bel mezzo di un bel sogno: un desiderio inespresso, uno di quelli da esprimere davanti alla candelina del suo compleanno che il suo papà adottivo le aveva presentato davanti al viso negli unici due compleanni della sua intera vita ad occhi ben ben chiusi, o uno di quelli da sognare invece ad occhi aperti davanti ad un alberello di Natale un po' striminzito e perfin sbilenco quale era stato quello che lei e il capo Hopper erano riusciti a sistemare quell'anno nel loro soggiorno, prima che la signora Byers con tanto di figli appresso non facesse irruzione a sorpresa nella loro piccola casetta in mezzo al bosco il 25 mattina, rendendo quel Natale davvero il più sorprendente ed inaspettato che la piccola mai avrebbe potuto immaginare.

"Non hanno potuto dirmi di no…" aveva annunciato solennemente uno stranamente allegro e di buon umore capo della polizia, appena una manciata di minuti ed una corsa in furgone fino al mall prima, facendo stringere a quel fiorellino le mani tra di loro a mó di preghiera davanti al viso ancora di più, non potendo però non sciogliersi fin da allora nel sorriso di gioia di chi crede di conoscere già la risposta:
"E quindi? Che hanno detto?!"
"…è per la scuola, kiddo, fa parte dell'accordo…non hanno potuto protestare e così ti hanno concesso un pomeriggio…un pomeriggio per la tua gita!"
"Oddio, papà!! Non ci credo!!!"

"Nemmeno io, piccola…" aveva sussurrato Hopper vedendola sporgersi dal sedile della vettura per lanciarsi letteralmente a capofitto tra le sue braccia, stringendola forte a sé e cullandola dolcemente, tenendo a freno il papà ansioso ed iperprotettivo già messo sull'attenti nel centro del suo pancione: per i discorsi e le raccomandazioni ci sarebbe stato tempo un altro giorno, non aveva proprio nessun diritto di rovinare a sua figlia quel momento di gioia per così poco…

"Andrò in gita…con i miei amici! Un giorno intero, perfino di pomeriggio!! Papà!!!"
"Te lo sei meritato, piccolina, te lo sei meritato!" aveva sorriso il capo con aria felice, scostandosi da quell'abbraccio solo per affondare una mano nella tasca posteriore dei suoi pantaloni:
"A quanto pare i sapientoni lì dentro hanno detto che 24h serviranno anche a loro per regolare i loro marchingegni o stronzate simili…nelle ultime settimane quei vermi schifosi ti hanno spremuto per bene, era il minimo che potessero concederti per impedirmi di far saltare in aria questo dannato coso!" El lo aveva visto boffonchiare tra sé e sé, aprendo tra le mani il suo portafoglio vecchio e logoro ma a lui tanto caro, scorrendo con le dita ed infine sporgendole una manciata di verdi bigliettoni:
"Un po' di riposo è quello che ti sei meritata, piccolina, ma ora…tu e la tua amica Maxine non avevate per caso un appuntamento per fare un po' di shopping pre-gita?"

"Sì, è decisamente questo il negozio!" annunció Max solennemente quella sera, bloccandosi di fronte all'insegna luminosa di un negozio davanti al quale El non credeva di essersi mai fermata nemmeno per sbaglio:
Sport Active, solo vere marche per veri sportivi!

"Questo è il posto dove mio fratello spende la gran parte della sua parte di paghetta ogni mese: deve essere per i suoi integratori e strumenti da maniaco, credo…" la piccola Hopper vide l'amica dai capelli rossi scuotere la testa in modo risoluto, tirando fuori dalla tasca con aria da intenditrice una lista scritta a pennarello direttamente sul palmo aperto della sua stessa mano sinistra.
"Dunque: un pile, collant termici, tuta da neve, guanti…spero proprio ci siano ancora i saldi lì dentro o non ci staremo mai nel budget, cazzo!"
"…saldi?" domandò El con aria confusa, vedendo la ragazza voltarsi al suo fianco con aria più che comprensiva, prendendola sottobraccio e tirandola con sé verso l'ingresso di quel negozio profumato di talco e deodorante maschile.
"Credimi, El…devi decisamente venire più spesso a fare shopping con me!"

E in breve tempo El dovette ammettere che fare shopping con la sua migliore, se non unica, amica aveva tutta l'aria di essere divertente almeno quanto lo era stata quella mattina di molti mesi prima con la sua amica Joyce all'interno di quello stesso mall, quel sabato mattina prima dell'appuntamento di studio a casa del suo nerdino, la prima occasione nella quale aveva capito non potesse certo continuare ad essere definito per lei un semplice amico.
"C'è il prendi due e paghi uno! Troppo forte, El, non è vero? Questa si che è la nostra sera fortunata!"
"Fo…forte, Max! Forte!"
"Vieni! Andiamo a cercare i camerini per provarci tutta questa roba!"

Ed El non era poi così sicura di aver indovinato il verso giusto con il quale indossare quei pesanti collant di lana che le davano uno gran prurito, ma il pile azzurro fluo che Max aveva scelto per lei, d'altro canto, era così morbido e caldo, e l'amica sembrava essere così entusiasta della sua scelta, che El non osò neppure protestare o porre ulteriori domande in proposito, nemmeno quando, all'uscita dei camerini, le due ragazzine si furono ritrovate l'una di fronte all'altra nelle loro ingombranti tute da neve dai colori sgargianti e fluo, molto alla moda ma decisamente improponibili, scoppiando a ridere senza aver bisogno di parole, ammirando le rispettive immagini riflesse nello specchio.

