28.Lover
We can leave the Christmas lights
until january
This is our place
we make the rules
📼🌼
El si era domandata fino a quel momento della festa come fosse possibile una cosa del genere.
"Largo gente! Pista!"
"Non state lì impalati sul bordo, ragazzi! Coraggio, un bel tuffo e via la paura!"
"Ma non sarà gelata?!"
"Sciocchezze! Solo all'inizio, ma poi ci si abitua!"
Come...dannazione: come?!
"Ci si abitua?! Io domani vorrei evitarmi una bella congestione!"
"E bevi un po' di più e vedrai che non sentirai più il freddo! Oppure...in alternativa...potrei sempre proporti di scaldarti io..."
Ma era il 23 di Dicembre, per l'amor del cielo: come diavolo faceva quella baraonda di adolescenti in costumi da bagno bagnati fradici a continuare a schizzarsi, saltare, ridere e nuotare in quella immensa piscina di casa Harrigton grande all'incirca quanto tutto il cortile?
"Avanti, marmocchietti! Un tuffetto in paradiso?"
"Ehm...grazie davvero, ma magari un'altra volta, Steve!"
"Che succede, MadMax? Hai mica paura?!"
"Paura io?! Paura forse di rimanere congelata almeno quanto te, Dusti-Bon! Non mi pare tu sia quello ad già tuffato lì dentro fino ad ora!"
"È forse una sfida questa, Max?"
"Oh puoi ben dirlo, pivellino!"
"Ragazzi...ragazzi, vi prego...non vi sembra che sia il caso di..."
"Taci, stalker! Questa è una questione di onore!"
L'immensa villa a tre piani della famiglia Harrigton, giardino, piscina, e tavernetta compresi, pareva irriconoscibile agli occhi dei presenti quella sera, perfino agli occhi un po' sperduti ma certamente su di giri del party, dei 5 adolescenti che dentro quelle mura si ricordava di aver già condiviso infiniti pomeriggi estivi in allegria.
Le giornate calde passate a sguazzare a mollo in quella immensa piscina, le partite a Monopoli e Risiko e i cartoni della pizza finiti sempre irrimediabilmente sulle mattonelle azzurre e scure del fondo erano tra i ricordi più nitidi e vividi che ognuno dei 5 nerdini serbava nel proprio cuore al pari di un prezioso, preziosissimo tesoro.
Ma, quella sera di dicembre, scoccati da pochi secondi i dodici rintocchi a sancire ufficialmente l'inizio della festa e la fine della "fascia protetta ai minori", le stanze e gli ambienti di quella villa non avrebbero mai potuto apparire a loro occhi più diversi di così.
"Questa sì che è una festa!" aveva urlato Dustin all'orecchio di Mike poche ore prima, non appena l'amico dai riccioli neri era tornato apparentemente in grado di intendere e di volere, dopo essere risucchiato come in un vortice della passione "El-centrico", nel bacio probabilmente più lungo ed intenso che i due fidanzatini si ricordavano di essersi mai scambiati nell'arco di quelle poche settimane di "ufficializzazione".
"Tu non hai idea di quanto mi sei mancata, fiorellino..."
"Anche tu...anzi, tu di più!"
"Oh, io non credo...decisamente più tu!"
"No tu!"
"E va bene, basta! Più io!" aveva esclamato esasperato il bardo dai folti ricci, alzando gli occhi al cielo e afferrando i due amici per i polsi, tirandoli con sé in direzione del giardino ricco di addobbi natalizi, in mezzo alle risate divertite dei restanti amici.
"Ma che cazz...?!" protestò Mike paonazzo e con i fumi che uscivano dalle orecchie, affrettando il passo per non finire dritto filato per terra e facendo lo slaloom tra la folla per stare dietro all'amico nella confusione, sentendo le mani di Lucas posarsi decise sulle sue spalle chiudendo la fila, come si fosse trattato di un buffo trenino di capodanno.
"Risparmia le proteste, Wheeler! Siamo qui per festeggiare!" sentì l'amico dalla pelle scura urlare sopra la musica assordante proveniente dalle casse situate in ogni stanza, quasi più forte delle voci stridule delle ragazze in bikini a bordo vasca, minacciate dall'attacco di qualche ragazzo da dentro l'acqua.
"Già, per festeggiare! E il nostro Mike lo stava già facendo...a modo suo!" Will rise delle proteste dell'amico facendosi più vicino, abbastanza forte perché anche El potesse sentirlo:
"Dii un po', Mike! Hai già parlato con Steve per l'affitto di una delle molte camere del secondo piano?"
"...ca...camere?" chiese El stupita più che imbarazzata, vedendo il suo paladino prendere fuoco rosso come un pomodoro ancora di più e gli amici intorno ridere ancora più sguaiatamente senza un apparente motivo, cercando conforto intorno a sé nello sguardo dell'amica.
"Lasciali stare, sono solo dei cretini..." scosse la chioma rossa Max con aria di sufficienza, anche se anch'essa palesemente divertita, facendo ondeggiare in modo sinuoso le frange del suo vestito corto sopra il ginocchio, ricoperto di paillettes a brillare sotto le luci colorate così come quello dell'amica.
"Piuttosto, El, te l'avevo detto che Mike non stava davvero più nella pelle di vederti! E con questo outfit indosso, per di più..."
"Ma come siamo eleganti questa sera..."
"Oh, ma raccogli quella bava, stalker!" El in un secondo vide la sua interlocutrice rubata davanti ai suoi occhi da una ben più insistente figura, vedendo gli amici precederla e seguendoli fino al centro del cortile, affollati di ragazzi e ragazze dagli abiti scintillanti o dai cappelli da babbo natale muniti di lucine, almeno quanto le restanti stanze della casa.
Alla piccola non era bastata certo l'ora e mezza dalla quale aveva varcato la soglia di quella casa per abituarsi a quella baraonda, bombardata dalle luci e dai urla di qualche sconosciuto dritte dritte nelle sue orecchie. Una piccolissima parte di lei avrebbe quasi potuto rimpiangere la pace e la tranquillità della sua casetta in quello al bosco dove era stata, suo malgrado, isolata per la sua incolumità nelle ultime die settimane, ma la restante parte, la più consistente, non avrebbe desiderato trovarsi davvero in nessun altro luogo se non lì in quel momento.
Lì in quella casa sconosciuta ed in mezzo a mille volti di compagni liceali mai visti, eppure così a suo agio se in compagnia dei suoi amici: dei suoi amici e del ricciolino del suo cuore per essere precisi.
"Ti senti meglio?" sentì Will domandarle gentilmente facendosi più vicino, vedendola sorridere grata come risvegliata da un sogno.
"Ci sei mancata decisamente molto a scuola in questi giorni!"
"Anche voi, ragazzi, moltissimo!" rispose felice El stringendosi d'istinto di più nella sua giacca di paiettes colorate in completo con i pantaloni a palazzo.
Per essere il 23 di dicembre il clima era stato ancora clemente con i partecipanti a quella festa, donando agli studenti una splendida nottata di cielo limpido e una grande luna.
Ma era pur sempre la vigilia di Natale, notte fonda inoltrata e quel gruppo di adolescenti non aveva che indosso leggerissimi seppur sberluccicanti indumenti.
"E non sarebbe per questo meglio rientrare, geni del male?!" le braccia di Mike si fecero intorno alle sue spalle in una frazione di secondo, facendo sorridere istintivamente la piccola, già leggermente tremante nell'aria fredda intrisa di vapore acqueo intorno alla piscina.
"Se El è appena stata a casa convalescente con la febbre non credo sia il caso di farle prendere ancora freddo!" Max e Will alzarono gli occhi al cielo alle parole dell'amico, muovendo appena un passo indietro giusto in tempo per evitare un'onda anomala di schizzi li raggiungesse fino a lì.
"El, non preferiresti entrare?" chiese Mike ignorando le occhiate degli amici, tentando con tutte le sue forze di mascherare i veri pensieri celati al di là di quelle parole gentili.
In fondo quella sera El vestita in quel modo divino pareva l'avesse fatto apposta a voler mettere alla prova ogni scorta del suo autocontrollo...e che a Mike Wheeler, dopo due settimane di astinenza senza vederla, ne fosse rimasto davvero poco di autocontrollo pareva fuori discussione.
"Già, non preferiresti, El, rientrare...non so, lasciarti scaldare un po'...sai...da me? Ti ricordi le camere di cui parlava Dustin due minuti fa? Ecco...ho sentito dire che sono le stanze più calde di tutta la casa...che dici, possiamo provare?"
"Come sei antico, Mike! Non ti servirà stare rintanato dentro tutta la sera per non sentire il freddo!" il giovane Wheeler sobbalzó quasi sul posto a quella voce sopra le loro teste, temendo quasi per un secondo che i suoi pensieri fossero potuti leggere direttamente sul suo viso quella sera.
"Forza, ragazzi, servitevi pure!" continuò Dustin facendosi largo tra gli amici con tra le mani un ampio vassoio, riempito fino all'orlo di bicchierini di liquido dai vivaci colori: rosso, bianco e verde agrifoglio.
"Che roba è?" chiese Lucas prendendo in uno il primo bicchierino, portandolo al naso e non potendo trattenere un'istintiva smorfia di disgusto.
"Puzza come il cotechino di mia nonna!"
"Chissene importa!" rise di tutta risposta Max accanto a lui, prendendo in mano due bicchierini e ponendoli nelle mani dell'amica con fare risoluto, con l'aria di chi sa esattamente come gestire al meglio la situazione:
"Con questi vedi come ti scaldi subito, El, parola mia!"
"Non saranno un po'...troppi per noi?" chiese Mike con aria incerta prendendo in mano il primo bicchierino rosso, lanciando un'occhiata furtiva ad El in piedi in cerchio accanto a lui, decisamente più convinta ed entusiasta di lui.
Il giovane Wheeler non avrebbe mai potuto dimenticare molto facilmente quale meravigliosa visione era stata quella della sua principessa così disinibita e sorridente sotto la musica della pista la sera di Halloween, dopo aver ingurgitato 4/5 di quei bicchieri di "puro fuoco" ai quali il paladino non avrebbe potuto che sentirsi eternamente debitore.
"Non bere se non ti va..." avrebbe voluto aggiungere quasi più come una formalità quella sera, sorridendo in silenzio sotto i baffi e non provando nemmeno a nascondere la sua fantasia al galoppo, decisamente impossibile da frenare quella volta.
E forse, Mike Wheeler, per una sera, non credeva di doversi sentire in colpa per quei pensieri...
"O forse invece, fiorellino...bevili, bevili tutti!"
"Troppi?! Appena sufficienti, Mike!" esclamò Dustin con i due bicchierini già pronti in entrambe le mani, vedendo gli amici sorridere pronti, attendendo solo più il cenno dovuto.
"Prima il rosso, è quello più leggero, giusto per sciacquare la gola; poi il bianco, quello più amaro e più forte, ma vedrete come vi scalderà quello, parola mia, cazzo!"
"...e il verde?" chiese Max indicando i 6 bicchierini rimasti al centro del cerchio sul vassoio sotto di loro,
"Non abbiamo abbastanza mani per quello!"
"Fidati, MadMax, del verde ne avremo tutti bisogno..." sorrise il ricciolino con aria da intenditore, portando i bicchieri in alto con un ultimo sguardo complice in direzione degli amici.
"Il verde servirà a tutti noi dopo gli altri due semplicemente...per non prendere fuoco!"
"Okay, okay, signori: meno chiacchiere e più alcolici, per favore!"
"Al mio tre?"
"Coraggio!"
"Allora...uno...due...!"
El non fu certa di aver atteso sul serio che la voce di Will urlasse al vento finalmente quel "tre", quando dal bicchierino di plastica portato senza paura sulle sue labbra il liquido freddo e rosso dal retrogusto caramellato ebbe sfiorato leggero sulla sua lingua le papille gustative, arrivando dritto dritto alla sua gola.
Delicato, morbido, dolce, così come lo aveva definito l'amico in effetti, ma lo stesso nessuno avrebbe certo potuto affermare del contenuto del secondo bicchierino da shottino..
"...ma che schifo!"
"Che roba è?" esclamarono a rotazione Max e Lucas dopo il secondo sorso, sforzandosi di non sputare il liquido bianco di ritorno nel bicchierino di plastica.
"Praticamente il detersivo dei piatti di tua madre..." commentò con espressione disgustata Will in direzione di Mike, piegandosi immediatamente ai suoi piedi e vedendo tutti gli amici fare altrettanto, nessuna eccezione, in direzione di quel terzo shottino dal liquido verde divenuto tutt'un tratto per i ragazzini più che invitante.
"Non ti chiederò che cosa abbiamo bevuto, Dustin..." tossì Mike dopo l'ultimo sorso, alzando il viso al cielo in cerca di aria con le lacrime agli occhi, vedendo gli amici sventolarsi davanti al viso i palmi delle mani a mò di ventagli esattamente come lui, le facce paonazze e gli occhi fuori dalle orbite.
"Porco cazzo...!"
"Ma come rimedio anti-freddo...ci metto la mano sul fuoco che funzionerà per davvero!"
"Nessun tuffo in piscina, ragazzi?" richiamò l'attenzione del party re Steve da bordo piscina, a cavalcioni sulle spalle di un malcapitato coetaneo a pelo dell'acqua, apprestandosi ad un match di lotta libera all'ultimo colpo contro una ragazza dal corpo magro e fragilino a sua volta a spalle di un'amica, più scoperto che coperto dal suo striminzito costume, con tutta l'aria di una con la voglia di arrendersi ed essere sottomessa al suo nemico senza nemmeno troppa resistenza.
"Dovreste provare! L'acqua è una meraviglia!"
"Peccato nessuno di noi abbia con sé il costume, Steve!" urlò di tutta risposta la ragazza dai capelli rossi facendo spallucce, rivolgendo ai ragazzi in bikini un'aria sconsolata e più che mai invidiosa.
"Per quale motivo non ci abbiamo pensato, per la miseria!"
"Beh...non ti deve servire per forza il costume, Max!" suggerì Dustin con aria sornione, dando più legittima prova che quei tre bicchierini di alcolici di fila iniziavano a dare su qualcuno i loro promessi benefici frutti.
"Dii un po', rossa...ti serve mica per caso una spinta?"
"Ehi, amico! Occhio a cosa dici!" fece un passo in avanti con aria scocciata Lucas, facendo muoverne uno anche a Mike e Will di puro istinto.
"Facevo solo per dire, Lucas non ti agitare!"
"E allora fai meglio a chiudere la bocca, razza di deficiente!"
"Ragazzi, piano..."
"Era solo una battuta, Lucas!"
"Non mi sembra il caso di esagerare!"
"E a me non sembra il caso di dire scemenze!" continuò Lucas con sguardo convinto, togliendosi di dosso la mano di Will posta sulla sua spalla come invito a mantenere la calma.
