25.Stranger Things

📼🌼

Il minore di casa Wheeler avrebbe ricordato la punizione che sua madre aveva tenuto in serbo per lui quel pomeriggio almeno fino alla fine della sua intera carriera liceale alla Hawkins High.
E il party si era ripromesso non lo avrebbe smesso di prendere in giro per questo almeno fino al termine del loro ultimo anno al collage.

"Ma cosa diavolo ti è saltato in mente?!?!" aveva urlato una sconvolta signora Wheeler quel pomeriggio di ritorno a casa, la porta d'ingresso spalancata nonostante il freddo di fine novembre più intenso che mai, urlando sul vialetto in direzione di quello screanzato di suo figlio come se anche tutto il quartiere fosse stato degno di assistere a quello spettacolo.
E il piccolo Mike, pedalando più lentamente che mai a testa bassa sulla sua bici quel pomeriggio, i ricci neri a coprire il rossore di imbarazzo sulle sue guance pallide e le risate irrispettose del party alle sue spalle, non aveva mai sperato più intensamente che una voragine si aprisse di sotto le sue ruote nel bel mezzo della sua Maple Street.

"Beh...a domani, Mike! Se ne uscirai vivo, intendo..."
"In bocca al lupo, amico..."
"Beh, che dire...te la sei cercata?"
"Se tua madre ti fa a pezzi seppellendo i tuoi resti in giardino posso prendermi il tuo modellino del Millenium Falcon?"
"Grazie, ragazzi...sempre preziosi..."
"Ora facciamo i conti io e te, signorino!"

Mike aveva deglutito, scendendo con cura un piede per volta dalla sua bici sul vialetto ciottolato di casa, lasciando cadere la bici sull'erba ancora verde del suo praticello perfettamente curato nonostante il clima rigido autunnale, merito il pollice di sua madre, il più verde di tutto il quartiere.
Lo stesso che quel pomeriggio quella signora all'apparenza sempre così calma, cordiale e gentile, stringeva così minacciosamente intorno ai suoi pugni puntati sui fianchi.
"Ehm...ciao, mamma?"
"Ciao mamma un paio di balle, signorino!"

Mike aveva abbassato lo sguardo trattenendo una protesta velata a fior di labbra: sentir parlare sua madre in quei termini certo non consisteva in una buona premessa, nemmeno un pochino...
Era ancora in tempo a prendere il primo bus per Chicago e sparire per sempre dalla vista di tutti, cancellando dietro di sé le sue tracce?
Ovviamente...dopo essere passato a rapire El per portarla via con sé?

"Uscire di casa, anzi, scappare di casa in quel modo, così, dalla finestra della tua camera, come se non fossi stato altro che un ladro!" il minore di casa Wheeler aveva sentito la voce acuta della madre cominciare ancor prima che la porta d'ingresso si fosse richiusa alle loro spalle, facendogli stringere più forte i pugni sulle bretelle dello zaino.
Mike non ricordava più l'ultima volta nella quale si era sentito così piccolo di fronte a sua madre.
"Mamma, ti prego, ora sono a casa! Per favore puoi non urlar...?"

"Io urlo quanto mi pare e piace Michael Teodor Wheeler!" aveva sbraitato la donna fuori di sé, avvicinandosi minacciosa al figlio a guardarla da sopra in sù attraverso i suoi riccioli neri ribelli come lui, più alto di lei orami di una spanna, ma piccolo davanti ai suoi occhi di mamma esattamente come il suo bambino di 6 anni sorpreso nel cuore della notte a leggere sotto le sue coperte il suo fumetto preferito con una torcia in mano.

Nome completo...ahia!
La cosa non stava permettendo bene, decisamente no.

"Tu non hai idea di quanto mi hai fatto stare in pensiero, Mike!"
"Ma ero con gli altri, mamma, te l'ho detto!" aveva tentato di replicare Mike reggendo il suo sguardo arcigno per un millisecondo, abbassandolo immediatamente e sentendo la punta delle sue orecchie prendere ancora più fuoco.
No...non riusciva a credersi nemmeno lui...

"Ero con gli altri da...da Will! Sai, il pigiama party...quello di cui ti avevo parlato ieri a collezione...magari in quel momento ti ha distratto Holly e non mi stavi ascoltand..."

"Non ci provare, Mike Wheeler! Non ci pensare proprio!" il ricciolino aveva fatto un balzo indietro sentendola esclamare più forte alzando un dito di fronte al suo petto con fare intimidatorio, convincendosi una volta per tutte fosse la scelta migliore chiudere la bocca per una volta.
L'ultima volta che aveva sentito sua madre urlare così era stato quando aveva sorpreso sua sorella di 4 anni spalmare il suo rossetto Chanel sulla faccia di tutte le sue bambole, riducendolo in poltiglia, e per quanto divertente fosse apparsa la scena quella volta, con la donna intenta a sbraitare contro se stessa per non aver chiuso a chiave il cassetto dei suoi trucchi e lui e Nancy a ridere a crepapelle in corridoio, con in mezzo una piccola Holly dal sorriso senza denti, Mike non credeva di starsi poi divertendo così tanto in quel momento.
Forse la strategia migliore era davvero quella di tacere pregando in un misericordioso sconto di pena.

"Non fare di me la mamma rincretinita, Michael! Non ti azzardare!" aveva continuato Karen inviperita, facendo vibrare i suoi ricci cotonati a contornarle il viso per il nervoso:
"Tu non mi hai detto proprio niente ieri mattina e questo del pigiama party è una balla bella e buona!"

Mike si era sentito gelare sul posto a quelle parole, alzando gli occhi infine dal pavimento e dalle sue converse bianche per ritrovare di fronte a sé quelli della madre, arcigni ed indagatori.

Lo...lo sapeva?
Sapeva che le stava mentendo? Che il pigiama party non era mai esistito? Sapeva che in realtà l'altra sera lui era stato...dove era stato?
Mike deglutì ancora, in modo solo leggermente più rumoroso di quanto avrebbe voluto, avvertendo un brivido non più solo di freddo discendere lentamente lungo la sua intera superficie dorsale sotto la sua leggera t-shirt nera.
Se avesse detto tutta la verità, la verità su dove era stato, su dove era dormito...dove ma sopratutto, con chi, che cosa sua madre avrebbe mai detto?!
Si sarebbe forse arrabbiata ancora di più, dicendo lui che era uno scriteriato ad essere entrato dalla finestra nella camera della sua ragazza per dormire con lei di nascosto da suo padre, o lo avrebbe invece abbracciato stretto, fiero del fatto che avesse voluto solo andare in soccorso della sua ragazza ammalata?

Ma, cosa più importante di tutte...sua madre e la sua lingua lunga sarebbe riuscita a mantenere il segreto?
O sarebbe stata invece solo in grado di spifferare in giro tutto?
E se quella storia fosse arrivata nelle orecchie del capo? Se così facendo anche El fosse stata costretta a passare quel brutto quarto d'ora, in un salottino più piccolo di quello e dall'altra parte della città?

Mike scosse la testa, chiudendo gli occhi e riabbassandoli ai suoi piedi, prendendo un lungo e più profondo respiro: no, no, decisamente no, quella non era di certo una buona linea da seguire.
Se doveva finire nei guai, per lo meno, che ne rimanesse fuori lei.

"Dove sei andato, Mike ieri sera?!"
"Te l'ho detto, mamma! Ero da Will!"
"Balle! Non ci credo!"
"Ma te l'ho detto! Eravamo tutti..."
"...Mike sta dicendo la verità, mamma!"

Gli occhioni grandi e scuri del giovane Wheeler si erano spalancati a quelle parole, alla voce femminile alle sue spalle irrotta in un istante, proprio nel punto giusto, proprio nel bel mezzo della discussione.
E se quelli del ragazzino erano stati più confusi e sconcertati che mai, di certo quelli della donna di fronte a sé, letteralmente fuori dalle orbite, non erano stati da meno.
"Co...come?!" aveva balbettato mamma Wheeler alzando lo sguardo al di là dell'alta spalla di suo figlio, verso la porta d'ingresso ora spalancata su di una fine e sottile figura.
"Cosa hai detto, Nancy?"

"...Nancs?!" si era trattenuto dall'esclamare Mike quel pomeriggio, seguendo lo sguardo della madre e voltandosi di spalle con lei verso la sorella maggiore, in piedi di fronte la porta richiusa dietro di sé, i ricci leggermente svolazzanti per il freddo autunnale e le guance ancora arrossate per qualche bacio di troppo.
"Wow...mia sorella mi sta davvero...mi sta davvero aiutando?!" aveva chiesto a sé stesso nella sua mente il ricciolino, rivolgendo alla maggiore l'abbozzo di un sorriso, vedendola annuire alla madre con sguardo serio, lasciando cadere come se niente fosse stato la sua borsa da scuola sul divano del salotto.
"Wow...forte!"

Ma da uno sguardo fulmineo nella sua direzione da parte di quella ragazza dai suoi stessi occhietti grandi e vispi, un sopracciglio alzato con aria furbetta e un sorriso a fior di labbra a metà tra il divertito ed il diabolico, il nerdino aveva scosso la testa ricciuta in silenzio, mordendosi la lingua e maledicendo quella sua imprudenza ed eccessiva fiducia nella morale della fratellanza: no, di certo quell'aiuto non sarebbe stato così spontaneamente gratuito.

"Mike dice la verità, mamma, era da Will!" aveva ripetuto Nancy Wheeler con aria indifferente, simulando scioltezza e prendendo posto su un bracciolo del divano, osservando prima la madre e poi il fratello minore, ancora indecisa su chi tra i due avrebbe potuto vincere il premio di "espressione più sconvolta di tutta Hawkins '84".
"Me lo ha confermato anche Jonathan, poco prima a scuola!"

"Che cosa?!" si era frenato dall'esclamare il piccolo Wheeler a quelle parole, nascondendo un sorriso e una risata dietro una mano portata a grattare la punta del naso in un secondo, immediatamente fulminato dalla sguardo truce della sorella.
"Già..." aveva esclamato invece il nerdino, annuendo con un po' di enfasi in più di quanto sarebbe stato strettamente necessario, portando una mano aperta in avanti indicando la sorella con un sorriso compiaciuto.
"Ehm...Ha ragione lei, mamma...è vero!"

"Sii più convincente fratellino, o ti ammazzo io ancora prima della mamma..." avrebbero potuto urlare gli occhi scuri di una sorella maggiore, in direzione del fratellino confuso e sconcertato in quel momento, mentre, nel salotto del piano terra in un pomeriggio di fine novembre, davanti agli occhi accigliati di una madre sempre più sconvolta, si compiva il primo miracolo della storia dei fratelli Wheeler, la prima lezione di mutua e reciproca complicità.
"Sforzati di fingere meglio di così, Mike, o finiremo entrambi nei guai qui!"
"Ieri sera ero...ero da Will!"

"Oh ma davvero?" aveva risposto infine dopo appena pochi istanti di silenzio Karen Wheeler, puntando le braccia lungo i fianchi e spostando lo sguardo lentamente dalla testa ricciuta di una figlia all'altro, uno alla volta: gli occhi sicura e convincenti di una, quelli schivi e leggermente imbarazzati dell'altro.
Oh no, quella mamma non avrebbe mai potuto permettersi di mostrarsi impreparata così.
Non davanti i suoi due bambini che credevano sul serio di poterla fregare quella volta, nemmeno fosse nata il giorno prima.

"È così? Molto bene..." Mike aveva deglutito vedendola voltarsi di spalle, dirigendosi a passi svelti fino alla porta della cucina, invidiando la sorella maggiore e tutto il suo autocontrollo in quel momento: come faceva Nancy a starsene lì tranquilla seduta sul bracciolo del divano senza battere ciglio, mentre lui sentiva come tensione pura scorrergli nelle vene e il bisogno disperato di correre a farsi una doccia?
"Beh sì..." aveva sospirato Mike voltandosi di spalle ora verso la madre, un'espressione soddisfatta e lo cornetta nel telefono già in pugno nella mano destra:
non era lei a starsi giocando la libera uscita almeno fino alla fine dell'anno scolastico...

"...allora non ci saranno problemi se chiamo Joyce e le chiedo un attimo la conferma di quanto è avvenuto sotto il suo tetto ieri sera..."
"...NO!!!"

Aveva urlato Mike con quanto fiato aveva in gola nel salotto di casa sua, portando la mano sulle labbra appena un secondo, un secondo di troppo.
"Cioè, volevo dire..." aveva visto la madre interrogarlo con lo sguardo, la cornetta a mezz'aria vicino all'orecchio, sentendo dalle sue spalle provenire un piccolo sospiro sconsolato:
"Se un caso disperato, fratellino, proprio un caso disperato..."