"Almeno non avremo freddo, questo è più che certo!"
"Sembriamo uno di quei burrito che papà ama tanto mangiare la domenica sera davanti alla tv…"
"Certo! Ma decisamente con più stile!"
"Serve davvero tutta questa roba per andare sulla neve, Max?"
"Sicuro! Ma di certo non è tutto quello di cui abbiamo bisogno per questa gita…"

Max vide l'amica voltarsi verso di lei con entrambe le sopracciglia alzate e sguardo interrogativo, vedendola sorridere soddisfatta con l'aria di una che sa il fatto suo:
"…ah no?"
"No di certo, El! Abbiamo appena cominciato! Dai, togliamoci di dosso tutta questa roba ed andiamo a pagare, forza! C'è un altro negozio nel quale dobbiamo decisamente passare!"

E quando le due amiche, seppur con due più pesanti ed ingombranti buste della spesa, ebbero percorso di corsa il corridoio principale del primo piano dello Starcourt Mall, ancora affollato di acquirenti e curiosi nonostante la tarda ora di cena, a mezz'ora dalla chiusura, la piccola Hopper si chiese per un secondo per quale motivo mai al mondo la sua amica l'avesse mai condotta fin di fronte ad un negozio di pigiami ed articoli per la notte:
"Qui? Max, ma io…io ho già un pigiama!"
"Oh non lo metto in dubbio, El! Ma non hai decisamente quello che ci occorre per…"

El la vide varcare la soglia prima di lei facendosi largo tra le grucce e gli scaffali con aria da padrona, mostrandole con aria fiera davanti al suo viso una tuta unica di pesante e morbido tessuto di peluches:
"…non per la festa in pigiama della nostra prima gita!"
"Che cosa?!"

"È la festa in pigiama, El! È una tradizione delle matricole per la loro prima gita, in occasione della loro prima notte insieme tra compagni di liceo!" spiegó la rossa facendo brillare i suoi occhi verdi con aria astuta, mostrando con un gesto della mano l'intero reparto del negozio riservato a quei buffi pigiamoni di pelo rappresentanti ognuno un animale diverso, con tanto di cappuccio annesso:
"Ma ovviamente, non un pigiama qualsiasi…ma questo tipo di pigiama, amica mia!"

"Okay, questa non l'avevo davvero mai sentita…" sospirò El con aria scettica e incerta, scorrendo di fronte al viso gruccia dopo gruccia con movimenti lenti delle sue dita, cercando di fare mente locale di un romanzo, un film, una soap opera alla tv nella quale poteva avere mai sentito parlare prima di una simile follia: stranamente, non sembrava venirle in mente proprio un bel niente.
"Sei sicura Max che sia necessario?"
"Necessario? È fondamentale, El, ma vuoi scherzare! Perfino tra i ragazzi è risaputa questa iniziativa! Vedrai, prima di partire anche loro saranno costretti a fare una scappatina fino a qui!"

"Davvero anche i ragazzi indosseranno quella sera un pigiama come questo?" la giovane Mayfield fece spallucce davanti agli occhi stralunati della sua migliore amica, prendendo dalle grucce un pigiama a forma di gatto dal morbido tessuto grigio:
"Sicuro! Gli conviene almeno se vogliono che rivolga loro ancora la parola, per una volta che è il nostro turno fare qualcosa di nuovo e divertente in quella noia di scuola! Io mi provo questo, El, ti aspetto ai camerini! Che animale scegli tu?"

"Non saprei…" El deglutì voltandosi verso le grucce, tentando di non arrossire immaginando la faccia di Mike con uno di quei ridicoli pigiami di pelo indosso.
In fondo, Max sembrava sapere il fatto suo, come sempre del resto: aveva mai qualche valida ragione per la quale non avrebbe dovuto starla a sentire?
"Io pensavo tipo…questo!" sorrise El tra sé afferrando tra le dita decisa un tessuto morbido e color rosa, voltandosi accanto a sé appena in tempo per ritrovarsi sola lungo gli scaffali di quel negozio di articoli da notte.

"Max! Ma dove sei?"
"Ai camerini, per di qua!" fece eco da lontano la voce dell'amica, tirando la tenda del suo camerino come una star del cinema, mostrando agli occhi della piccola, con una doppia piroetta, il suo pigiama a forma di micio con tanto di orecchiette sul cappuccio e di coda di pelo.
"Allora? Come mi sta? Non è decisamente il mio animale guida?"
"È molto…molto carino!" annuì El gentilmente, vedendolo l'amica imitare un miagolio lisciandosi le unghie, non potendo fare a meno di ridere concludendo che quello shopping era decisamente ancora più divertente di quello che aveva fatto con la sua amica Joyce.
Più folle per lo meno, quello poco ma sicuro.

"E tu cosa hai scelto? Provalo sù!"
"Arrivo!" sussurró El tirando ansiosa la tenda del suo camerino, sfilandosi i jeans a vita alta, il maglione e le converse bianche dai piedi per indossare quel pigiama dal morbido tessuto, così morbido e caldo da farle quasi credere che avrebbe potuto sul serio per sempre andare in giro ovunque così.
Tessuto rosa, una codina a funghetto sul fondo schiena, due lunghe e morbide orecchie sul cappuccio…
"Coniglietta? Wow, El…sexy!" la piccola Hopper non poté fare a meno di sobbalzare alla voce dell'amica dietro di sé, vedendo Max fare capolino con la testa al di là della tenda tirata del suo camerino, facendo arrivare il cuore direttamente in gola per lo spavento.

"Max! Io…mi hai spaventata!"
"Wow, fiorellino, i miei complimenti non ti facevo mica così audace, sai?" la rossa proseguì senza dare ascolto alle proteste dell'amica, appoggiandosi con nonchalance allo stipite del suo camerino ed incrociando le braccia al petto, lanciandole uno sguardo d'intesa attraverso lo specchio, direttamente al viso dell'amica:
"Cos'è, vuoi che Mike prenda fuoco ancor prima di salire sù in camera con te, El?"