Che le lingue di tutti stessero correndo più veloci del solito era fuori discussione, e anche El non seppe immediatamente come reagire alla situazione, limitandosi a lanciare all'amica rossa uno sguardo confuso, sentendo la pelle nuda della sua schiena sotto il top nero imperlarsi di sudore, quasi avesse voluto lei stessa per prima fare un tuffo in quella invitante piscina.
"Calmati, Lucas..."
"Mi calmo per un cazzo!" urlò il ragazzo muovendo un passo in avanti, davanti allo occhi azzurri sbigottiti dell'amico di fronte a lui.
"Se ha detto che non ha voglia di fare un tuffo non ha voglia, capito?! Non ripeterlo, amico, altrimenti..."
"...altrimenti cosa, stalker?"
Gli occhi degli amici si mossero repentini accanto alla ragazza dai capelli rossi, rimasta un passo indietro al bordo della piscina, lo sguardo acceso nei suoi due occhi luminosi e verdi, più che mai divertiti.
"Max, dai vieni via da lì..." scosse la testa Lucas con un profondo respiro, vedendo la ragazza sorridere con aria complice, sfilando dalle braccia la giacca di pelle nera e lasciandola cadere lungo il bordo bagnato della piscina.
"Che cos'è, stalker...è una sfida?"
"Max..." Mike vide l'amico scuotere la testa con aria sempre meno convinta, non potendo trattenere un sorrisetto per la conclusione che già stava immaginando per quella stupida diatriba.
"Max, ti prego, non fare cazzate...hai detto tu stessa che non hai nemmeno il costume!"
"...e allora?"
Gli occhi di tutti e 5 gli amici, El compresa, si spalancarono all'unisono a quelle parole, vedendo la ragazza, con un rapido gesto delle dita, abbassare veloce la spallina del suo vestito, lasciando che il vestito di paillettes scorresse a terra lungo la sua magra e liscia figura, mostrando con orgoglio davanti agli amici la sua pelle nuda e bianca quanto i raggi della luna, il suo corpo tonico e sportivo interrotto solo da un bralette di pizzo nera come un paio di slip dal taglio sportivo.
"Ma che cazz..?!" esclamò di tutta risposta Lucas muovendo un passo come a coprire la sua figura, davanti agli occhi dei presenti mai stati più sconvolti in vita loro.
"Max, che cazzo stai facendo?!" El si trattenne dal ridere al volto sconvolto dell'amico, vedendo la rossa avvicinarsi in punta di piedi al suo viso, con un ultimo sussurro a fior di labbra prima di lasciarsi semplicemente cadere giù nell'acqua calda di quella piscina:
"...vieni a prendermi, stalker!"
"Woah woah woah!!!" il party esclamò all'unisono come un sol uomo a quella scena, più velocemente di quanto il ragazzino dalla pelle color cioccolato potesse reagire a quello che stava accadendo davanti ai suoi stessi occhi.
"Ma che cazz...?!" riuscì solo a sussurrare uno sconvolto piccolo Sinclair dagli occhi fuori dalle orbite, in mezzo agli applausi scroscianti e gridolini di esultanza dei suoi amici alle sue spalle, mentre la chioma rossa e fradicia dei capelli della sua ragazza emergeva elegantemente dall'acqua della piscina riempiendo di schizzi il bagnasciuga.
"Stavi dicendo?" Max lanciò uno sguardo ammiccante da dentro l'acqua a Lucas, un'espressione così sconvolta sul viso che solo in pochi avrebbero potuto scorgere sulle sue labbra un sorrisetto colpito quasi di ammirazione.
"Che c'è? Mi vuoi lasciare mica qui da sola, stalker?!"
"Oh, io non credo proprio!" scosse la testa il ragazzino, non si sarebbe potuto dire se mosso dal mero spirito competitivo o dalla dannatissima voglia di raggiungere la sua sirenetta praticamente nuda di fronte a lui in quella maledetta piscina.
"Amico, sei sicuro di farlo...?" tentò inutilmente Mike alle sue spalle con una risata, ma facendo appena in tempo a fare un balzo indietro per evitare a sua volta gli schizzi, portandosi di fronte ad El alle prese con un attacco di risate acute almeno quanto quelle di Will, quando, in men che non si dica, anche i vestiti eleganti del nerdino trovarono posto più appropriato a bordo vasca e un piccolo Sinclair armato solo di boxer scuri ebbe fatto il suo trionfale ingresso in piscina con un tuffo a bomba degno di un vero professionista.
"Hai fatto malissimo a sfidarmi, rossina!"
"Ah ma davvero? Mostrami cosa sai fare, cioccolatino!"
El tra una risata e l'altra udì gli amici continuare quella ridicola danza di corteggiamento davanti ai loro occhi, in mezzo agli schizzi e alle onde del resto degli adolescenti ad accalcare ogni centimetro libero della superficie libera, mentre Lucas già cercava di afferrare la sua Ariel per la vita per affogarla sotto, e Max correva tra gli schizzi più veloce di lui, fingendo almeno per qualche secondo di non voler essere catturata subito.
"Arrenditi! Sono più veloce io!"
"Ti piacerebbe, signorina!"
Tanto tutti i nerdini, loro compresi, erano già più che certi di come sarebbe andata a finire tra quei due in mezzo ai flutti di quella piscina...
"Ma che c'era dentro quei bicchierini, si può sapere?!" esclamò Will battendosi una manata sul petto per cercare di placare le sue risate, lanciando un'occhiata ai suoi amici rimasti fermi e sconvolti a bordo piscina.
"Cazzo, quasi quasi me ne faccio un altro giro!"
"Ed io quasi quasi mi unisco a loro!" esclamò Dustin con aria risoluta muovendo un passo in avanti in direzione del bordo, sfilando già da sopra la sua camicia l'imbarazzante cravatta verde pino e gettandola a terra, prima che la mano ferma dell'amico dagli occhi verdi lo trattenesse tirandolo indietro.
"Oh no, amico! Non credo proprio!" esclamò Will abbastanza forte da superare le urla della folla del giardino,
"Non credo proprio tu voglia disturbare ulteriormente la sirenetta ed il suo tritone!"
"Dici?! Ma se hanno l'aria di divertirsi un mondo!" esclamò Dustin con aria di protesta, indicando con un dito il bordo piscina, il punto dove appena un secondo prima i due ragazzini erano impegnati in una gara di schizzi ma dove, in quel preciso istante, le loro due figure non si sarebbero quasi riuscite a distinguere, mentre Lucas spingeva la ragazza dai capelli rossi contro il bordo e Max si reggeva avvolgendo le gambe intorno a lui, così stretti da sembrare quasi intenzionato a mangiarsi l'un l'altra per intero la faccia.
"Blah...vomitevoli!" Mike rise ancora vedendo Dustin scuotere la testa con aria disgustata, abbandonando i suoi piani ludici in un secondo.
"Già..." annuì Will guardandosi attorno, allungando lo sguardo per cercare nella confusione una figura a lui familiare.
"Che ne dici invece se non raggiungiamo mio fratello laggiù? So per certo che Andrew Parker dell'ultimo anno ha portato qualcosa di speciale da condividere questa sera! Jonathan ne ha parlava al telefono ieri sera...ho sentito di "sigarette speciali"!"
"Troppo forte!!"
"Sigarette?!" esclamò El con aria curiosa, pensando immediatamente alle cicche fumate sempre con molto entusiasmo da parte del suo papà adottivo, quelle che si era sempre ostinato a dirle che non facevano bene, che lei non avrebbe mai dovuto prendere esempio da lui, ma con le quali, nonostante quelle parole, il capo continuava ad intossicare da anni l'abitacolo dell'auto della polizia.
Se il suo papà continuava a fumarle con tanto entusiasmo dovevano essere davvero molto buone, non era forse così?!
E non doveva esserci in fondo nulla di male a provarle per una sera anche lei, non era vero?
Ed inoltre la piccola El, quella sera, credeva di sentire scorrere nel suo piccolo corpicino non più sangue nelle vene quanto piuttosto il puro alchool di quei bicchierini in circolo.
"Voglio provare!"
Mike la vide esclamare alla schiena di Will, vedendo gli occhi dei due amici spalancarsi a quelle sue parole, trattenendo a stento una risata di stupore.
"Tu cosa?!" esclamò il ricciolino sconvolto nelle sue orecchie, vedendo la piccola non degnarlo nemmeno di una risposta ma rivolgendosi direttamente al nerdino dagli occhi verdi di fronte a lei, palesemente troppo stupito per poter replicare a sua volta qualcosa di concreto.
"El, io non credo che sia una buona..."
"Sigarette! Posso provarle anche io, no?" continuò El con fin troppo entusiasmo, avvertendo la lingua fin troppo impastata e la testa iniziare a girare un più veloce del solito, scostando i ricci dalla fronte ed avvertendo un caldo improvvisamente insopportabile tediarle l'intero corpo.
Dio cosa avrebbe dato in quel preciso momento per essere lei in quel momento dentro quella piscina al posto dei suoi due amici, stretta stretta contro il bordo a farsi mangiare lei le labbra dal suo nerdino...
E di cosa avrebbe avuto più bisogno quel fiorellino in quel momento della serata? Le labbra del suo nerdino sulle sue, un bel tuffo in piscina, una sigaretta da smezzare con gli amici, una bottiglia di vodka da scolare in un solo sorso per placare quella incontenibile sete o piuttosto tutto l'insieme di quelle allettanti follie insieme?
Ma che diavolo ci aveva messo il suo amico dentro quei bicchierini quella sera?!
"Voglio provarne una anche io!"
"El, credo non sia decisamente il caso!" ripeté Mike al suo fianco facendo un passo più vicino nella sua direzione, vedendo la ragazza scuotere i ricci con più insistenza e sguardo deciso, ma troppo barcollante nei suoi tacchi alti da poter essere presa troppo sul serio.
"Magari un'altra volta, va bene?"
"No, sta sera!" insistette El tentando di restare seria ma scoppiando a ridere di fronte agli occhi degli amici, decisamente ancora più sconvolti e stupiti di prima, mentre Mike rivolgeva a Dustin accanto a lui uno sguardo che certo avrebbe potuto nient'altro che incenerirlo sul posto.
"Ma che cazzo la roba in quei bicchieri, amico?!"
"E io che ne so, Mike!" esclamò di tutta risposta Dustin con aria innocente, tentando di non ridere a sua volta del loro residuo barlume di sobrietà:
"Devono essere le ragazze ad essere così sensibili! Mi pare che solo lei e Max stiano uscendo di testa in questo modo qui!"
"Sigarette! Sigarette!" esclamò ancora El battendo le mani giuliva, lo stesso entusiasmo di una bambina che invoca un'altra fetta di torta o un palloncino ad una fiera di paese.
"Sigarette, sì! Come quelle del mio papà! Non posso provarne una anche io...come quelle che fuma il mio papà?"
Il perché Will e Dustin scoppiarono in una fragorosa risata a quelle sue parole El non credette di averlo colto appieno in quel momento quella sera, non potendo fare altro che fermarsi interdetta per un secondo a quella insolita reazione, per poi sorridere e scoppiare a ridere a sua volta, non sapendone nemmeno lei dirne di preciso la ragione.
Era tutto semplicemente troppo veloce ridicolo quella sera: le luci, la musica ritmata, quell'innato calore...la piccola Hopper era quasi sicura di starsi divertendo un modo!
"Okay, El, non credo sia quello tipo di sigarette che il capo intende!" boccheggiò Will senza fiato tra le risate, incenerito sul posto dallo sguardo di Mike truce, minaccioso anche piuttosto divertito, convenendo tuttavia che scoppiare di fronte alla sua ragazza in quel modo non dovesse essere tutto sommato così carino.
Ma che pure il giovane Wheeler a quel punto della discussione non stesse quasi per domandarsi se fosse il resto del mondo a girare come una trottola intorno a lui o la sua stessa testa a stare per compiere un altro giro di giostra era qualcosa che non avrebbe potuto essere nascosto ancora per lungo.
Mannaggia a Dustin e a quei disgustosi tre bicchierini di troppo...
"Magari la prossima volta, che ne dici, El?"
"...rientriamo?" El sentì Mike bloccarla prima che potesse anche solo tentare di connettere i pochi neuroni rimasti sobri per protestare, sentendo il suo nerdino al suo fianco afferrarle con aria risoluta la mano tirandola dietro di sé, prima che lei potesse reagire o protestare.
"Ma io volevo fumare!"
"Che ne dici di ballare un po', El?"
"Oh sì sì! Ballare, siiii!" Will e Dustin non si trattennero ulteriormente dal lanciare risatine e sguardi complici in direzione dell'amico dai ricci neri vedendo sparire con un'ultima occhiata torva in mezzo alla folla, trascinando El per il braccio e facendo attenzione non sbattesse contro qualche tavolino o invitato lungo il cammino.
"Sì, dateci dentro in pista, ragazzi!"
"Non vi ferma più nessuno!"
"Se non vi vediamo tornare tra mezz'ora ci dobbiamo mica preoccupare?!"
"Nah, amico, ma che dici?! Basterà controllare gli urletti provenienti al di là di una delle porte del secondo piano!"
"Urletti di che tipo di preciso, Will? Del tipo "ti prego, ti prego, Mike! Più veloce!" o piuttosto del tipo "ti prego fermati subito, ma che orrore!!"?!"
"Buona questa, Dustin, veramente buona, amico!"
"Questa è la sera buona che vi uccido a voi due..."
*
Mike ringhiò a denti stretti facendosi largo a gomitate tra la folla, avvertendo le risate dei due amici perdersi dietro le sue spalle, ma qualcosa di più grande invece crescere, oh sì, crescere, senza più possibilità di poter essere messo a tacere proprio nel centro del cavallo dei suoi pantaloni.
Che al piccolo nerdino non servisse proprio nessun altro stimolo quella sera per essere sul punto di esplodere di gioia era fuori discussione, almeno tanto quanto quella ragazzina alle sue spalle, da parte sua, non stesse proprio contribuendo a rendergli facile il resistere dallo sbatterla con poca gentilezza contro il primo muro libero a loro disposizione.
"Bella!! Coraggio, Mike! Più veloce!" sentì El battere forte i palmi delle mani aperte contro la sua schiena, intimando di camminare più veloce in direzione del salotto della villa, dalla cui porta d'ingresso spalancata proveniva una musica ritmata e decisa, sparata a tutto volume tanto da far tremare i lampadari di cristallo dell'ingresso e le pile di bottiglie di birra vuote sparse ad ogni angolo del pavimento.
"Andiamo!" Mike la vide infine superarlo tirandolo lei stessa per la mano in direzione della pista, dove le note di "Me and I" degli ABBA già risuonavano tra le pareti scure ed illuminate di luci colorate della pista.
"Io adoro questa canzone!!"