"Mamma, non puoi...non puoi chiamare la signora Byers proprio adesso..."
"E perché mai?!"
"Beh, perché..."
"...perché?!"
"Perché..."
"Perché la signora Byers non è in casa in questo momento, mamma!"
"Giusto, Nancs! Esatto!"
"Né adesso né in questi giorni..."
"...cosa?!"

"Joyce non è in casa in questi giorni?!" aveva esclamato scettica e stupita la signora Wheeler a quelle parole, vedendo la testa di entrambi i suoi figli annuire lentamente all'unisono.
"Improvvisare, Mike, così...solo improvvisare!"
"E dove dovrebbe mai essere andata secondo voi?!"
"In viaggio!" aveva esclamato Mike senza pensarci due volte,
"Di lavoro" aveva concluso Nancy con fare risoluto, alzando le spalle in segno di noncuranza, in direzione della madre dalle sopracciglia sempre più inarcate, quasi quanto quelle scure del fratello alle sue spalle.
"Un viaggio...di lavoro?!"
"Già, una trasferta, una trasferta di lavoro!"

"Malvald's organizza trasferte di lavoro?!" aveva domandato Karen con aria scettica, minimamente in grado tuttavia di far barcollare la tenacitá della figlia:
"E da quando?!"
"Già, assurdo! Non è vero?!" Mike aveva spalancato ancora di più se possibile gli occhi di fronte alla sorella maggiore, intenta a difendere, in quel salottino, la loro causa alla stregua di un equilibrista bendato intento in un'attraversata sul suo filo din sulla fossa dei leoni.
E non se la stava cavando davvero, davvero niente male...ma come, come diavolo riusciva a fingere così?!
"Anni ed anni di esperienza..." aveva concluso Mike con un sospiro, sentendo un profondo ed innaturale per lui desiderio come di correre ad abbracciare in quell'istante la ragazza dalla pelle pallida identica alla sua accanto a lui.
"Chissà...magari diventerò anche io un giorno esperto quanto lei!"

"È quello che ho pensato anche io, la stessa che ho detto a Jonathan poco fa! Davvero, davvero assurdo..." aveva scosso la testa Nancy con un'alzata di spalle, un'aria sconsolata di fronte alla quale perfino la minacciosa Karen Wheeler aveva iniziato a scricchiolare.
"Per questo i ragazzi sono andati tutti a dormire da Will, dico bene, Mike?"
"Giusto!" aveva contribuito Mike annuendo come un forsennato, gli occhioni troppo sinceri spalancati a tradire ancora un briciolo di incredulità.
"Giusto, è così! Siamo andati tutti da lui ieri sera per..."
"...perché non restasse da solo la notte! Sai, Jonathan aveva il turno di lavoro serale ieri sera, proprio non sono riusciti a cambiarglielo così all'ultimo..."

"E quando dovrebbe essere di ritorno Joyce?!" aveva allora chiesto Karen Wheeler con un'ultima occhiata torva in direzione del figlio minore, facendo scattare gli occhi di Mike incontro a quelli della sorella in un repentino scambio di sguardi, sperando di aver colto la risposta.
Uno..due...tre!

"Domani!"
"Dopodomani!"

Esclamarono all'unisono i due, trattenendosi dallo scoppiare a ridere in faccia alla madre, facendosi così definitivamente scoprire, limitandosi ad abbassare a terra la fronte ricciuta l'uno, a emettere qualche composto colpo di tosse l'altra, con circospezione.
Massima concentrazione.
"Domani o dopodomani, mamma, sai...è variabile!"

"Per quanto questa storia mi puzzi..." aveva sospirato infine mamma Wheeler scuotendo lentamente la testa, dopo aver osservato con attenzione uno alla volta i visi dei due figli più rossi, per le risate trattenute e la sfacciataggine.
"Fingerò di crederci...per questa volta" Mike l'aveva sentita concludere con voce sconsolata, non riuscendo proprio a trattenersi dal sorridere a quella parole, in preda quasi alla voglia di mettersi a saltare intorno al divano del salotto in quel momento.
"Ha funzionato! Ha funzionato! Ha funzionato!"
"....ma questo non cambierà la tua posizione, signorino!"
"...holy, holy, holy shit!"

Il nerdino dai ricci neri aveva visto quella donna voltarsi lentamente verso di lui, prendendo un ultimo più profondo respiro, rialzando fino a lui due occhi delusi, solo leggermente meno incazzati ma non per quel motivo meno minacciosi: per lo meno, per il momento, sua madre non sembrava più interessata ad indagare dove davvero il figlio minore avesse trascorso la precedente nottata...

"Uscire di casa dalla finestra della tua camera senza avvisare, senza salutare, senza un minimo preavviso o spiegazione, non è comunque un comportamento ammissibile, Mike! Non sotto il mio tetto!" l'aveva sentita continuare con tono serio, incrociando le braccia con fare risoluto sulla sua camicetta a fiori colorati sotto il seno:
"Per quanto nobili fossero le intenzioni tue e dei tuoi amici, non posso certo lasciatelo passare, non questa volta, ed è per questo motivo che la punizione stabilita da me e tuo padre non cambierà per questo motivo"

Mike aveva trattenuto il fiato a quelle parole, osservando il suo viso stanco e teso attraverso le sue ciocche di riccioli neri ricaduti sulle ciglia, solo leggermente un po' più rugoso rispetto a quello della donna che ricordava quando era bambino.
Forse in fondo se lo era meritato, forse in fondo aveva ragione lei, le doveva aver fatto pendere davvero un brutto spavento...
Eppure, come già quel nerdino sapeva, nessuna più piccola fibra della sua ragione quel pomeriggio non sarebbe stata più che sicura di poter ripercorrere le ultime 24h tutte da capo, ancora ed ancora.
Avrebbe accettato la sua punizione, qualunque essa fosse stata, se era valsa una notte nel suo letto d'amore e di fiori.
Quantunque grande essa fosse stata...

"Niente uscite, niente sessioni di D&D e niente Atari fino alla vacanze di Natale!"
"Che cosa?!?"
Quantunque grande...ma non quella!

"Ma che cazz...?!!" Mike non aveva potuto proprio trattenersi dal protestante alzando gli occhi al cielo, sentendo sua madre sbuffare più forte di fronte a lui e sua sorella tossire, guardandolo torvo: certo non era quello il modo migliore per invocare un timido sconto di pena.
"Ma mamma! Diamine!"
"Non ci provare, Michael! È la mia ultima parola!"
"Ma è così ingiust...!"

"Taci per una buona volta, Mike!" aveva sussurrato al suo orecchio la sorella maggiore in un secondo, fattasi più vicina più veloce della luce, vedendo la madre dirigersi a veloci passi verso la cucina, apparentemente ignorando le poco velate proteste del figlio:
"Non voglio sentire un'altra parola!"

Mike si era voltato verso Nancy, ancora accigliato e confuso, vedendo i suoi occhioni scuri quanto i suoi brillare nell'ombra, intimandolo ancora a tacere, a chiudere la bocca, a non insistere per il momento di più:
"Ritieniti fortunato, ti è andata fin troppo bene! Per ora..."

"Fin troppo bene?!" aveva esclamato Mike indignato, salendo con lei a due a due i gradini delle scale di casa fino al piano superiore, fermandosi sul pianerottolo di fronte alle porte delle rispettive camere, lontani da orecchi ed occhi indiscreti.
Tre settimane di scuola prima delle vacanze di Natale senza amici, senza giochi e senza sessioni e, sopratutto, senza El, se non nelle poche occasioni negli intervalli e nei cambi d'ora?!
No, decisamente non era quello il suo concetto di "fin troppo bene"...
"Sono stato praticamente murato vivo qua dentro per le prossime 3 settimane, cazzo!"

"Le passerà! Ma ancora non la conosci?!" aveva sospirato Nancy facendosi più vicina ed abbassando la voce, lanciando un'occhiata circospetta fino al bordo delle scale:
"Tu impegnati a non protestare, riga dritto e porta a casa un paio di buoni voti come tuo solito e fidati che si sarà dimenticata di tutto nell'arco di massimo una settimana!"

Mike era rimasto a fissarla ancora senza riuscire a trovare le giuste parole per rispondere alla sorella improvvisamente così diversa da come l'aveva negli ultimi anni vista o immaginata: che ne era stata dell'ascia di guerra affilata tra di loro con cura dai tempi di "mamma!! Mike ha di nuovo rubato la mia Barbie per farla sposare al suo puzzolente gnomo da giardino verde!!"
"Per l'ultima volta: non è uno gnomo! È Joda, un essere superiore venuto da una galassia lontana lontana! La tua stupida Barbie dovrebbe essere onorata di sposare un essere intelligente come lui!"?

Che tra quei due fratelli dopo anni di odio e (poco) amore, si stesse aprendo lentamente una nuova crepa in quella coltre di indifferenza e superiorità?
Quasi uno spiraglio dal quale fare passare luce, la luce di una nuova ed inaudita complicità?

"Le passerà, Mike, vedrai..."
"Ehm...grazie?" Mike aveva visto gli occhi di Nancy brillare, di sopra la sua altezza fino al viso della sorella, sciolto immediatamente in un sorriso, di gran lunga diverso da quelli a cui lui era abituato.
"Grazie Nancs, di avermi..."
"Salvato il culo, Mike?" aveva riso la ragazza scuotendo i ricci mesciati dalla fronte, facendo scoppiare a ridere anche il fratellino con lei, pur se con una punta di imbarazzo ad arrossargli il viso.
"Ehm...sì, qualcosa del genere...credo?"

"Non ti preoccupare, fratellino! A te serviva palesemente una mano, e a me..." il giovane Wheeler la vide sogghignare, portando una mano davanti al viso e sfregando tra di loro il pollice e l'indice con fare furbetto, dando conferma alle fondate supposizioni di pochi istanti prima: no, quello della sorella non poteva certo essere stato un aiuto gratuito e disinteressato...
"...e a me 20$ per andare a cenare fuori questo weekend con Jonathan, Barb, Robin e Steve!"

"Sei una cazzo di strozzina, te l'ho mai detto, Nancs?!" aveva sbuffato infastidito ma con un sospiro di sollievo il nerdino, estraendo di fuori il suo portafoglio 5$ e 50cent, il resto mal contato di tutti i suoi risparmi per la restante parte della settimana: d'altronde se rimanere chiuso nelle mura domestiche fino a data da destinarsi era il suo destino, non se ne sarebbe fatto poi molto per davvero.
"È tutto quello che ho, fattelo bastare!"

"A comode rate, Mike, non ti preoccupare..." aveva ribattuto Nancy mostrando in tutta fierezza il suo migliore sorriso da schiaffi, così simile al suo che Mike dovette trattenersi non poco dal dargliela vinta e scoppiare a riderle in faccia.
"Sicuro...da qui al diploma...forse!"

"E comunque l'ho vista, Mike..." aveva continuato la maggiore di casa Wheeler con un ultimo sorriso, incrociando le braccia sotto il seno e vedendo di sotto i ricci la schiena alta del suo fratellino bloccarsi di scatto, già sulla porta della sua camera da letto.
E Nancy Wheeler aveva dovuto trattenersi parecchio dal non scoppiare a ridere un'altra volta, vedendolo arrossire in un secondo come un pomodoro, voltandosi verso di lei lentamente: una risata un po' diversa, quasi commossa, quasi confidente, quasi...orgogliosa?
"L'ho vista, Mike...è carina!"

"Già, lo è..." Mike aveva deglutito, sforzandosi di sorridere e ripetendosi che non vi era motivo di sentirsi così in imbarazzo o nervoso: anche Nancy era fidanzata alla sua età, fidanzata con Steve per l'esattezza, e non era certo sempre stato semplice ignorare o far finta di non essere dotato di 2 orecchie nelle sere nelle quali dopo uno scatto secco della finestra della camera di fronte, la pace e tranquillità del pianerottolo del piano superiore era stato riempito di qualche sospiro o gemito di troppo prima del ritorno a casa dei genitori Wheeler da qualche cena con amici.
Il Mike dei suoi 12 anni si era ripromesso che mai sarebbe ritirato con la mente a quei ricordi lontani nelle pieghe della sua mente.
Mai.

"È la ragazza che era venuta qui a studiare con te, dico bene? La tua compagna del corso di chimica?" Nancy aveva continuato con un sorrisetto compiaciuto, l'aria di chi si stava evidentemente divertendo un mondo:
"Come è già che si chiamava, Mike?"
"El...sta per Elenoir..." aveva sospirato più che risposto il nerdino passando una mano tra i ricci scuri, guardando di sottecchi la maggiore sorridere, scuotendo leggermente i ricci dalla fronte.
"Tienitela stretta la tua El, fratellino, è carina e sembra anche una brava ragazza...ma ti consiglio di non correre troppo o rischierai di spaventarla!"