"Io…io…" balbettò El abbassando lo sguardo ai suoi piedi e facendo di tutto per impedirsi di prendere fuoco di fronte a lei in quel momento, sentendo l'amica dai capelli rossi sghignazzare divertita, prendendo in giro bonariamente la timidezza della sua amica:
"Eddai, El, facevo per dire! Non è mica il caso di arrossire così!"
"Io non…non avevo notato fosse un costume da…da coniglio…" deglutì El avvertendo le guance avvampare ancora di più, sentendo le mani di Max farsi immediatamente sulle sue con aria comprensiva, facendola ruotare di spalle verso di lei, seppur con un sorriso ancora maliziosamente divertito sul viso.

"Coniglietta, El, per essere precisi…e ti sta molto bene, non vedo per quale motivo non debba essere il tuo!" la piccola Hopper la vide sorridere gentile, facendole muovere a sua volta un piccolo innocente sorriso sulle labbra rosse di bocciolo:
"Davvero, Max?"
"Certo! Fossi in te prenderei questo non c'è dubbio!" annuì la giovane Mayfield con aria convinta, non potendo tuttavia trattenersi dal commentare ancora, unito ad un occhiolino:
"Ed in fondo, né te né Mike siete due santi, non darla tanto da credere a me, signorina! Sono la fidanzata di Lucas anche io da molto tempo, cara mia, alcune cose le capisco, credimi…ed, inoltre, basta vedere come te e Mike vi baciate per chiedersi cosa vi trattenga ancora dal prendere fuoco peggio di due conigli in calore!"

L'effetto che sulle guance della piccola ebbero in quel preciso momento quelle semplici parole sarebbe stato paragonabile ad un'insolazione di una settimana su di una spiaggia nel bel mezzo di agosto per la giovane Hopper, non avrebbe saputo dire se più imbarazzata al ricordo di quei baci decisamente un po' troppo caldi e focosi scambiati con il suo ricciolino all'ultima festa prima di Natale a casa di Steve, o perché Max, così come i restanti loro amici, fosse certo più che consapevole di che tipo di effusioni si erano scambiati quei due, avendo creduto invece di essere da soli al di fuori del mondo.
Il calore, le guance calde da scottare, il fiatone e quello strano strappo più forte che mai proprio al sotto del suo ombelico, quella voglia folle ed intensa di averlo solo più vicino, ancora più vicino…

"El…" la piccola rossa come un pomodoro sentì l'amica continuare con tono immediatamente più comprensivo, accarezzandole con dita leggere e gentili il palmo della sua mano stretta nella sua:
"Guarda che ti capisco, eh, lo so anche io che cosa si prova! E non c'è niente di male, davvero!" El rialzò gli occhi in sù in direzione dell'amica, ancora a tratti un po' confusa un po' imbarazzata, con quei due buffi pigiami di pelo addosso, da far apparire quel momento tra le due amiche ancora più imbarazzante se possibile.
"So cosa provi e non ti devi vergognare!" continuò Max vedendola annuire in modo appena percettibile, studiando l'espressione dei suoi occhi verdi e gentili, come cercando di cogliere appieno il significato di quelle parole uscite in fila dalla sua bocca.

"Davvero…davvero provi quello che provo io, Max? Davvero lo senti…lo senti anche tu? Ed in fondo, io…ma che cosa provo, Max?"

"Non c'è proprio nulla di cui tu ti debba vergognare a provare quello che provi, El!"
"…e io che cosa provo, Max?"

La piccola Hopper vide l'amica sorridere a quelle parole, prendendo un lungo e profondo respiro e abbassando lo sguardo ai suoi piedi per un secondo, in un singolo istante di timidezza, prima di rialzarli nuovamente fieri e disinibiti aperti dentro quelli scuri della sua migliore amica:
"Okay, El, parliamoci chiaro: cosa senti quando Mike ti bacia…in quel modo?"

"Beh, io…" iniziò El alzando gli occhi sopra le loro teste in cerca di parole, non potendo fare a meno di sorridere spontaneamente tra sé e sé, credendo già di conoscere la risposta a quella domanda:
"Beh, ecco, mi sento…mi sento felice, molto felice!"
"Si si ok, ok, felice sì, ma non intendo quello…" sospirò Max scuotendo la testa ed arrossendo sulla punta del naso a sua volta appena appena, ma imponendosi di non cedere a quella piccola forma di imbarazzo o debolezza:
"El, io dico…cosa senti un po' più…più di pancia?"

"Oh…!" El annuì credendo di aver finalmente capito, schiudendo le labbra lentamente e rispondendo con un sussurro, quasi più che convinta che Max non avrebbe quasi potuto sentirla con quel piccolo anelito della sua voce:
"Sento come…come uno strappo! Uno strappo proprio sotto…sotto il mio ombelico!"
"Oh bene, perfetto!"

Il piccolo fiorellino spalancó gli occhi a quella inaspettata reazione, vedendo l'amica annuire con aria risoluta muovendo un passo indietro, tornato sul suo viso in un secondo quell'espressione maliziosa e decisa di chi conosce decisamente di che cosa sta parlando…e che non ha paura di dirlo.
"Ottimo, davvero ottimo, amica mia! Quello che senti non è uno strappo, anzi! Sono le tue stesse ovaie che fremono, El, che fremono dalla voglia di farti dare una bella scopata proprio da Mike!"
"CO…COSA?!"

El boccheggiò come un pesce lesso a quelle parole, non sapendo se sentirsi più sconcertata dalle parole dell'amica, delle quali invero non aveva capito nemmeno molto, o se per il fatto che, come un fiammifero acceso da un lanciafiamme, il suo intero corpo avesse preso istintivamente fuoco a quella risposta, quasi come se la sua stessa carne avesse riconosciuto qualcosa che la sua mente ancora non credeva di conoscere né come chiamare.
E la risata per nulla di scherno ma piuttosto di tenerezza che Max rivolse all'amica dentro quel camerino era solo indice di una complicità mai provata ma della quale, in fondo, entrambe le ragazze credevano di sentire davvero un grande bisogno da molto tempo.