"Tu...tu conosci questa canzone?" avrebbe quasi voluto domandare colpito il nerdino amante della musica a quelle parole, barcollando tirato da El fino al bordo di quella pista dove già loro coetanei di rosso e verde vestiti saltavano a ritmo di quelle note a lui tanto familiari e conosciute.
"...troppo forte! Sai che questa canzone la ascoltavo sempre anche io da piccolo?" aprì la bocca per aggiungere Mike ma restando bloccato con quella frase sulle labbra senza più parole, vedendo il suo fiorellino, abbandonata la sua mano per un secondo, precederlo saltellante fino al centro della stanza, lasciando scorrere lungo le sue braccia la sua giacca di paillettes e lasciandola a caso alla rinfusa sul primo divanetto vicino, alzando le braccia al cielo con dipinto sul viso un sorriso felice, girandosi indietro verso il suo paladino con gli occhi spalancati e decisamente fuori dalle orbite.
"Oh mio dio..."
"Che c'è, Mike?!" il ricciolino si sforzò di non sbavare davanti alla sua principessa su di quel tappeto, sentendo la sua voce dolce provenire da lontano, chiaramente da troppo lontano perché potesse riuscire a dominare la visione che aveva completamente assoggettato i suoi sensi in quel momento.
Ma quanto era bella El vestita in quel modo quella sera? Quanto liscia la pelle delle braccia e della sua schiena, lanciata scoperta finalmente dal tessuto quella giacca e dall'ampio scollo posteriore tale da far intravedere così chiaramente l'ombra della sue scapole, il solco morbido della sua colonna lungo tutta la superficie, ininterrotta tanto da fargli intendere di non stare portando nessun indumento intimo al di sotto?
E, sopratutto...ma quanto era corto e stretto quel top nero di pizzo che solo ora Mike poteva ammirare per intero, aperto sulla schiena ed accollato sul petto, ma abbastanza stretto perché il nerdino non potesse smettere di immaginare tutto, fin proprio tutte le curve racchiuse strette al di sotto?
"No, decisamente no, El...così non me la stai rendendo facile proprio per niente!"
"Non eri tu quello che mi ha invitato qui a ballare, Mike? E allora...balliamo!"
El rise ancora più forte, immensamente felice, vedendo il suo ragazzo non farselo ripetere due volte ed affrettare il passo nella sua direzione su quella pista, prendendola per una mano e tirandola dolcemente a sé, ignara della miriade di contrastanti emozioni a fare a cazzotti nella mente del suo ricciolino, scaturite da nient'altro che dalla sua semplice visione.
We're like sun and rainy weather
Sometimes we're a hit together
Me and I
Mike sentì El cantare ad alta voce sulla musica inventando di sana pianta le parole, troppo intento a prestare ad attenzione che i suoi occhi non scendessero troppo in basso lungo i ricami di pizzo del suo top per constatare che, ufficialmente, El non aveva la minima idea di quale canzone si trattasse.
"Sei...sei davvero bellissima questa sera!" Mike non poté trattenersi dal lasciarsi sfuggire dalle sue labbra davanti ai suoi occhi, vedendola sorridere con sguardo attento e curioso alle sue parole.
"Come, scusa?!" la sentì domandare con aria furba, indicandogli con un dito un orecchio di avvicinarsi di più: ma Mike, da quel suo sguardo, fu immediatamente più che certo che lo avesse sentito.
Avrebbe quasi potuto metterci sul serio la mano sul fuoco.
"Non ti ho sentito, Mike, ti dispiacerebbe ripetere?"
"Bellissima, bellissima..." sorrise Mike direttamente al suo orecchio, immergendo il viso tra i suoi ricci e sentendola ridere con una risata acuta e felice, troppo dolce per potersi trattenere dall'allontarsi da lei così in fretta.
"Bellissima, bellissima...dannatamente bellissima..." El chiuse gli occhi sentendo le labbra morbide di Mike sfiorare con baci leggeri, appena percettibili ma caldi di passione, il suo intero padiglione, scendendo lentamente ai lati del suo orecchio e del suo collo, riempiendole la pelle di brividi, troppo intensi perché potesse ignorare il fuoco crescente al centro del suo ombelico sempre più giù, o per poter accorgersi delle ultime note della musica sfumata intorno a loro.
Gloomy moods and inspiration
We're a funny combination
Me and I
"Bellissima, bellissima..."
"Mike..."
"Così bella che io...che sta sera, io, El...io..."
"...che tu?"
Me and I
Gli occhi di Mike si fecero immediatamente riaperti in una frazione di secondo in quelli di El sotto di sé, così luminosi sui loro visi, trattenuti entrambi i respiri, da poter parlare da soli senza aggiungere nemmeno una parola.
"Lo...lo senti anche tu?" avrebbe voluto chiedere il fiorellino sotto le luci di quella pista, sempre più madida di sudore e calore, forse non solo più derivato da quei bicchierini dallo strano colore.
"Non so, El...posso provare a..." avrebbe voluto balbettare Mike di fronte ai suoi occhi non sapendo nemmeno lui cosa dire, pregando solo che le luci soffuse di quella pista nascondessero almeno in parte il suo rossore così come il rigonfiamento ora più evidente al centro dei suoi pantaloni.
Non l'aveva vista per più di una settimana, l'aveva sognata praticamente ogni notte e a quella festa la sua principessa si era presentata vestita in quel modo così insolito per lei, così provocante, così semplicemente e dannatamente bellissima...ma che cosa si sarebbe mai potuto aspettare?!
"Andiamo...andiamo a fare un giro della casa?!" avrebbe quasi voluto aggiungere Mike, pregando che a lei non servisse altro per capire.
"D'accordo..." avrebbero quasi potuto accettare gli occhi ammiccanti di El senza bisogno di parole, in quella danza silenziosa di sguardi attraverso i quali, niente meno che al pari di una magia, quei due ragazzini si stavano confessando davvero già tutto, in modo davvero solo loro.
"Da..davvero?"
"Prima ancora una canzone..." sussurrò El quella volta davvero con poche semplici parole, sentendo la musica cambiare e gli occhi di Mike accendersi, riconoscendo immediatamente le prime note di quella melodia.
Quasi il resto del mondo lo stesse facendo decisamente apposta per accendere ancora di più quel fuoco a divorarli dentro di loro: Careless Whisper
I feel so unsure
As I take your hand and lead you to the dance floor
As the music dies, something in your eyes
Calls to mind the silver screen
And all its sad good-byes
"Balliamo ancora questa, ti va?" Mike sentì El domandare al suo orecchio con un sussurro, vedendola salire più in alto sulle punte dei suoi tacchi alti facendo ondeggiare i suoi riccioli biondi ai lati del viso.
"Ok..okay..." si sforzó di rispondere Mike deglutendo calore, vedendo lo sguardo sempre più complice di El scendere lento fino alle sue labbra, due occhi così disinibiti, così vogliosi da essere indeciso se dare la colpa quella sera all'alcool, alle restanti coppie a ballare muovendo i fianchi sempre più sinuosamente sulla pista o alle note così sensuali di quella stessa maledetta canzone.
Ma in fondo chissene poteva importare di meno in quel momento, concluse Mike Wheeler concedendo a sé stesso per una frazione di secondo di non chiedersi se potesse essere giusto o meno quello che stava facendo.
In fondo...mica era lui che la stava forzando a fare qualcosa, non era vero? Era lei che lo stava guardando e gli stava parlando proprio in quel modo quella sera, come se fosse stata lei sul punto di spogliarselo per intero con quegli occhioni nocciola.
"Stammi dietro..." la sentì sussurrare sfiorandogli con la punta dell'indice il labbro inferiore, sentendo il cuore fare un giro completo in circolo per poi fermare sempre la sua corsa, pulsando più forte, a cavallo dei suoi pantaloni.
"Segui i miei movimenti, così..." la udì continuare ipnotizzato, sentendo le sue mani risalire lentamente fino ad intercettare le sue, lasciando che le sue dita si intrecciassero leggere alle sue, vedendola voltarsi di spalle con un ultimo occhiolino, portandosi di spalle di fronte a lui e facendolo domandare insistentemente nella sua mente se fosse stato mai possibile morire per un ragazzo come lui in un momento come quello per la troppa voglia di lei.
"Dannazione! El...dannazione!"
"...ecco, Mike...così"
I'm never gonna dance again
Guilty feet have got no rhythm
Though it's easy to pretend
I know you're not a fool
Le mani di Mike seguirono lentamente quelle di El sotto le luci, intrecciate strette nelle sue quasi da fargli trattenere il respiro, portandosi lentamente più in basso lungo la sua figura di schiena di fronte a lui, abbastanza vicini perché il suo petto sfiorasse la schiena nuda di lei, ricoperta di brividi, abbastanza perché il profumo dei suoi ricci, direttamente sotto le sue narici fosse sufficiente a farlo impazzire.
"Dio mio, El, ti prego..." deglutì Mike chiudendo gli occhi e imponendosi con le sue scarse facoltà mentali residue di resistere dallo spingere i fianchi di lei contro i suoi, facendo leva proprio lì sul suo bacino dove le mani di El avevano preso presto posto, portandola più vicina, ancora più vicina a lui, più vicina per farle sentire quanto dannatamente aveva bisogno di lei in quel momento direttamente contro le sue due curve morbide intraviste da sotto il tessuto leggero suoi pantaloni.
"Mike, non farlo, no!" impose a sé stesso Mike Wheeler sotto il buio delle luci, non osando quasi respirare per non cedere a quella tentazione, sentendo le mani di El nelle sue indugiare incerte sui suoi fianchi per qualche secondo, indecise chiaramente quanto lui su che cosa fare o non fare in quel momento, sotto le note sensuali e per nulla di aiuto quella canzone.
Che le luci colorate delle pista improvvisata stessero vibrando sempre più impazzite sopra di loro non sembrava importare un gran che a nessuno dei presenti in quel momento: a quei due ragazzini meno di niente.
"No, Mike, no!" ripeté il giovane Wheeler sentendo il cuore impazzito battere direttamente contro la spalla di lei, più che sicuro che anche il suo dovesse stare andando al galoppo quanto il suo, quasi a sfidarsi in una gara di corsa.
"No, Wheeler, no!" avrebbe continuato Mike a ripetersi, non avrebbe saputo nemmeno lui dire ancora per quanto...
"Chiaramente è indecisa quanto te...chiaramente non la devi forzare! Che cosa ti ha detto Lucas? Prenditi i tuoi tempi, al momento giusto lo capirai!
Diamine, all'ultima festa a mala pena la prendevi per mano ed ora...ed ora?
El...ma che stai facendo?!"
Ma quando le mani di El si furono mosse quasi per magia più in alto accompagnando le sue, rendendo chiare finalmente le sue intenzioni, i pochi circuiti ancora funzionanti della navicella spaziale Michael Wheeler furono mandati in corto circuito in una frazione di secondo in via definitiva.
Totalmente definitiva quella volta.
Fine, decisamente la fine.
"...oh cazzo!"
Should've known better than to cheat a friend
And waste the chance that I'd been given
So I'm never gonna dance again
The way I danced with you
El non sapeva cosa stava facendo in vita sua quella sera, abbracciata di schiena al suo ragazzo con quella stanza e quella pista da ballo a girare intorno alla sua piccola figura più veloce di una trottola, avvertendo un calore e un'emozione che con l'alcool e quella canzone non c'entrava proprio un fico secco quella volta, mentre le luci vibravano così come il suo petto nel respiro più agitato che avesse mai avuto.
E perché i suoi sensi un po' annebbiati le stessero dicendo a gran voce di sì, di proseguire, perché la sua ragione avesse lasciato ufficialmente il timone in mano all'istinto per una volta e che quest'ultimo stesse guidando le mani di Mike sotto le sue più in alto lungo i suoi fianchi, la sua vita, la sua intera sottile figura, facendo sfiorare ai palmi aperti del suo ragazzo alle sue spalle parti del suo corpo che mai, mai, a mente fredda avrebbe ammesso di voler concedergli con così tanto coraggio, El non avrebbe saputo giustificarlo nemmeno a sé stessa, ma non avrebbe trovato parole di scusa per la sua innocente follia quella sera.
Sentiva solo che sentire muovere leggeri i palmi di Mike sotto le sue dita sopra di lei, lungo la curva sue suoi fianchi, della sua vita, la pelle nuda lasciata scoperta dal suo top sulla sua pancia, sul petto, lo sfiorare leggero delle sue dita lungo il profilo delle sue costole fin troppo al limite del pizzo, sotto il suo seno, era quanto di più vicino avesse provato nella sua intera vita vicino all'impazzire.
Ad un'impazzire certo positivo, quasi a perdere il controllo: e per una volta nella sua vita passata a non poter scegliere e ad eseguire solamente gli ordini El voleva scegliere: voleva scegliere lui.
"Mike...Mike..." sussurró El chiudendo gli occhi e portando d'istinto la testa di lato sulla sua spalla, lasciando il suo collo libero alla mercé dei baci del suo ragazzo dietro di lei, lasciando che le sue mani, solo inizialmente un po' più timide, prendessero infine di loro sponte l'iniziativa, raggiungendo infine il centro del suo top nero di pizzo e accarezzando dolcemente il centro del suo seno di sopra il tessuto, prima un po' più timido, poi in modo più deciso, facendo diventare più profondi e caldi i baci sul suo collo di conseguenza, facendole inarcare d'istinto la schiena e premere i loro fianchi insieme ancora un po' di più.
"Cazzo..."
"...cazzo"
"Mike...Mike!" non seppe più se stesse sussurrando sul serio El di sotto alle note di quella musica, sentendo i baci del suo ricciolino farsi più intensi ed ancora di più, alla pari con i suoi brividi, i loro, sentendo i palmi aperti di Mike avvolgere sopra il suo top troppo stretto i suoi seni, stringendoli singolarmente e avvicinandoli uno contro l'altro insieme, accarezzandoli in modo così leggero ma intenso da farle credere di stare per svenire o prendere il volo su quella pista proprio lì, alla mercé di una sensazione così intensa mai provata in tutta la sua vita direttamente dal suo petto fin lungo la sua pancia, il suo ombelico, fin in mezzo alle sue gambe.
Erano davvero quei due ragazzi nel mezzo di quella pista o piuttosto al centro di un incendio o invece forse una soffice nuvola di panna?
"Lo sto...lo sto davvero facendo...?" Mike chiese a sé stesso in una frazione di secondo, sentendo il suo cervello come scollegato dal resto del suo corpo riprendere vita, ritornare improvvisamente in sé, il corpo fragile ma così immensamente vivo di El muoversi appena contro il suo, la sua schiena più inarcata, i suoi fianchi all'indietro più stretti ai suoi, sfregando così maledettamente forte contro il suo centro da far bene, da far male, da fargli girare più forte la testa.
