23.Bed of Roses
"Baby, you're all that I need"
📼🌼
El avrebbe dovuto averne abbastanza per quella sera.
Eppure, era lì che El quella sera aveva deciso ancora di tornare.
El avrebbe dovuto seguire per una volta i buoni suggerimenti del suo papà, il quale, dopo una doccia calda e una porzione di dolce extra con la speranza di sollevarle almeno in parte in morale, le aveva ordinato più che suggerito quella sera di filare in camera sua a riposare e di spegnere in fretta la luce.
Eppure, se per vederlo, El era perfino pronta ad infrangere per una volta quelle sue preziose regole, quelle che fino a poche settimane prima rappresentavano la cosa più sacra che la sua giovane mente fosse in grado di immaginare.
Eppure, se per lui, El, quella sera, avrebbe potuto perfino fare un'eccezione.
"Lascia stare, piccola!" aveva scosso la testa il capo un'oretta prima, vedendola alzarsi dalla tavola raccogliendo i piatti ormai vuoti della cena aiutandolo a sparecchiare.
"Faccio io!"
"Ma papà, io posso..."
"Non se ne parla, El, non devi fare sforzi!" quel fiorellino aveva visto il suo papà toglierle dolcemente i piatti dalle mani sopra la piccola tavola del loro salottino, un tono teso ed ancora preoccupato, mal celato dietro un piccolo sorriso rassicurante che aveva reso quella piccolina ancora più incerta e preoccupata.
Come se quei piatti avessero costituito uno sforzo da titani...ma perché il suo papà quella sera si stava comportando in modo così bizzarro?
"Per questa sera sei esonerata dal lavare i piatti!"
"Ma papà...!" aveva protestato debolmente El, sentendo le parole morirle in gola per quel tenue inizio di protesta, avvertendo la consueta fitta nel mezzo del petto, proprio all'altezza del suo diaframma, la stessa che da un'ora a quella parte non si decideva a consentirle di tornare a respirare serena.
Che cosa...che cosa era successo quel pomeriggio tale da rendere il suo papà così preoccupato?
"Io, posso...ce la faccio!"
"Non se ne parla, El! Non farmi arrabbiare!" aveva decretato Hop la fine delle trattative, storcendo il naso di fronte alle sue manine tremanti e più pallide che mai, sentendola riprendere fiato con quel suo respiro superficiale.
"Dopo quello che ti è successo oggi pomeriggio tutto quello che ti concedo di fare è di andare a lavarti i denti e filare a dormire, di corsa!"
"...dopo....cosa mi è successo?!" aveva chiesto El corrugando la fronte, così sinceramente stupida che avrebbe potuto risultare quasi ridicola.
Ma quella sera il capo della polizia non avrebbe proprio potuto ridere di quel suo stupore nemmeno se avesse voluto.
Anzi, quella volta Hopper quasi dovette trattenere a quelle sue parole un altrettanto sincero sospiro di liberazione.
Che quella piccola non avesse davvero ricordo del terribile orrore vissuto quel pomeriggio ed appena poche ore prima?
"Sì, ehm...ti sei sforzata parecchio oggi, piccola...hai bisogno di riposare..." l'aveva presa alla larga lo sceriffo, nascondendole il viso voltandosi di spalle, aprendo l'acqua del rubinetto e riempiendo il lavello di piatti da lavare.
"Mi raccomando questa sera non voglio vedere la luce del tuo comodino accesa fino a tard..."
"Papà..." l'aveva interrotto El con sguardo fisso, troppo stanco per essere aggressivo, ma troppo disperato per non poter essere ascoltato.
E Hopper non aveva avuto la forza né la compassione di replicare quella sera, pur già sapendo quale sarebbe stata la sua domanda:
"...sì, El?"
"Papà...che cosa...che cosa mi è successo?"
Che cosa era successo?
Che cosa le era successo.
Cosa era successo in quel vuoto temporale della sua mente, cosa era successo in quel blocco di tempo nel quale, se la piccola Hopper tentava di riavvolgere velocemente la moviola, non riusciva a scorgere nulla se non il vuoto più buio della sua mente?
Cosa era avvenuto, cosa le era avvenuto da quando aveva chiuso gli occhi in quella vasca a quando li aveva riaperti ore dopo stesa su di un lettino chirurgico, un terribile ruggito lontano ma così terribilmente familiare ancora nelle orecchie.
E il brivido di orrore a quell'unico concreto ricordo non aveva smesso di farle tremare la mente ed il cuore quella sera, nemmeno per un secondo.
El già sapeva a chi apparteneva quel verso mostruoso, ma aveva avuto troppa paura per ammetterlo a se stessa.
Come...come ci era finita di fronte a quella creatura, per la seconda volta, come non le succedeva da anni...proprio lì nel vuoto?
El aveva visto il suo papà sospirare profondamente, appoggiando un gomito sul ripiano più alto della piccola cucina, passando una grossa mano sul viso e respirando piano, davanti agli occhi confusi e spersi della sua figlia adottiva.
E quella piccola, da parte sua, aveva continuato a tremare quella sé sera nel suo piccolo e corto pigiamino a fiori come una piccola foglia minacciata di cadere al suolo da un vento troppo forte.
"Non.." aveva deglutito Hop guardandola timidamente, vedendo il suo viso stanco e triste, i suoi occhioni ancora rossi sul punto di cedere nuovamente,
"Non...non ti ricordi proprio niente, El?"
"No..." aveva soffiato con un piccolo sospiro quel piccolo fiorellino, scuotendo la testa così piano che il movimento era apparso quasi percepibile, portando una mano sulle sue labbra prima di chiudere gli occhi con un primo singhiozzo, sentendo solo più le braccia forti del suo papà stringerla forte per le spalle, reggendola a sé.
"Ehi ehi..." El aveva sentito il suo papà sussurrare al suo orecchio da sopra la testa, così dolce ma così forte, abbastanza da coprire il rumore più forte dei suoi singhiozzi contro la sua camicia a quadrettoni,
"Piccola, calmati, calmati...non piangere così, ti prego.."
"Niente, non ricordo niente, papà!" aveva pianto El tremando tra le sue braccia, chiudendo gli occhi e cercando con tutte le sue forze di tornare in quel buio, tra le pieghe della sua mente, in quel laboratorio, in quella vasca, dentro quella stanza dell'orrore.
Ma El, sul serio quella sera, non trovava nella sua mente sfinita un ricordo antecedente il momento nel quale aveva riaperto lentamente le sue palpebre pesanti alla luce sopra di sé, avvertendo per prima cosa solo un profondo, abissale peso all'altezza dello sterno, quasi una zavorra a comprimerlo non permettendole di respirare. Eppure, in quel secondo preciso, El ancora respirava, respirava davvero, anzi non le era mai apparso più semplice respirare in vita sua.
Merito forse della mascherina di ossigeno che un battito di ciglia più tardi aveva avvertito avvolgerle il naso e la bocca?
"El, kiddo!" quella piccolina aveva riconosciuto la voce del suo papà accanto al lettino dove si era ritrovata distesa, sbattendo le palpebre e ruotando lentamente intorno a sé i suoi occhi mai percepiti più stanchi e brucianti di così, distinguendo un paio di visi sconosciuti vestiti con camici bianchi e mascherine sul viso, creando un brusio di sottofondo in mezzo ai bip ritmati e finalmente tranquilli dei monitor.
"Ehi, piccola! Come ti senti?"
"Dove...dove mi trovo?" aveva accennato El avvertendo la sua bocca secca da bruciarle fino in dentro la gola, chiudendo gli occhi e avvertendo un pizzicorio all'altezza del suo braccio destro, riaprendoli su una flebo attaccata alla sua vena, collegata ad una grossa sacca di sangue rosso scuro.
E dal viso rosso e teso che il capo Hopper le aveva presentato davanti agli occhi già poche ore prima sopra di quel lettino del laboratorio, una ragione che giustificasse quel senso di pesantezza e ossa rotte dalla punta della sua testa fino al suo mignolino doveva pur esserci, esserci eccome.
"Cosa...cosa mi è successo?"
"Sei..sei svenuta, El..." aveva sussurrato Hopper quella sera, stringendo più forte la sua piccolina tra le braccia, non abbastanza quanto avrebbe voluto per non schiacciarla con il suo timore, poche ore dopo e finalmente al sicuro nel salotto della loro piccola casa nel bosco.
E quella non era affatto una bugia, solo una mezza e meno dolorosa verità.
"Sei svenuta mentre uscivi dalla vasca, hai sbattuto la testa e..."
"E per quale motivo non mi ricordo niente?" aveva insistito El scuotendo la testa, liberandosi debolmente dalla sua stretta abbastanza da sollevare su di lui due occhi rossi e gonfi di paura e di lacrime.
"Che cosa...che cosa mi hanno fatto, papà?"
"Hai...hai perso molto sangue, El..." aveva sospirato il capo Hopper imponendosi di non sfuggire il suo sguardo richiedente a gran voce una risposta, una verità: e quale doveva essere poi la verità a far crollare quella piccolina fra le sue braccia, già provata, stanca e sfinita, forte come un uragano ma ridotta fragile come un piccolo fiore, intirizzito per il freddo?
"Ti hanno lasciata incosciente in quella vasca per ore? È un miracolo che tu te la sia cavata nonostante i mostri che lavorano in quello schifo di laboratorio? Stavi per morire e loro avrebbero lasciato che succedesse da bravi vermi schifosi?"
"Sono...sono sicuro starai meglio dopo una buona dormita, piccola, che ne dici?"
"...okay..." aveva sussurrato El abbassando lo sguardo a terra dopo secondi di silenzio, piena di domande e di dubbi non risolti, ma rinunciando ancora prima di provarci ad ottenere delle risposte per quella sera.
Tanto, in fondo, quale vantaggio avrebbe mai potuto ottenerne se non la paura ancora più folle e moltiplicata di dover tornare appena 24h più tardi, come tutti quei pomeriggi, nuovamente in quel luogo dell'orrrore?
"Okay..." aveva ripetuto il capo Hopper cercando di decifrare la sua espressione, tentando di reprimere l'enorme apprensione che l'avrebbero visto cascare per primo in ginocchio di fronte a lei, tremante di paura, quella che gli aveva mozzato il respiro per tutto il pomeriggio, per tutto il tempo nel quale aveva visto il suo magro corpicino sospeso lì dentro, quasi addormentato in mezzo a quella vasca.