In fondo alla piccola Mayfield sarebbe sempre piaciuto avere un'amica con cui parlare e confidarsi anche di quelle questioni, e la piccola Hopper, da parte sua…qualcosa le diceva che era forse più conveniente chiedere all'amica di chiarire qualche suo piccolo dubbio, forse meglio che chiedere direttamente al suo amato ricciolino in quell'occasione.

"Stai ferma lì, torno subito!" El sentì la rossa sorridere con un'altra strizzata d'occhio, sparendo dietro la tenda del suo camerino ma ritordandovi in un batter d'occhio, portando tra le mani quattro gruccette con appesi due completini di tessuto leggero di pizzo ciascuno, due bianchi e due rossi, una coppia ciascuno.
"Tieni, questi dovrebbero essere la tua taglia…provali!" la ragazza vide l'amica allungare una mano timida sfiorando con la punta delle dita il tessuto leggero di pizzo dei tessuti, rendendo chiaro il sospetto della ragazza su come quella piccolina non avesse mai visto in vita sua mai nulla di simile.
In fondo cosa avrebbe mai potuto aspettarsi la giovane Matfield di diverso da un fiorellino cresciuto in una casa in mezzo al bosco con il capo della polizia, al posto che con i Cosmopolitan di sua madre?

"Provane e dimmi…dimmi solo come ti senti, El!"
"Ok…okay…" deglutì la giovane Hopper ancora poco convinta, sganciando con mani tremanti e timide le bretelle del completino di colore bianco dalla gruccia e guardandolo più da vicino: faceva quasi fatica a capire come infilarselo, per non parlare di tutto quel pizzo! E perché c'era come un piccolo cuscino proprio dentro la coppa, così spessa e diversa dai reggiseni semplici a fascia che le aveva passato così gentilmente anni prima la sua Joyce?

"Allora? Come ti sta? Posso vederti?" chiese curiosa la voce di Max al di là della tenda del suo camerino, non attendendo di sentire una risposta ed intrufolarsi in quello della sua migliore amica con una risatina, indosso anch'essa un provocatore completino rosso fuoco come i suoi capelli, lanciando un'occhiata ammirata ai loro riflessi dentro lo specchio.
"Wow, io direi…direi che ti sta davvero da dio, El!" la piccola la sentì sussurrare con aria rapita, non potendo credere che la stessa immagine che vedeva riflessa di fronte a sé corrispondesse con la sua reale figura:
"Incre…incredibile!"
"Fossi in te lo prenderei senza starci a pensare un minuto di più! Ma tu, El, cosa ne dici?"

Cosa ne diceva El?
Cosa ne diceva la piccola El quella sera?

El quella sera in quel camerino di fronte a quello specchio era decisamente senza parole.
Il tessuto bianco fasciava i suoi fianchi stretti e fini decisamente alla perfezione, battendo nel punto giusto sopra le punte delle ossa del suo bacino appena sporgenti, perdendosi verso l'in giù in una trama di fiori e pizzi.
Il retro era decisamente più sgambato di quanto lei stessa fosse mai stata abituata, anzi era piuttosto a dir poco quasi invisibile, talmente sottile da perdersi nei contorni delle curve dei suoi glutei, non risultando tuttavia scomodi ma piuttosto parecchio confortevoli.
Ma il sopra…il sopra era il pezzo forte dell'intera creazione! Con quei due piccoli cuscinetti di cui El credeva finalmente di comprendere la funzione, il suo piccolo e modesto seno ora era lì slanciato come mai prima verso l'alto lungo il suo petto, apparendo più largo, più prosperoso, a tratti quasi…perfino più morbido, in un modo che la piccola non avrebbe saputo spiegare se non attraverso il termine "magia", facendola sorridere in modo così spontaneo e così stupito, lì di fronte al suo stesso riflesso e agli occhi soddisfatti dell'amica.

"Mi…mi piace, Max! Mi piace!"
"Ti sta veramente, veramente da dio, El!"

Ed El si piaceva, si piaceva davvero quella sera, e non era solo dovuto a quell'insolito reggiseno o ai consigli così sfacciati della sua nuova migliore amica: si piaceva perché era forse quella la prima volta che si vedeva, si vedeva davvero, non con quell'occhio critico a tratti perfino un po' cattivo, volto a nulla se non a cercare in sé e fuori di sé un difetto, come un piccolo neo, qualcosa che le dimostrasse di non essere adatta, di non essere all'altezza, come da sempre credeva di essersi sempre e solo sentita.
No.
Quella sera El si sentiva solamente così: bella, bella perché lo era sul serio, perché lo era per davvero!
Bella perché anche lei meritava di guardarsi per prima con gentilezza, di amarsi per prima a sua volta, di amarsi per poter essere amata a sua volta dagli altri, che fosse dal suo ricciolino dagli occhioni grandi e scuri o dalla sua migliore amica dal grande sorriso luminoso in quel momento ancora acceso accanto a lei.

"Io dico…dico che li prendiamo tutti e quattro, due per te e due per me, El! Che ne dici?"
"Tutti e due? Non ne basta solo uno?" chiese El quella sera con sguardo confuso, vedendo Max volgerle l'ultimo sguardo carico di complicità e di una punta di malizia, scuotendo la testa con aria di una che la sa già da sempre lunga…davvero molto lunga.
"Fidati, El, sarà meglio prenderne due! Quando Mike ti avrà visto la prima volta con questo coso addosso non potrà resistere dal volerti vedere così ancora una volta!"

*

"Maglione di lana, sciarpa, cappello e guanti!"
"Presi!"
"Spazzolino, dentifricio…bagnoschiuma per la doccia!"
"Ho preso tutto, Mike!"
"Bene! Allora non dovremmo avere dimenticato niente, El!"