E non sapeva più se la stesse baciando, mordendo o succhiando la pelle liscia e profumata del collo della sua piccola sotto di lui, talmente assorto e ad occhi chiusi da non sapere più quale parte del suo corpo stesse invece immaginando al suo posto sotto di sé.
La sua spalla, il suo collo, il suo orecchio o piuttosto il centro del suo seno, quello che i suoi stessi palmi stavano esplorando così a fondo sopra il top del suo fiorellino come se non avessero fatto altro nell'arco del sua intera vita?
"Sto...sto davvero toccando le tette della mia ragazza, porca di quella puttana?!"
"Mike, io..." sussurrò El con un sospiro nel suo fiatone, ma bloccandosi sul posto nelle sue parole, sentendo le mani del suo ricciolino fare leva sul suo corpo sopra di sé e facendola voltare di scatto all'indietro verso di lui, uno di fronte all'altro, petto a petto, facendole sollevare i suoi occhi semichiusi e lo sguardo rapito su di lui.
"Mike..." seppe deglutire solo la piccola principessa in quel momento, vedendo gli occhi del suo paladino accesi e socchiusi esattamente come i suoi, vedendo il suo viso muoversi veloce in direzione del suo, prima che uno dei due potesse anche solo provare ad aggiungere delle inutili parole, lasciando solo che le loro labbra si incontrassero da sole, prendendo incastro come sempre alla perfezione.
"Porca. Di quella. Puttana" ripeteva Mike nella sua mente come un mantra in grado di invocare non sapeva nemmeno lui quale forma di residua concentrazione, sentendo ogni fibra del suo corpo cantare invece di giubilo, di vittoria, un urlo di guerra al pari di un condottiero a dirigere alla vittoria il suo plotone di esecuzione, mentre, a briglia sciolta, per la prima vera volta in vita sua, lasciava che la sua lingua percorresse mai sazia ogni centimetro della bocca di El mordendole le labbra forte, lasciando che le sue mani scegliessero per lui il percorso da seguire sul corpo di lei.
I suoi fianchi, i suoi ricci dietro le orecchie, il suo collo, la sua schiena nuda...Mike credeva di stare per uscire di testa dalla voglia di scoprirla al più presto tutta, ma proprio tutta quella sera.
"Dannazione El, cosa non ti farei..."
"Oh.mio.Dio" non riusciva invece a fare altro che ripetere nelle sue orecchie la piccola Hopper, ad occhi chiusi ed in preda a quel vortice feroce passione, ben lontana dell'ipotesi più remota del mondo di dire a quel suo ragazzo di smettere o di rallentare la sua corsa, o anche solo di lasciarle un secondo di tregua per respirare, ritrovare un barlume di ossigeno e permettere a quella stanza intorno a loro di smettere di vorticare così forte.
Che, anzi, non si fermasse, non si fermasse davvero più, chiedevano supplichevoli i suoi baci bisognosi almeno quanto quelli di lui, stringendo più forte le sue braccia intorno al suo collo ed affondando le dita più giù tra i suoi riccioli neri come la notte, come ad aggrapparsi ad uno scoglio sicuro per non lasciarsi cadere giù.
E che il buio in quel salotto ormai semivuoto, nascosti dalle ombre appena illuminate dalle poche luci sotto il controllo della mente di El sui loro corpi stretti in uno solo, svelasse poco alle restanti coppiette liceali intorno di quel loro momento di passione, quand'anche qualcuno avesse voluto vederli, non avrebbe avuto importanza.
Per Mike Wheeler l'imperativo in quel momento nella sua mente non era che uno: portare finalmente via la sua principessa da quella pista ancora benedetta dalla musica di quella canzone verso un posto appartato dove semplicemente riprendere, o per meglio dire continuare, quel momento di follia da perderci definitivamente il fiato.
"Oh mio dio..."
"El, quanto ti voglio..."
"E se...dovremmo...?"
"Vieni con me"
E quando El sentì i piedi di Mike muoversi sicuri verso i suoi facendole fare un passo indietro sui suoi tacchi alti su quel tappeto, non esitò nemmeno un secondo ad assecondare quel movimento all'indietro, senza permettersi di separarsi dalle sue labbra un solo istante se non per cambiare lato o inclinazione, lasciando che fosse lui a portarla dove lei non sapeva, ma dove nemmeno Mike in fondo poi era sicuro quella sera, solo verso la prima porta disponibile di quella sala, quella contro la quale El si sentì spingere con insistenza avvertendo la mano di lui armeggiare esasperato contro la maniglia della porta, aperta infine con un piccolo gesto silenzioso della sua mente per offrirgli soccorso.
"...magico! Magica, cazzo!"
E che quella porta li avesse condotti nient'altro che nella cucina di casa Harrington quella sera non avrebbe potuto fregare ad entrambi di meno in quel momento, felici solo, senza stare a porsi troppe domande a riguardo per essere precisi, di aver finalmente trovato una stanza più appartata e finalmente libera.
Completamente libera.
"Mike..." il ricciolino sentì El sospirare finalmente lontano dalla musica, un suono così flebile da essere davvero appena percettibile tra un bacio e l'altro.
"El...El.." si lasciò sfuggire anche lui con ultimo passo in avanti ed uno di lei indietro, sentendola scontrarsi contro la superficie del tavolo posto nel centro, e non pensandoci due volte a prenderla per i fianchi e metterla a sedere su di quella superficie, abbastanza in alto per poterla finalmente avere alla sua altezza.
E gli schiocchi dei loro baci e dei loro fiati sempre più ansimanti e senza fiato riempiva le pareti e illuminava quella stanza buia quasi meglio di quella musica che ora lontana echeggiava dalla pista, Take me back di Bonnie Tyler, ugualmente romantica e struggente tanto quanto quel momento solo loro del quale nessuno dei due pareva vederne la fine.
"Mike..."
"El..."
"...Mike!"
E per la prima volta in vita sua, Mike Wheeler si ritrovò a chiedersi seriamente quanto fosse giusto fermarsi quella sera o quanto invece lasciare che le cose tra loro due semplicemente proseguissero, semplicemente succedessero, così come entrambi parevano più che intenzionati a lasciar che accadesse.
"Se le chiedo di farlo qui adesso mi dice di sì...sicuro, cazzo!" si morse la lingua Mike baciandole sopra il top di pizzo nero in mezzo al seno, sentendo il respiro della sua bambolina impazzito sotto di sé, cercando di ricordare almeno a sé stesso che nessuno dei due era poi così lucido quella sera, che forse, a ben pensarci, forse non se lo sarebbero neppure più ricordato il mattino seguente.
Ammesso che mai si sarebbe più potuto dimenticare di un momento del genere nel quale El gli aveva lasciato toccare, baciare...
...cazzo!
Mike si morse la lingua quasi a farsela sanguinare contro il tessuto morbido di quel ricamo, quasi colpito da un fulmine in pieno petto a quel pensiero, quasi una sorta di punizione divina per essere stato così sprovveduto: non aveva portato con sé niente, proprio niente, nessuna protezione in vista di quel momento!
E pensare che Nancy gli aveva detto pure in che cassetto della sua scrivania li avrebbe potuti trovare...ma come avrebbe mai potuto saperlo in vita sua che sarebbe finita in quel modo con lei a quella maledetta festa?!
"Ma porca di quella...!"
Magari Lucas lì fuori in quella piscina ne aveva portato uno dietro con sé, magari due o tre!
Lo stesso Lucas al quale aveva appena detto poche ore prima quel pomeriggio di "voler aspettare", "di non avere fretta"?!
"Gran bel comportamento coerente, Wheeler, complimenti!"
"Oh ma vaffanculo la coerenza, e che cazzo! Non credo che nemmeno lui avrebbe molto da obbiettare in questo momento...o sbaglio?!"
"Cazzo..." ansimò Mike sentendo le ginocchia di El stringersi più forte intorno ai suoi muscoli della schiena, tirandola al bordo di quel tavolo della cucina più vicino, ancora più vicino a sé.
Il ricciolino non stava nemmeno capendo quale parte del corpo di quella piccolina stesse ancora baciando o toccando in quel momento, liberate le sue mani lungo la sua intera figura senza più nemmeno il benché minimo residuo di freni inibitori tra di loro.
E se le avesse semplicemente portato le mani dietro le cosce, allargandole le gambe dolcemente ancora un po' di più...?
Belli quei pantaloni di paillettes a vita alta quella sera, ma in quel momento Mike li avrebbe certo visti molto meglio ai suoi piedi giù sul pavimento...
E ancora due baci, due carezze, magari un'ultima sussurrata ed inutile richiesta per chiederle il permesso, e poi...?
"È la figlia del capo, Mike, ma ti sei completamente bevuto il cervello?!" avrebbe potuto sentire la vocina del nerdino strillargli con quanto fiato in gola nelle orecchie, quasi più forte di quella ammiccante del paladino sull'altra spalla, più tranquilla ed affabile, sapendo già in partenza di aver vinto quella battaglia ad armi impari:
"Se la metti incinta la vostra prima volta Hopper non ti vorrà solo uccidere questa volta...vorrà polverizzare via ogni tua più piccola particella corporea residua dalla faccia della terra!"
"...e che ne dici invece, Mike, di vedere come la prende se inizi a toglierle via la maglietta?
"Mike..." ansimó El un po' più forte stringendo le dita intorno ai capelli neri del suo ricciolino senza saperne nemmeno lei il motivo, lanciata solo da quell'istinto che sembrava starla rendendo solo così sicura, così sicura di sé e di quello che stava facendo in quel momento.
Cavolo, lei, lei che invece credeva di non sapere più nemmeno così si chiamava, lì seduta su quel tavolo della cucina e lasciarsi ricoprire dalle labbra di quel ragazzino ogni centimetro di pelle legittimo e non, proprio lei che in quel momento non avrebbe desiderato null'altro se non essere esattamente dove si trovava, esattamente lì: lì tra le braccia di quel ragazzino al quale per una notte non avrebbe saputo proprio dire di no?
E abbandonati i ricci di Mike sulla sua nuca, stretti stretti tra le sue dita a stringerlo contro il suo petto come silenzioso segno di gradimento, le mani di El su mossero seguendo semplicemente quell'istinto, l'istinto che con la ragione non avrebbe proprio potuto avere niente in comune quella sera, sfiorarono leggere la schiena umida di Mike sul tessuto della sua elegante camicia nera, seguendo leggere il profilo delle sue costole fino al centro del suo petto impazzito quanto il suo, indugiando per un secondo contro i bottoni della sua camicia e quel buffo papillon rosso, decidendo infine un po' all'ultimo di coglierlo di sorpresa, scendendo improvvisate decisamente più in basso, decisamente più giù, così giù che quel fiorellino, se mai fosse stato lucido almeno la metà, certo non avrebbe osato nemmeno immaginarlo.
Più giù, talmente giù, così giù che El per un secondo si chiese sul serio che cosa mai avrebbe potuto trovare...in fondo chi lo sapeva, chi se lo era anche solo domandato?!
Il corpo di un ragazzo era certo diverso da quello di una ragazza, El non era una stupida e lo doveva aver letto in un qualche libro se ben ricordava, eppure...
Ma quando le dita tremanti di El ebbero raggiunto un rigonfiamento così insolito e non calcolato, proprio lì ad un centimetro al di sotto della cintura dei pantaloni del suo ricciolino, El vide Mike trasalire con un gemito più forte direttamente dalla sua gola, interrompendo per un istante quel dolce assalto di baci al suo petto ed alle sue labbra, chinando la testa quasi sconvolto ad osservare dove veramente la mano di quel fiorellino lo aveva appena sfiorato.
"El...?" la piccola lo sentì domandare quasi supplichevole, appoggiando la fronte nel centro del suo sterno e stringendola per le braccia un po' più forte a sé,
"El...El!" lo sentì gemere più forte non appena le sue dita ebbero sfiorato più decise quella superficie gonfia al di sotto dei suoi pantaloni, quasi più per curiosità, per vederne la sua reazione.
E perché quel gesto così nuovo la stava facendo sentire così dannatamente sicura, come se un'iniezione di adrenalina direttamente sparata nelle sue vene le stesse dicendo che sì, di proseguire, El non lo sapeva, non aveva la minima idea di che diavolo stesse facendo in quel momento, ma non era poi così intenzionata a smettere così presto.
"El...cazzo!" sentì Mike quasi supplicare contro il suo petto, stringendola più forte da fermarle il respiro, non appena la sua mano ebbe afferrato con più decisione il rigonfiamento di quel tessuto sopra i suoi pantaloni: una sensazione così insolita e strana sotto le sue dita, quasi morbida e calda, ma a tratti quasi rigida, dura...ma che meraviglia doveva essere mai il corpo di quel suo ragazzo, qualcosa di nuovo per lei da scoprire, da scoprire tutto?
"El, ti prego...se fai così non resisto!" lo sentì sussurrare un ultima volta, un po' più forte, muovendo di scatto una mano fin sulla sua, portando via lontana da quel punto, nemmeno troppo gentilmente, dei suoi pantaloni.
"Scu...scusa!" esclamò immediatamente El terrorizzata come se le avesse appena preso con quel gesto una scossa elettrica, portando la mano incriminata accanto a lei sulla superficie di quel tavolo ma vedendo veloce Mike scuotere la testa riprendendola nella sua, portandola sulle sue labbra e lasciandole un bacio profondo sul dorso.
"No no, El, scusa tu..." lo sentì sussurrare riprendendo fiato e sollevando lentamente lo sguardo su di lei, ansimando insieme in silenzio come se nessuno dei due avesse avuto tempo per riprendere fiato nell'ultimo quarto d'ora fino a quell'istante.
E forse, per quei due ragazzini, era veramente stato così.
"Scusa..." El lo sentì sussurrare vedendo i suoi occhi aprirsi più profondamente nei suoi, due calamite nere così intense, così ardenti di passione da farle quasi perdere un altro battito nel petto a quella visione, facendola deglutire un po' più rumorosamente nel silenzio profondo lontano dalla musica, interrotto solo dai loro respiri profondi e spezzati l'uno di fronte agli occhi confusi dell'altra.
"È solo che se fai così...io non resisto..." lo vide proseguire come quasi per chiedere scusa, facendo emergere più forte una sola domanda nella testa della piccola in confusione.
"Che...che cos'è?" Mike pensò di svenire sul posto a quelle sue parole, domandate dalle sue labbra in modo così innocente, così timido e silenzioso da fargli quasi domandare a sé stesso di aver udito bene quella sua assurda richiesta.
Ma come, come...come poteva lei non sapere...?
"Che...che cosa vuol dire, Mike?"
"Oh, ehm...vuol dire che..." prese fiato Mike cercando di prendere tempo per trovare, non si sapeva bene dove, le giuste parole, chiedendosi per un secondo se non fosse invece molto più conveniente riprendere a baciarla senza fornire spiegazione a quella assurda richiesta.