Mike aveva aggrottato le sopracciglia con fare confuso, arricciando la punta del naso ricoperto di piccolo puntini scuri:
"Che...che intendi dire, Nancs?"
"Beh..." aveva alzato i palmi aperti di fronte a sé la ragazza, minando un'espressione il più possibile innocente e disinteressata, facendo al nerdino prendere fuoco sotto i suoi ricci ancora di più.
"Scappare di casa per passare la notte con la tua Giulietta non è proprio quello che si suol dire "seguire le tappe", Romeo, ma non sarò certo io a farti la morale!"
"Nancs, ti prego..."

"Da sorella maggiore non posso fare altro che suggerirti di stare attento..."
"Nancy..."
"...ma ho avuto anche io 15 anni, Mike, me le ricordo bene certe sensazioni..."
"Nancy...ti prego!"
"...e se proprio non puoi resistere più a lungo al fuoco, ti prego almeno promettimi che userai le giuste precauzio..."

"NANCY!!!" aveva urlato Mike per zittirla, decisamente un po' troppo forte di quanto avrebbe voluto, sentendo la voce della madre dalla cucina irrompere dal piano di sotto nel silenzio calato tra i due fratelli, unita ad una risata divertita della sorella maggiore.
"Cosa sta succedendo lassù?!"

"Niente!" avevano esclamato in coro i fratelli Wheeler, lanciandosi un ultimo sguardo che non aveva bisogno di ulteriori parole:
"Non un'altra parola..."
"Ma quanto sei cresciuto, fratellino?!"
"Stai zitta, ti prego!"
"Ma è così divertente..."
"La discussione finisce qui!"

"...e ad ogni buon conto, i preservativi li tengo nel primo cassetto in alto del comodino, Mike...casomai dovessero tornarti utili!"
"...NANCY!!!!"

*

E così, di pomeriggio in pomeriggio, di campanella in campanella e di intervallo in intervallo, quella prima settimana di reclusione era passata via senza troppo dolore, solo con qualche non troppo velata risatina di scherno in più, alla quale il piccolo Wheeler si era infine arreso, smettendo di alzare gli occhi al cielo di fronte agli amici, sempre più decisi apparentemente a farlo diventare rosso come un pomodoro se di fronte ad El, al suono di "un tiro in buca val bene una settimana di punizione".

E se Mike aveva sofferto quella segregazione casalinga nei primi tempi, temendo in modo illogico ma naturalmente spontaneo di rimanere escluso dalle risate e dagli incontri pomeridiani del resto del party, aveva dovuto ammettere dopo poco tempo che Karen Wheeler, inconsapevolmente, aveva decisamente scelto la settimana migliore per la sua punizione: quella degli esami di fine trimestre prima delle attese vacanze di Natale.

"Oggi pomeriggio Arcad...?!"
"Non ci provare Dusti-Bon! Compito in classe di Fisica domani, te lo sei dimenticato?!"
"Ma che noia che siete ragazzi! Non era sufficiente seguire le spiegazioni in classe del prof?!"
"Per te forse, intelligentone! Condividi la sorte di noi comuni mortali che passeremo il resto del pomeriggio piegati in due suoi libri..."
"In questo caso...gruppo di studio?!"
"Già, così finisce come l'altra volta a casa di Will..."
"Quale altra volta?"
"Guerra di palline di carta e una sfuriata della signora Byers per tutti!"

"Non hai scuse, Mike! Non ti resta che studiare!" aveva riso El al supercomm una sera, sdraiata sul copriletto rosa e bianco del suo materasso, dal quale l'odore di Mike se n'era andato tristemente già via da un pezzo, sentendo il suo ragazzo sospirare sconsolato dentro della linea come tutte le sere, orario fisso e concordato.
Almeno le comunicazioni non erano state tagliate del tutto, e a Mike tanto bastava per vincere l'impulso di scappare dalla finestra ancora per raggiungere il suo giardino, un'altra volta.
"Magari così il prossimo compito sarò io quella a poter copiare da te!"

"Io non ho copiato da te, signorina! Stavo solo...controllando i miei dubbi!" aveva sorriso Mike steso a sua volta sul suo letto, avvertendo la sua risata cristallina e felice, musica per le sue orecchie, in grado di far vibrare più forte di emozione ogni circuito nervoso intorno al suo cuore.
Come era possibile che ogni notte apparisse più lunga, che il tempo sembrasse non passare più?
Che ogni pomeriggio apparisse eterno, chiuso nella sua cameretta ed attendendo solo le 10 di sera per poter finalmente chiamarla al supercomm imprestatole da Will e ogni notte lunghissima quasi quanto fastidiosa, se contando i minuti a separarlo dal prossimo incontro con lei, il mattino seguente nel corridoio di fronte al loro armadietto?

"Vorrei già fosse domani per riabbracciarti, fiorellino..."
"Anche io..."
"Ci sarà un modo per fare in modo che il tempo si acceleri per una volta? Una qualche formula scientifica, che ne so!"
"Dovresti chiedere a Dustin...se esiste lui la conosce di sicuro!"
"Hai ragione, lo farò!"
"...Mike?"
"...sì?"
"Vorrei tanto tu fossi ancora qui"

E se ogni sera il cuoricino del povero paladino fremeva di voglia ed amore a quelle parole, lottando fino alle mani con il piccolo nerdino a comando della sua mente, la risposta era poi sempre la stessa, un po' più sconsolata ma pulce di speranza:
"Succederà presto, fiorellino, presto...te lo assicuro"
"Me lo prometti?"
"Te lo prometto, El, te lo prometto"

E se anche El si era forse sentita un pochino in colpa sul momento per averci pensato, era stato come concedersi finalmente di prendere un profondo respiro, come ricominciare dopo settimane a respirare: con Mike in punizione e i suoi amici concentrati a far brillare le loro medie scolastiche in tutto il loro splendore, a quella piccola era finalmente concessa una tregua del dover inventarsi ogni singolo pomeriggio una scusa bella e buona per declinare i loro inviti ad uscire.

E se il giovane paladino era sempre più all'oscuro di cosa realmente fosse costretta a vivere la sua principessa ogni giorno al termine dell'ennesima giornata scolastica scandita dal suono dell'ultima campanella, era arrivato alla conclusione che dovesse essere qualcosa di importante, di molto importante ed intimo e, sopratutto...di molto imbarazzante.

"Magari è un attività di coppia!" aveva ipotizzato con Will alla ricetrasmittente un pomeriggio, durante l'ora d'aria di merenda nella quale ai due amici era concesso di alzare la fronte dai libri, addentando un morso del suo panino al burro di arachidi avanzato dalla mattina a scuola, mangiato, per metà, da El.
"So solo che è qualcosa che riguarda Hopper: è sempre lui a portarla via...Deve essere qualcosa che fanno insieme, sai...magari al capo non fa piacere che si sappia in giro!"
"E che cosa c'entra Hopper?!" aveva chiesto Will con voce attenta, facendo Mike quasi strozzarsi nel suo bicchierone di latte fresco.
"Ehm...lunga storia, ti basta sapere che Hopper non è mai in centrale nel pomeriggio...mai!"
"Mai?!"
"Mai!"
"E con questo?!"
"E con questo è fatta, Will, il nesso è semplice!" aveva concluso Mike con tono scocciato, sciabattando con poca energia indietro fino al piano superiore della sua villetta.

"Hopper non c'è, El non c'è...devono essere per forza insieme!"
"Tu dici, amico?!"
"No, io non dico...io non so che cosa altro pensare!" aveva sospirato Mike lasciandosi cadere sul letto, ignorando i libri aperti con fare minaccioso ad intimarlo di tornare immediatamente lì da loro:
"Dico solo che avrebbe senso, voglio dire...magari lei non può dircelo perché il capo le ha chiesto espressamente di non parlarne!"
"Che tipo di attività?" aveva chiesto allora Will con tono curioso, facendo crepitare vicino al microfono il rumore della pagina girata di un libro.
"Hai qualche idea?"
"Non saprei ma penso potrebbe trattarsi di uno sport o roba simile..." aveva risposto il ricciolino più a se stesso che al suo amico, tornando a fissare come oggi pomeriggio il suo soffitto, cercando di focalizzare la sua attenzione ragionando su dove mai avesse potuto immaginare il suo fiorellino in quel preciso momento, come ogni altro pomeriggio.
"Magari un corso di...danza?"
"Di danza?!"
"E che ne so io! È qualcosa di abbastanza imbarazzante che il capo non voglia a buon ragione far sapere in città!"
"E tu sei sicuro che sia uno sport, Mike?"
"Non lo so..." aveva concluso Mike con un sospiro, rimettendosi a sedere e scuotendo i ricci neri dalla fronte:
"So solo che ogni sera è sempre più sfinita quando torna, Will..."

Ed era davvero così.
L'unico punto sul quale il suo piccolo nerdino non si era sbagliato.
L'unico punto della sua vita che quel fiorellino non avrebbe proprio potuto nascondere via.
Era facile rispondere alle sue telefonate, passare con il suo ricciolino minuti e minuti di chiacchiere e tenerezze la sera, al termine di quelle giornate dopo aver sparecchiato con cura il tavolo della cena.
Un po' più difficile era nascondere uno sbadiglio, una voce stanca e sfinita, un lamento spontaneo ad emergere sulle sue labbra dalle sue ossa mezze rotte e dai suoi muscoli indolenziti, tornando a casa al termine di ogni pomeriggio con la sensazione di essere stata passata come in una pressa trita-ossa.

"El...ma stai?"
"Sto bene, Mike, davvero! Sono solo..."
"...stanca?"
"Già...stanca..'"
"Sei sempre così stanca a quest'ora..."
"Forse perché è decisamente troppo tardi e dovremmo essere già entrambi a dormire a quest'ora?"
"Forse hai ragione...in questo caso, ti lascio ai tuoi sogni, principessa: se vado a dormire prima, prima arriverà domani per vederti!"
"Suona bene!"
"A domani, El...buonanotte!"
"A domani, Mike...fai bei sogni"

Ancora più difficile, quasi impossibile, era accettare la consapevolezza che, nell'ora tarda della sera nella quale i suoi amici chiudevano gli occhi per dormire, in una casetta sperduta in mezzo al bosco, in una piccola cameretta dalle pareti a strisce, un piccola luce invece si accendeva, quella della sua piccola scrivania.
"Coraggio, El, ultimo sforzo!" sbadigliava sui libri la piccola, nel cuore della notte, unico momento concesso alla sua personcina per svolgere l'unica attività della quale ogni studente liceale avrebbe dovuto occuparsi durante le proprie giornate: fare i compiti per il giorno successivo.
"Forza, El, coraggio! Un'ultima pagina, una soltanto!" si ripeteva con gli occhi mezzi chiusi e la testa pesante e dolorante da pregare di arrendersi, di cascare giù.

E le mattine nelle quali il suo papà capo della polizia la sorprendeva al risveglio ancora addormentata con la testa sul suo libro usato come un cuscino erano tante, troppe, sempre di più.
E un povero papà adottivo sempre più preoccupato non poteva proprio fare a meno di sospirare sconsolato una volta di più.
"Kiddo, così non va...così non funziona..." ripeteva Hopper ogni sera in direzione della figlia, a volte così stanca, sfinita, prosciugata da quei pomeriggi di tortura da non avere nemmeno la forza di portare il suo cucchiaio di zuppa in alto alle sue labbra.
"Non possono ridurti ogni volta così..."
"Sto bene, sto bene, ce la faccio!" si sforzava di sorridere con aria rassicurante quella piccolina, ogni volta, annuendo con la poca forza rimasta nel suo corpicino, facendo brillare due occhioni rossi ma mai stati più felici.
"Sto bene papà, davvero, sono solo..."
"...stanca?"

Sfinita.

El non credeva di essere mai stata più sul punto di ammettere a se stessa di stare per impazzire.
Tra i mal di testa perenni e costanti, da far stringere le mani sulle tempie e currugare la fronte in silenzio, le occhiaie sempre più scure al mattino da coprire e l'ansia costante che qualcuno potesse chiedere di più, chiedere più semplicemente il perché di tutta quella stanchezza, El aveva imparato in quelle settimane la più semplice delle verità, qualcosa che nemmeno il suo papà era stato in grado di insegnarle nelle teoria.
Ed El ne aveva fatto pratica ormai da sola.

Mentire, dissimulare, sorridere: far credere a tutti di essere fresca come una rosa, un fiore.
Nascondere la stanchezza, la sofferenza e tutta l'ansia costante di stare per crollare a terra da un momento all'altro.

"Mangia qualcosa, kiddo...hai bisogno di recuperare le energie..."
"Sto bene!"
"Oggi ti sei sforzata parecchio, non credi proprio di poter andare a dormire prim..."
"Sto bene!"
"Kiddo, davvero...posso...?"
"Sto bene, papà! Sto bene!"