La paura di perderla, di perdere un'altra piccolina davanti ai suoi occhi impotenti.
Un'altra volta.
La consapevolezza di non potere, pur desiderandolo con tutte le sue forze, salvarla da quell'orrore, portandola via da lì?
E cosa poteva in fondo fare quell'omone grande e gentile per lei? Cosa per salvare quel suo piccolo ed amato fiorellino?
Cosa se non permetterle con tutte le sue forze di essere felice, cosa se non garantirle il meglio dell'altra metà della mela, di quella metà della sua vita, luminosa e lontana da tutto quel buio, quella che lui stesso le aveva permesso di vivere?
"Vedrai che domani mattina ti sentirai meglio, piccolina...ne sono sicuro"
E pochi minuti più tardi, chiusa la porta della sua cameretta con un ultimo stanco gesto della sua mente, El si era lasciata cadere sul suo letto dalle lenzuola rosa quella sera, chiudendo gli occhi e imponendosi con tutte le sue forze di regolarizzare il suo respiro.
Aveva ragione il suo papà, come sempre del resto: era finita, era finalmente al sicuro a casa sua, niente di brutto avrebbe mai potuto raggiungerla laggiù.
Eppure...eppure quel ruggito, il verso di quel mostro spaventoso del quale quella piccolina non avrebbe saputo nemmeno trovare un nome...
Quel brivido evocato lungo la sua spina dorsale già al solo ricordo, quel senso di freddo, di vuoto, di paura, quasi avesse potuto sentir franare la terra da sotto i suoi stessi piedi...
Aveva sbattuto la testa, era svenuta, aveva rivisto quella creatura, era la sola cosa di cui fosse sicura in quel momento.
E la seconda sua certezza, abbandonata sul suo letto con le gambe nude sotto il suo pigiama a penzoloni dal bordo del materasso, era che, quella volta, non era stata lei a cercarla nel vuoto: era lei che si era palesata davanti ad i suoi occhi.
Di nuovo.
La principale ragione per la quale aveva temuto di tornare in quella vasca per mesi, principe di tutti i suoi sogni agitati, di tutti i suoi incubi.
In quel particolare anfratto del vuoto della sua mente, di fronte a quella creatura, El si era sempre sentita impotente.
Incapace di urlare, incapace di reagire, solo spogliata di ogni sua energia così come di ogni suo potere, solo lì, fragile e spaventa di fronte a quel mostro del quale, se anche avesse potuto distinguerne l'aspetto nel buio, non sarebbe stata in grado di trovarne una similitudine.
Era un orso? Forse un lupo? Era forse un uomo dal corpo liscio e luminoso come la muta scura di un serpente?
Ed il suo viso...quella creatura non aveva un viso, ed era quello forse l aspetto a farle più paura.
Niente volto, solo una grande spaventosa bocca piena zeppa di denti affiliati ed aguzzi, bianchi e luminosi in mezzo a tutto quel buio, e poi una gola, circolare e profonda come un pozzo nero, dalla cui profondità quella cosa riusciva ad evocare il ruggito più spaventoso che El potesse mai immaginare nei suoi incubi peggiori.
Il mostro cattivo di tutte le sue storie, El lo aveva sempre immaginato così, da quella volta, da quella sera di un paio di anni prima, così simile a quella, nella quale aveva scorto per la prima volta quella creatura muoversi nel buio, in quello spazio inesplorato della sua mente e del suo vuoto.
Un'altra serata della quale la piccolina non ne conservava il ben che minimo ricordo.
E quella sera, El non aveva avuto le braccia forti del suo papà ad abbracciare tutte le sue paure e le sue lacrime, nel freddo spettrale della sua piccola cella, nelle profondità dei sotterranei di quel laboratorio dell'orrore.
Quella volta, El non aveva potuto fare altro che abbracciarsi da sola rannicchiata sul suo piccolo lettino e piangendo contro le sue ginocchia, portando le mani sulle sue orecchie e sui suoi capelli ancora cortissimi, rasati, per smettere di ascoltare, per smettere di sentire, per mettere a tacere quell'urlo che dalle sue stesse labbra ancora rimbombava contro le pareti della sua mente, frammista a quel ruggito in grado di farla tremare ancora ed ancora.
"Basta, basta, ti prego, basta!"
Ed era stato il giorno successivo che Hopper l'aveva portata via.
Quella era stata l'ultima notte nella quale aveva pianto da sola sul suo stesso cuscino.
E da quella sera, El si era ripromessa di non avere mai più paura così, perché ora lei non era più sola, nulla avrebbe mai potuto farle del male o raggiungerla fin lì.
Ed El non aveva mai più rivisto quella creatura, fino a quella sera.
"Non ti può raggiungere niente di brutto qui, piccolina...sei al sicuro ora"
El deglutì, le braccia distese sopra la sua testa accanto ai suoi capelli sparsi mossi sul suo materasso, allungando le dita sottili a sfiorare il muro alle sue spalle, come per ricordare a se stessa di essere davvero ancora lì.
Il rumore della tv dal salotto al di là della porta era stato prontamente abbassato dal suo papà quella sera per permetterle di riposare, e ora appariva solo un tenue brusio di sottofondo lontano lontano, intervallato da qualche risata registrata e qualche battuta dei protagonisti di una commedia alla tv.
A giudicare dagli sbagli che il suo papà aveva tentato di nascondere per tutto il corso della cena e dalle ore piccole della precedente notte, complice un bicchierino di Chianti in più, la piccola Hopper era quasi sicura che preso anche quel brusio avrebbe ceduto il posto al silenzio più totale, a meno che il capo non fosse crollato addormentato prima sulla sua poltrona in salotto, lasciando la tv accesa per tutta la notte e maldicendosi la mattina dopo per questo.
Solito copione.
In quanto a lei, invece, temeva che quella sera sarebbe stato più difficile del solito riuscire a prendere sonno...
Si mise seduta la piccola Hopper, puntando i gomiti sul suo morbido materasso e allungando lo sguardo intorno a sé con aria dubbiosa.
Le serviva solo impiegare il suo tempo in modo proficuo, trovare qualcosa da fare che le imponesse di non pensare, di distrarre la mente e, possibilmente, di farle venire un immediato sonno: ma nulla intorno a sé quella sera pareva venirle in suo soccorso.
I vasi dei fiori ancora coraggiosi a resistere ai primi freddi respiravano tranquilli riempiti da lei come tutte le mattine e la cartella era stata portata a nella sua cameretta dal suo papà appena arrivati a casa un'oretta prima, ed ora riposava tranquilla appoggiata alla sua scrivania, ma El al suo interno sapeva di non poter trovare nulla per distrarre la sua attenzione quella volta.
Il compito di chimica era stato quella mattina, non aveva conservato compiti in arretrato, colpa la sua paura di restare indietro con il programma, nonostante un piccolo nerdino dai ricci neri stesse minando non poco la sua consueta attenzione in quelle ultime settimane.
El sorrise, anche in quel momento, nel silenzio e nella semiombra della sua stanza, mai sembrata più piccola e vuota, se al suo fianco avrebbe solo voluto ritrovarci quella sera lui, lì seduto su quel suo letto con lei, come in un sogno.
"Vorrei soltanto tu fossi qui..."
Il sorriso le si spense, abbandonando in silenzio il suo viso e restituendole una sensazione di freddo e solitudine, amplificata dagli ultimi rimasugli di paura.
Hopper aveva detto a Mike che lei si era presa un bel raffreddore, tale da non riuscire quasi a parlare alla sua ricettrasmittente imprestatela da Will tanto gentilmente, e pur sentendo quasi una lametta raschiare ad ogni parola contro il fondo della sua gola, la piccola non aveva potuto fare a meno di dirglielo, di dire attraverso quell'apparecchietto sonoro al suo paladino quanto enormemente e profondamente avrebbe solo desiderato averlo più vicino.
Ma se anche lo avesse potuto avere più vicino...che cosa mai El avrebbe potuto dirgli in quel momento?
Quale scusa avrebbe potuto inventare, quale giustificazione per i suoi occhioni più rossi che mai, le sue dita fredde ancora tremanti, il respiro superficiale, le occhiaie più scavate per il sonno ed il troppo pianto?
Quanto El avrebbe voluto farsi consolare ed abbracciare, portare da lui via da tutta quella paura, ma quanto profondamente non avrebbe mai potuto immaginare di fare qualcosa di più sbagliato?
El deglutì ancora, sentendo i suoi occhi già stanchi farsi improvvisamente più lucidi, la sua vista appannata e il suo cuore a battere più forte nel petto di rabbia e terrore.
Quanto avrebbe voluto condividere la sua tristezza con lui quella sera, quanto sprofondare in uno dei suoi abbracci nei quali già aveva saputo trovare altre volte rifugio, che fosse stato ad una festa di Halloween finita male o di fronte ad un compito di chimica stracciato sul pavimento del corridoio?
Quanto, quanto avrebbe voluto far cancellare dalle sue carezze ogni brivido di paura lungo la sua pelle del viso, quanto dimenticare al suono di ogni sciocco di baci le sue urla di tristezza e terrore?
Eppure...eppure era così giusto che lei lo tenesse lontano da tutto quello schifo, dalla verità sul suo conto che avrebbe permesso di guardarla con gli stessi occhi di prima.
Perché in fondo quale era la sua verità?
Che era stata sì adottata dal suo papà capo della polizia ma per sfuggire a morte certa? Che era un miracolo che fosse viva, che quella vita era la sola che le era stata concessa? Che mai aveva avuto possibilità di scegliere nella sua intera vita, se non...?
Ad El venne da sorridere a quel pensiero, pur in mezzo alle lacrime trattenute, sentendo sul suo viso comparire irrefrenabile la curva di un piccolo e spontaneo sorriso.
Oh sì, quanto profondamente vera era quella sua riflessione? Come aveva potuto non notarlo prima?
Mike...proprio Mike era stata la sua prima vera scelta della sua vita, la prima decisione che avesse preso da sola, perché voluta e desiderata fino nel profondo, la sola che l'avesse da sempre riempita di calore e di gioia.
La scelta di avvicinarsi a lui, di rispondere a quel suo saluto già dal primo giorno di lezione, di fidarsi di lui, non quella di innamorarsi di lui, certo, ma quella di dirgli invece di sì, di rispondere a quel suo velato invito, "anch'io provo quello che so che stai provando tu".