"Vuol dire...vuol dire che..." El lo vide abbassare lo sguardo regolarizzando il suo respiro di più, notando solo in quel momento quanto rosse fossero le sue guance al buio, tanto almeno quanto le sue, quanto profondi i loro respiri, uguali ed identici quanto i loro stessi pensieri.
Che El potesse immaginare già da sola quello che Mike non era in grado di dirle sembrava essere davvero evidente, lo sarebbe stato per davvero se quella ragazza non fosse stata semplicemente un fiorellino cresciuto dentro mura di cemento ed in mezzo ad una casetta in mezzo al bosco per tutta la vita.
Ed El quella sera non lo sapeva, non lo poteva capire: sentiva solo che tra la miriade di contrastanti emozioni che aveva nel petto non c'era il posto per l'imbarazzo o per la paura.
La piccola non si era mai semplicemente sentita così profondamente sicura e viva in tutta la sua vita.
"Vuol dire che ho voglia di te, El..."
"Mike...?"
"Vuol dire che...con te...che ho voglia di..."
"...ma bene bene bene, signorini...che cosa abbiamo qui?!"
Mike ed El balzarono insieme all'unisono a quelle parole provenienti da un punto imprecisato dal lato opposto della stanza vicino, decisamente troppo vicino alle loro spalle.
Mike si ritrasse, percorso da un brivido di puro imbarazzo frammisto a paura al suono di quella voce nelle orecchie, proprio quella maledetta voce, sicuramente inaspettata ma troppo familiare per non poter essere riconoscibile, perfino in un momento come quello.
Troppo riconoscibile per non poter far prendere fuoco di imbarazzo alle guance dei due ragazzini, colti in flagrante ancora abbracciati, rossi e ansimanti in un modo tale da non poter sperare di inventare molte altre giustificazioni.
"Avete confuso il tavolo della mia cucina con un doppio matrimoniale, per caso?" accese la luce senza troppi complimenti Steve facendo il suo ingresso trionfale all'interno di quella cucina, le braccia conserte sul petto nudo ed un accappatoio rosso a ricoprire il corpo ancora fradicio dell'acqua della piscina, un'espressione sul viso così compiaciuta e divertita che avrebbe quasi potuto definirsi felice.
"Sul tavolo da pranzo, Mike, estremo!" Mike deglutì riprendendo fiato e cercando di fare del suo meglio per darsi un contegno, vedendo El ancora con il fiato corto almeno quanto il suo riportare velocemente bordi del suo top di pizzo al suo posto, alternando sguardi spersi verso di lui ad imbarazzati in direzione del proprietario di casa alle loro spalle.
Certo no, nessun momento nelle loro intere vite avrebbe potuto essere definito più imbarazzante di quello.
"Ti facevo un tipo più romantico e tradizionalista, Wheeler...ma devo dire che mi hai colpito!"
"Che, che...che ci fai qui, Steve?" balbettò Mike le prime parole che riuscì a mettere in fila, rendendosi conto troppo tardi dell'assurdità della sua protesta:
"Scusami?!" alzò un sopracciglio scoppiando a ridere di tutto gusto Steve, ammirando i due ragazzini abbassare gli sguardi imbarazzati e rossi quanto due peperoni:
"Si dal caso che questa si sempre casa mia, mocciosetti...che c'è? Le camere del secondo piano le avete trovate già tutte occupate?"
"Scu...scusa..." balbettò El pregando di sparire dalla faccia della terra in quel preciso istante, scendendo dal ripiano del tavolo troppo velocemente perché le sue gambe ancora di burro non minacciassero di cedere sopra i suoi tacchi ancora troppo alti sotto il suo peso.
Ma perché cazzo aveva accettato che Max insistesse per farglieli indossare quella sera?! Mai mai più in tutta la sua vita.
"Noi non...non ci eravamo accorti fosse la cucina!"
"Ma non mi dite!" rise ancora Steve prendendoli così bonariamente in giro, squadrando l'intera figura di El con un sorriso di ammirazione e rivolgendo un'ultima occhiata al nerdino alle sue spalle con espressione colpita.
"Però, piccolo Mike, te la sei scelta anche carina! Carina, decisamente, carina!"
"Gr...grazie?!" Mike scosse la testa sentendo El balbettare ancora più imbarazzata, calcolando in un frazione di secondo se convenisse loro filarsela di soppiatto distraendo l'amico con non sapeva quale diversivo o correre via a gambe levate attraverso il salotto ancora animato dalla musica.
Ammesso che la situazione così maledettamente al limite all'interno dei suoi pantaloni gli permettesse di muoversi anche solo di un passo senza esplodere così poco elegantemente in mezzo ai suoi due interlocutori...
Steve certo lo avrebbe ancora più preso per il culo fino alla fine dei suoi giorni!
"...ma dii un po', Wheeler! Voglio almeno sperare tu avessi intenzione di munire l'arma nucleare di protezione prima di iniziare a darci dentro con le munizion..."
"Okay! Gli altri ci staranno di sicuro cercando, Steve!" El sentì Mike saltare sul posto neanche fosse stato punto dal una tarantola in quella cucina,
"Sarà meglio che usciamo a cercarli!" annuì il ricciolino prendendo la mano del suo fiorellino velocemente nella sua, muovendo un passo dopo l'altro il più rapidamente possibile in direzione della porta sulla sala della musica, lasciando che la piccola lo seguisse di corsa, ancora un po' confusa, l'eco delle risate di quel ragazzo ancora acute dietro di loro.
"I miei complimenti, Wheeler! E chi l'avrebbe detto che saresti stato tu il primo a segnare il punto in meta?" chiuse gli occhi cercando di non imprecare ad alta voce il nerdino in quel momento, pregando solo che la voce di Steve non li inseguisse, desideroso soli di ritrovare nella folla di ragazzi e ragazze intorno a loro un volto familiare e conosciuto:
"Will, Dustin, Max...ma dove diamine siete finiti?!"
"Non c'è nulla di male, ragazzi! Perché fate quelle facce lì?!" El sentì ancora la voce del ragazzo sconosciuto raggiungerli da sopra la musica, voltandosi confusa ma tirata dalla mano di Mike più velocemente di quanto potesse provare a replicare:
"Ma la prossima volta se cercate un po' di privacy vi consiglio di cercarvi sul serio una camera!"
"...una camera?!" domandò El con tono confuso, sentendo Mike tirarla per un braccio ancora di più, attraverso l'ingresso ingombro di adolescenti più o meno vestiti o con indosso invece solo un costume, palesemente non intenzionato a fermarsi per rispondere a quel suo innocente dubbio.
"Ma dove cazzo sono?!" imprecò Mike silenziosamente sperando di non morire lì sul posto per la vergogna, sentendo la piccolina alle sue spalle insistere, come fosse stata quella la domanda più legittima del mondo.
Legittima sì, adatta a farlo affogare fino in fondo in un oceano di vergogna.
"...perché dovevamo trovarci una stanza, Mike?"
"Eccoti, Mike! Ma dove cazzo eri finito?!"
Mike si fermò di colpo a quel richiamo, voltandosi di scatto in direzione della parete dell'ingresso dal lato opposto, mai stato più felice in vita sua di sentire nelle sue orecchie la voce acuta e squillante del suo migliore amico.
"Will!"
"Mike!"
"Eccovi, cazzo!"
Lucas e Max accorsero dall'altro lato della stanza verso di loro, stretti stretti ciascuno con un asciugamano fradicio gettato alla belle e meglio sulle spalle, non sufficiente ad impedirgli di battere i denti di freddo davanti agli occhi spalancati dei loro migliori amici.
"Non vi trovavamo da nessuna parte!"
"Vi abbiamo cercato almeno per un'ora!"
"Ma dove diamine eravate...?!"
"Dov'è Dustin?!" ringhiò Mike senza prestar loro attenzione, vedendo i due amici scambiarsi uno sguardo perplesso a quelle parole, El e Max al suo fianco a fare lo stesso, imponendosi di non stare a pensare in quel preciso momento a quale sarebbe potuto essere il racconto di quelle due amiche su come avevano trascorso rispettivamente quell'ultima ora.
"Cavolo di abitudini femminili a raccontasi sempre tutto, cazzo!"
"Ehm...non lo so!" rispose Lucas con sguardo interrogativo, facendo spallucce e vedendo Will reagire alla medesima maniera di fronte all'amico dai ricci neri scompigliati.
"Magari ancora in giro a provarci con qualche cheerleader in bikini a bordo piscina...?"
"Perché?"
"Andate a cercarlo e ce ne andiamo!" nessuno osò replicare alla voce impositiva del paladino davanti a quella porta d'ingresso, limitandosi 3 amici a lanciarsi uno sguardo d'intesa, ma non osando ridere ed accendere l'ira funesta di quel ricciolino ancora di più.
Qualcuno doveva averla combinata più grossa del solito quella sera..non vi poteva essere dubbio alcuno!
"Come vuoi..."
"Ai tuoi ordini, dm!"
"Cercate Dustin e ce ne andiamo!" chiarì il concetto Mike con un sospiro, sentendo le guance paonazze prendere fuoco ancora di più sotto gli occhi degli amici, sul punto di esplodere al pari di quell'altra parte del suo corpo ancora così desiderosa di attenzioni: una bella ripassata in bagno quella sera non gliela avrebbe proprio evitata nessuno, ma quanto sarebbe stato enormemente meraviglioso se fosse stata proprio la sua piccola a prestargli una mano per quella volta...
"Mike!"
"Basta pensarci, Mike! Basta, ti prego!"
"...la festa è finita!"
*
"Avete scopato dentro la piscina?!" urlò Dustin da una parte all'altra del basement dei Wheeler una manciata di minuti più tardi, appena il tempo che il party, radunati tutti i suoi elementi nella baraonda della festa di Natale, riuscisse ad uscire dalla villa degli Harrington chi più chi meno illeso, lasciando alle loro spalle il castello della lussuria e delle meraviglie.
"Dustin!!!!" esclamò stizzita Max da dietro la porta del bagno del seminterrato, dove i ragazzi avevano concesso a lei ed a El di cambiarsi indossando i loro pigiami per la notte.
"Devo prenderlo per un sì?" rincarò la dose il nerdino senza denti e dai folti ricci, lanciando un occhiolino a Will in mutande accanto a lui e vedendolo trasalire con un'espressione di disgusto degno di un raccapricciante film dell'orrore.
"Fai decisamente, decisamente schifo, amico..."
"Non è divertente!"
"Invece sì che lo è!"
"Che strano! Io non mi sto divertendo per niente!" sospirò Lucas tra sé e sé passando un asciugamano tra i corti capelli neri, cercando di nascondere con un certo stile la sua delusione, non potendo non passare inosservato tuttavia agli occhi curiosi dei suoi 4 migliori amici.
"Serata in bianco, Sinclair?"
"Chiudi quel becco, Dusti-Bon!"
"Max e Lucas volevano dare una mano agli Harrington a pulire la piscina?!" avrebbe voluto chiedere El con espressione un po' sperduta e confusa, ma preferì per quella sera tenere a freno la sua innocente curiosità.
"Cielo, è stato così imbarazzante..." la piccola sentì l'amica dai capelli rossi scuotere la testa, indossando la sua felpa di cotone gialla a mò di pigiama, sospirando quasi con sé stessa piuttosto che con la ragazza davanti allo specchio accanto a sé.
"Ma come ho potuto essere così stupida?! Dio, se mi sono presa un raffreddore e mia madre non mi lascia partire per la California domani non me lo perdonerò mai per il resto della mia misera vita! Ma che razza di roba c'era in quei bicchierini?!"
El deglutì non sapendo come rispondere a quella domanda, la stessa che avrebbe potuto porsi lei stessa nelle ultime assurde ore.
Che gli effetti di quei bicchierini sconosciuti fossero del tutto scemati via dal corpo degli amici era un dato di fatto a quel punto della nottata: che i due amici avessero rischiato in quella piscina di prendersi una bella congestione era fuori discussione, almeno tanto quanto El e Mike non fossero riusciti a reggere i reciproci sguardi imbarazzati per poco più di una manciata di secondi da quando avevano superato il cancello di casa Harrington in direzione della sua Maple Street.
"Hai...hai portato un cambio per la notte?" aveva chiesto un Mike ancora imbarazzato e con la punta delle orecchie bordeaux, scendendo le scale del piano superiore nel quale la piccola lo aveva visto sparire per un buon quarto d'ora, non appena il party aveva varcato la porta d'ingresso di casa Wheeler.
"No, ehm...devo aver dimenticato il mio pigiama a casa di Max!" aveva balbettato la ragazzina,
"Non c'è problema! Posso prestarti una felpa io!" aveva risposto risoluto il nerdino, cercando di decifrare le espressioni confuse dipinte sul suo faccino.
"Gr...grazie!" si era affrettata a ringraziare quel fiorellino, abbassando gli occhi dal suo viso ai suoi piedi, non potendo fare a meno di soffermare lo sguardo nella discesa lungo i pantaloni scuri del pigiama del suo ricciolino, proprio al centro del cavallo dei suoi pantaloni.
Forse quella...quella cosa era davvero lì?
E allora perché quel gonfiore sembrava essersi così attenuato in quel momento sotto il tessuto morbido dei suoi pantaloni?
"Chi sceglie il film?" esclamò Will con entusiasmo non appena i sacchi a pelo furono distesi l'uno accanto all'altro sul tappeto tra il divano e la tv.
"Che domande, io!" esclamò Lucas con tono risoluto, avvicinandosi al ripiano della parete adibito a scaffale dei vhs e delle pellicole.
"È il mio turno! Ne sono più che sicuro!"
"E io invece dico di no! Dico che è il mio turno!" balzò sù Max correndo dal divano fin davanti alla mensola accanto a lui, facendo ondeggiare i capelli rossi ancora leggermente umidi.
"Dico che qualcuno si deve far perdonare questa sera per aver allungato le mani fin troppo dentro quella piscina..."
"Scusami?! Non mi pareva fossi tanto contraria in quel momento, signorina...!"
"Vi prego non ricomiciate o sarò costretto a vomitare la cena qui!" li supplicò Will già dentro il suo sacco a pelo, mentre Mike prendeva posto alle sue spalle sul divano tra i cuscini.
Lo sguardo del paladino corse veloce attraverso la stanza in un secondo, scorgendo il suo fiorellino rimasto fermo in piedi ed ancora un po' sperso accanto alla porta del bagno ormai chiusa con indosso la sua tuta da casa con pantaloni grigi e felpone blu decisamente troppo enorme per lei.
Era così imbarazzante che in fondo Mike la trovasse ugualmente bellissima anche così, con indosso quei vestiti giganti e i suoi capelli ricci lasciati cadere all'in giù?
"Vuoi sederti qui?" El lo vide sorriserle timidamente, indicandole il posto del divano lasciato libero accanto a lui.