Ed il capo Hopper sospirava, ogni sera, davanti a quel tavolo della sua cucina chiedendosi con quale forza la sua bambina non fosse ancora caduta con la testa su quel piatto: lei così piccola, fragile, così potente, forte come la vedeva brillare emanando luce ogni singolo giorno dentro le mura spesse di cemento di quel laboratorio, che fosse per abbattere l'ennesimo muro o per rompere contemporaneamente i vetri in una stanza insonorizzata e chiusa.
Il capo non si capacitava di come, da qualche tempo, i suoi consueti viaggi nel vuoto fossero stati sostituiti da quell'altro tipo di attività: rompere, polvetizzare, spostare, prove sempre più mentali, sempre più al limite, poste davanti alla sua piccola e alla forza della sua mente, vedendola sporgere un braccio in avanti sempre più tremante, con la mano ben aperta di fronte a sé e pronta ad urlare, un urlo sempre più potente, acuto, sordo, disperato, prima di rivederla cadere in ginocchio ogni singolo giorno ad obiettivo raggiunto, ma con il viso macchiato del rosso del suo sangue.
Dalle narici, dalle orecchie, dai lati delle labbra...

"Molto bene, Eleven" ripeteva ogni giorno il dottor Brenner con un sorriso compiaciuto, soddisfatto e glorioso di fronte alla sua sottile creatura, sempre più consumata e sfinita ad annaspare senza fiato alla ricerca di ossigeno.
"Davvero molto, molto bene..."

E se Hopper si ricordava di dover essere il primo a darle forza, il primo ad infonderle coraggio e speranza, non poteva nascondere di essere lui per primo quello nervoso e preoccupato, vedendo la sua piccolina ogni giorno affrontare la fatica della giornata come un soldatino coraggioso, chiedendosi in fondo al cuore da dove mai provenisse tutta quella innata energia.
"Più in gamba di quanto avresti potuto insegnarle ad essere tu, Jim...non credi?"

Ma il segreto della sua piccola, in fondo, forse il capo Hopper lo aveva, suo mal grado, trovato.
E portava gli occhioni grandi da bambino di Mike short for Michael Wheeler.

"Kiddo....la luce!"
"Ancora qualche minuto, papà! L'ultima pagina, ho quasi finito!"
"Già..." sospirava il capo arricciando i baffi sotto il naso, nascondendo le proteste dentro l'ennesimo sorso di birra dalla bottiglia seduto sul suo divano di fronte ad un'altra stupida commedia alla tv:
"Se non fossi stata a parlare con Mike fino ad ora avresti finito tutti i tuoi compiti già più di un'ora fa!"

Eppure, il capo aveva imporato a non protestare, ad ammettere quando bene in modo così speciale stesse facendo quel piccolo ragazzino nelle giornate della sua bambina, ripetendosi che, fin tanto non fosse diventato qualcosa di così impegnativo da costringere il suo istinto di papà iperprotettivo ad intervenire, poteva ancora per qualche tempo dormire sogni tranquilli.

In fondo erano solo ragazzini, giusto?
Si trattava solo di...prendersi per mano lungo i corridoi ed accompagnarsi alla lezione successiva?
Qualche bacino innocente, sì, come quello nel quale li aveva sorpresi di sfuggita quella mattina di fronte alla biblioteca, ma niente di cui preoccuparsi per il momento, non era vero?!

Ed era forse davvero una benedizione che il povero capo non potesse sapere che cosa covavano nella loro mente da adolescenti quei due ragazzini, ogni singolo intervallo lungo quei corridoi di scuola...

"Questo è per recuperare quando ti sei svegliata questa mattina...questo per quando hai fatto colazione e questo è per il compito di letteratura della prossima ora!"
Rideva El soffocando una risata sotto una tempesta di dolci baci sulle labbra di quel ricciolino, stretta stretta tra le sue braccia con la schiena appoggiata allo sportello metallico del suo armadietto, accanto al resto del party ormai immune alle smancerie di quei due piccioncini ed ormai arresi all'evidenza dei fatti: mai mai, sarebbero riusciti a farli staccare da lì.

"Quanto mi sei mancata, El..."
"Anche tu..."
"La notte è così lunga senza di te..."
"Mr Darsy sente decisamente la mancanza, Mike..."
"Ne dubito fortemente, El..."
"È vero!"
El rideva ogni mattina, vedendo Mike con un inconfondibile sorrisetto sghembo sul viso, affondando le sue dita sottili ancora un po' più a fondo tra le ciocche dei suoi riccioli neri di fronte al suo viso, sentendolo a sua volta stringere un po' di più la stretta delle sue mani sulle curve leggere dei suoi fianchi.

E che ad El mancasse il fiato ogni volta sentendolo così vicino, chiedendosi ormai senza più darci peso se fosse normale o no sentire quella scarica di adrenalina lungo la spina dorsale frammista alla voglia di averlo ancora più vicino, di sentirlo ancora più vicino...
Era qualcosa di ormai assodato, qualcosa con cui la piccola aveva imparato a convivere.
Così come a contare, manco di fosse trattata dell'attesa del giorno di Natale, la fine di quelle ultime settimane di scuola prima delle vacanze natalizie per avere, almeno qualche mattina, la scusa di trascorrere un po' di tempo insieme per studiare ancora con lui.
A studiare...

"Presto, El...molto presto!"

E quando i risultati dei compiti di chimica, dopo due settimane, erano finalmente arrivati e un piccolo nerdino aveva potuto mostrare con orgoglio di ritorno a casa quel pomeriggio la sua A+ con orgoglio, una mamma addolcita non aveva potuto che sorridere, un ricciolino speranzoso cogliere al volo l'occasione ed un migliore amico dagli occhi verdi proporre la giusta alternativa per festeggiare la fine degli esami e l'inizio imminente delle meritate vacanze natalizie: pattini sul ghiaccio nella nuova pista inaugurata per l'occasione nella hall principale dello Startcourt Mall.
Di sera, ovviamente, di modo che potesse parteciparvi anche El.

"Dico che è fighissima!"
"Dico che è un'idea grandiosa!"
Avevano esclamato Max e Lucas all'unisono, battendo un cinque volante in direzione dell'amico, seduti al solito tavolo del party in sala mensa, addobbata per l'arrivo imminente delle feste con festoni e ghirlande rosse, verdi e argentate.
"Dico che ci saranno un mucchio di ragazze in attesa di una lezione di pattinaggio gratuita da parte del sottoscritto!" aveva sorriso Dustin con aria furba, facendo scoppiare a ridere il resto del party e il ricciolino protestare con tono ferito.
"Ehi! Che c'è? Che ho detto?! Ero serio io!!"
"Appunto! È proprio questa la cosa divertente!"
"E sarebbe a dire, MadMax?!"
"Il fatto che tu sia stato il primo l'anno scorso a non riuscire a sollevare il tuo culo dal ghiaccio per più di 10 secondi!"

"Sei mai andata a pattinare?" aveva chiesto Mike ad El seduta al suo fianco, come sempre, con un sorriso, vedendo i suoi occhioni aprirsi di curiosità:
"So che a Chicago nel periodo di Natale riempiono le piazze del centro con delle piste enormi! Magari ne hai già vista una negli anni in cui..."
"No, mai! Non ho mai provato a pattinare, Mike!"
"E allora questa sarà l'occasione giusta per provare"!" aveva esclamato la rossa con una strizzata d'occhio in direzione dell'amica, facendo sorridere El felice ancora di più.
"Ti basterà solo ricevere le giuste dritte da parte di una buona maestra ed, in fondo, io sono sempre la migliore in questo genere di cose!"

"Questo sarà tutto da dimostrare!" aveva protestato Lucas con un sorrisetto di sfida, reggendo lo sguardo della fidanzata dai capelli rossi già con l'ascia di guerra stretta in pugno:
"È uno sfida, Sinclair?"
"Contaci, Mayfield!"
"Tu come te la cavi, Mike?" aveva chiesto El con tono innocente, facendo scoppiare a ridere all'unisono il resto del gruppo e Mike prendere il colore della parete dipinta di rosso alle sue spalle.
"Beh, ecco...io, diciamo..."

"Diciamo che Mike non è proprio il dio degli sport!" aveva risposto per lui Will con un sorriso di comprensione, facendo Mike grugnire di vergogna sul suo panino e Dustin e Lucas affogare un altra risata sul loro bicchiere di plastica bianca.
"Ah no?" aveva chiesto El con aria mortificata, vedendo però il suo ragazzo rivolgere un sorrisone solo a lei, con aria rassicurante, mentre il piccolo Byers annuiva in tono sarcastico:
"Oh non temere, El! Un modo lo troverà di sicuro! Pur starti dietro sono sicuro il nostro Mike sarà disposto anche a strisciare sul ghiaccio dell'intera pista attaccato alle tue caviglie!"

"Sei sicura sia una buona idea, kiddo?" aveva chiesto un titubante capo della polizia quella sera, vedendo la sua piccolina annuire con occhi supplichevoli, temendo di conoscere già la risposta:
"Ti prego papà, ti prego!" aveva insistito El con voce ferma, di fronte alla quale nemmeno il capo Hopper aveva saputo dirle a lungo di no:
"Ci andiamo tutti ed i miei voti sono stati buoni questo semestre...non me lo sono meritato forse, papà?"
"Non è per i voti, El, è per te!" aveva scosso la testa il capo, sospirando, sapendo già in cuor suo di non poterle proprio dire di no:
"Sei sempre così stanca la sera...credi proprio sia una buona idea andare a stancarti ancora di più?"
"Papà, posso farcela! Sul serio, davvero! Ti prego!!"
"Suppongo che sia un sì..." aveva infine sospirato il capo Hopper passando una mano aperta sul viso, non facendo in tempo a pronunciare quelle parole e vedendo la sua bambina scattare più veloce di una molla verso la sua cameretta saltellando felice.
"Grazie papà! Grazie infinite!"
"Ma chiederò a Joyce di accompagnare Will e rimanere nel mall lì nei paraggi con me per tutto il tempo! Se ti sentirai stanca e vorrai tornare a casa ti basterà dirmelo, okay?"

"Cosa mi occorre per andare a pattinare?" aveva chiesto El quella sera felice, le ante dell'armadio aperte di fronte a sé, la voce felice del suo ricciolino ancora nelle orecchie ed una femminile ed un po' diversa dal solito in quel momento dall'altra parte del suo supercomm.
"Max...che cosa mi devo mettere?"
"Un maglione pesante, una scaldamuscoli e una mano che ti tenga sú!" aveva risposto la voce allegra e vivace della rossa, dall'altra parte di quell'apparecchio dorato.
"Una mano che mi tenga sù?" aveva chiesto El confusa, muovendo con la mente uno alla volta i suoi maglioni dai cassettoni del suo armadio fin sul suo letto.

"Una mano, intendi...?"
"Sì! Che ti aiuti a restare in piedi e a non cadere!"
"Una mano come quelle di Mike?"
"Oh no, El! Mi riferivo a me!" aveva riso la rossa senza provare nemmeno a trattenersi, facendo risuonare le risate di entrambe quelle due ragazzine lungo le pareti di quella camera, felici ed emozionate come solo due adolescenti ad esami finiti e vacanze di Natale finalmente alle porte.
"Credimi...Mike sarà con il culo per terra ancora prima di aver raggiunto la pista!"

*

"Sei pronta?"
"Sì!"

Il paladino aveva sorriso alla sua principessa, seduto sulle panche di legno posizionate d'intorno alla pista accanto a lei, una volta allacciate con cura le chiusure dei loro pattini, dopo essere rimasti qualche secondo ancora vicini, in silenzio, in attesa, osservando gli amici già sulla pista, mescolando le risate acute alla musica natalizia di sottofondo.

Il mall, in quel periodo di feste, appariva quasi come un micro mondo a parte, isolato dal freddo e dal rigore dell'inverno imminente, al di là delle porte scorrevoli e ripieno di luminarie, luccichini ed abeti decorati, incapace di non risucchiare i visitatori al suo interno, congedando loro infine con non meno di una decina di borse degli acquisti scintillanti a testa.
E d'altronde, la popolazione della cittadina di Hawkins e dintorni pareva aver preso di buon grado l'invito, affollando ai limiti della capienza ogni atrio, ogni scalamobile ed ogni corridoio, ogni negozio dai più lussuosi ai più a buon mercato, alla ricerca del regalo perfetto in pieno spirito consumistico americano nel periodo di Natale.

E per quanto riguardava il party, Max, Lucas, Will, Dustin e Mike parevano quasi immuni a tutta quella magia, a tutta quella caotica ma scintillante confusione, ben più che felici di trovare un po' di pace dalla fiumana di consumatori lì sulla pista del ghiaccio, situata nella coorte dei divertimenti e dello sport in un'ala poco affollata del centro commerciale.
Ma El, oh no.
El non aveva smesso di guardarsi attorno con aria sognante nemmeno per un secondo.