E, cavolo, El era sicura che quella sarebbe stata la sola scelta della quale non avrebbe mai potuto pentirsi nell'arco della sua intera vita.
"Vorrei soltanto tu fossi qui..."
El afferrò il supercomm abbandonato sul suo letto in un secondo, portandolo alle sue labbra e premendo il tasto di accensione, ancora prima di essersene resa conto:
"Mike...Mike, mi ricevi? Mike?" chiese la piccola con voce tremante nel buio, tendendo l'orecchio in attesa di un più piccolo rumore, di un suono o un sospiro che potesse rivelare la presenza di quel ricciolino dall'altra parte della linea, che tradisse la sua presenza lì con lei, ma niente ruppe la spessa coltre di silenzio della sua camera quella volta.
Nessun suono, nessun rumore, solo il rumore bianco della linea libera dall'altra parte del supercomm, indice che non dovesse trattarsi quella volta di un mero problema di recezione.
"Mike...Mike, ci sei? Mi senti? Mike??" chiese con più insistenza la piccola, il tono più acuto ma non abbastanza da essere percepito dal suo papà dall'altro lato della porta chiusa.
Perché...perché non le rispondeva?
Doveva essere lì, doveva ricevere il suo segnale di sicuro, allora perché tardava così tanto a risponderle?
"Vorrei soltanto che tu fossi qui..."
"...dove sei, Mike?" sussurrò El con un sospiro, chiudendo gli occhi ed appoggiando la scatoletta dorata alla fronte, imponendosi di non piangere, di non azzardarsi minimamente dal farsi buttare giù per così poco.
"Magari...magari sta già dormendo, El...anzi, smettila, lo starai fin disturbando!"
"Lo vedrai domani mattina, appena tra una manciata di ore, puoi smetterla di fare così?!"
"Vorrei soltanto tu fossi qui..."
"No, El, non ti azzardare!" la piccola sentì prepotentemente una vocina strillare dritta dritta nel mezzo del suo orecchio, con tono di rimprovero, mentre il suo sguardo correva nuovamente sulle manopole del suo supercomm.
"Non se parla, è fuori discussione! El! El, vuoi davvero tornartene di nuovo là? Vuoi davvero tornartene di nuovo laggiù?!"
"Non ne hai avuto abbastanza per oggi?" El avvertì un'altra voce più gentile accennare all'altro suo orecchio, meno autoritaria, più dolce, pur nella pretesa di essere ascoltata a sua volta.
"Sei stanca, El, sei sfinita...e se...e se lui mai ti dovesse vedere?"
"Non m'importa" sussurrò a sé stessa più che a quelle voci nella sua mente, alzando il volume di quel brusio di fondo, quieto e silenzioso, chiudendo gli occhi e sedendosi a gambe incrociate ben dritta, prendendo un lungo respiro ed apprestandosi a tornare indietro, a tornare lì.
Sì, perché El quella sera era stanca, era distrutta, perché El quella sera ne avrebbe già avuto decisamente abbastanza di lì.
Ma, se per raggiungere lui, El sarebbe stata disposta quella sera anche ad affrontare nuovamente il buio e il freddo di lì.
"Mike...dove sei, Mike?"
E in un attimo, El era di nuovo nel vuoto.
Nel vuoto di quella camera al piano superiore della casa al numero 11 di Maple Street.
In camera di Mike.
"Michael Teodore Wheeler! Dove diavolo sei andato a..?!"
La piccola Hopper fece un passo indietro appena in tempo in un secondo, un istante esatto prima che una mamma Wheeler meno gentile e decisamente più incazzata di come la ricordava facesse irruzione dalla porta di quella camera, spalancandola con forza e per poco non beccando la piccola con un colpo deciso in fronte.
"Michael Wheeler, dove diamine sei finito?!" El rimase immobile contro la parete, nello spazio aperto e scuro di quella camera familiare nella quale le sembrava di non mettete più piede da un tempo infinito: erano passate davvero appena un paio di settimane da quando Mike l'aveva truccata da zombie proprio lì sul suo letto?
"Mike! Mike?! Ma dove diavolo sei finito?!"
La piccola non poté fare a meno di trattenere una risata a fior di labbra a quella vista, alla vista di quella signora all'apparenza così gentile quando le si era presentata accogliendola in casa sua appena poche settimane prima, ma che ora era intenta a sbraitare come una iena contro quel disgraziato di suo figlio, il viso più rosso ed i bigodini già pronti per la notte in testa.
Era una scena buffa, sì, decisamente molto, molto buffa, ma per quale motivo quella signora così gentile stava allora strillando con tutto il fiato che aveva in gola?
"Ted! Puoi venire qui subito, per favore?! Subito!!"
"E va bene, e va bene..." quel fiorellino vide una pigra figura fare il suo ingresso in quella camera, con viso assonnato e tutt'altro che convinto, sciabattando stancamente fino accanto alla moglie: figura alta e slanciata, capelli neri seppur un po' stempiati e gli stessi lineamenti del viso tipici di suo figlio.
Sì, quell'uomo non sarebbe mai potuto essere nessun altro se non il padre del suo Mike.
"Per quale motivo stai strillando così tanto, Karen?"
"Guarda, guarda tu stesso!" El vide la donna replicare prontamente, allungando una mano verso la camera dove solo in quel momento El dovette constatare la più basilare la verità fino a quel momento sfuggita alla sua mente: Mike, in quella camera quella sera, non c'era.
"Ha lasciato pure la finestra aperta quel cretino! Cosa credeva, che potesse sfuggirmi calandosi dalla finestra?!"
"Devi calmarti, cara..." proseguì l'uomo con fare assonnato, apparentemente non preoccupato quanto la consorte dell'apparente mancanza di suo figlio dalla sua camera da letto.
"È di nostro figlio che stiamo parlando...sicuramente..."
"Che succede qui?!"
El si voltò ancora una volta in direzione della porta rimasta aperta di quella camera, sorridendo e vedendo fare capolino una magra e sottile figura dall'aspetto molto più familiare.
"C'è qualche problema?" azzardò Nancy Wheeler con tono interrogativo, avanzando cautamente lungo il pavimento della camera, fin di fianco alla madre.
"Tuo fratello è scappato di casa dalla finestra" annunciò solennemente Karen Wheeler scuotendo teatralmente la testa, incrociando le braccia al petto con occhi talmente infuriati che avrebbero potuto incenerire tutti i presenti sul posto, El compresa.
"Mi ha detto che andava a dormire sta notte a casa di Will e si è dileguato, sparito, fuggito! Manco il tempo di salutare!"
"Da Will?!" El vide Nancy spalancare gli occhi con un mezzo sorriso compiaciuto, durato all'incirca una frazione di secondo sul suo viso, ma sufficiente perché quel fiorellino lo notasse, eccome se lo notasse.
"Mike ti ha detto che andava questa notte a dormire...da Will?!"
"Devo chiamare immediatamente Joyce..." scosse la testa mamma Wheeler con fare risoluto, voltandosi indietro e dirigendosi a grandi passi verso la porta della camera rimasta aperta, in mezzo alle inutili proteste di un papà Wheeler poco convincente e convinto.
"Ora lo chiamo e gli faccio un cazziatone davanti ai Byers, non mi interessa...ora mi sente!"
"Tesoro, rilassati, non c'è motivo di agitarsi così! Certo sarà andato a qualche pigiama party di quelli organizzati dai suoi amici...sai, quelle cose che fanno i ragazzini di oggi..."
"Non esiste!"
"Sei sicura non te l'abbia detto già prima, mamma?" abbozzò la maggiore dei Wheeler trattenendo una risata, seguendo il profilo della madre fin sulla porta, palesemente non contenta di ogni possibile tipo di giustificazione,
"Magari ti aveva detto che andavano tutti a dormire da Will da qualche giorno ma tu te ne sei dimenticata! Sono quasi sicura Jonathan mi abbia accennato qualcosa oggi in macchina mentre mi riaccompagnava a cas..."
"E scappare in questo modo dalla finestra come un ladro? Sotto il mio tetto?! Non esiste!" El sentì Karen tuonare come un fulmine a ciel sereno, puntando i pugni indignata contro i suoi fianchi per apparire più minacciosa e incazzata che mai prima.
"Ora basta, chiamo Joyce e ordino a quel disgraziato di tornare a casa immediatamente, fosse l'ultima cosa che faccio!"
"Noooo!!" la piccola quasi saltò sul posto a quel grido, vedendo la sorella maggiore scattare con un balzo fin sulla porta della camera del fratello, bloccando con la sua esile figura l'accesso alla scala verso il piano inferiore.
"Che ti prende, Nancs?!" chiese confusa ed arrabbiata la madre, cercando di superarla come un ostacolo, ma restando intrappolata su quel pianerottolo del suo piano superiore da una figlia palesemente preoccupata,
"Fammi scendere al telefono, subito!"
"Non...non credo sia saggio chiamare in casa dei Byers proprio a quest'ora, non credi?" abbozzò Nancy con un mezzo sorriso fintamente rilassato, muovendo i passi lungo il pavimento in concomitanza con la madre, quasi a specchio dei suoi movimenti.
"Sveglierai qualcuno, è già molto tardi...non sarebbe più saggio parlarne a Mike con calma domani pomeriggio quando sarà di ritorno a casa dopo scuola?"
"Avrà una punizione che si ricorderà fino ai suoi 18 anni, parola mia..." mamma Wheeler concluse solennemente, il dito in aria vibrante come nella più terribile delle minacce, scuotendo la testa davanti alle accurate obiezioni della figlia, optando invece per deviare verso il bagno principale del piano superiore accanto alle camere.
"Ed ora vado a farmi un bagno caldo...quel ragazzo mi farà venire un infarto uno di questi giorni...e dire che da piccolo era un così buono ed obbediente bambino..."
"Un bagno caldo è quello che ti ci vuole, mamma, ben detto!" sospirò Nancy con un notevolmente più rilassato sorriso, richiudendo la porta della camera del fratello alle spalle dei genitori, ancora intenti a borbottare su quale potesse essere per il figlio degenerato la migliore punizione esemplare.
"Niente Atari per un mese, ma che dico?! Fino a Natale!"
"Tesoro, ripeto, non starai esagerand..."
"E la prossima volta che mi chiede di uscire la sera se lo può anche scordare, parola mia!"
"Karen, respira, davvero, stai..."
"Ted! Taci per una buona volta, diamine!"