"Sì...certo!" la vide sorridere abbassando lo sguardo e portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, vedendola avvicinarsi pian pianino verso di lui, prendendo posto tra i cuscini e rispondendo al suo sorriso con uno altrettanto dolce.
Che quei due bambini dall'apparenza più simile a due angioletti in quel momento fossero stati protagonisti poche ore addietro delle scene a luci rosse più calde ed intense delle loro vite era qualcosa di sconvolgente perfino per loro due.
Mike credeva quella sera che non sarebbe più riuscito a convincere se stesso nemmeno a sfiorare la mano di El con la punta di un dito.
E ad El...ad El veniva caldo sotto quella felpona oversize blu anche solo a ricordare dove aveva lasciato che le mani del suo ragazzo la potessero sfiorare.
"El! Io dico che dovrebbe decidere El il film!"
"Giusto, El!"
"In fondo è o non è il suo primo pigiama party con noi?"
"El, decidi tu!"
"...io?!" sbattè le palpebre la piccola Hopper risvegliandosi come da una momentanea trans in quel momento, ritrovando di fronte a sé gli occhi in attesa degli amici, due copertine colorate ben strette tra le loro dita.
"Devo...decidere io?"
"Sì, tu!" annuì felice la rossa con un occhiolino, un cenno d'intesa all'amica indicando la copertina della sua cassetta:
"Scegli questo, El! Ti piacerá parola mia!"
"Questo si chiama corruzione di giuria ed è assolutamente sleale!" protestò il ragazzo dalla pelle scura tirando una gomitata alla sua ragazza accanto a lui e rivolgendole un'occhiata torva.
"Hai preso il film dalla sezione di Nancy, non dovresti nemmeno partecipare allo spareggio! E poi, El non ha mai visto Terminator!"
"Dirty Dancing! Dirty Dancing!" El vide l'amica mimare con le labbra, indicando insistentemente con il dito la copertina bianca della sua cassetta.
"Dirty...dancing?" sussurró la piccola più come una richiesta che come un'affermazione, vedendo la rossa esultare alzando le braccia al cielo in segno di vittoria, in mezzo alle proteste poco velate del resto del gruppo.
"Vittoria! Il giudice ha scelto, abbiamo in vincitore!"
"Questa si chiama corruzione bella e buona!"
"Sei tu che hai proposto che fosse El a scegliere, Byers!" fece spallucce Max chinandosi dall'altra parte della parete di fronte alla tv, estraendo la cassetta da dentro la scatola di plastica ed infilandola nel lettore senza voler sentire ragioni.
"Ottima scelta, amica mia! Vedrai che ti piacerà!"
"Incredibile!" protestò per l'ultima volta il nerdino senza denti prendendo posto in mezzo agli amici dentro i sacchi a pelo, lasciando il divano alle loro spalle occupato da El e Mike soli già seduti vicini.
"Questo film l'abbiamo già visto e ha fatto sempre schifo a tutti tranne che a te!"
"Questo, Dusti-Bon, non è affatto vero!"
"Sì che è vero invece e tu lo sai! Lo vuoi guardare solo perché c'è quell'attore...quel Patrick qualcosa..." si lagnò Will abbracciando un cuscino, sbadigliando di sonno con un lamento più simile ad un conato di vomito.
"Patrick Swayze!" protestò Max alzando gli occhi al cielo, prendendo posto tra Lucas e Will, mentre già i primi titoli d'inizio facevano la loro apparizione sullo schermo: estate 1987.
"E allora?!"
"E allora?!" El sentì esclamare Lucas sforzando di non scoppiare a ridere, sentendo il ricciolino al suo fianco deglutire sforzandosi di continuare a sorridere, portandosi seduto accanto a lei più vicino, un po' più vicino: che quel film non fosse il preferito in assoluto del piccolo nerdino era fuori discussione, che fosse capitato proprio al momento giusto dopo una serata come quella...?
Beh...Mike era decisamente felice in quel momento di aver eseguito una tappa in bagno preventiva.
"Che motivo hai di guardare lui e non me?!"
"Quando avrai imparato a ballare anche tu così, stalker, ne riparleremo!"
"Almeno vi prego state zitti voi due...almeno potrò dormirmi tutta questa lagna in pace!"
"Siete ridicoli!"
"Ehm...spero ti piacerà!" El sentì Mike bisbigliare silenziosamente vicino al suo orecchio, la voce ancora un po' timida e un po' incerta nel buio,
"Dii la verità...l'hai scelto solo per far contenta Max, non è vero?"
"No..." Mike la vide scuotere la testa con un sorriso, voltandosi verso di lui e gloriandosi soddisfatta del suo sguardo stupito:
"...l'ho fatto per non far vincere Lucas!"
"Giusto, giusto..." scosse la testa Mike con una risatina, sentendola sedersi più comodamente accanto a lui tra i cuscini, allungando le gambe di fronte a lei accanto alle sue, credendo di poter concedere a sé stesso di tornare a respirare in modo congruo ed appropriato.
"Mi duole dirlo ma hai fatto bene! Lucas se lo merita ogni tanto, ottimo lavoro! Ehm, allora...buona visione!"
Ma El, già dopo pochi minuti, non credeva di essere mai rimasta più stregata davanti allo schermo di una tv come quella sera in vita sua.
Non era servita che una mezz'oretta prima che Dustin, Lucas e Will, chiaramente non poi così interessati quanto quel fiorellino alle immagini di quel film, cadessero addormentati l'uno addosso all'altro sugli altrui sacchi a pelo, generando le proteste e gli sbuffi della rossa in mezzo a loro.
"Siete tutti e tre solo gelosi!" aveva esclamò Max scuotendo la testa, ottenendo solo come risposta che Will abbracciasse più forte il suo ginocchio come cuscino e che Dustin producesse un profondo sbaglio accanto al suo orecchio.
"Ragazza di cretini..."
Ma dopo una manciata di altri minuti, anche la ragazzina aveva gettato infine la spugna quella sera, cedendo alle braccia di Morfeo troppo forti da resistere in confronto alla pellicola conosciuta a memoria e già vista, abbandonando anch'essa la compagnia e lasciando solo i due ragazzini sul divano alla visione di quel film.
E il piccolo nerdino dai ricci neri, da parte sua, stava combattendo un altro tipo di battaglia, ben più valorosa che contro le braccia forti del dio del sonno.
"...scusa!" aveva esclamato il paladino alla sua principessa, 5 minuti netti dall'inizio effettivo del film, quando la sua mano così casualmente ed in modo così inaspettato aveva trovato posto su di quei cuscini sopra la sua, producendo in quella piccolina un piccolo sussulto, più di sorpresa che di paura, come si fosse dimenticata per qualche momento che lui fosse realmente ancora accanto a lei, persa com'era dentro le immagini colorate della tv.
"Niente, figurati!" Mike l'aveva vista sorridere come se niente fosse stato, prendendo la mano nella sua e portandola sulla sua coscia, come fosse stato quello un reale punto casuale dell'intero suo corpo.
"Avevi ragione!" Mike l'aveva vista sorridere, pregando che le luci dello schermo non le permettessero di vedere i suoi occhi aprirsi, puntati sul tessuto grigio dei suoi stessi pantaloni della tuta ma indosso a lei, dove il suo fiorellino ora stava giocando così sovrappensiero con le sue dita.
"Questo film mi sta piacendo davvero un mondo!"
Ma era stato solo dalla metà in poi della pellicola che El aveva iniziato a capire il perché di quel film e in modo particolare di quel titolo:
"Dirty Dancing", "balli sporchi".
Era forse qualcosa nel modo che avevano di ballare i due protagonisti che le ricordava qualcosa quella sera, qualcosa di forse, davvero, perfino un po' malizioso e proibito?
Magari davvero di un po' sporco, magari invece di solamente bellissimo, la piccola Hopper non ne era sicura davanti a quei corpi vicini e a quei movimenti. Era sicura solo di una cosa su quel divano quella sera: qualcuno doveva certamente avere acceso una stufa in quella tavernetta, perché El stava decisamente sentendo troppo caldo davanti a quella tv perché potesse essere considerato normale.
"Stai...stai bene?" le chiese Mike interrompendo il silenzio sotto la musica del film, girando la testa lentamente verso di lei e vedendola annuire senza voltarsi neppure, senza staccare gli occhi da quel film, continuando solo a muovere come una continua carezza il suo indice sopra il palmo della mano di lui, aperta sulla sua coscia dove lei stessa l'aveva posta minuti e minuti prima e dove Mike non aveva ancora osato muoverla di un centimetro per nessuna ragione al mondo.
"Sì, sì..." la sentì sussurrare come assorta nel suo mondo, vedendo il profilo del suo collo muoversi insieme ad un suo boccone di ossigeno, producendo dentro il petto del ragazzino una piccola fiammella come un accendino.
"Siamo...siamo rimasti svegli solo noi..." tentò di buttarla sul ridere Mike sorridendole nel buio, vedendola prendere un lungo e profondo respiro come a voler restare concertata dal trattenersi dal fare qualcosa, qualcosa di molto forte e difficile da resistere.
Ed Mike poteva solo immaginare dal che cosa.
Forse proprio dalla stessa voglia che lui aveva tanto atteso quanto lei fin dall'inizio di quella serata e di quel dannatissimo film...
"Vuoi...vuoi che lo mettiamo in pausa e continuiamo domani?" la piccola lo sentì chiedere con la sua voce lontana, troppo lontana così ovattata nelle sue orecchie nelle quali lei sentiva solo un fischio sottile, come quello di una piccola pentola a pressione.
E la mente di quella bambolina viaggiava lontano tra i ricordi quella sua mente, fomentati ed accesi da quelle immagini sensuali e spinte dentro lo schermo di quella tv: le sue labbra sulle sue, calde e morbide da non farla più resistere, le sue mani sui suoi fianchi, sulla sua schiena, tra i suoi ricci, veloci come quelle di quel bel protagonista del film, i loro fianchi stretti stretti l'uno contro l'altro su quel tavolo della cucina nel buio, vicini come i due ballerini di quella pellicola, quasi avessero voluto sul serio entrarsi l'un l'altro dentro...
Ma era quella una follia?!
Era lei ad essere diventata tutto d'un tratto così incosciente da non riconoscere più ciò che era lecito e ciò che è proibito?
E chi l'aveva deciso poi a propri?
Chi avrebbe mai potuto dirle cosa sbagliato o giusto fosse quella sera?
"...El, mi senti?"
Forse era semplicemente lei a stare per esplodere e ad avere urgente bisogno di sfogare quell'immane calore che sentiva consumarla da troppo tempo dentro, lì su quel divano che, per lo meno, aveva tutta l'aria di essere più comodo di qualsiasi tavolo da cucina.
"El...vuoi che andiamo anche noi a dormir...?" iniziò Mike con un sussurro in mezzo a quei cuscini, ma il termine di quella formale richiesta non fu in suo potere trovare il modo di dirlo.
"Oh....cazzo!"
Le mani di El trovarono strada tra i ricci neri di lui velocemente almeno quanto quelle di Mike sopra i suoi fianchi, i loro visi mossi veloci l'uno incontro all'altro, nella medesima direzione, le loro labbra a incontrarsi e scontrarsi senza avere bisogno di molti saluti e presentazioni.
"Mmm..." la sentì gemere Mike facendosi più vicina, muovendosi di fianco e accarezzandogli con il palmo della mano tutto il viso.
"Se solo potessi leggermi nella mente, El, in questo momento..." schiuse gli occhi Mike per un secondo, vedendo le sue ciglia nere vibrare l'intensità e di amore di fronte a lui,
"Sapessi la metà di cosa vorrei fare con te questa sera, fiorellino...sapessi la metà di quello che vorrei farti..."
Quasi per magia lei lo avesse ascoltato, quasi per magia lei davvero lo avesse sentito, in un frazione di secondo El si mosse, cogliendo di sorpresa, facendogli quasi mancare per un secondo l'ossigeno dai polmoni, sentendola muoversi all'improvviso più vicina, un po' più vicina, seguendo il movimento dei suoi fianchi con le mani ancora intorno alla sua vita, più colpito e stralunato da poter capire o assecondare il suo movimento.
"...E...El?" si trattenne quasi dal chiederle Mike in un brivido lungo la schiena, vedendola mettersi in ginocchio ed allungare una gamba al di là della sua, sedendosi a cavalcioni su di lui troppo in fretta perché Mike potesse realizzare immediatamente di averla davvero addosso in quella posizione.
"El..." chiuse gli occhi Mike portando la testa all'indietro sul poggiatesta del divano e sentendo El restare immobile continuando a respirare appena, cercando di decifrare la sua espressione nel buio.
Ma quando le mani di Mike ebbero raggiungo i fianchi di El sospesi sopra i suoi, appena un palmo di centimetri, pochi centimetri perché il centro di lei non fosse proprio lì lì dal baciare anch'esso quello di lui, al di sopra dei tessuti leggeri dei rispettivi pantaloni, bastò appena un soffio dalle labbra di entrambi perché El si lasciasse semplicemente cadere, cadere sopra di lui, guidata dalle mani di Mike a reggerla come per rincuorarla di non avere paura.
"...cazzo" e questa volta fu El a sussurrarlo, lì ad occhi chiusi di fronte a lui, senza quasi rendersene nemmeno conto, perché le mani di Mike era lì che l'avevano condotta, proprio in quel rigonfiamento sconosciuto dei suoi pantaloni che ora di nuovo misteriosamente si faceva sentire, oh se si faceva sentire...proprio lì contro quel bottoncino di carne al centro delle due gambe aperte che El sentiva battere forte in modo così terrificantemente doloroso e meraviglioso allo stesso tempo.
"Cazzo, cazzo..cazzo!"
"...be...bellissimo!"
"El!"
E quando le mani di Mike si furono mosse sui fianchi di lei muovendola più in sù, più su e più in giù, l'uno contro l'altra, le gambe di lei aperte su quel divano sopra di lui, quei due ragazzini non seppero chi dei due emise il gemito di piacere più forte all'orecchio dell'altro in quel momento: seppero solo che entrambi non poterono che benedire in quel momento la musica ancora abbastanza alta del film.
"Mike..."
"El..." soffiò Mike ancora ad occhi chiusi sentendola appoggiare i palmi delle mani sopra le sue spalle piegando le braccia, prendendo un respiro in mezzo ai suoi ricci come si fosse trattato della sua personale riserva di ossigeno.
"Posso...?"
"Sì..."
"...così?"
"...sì!" la sentì stringere più forte le sue dita sulle sue spalle, non appena le mani di Mike si furono mosse ancora sul suo bacino, facendo scorrere il suo centro contro la curva dei suoi pantaloni ancora, facendo battere il cuore di quel ricciolino ancora più velocemente nel petto, così veloce che si chiese sul serio se sarebbe stato in grado di reggere a quel ritmo fino alla fine.
...fino alla fine? Ma quale era poi la fine?!
Ma lei lo sapeva che avevano appena iniziato?!