Il cielo notturno sopra la piccola città di Hawkins nell'Indiana non avrebbe potuto essere più serena e calma di quella sera: il manto nero era scuro sopra i tetti delle case, sgombro di nuvole e puntinato di piccole luci di stelle lontane e silenziose, facendo intendere ai pochi cittadini ancora avvezzi a scrutare il cielo notturno sfidando il freddo di fine inverno, che quella dell'indomani mattina non avrebbe potuto essere decisamente nulla se non una bella giornata di sole.
Le montagne si stagliavano alte all'orizzonte a far perdere la vista attraverso il loro paesaggio, immacolate nel loro bianco dell'ultima nevicata di qualche giorno prima sulle vette da far apparire quella cornice come all'interno di un presepe, illuminate dalla Luna un po' più bassa all'orizzonte, quasi a voler baciare quelle punte rendendole ancora più candide e luminose.

Tutto in quel paesaggio quella sera avrebbe potuto trasmettere calma e pace interiore…eppure, per un gruppo di ragazzini del primo anno di liceo in particolare, quella notte avrebbe potuto senza ombra di dubbio essere annoverata come una delle più ansiogene ed emozionanti della loro intera vita.
Non era forse sempre stato così per tutti i ragazzini, fin dalla notte dei tempi?
Non forse all'ordine del giorno e decisamente più che normale, la sera prima della partenza per un grande viaggio o per la propria prima gita?

"Cavolo…" sospirò Mike al supercomm argentato facendo sorridere la ragazzina di un sorriso beato, mettendosi seduta sul suo materasso dalle lenzuola a fiorellini, tirando un ultimo profondo respiro in direzione del soffitto della sua piccola cameretta: e pensare che la futura notte di lì ad appena 24h l'avrebbe trascorsa in una qualche altra camera lontana, lontana dalla sua casetta, lontana dal suo lettino, lontana addirittura da quello stato dal quale El non ricordava di essersi allontanata neppure per un singolo giorno della sua intera esistenza.
Al quel solo pensiero, quel piccolo fiorellino si sentiva già girare la testa di emozione.

"Staremo via appena un giorno e la mia valigia sembra che mi stia avvertendo di stare per esplodere da un momento all'altro!"
"Anche la mia, Mike! Anche la mia…" rise El lanciando un'occhiata al borsone perfettamente già chiuso e sigillato vicino alla porta socchiusa, facendola sorridere a quella vista ancora di più, una piccola accelerata nel suo petto di pura adrenalina e giovane emozione:
"Credo che sia per via di quella tuta da nave…miseria, ha dovuto aiutarmi papà per riuscire a chiudere tutto!"

"Immagino ci si sia seduto sopra!" commentò il piccolo Wheeler dall'altra parte di quell'apparecchietto, esitando appena qualche secondo di silenzio ma non potendo proprio più trattenersi dal completare la sua affermazione:
"Sai…con il pancione che si ritrova!"

"Guarda che papà ti sente, eh Mike!" lo prese in giro El con voce allarmata, immaginando il viso adorabile del suo ricciolino divenire tutto d'un tratto più pallido che mai:
"…è proprio qui accanto a me in questo momento!"

"Oh merda!" imprecò Mike silenziosamente all'altro capo del supercomm, tossendo violentemente e facendo scoppiare la piccola a ridere senza potersi proprio più contenere.
"Dici…dici davvero, El?"
"No, imbranatino! Ti stavo prendendo in giro!" Mike la udì infine confessare, facendogli emettere a quelle parole un profondo sospiro di sollievo sdraiato sul letto della sua camera al primo piano di casa Wheeler: quella ragazza lo avrebbe fatto uscire di testa o mettere in galera prima della fine dell'anno scolastico, quello era più che certo.

"Ah, è così, signorina! Mi hai fatto quasi prendere un infarto!"
"Lo so bene, Mike…"
"Ma davvero, El? Sei davvero, davvero cattiva!"
"No, amo solo prenderti in giro!"
"Questa me la paghi, sappilo!" El rise a quel suo tono fintamente minaccioso, non riuscendo a contenere tutta l'ansia e l'adrenalina che sicuro non le avrebbe concesso di chiudere occhio per l'arco dell'intera notte.
Non esisteva proprio trucco al mondo per far scorrere il tempo più velocemente di così?

"Non vedo l'ora che sia domani, Mike!"
"Anche io, El…a chi lo dici!"
"Qual è la cosa che non vedi l'ora di fare di più?"
"Beh…sembrerà strano da dire, e forse Max mi prenderebbe in giro fino alla morte se mai dovesse sentirmi in questo momento, ma credo proprio di non vedere l'ora di riprovare a sciare!" ammise il paladino fissando con lo sguardo un punto imprecisato del suo soffitto, tornando con la mente alle settimane bianche della sua infanzia passate con i genitori e la sorella maggiore in una baita affittata stagionalmente nel Maine: non metteva una paio di scii ai piedi da quando era nata la piccola Holly e i fratelli Wheeler avevano dovuto a malincuore vedere sfumare quella bella tradizione, ma il ricordo della cioccolata calda al termine dell'ultima pista con il sole al tramonto sulle vette non sarebbe mai potuto svanire dal suo piccolo cuore così facilmente.

"Tu hai mai provato a sciare, El?"
"Mai!"
"Beh, sono sicuro che sarai bravissima!" El sorrise a quelle gentili rassicurazioni, non potendo non immaginare di sfrecciare veloce sulla neve con quelle buffe tavole sotto i piedi, così come le era capitato di vedere qualche volta in tv durante le olimpiadi degli sport invernali tanto amati dal suo papà: chissà se avrebbe saputo davvero cavarsela con così tanta facilità…ma, d'altronde, da parte sua, la piccola poteva sempre contare su un prezioso asso nella manica.