Le proteste si dispersero nell'aria, nel silenzio del vuoto e nel buio tutt'intorno, ed El attese pazientemente che tutte le porte delle camere da letto si furono rinchiuse al di là del pianerottolo con rumori secchi e sordi prima di muovere un lento passo in avanti, guardandosi ancora attorno e tendendo l'orecchio, come se mai avessero mai potuto vederla in quel momento, nella camera fintamente vuota, buia e fredda, ripiena di quel solito caos e disordine così tipicamente suo, di Mike.
Mosse un passo davanti all'altro quel fiorellino, muovendo lentamente lo sguardo tutt'intorno, lungo le pareti rivestite dei soliti familiari poster, lungo la scrivania, l'alta libreria, la finestra dove la fretta non aveva impedito per una sera di ricordarsi di spegnere la radio, almeno per una volta.
Il suo armadio, sempre aperto ed in disordine, il suo letto dalla trapunta blu, verso il quale El mosse i suoi passi senza rendersene quasi conto, ritrovandosi seduta in men che non si dica sul bordo di quel materasso dove già altre volte si era distesa, con o senza di lui.
Ma quella volta, Mike, in quella camera buia, non c'era.
Deglutì la delusione la piccolina, stringendo tra di loro le sue dita sulle sue ginocchia, nude sotto il suo pigiama ancora corto a piccoli e colorati fiorellini, tentando di nascondere a se stessa almeno una parte della tristezza che sentiva sul punto di investirla come un treno in corsa in galleria.
Era arrivata fin lì nel vuoto per vedere Mike quella sera...e Mike, lì nel vuoto della sua camera, non c'era.
Non c'era.
Ad El senza troppa difficoltà, veniva solo da piangere ancora in quel momento.
"È andato...da Will? Suo padre ha detto...pigiama party?" cercò di mettere in ordine i pensieri più confusi, pur di non mettersi a pensare a quanto male stesse facendo il suo piccolo cuore nel centro del suo petto proprio in quel preciso secondo.
"Probabilmente gli altri hanno organizzato all'ultimo...chissà, magari forse proprio questo pomeriggio lì all'Arcade..."
"Già, e perché non te l'ha detto poco fa al supercomm, quando ti ha chiamata?"
"Magari...magari se n'è solo dimenticato!"
"O magari si è stufato di invitarti, visto che gli rispondi sempre e solo di no, El!"
El chiuse gli occhi, stringendoli insieme e sentendoli bruciare, tentando con tutte le sue forze di reprimere quei brutti pensieri, che pur premevano sempre più a fondo per uscire, ruggendo sempre con maggiore insistenza.
"Non è vero, Mike...Mike non me lo farebbe, si sarà semplicemente dimenticato..."
"Chi vorrebbe stare con qualcuno che è capace di dire sempre e solo no, El? Per quanto credevi che sarebbe potuta andare avanti...se tu non ci sei mai per lui?"
La piccola Hopper deglutì, prendendo fiato e muovendo le mani su quel materasso fino a trovare accanto a sé il suo cuscino, afferandolo e stringendolo al petto, lasciando che calde lacrime collassero lente in caduta libera dalle sue guance fin a quel tessuto leggendo, immergendo il viso tra le pieghe morbide e respirando appieno il suo profumo, il profumo dei suoi ricci, dei suoi capelli neri impresso nelle pieghe della federa, quel profumo così dolce, così familiare, quel profumo d'amore.
Come se fosse bastato quel solo profumo ad evocare la sua presenza quella sera accanto a sé.
Dove era Mike al posto che essere con lei in quel momento, al posto che abbracciarla stretta ad un passo dallo sbriciolarsi tra le sue dita?
Era andato da Will a divertirsi, magari con tutto il resto dei loro amici, lontano da lei che tanto non avrebbe potuto raggiungerli, non avrebbe potuto capirli, tanto da non sentirsi in dovere nemmeno di proporle un invito?
"Mike...dove sei?" sussurrò El con un sospiro, stringendo più forte le sue dita su quel cuscino, immergendo il viso tra il tessuto come se potesse essere direttamente il viso suo, le sue labbra, i suoi ricci, il profumo della sua pelle direttamente su di lei.
Perché Mike non c'era?
E perché lei aveva preteso che ci dovesse essere quella volta?
In fondo...in fondo Mike cosa ne poteva mai sapere di tutti quei suoi abissi di buio e dolore?
Chissà cosa sarebbe successo se si fosse addormentata sul serio su quel letto quella sera, si sarebbe forse risvegliata ancora lì, ritrovandolo a stringerla dolcemente tra le sue braccia?
"Vorrei soltanto che tu fossi qui..."
Tic
Improvvisamente El si mosse, drizzando le orecchie come un gatto nel buio, muovendo il viso velocemente da una parete all'altra di quella camera, cercando di identificare quella misteriosa fonte sonora.
Era stato leggero come un sciocco di dita, eppure più secco, più sordo, quasi un sassolino lasciato cadere al suolo nel buio.
Ma tutto intorno a sé era quiete, era buio...che se lo fosse solo immaginato?
Tic
Tic
Tic
El drizzò il viso da quel cuscino con più decisione, cercando di scorgere un segno tra i contorni nel buio, più che certa che quella volta no, proprio non poteva essersi confusa.
Quel suono era stato reale, era stato vero...ma da dove, da dove stava provedendo quel piccolo rumore?
Tic
Tic
Tic
Tuc
El balzò in piedi in un secondo all'ennesimo suono, lasciando cadere il cuscino alla rinfusa su quel materasso, non preoccupandosi neppure di rimetterlo a posto dove l'aveva trovato appena pochi minuti prima.
Ma che cos'era? Era davvero un rumore simile a quello di un piccolo sassolino, un sassolino tirato insistentemente contro una parete, una superficie, così vicina, molto vicina...
Mosse un passo verso la finestra quella ragazzina, scorgendo al di là del vetro nient'altro che il buio della notte a mischiarsi con quello più profondo del vuoto, tutto calmo, tutto silenzioso, come le stelle e la Luna lì lontane nel cielo, al di là del viale silenzioso.
E la Luna e le stelle erano davvero visibili anche da lì, da quel vuoto?
Tic
Tuc
Tic
Ma che diavolo stava succedendo?!
El si mosse indietro, lontano da quella finestra, voltandosi lentamente lungo le pareti di quella camera i cui contorni si stavano già confondendo nella sua mente distratta ed in confusione.
No, non proveniva da quel luogo, non proveniva da lì, da quella camera, dal vuoto, no, non era dalla camera di Mike che proveniva quel rumore.
Proveniva da un'altra realtà, quella vera, l'unica vera realtà, la sola, quella dalla quale lei era partita, appena una manciata di minuti prima, dalla sua camera.
Quel suono proveniva dalla finestra della sua camera.
El aprì gli occhi di scatto nella sua cameretta, il respiro leggero e corto in un accenno di fiatone, muovendo velocemente la testa verso il vetro della finestra, attraverso il quale poté distinguere quella volta chiaramente, un sassolino piccolo la rumoroso infrangersi contro il vetro con un suono secco e sordo contro la superficie: tic.
Allora era vero...non se lo era sognato, era proprio vero!
La piccola Hopper spalancó gli occhi di paura e di stupore, trattedo il primo impulso di mettersi ad urlare per richiamare l'attenzione del suo papà dal salotto, sentendo le risate ancora esultare gioiose alla tv dietro la sua poltrona.
Portò una mano sulle labbra quel fiorellino, più vinta dalla curiosità che dalla paura, muovendo un passo dopo l'altro lentamente verso quella finestra, aprendola al freddo prima di restarci a pensare un secondo di più, sentendo l'aria fredda di novembre farle tremare la pelle nuda fin nel midollo, stringendo gli occhi nel buio tutt'intorno, alla ricerca del motivo di tutto quel trambusto.
E quando gli occhi di quella principessa si furono diretti un po' per caso un po' per fortuna più in basso, verso il guardino verde ed addormentato sotto la finestra di lei, piccola Giulietta, ritrovando la figura un po' confusa nell'oscurità di un piccolo Romeo con una mano già alzata pronta a lanciare un altro colpo verso la sua finestra, El non poté fare a meno di avvertire il suo cuore bloccarsi di netto nel suo petto, senza dare segni di ripresa o reazione, per la sorpresa, per l'emozione...per amore?!
Black out totale.
"Oddio, tu sei matto..."
La figura di Mike parve esultare di fronte a quella finestra finalmente aperta nel buio, e quel fiorellino lo vide alzare un braccio in cenno di saluto, lasciando cadere ai suoi piedi quello che con molta probabilità avrebbe costituito un intero armamento di munizioni per le successive due ore.
El, ancora boccheggiante e non sapendo bene come articolare insieme al meglio due parole, lo vide correre prontamente più vicino alla sua cassetta, luogo la parete di legno esattamente sotto il suo balcone, alzando la testolina ricciuta all'insù e donandole quello che, pur nel buio, El seppe riconoscere quella sera come un meraviglioso sorriso pieno d'amore.
"Buona sera, fiorellino! Ti ho spaventato?"
"Mike!" fu solo in risposta che El seppe esclamare in quel momento, sentendo la paura nel suo cuore mutare immediatamente in sorpresa, in gioia, in stupore:
"Ma cosa...ma cosa ci fai tu qui?!"
"Non potevo aspettare domani per vederti..." sussurró Mike da sotto la finestra, abbastanza forte da poter essere udito ma abbastanza piano per non fare troppo rumore, non riuscendo proprio a smettere di sorridere così incredibilmente felice.
Wow...alla fine ce l'aveva fatta davvero ad attirare la sua attenzione?!
"Volevo assicurarmi che stessi bene!"
"Sto bene, Mike, sto bene..." sorrise El scuotendo la testa con un sorriso grande come il suo, non potendo credere a ciò che i suoi occhi le stavano proponendo di fronte a sé in quel momento: era quella una magia? La sua preghiera così incredibilmente esaudita?
"Vorrei solo, solo tu fossi qui..."
"Tu sei pazzo, Mike Wheeler..."
"Pazzo di te, El Hopper!" il cuore di quel fiorellino prese il volo, quasi un piccolo palloncino rosso lasciato volare più in alto nel cielo più blu, ed El credette che le sue gambe si fossero ridotte improvvisamente a due panetti di burro in un secondo, quando frammisto a tutta quella gioia ed inaudito calore, uno solo fu il pensiero in grado di arrivare alla sua mente in quel preciso istante.