"È...magnifico!" la piccolina si era lasciata scappare a bocca aperta pochi minuti prima quando, all'aprirsi delle porte a vetri di fronte al gruppo di amici avvolti in sciarpe e cappelli, intirizziti, un gigantesco abete di Natale alto fino al soffitto, decorato con fiocchi bianchi e rossi e lucine dorate, aveva dato loro un caloroso benvenuto dentro l'atrio principale, facendo spalancare gli occhi a quel fiorellino di meraviglia, rimanendo come incantata ferma in mezzo alla folla sulle porte d'ingresso, sospinta dolcemente per il polso da una mano delicata e gentile.

"El, andiamo! O perderemo gli altri!"
"Certo! Scusa..."
"Non è la prima volta che vieni al mall, non è vero?" aveva chiesto Max facendosi più vicina, facendo ondeggiare le ciocche sciolte dei suoi capelli rossi, in parte nascosti da una sciapona di lana bianca tirata fin sulla punta del naso.
"Non è vero, El?"
"Ci sono venuta una volta con Joyce!" aveva risposto con orgoglio la ragazzina, avvertendo la rossa al suo fianco alzare gli occhi al cielo a quelle sue parole, con aria rassegnata ed in parte divertita, senza che El sul serio riuscisse ad immaginare in cuor suo il perché.

"Va bene, ricevuto, recupereremo anche questo punto insieme!" aveva sentito concludere l'amica, ridendo felice, tirandola per una mano e ridendo con lei, correndo più in avanti in direzione di una bassa struttura posta nel mezzo dello spiazzo al termine di quel corridoio, circondata da parapetti di legno e plastica bianchi.
"Ma non questa sera! Questa sera, El, si pattina!"

"Non è niente di troppo difficile, vedi?" sorrise Mike nella sua direzione, aiutandola ad alzarsi in piedi senza cadere già a terra, in bilico sulle lame affilate dei suoi pattini legati ai suoi piedi,
"Passi piccoli e vicini come i miei, vedi? Dobbiamo arrivare fin laggiù all'ingresso della pista!"
"Ok..okay" deglutì El prendendo un profondo e lungo respiro, afferrando con più grinta la mano di Mike tesa per aiutarla a restare in equilibrio e stringendola più forte nella sua per non lasciarsi cadere.

Le luci di Natale dai negozi e la musica allegra e ritmata di sottofondo rendevano l'atmosfera ancora più calda, accogliente, a tratti caotica e quasi surreale, nel vorticare dei pattinatori sulla pista affollata, intenti a piroettare sui propri pattini felici o al contrario a reggersi di peso contro il parapetto, pregando che quell'ora di tortura avesse fine presto senza nessun osso rotto.
El deglutì, avvicinandosi timidamente di più alla superficie ghiacciata e vedendo le lame argentate di un paio di pattini brillare di sotto il tappeto di luci poste al di sopra della pista: wow, avevano l'aria di essere davvero affilati quegli affari e le sue gambe sottili già tremavano di sotto i suoi collant neri e felpati e gli scaldamuscoli bianchi, per il sonno e per la stanchezza di un'altra giornata e di un'altra settimana, di un altro pomeriggio passato lì dentro allo strenuo delle sue scarse residue forze.

Forse il suo papà aveva ragione, era davvero troppo stanca quella sera per decidere ancora di uscire, per pretendere da sé stessa ancora un ultimo sforzo, per non concedersi un po' di meritato riposo per la prima notte dopo tante sere passate alla sua scrivania sui libri.
Eppure, non appena alle porte dello Starcourt Mall, al termine del parcheggio, gli occhi stanchi e sfiniti di quella piccolina avevano visto i visi allegri dei suoi amici voltarsi nella sua direzione con grandi sorrisi, ed in particolar modo quello luminoso di Mike, mai stato più felice di così per la ritrovata libertà dopo 2 settimane di punizione, El aveva sentito il suo piccolo cuore accelerare di frequenza ancora, facendola sorridere a sua volta spontaneamente, dimenticando per un attimo la stanchezza e la tensione.
Quella era la ragione per la quale era lì, quello il suo motore a spingerla ancora avanti, al limite ormai superato delle sue energie: quel motore alimentato a sorrisi ed amore il cui unico carburante sarebbero stati sempre e solo loro, i suoi nuovi amici ed il suo Mike.

"El, guarda!" si ritrasse dai suoi pensieri, sentendo la voce di Will chiamarla da dentro la pista, tornando con lo sguardo a quella superficie bianca e vedendolo avvicinarsi sorridente, in un paio di pattinate fino a loro, come si fosse trattata della cosa più semplice del mondo.
"Mia mamma e Hopper sono laggiù! A quei tavolini dell'Ahoy!" indicò Will puntando il dito sulla balconata, lasciando che El lo seguisse, fino a scorgere di lontano due figure piccine sopra di loro, intente a salutarli calorosamente con la mano.
"Trovati!"
"Tuo padre mi ha raccomandato di chiamarli se ti senti stanca, se vuoi andare a casa, se ti senti poco bene..." commentò Will con tono gentile, scambiando con Mike un'occhiata d'intesa, annuendo quasi impercettibilmente con un cenno della testa.
"Ho lasciato loro la mia rice, Mike avrà vicino a sé la sua: tuo padre si è raccomandato tanto di chiamare non appena..."

"Sto bene, ragazzi, sul serio!" li mise a tacere entrambi con una risata, dandosi un contegno e stringendo di più intorno al collo la sua sciarpona di lana blu scuro, abbinata al suo caldo e lungo maglione.
Anche Lucas e Max con un paio di agili falcate si erano portati ora più vicini a loro, al limitare del ghiaccio all'ingresso della pista, e da come pattinare, ad osservare loro, pareva una cosa così semplice ed intuitiva, El non vedeva decisamente l'ora di provare.
Sarebbe solo riuscita a non cascare a terra nel primo secondo e mezzo e a non farsi tranciare via un dito da quelle lame così affilate?

"Ancora lì che chiacchierate?! Forza El! Entra in pista!" la invitò Max prendendola per il polso e tirandola dolcemente verso di sé sulla superficie ghiacciata.
"Coraggio, segui me, non avere paura! Se stai ad aspettare il signorino Wheeler laggiù, l'ora sarà passata e tu non ti sarai nemmeno spostata da questo parapetto per più di un minuto!"
"Ehi! Guarda che ti sento!" protestò Mike alle sue spalle con tono scocciato, vedendo la rossa ridacchiare divertita, per mano ad El in direzione del centro della pista.
"Lo so che mi senti, ma non cambia la cosa! El ha bisogno di una maestra vera, non certo di una schiappa sui pattini come te!"

"Questa me la paga..." borbottò tra i denti i ricciolino, scuotendo la testa con le guance più rosse non solo per il freddo, avvertendo una nuvoletta di vapore freddo uscire dalle sue labbra rosse disperdendosi di fronte al suo viso.
Non metteva naso fuori di casa da due settimane, ad eccezione per andare a scuola, e per quanto lo riguardava, quella sera, pattinare avrebbe potuto anche essere l'ultima delle sue priorità: starsene per tutto il resto della sera appoggiato a quel parapetto di legno, in un angolino appartato della pista, con la sua ragazza infreddolita stretta tra le sue braccia e le sue labbra sulle sue per scaldarla, non sarebbe potuta essere in fondo un'opzione ugualmente accettabile?

"Eddai, Mike, sciogliti un po', coraggio!" Lucas al suo fianco lo riportò su quella pista, battendogli fraternamente una mano sulla spalla,
"Dividila un po' anche con noi la tua principessa per una sera! Te la ridaremo indietro ancora intera, fidati!"
"Sicuro..." sospirò Mike deglutendo rumorosamente, stringendo più forti le dita contro il parapetto e vedendo l'amico sghignazzare, nemmeno troppo velatamente, allontanandosi a grandi falcate in direzione delle due amiche nel centro libero della pista, dove già la voce della rossa, con aria da maestrina, risuonava sulla musica fino a loro:
"L'importante è l'equilibrio, El: equilibrio! Schiena dritta, spalle rilassate e poi...un piede per volta, comincia così!"

"Ancora nessun progresso dall'anno scorso, vero Wheeler?" sentì Will chiedere ironico nella sua direzione, con la schiena appoggiata al parapetto accanto a lui, vedendolo muovere i primi passi incerti, in bilico sulle sue lame sulla superficie ghiacciata come su un tappeto di gusci di uova intatti.
"Odio decisamente, decisamente, il ghiaccio, Will..."
"L'area primi passi per i bambini è da quella parte!" concluse divertito con un sorriso da schiaffi l'amico, pattinando al contrario di fronte a lui per non perderlo di vista, vedendo il ragazzo dai riccioli neri alzare nella sua direzione due diti medi, di sotto i suoi guanti di pile neri:
"Sempre così divertente, amico mio...vaffanculo!"

"Faccio un giro e torno a vedere come te la cavi!" il nerdino lo sentì continuare, voltandosi agilmente su se stesso con una giravolta e prendendo velocità su quella pista, perdendosi nel fiume umano di persone, lasciando Mike indietro e da solo accanto al parapetto, incapace di procedere se non a piccoli passetti e senza staccare le mani da quell'appoggio se non per pochi, pochissimi secondi.
"Cerca di tenere il tuo culo pesante in piedi almeno per i prossimi 5 minuti!"

"Odio decisamente, decisamente i pattini!" sospirò il nerdino con aria sconsolata, facendosi coraggio e cercando di tentare una falcata più lunga, ma ritornando immediatamente con il busto contro la superficie d'appoggio, sentendosi cadere e lasciandosi sfuggire una piccola imprecazione a fior di labbra:
"Shit!"
Era una vita che lui ed i suoi amici andavano a pattinare almeno una volta all'anno sotto le feste, allora per quale motivo, anno dopo anno, era sempre lui l'unico ad essere rimasto una tale schiappa messo alla berlina da tutto il resto del party?
Beh...lui e Dustin, questo era certo!
Ma chissà per quale ragione, l'amico dagli occhi azzurri era sempre stato interessato ad un altro genere di attività sulla pista da ghiaccio, apparentemente molto più interessate per lui del semplice pattinare...

Volse lo sguardo più lontano il piccolo Wheeler, sistemando più sulle orecchie il suo caldo cappellino color giallo senape, sotto il quale i suoi ricci neri fuoriuscivano in ciocche scure e più ribelli che mai: dall'altro lato della pista, ben fisso ed aggrappato al parapetto, non molto diverso da lui, ecco il suo amico senza denti, immobile su quella superficie scivolosa, ma intento ad animare intorno a sé la discussione con un gruppetto di 3 ragazze all'apparenza parecchio divertite da quello che stava loro raccontando.

Mike sorrise, divertito, scuotendo la testa e muovendo lo sguardo al resto della pista, dove la gran folla accorsa al mall quella sera nel primo fine settimana di vacanze gli rendeva difficile scorgere in quella confusione il resto del gruppo di amici.
Era sempre buffo vedere uno dei suoi migliori amici, decisamente non il più timido ma quello apparentemente meno avvezzo a quel genere di cose, lanciato così all'attacco alla conquista di una compagnia femminile, tornandone per la maggior parte delle volte, con grande stupore del resto del party, indietro vincitore.
Mike aveva smesso di chiedersi quale fosse il suo segreto, arrendendosi al fatto che sì, decisamente doveva essere così: il suo amico ci sapeva davvero, davvero fare con le ragazze, in qualunque strano modo fosse possibile!
In fondo, come diceva sempre lui stesso in quel suo modo un po' disgustoso ma a quanto pareva efficace, i baci venivano da sempre meglio se...senza denti!

"Ehilá, Wheeler! Ancora fermo impalato lì?!" la voce divertita dell'amica rossa lo raggiunse, facendogli voltare gli occhi di fronte a sè appena in tempo per vederla sfrecciare sulla pista più veloce di un missile, ridendo a gran voce di lui e dalla sua palese incapacità di equilibrio:
"Il parapetto si tiene sù anche da solo, Mike, non lo sapevi?"
"Sei davvero uno spasso, MadMax, lo sai?" le urlò dietro Mike con tono scocciato, ma in fondo divertito, vedendo i profili di Lucas e Will seguirli, palesemente anch'essi divertiti da quella battuta.
"Certo, certo...ride bene chi ride ultimo, ragazzi!"

Un brivido percorse la schiena di Mike in un secondo, di sotto il suo maglione di lana nera intrecciata a maglie spesse, facendogli voltare lo sguardo intorno di scatto con un piccolo ma profondo tuffo al cuore a quel pensiero.
Dove era...dove era El?
Se l'aveva lasciata con Max in mezzo alla pista ma i suoi amici erano appena sfrecciati di fronte ai suoi occhi ma senza di lei, dove era...?