"E qual è la tua cosa per la quale non vedi l'ora tu, El?"
"Beh…quella specie di festa di domani sera…" ammise El senza nemmeno pensarci, arrossendo appena appena al pensiero che di lì a 24h il suo nerdino ed i suoi amici l'avrebbero vista con quell'imbarazzante pigiama di pelo rosa.
"Cioè, intendo dire…Max mi ha fatto comprare al mall un pigiama per…"
"…per la festa in pigiama, certo!" rispose invece Mike dall'altra parte della linea come se niente fosse, facendo prendere a quel fiorellino un silenzioso sospiro di sollievo: dunque non si era trattata solo di una follia di quella stramba della sua amica!
Quella festa, quella tradizione esisteva davvero!

"Max mi ha detto che la fanno tutti gli anni le matricole alla loro prima gita…a parlato di tradizione!"
"Sicuro! Max ha ragione! Anche mia sorella ne aveva comprato uno per la sua prima gita del liceo! Il suo pigiama era da fenicottero rosa!" El lo udì continuare con voce allegra, facendola sorridere tutto d'un tratto più tranquilla e serena: chissà da che animale aveva deciso di vestirsi lui…El lo avrebbe visto bene come un gattino morbido a macchie come Mr Darsy o un orsetto dal pelo caldo, tutto da abbracciare!

"Fenicottero…forte!"
"Già, Nancs deve conservarlo ancora da qualche parte dentro il suo armadio: dice che un giorno potrebbe servire ad Holly o roba simile…"
"E tu che animale hai scelto, Mike?"
"Beh…" la piccola lo sentì tentennare dall'altra parte della linea, una manciata di secondi di sospensione prima di sussurrare con voce furba la sua risposta:
"Beh…non te lo posso dire, El! È una sorpresa!"
"Che pizza, non è giusto!" Mike la udì protestare con voce imbronciata, non potendo non immaginare quanto dovesse apparire adorabile il suo faccino indispettito in quel momento: forse forse c'era anche un altro momento che Mike non poteva proprio aspettare di più che si realizzasse di lì a poche ore…

"Domani sera lo scoprirai, El! Non dovrai attendere molto!
"Odio ufficialmente le sorprese!"
"Beh…" El lo udì deglutire come per prendere tempo alla ricerca di parole, mettendosi a sedere più dritta ed attenta di quel suo repentino cambio di tono:
"Forse c'è…c'è un altro momento, El, che attendo…forse anche più del tornare a sciare, sai?"
"…e sarebbe?"

Il cuore di quel fiorellino iniziò a pompare in circolo ancora più veloce a quelle parole, sentendo le guance diventare più calde in un secondo e quella familiare sensazione di strappo sotto l'ombelico fare capolino sotto il suo maglione: forse forse El lo aveva già intuito, forse forse avrebbe potuto c'entrare con la chiacchierata con Max dentro quel camerino e quell'insolito ma decisamente sexy completino che El si era decisa a comprare con gli ultimi soldi rimastale in dotazione.
Se mai il suo papà avesse saputo che la sua bambina aveva deciso di investire i suoi risparmi così…

"Beh, El, domani sera…io credo…cioè, per meglio dire, io spero…"
"…sì?"
"Kiddo!"
"Mike! Sei in camera tua?"
"…merda!"

Le voci di Nancy Wheeler e del capo Hopper irruppero in un secondo dentro i loro supercomm lasciando quella frase lì lì sospesa nel vuoto appesa ad un filo, esattamente tale quale due ragazzini senza fiato e senza parole ai due capi della linea, sobbalzati a quei richiami sui rispettivi letti, domandandosi sul serio se la controparte avesse intuito il termine del discorso.
Ma quella conversazione non era più privata né quanto meno sicura: di lì a poche ore attendere ciò che li aspettava sarebbe stato decisamente più conveniente e meno rischioso..

"Devo andare, Mike…"
"Anche io, El…quella rompicoglioni di mia sorella mi sta chiamando: sarà riuscita di nuovo a disallineare i canali della tv!"
"A domani, Mike!"
"A domani, El!"
"Non vedo l'ora di vederti!"
"Sapessi io!"

Mike attese un ultimo secondo prima del consueto "passo e chiudo", sorridendo alla porta bianca della sua stanza come se avesse potuto già davvero averla di fronte, ripetendosi di essere fortunato ed immensamente grato ad averla, non potendo trattenersi di più dal lasciarsi sfuggire dalle labbra quelle ultime parole:
"Buonanotte, fiorellino…domani sera te la darò io di persona!"

"Kiddo! Ti disturbo?" El vide il faccione del suo papà fare capolino da dietro la porta della sua cameretta, facendole scuotere la testa con aria innocente, seduta a gambe incrociate sul suo copriletto:
"Niente affatto, papà! Entra pure!"

"Mike! Posso parlarti un momento? Ti disturbo?"
"Tu mi disturbi sempre, Nancs…che c'è?" sbuffò il giovane Wheeler dall'altra parte città, seduto anch'egli sul lettone della sua cameretta, vedendo la sorella aprire la porta della sua stanza senza attendere nemmeno la risposta, richiudendola a chiave alle sue spalle con aria sospetta, facendogli domandare il perché di quella visita così inattesa e misteriosa:
"Che succede, Nancy? Qualcosa non va?"

"…dobbiamo parlare, Mike!"
"…dobbiamo parlare, kiddo!"

I due ragazzini deglutirono all'unisono, in due parti opposte della città e in due diverse camere da letto, senza potersi vedere o sentire, senza potersi immaginare uniti e vicini in quello stesso momento, coinvolti entrambi, senza neanche bisogno di dirlo, nello stesso medesimo tipo di discussione.
Con termini e toni molto diversi, tuttavia…senza ombra di dubbio!

"Hai preparato la valigia, El?"
"Preso tutto per domani, Mike?"