"Ha detto che dorme fuori sta notte, da Will..."
Dormire sta notte fuori...da Will...
Ma Mike era lì in quel momento, in quel preciso momento sotto il suo balcone...
Che fosse stato...oh, cavolo!
"Sicura di stare bene?" il cuore a mille di quella piccolina fu riportato alla realtà da quella domanda timida ma decisa, quasi speranzosa, quasi incerta e silenziosa, accolta dai due occhioni di quella bambina improvvisamente più attenti, più luminosi... più maliziosi.
E lo strappo lacerato a quel pensiero proprio al di sotto del suo ombelico avrebbe potuto già essere da solo in grado di urlare a gran voce nel buio della notte la sua approvazione.
"El! Sei sicura di stare megl...?"
"Sì, puoi salire!" Mike spalancó gli occhi a quelle parole, quasi incredulo e convinto di aver capito male, che dovesse esserci stato un errore.
Sul serio...sul serio El gli aveva appena chiesto di salire sù? Di salire nella sua camera, di entrare lì e di stare con lei? Ma veramente, cazzo?!
Era in grado quasi di leggere nella sua mente o era stato così poco discreto che la sua viva speranza poteva essergli letta direttamente in fronte?
Non che certo non ci avesse sperato, anzi...se avesse dovuto essere sincero con se stesso non avrebbe potuto negare di averci sperato fin dall'inizio, e sperato davvero, davvero parecchio ma...davvero era stato così facile, molto molto più facile del previsto?!
"Da...davvero?" El lo sentì sussurrare stupito nel buio sotto la sua finestra aperta sopra di lui, e le venne quasi sul serio da ridere, perché lei davvero già sapeva tutto, sapeva davvero la sua versione.
"Tanto lo so che si avevi sperato anche tu, Mike..." rise El da sola a quella finestra, annuendo felice al suo paladino, già pronto a raggiungere quella sera quel suo bel fiore.
"Davvero! Sali, sali sù, Mike!"
E Mike non seppe con quali mani tremanti di emozione si riuscì ad aggrappare quella sera ai rami degli alberi accanto a quella casa fino alla sua finestra aperta per lui, apposta per lui, pregando solo che quella parte del suo corpo così improvvisamente dannatamente risvegliata ed attiva non gli facesse fare figure di merda di fronte al suo finalmente sorridente piccolo grande amore.
Ed El, da parte sua, sentiva solo una miriade di fuochi d'artificio già sparati fin dentro la sua pancia e...cavolo! Mike non l'aveva ancora nemmeno sfiorata!
E quella piccola non sapeva che cosa avrebbe dovuto aspettarsi perché...ma chi diavolo mai aveva dormito con un ragazzo?! Chi l'aveva già anche solo lontanamente immaginato!
Ma alla piccola Hopper non importava nulla di quelle sciocchezze quella sera: il suo ragazzo stava letteralmente salendo in quel momento fino alla sua finestra, quale tipo di preoccupazione avrebbe mai potuto frenarla quella sera?!
Ed era stata quasi lei ad invocarlo per nome, lei che aveva sussurrato quel suo nome quella sera, unito a quella silenziosa richiesta:
"Vorrei tanto che tu fossi qui.."
E Mike ora era davvero lì, con un piede già sul bordo della sua finestra, i ricci neri spettinati dalla corsa in bici ora abbandonata sull'erba del prato al di là del suo vetro e quel suo immancabile, meraviglioso sorriso.
E che cosa mai El avrebbe potuto ancora dire, ancora richiedere di più?
"Ehilá! È permesso, El?"
"Ciao, Mike...entra pure!"
E perfino la Luna alta nel cielo quella sera, silenziosa ma luminosa, pareva benedire da lassù quella loro prima speciale ed unica notte d'amore.
*
Quella camera era esattamente come l'aveva immaginata.
Quella era la prima cosa che Mike aveva pensato nella sua mente quella sera.
La luce calda proveniente da una piccola abat jour di tessuto sottile sul comodino accanto al letto illuminava debolmente in modo soffuso le pareti tutt'intorno a strisce lilla e beige, colori tenuti e delicati, una piccola scrivania ingombra di libri ma, a differenza della sua, perfettamente ordinata, un ampio armadio dalle ante bianche, ripiani sparsi di piccoli vasi di vetro ricolmi di fiori e infine un letto, piccolo e stretto, molto più stetto del suo, appena una piazza, niente di più, rivestito da un copriletto traforato a piccoli fiorellini bianco e, proprio accanto ad esso, una piccola figura magra e vestita solo del corto pigiama a fiorellini in attesa, con uno sguardo a metà tra lo stupito e l'emozionato ad illuminare il suo bel viso.
"Wow..." proprio non riuscì a trattenersi quel nerdino, dritto in piedi di fronte a quella finestra dalla quale gli pareva di essere stato appena catapultato nella camera da letto segreta di una piccola principessa.
"Che cosa..?" chiese El titubante, trattenendo una risata di tensione ed emozione, vedendolo voltarsi intorno con un'ultima occhiata alle pareti, già non più molto in grado di tenere a freno il suo piccolo cuore lanciato a briglia sciolta nel suo petto.
Che cosa...che cosa ci faceva Mike lì dentro?
Lo aveva davvero di fronte nella sua camera o se lo stava solo immaginando?
E, come...?
Quel ragazzo era davvero appena entrato di nascosto nella sua camera dalla finestra mentre il suo papà capo della polizia dormiva più o meno profondamente sulla poltrona del loro salotto?!
"Sei nei guai, El..." una vocina canzonsatoria e diverta strillò acuta trapanandole un orecchio, ma la piccola non era molto dell'idea di lasciarsi intimorire così facilmente quella sera.
La parte razionale della sua mente ancora lucida era concentrata in quel momento in un altro, ben altro tipo di pensiero: davvero? Davvero quel ragazzo dai ricci neri e il dolce sorriso l'aveva raggiunta lì in bici, contro il freddo della notte, per assicurarsi che stesse davvero bene e solo per...per starle un po' più vicino?
"Oh no...decisamente no..." trattenne una risata El di pudore e incredulità, nascondendola agli occhi del suo nerdino ancora impegnato ad osservare quella sua cameretta con il suo naso dritto all'insù.
"...questo non può essere reale, El...non può...deve trattarsi decisamente di un bel sogno, un bel sogno molto, molto realistico..."
"È carina!"
Mike sorrise riportando lo sguardo fin sopra di lei, lì immobile di fronte a lui ai piedi di quel letto, gli occhi spalancati e non osando muovere un passo, come se quello che aveva di fronte non fosse altro che un fantasma sotto un lenzuolo bianco.
"Carina...molto carina!" El lo vide continuare con più convinzione, muovendo una mano intorno a sé in direzione delle pareti, di quella scrivania, di quei vasetti pieni di fiorellini sparsi ovunque in quella camera.
E quel profumo...quel profumo di fiori ad impregnare l'aria di quella camera, lo stesso profumo di lei, della sua pelle, dei suoi capelli.
Quel delicato ma intenso, dolce profumo di fiori.
"Carina, la tua camera intendo!" El lo vide balbettare di fronte al suo sguardo più perplesso, un sorriso sghembo a tradire tutta l'immensa gioia di essere in quel momento con lei lì.
"Davvero?" Mike la vide chiedere con uno sguardo felice al quale non poté non rispondere annuendo di approvazione.
"Sì! Carina, davvero carina! È proprio quello che mi sarei immaginato per te!" El spalancò un sorriso di gioia a quelle parole, dando sicurezza al suo paladino di proseguire...verso la prima gaffe epocale di quella serata:
"Piccola, calda, accogliente e rosa! Proprio come te!"
"...come me?!" il piccolo Wheeler sentì il suo cuore perdere un battito a quella esclamazione, mentre una miriade di piccoli paladini dentro la testa erano intenti a battersi increduli una manata sulla fronte in coro:
"Cosa?!"
"Wtf Wheeler?!"
"Deficiente, deficiente, deficiente!!"
"Come me, Mike?!" lo prese in giro El non potendo più trattenersi dal ridergli direttamente sul suo viso paonazzo ma più rosso sulle guance sotto il suo consueto tappeto di lentiggini, muovendo un passo in avanti verso di lui e avvertendo un desiderio folle, quasi un bisogno impellente di buttargli le braccia al collo.
"Quindi secondo te, Mike, io sarei così? Piccola, calda, accogliente e rosa?"
"Si! Ehm, cioè...no! Cioè, nel senso..." la piccola Hopper vide il suo ricciolino gesticolare in modo confuso scuotendo i ricci sul viso, sbuffando a sé stesso ed abbassando lo sguardo imbarazzato, davanti alla sua risata diverta più vicina, poco rispettosa ma così terribilmente vicina al suo viso.
"Ah sì, Wheeler? Non vedo l'ora di sentire la tua spiegazione...!"
"Beh sì, ecco...piccola lo sei di sicuro, così dannatamente adorabilmente piccola..." Mike tentò di rimediare scuotendo ancora la testa e aprendo lentamente gli occhi trovandola più vicina, così vicina di fronte a sé e molto, molto più bassa di lui, la punta del suo mento quasi a poter sfiorare l'attaccatura dei suoi ricci castani.
E a giudicare dal sorriso enorme che quel fiorellino le stava rivolgendo in quel momento, forse il suo tentativo di salvataggio non stava procedendo poi così male.
La sua piccolina.
"E rosa...beh, rosa è per via del vestito sai...il tuo vestito rosa, quello che avevi indosso il primo giorno di scuola, il nostro primo incontro...hai presente, El? Ti ricordi?"
"Ma certo, certo che me lo ricordo, Mike!" la piccola sorrise, guardandolo fisso in viso e vedendo i suoi occhioni scuri ora aperti spalancati nei suoi, felici quanto i suoi.
"Questo ragazzo non può essere reale..."
"E calda ed accogliente...?"
"Oh beh!" Mike soffocò un colpo di tosse a quelle parole, volgendo lo sguardo più in alto al soffitto e cercando un modo per uscire dignitosamente da quella conversazione.
"Deficiente, deficiente, deficiente!"
"Beh, ecco...su questi due punti, beh...ammetto che non lo so..." El perplessa lo vide sussurrare, portando una mano tra i ricci neri sulla nuca e arrossendo più visibilmente fino alla punta delle orecchie.
Che cosa...che cosa Mike aveva inteso dire di così imbarazzante?