"Ehi, Mike, attento! Prendimi!!!"

Mike fece appena in tempo a riconoscere in quel grido nelle sue orecchie la voce acuta e divertita di El e ad allargare le braccia contro quel parapetto appena in tempo, non riuscendo a vederla ma semplicemente sentendola improvvisamente schiantarsi contro di lui e quella superficie tra le sue braccia.
"Oh merda!" si lasciò scappare Mike senza fiato, riaprendo gli occhi dall'impatto e ritrovando i suoi ricci castani a solleticargli sotto di sé la punta del naso, sentendola tremare con le braccia avvolte contro il suo maglione, la testa appoggiata al suo petto:
"El! Ci sei? Ti sei...ti sei fatta male?!"

Ma quando quel nerdino ebbe sentito la risata acuta e senza fiato di quello scricciolo stretto lì tra le sue braccia, Mike tirò immediatamente un sospiro di sollievo sentendola allontanarsi da lui lentamente scossa dalle risate, sollevando da sotto in sù fino al suo viso due occhioni così grandi e felici che Mike non poté fare a meno di sorridere a sua volta di cuore nella sua direzione.
"Stai bene?"
"Scusa! Ti ho praticamente investito!" El rise senza riuscire proprio a trattenersi, allontanandosi di quel poco per recuperare l'equilibrio e sentendo le sua braccia intorno alla sua vita seguirla, un'espressione sul suo viso solo per un secondo delusa:
"Oh, nessun problema!" El lo vide sorridere nel suo solito sorrisetto sghembo, facendole sciogliere come cera liquida le ginocchia nonostante il freddo gelido di quella pista, facendole pregare di essere di nuovo lì tra le sue braccia, ma non su di quella pista...magari di nuovo invece da un'altra parte, magari in camera sua, magari di nuovo...sul suo letto?

"Adoro essere investito da te, El!"
"Ho qualche problema con le frenate!" rise El sentendo le sue guance avvampare di calore, avendo potuto giurare di aver visto quelle del suo ragazzo fare lo stesso lì di fronte a lei.
Damn! Ma come poteva essere sempre così carino, anche con quel buffo berretto dal colore improbabile in testa?!

"Ti stai divertendo?" chiese Mike con un sorriso, vedendola restare sul posto di fronte a sé perfettamente in equilibrio, lasciando cadere definitivamente la mano dai suoi fianchi tristemente:
"Come...come te la stai...?"

"La tua ragazza è un vero talento, non che avessi dubbi! È già di gran lunga più brava di te, ma non che ci volesse tanto in fondo, non è vero, Wheeler?" la voce ironica e canzonatoria di Max li raggiunse con una risata, frenando con agilità e maestria proprio accanto ad El, lanciando uno sguardo soddisfatto all'amica neanche si fosse trattata di una sua realizzazione personale.
"Come se la cava? Se la cava benissimo, diamine! Ma sei sicura che sia davvero la prima volta che indossi i pattini, El?" aggiunse Will raggiungendoli in un batter d'occhio, lanciando insieme agli amici uno sguardo ammirato verso quel fiorellino, il viso basso timidamente verso il ghiaccio della pista, il suo piccolo cuore a ridere segretamente di orgoglio e furbizia.

Era tutta una questione di equilibrio, giusto?
Quasi di...volteggiare sulla pista!
E che le sue lame viaggiassero indisturbate e un centimetro dalla superficie senza sfiorarla neppure, facendola apparentemente pattinare ma di fatto quasi volare su quella pista era qualcosa che non sarebbe mai potuto essere notato...magari poco prudente e decisamente contro le regole ma...efficace! Non era forse vero?

"Hai visto come fila, Mike? Sul serio! Sei bravissima El, è incredibile!"
"Ci credo! Ha avuto una valida insegnante come me!" rise Max dandosi delle arie, facendo ridere il resto del gruppo ed El sopratutto: già, sicuro...se solo avesse saputo!
"Vieni, El! Andiamo a fare un altro giro!"
"A dopo!" Mike la vide muoversi in un secondo verso il suo viso, allungandosi sulle punte dei pattini fin sulle sue labbra e lasciandogli un tenero bacino a stampo così veloce da farlo sorridere, restando immobile come un cretino con le labbra ancora a cuoricino guardandola pattinare via, mano per mano all'amica, facendolo sentire quasi in colpa nel profondo al pensiero che, forse, avrebbe potuto essere fin geloso della sua bravura sui pattini, non potendo così sperare di trattenerla lì con lui troppo a lungo.

"Vieni a schiantarti qui tutte le volte che vuoi, El! Ci conto!"
"È una specie di nuova parola in codice per qualcosa di zozzo o qualcosa di simile?!" chiese Lucas divertito in direzione dell'amico, vedendolo deglutire con gli occhi persi di fronte a sé a seguire le due figure femminili in allontanamento per mano sulla pista, prendendo sempre maggiore velocità.
Ma Mike non sentì neppure quelle parole, perso com'era in venerazione di fronte a sé, davanti ad uno spettacolo decisamente molto, molto più interessate delle brutte facce dei suoi amici: quei suoi ricci vaporosi e morbidi, scossi dall'aria e dal movimento su quella pista, il suo maglione blu largo a coprirle interamente il busto, di quella punta di blu scuro in grado di donarle così adorabilmente, e poi quelle gambine così sottili, quelle curve al termine di esse assolutamente così perfette, così tanto da sentire le sue mani quasi fremere dalla voglia matta di stringere tra le sue dita quelle due chiappette piccole ma così dannatamente...

"Mike, ti sta uscendo un po' di bava da qui!"
"Fanculo a voi due!" sbottò Mike prendendo fuoco alle parole del suo migliore amico, sbattendo le palpebre per tornare in sé ed abbassando lo sguardo ai suoi pattini sulla superficie ghiacciata, sentendo le punte delle sue orecchie bollenti sotto i ricci pulsare insistentemente per l'imbarazzo, così come un'altra parte del suo corpo improvvisamente desiderosa di attenzioni, impaziente in un punto preciso al cavallo dei suoi pantaloni.
Grazie al cielo almeno i suoi amici non erano ancora in grado di leggergli i pensieri nella mente...per quanto i suoi non dovessero essere molto difficili da interpretare in quel momento...

"Perso in un bel sogno, piccino? Abbiamo interrotto uno dei tuoi sogni erotici, romanticone?"
"Finitela per una buona volta, cazzo! Non siete divertenti!"
"Sentito come se la prende, Lucas?"
"Qui qualcuno è proprio stato colto con le mani nel sacco!" rise Lucas sguaiatamente in direzione degli amici, facendo ridere a crepapelle l'amico dagli occhi verdi ancora di più, e Mike digrignare più stretti i denti, lanciando un'occhiataccia più che mai torva nella sua direzione, decisamente non sufficiente per impedire al ragazzo di eseguire la stoccata finale in grande stile:
"Anche se di certo le sue mani il nostro Mike avrebbe tanta voglia di metterle in questo momento da qualche altra parte..."

"Questa è davvero, davvero buona amico!! Dammi il cinque!"
"No, questa è davvero, davvero troppo!" sbottò Mike a quelle parole, facendo ridere i suoi amici ancora di più a quella protesta e sentendo quella parte precisa del suo corpo per nulla aiutata dalle immagini evocate davanti ai suoi occhi alle parole dell'amico.
Dannazione!

"Non avete niente da fare voi due se non farvi i cazzi miei in questo modo?! Dustin piuttosto, ma dove diavolo è finito!"
"Giusto! È da un po' che non si vede! Andiamo a mettere un po' in imbarazzo anche lui davanti alle sue nuove conquiste!" scattò Will risoluto, battendo una mano sulla spalla dell'amico, come ad incitarlo a seguirlo senza aspettare un minuto di più.
"A dopo, Mike, ti lasciamo tranquillo a farti un film pensando al culo di El..."
"Attento a non sporcare troppo in giro!"
"Voi due dovete andarvene decisamente a fare in culo!" urlò Mike nella loro direzione vedendoli allontanarsi velocemente in mezzo alle loro risate di scherno, facendogli chiudere gli occhi voltati al cielo per l'esasperazione, sentendo le sue orecchie quasi sciogliersi in quel momento per il troppo calore.

Che quella pista da pattinaggio non fosse stata mai più calda come quell'anno per quel nerdino era qualcosa che davvero non era più in suo potere controllare.
Che i suoi desideri e sogni più coloriti, accresciuti ed accentuati da quelle settimane di astinenza ad accontentarsi di qualche innocente e candido bacio contro lo sportello metallico dei loro armadietti, era qualcosa contro la quale, il ricciolino, aveva gettato la spugna in partenza.

Contare quante volte l'aveva sognata nel cuore della notte accanto a lui nel suo letto sarebbe stato impossibile, enumerare in quanti sogni era tornato da lei nella sua cameretta con la fantasia della mente sarebbe stato inutile: riflettere in quanti desideri il giovane Wheeler aveva ridisegnato gli avvenimenti a modo suo, rendendo lui e la sua principessa un po' più vicini, un po' meno prudenti, i suoi ricci più spettinati e la sua pelle di seta un po' più nuda, era qualcosa che certo non lo rendeva ogni volta orgoglioso ma di cui, di certo, non poteva decisamente fare più a meno.

Non si poteva pentire di quella notte, decisamente una delle più folli, emozionanti ed indimenticabili della sua vita, non poteva pentirsi di averla baciata nemmeno così, più stretta a sé, di più e di più, di aver portato i suoi fianchi a muoversi sopra di lui così, ad averle fatto sentire con il suo fiato caldo sul viso e le sue labbra ad assaporare ogni centimetro della sua pelle del collo, a farle intuire quanto dannatamente l'avrebbe voluta di più, di più, ancora di più, fino a mangiarsela con quei baci tutta tutta.
Non poteva pentirsi nemmeno del mattino dopo, delle sue mani direttamente sulla pelle del suo addome e del suo petto, di aver sentito quella sua vocina sottile quasi pregarlo, quasi supplichevole, quella vocina che Mike non riusciva più, proprio più a togliersi dalla mente:
"Puoi Mike, puoi...più sù, più sù..."

Damn!
Mike era arrivato a quella conclusione la notte successiva steso nel lettone della sua cameretta, ripercorrendo con la mente le ultime folli 24h e riprovando sulla sua pelle quelle stesse emozioni a scuoterlo fino alle budella, quasi avesse potuto averla lì in quel momento ancora accanto a sé.
Lei lo voleva, lo voleva quanto lui, l'aveva voluto quella mattina, glielo aveva perfino chiesto con quella vocina!
E che cosa aveva da aspettare ancora Mike se non allora un'occasione?
Un'occasione per poter soddisfare quella vocina e quella sua dannatissima voglia, per fare intendere finalmente alla sua principessa che, per la miseria, un paio di idee su come passare la futura notte con lei lui ce le aveva, ce le aveva eccome?!

E in fondo...Mike ce le aveva? Ce le aveva sul serio un'idea?

Il piccolo Wheeler si ricordava precisamente di una sera di fine estate, a cavallo tra la fine delle medie e l'inizio imminente del liceo, una delle ultime sere che la madre di Dustin aveva stabilito che suo figlio necessitasse ancora di un baby sitter per restare a dormire da solo in casa.
"Questa volta il film lo scelgo io, ragazzi!" aveva annunciato solennemente mama Steve quella sera, prendendo posto sui divani insieme ai resto dei nerdini, davanti ai cartoni delle pizze già fumanti e pronti ad essere divorati dai ragazzini.

"Che film?" aveva chiesto Will addentando il primo morso di pizza, seguito a ruota dagli amici, facendo sorridere complice il ragazzo dai famosi capelli più invidiati di tutta la città:
"Non è proprio un film ragazzi, è più...un documentario, ecco!" Mike aveva sentito Steve concludere premendo play e soffocando una risata in un sorso di birra dalla bottiglia, facendo riflettere in cuor suo a quel ricciolino che era davvero molto singolare che un ragazzo come Steve mostrasse davvero interesse per una qualche forma di divulgazione scientifica.
"Oh...okay!"

"Consideratela una lezione gratis, amici, lo faccio per la vostra cultura!" il party si era stretto intorno a quello schermo curioso, in attesa che le prime immagini apparissero sullo schermo:
"Fate tesoro di queste nozioni e non scordatele mai! Magari, chissà...presto vi torneranno sul serio utili!"