"Mike..." la sentì gemere al suo orecchio con una dolcezza tale da farlo sorridere in mezzo ai suoi ricci, ricaduti leggeri al bordo del suo viso.
E quanto avrebbe voluto che fosse stata già pelle vera quel contatto tra loro due: la sua pelle nuda, veramente nuda contro la sua, inesplorata da altri prima se non da lui, soltanto da lui...
Quanto avrebbe potuto essere bella la sensazione della sua carne contro la sua, così calda, così stretta, stretta lì intorno al suo...
"...Mike!" strinse più forte le dita la piccola contro le spalle di lui, sentendo il suo corpo prendere ancora più fuoco sotto il movimento di un'altra spinta imposta dalle mani del suo ragazzo su di lei.
Come fiamme la stavano divorando in quel momento, di un' intensità tale da farle tremare come impazzite le gambe, ma non di paura, quasi di adrenalina, quasi di attesa, come se il suo corpo già sapesse di voler arrivare dove lei non conosceva.
Aveva caldo El, troppo caldo, mentre con le braccia strette intorno al suo nerdino riprendeva fiato quasi senza vergognarsi neppure, il viso di Mike sul suo petto, seminascosto dal tessuto blu della sua felpa.
"...ancora..." avrebbe voluto sussurrare El muovendo appena le labbra tra i suoi capelli sotto di lui, per sentire ancora vibrare quel bottoncino di pelle in mezzo alle sue cosce sopra la carne calda di lui, contro i suoi pantaloni, sempre più sensibile, sempre più calda e bagnata, bagnata di cosa poi?
Ma cosa stava succedendo a lei ed al suo corpo?!
Forse non era poi in fondo quello il momento migliore per chiederselo...
"El...?" sentì Mike sussurrare prima di un'altra spinta, un po' più leggera delle altre ma ugualmente sufficiente, sufficiente per farla ansimare con un gemito più forte ancora di più, soffocato appena dalle sue labbra tra i suoi ricci ma non sufficiente da sperare che non potesse essere percepito dai restanti presenti di quella stanza.
Non erano da soli...
"El..." sussurrò ancora Mike imponendosi di dirlo senza darsi del coglione da solo in quel momento:
"No, Mike, non dirglielo..."
"El..."
"Mike! Ma sei impazzito?!"
"El...credo..."
"Ma vorrai mica sul serio sprecare un'altra occasione così?!"
"Credo...credo che dovremmo fermarci ora prima di...prima di svegliare tutti sul serio..."
"...ma cazzo, brutto coglione che non sei altro!"
"Si..." la sentì a malincuore sussurrare a sua volta, prendendo insieme con lui un profondo respiro e aprendo gli occhi finalmente nei suoi, viso a viso.
"Sì, dovremmo, dovremmo proprio..." El lo sentì ripetere ancora come a volersene convincere da solo prima ancora che convincere lei stessa, cosa non facile per nessuno dei due quella sera per davvero.
"Eppure..." pensava la piccola nel silenzio della sua mente in confusione, facendo talmente silenzio di parole da poter sentire ancora veloci nei loro petti i battiti impazziti dei rispettivi cuori, in mezzo ai respiri pesanti di sonno dei due amici che, fosse stato per loro, avrebbero anche potuto sparire da quel basement o meglio ancora dalla faccia della terra.
"Eppure..."
"Steve parlava di "cercare in una camera"..." il cuore del povero Mike per un altro colpo ancora più intenso a quelle parole, alzando due occhioni più spalancati di prima su di lei e sui suoi, quasi timidi, quasi tremanti di emozione.
L'aveva...l'aveva detto sul serio?
L'aveva detto...davvero?!
"El, ma cosa...cosa devo farci io con te?!"
"Hai...hai una camera, Mike?"
"Si...sicuro!" la principessa vide il suo paladino annuire con fin troppo entusiasmo e un po' più di veemenza di quanta sarebbe stata necessaria, tanto da far sorridere divertita la sua piccolina ancora comodamente seduta sulla sua stesse ginocchia.
"Vuoi che saliamo sù?"
"Sì..." annuì El con un sussurro alla sua timida ed abbozzata richiesta, quasi retorica, quasi come un'ultima conferma, quasi per voler confermare a se stesso che stesse sul serio accedendo, che stesse davvero succedendo tutto sul serio.
"Su...in camera mia?"
"Sì..."
"OH CAZZO..."
"...possiamo?" chiese El abbozzando un altro dolce sorriso, sentendo il suo battito ridivenire irregolare ancora una volta sotto le costole.
Una piccola, piccolissima voce nella tua testolina ricciuta le stava urlando che quella era davvero una pessima, pessima idea, forse la peggiore dell'intera sera, ed El si stupì per un istante di quanto quella vocina assomigliasse terribilmente a quella del suo baffuto papà.
"Ma in fondo sono solo...solo baci, giusto?" giustificó a se stessa El quella sera sentendo le mani di Mike tremare leggermente di più contro le pieghe morbide del suo maglione, sulle curve nascoste ma ben note dei suoi fianchi su di lui, per rimetterla in piedi di fronte a quel divano, in religioso silenzio per non svegliare dal sonno nessuno dei loro amici addormentati.
Mike era più che certo che, se malauguratamente uno degli amici li avesse sorpresi a sgattaiolare silenziosamente al piano di sopra in quel momento, la sua vita avrebbe persino potuto definirsi conclusa.
Quegli stronzi non avrebbero mai più smesso di prenderlo in giro.
"Su...su è decisamente meglio!"
"In fondo che ci poteva essere di male?" chiese ancora a sé stessa la piccola con quel suo sorriso così puro di innocenza e candore, seguendo il profilo del suo ricciolino voltarsi di schiena con un timido sorriso a sua volta, prendendola per mano ed avvicinandosi al primo gradino delle scale verso il piano superiore.
La piccola El non sapeva cosa poteva succedere tra un ragazzo ed una ragazza da soli in una camera...e l'ignoranza in quel genere di situazioni non consisteva forse già essa stessa in una giustificazione?
"Cazzo, cazzo...CAZZO!" ripeteva invece una piccolo ragazzino di sicuro molto meno ingenuo e di certo più smaliziato di lei in quel momento, percorso di brividi lungo la sua schiena sulla quale gli pareva già quasi di sentire il respiro caldo ed impaziente del suo fiorellino sulla sua pelle.
"Mike...Mike...Mike!" non riusciva a togliersi dalla sua mente quei sussurri, quei gemiti, così belli e dannatamente irresistibili da desiderarne solo di averne altri, di fargliene produrre lui stesso degli altri: quasi come un violinista a pizzicare i punti giusti delle corde del suo strumento, così Mike a muovere sapientemente le sue dita sul corpo di lei.
Perché, in fondo...Mike sapeva cosa fare...era quello il suo momento, se lo ricordava bene...non era vero?
"Aiuto..."
"Lucas, ehi! Ehi, amico!" avrebbe tanto desiderato Mike tornare indietro appena per un secondo giù da quelle scale quella sera, bloccando il tempo come per magia per svegliare dal torpore, senza troppi complimenti, i suoi tre migliori amici.
"Will! Dannazione tirami uno schiaffo! Sì, dico sul serio, ora!
Dustin...Dustin, cazzo, che cos'è che aveva detto Steve in merito a...in merito a, ma sì! Al dare...dare piacere ad una ragazza?
Sì sì, che sarebbe stata una gran figata era chiaro, ma...ma quali erano stati i suoi consigli?! Miseria, necessito di un ripasso! Fermate tutto! Fermate il tempo! Non sono pronto!"
"Per...per di qua!" il fiorellino vide il suo nerdino sussurrare quasi in punta di labbra, messo piede sull'ultimo scalino del piano superiore,
"Lo so...ci sono già stata qui, Mike!" il ricciolino la sentì ridere di lui alle sue spalle e del suo timore, facendo sciogliere il suo viso teso e tremante di paura in un sorriso dolce quanto il suo.
"Giusto, giusto, è vero..." lo sentì sussurrare scuotendo la testa, stringendo più forte la sua mano nella sua,
"Va tutto bene, Mike?"
"Sì, sì! Sicuro!" El lo vide annuire un po' perplessa un po' confusa, vedendolo precederla attraverso il salottino in direzione delle scale del piano riservato alle camere da letto.
E sbaglio o le era parso per davvero di aver avvertito un tremore quasi di puro terrore nella sua voce?
"Sto bene, bene...anzi, benissimo, El! È solo che..."
"Solo che...cosa?"
"Che io, beh..." balbettò Mike maledicendo se stesso per l'ennesima volta per non essersene rimasto zitto, vedendola fermarsi con i suoi occhioni grandi ben aperti ed illuminati nel buio.
Che cosa doveva dirle in quel momento?
Cosa a lei e a quei due suoi occhioni meravigliosi e così spalancati di attesa e stupore?
Che non si era mai sentito così terrorizzato?
Che era forse davvero ancora troppo presto?
Che aveva solo paura di fare un disastro con lei ma anche che la voleva, dio se la voleva, la voleva tutta?
"Solo che...io..."
"...tu?"
"Io non ho mai fatto niente del genere prima, e..."
"...Karen? Nancy? Holly? Avete cucinato la torta al cioccolato per sta sera?"
Il balzo all'indietro che fecero entrambi i ragazzini all'unisono a quelle parole provenienti da dietro la poltrona del salottino buio sarebbe degno di uno show comico e di un qualche cabaret televisivo: peccato che nessuno dei due ragazzini con il cuore in gola e trattenendo il fiato pareva avere molti buoni motivi per mettersi a ridere in quel momento.
"Tesoro...è già pronto il pollo in forno?" Mike ed El, rimasti immobili e senza osare fiatare, sentirono Ted Wheeler ancora borbottare, la voce leggermente impastata dal sonno, da dietro lo schienale reclinabile e della sua solita poltrona davanti alla tv.
Mike credeva di non aver mai sentito il suo piccolo cuore battere più veloce nel petto dallo spavento e dalla paura, così come El non credeva di avere più sensibilità alle sue dita, strette così forti da quelle del suo paladino per lo spavento ed il coccolone.
"Sta...sta dormendo?"
"Un'altra fetta, Karen, per favore...!"
"Credo...credo di sì!" bisbigliò Mike muovendo un passo in avanti verso la figura del padre accasciata sulla poltrona, sentendolo russare a tratti con la testa riversa sul petto ed il telecomando ancora stretto nella mano destra, una visione così pittoresca che avrebbe quasi potuto mettersi a ridere di gusto dello scampato pericolo, non fosse ancora intento a non farsela sotto nei suoi stessi pantaloni.
"Sta...sta dormendo!"
"...da domani mi metto a dieta, tesoro, te lo prometto!"
"Parla nel sonno?" Mike la vide ridere con un sorriso ancora teso, facendolo sorridere a sua volta muovendo in punta di piedi due passi indietro, lontano da quella poltrona e sempre più vicini alle scale del piano superiore.
Il giovane Wheeler non avrebbe nemmeno più saputo scegliere per quale motivo sentirsi più in imbarazzo davanti ai suoi occhioni quella sera.
Eppure, quanto continuavano ad essere irresistibilmente belli?
"Già..." la piccola lo vide balbettare, passando imbarazzato una mano tra i ricci neri, lanciando un ultimo sguardo forse un po' di tenerezza più che di imbarazzo alla figura di schiena di cui ora si intravedeva null'altro che la sagoma.
"A quanto pare..."
"Lo fa anche papà quando rimane addormentato sul divano...praticamente ogni volta!"
"Davvero?"
"Sì!"
Mike fu grato di quel momento di silenziose risate tra di loro, lì sul primo scalino di quell'ultima rampa di scale che nessuno dei due pareva davvero essere davvero molto pronto a salire: o forse, per davvero, occorreva solo per loro ridere e sorridere un po' di più, prendersi davvero un po' meno sul serio.
"Stai...stai bene?" sorrise Mike vedendola annuire felice, sorridendo al suo viso più in alto del suo.
"Si...e tu?" chiese El sentendo le dita di quel ragazzo portarle dolcemente una ciocca di riccioli dietro l'orecchio, facendo vibrare una corda sottile del suo cuore ancora un po' di più.
E quanto era meraviglioso quel gioco di contrasti tra di loro? Tra di loro che fino a due secondi prima parevano essere due fiammiferi in preda ad un fuoco inarrestabile e due istanti dopo pareva avrebbero potuto passare tutta la notte anche solo così, a coccolarsi con le più innocenti e pure carezze?
"Vuoi...vuoi ancora salire sù, El?"
"Sì..."
"Sicura? Guarda che..."
"Voglio ancora che mi baci così, Mike, era...era bello!"
"Già...molto bello!" annuì Mike diventando più rosso nelle sue guance puntinate di lentiggini, troppo pallide e sottili per poter mascherare ogni sua più piccola emozione.
Ed El lo stava solo ad ammirare, sorridendo e non potendo credere di non essersi ancora abituata a quanto dannatamente fosse sempre più bello il suo amore, anche solo così: le guance rosse di imbarazzo, le labbra aperte in un sorriso timido ma enorme, i ricci neri spettinati dalle sue stesse dita ricaduti ai lati del viso e quei due occhi grandi dalle lunghe ciglia nei quali El credeva di potersi perdere ad ogni battito di palpebre.
Non c'era un dettaglio di quel viso che non le infondesse nel petto tutta la dolcezza, la tenerezza del mondo, che non la facesse sentire così dannatamente sicura.
E non c'era malizia, come avrebbe potuto esserci mai se nemmeno lei sapeva che cosa tra di loro sarebbe potuto accadere di lì a pochi minuti?
Eppure, El sentiva solo di potersi fidare, fidare ciecamente del suo ricciolino, fidarsi ciecamente di lui, qualunque cosa fosse mai avvenuta quella notte con lui.
C'era mai stata una singola occasione nella quale quel ragazzino l'aveva mai fatta sentire inadatta o delusa?
E il piccolo Wheeler, da parte sua, stava seriamente rivalutando l'idea di poter passare anche solo il resto di quella notte nel suo letto con lei a riempirla di baci.
"Mica devi per forza...insomma..."
"Vedi come va! Queste cose non si programmano, giusto?"
"Magari inizi solo a baciarla di nuovo un po' così..."
"Sì, ma se lei mi fa di nuovo quei versi, io giuro che..."
"...e se lei non oppone resistenza, insomma..."
"Quanto deve essere bella? Ancora più bella lì...sotto?"
"Cazzo, Mike, ma ti dai una mossa?! Vuoi aspettare su questo dannato gradino che diventi giorno?!"
"Okay, El...allora potremmo..."
"...mamma! Papà! Holly! Buon Natale a tutti!"