"Diciamo proprio che non lo so...ancora"
Mike non si era sentito bruciare le guance più violentemente di così, mentre i suoi interi sensi stavo urlando il codice rosso dell'autocombustione in quel momento lungo il suo intero corpo.
"Calda ed accogliente?! Mike, ma sei impazzito? Ma cosa ti è saltato in testa, tra tutti i possibili aggettivi?!"
"Ma lei...lei avrà capito che cosa intendevi? Cioè, nel senso..."
"Ma secondo te non ha capito?! Andiamo, Mike, non prendiamoci in giro..."
"È già tanto se non ti sbatterá fuori da questa camera per i prossimi 5 minuti..."
"Insomma, quello che volevo dire in realtà prima, El, era..."
"Shh!" Mike spalancò gli occhi di stupore, sentendo quella ragazza intimarlo con quel piccolo gesto semplicemente di tacere, un secondo prima di avvertire le sue labbra morbide e calde sulle sue, ad impedirgli ogni possibile forma di replica, vedendola salire sulle punte dei suoi piedi fino al suo viso, preso tra le sue dita sottili e fredde contro la pelle bollente delle sue guance.
"Razza di piccolo nerdino imbranato..."
"...fo-forte!"
"Sono così felice che tu sia qui, Mike..." il giovane Wheeler la sentì sussurrare, direttamente sulle sua labbra, muovendo leggere le dita sulle sue guance fino tra i suoi ricci e mandando in corto circuito il suo respiro già corto.
Cavolo...scappare di casa per correre fino da lei quella sera si stava dimostrando una delle scelte migliori mai prese in vita sua...ma erano davvero loro due da soli, in quel momento, nella sua piccola e silenziosa camera?
"Papà ti ammazzerebbe se mi trovasse qui, lo sai?" l'aria da fiaba fu interotta nella mente del paladino da quella piccola ma maledettamente azzeccata considerazione: per l'amore del cielo, Hopper!
Ma come diamine aveva fatto a non pensarci prima?!
"Oh shit...!" El lo vide imprecare a fior di labbra, facendole scappare una risatina silenziosa e cristallina, ancora vicina stretta stretta a lui, le mani di lei sul suo viso e quelle di lui ad avvolgere i fianchi.
Quanto era sottile, leggero, e decisamente troppo corto quel suo bel pigiamino di fiori quella sera...
"Merda, Mike! Resta concentrato!"
"Hopper! Merda...sta già dormendo, vero?" chiese Mike con una punta mal celata di ansia nella voce sottile, allungando un orecchio in direzione della porta della camera chiusa, al di là della quale si poteva avvertire ancora l'eco lontano di una tv accesa su un canale a caso.
"Non...non entrerà qui all'improvviso per portarmi in centrale e sbattermi in cella fino alla fine dei miei giorni?"
"Beh...non posso negare che gli farebbe di sicuro molto piacere farlo, Mike!" El si divertì a prendere in giro quel ricciolino, vedendo il suo viso sbiancare ancora di più nel normale, le sue labbra schiudersi dallo stupore, deglutendo rumorosamente.
"Ehm...davvero, El?"
"Ma non lo farà, fidati...ieri sera lui e Joyce hanno davvero esagerato con quella bottiglia di Chianti a casa di Will: credo che sia già crollato sul divano da un pezzo e, se lo conosco bene, fino a domani mattina non accenerá ad alzarsi da quella poltrona!"
"Spero di cuore tu abbia ragione..." sospirò Mike un po' più sollevato, ma di certo ancora sulle spine, facendo un passo indietro cercando di nascondere l'entusiasmo delle sue intere fibre nervose a quella piccola velata proposta: l'aveva detto apposta? O era stato solo un caso? Davvero gli aveva detto "fino a domani mattina"?!
"Mike, ti prego! Puoi darti subito una bella calmata?!"
"Wow...forte quel disegno!" El lo vide esclamare facendo un passo di lato in direzione del suo letto, sul muro dietro la testata sopra il quale la piccola, appena 24h prima, aveva appeso con commozione e una certa dose di orgoglio un foglio di carta riciclata marroncina a piccoli puntini, sopra il quale una mano esperta e precisa, con un tratto molto noto ad entrambi quei due ragazzini, aveva ritratto a matite colorate e carboncino un paladino vestito da un'armatura argentata e splendente, intento a porgere un fiore ad una principessa vestita di rosa, in piedi, al suo fianco.
"Forte! L'ha fatto Will, vero?"
"Sì!" annuì El con un grande sorriso, avvicinandosi a lui di fronte al suo letto, sfiorando con gli occhi come tante piccole carezze quel bel disegno, l'ultima cosa che i suoi occhi avevano visto la sera precedente, prima di addormentarsi in un sonno profondo.
Fosse stato per quella piccolina, avrebbe potuto anche portarsi quel disegno stampato in fronte.
"L'ha fatto per te, ieri sera?"
"Sì, esatto!" annuì El felice, voltandosi verso di lui e lasciandosi cadere sul suo materasso, avvertendo le sue gambe protestare di stanchezza, così come i suoi occhi sul punto di chiudersi nel suo leggero mal di testa di fondo.
"No, ti prego...sta sera no!"
"È davvero bravo, non è vero?"
"Oh sì! Will è il migliore!" annuì Mike con un sorriso fiero, voltandosi alle sue spalle e ritrovandola seduta sul suo lettino dalle lenzuola bianche e rosa, un viso che solo un distratto non avrebbe potuto definire stanco e distrutto, nonostante l'immancabile sorriso sulle labbra rosse.
"Come ti senti, El?" il ricciolino si fece più vicino con sguardo improvvisamente più preoccupato e teso, lanciando un'occhiata a quel materasso con aria titubante, quasi chiedendo a sé stesso il permesso di sedersi lì accanto a lei.
"Dici che..è il caso, Mike?"
"Merda, sei arrivato fino lì ed il minimo che puoi fare e sederti accanto a lei, no?!"
"Ma siamo in camera sua, da soli, sul suo letto...e se lei pensasse che io penso..."
"Lei non potrebbe pensare a niente che tu non stia già pensando sul serio, Mike! Ma chi vogliamo prendere in giro?!"
"Vuoi sederti?"
Mike sbattè le palpebre vedendo quel fiorellino chiedere innocentemente, un sorriso timido ma tutt'altro che malizioso, indicandogli con la mano il bordo del materasso proprio accanto a lei.
Beh, d'altronde mica poteva pensare di rimanere in piedi per tutta la sera...
"Certo!" annuì Mike con un sorriso altrettanto imbarazzato, prendendo posto accanto a lei e vedendola voltarsi nella sua direzione, incrociate le gambe sottili e nude sulla trapunta, imponendosi di distogliere lo sguardo immediatamente dalla sua pelle più nuda.
"Merda, El...ma lo stai facendo apposta questa sera, tu e quel tuo sorriso da angioletto?!"
"Come...come ti senti?" El lo vide deglutire, ripetendo quella semplice domanda e guardandola fissa, cercando di interpretare il suo sguardo stanco.
Era una domanda così banale, eppure lui non potevo nemmeno immaginare quanto potesse essere difficile rispondere quella sera.
Come si sentiva El?
Stanca, distrutta, sfinita e spaventata ma anche così pazzescamente felice di averlo in quel momento di fronte a sé?
"Sto bene, Mike, davvero...sono solo stanca e devo aver preso un po' troppo freddo in questi giorni: non è niente di cui preoccuparsi, davvero! Papà dice che domani mattina starò probabilmente già megl..."
"È colpa mia: devi aver preso freddo l'altra mattina fuori dalla biblioteca!" quella principessa vide il suo paladino abbassare lo sguardo fino ai suoi piedi, scuotendo la testa con espressione triste che quasi fece tremare di più di commozione il suo piccolo cuore.
"Oh no, no no no!" El avrebbe voluto ribattere con forza per cancellare quel sorriso triste dal suo bel viso,
"No Mike, no! Non è colpa tua! Tu non sei mai il problema, anzi, tu per me sei sempre e solo la medicina!"
"Avrei dovuto farti stare più al caldo, magari darti la mia giacca o fare qualcosa per te...è colpa mia, El!"
"No, Mike, non lo è!" scosse la testa El sporgendosi più in avanti verso di lui, costringendolo a voltarsi verso di lei su quel materasso e prendendole le mani nelle sue, stringendole piano e con così poca forza ma tanto amore.
E come erano sottili, fragili e fredde le sue mani quella sera...
"El, mi dispiace tu stia mal..."
"Non è colpa tua, Mike, anzi! È così bello che tu sia venuto qui!" Mike la vide sorridere con le labbra e con gli occhi grandi e luminosi, quasi liquidi in una patina di gioia e commozione, quasi in grado di farlo sentire già meno triste e meno in colpa.
"Io sono...sono così felice tu sia qui con me ora, Mike...davvero!"
"Beh, non potevi non aspettarti che mi preoccupassi dopo la chiamata di prima!" Mike rise smorzando la tensione, passando distrattamente una mano tra i ricci neri, con un sorriso che avrebbe potuto liquefare quel fiorellino in un secondo come cera al sole.
"Cavolo, dovevi vedere la mia faccia quando ho sentito la voce di Hopper chiamarmi dall'altra parte del supercomm!"
El rise con lui di cuore, riempiendo la piccola stanza di risate allegre e silenziose, nella casetta addormentata e alle porte di una notte nella quale il destino aveva lasciato a quei due ragazzini la possibilità di far succedere davvero di tutto, tutto quello che volevano, tutto quello che i loro due piccoli cuori innamorati desideravano.
E Mike Wheeler non credeva di avere mai avuto così tanta gioia e paura nello stesso preciso istante a riempire fino all'orlo il suo cuore.
"Posso...posso anche tornare a casa, El, per farti riposare.." sussurró Mike giusto per essere sicuro che il suo desiderio fosse sul serio la copia del suo, in quella che più che una richiesta parve più come una velata supplica:
"Ti prego, El, ti prego..non dirmi di andare..."
"Se vuoi dormire tranquilla hai solo da dirmelo e posso.."
"No, no" la vide scuotere i ricci sulla fronte con un piccolo colpo di tosse profondo.
E quanto erano stanchi i suoi occhi ma quanto incredibilmente meravigliosi anche quella sera?
"No, no, Mike...per favore..." Mike rimase in silenzio ad osservarla, vedendola esistare un secondo, prima di rialzare nel suo uno sguardo più speranzoso e supplichevole:
"Ti...ti va di restare?"