"Sì!" annuì felice la piccola sul suo lettino di fiori, non trattenendo di fronte al suo papà l'emozione che era certa lui già conoscesse, che l'aveva fatta sorridere e scherzare più del solito per tutto l'arco della cena.

"…sì?" rispose quasi più come una domanda il ricciolino a sua volta, osservando confuso il viso della sorella serio e fisso nel suo, i suoi occhi grandi e scuri del medesimo colore dei suoi, cercando di indovinare il perché del motivo di tanto interesse improvviso nei confronti suoi e della sua gita:
"Perché tanto interesse per la mia partenza, Nancs?"

"So che non vedi l'ora di partire, El, a buon ragione!" annuì il capo con un sorriso ma un'ombra di ansia ed apprensione ad annuvolare i suoi occhioni azzurri:
"Tuttavia…consenti, per due soli minuti, al tuo papà troppo apprensivo di lasciarti le ultime raccomandazioni?"

"C'è qualcosa di cui ti volevo parlare, Mike.." iniziò Nancy Wheeler con il consueto tono da sorella maggiore che Mike tanto odiava ma che improvvisamente gli appariva così insolito quella sera, strizzando gli occhi di fronte alla figura della sorella seduta di fronte a lui su quello stesso suo materasso, il viso già struccato ed i riccioli annodati nei suoi bigodini da farla sembrare quasi più grande della sua stessa età anagrafica.
"..okay…"
"E ti pregherei di starmi a sentire senza fare il cretino ed il marmocchio come tuo solito…"
"Iniziamo decisamente male, Nancy, te lo devo dire…"
"…Mike, ti prego!"

"La prima gita del liceo è un momento bellissimo, kiddo!" El vide il capo annuire appoggiato allo stipite della sua porta a braccia conserte, osservando minuziosamente ogni vasetto di fiori sparso per la sua stanza se non nella sua direzione, tipico segno che stava pensando o cercando di tirare fuori qualcosa di molto, molto imbarazzante in quel discorso:
"Io per primo mi ricordo la mia prima gita della High School quando avevo pressappoco la tua età! Era stata davvero…davvero memorabile!"
"Quale è il ricordo più bello della tua prima gita, papà?"
"Meglio tralasciare, piccola, andiamo avanti…"

"Mike: questa sarà la tua prima gita scolastica della High! È così incredibile tu sia cresciuto così in fretta, fratellino, mi sembra ieri che…"
"Scorri avanti, Nancs, ti prego…"
"Dormirai la tua prima notte fuori casa con i tuoi compagni ed amici, Mike, e…"
"Dormo sempre con i miei amici, Nancy…"
"Oh per l'amor del cielo, Mike! Quello che intendo dire è che…"

Hopper prese un altro profondo respiro, alzando gli occhi al cielo e sfregando tra di loro le manone impazientemente, di fronte agli occhioni spalancati della sua piccolina, sempre più confusa nel chiedersi per quale motivo mai il suo papà dovesse sempre trovarsi in un così grande imbarazzo quando arrivavano a parlare come in quel momento dei suoi anni d'oro del liceo.
"Insomma, kiddo, ho cercato di dirtelo già altre volte: al liceo è facile fare molte cose stupide perché ci si sente grandi, onnipotenti e…"
"Sì, papà, questo me lo avevi già detto…"
"Giusto, giusto, El, scusami…intendevo dire che…"

"Non sono i tuoi amici ad indurmi a fare questo discorso, Mike, ma la tua nuova…amica? Ragazza? Insomma, Mike, sono qui per parlarti di El!"
"Non sono certo di volerti stare a sentire di più!" scosse violentemente i ricci neri sulla sua testa il giovane Wheeler, vedendo concretizzarsi davanti ai suoi occhi le sue peggiori paure a quelle parole: le punte delle sue orecchie stavano già prendendo fuoco davanti alla figura di sua sorella giunti a quel punto del discorso, non poteva proprio aspettare di sentire di più.
Che sua sorella gli facesse la paternale, specie dopo quello che aveva visto e sentito la Vigilia di Natale sulle scale del loro soggiorno, era quanto di peggio il nerdino si sarebbe mai potuto augurare per far morire anche l'ultimo barlume del suo entusiasmo pre-gita.

"Quello che intendevo dire, El…"
"Quello che sto cercando di dirti, Mike…"

"Papà…" sussurrò la piccola con un sorriso comprensivo, gattonando fino al limite del suo letto e prendendo una delle mani rugose e forti del suo papà stretta nelle sue, vedendolo sorridere di certo più sollevato, smorzando la sua tensione.
"Non devo fare nulla di stupido o niente che metta in pericolo me, noi o il nostro accordo…lo so, papà!"
"Sei molto più in gamba di quanto lo sono mai stato io alla tua età, kiddo…questo è poco ma sicuro!"

"Mike, ti supplico, non rendermi la cosa ancora più difficile!" sbottò Nancy su quello stesso suo letto sbuffando con forza, alzando gli occhi al soffitto come ultimo tentativo di concentrazione, arrossata sulle gote libere dal trucco almeno quanto il fratello minore di fronte a lei:
"Non dovrei nemmeno esserci qui io a farti questo discorso questa sera ma mamma, o peggio, papà! Per cui, ti prego, stammi a sentire e non credere che mi stia divertendo ad essere qui! Tu hai ora El ed io avevo Steve alla tua età: non crederti l'unico ad essere mai stato adolescente sotto questo dannato tetto, cazzo!"
"..Nancy!"

"Sono sicura che saprai essere attenta e te la caverai sempre più che bene…" sorrise Hopper accarezzando il palmo della sua mano nella sua, non potendo tuttavia trattenersi dal digrignare i denti all'improvviso a quella improvvisa affermazione:
"Non mi preoccupo di te, infatti, El…ma di quel piccolo screanzato di Michael Wheeler!"
"…papà!!!"