Nella fiera degli infarti e degli attacchi di cuore, fin troppo ricorrenti in quelle confuse ed incredibili ultime ore, Mike Wheeler credette che quella fosse stata davvero la sua volta definitiva, quella in grado di far scoppiare il suo polmone fuori dal petto per lo spavento in via definitiva, in un attacco di cuore, quando la porta d'ingresso dall'altra parte della stanza si fu spalancata davanti ai loro occhi increduli e due figure nella semiombra ebbero fatto il loro rumoroso ingresso nel suo salotto.
"Mamma! Sono io! Sono a casa!" urlò la voce di Nancy Wheeler accompagnando lo strillo con una fragorosa risata, barcollando a piedi nudi e con i tacchi alti ancora in mano, seguita a ruota da un anch'egli barcollante ma sicuramente più lucido Jonathan Byers, abbastanza da richiudere la porta di casa alle loro spalle intimando la sua ragazza a fare silenzio.
"Nancy! Cristo! Ma vuoi mica svegliare tutti urlando così?!"
"Perché...non è già giorno?" Mike fece appena in tempo a tornare in un secondo in sé, ancora con gli occhi e le labbra spalancate su quell'ultimo scalino, più che sicuro che quella fosse stata la volta buona nella quale quella notte se la fosse davvero fatta sotto del tutto, appena in tempo per tirare El, quasi più sconvolta di lui, per mano fin contro la parete, via da quelle scale e nascosti dal buio, stretti stretti per non essere vista dai due ragazzi di fronte a loro, non almeno in quelle condizioni.
Mike era indeciso se fosse più imbarazzante vedere la sorella maggiore così palesemente ubriaca e fuori di sé o venire beccato da lei mentre lui ed El stavano per sgattaiolare così furtivamente verso il loro piano superiore.
"Non è già il giorno di Natale?! Auguroni famiglia!!"
"Nancy, ti prego, abbassa quella voce!" El si trattenne dallo scoppiare a ridere di fronte a quelle due figure buie all'ingresso della sala, sentendo Mike sbuffare non poi così divertito accanto a lei.
Era quella la stessa sorella maggiore che non avrebbe mai perso occasione per prenderlo in giro fino alla morte per molto meno?
Se quello non avesse compromesso la sua stessa posizione, Mike non avrebbe esitato nemmeno un secondo a chiedere alla sorella che fosse lei a svuotare il suo portafoglio per una volta.
"Dove sono i miei regali? Jonathan? Non mi dai il tuo regalo da scartare?"
"Nancy, fai silenzio...non è il momento!"
"Ma sono sicura che sarebbe proprio un bel regalo grosso grosso...che dici, non mi fai controllare un minuto?!
"Nancy...cazzo!"
I due ragazzini li sentirono esclamare tentando di fare silenzio ma fallendo miseramente, ridendo uno più scomposto dell'altro appoggiati a quella porta d'ingresso, troppo ubriachi per muovere un passo nella direzione giusta verso le scale del piano superiore.
"Ti prego me lo fai...me lo fai vedere?" Mike chiuse gli occhi scuotendo la testa e tentando di rimuovere dalla sua mente quelle immagini e quelle parole, sicuro quello potesse essere annoverato sul serio come trauma infantile a vita, sentendo la sorella trafficare, ridendo come una cretina, con la cintura del suo ragazzo contro la porta del loro ingresso, facendo tintinnare la parte metallica contro il bottone dei pantaloni.
"Ti prego, dai...lo facciamo qui, lo facciamo ora?!"
"Nancy!!" rise il maggiore dei Byers opponendo una minima resistenza, appena sufficiente ad impedire alla sua ragazza di strappargli letteralmente di dosso del tutto i pantaloni, muovendosi e reggendola a peso morto verso le scale sotto le quali El e Mike trattennero il fiato vedendoli avanzare, come se mai avessero potuto accorgersi di loro sul serio in quelle condizioni.
"Se tuo padre dorme sulla poltrona anche questa notte e ci becca in questo stato non mi farà più mettere piede in questa casa fino al nostro diploma!"
"E allora? Anche lui e la mamma sono stati giovani!" Mike ed El sentirono la ragazza protestare con voce impastata e lamentosa, seguendo i movimenti del suo ragazzo fino al primo scalino, i ricci meschati spettinati e le gambe cedevoli ad ogni passo come fatte di burro fuso.
La piccola Hopper non sapeva se sentirsi più imbarazzata o più divertita di fronte a quella scena: ma era davvero così che apparivano anche lei ed i suoi amici quando erano ubriachi così?
"Se lui e la mamma non scopano più perché ora sono vecchi e stanchi non è certo colpa mia!"
"Nancy, ti prego! Abbassa quella cazzo di voce!"
"Woo! Si fa in giostra?!" Mike sentì la sorella strillare ancora salendo lentamente le scale di fronte ai loro occhi, presa in braccio da Jonathan per facilitare la procedura, sentendoli ancora ridere entrambi a volume troppo forte, seguendo le loro risate fino al piano superiore.
"Ora puoi...puoi scoparmi finalmente per favore?" Mike avrebbe fatto volentieri a meno di sentire quell'ultima frase, prima che la porta si richiudesse alle loro spalle con fragore.
"Stai a vedere che bella giostra, amore..."
Nella scala delle figure di merda di quella singola sera, quella certo avrebbe potuto vincere il Golden Globe.
Mike Wheeler ne era più che sicuro.
"Okay, è stato veramente, veramente terribile..." scosse la testa Mike allontanandosi dalla parete e portando entrambe le mani sugli occhi come per volerci sparire dentro, sentendo El ridere silenziosamente di gusto accanto a lui.
"Non dirò mai a Will cosa ho visto...credo potrebbe venirgli un infarto!"
"Non dire così, Mike! Erano...romantici?"
"Orribili!"
"Anche noi facciamo così?" Mike credette di morire a quella domanda, vedendola chiedere stupita con quei suoi grandi occhioni scuri,
"Anche noi agli occhi degli altri appariamo...in quel modo?"
"No! No! No! El decisamente no!" scosse la testa con veemenza Mike Wheeler a quelle parole, vedendola annuire perplessa ed un po' confusa ma non stando a perdere tempo a spiegare per una volta.
Peggio che aver visto la sorella maggiore ed il suo ragazzo flirtare in quel modo di fronte ai suoi stessi occhi c'era solo il rischio di iniziare da un momento all'altro a sentire quelle "urla felici" che qualcosa gli faceva credere stessero da un momento all'altro per iniziare, provenienti dalla camera da letto esattamente sopra le loro teste.
E Mike credeva di averne già vissute troppe quella sera per poter tollerare oltre.
"Beh, direi che il piano superiore è stato occupato, El..."
"Già..."
"Che ne dici di tornare di sotto e cercare solo magari un po' di...privacy?"
"...e come?"
"...così!" sussurró Mike una decina di minuti dopo, sorridendo felice, invitando la sua principessa a seguirlo, come un invito ad entrare con lui dentro la stanza principale di un castello.
E di fronte agli occhi felici di quel piccolo fiorellino, nell'angolo di tavernetta adibita in pochi minuti dal paladino a fortino, tende di coperte tirate su da una parte all'altra delle mensole e della scrivania, un filo di lucine di Natale poste sul tappeto nel centro di quel piccolo rifugio ad illuminare appena il buio, la piccola credeva che nessun letto in nessuna camera sarebbe mai potuto apparire più meraviglioso di quello.
"Così...un po' di privacy!"
"È bellissimo!"
"Come fosse il nostro fortino!"
"Che cos'è un fortino, Mike?"
"Come...come un piccolo castello, El!"
"Oh sì!" sorrise El felice prendendo posto accanto a lui su quel morbido tappeto di cuscini, vedendo il suo paladino stendersi a sua volta accanto a lei, il suo viso sorridente colorato dalle piccole luci natalizie.
"Come il castello della principessa e del suo paladino!"
"Possiamo restare qui e non smontarlo domani mattina?"
"Possiamo restarci e non smontarlo mai più, El!" sussurrò Mike allungando le braccia e stringendola dolcemente a sé, sentendo il respiro dolce di lei scaldare il maglione del suo pigiama sul suo petto, sentendola quasi sorridere, anche senza aver bisogno di vederla, ma essendone comunque sicuro.
Le prime luci dell'alba stavano già per illuminare con i suoi raggi tutto attorno, attraverso le finestre della casa fin sotto quel basement, ma per due piccoli cuori innamorati e sfiniti dal sonno, un'altra notte per dormire insieme non era che appena cominciata e benedetta d'amore.
"Questo è il nostro posto, El...le regole le possiamo fare noi"
*
Alle prima luci della Vigilia di Natale del 1985, una brina leggera e sottile imbiancava i tetti rossi di una piccola cittadina dell'Indiana quella mattina, la semplice classica cittadina nella quale non poteva succedere mai niente di fuori dagli schemi, mai niente di nuovo o fuori dal comune.
E lui lo sapeva, lo aveva sempre saputo: ecco perché aveva deciso, quasi più di 30 anni prima di stabilirsi proprio lì, in quello che era forse il posto più dimenticato da Dio e ai confini del mondo, l'ultimo che qualcuno avrebbe mai potuto sospettare essere il palcoscenico di tanta malvagità, crudeltà ed orrore.
"La classica cittadina dove non succedeva mai nulla", e a ben ragione!
Tra quelle stradine tutte uguali, quelle case basse e quei giardini anonimi non era mai avvenuto niente, niente che potesse destare scalpore, niente che potesse fare rumore.
E le sole grida di paura e di orrore che avrebbero potuto bucare il silenzio della quiete di un'alba di sole, esattamente come quella, come quella di quel dicembre '85 come di 30 anni addietro, non sarebbero mai riuscite ad abbattere il muro di silenzio, di indifferenza o piuttosto di ignoranza per quello che stava accadendo da troppi anni lungo quei territori, al di là di quelle pareti di cemento freddo, al di là di quei muri di orrore.
La stessa storia che si stava ripetendo ancora davanti ad occhi troppo ciechi per poter vedere, per prestare attenzioni, 30 anni addietro così come allora.
La stessa storia che si stava ripetendo ancora, ora come allora.
E un'altra volta, lui, il papà, si ritrovava ancora lì, lì con lui.
Lì con lui, nel vuoto.
Echeggiavano nel silenzio i passi del dottor Brenner nel buio di quello spazio di presenza ed assenza, irreale ed impalpabile se non nelle loro menti, nella sua, nelle loro, in quelle di loro 3.
Nella sua così come in quelle di quelle 2 creature che lui aveva creato, dalle sue viscere, dalle sue membra, condannandoli alla stessa sua punizione silenziosa, alla pari di 3 figli di un dio minore.
Essere diversi, essere invincibili, essere immortali, delle armi da rilegare in uno spazio vuoto e buio come quello, privo di luce, di affetto, di vita, privo di amore.
Uno spazio di vuoto come quello, di orrore e solitudine, perché nessuno di loro era stato creato per vivere, quanto piuttosto per uccidere.
E lui...lui non era altro che il loro mentore, il loro capo, il loro creatore.
Colui che un giorno avrebbe mostrato finalmente al mondo indifferente intorno quanto il diverso potesse riuscire a fare paura, quanto il pericolo potesse nascere dal più inaspettato piccolo fiore.
Quanto il suo esercito costruito in così tanti anni di studi, di esperimenti, di attese ed ambizioni li avrebbe portati infine ad essere visibili: sicuro!
Nessuno avrebbe potuto non accorgersi più di loro!
L'esercito creato in anni ed anni di lavoro da lui e dagli altri suoi numeri: in fondo, lui non era che il primo, non era che il numero 001, e le sue creature non avrebbe potuto che essere le più pericolose, le più letali, le più minacciose.
Lei, quella ragazzina, ancora così piccola ma già così forte, insieme con lui, con l'altro, con il suo primo esperimento e la sua prima creatura.
Quello che ora nel vuoto gli stava di fronte, ricoperto di squame dure di pelle nera tirata e lucida, gli arti e le gambe lunghe, aguzze, così come i denti bianchi di quel fiore che aveva preso il posto del suo volto rendendolo inumano, perché di umano quella creatura non aveva più niente, perché umano non lo era da tempo più.
Il suo primo nato, il suo primo bambino, il primo esperimento portato a termine e riuscito.
La sua prima arma più pericolosa, la più letale, intrappolata ed ibernata tra le pieghe sottili di quella parete, così sottili e quasi impalpabili ma così resistenti, così forti da poter essere distrutte solo da lei.
Solo da lei, da quella ragazzina, solo lei aveva a quel mondo i poteri necessari per riportarlo indietro da quel vuoto, per riportarlo a lui nel mondo, per riportarlo lì.
Non appena fosse stata forte abbastanza, non appena i suoi poteri fossero cresciuti ancora a sufficienza.
E dopodiché sarebbe stata la fine: avrebbero fatto la loro parte, sarebbero stati pronti, loro come quegli altri laboratori sparsi per il paese e per il mondo che continuavo senza sosta ogni giorno a monitorare.
E da quel momento sarebbe stata la guerra, il caos, l'orrore: in fondo il mondo fuori aveva avuto secoli per accorgersi di loro, eppure nulla.
L'orrore a volte può nascere così silenzioso da riuscire a non fare nemmeno più rumore.
"Non ti preoccupare, siamo quasi pronti, non dovrai attendere ancora per molto" sussurrò il dottor Brenner nel vuoto di fronte a quella parete sottile e trasparente come uno scudo, al di là della quale il nero intorno si confondeva con i contorni di quella sua creatura.
Non si ricordava nemmeno più il suo nome, il nome di quel suo primo bambino, del suo primo numero.
Forse un nome non lo aveva mai avuto, non ne aveva mai avuto bisogno: né di un nome né di un volto, è così che si rende un essere umano nessuno, così che si riesce a rubare ogni brandello di vita e di umanità trasformando una vita in buio ed orrore.
E che qualcuno potesse ancora chiamare quel mostro "uomo" sarebbe stato folle quanto il volergli attribuire un nome.
"Lei si sta già rafforzando, non manca molto tempo: presto ti tirerà fuori di lì..." continuò il dottore con un sorriso glaciale, appoggiando la mano ed accarezzando il muro invisibile di quella parete, sentendo la creatura tentare di muoversi e di ruggire, ma restando immobile ed inerme di fronte a lui.
Ma lì imprigionata in quel buio non lo sarebbe stata davvero ancora a lungo.
"Presto ti tirerà fuori da lì e, dopo...la farai diventare proprio come ora sei tu"
📼🌼
Ciao amici!!!❤
Come state? Beh, devo ammetterlo, questo capitolo si è fatto davvero un po' attendere, ma spero ne sia valsa davvero la pena!
Le cose si stanno facendo più calde, ne converrete con me, e non siamo che all'inizio!🎉
Ma, sopratutto...riuscite ad intuire quali sono i piani terrificanti del nostro dottore, del nostro "papà"?💀
Ci sarà decisamente da avere paura, ma, nel mentre...toh! Vedete anche voi iniziare a nevicare...?🙊
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