"Ma che domande! Certo che mi fa!" proprio non riuscì a trattenersi dall'esclamare il nerdino, mordendosi la lingua un secondo più tardi, a danno già fatto, facendo ridere quel fiorellino di fronte a lui su quel materasso.
"Sono venuto qui apposta!" si trattenne almeno dal proseguire, un quella compilation di gaffe di una sola serata, benedicendo però perfino la sua sbadataggine, se in grado di far sorridere la sua principessa così.
"Tutto per renderti felice, El..."
"Solo...solo se tu credi ti possa servire! Cioè, nel senso...se credi ti possa far stare meglio avermi vicino a te sta notte..."
"Sì, assolutamente sì, Mike!" El annuì con il cuore colmo di gioia e tremante di emozione, non potendo però trattenersi dal tornare con la mente più indietro, ad una discussione molto simile appena avvenuta lontana da quella sua cameretta, nel vuoto.
"Solo...sei sicuro di non finire nei guai così, Mike?"
"Finire nei guai? Beh, in quelli mi sa che ci sono già, El, fino al collo!" rise Mike abbassando lo sguardo alle loro mani ancora unite, accarezzandone dolcemente il dorso, con gesti lenti e delicati dal pollice.
"Credo proprio che mia madre mi riuscirà a mettere in punizione per un mese intero, forse perfino fino a Natale quando non mi troverà in camera mia a dormire questa sera!"
"Fidati...ha detto che farà proprio così!" si trattenne dal commentare El in quel momento, allargando di più il sorriso ed inarcando le sopracciglia sulla fronte.
"...ops!"
"Tanto non sarei riuscito sicuramente a dormire sta notte, El! Tanto vale non farlo insieme qui!"
"E perché mai?" chiese El confusa, puntando su di lui due occhioni stupiti,
"Per quale motivo non saresti riuscito a dormire, Mike?"
"Beh...io ero sul serio preoccupato...preoccupato per te, El!" Mike si sentì un po' stupido ad ammettere quella realtà, forse decisamente un po' troppo imbarazzante, ma così teneramente maledettamente vera.
"Sai...ormai è così, non posso farci niente: se tu stai male o sei triste lo sono anche io, El!"
"È così?!" chiese El candidamente con un sorriso, non riuscendo ad immaginare niente di più bello da sentirsi dire, specie se da parte di quel suo piccolo meraviglioso paladino.
"È come se fossimo tipo... tipo collegati, Mike?"
"Qualcosa del genere, sì!" Mike annuì felice, sorridendo come lei di quelle frasi forse un po' confuse, ma dalla forza di una prima piccola dichiarazione d'amore tra di loro.
"Sì, io direi proprio così! Siamo collegati, El! Collegati davvero! Hai presente, come un legame ionici o... o come da un filo!"
"E se tu tiri io cado?" chiese El con un sussurro, a metà tra il divertito ed il commosso, senza smettere di guardarlo con occhi pieni d'amore in pieno viso.
Quanto quella notte magica avrebbe ancora potuto far tremare di vivo amore quel suo piccolo cuore?
"Sì..." sussurrò Mike facendosi più vicino, schiudendo le labbra e portando lentamente una mano sul suo viso, senza paura.
"Quando era diventato tutto così meravigliosamente naturale tra di noi, fiorellino?" si domandò Mike un ultimo secondo sentendola deglutire in silenzio, ma anche sorridere, sorridere di più, ad un passo esatto dalle sue labbra:
"...sì, ma solo se ci sono io a prenderti in braccio per non farti cadere giù, El"
Ed El sorrise un ultimo secondo, mai stata così immensamente, completamente felice, sentendo quel ragazzo avvicinarsi ancora un passo di più, appoggiando le sue labbra dolcemente ma con sicurezza sulle sue, stringendo di più le dita tra i suoi ricci neri.
E che le loro labbra sapessero già come danzare insieme, aprendosi e chiudendosi lentamente le une sulle altre, era già pura poesia ma, quella sera, tra quei due ragazzini, non era mai stato più bello, più dolce ed più intenso di così.
I respiri diventavano più superficiali di secondo in secondo in quella stanza tra quei due innamorati sospesi come su di una nuvola a 10 centimetri da quel materasso, più corti e più profondi, più veloci, espandendosi lungo le pareti tutto intorno e adagiandosi sui mobili e piccoli vasi ripieni di fiori, spettatori silenziosi di tutta quella passione.
E quel bacio era cominciato poco più che una fiammella di luce, ma in pochi minuti si era trasformato nel più incontenibile degli incendi in una foresta.
"Mike..."
"...porca puttana"
E gli schiocchi dei baci che riempivano la stanza d'amore erano sempre più vicini, sempre più bisognosi.
E ad incendiare quelle labbra non c'era nulla di più quella sera che la consapevolezza che, per davvero, per quella notte, in quella stanza, sarebbe potuto accadere tra di loro davvero qualsiasi cosa.
E il pensiero era fisso nella loro mente.
In quella di quel piccolo nerdino dai ricci neri per lo meno.
"Porca miseria! Porca miseria!" sospirava Mike nella sua mente, per nulla in grado di frenare i pensieri della sua fantasia lasciata correre al galoppo senza più freni, così come il suo battito cardiaco improvvisamente accelerato fino al limite, rimbalzando lungo le pareti di ogni suo vaso sanguigno in circolo, dalla punta delle sue orecchie, lungo il suo petto e fino in mezzo alle sue gambe, sopratutto lì in mezzo alle sue gambe, fino quasi a fare male.
"Non esagerare, Mike, cazzo! Per la miseria!" ripeteva più forte la parte razionale del suo cervello, urlando contro l'altra metà del suo istinto, quella a ricordargli insistente di trovarsi su quel letto con lei, lei mezza nuda se non per quel suo pigiama leggero e sottile, sotto il tessuto che lui non poteva impedirsi di stringere impaziente sui suoi fianchi tra le sue dita.
E il fatto che El si fosse appena messa a sedere più diritta, sporta a sua volta più vicina a lui, stringendo più forte le sue dita sottili e fredde tra i suoi ricci, mandando in cortocircuito le sue fibre nervose, non accennando minimamente a voler interrompere quella danza di schiocchi e baci, quasi bisognosa quanto lui di volerne di più, certo non era in quel momento di grande aiuto per quel ragazzino, ad un passo dal cedere alle pietose richieste di quella parte impazzita del suo corpo, quella che avrebbe preteso solo di ribaltarla all'istante su quel materasso, sdraiandosi con lei sotto di lui su di quel suo letto, quel suo letto di fiori.
"Non fare niente che possa spaventarla, Mike, cazzo!"
"Non mandare tutto a puttane proprio adesso, porca miseria!"
"O...mio...dio..." sospirava con il fiato corto anche un piccolo fiorellino in quella camera e su quel letto in quel momento, ad occhi chiusi e con le ciglia vibranti, la schiena protesa verso il suo paladino e il viso così vicino che avrebbe potuto fondersi con il suo.
Se quella ragazzina avesse immaginato un modo per averlo più vicino in quel momento, certo non avrebbe esitato nemmeno un secondo quella sera: ma El non lo conosceva, non l'aveva mai saputo, ne quella sera in quella camera, ne in quel momento ne mai, così come mai aveva pensato di poter provare tutta in una volta una così grande miriade di più intense emozioni.
Ed El sul serio credeva di stare per impazzire sul suo letto tra le sue braccia quella volta.
"Ma...ma cosa ti succede, El?" chiedeva una vocina al suo orecchio con tono stupito, mentre continuava ad avvicinarsi sempre di più a lui con il busto, sentendolo stringere le sue dita in modo così dannatamente bello sui suoi fianchi ad un passo dalla sua pelle.
E mai, mai in quel momento avrebbe pensato di potergli chiedere di smettere.
"Che cosa...che cosa stai facendo?!"
El non lo sapeva, non sapeva davvero che cosa stesse succedendo, mentre le sue dita stringevano o ricci di Mike tirandoli a sé così intensamente, così forte come forte era quel dolore, quel bruciore, quello strappo, più forte ed intenso che mai sotto il suo ombelico, quello a muoverla senza modo di rimanere ferma tra le sue braccia.
Perché El non conosceva molte cose, non sapeva come potevano o non potevano andare le cose tra cose tra un ragazzo ed una ragazza da soli in una camera da letto, su un materasso dalle lenzuola rosa e bianche, priorio come le sue: nessuno glielo aveva mai spiegato o raccontato.
L'unica cosa che sapeva quella sera era che, se avesse potuto, El, quel suo ragazzo se sarebbe volentieri mangiato tutto di baci.
"Ma che diavolo..."
"Santo Dio..."
"Ti prego non smettere..."
"E se..."
"...cazzo!"
"...mmh!"
Le orecchie di Mike scattarono di colpo a quel piccolo suono, appena percettibile ma chiaro e profondo per lui, sbocciato come un piccolo fiore, rosso di amore, direttamente sulle sue labbra, proveniente dalla sua gola.
E a quel piccolo gemito di quel piccolo fiore, quello che El non si pose problemi a trattenere, non potendo nemmeno lontanamente immaginare l'effetto che avrebbe potuto avere su di lui, Mike sentì di non essere più in grado quella sera, davvero più in grado di poter resistere di più.
"Ti prego, El...fallo di nuovo..."
"Glielo hai fatti fare tu, Mike! Tu, proprio tu, cazzo!"
"Cazzo che bello..."
"Che dici, Mike, glielo fai fare di nuovo?"
"Cazzo..."
E quando El si sentì sollevare leggermente da quelle mani strette su di lei sui suoi fianchi, sentendosi tirata dolcemente ma con forza contro di lui, contro le sue gambe, El aprì le sue in automatico salendogli in braccio sulle ginocchia, quasi non avesse avuto bisogno nemmeno di riflettere su cosa stesse realmente facendo, seguendo solo più il suo istinto.
E il suo istinto le stava dicendo solo che tutto quello che stava succedendo tra di loro era così maledettamente perfetto da non voler smettere mai più.
"Mamma mia..."
"...cazzo!"
E da quel punto in poi, con El tra le sue braccia sopra di lui, con le gambe ad avvolgere i suoi fianchi, Mike avrebbe potuto facilmente raggiungere il punto di non ritorno quella volta.