E se Mike Wheeler avesse dovuto elencare i momenti più imbarazzanti della sua vita, quella sera sarebbe certo finita di diritto in finale tra le prime 3.
E per quanto imbarazzati e rossi fossero stati i visi dei 4 amici, non più molto interessanti alle pizze quanto a quelle immagini sullo schermo della tv del salotto di Dustin di certo per loro insolite, nessuno dei loro occhietti era stato chiuso nemmeno per un secondo, catturando le scene nella mente fotogramma per fotogramma, suono per suono.
E anche se alla riaccensione delle luci nessuno era stato in grado di guardare l'altro in viso per un buon quarto d'ora, in mezzo alle risate di scherno ed orgogliose di Steve, Mike era certo che quella "lezione scientifica" tutti i suoi amici se la ricordassero bene almeno quanto lui...per davvero!

"Ma l'importante è che la ragazza in questione lo voglia quanto voi, lo voglia davvero!" aveva solo più aggiunto Steve quella sera, guardando uno per uno gli amici con occhi seri e minacciosi, facendo annuire il party all'unisono, senza pensarci un secondo di più.
"Voglio che vi comportiate da gentiluomini, non come un branco di trogloditi con la clava in mano, sono stato chiaro!"
"Sìsignore!"
"Fate sentire la vostra fortunata a suo agio e vedrete che vi ripagherá in modi che voi non potete nemmeno immaginare..."

"Ehi, Mike! Arrivo!!"

Mike sentì El atterrare di colpo contro di lui un'altra volta, schiacciando nuovamente contro quel parapetto stretti stretti, facendogli perdere il fiato e sorprendendo proprio nel bel mezzo di quel caldo pensiero: e che pensiero...
E che fosse arrivato anche per lui il momento di mettere in pratica quegli insegnamenti? Quelli del "chissà, magari, prima o poi"? Che il suo "prima o poi" si fosse trasformato improvvisamente in un "adesso", che fosse arrivato sul serio il momento di passare dalle idee teoriche a qualche esperimento...pratico?
In fondo anche lei lo voleva, glielo aveva praticamente confessato!
E se anche lei era curiosa, non avrebbe mai potuto esserlo la metà di quanto lo era Mike per davvero: in fondo se lei era quella "speciale", quella "vera", la sola, la prima, quella per la quale provava qualcosa che non sapeva ancora spiegare ma che non aveva mai provato prima, non era forse già quello un segnale? Non era forse già quello un invito a buttarsi, a non avere paura?

Questo Mike pensava quella sera di dicembre in quel momento, stringendo d'istinto le braccia intorno ai fianchi di El più stretti, ancora un po' di più, sentendo la risata di quel fiorellino arrivare come musica fin dentro le sue orecchie e il suo sorriso allargarsi felice ancora di più, i suoi occhi brillare, alzandosi più in alto sul suo viso fin dritti nei suoi, lì contro quel parapetto e contro di lui, contro quel suo ragazzo ricciolino dagli occhi grandi e scuri che avrebbe potuto perfino mangiarsela in quel momento lì su quella pista.

E sotto quello sguardo, El, si sentì per un secondo, avvampare, quasi prendere fuoco come un incendio capace di sciogliere perfino tutto quel ghiaccio a loro intorno: Mike non l'aveva mai guardata così, nessuno a dire il vero l'aveva mai davvero guardata in quel modo.
Così come? Così come, poi?
Così profondamente da farle mancare l'ossigeno nei polmoni e le parole nella gola, così profondamente da farle tremare le ginocchia sul posto, e non solo per la stanchezza, non solo per il mal di testa quella volta, non solo perché la mente già le girava insieme al resto del mondo intorno già da qualche minuto, per il sonno e lo sforzo di stare continuando ancora ad usare i suoi poteri lì su quella pista.

E quando El vide in un ultimo battito di ciglia il viso del suo nerdino avvicinarsi di più al suo, chiudendo gli occhi ad un passo dalle sue labbra rompendo quel contatto visivo, non poté che fare lo stesso a sua volta, con un ultimo sospiro, chiudendo le palpebre a quel mondo ed avvertendo solo più le labbra di Mike sulle sue, ad avvolgerle internamente nelle sue, così morbide, delicate ma decise come non credeva di averle mai sentite prima.
"Dannazione..."

Ed El fu costretta a riappoggiarsi di nuovo al suo petto ancora più vicina, più vicina a lui, lasciando che le braccia forti di quel ragazzo la spingessero, la attirassero dolcemente ma con forza a sé, facendo aderire i loro fianchi, i loro petti, facendole quasi sentire tutto, tutto di lui, anche quello che quella piccolina ancora non avrebbe potuto capire, ma capace di destare i suoi interi sensi d'istinto, senza poterlo controllare ma donandole un più forte e deciso che mai strappo al di sotto del suo ombelico, mentre le loro lingue danzavano ritrovandosi alla perfezione, sfiorandosi e cercandosi ai confini delle loro labbra, mischiandone di due un solo sapore.

"El..."
"Mike..."
"Dio mio quanto ti voglio, quanto ti voglio, cavolo!"

E quando El ad occhi chiusi sentì il suo istinto muoverla quasi senza rendersene conto ancora più vicina a lui, muovendo più stretti i suoi fianchi contro i suoi, sentendo quella parte del suo corpo spingere di più sotto il suo ombelico in un punto dove le fibre del suo corpo parevano stare urlando a gran voce "allarme rosso", quello scricciolo sentì a sua volta il suo ragazzo reagire, assecondando il suo istinto o la sua intenzione, prendendola in braccio da terra con le gambe avvolte intorno ai suoi fianchi più in sù, più in sù contro di lui, fino a sentirlo in mezzo alle sue gambe esattamente in quel punto che oh sì, nel punto, dove il suo sangue pareva stare battendo contro la sua carne intima come un piccolo bottoncino luminoso.
"Oh mio dio..."

E il gemito che partì così spontaneo dalla gola di El a quel piccolo gesto, così spontaneo e pulito, così adorabilmente felice, di approvazione, fu solo la scintilla che fece scattare la miccia della bomba atomica pronta ad esplodere "Mike Wheeler", facendo muovere le labbra di Mike ancora più strette alle sue, un secondo prima di distogliersi per intraprendere un nuovo dolce assalto alla pelle nuda del suo collo.

"Mike...Mike..." la sentì sussurrare con voce sottile, facendo dimenticare ad entrambi per un secondo dove diavolo si stessero ancora baciando in quel momento: contro gli armadietti del corridoio, su quella pista da pattinaggio o sul materasso del letto di El non avrebbe più avuto molta importanza in quel momento.
"Mike...Mike!" sussurrò El un po' più forte, ad occhi chiusi e con il collo teso alle mercé dei suoi baci sempre più bollenti e bisognosi, facendola avvampare di sotto la sua sciarpa ed il suo maglione blu, sentendo le braccia di Mike reggere il suo corpo contro il suo in quel punto, quel dannato punto, dove anche ogni più piccolo movimento del suo respiro era in grado di farla perdere il respiro ancora di più.
O era forse Mike sul serio che la stava muovendo invece, lì in quel punto, sopra di sé, reggendo il suo peso con le mani avvolte intorno alle sue cosce, un movimento così piccolo e invisibile da apparire appena percettibile?

"Mike..."
"Dio mio, El, quanto, quanto ti vorrei..."

"Ma guarda, guarda che spettacolo che abbiamo qui!"

"...e te pareva!" imprecò Mike a fior di labbra stringendo i denti, lasciando riscendere El a terra sulla lastra di ghiaccio alla voce dei 3 amici, ironiche, di scherno e palesemente divertite, provenienti dal centro affollato della pista.
"Ragazzi, sul serio, fate adorabilmente...schifo!"
"Ma fate sul serio? Ma davvero?!"
"Risparmiatemi questa visione, ve ne prego!"
"Mi sa che qualcuno qui non sa davvero tenere a lungo le mani dentro i pantaloni!"

"E tu, Will, non ti sai davvero fare i cazzi tuoi?!"
"Ops..." il nerdino più rosso che mai in viso vide sorridere di fronte a sé il suo fiorellino, rossa quanto lui e come lui palesemente imbarazzata, ma anche divertita, un sorrisone enorme su quelle sue labbra morbide, solo leggermente gonfie per l'assalto appena concluso delle sue labbra.
"Hanno...hanno ragione, Mike?"
"Non stare ad ascoltarli, El, sono solo dei cretini..." rise Mike scuotendo la testa e vedendola ridere con aria complice ancora stretta a lui: ma era mai possibile che apparisse così bella ogni singolo istante di più?
E che lui sentisse in cuor suo una voglia così grande di ricominciare immediatamente a baciarla ancora ed ancora?

"Mike, forse dovremmo..."
"Sì, El...?"
"El dai! Vieni a farti un altro giro!"

La mano di El fu presa al volo da quella di Max in una frazione di secondo, tirando la piccola nella sua direzione della pista, facendola allungare verso quella tesa di Mike a sua volta per non cadere, tirandolo insieme con lui verso il centro della pista.

E la mente di El, così stanca, dolorante, sfinita, confusa, per aria e sulle nuvole per l'accumulo di emozioni di quegli ultimi secondi, in quel momento girò più forte, più forte di una trottola impazzita mescolando ogni immagine intorno.
E la musica natalizia apparve improvvisamente lontana, quasi appartenente ad un'altra dimensione, le luci sopra la pista tante stelle luminose, cadenti, cadenti come lei che si sentiva improvvisamente cadere in terra, sul punto di cedere, di perdere l'equilibrio, avvertendo la sua mente al limite urlare la fine delle comunicazioni, la testa cadere come peso morto più in basso, le gambe tremare ad un passo dal franare come una slavina a valle, in mezzo alle risate degli amici e le mani a tenderla in direzioni opposte, a lei che avrebbe solo voluto poterle portare alle sue tempie per far tacere quel ruggito, quel fischio, quel rumore.

E da dov'è che arrivava quel rumore?
Proveniva forse davvero da quella pista?
Era lì con lei in mezzo alle risate di Max, le urla di protesta di Mike, le urla felici dei suoi amici?
Era da lì o proveniva invece da un'altra parte?
Proveniva forse da un altro luogo, un luogo lontano che nulla aveva a che fare con la gioia e la realtà di quel momento di allegria?
Proveniva forse da un luogo diverso, forse davvero...da laggiù?

"No, no, no...non è possibile, no..."

"El, vieni!"
"No..."
"El!"
"No.."
"Max, aspetta! El...ti senti bene?!"
"No..."
"Eleven, sono io, sono qui...lasciami entrare..."
"No..."
"El, mi senti?! El!"
"No!!"

E poi, improvvisamente, su quella pista, solo più il buio, solo più un tonfo, sordo e secco, attutito da due braccia forti a reggerla al volo contro la superficie ghiacciata.
E poi ancora il buio, il vuoto.

"Mike..."
"El!!"
"Mike..."
"El, ti prego, rispondimi!"
"Mike..."
"El!!!"

*

Ed El cadde.

Cadde a peso morto nel buio, cadde a peso morto nel vuoto, cadde di peso in quel luogo dove la gravità nemmeno quasi esisteva, dove nient'altro all'infuori della sua mente esisteva, eppure dove lei si trovava ogni maledetta volta a cadere, a cadere verso il basso soltanto, senza poterlo impedire o poterne fare a meno.
Come il dejavu di un brutto sogno, percorso e percorso mille volte nella mente, come il nastro consumato di una vecchia casetta bloccato sempre nello stesso frame, nella stessa frazione di immagine.

Ed El provava ad urlare con quanto fiato aveva in gola ogni volta dentro quel buio, ma come ogni altra volta le sue grida venivano inghiottite da quelle pareti impalpabili rivestite di nero, nei confini immaginari di quel tunnel a farla precipitare sempre più in basso, ad attutire ogni rumore intorno.

"Eleven, lasciati andare, lasciati cadere, lasciati trovare: fai che lui ti trovi, Eleven, fatti trovare da lui..."
"No!!"

Ma quella volta, El non era dentro una vasca, non aveva il corpo ricoperto di elettrodi, non aveva monitor luminosi o luci al led puntate sul viso.
Quella volta El non era lì, non era lì dentro quel luogo di paura e di tortura: quella sera El era in mezzo a quella pista, quella pista di ghiaccio dove fino a pochi secondi prima era intenta a ridere, volare, scherzare con i suoi amici e a prendere fuoco tra le braccia di Mike, quella pista dove ora lei era riversa a terra a pancia in sú, gli occhi chiusi sigillati ed il corpo scosso da mille brividi su quella superficie ghiacciata e fredda, con i suoi amici inginocchiati tutti intorno.

In quella porzione felice della sua vita dove quel buio e quell'orrore non erano stati mai invitati a raggiungerla, in quella metà sorridente della sua personale Luna, quella luminosa, quella che mai avrebbe dovuto venire a conoscenza di quella sofferenza, quella dove ora la paura era entrata, insinuandosi nelle pieghe della mente, premendo più a fondo per uscire ed infine sfondando il portone.
Quella dove ora le sue urla disperate ora si sentivano, si sentivano eccome, così acute e penetranti da poter fendere come uno schiaffo l'aria intorno.