"Nancy, ti prego, davvero…" scosse la testa Mike credendo di poter morire su quel letto tra i suoi stessi cuscini,
"So già quasi di per certo tutto quello che mi stai per dire…cavolo, guarda che non ho più 8 anni, dio mio! Ho studiato biologia con il professor Clarke per tutti e tre gli anni della Middle!"
"A volte la pratica è molto diversa dai tuoi amati libri, Mike…"
"…che?!"
"E sopratutto, permettimi di dire…credo ti possa tornare utile il parere di una ragazza, Mike. Certo, a meno che tu non pensi che Will, Lucas o uno dei tuoi amici possa sapere come affrontare la tua prima volta con una ragazza meglio della sottoscritta…"
"…cazzo, Nancy!"

"…Mike?" chiese El interdetta spalancando di rimando i suoi occhioni, vedendo il faccione del suo papà farsi d'improvviso più paonazzo ed impregnato di sudore, i suoi baffoni ondeggiare in modo minaccioso come lo stantuffo di una grossa pentola a pressione:
"Perché Mike dovrebbe.."
"Perché i ragazzi sono degli idioti alla tua età, El, devi veri autentici idioti…e Mike, credimi, non è da meno"
"…ma perché?"

"Chi ha parlato di pri…di prima volta, Nancy?!" balbettò Mike scuotendo più forte la testa e portando le braccia al cielo come a tentare di scacciare dalla sua mente quella parola, certo già pensata, immaginata, sognata e sospirata con il suo fiorellino, ma improvvisamente così imbarazzante e di certo meno desiderabile, se pronunciata dalle labbra della sua stessa sorella maggiore.
Quella conversazione non avrebbe di certo potuto proseguire mai peggio di così.
"Io non ho mai detto di volere…"
"Mike…sei al liceo e questa è la tua prima gita…" annuì Nancy Wheeler con fare comprensivo, lo stesso sorriso di tenerezza che avrebbe potuto rivolgere alla loro piccola sorellina alla vista del suo ultimo disegno infantile a pastelli colorati.
"È noto a tutti che circa il 40% degli adolescenti americani perde la verginità durante la prima gita…per questo motivo, mi permetto di dirti che…"

"Perché lo è e basta, kiddo, devi credermi…" borbottò il capo più tra sé che per lei, dall'altro lato della città, risentendo risuonare nelle sue orecchie le parole di quel ricciolino impertinente di poche settimane prima, proprio lì a due passi, nel soggiorno della sua cabina:
"Ma qualora sia lei invece a propormi…o ad accettare…"
"Quindi, voglio che tu, piccola, mi prometta solennemente che non farai mai nulla di stupido e che non ti vada di fare, nemmeno se quel marmocchietto impertinente dovesse insistere senza rispetto!"
"Insistere?! E per fare che, papà?!"

Mike non poteva stare a sentirne davvero di più, ormai rosso peggio dei pomodori dell'insalata di sua madre di quella sera, restando semplicemente ad osservare la sorella con sguardo supplichevole, arrendendosi a sperare che, forse, il metodo migliore per porre termine il prima possibile a quella pagliacciata, fosse quello di lasciarla parlare e concludere quel suo imbarazzante discorso.
"Per le ragazze la prima volta è molto importante, Mike, forse più addirittura che per voi ragazzi…a volte può far male, si può essere nervosi…insomma, devi essere più che certo che sia piena volontà di entrambi andare fino in fondo!"
"Lo so, Nancy, lo so…"
"Ecco, bene, ed, inoltre…credo che sia cosa buona e giusta che tu non ti dimentichi di usare le giuste precauzioni!"
"…posso morire qui ed ora, mio buon dio? Ti prego!"

"Non importa, El, non te ne preoccupare adesso!" concluse Hopper con un ultimo sbuffo, allontanandosi da quella parete sotto gli occhi ancora confusi e sconvolti della sua piccola figlia:
"Tu stai semplicemente lontana da Wheeler, limita i baci o meglio, non baciarlo proprio affatto! Stai piuttosto con la tua nuova amica Maxine, lei mi sembra davvero una ragazza a posto! E vai a dormire presto, intesi?"
"Ehm…certo, papà?"

"Perciò, fratellino…credo tu sia meglio metta in valigia anche questi.." Mike vide la sorella estrarre dalla tasca della vestaglia un pacchetto misterioso di cartoncino blu, destando la curiosità di Mike e facendolo allungare il collo lungo il suo stesso materasso.
Ma quando Mike ebbe realizzato in un secondo di cosa davvero si trattasse, rialzando gli occhi di fronte a sé di certo più imbarazzato, ma sicuramente, in fondo in fondo, anche improvvisamente così grato, Nancy era già sparita al di là della porta di quella sua cameretta, facendo richiudere alle sue spalle dall'altro lato del corridoio la stessa porta di camera sua come una furia, potendo però giurare di averla vista sorridere soddisfatta un ultimo secondo, né di scherno né di imbarazzo, quanto piuttosto di vero orgoglio.
"Ecco, Mike…è tutto!"
"Ehm…grazie, Nancs, grazie davvero!"

"Sicuro…niente baci, sì sì!" trattenne una risata la piccola Hopper, rimasta da sola nella sua cameretta rivestita di fiori:
"E chi te lo dice, caro il mio papà, che è la sola cosa che mi andrebbe di fare per tutta la durata della mia gita di domani...in quel modo?"

📼🌼
Salve a tutti fiorellini!!
Allora, questo inverno '85/'86 non è mai stato più freddo ma allo stesso tempo più caldo di così, non trovate?😍
Tempesta di neve e di ormoni in arrivo sulla costa occidentale nelle prossime settimane...siete pronti a chiudere l'ombrello ed ad aprire il cuore?❤
Al prossimo capitolo con la gita scolastica più attesa della Hawkins High! Ci sarà da vederne delle belle🙃

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