"El! El, mi senti?!" urlava senza sosta un piccolo paladino, gli occhioni neri spalancati di paura e ricolmi di lacrime, la mano sul fianco della sua principessa per proteggerla dalla caduta ed una sotto la sua testa per proteggerla dal freddo della pista.
E l'amica dai capelli rossi in ginocchio al suo fianco era immobile e paralizzata almeno quanto lui, incapace di muoversi, di parlare o fare la minima cosa se non continuare a singhiozzare, a singhiozzare ancora.
Perché le urla di dolore provenienti dalle labbra spalancate di quella ragazzina erano qualcosa di così spaventoso da far desiderare solo di portarsi le mani sulle orecchie e chiudere gli occhi di fronte a qualcosa di così spaventoso.

"No no no!!!!!" urlava fuori di sé El ad occhi chiusi, la fronte corrugata in un'espressione di più profonda sofferenza e disperazione, le spalle tremanti per il freddo, la paura, le dita a scavare sulla superficie fredda di ghiaccio, fino a farsele sanguinare, rigagnoli di sangue a ricoprirle il viso, dalle narici, dalle orecchie, dai lati delle sue labbra.

"El!!" urlò ancora più forte Mike scuotendola per le spalle, vedendola inclinare la testa più indietro, inarcare la schiena così a fondo che pareva impossibile non riuscisse a spezzarsi.
"Eleven, lascia che ti trovi...lascialo entrare..."
"No no! Ti prego! Basta, basta, bastaaaa!"

"Cosa basta, El? Cosa?!" urlò Mike più forte con gli occhi pieni di lacrime e la voce rotta, sentendo il suo cuore martellare nel petto all'impazzata di paura.
La folla di pattinatori e di curiosi corsi da ogni parte della pista richiamati da quelle grida spingevano per vedere e prestare aiuto alle loro spalle, e tra tutti un paio di uomini si erano fatti avanti per prestare soccorso, ma nessuno era riuscito a far allontanare quei 5 amici da lì intorno, intorno al corpo scosso dagli spasmi dell'amica.

"El! El ci senti?"
"Torna qui!"
"El! Rispondi!"
"Chiama Hopper, Will, subito!" ordinò risoluto Mike in direzione dell'amico, vedendolo scattare facendosi largo tra la folla, lungo la pista ormai deserta dalla folla accumulata tutta nel centro.
"Che diavolo le prende?!" scosse la testa Lucas paralizzato quanto i suoi amici, avvolgendo le braccia intorno alle spalle di Max scossa dai singhiozzi e dalla paura, le mani sulle labbra e gli occhi puntati sul viso dell'amica, dalle cui narici il sangue ora colava più copioso, macchiando di rosso il ghiaccio bianco della pista intorno al suo viso.
"El..."

"Sembra un attacco epilettico..." sussurrò Dustin avvicinandosi a Mike, gli occhi puntati sigillati nella stessa direzione, puntati sul viso di quella piccolina scosso dagli spasmi di dolore:
"No, ti prego! Ti prego! No!!!"
"Dovremmo farla respirare, far allontanare la gente da qui!"
"Nooo!""

"El, ti prego, rispondimi..." pianse Mike stringendole una mano più forte, chiudendo gli occhi solo per un secondo, sentendo crescere più forte la paura, la consapevolezza di sentirsi impotente, il terrore di non poter capire: cosa stava succedendo alla sua principessa?
Cosa stava vedendo El in questo momento, in qualsiasi luogo essa si trovasse, tanto da farla urlare così?
"El...El!"

Ma El non li sentiva, non sentiva nessuna delle voci dei suoi amici, non sentiva nemmeno il suo stesso grido, la sua stessa voce, lì nel mezzo del buio.
Avvertiva solo il vento mosso dalla caduta fenderle più a fondo la pelle libera del viso, delle mani, delle braccia, gli occhi chiudersi in quella caduta, al termine della quale sapeva già cosa avrebbe ritrovato.
Tanto ogni volta lui era sempre lì, pareva quasi che la stesse aspettando.
"Lascia che ti trovi, Eleven...lascia che..."
"No, per favore, ti prego!! Nooo!"

E quando un ruggito più acuto e sordo ruppe il silenzio di quel vuoto e di quel buio tutto intorno, quando gli occhi pieni di lacrime di quella piccolina si furono riaperti di colpo di fronte al corpo di quella creatura, un corpo umano nero e lucido, gli arti lunghi e deformi, la testa a forma di mille fauci spalancate e rivestite di denti aguzzi, da dietro quella pellicola, quella parete sottile, quel lembo sottile come di pelle ad impedirgli di uscire da quella crepa nel muro al termine di quel tunnel, la bocca di El si spalancó sdraiata su quella pista ancora di più e il grido che emerse direttamente dalle sue viscere fu più forte, potente ed intenso, così disperato da far gelare ai presenti sul posto il sangue nelle vene.

"È lui, Eleven, è lui...è lui l'arma che noi stavamo cercando...lascialo entrare"
"Nooo!"

E le mani di tutti i presenti si mossero rapide fin sulle loro orecchie, per proteggersi dall'intensità di quel grido, quasi più simile ad un ruggito che alla voce piccola solita di quella bambolina, e perfino quelle di Mike mollarono la presa da quelle di El per un secondo, chiudendo gli occhi per non vedere, per non sentire, pregando solo che tutto avesse fine presto, al successivo battito di ciglia, mentre le lucine sopra la pista vibravano impazzite, senza che nessuno dei presenti riuscisse a farci molto caso in quel momento.

"El, ti prego...ti prego"
"No no nooooo!"
"El ti prego svegliati...ti prego svegliati, amore mio"
"Noooo!"

E poi, improvvisamente, silenzio.

*

"Fatemi passare! Fatemi passare, subito!" la voce del capo della polizia irruppe su quella pista, facendosi largo tra quella folla con Joyce alle sue spalle e Will al suo fianco, ancora rosso per lo sforzo della corsa.
"Kiddo! Ci sei?" chiese il capo Hopper scuotendo dolcemente ma con decisione le spalle della figlia, vedendola ora ferma, immobile, in silenzio, gli occhi ancora chiusi ma la fronte rilassata, un'espressione serafica sul viso, quasi dormisse.
Quasi fosse svenuta come tutte le altre volte il papà l'aveva vista fare all'interno di quella vasca al termine di quello sforzo.

"El...riesci a sentirmi?"
"Non risponde..." Hopper sentì Mike inginocchiato al suo fianco sussurrare al suo orecchio, gli occhioni pieni di lacrime e lo sguardo fisso al volto della sua bambina, così sereno passate le grida che pareva davvero impossibile immaginare che non avesse solo chiuso gli occhi un momento per dormire.

E il capo Hopper lanciò un'occhiata intorno, a quei ragazzini amici di sua figlia con dipinte sul viso le medesime espressioni di angoscia e paura, le stesse della folla tutt'intorno: lui sapeva già che cosa era successo alla sua piccolina, qualcosa di così pauroso, cupo e orribile da fare paura, da far tremare di angoscia quel suo grande e robusto cuore.
Un segreto così terribile da non poter essere rivelato, da non poter essere raccontato a nessuno, da non poter lasciare che nessuno si avvicinasse troppo a quel mistero, a quella storia inconfessabile da mantenere all'oscuro.

E cosa ne poteva sapere quella gente di quello che era appena accaduto alla sua bambina, cosa avrebbero mai potuto capire le folle di curiosi intorno?!
Cosa avrebbero potuto capire Joyce, Will, Dustin, Lucas e Max che pur erano corsi immediatamente ad aiutarla?
Cosa avrebbe potuto capirne perfino Mike, Mike che inginocchiato così vicino al suo corpicino ancora non si arrendeva a smettere di chiamarla con voce tremante e rotta dalle lacrime?

"El, ti prego...rispondimi, rispondimi..."

No, il capo doveva portarla immediatamente via da quegli sguardi.
Doveva portarla immediatamente via da lì.

"Fatevi indietro!" alzò la voce il capo chinandosi sul corpo inanimato di sua figlia, prendendola tra le sue braccia con la testa ed i capelli all'indietro, ricoperti di rigagnoli di sangue rosso.
"Vuole che chiami un'ambulanza, capo?" propose Dustin balzando in piedi insieme al resto del party, vedendo quell'omone farsi largo tra la folla, facendo attenzione a non scivolare sulla superficie liscia della pista.
"Vuole che chiami il 911?"

"Non serve, faccio da solo!" Mike sentì il capo sussurrare, già di spalle al limite della pista, muovendo un passo in avanti e bloccando quell'omone con una mano sul tessuto della sua giacca.
"Dove la porta?!" Hopper sentì quel ragazzino chiedere con fare risoluto, portandosi di fronte a lui ed impedendogli il passaggio, guardandolo con occhi fissi e decisi, seppur ancora ingenuamente spaventati.
"Io vengo con lei"

"Oh no, ragazzo mio, tu non vai proprio da nessuna parte!" il ricciolino sentì il capo sbuffare intimandolo di levarsi da in mezzo al passaggio, vedendo le sue labbra rosse aprirsi per protestare, ma bloccando ancor prima ogni possibile forma di opposizione:
"Sta bene, Wheeler, è solo svenuta!" Mike lo sentì sospirare, con voce decisa che non ammetteva repliche o insistenze, portando gli occhi sul corpo immobile ed abbandonato di El tra le braccia del suo papà adottivo, deglutendo la paura e sentendosi morire, quell'urlo più acuto di sofferenza ancora vivo nelle sue orecchie.

"Un po' di riposo è tutto quello che le occorre, Mike...la riporto a casa!"
"Che cosa...che cosa le è successo?" Hopper sentì il ragazzino dai ricci neri ed un imbarazzante cappello giallo senape in testa chiedere con ultimo sussurro, gli occhioni scuri lucidi di lacrime supplicanti e disperati, in attesa di risposte.
E il capo della polizia di Hawkins, quella sera, gliene avrebbe date molto volentieri di risposte, pur di alleviare anche di poco la sofferenza che sentiva come un macigno sul cuore, per condividere almeno in parte quel peso, per non essere sempre lui il solo coraggioso a darle forza, lui che forza non credeva di averne già davvero più.

Perché per quanto Hop potesse maledire ironicamente quel ragazzino ogni mattina in radio o ogni pomeriggio all'uscita della scuola, quel nerdino voleva davvero un gran bene alla sua bambina, e questa era un verità più che innegabile davanti a quei suoi occhioni azzurri di papà.
Ma Hopper non poteva, non poteva spiegare a Mike quella sera il perché, per quando avrebbe voluto farlo con tutto il suo cuore.
Hopper non poteva rispondere alle sue domande in quel momento: forse, non avrebbe potuto rispondervi mai, mentre la folla già si accalcava di nuovo, lì sul parapetto di quella pista, perché già la figura bassa di Joyce avanzava, con le mani sul petto ma sguardo risoluto, perché già il resto degli amici di sua figlia si accalcavano intorno a quel ragazzino dai riccioli neri, intorno al ragazzo di sua figlia ancora tremante davanti ai suoi occhi in attesa di spiegazioni.

"Che cosa...che cosa è successo ad El, signore?"

E Hopper quella sera sapeva solo di doverla proteggere, di dover portare la sua bambina via da lì il più velocemente possibile.

"Come possiamo aiutarla, capo?"
"Se vuoi davvero aiutare, Wheeler, per favore, basta con le domande" Mike lo sentì rispondere con un sospiro, alzando lo sguardo un ultimo secondo, passando con occhi attenti uno per uno i suoi amici, lo sguardo impositivo ed irremovibile di qualsiasi papà nei confronti di qualche bravata appena compiuta da uno dei suoi figli.
"Tornate a casa, ragazzi e restateci, mi sono spiegato? Mi sono spiegato?!" Mike lo sentì concludere come un ordine, quasi una minaccia, mentre le sue labbra rosse già si schiudevano per protestare e il suo cuore batteva più forte a mille nel petto.

"Ma..."
"Niente ma, Wheeler, questo è un ordine! Tornate tutti a casa, subito!
Non c'è niente più da vedere qui..."

🌼📼
Qualcuno di voi negli ultimi capitoli mi aveva detto che non vedeva l'ora che le cose si facessero un po' più, come dire, "sottosopra" 🙃 spero quindi oggi con questo capitolo di avervi decisamente accontentato!
Come è successo al nostro fiorellino? Noi di sicuro già lo sappiamo...ma come reagiranno nei prossimi capitoli i suoi amici? E come reagirà sopratutto Mike di fronte a qualcosa di così orribile subito dalla sua piccolina che ancora non si riesce a spiegare?
Stellinate per il prossimo capitolo, presto#!😉

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top