"Mike..." quel ricciolino la sentì sussurrare allontanandosi di un millimetro dalle sue labbra, stringendo le braccia intorno al suo collo per reggersi, invocando un secondo di respiro e di ossigeno, facendogli stringere d'istinto più forte le dita su quel suo pigiama decisamente di troppo sulla sua pelle.
E se avesse dovuto scegliere cosa era in grado di eccitarlo di più in quel momento, se i gemiti profondi provenienti dalla gola di lei o quella sua voce sottile e quasi supplichevole a chiamare il suo nome così, Mike non avrebbe saputo scegliere o rinunciare ad una delle due cose quella volta con lei.
Lui voleva tutto, tutto di lei quella sera, nulla poteva essere sprecato.
Tutto, tutto di lei, del suo fiorellino, tutto, tutto suo.
"El..."
"Mike...cazzo!" il giovane Wheeler si mise quasi a ridere, sentendola imprecare con quella parola decisamente non sua, spingendo i suoi fianchi più in basso contro i suoi, contro quella parte del suo corpo in mezzo alle sue gambe ora completamente contro il suo centro, contro il suo pigiama decisamente troppo sottile.
E Mike sarebbe morto dalla voglia di ammirare il suo viso e la sua espressione in quel momento, sarebbe bastato forse solo quello a farlo venire su quel letto priorio lì, ma non aveva tempo per sprecare in quel momento, nemmeno un secondo.
E separarsi dalle sue labbra per scendere lentamente con i suoi baci lungo la sua mandibola fino al suo collo e alla sua pelle nuda al sapore di fiori, si riveló ben presto la decisione migliore, non appena ebbe sentito quella bambolina gemere di nuovo con il respiro ancora più corto di prima, stringendo le mani sulle sue spalle e tendendo quel suo collo come la corda di un violino, completamente alla sua mercè, muovendo i fianchi istintivamente contro i suoi in un modo che lui non avrebbe nemmeno creduto possibile.
"Cazzo, El, non me la rendi facile nemmeno un po' così, sai?"
Ma se El avesse mai potuto trattenersi, non era nemmeno sicura avrebbe deciso di farlo per una volta quella sera, mentre sentiva il suo corpo muoversi da solo, d'istinto sopra il suo, sulle sue ginocchia, in un modo che lei non sapeva nemmeno spiegarsi, che le stava facendo in fondo quasi paura, mentre la luce del suo abat-jour cresceva di intensità sul suo comodino insieme ai battiti più frenetici del suo povero cuore.
Ma era mai normale quella voglia matta che El sentiva battere nella sua mente, quasi più forte del suo sangue in circolo, quella voglia di chiedere quasi piagnuccolando a quel ragazzo sotto di lei di continuare a baciarla ancora così, così come stava facendo amando la pelle nuda del suo collo, dietro le sue orecchie, intorno alla sua mandibola, così...dappertutto?
Ed era mai possibile che quel nerdino non riuscisse a pensare ad altro se non a quanto dannatamente l'avrebbe voluta avere già nuda su quel letto quella sera, a cavalcioni sulle sue gambe sopra di lui come aveva davvero troppe, troppe volte sognato?
"Merda, El...vuoi che mi fermi? Ti prego, ti prego, fammelo capire..."
"È così bello, bello, bello...così dannatamente bello..."
"Che fretta hai?" Ti direbbe Will...merda ma lui non è qui in questo momento con la sua ragazza in braccio sul suo cazzo ad un passo dall'esplodere, porca puttana! Non sa cosa si prova!"
"Cosa mi succede, Mike? Perché non riesco più a respirare?"
"Ora ti prendo, El, basta...è vero che lo vuoi anche tu?"
"Ti prego, aspetta, Mike, aspetta...non respiro..."
"...El? Ti senti bene?"
"...Mike"
"El!!"
Il gemito che emerse dalle labbra di quel fiorellino in quel secondo, profondo e gutturale, per nulla era cambianto di un millimetro rispetto ai precedenti, ma solo un pazzo non si sarebbe accorto quella volta di quanto più che di piacere, quello fosse solo una più disperata espressione di dolore.
E Mike si mosse in uno scatto veloce lontano dal suo collo e dalla sua pelle, portandosi più lontano da lei di fronte a sé, muovendo su di lei uno sguardo concitato, vedendola più rossa e con ancora una bellissima espressione di piacere dipinta sul viso, ms macchiata da una ruga sulla fronte di dolore.
"Cazzo!" Mike scattò rimettendola a sedere di fronte a sé, vedendo le sue mani portate d'istinto al suo petto e sulla sua gola, le labbra aperte a chiedere ossigeno, avvertendo solo uno stridore più sordo provenire dalla sua gola.
"El, respira! Respira, ti prego!"
L'aria arrivava lenta, troppo lenta a riempire i polmoni di quella bambina, con gli occhi spalancati ed una più viva espressione di paura sul viso, ad un passo dalla voglia di mettersi a gridare aiuto svegliando il suo papà nella camera accanto, avvertendo quella familiare sensazione di costruzione al petto, come ad un punto dal soffocare in un'abisso di liquido.
"El, respira! Lentamente, ti prego...respira!"
Mike stava seriamente pensando che sarebbe presto stato lui quello a necessitare una bombola di ossigeno, se El di fronte a lui non avesse smesso subito di ansimare così profondamente, come in un doloroso spasmo alla ricerca di ossigeno.
"El! El!" ripeté Mike non sapendo come aiutarla, scomparsa l'emozione lasciando il posto alla paura, portando le mani sul suo viso e rialzandolo dal basso più in alto, fino al suo, occhi negli occhi.
"El, guardami, guardami, okay? Respira, El, respira! Respira con me!"
El annuì, incastrando gli occhioni spalancati nei suoi e vedendolo inspirare profondamente, assecondando lei stessa il movimento del suo petto e respirando con lui più lentamente, più profondamente, avvertendo i suoi polmoni ancora pesare e bruciare da morire, ma l'aria finalmente tornare in circolo, più veloce dentro e fuori le sue narici.
"Così, El, piano...respira piano, okay?" annuì Mike tirando un piccolo sospiro di sollievo, sentendo le mani sottili di lei spostarsi dal suo petto fino alle sue, ancora sulle sue guance, vedendola respirare più piano con lui, il respiro già più regolarizzato, solo più leggermente superficiale.
"Porca puttana...che diamine di serata!"
"Stai...stai meglio?" balbettò il paladino una manciata di secondi dopo, vedendola respirare ormai più tranquilla, con il viso ancora rosso, almeno quanto il suo ancora agitato, appoggiando dolcemente la fronte alla sua, sfinito da quel momento di paura, sull'orlo di una crisi isterica o di un infarto cardiaco.
E qualsiasi altra possibile fantasia era scappata in un batter d'occhio dal suo corpo, di gran corsa, spazzato via da quel momento non più lungo di un minuto di paura ed apnea, ma per Mike in quel momento la cosa non rappresentava un così grande cruccio. Aveva decisamente altro a cui pensare.
"...tutto, tutto okay?"
"Si..." El deglutí in un più lungo e profondo respiro, arrossendo violentemente sulle gote, più imbarazzata se possibile di prima:
"Scusa...scusa, Mike..."
"Ma che scusa?!" rise Mike con un'ultima carezza sul suo viso, non potendo fare a meno di ricordare il momento nel quale El aveva perso così completamente il controllo del suo respiro.
Cavolo...era davvero così da stronzi pensare che era stato per quello che era stato lui a farle provare pochi secondi prima?
"Perché mai dovresti chiedermi scusa, El?!"
"Scusa..." ripeté ancora El mordendosi il labbro inferiore e maledicendo se stessa e quel pomeriggio: se non fosse stato per quello che era successo al laboratorio poche ore prima, qualsiasi cosa fosse successo, non sarebbe mai andata a finire così.
Mannaggia al suo fiato corto di quella sera.
"È così imbarazzante..."
"Solo...solo un pochino..." la prese in giro quel ricciolino facendo ridere, ancora rossa rossa in viso in un modo così maledettamente, terribilmente adorabile.
"Direi che per questa sera ci conviene darci una calmata, che ne dici, El?"
"Credo...credo di sì!"
"Mi immagini a svegliare Hopper per chiedergli una mano a farti rinvenire?!"
El quasi scoppiò a ridere a quell'immagine palesata in un secondo nella sua mente, ancora con la fronte appoggiata alla sua, non avrebbe saputo dire se per quanto imbarazzante quella prospettiva fosse, o ancora per l'imbarazzo a far battere veloce il suo cuore nel petto.
Quel "per questa sera" aveva il sapore quasi di un rinvio, di una promessa? E perché la cosa non faceva che farle prendere fuoco le sue guance ancora di più?
E, in fondo...ma che cosa era mai successo tra di loro quella sera in quella sua camera?!
Era stato solo un bacio, certo, un milione o forse più, ma perché così intenso, perché così maledettamente forte quello strappo sotto suo ombelico che ora non accennava ancora a lasciarla andare del tutto?
E da quando baciarsi era mai stato...così?
Non era così che se lo era immaginato, non era così che lo aveva sognato leggendolo tra le pagine dei suoi libri: era stato sì dolce, come sempre con il suo ricciolino, ma anche così maledettamente intenso, solo intenso, che altro aggettivo avrebbe potuto trovare quel fiorellino per qualcosa che invero non aveva mai provato prima?
Era stato come...come prendere fuoco, perdere il controllo dei suoi movimenti e del suo corpo, come non sentire più nulla se non le sue labbra sulle sue, sulla sua pelle, il suo fiato sul collo e poi...quella sensazione così pulsante e dannatamente forte quando lui aveva premuto i suoi fianchi più in basso sui suoi.
"Dio mio..."
El arrossì ancora, pregando che quei pensieri non fossero così facilmente leggibili sul suo viso come credeva, sentendo lo sguardo di Mike ancora su di lei accarezzarla dolcemente, così come le sue dita a sistemarle due ciocche di ricci spettinati ai lati del viso, dietro le orecchie.
"Sei ancora felice che io sia qui?" sentì quel nerdino sussurrare, e per poco non si trattenne dallo scoppiare a ridere nuovamente di fronte a lui.
"Sì, assolutamente sì!" annuì sfiorando la fronte con la sua un ultimo secondo, trattenendosi dalla voglia di aggiungere che avrebbe anche volentieri imparato a fare a meno di respirare del tutto, purché si ripetesse un momento come quello di pochi istanti prima tra di loro, molto molto presto.
"Sì, decisamente sì, Mike!"
Mike sorrise con un sorrisetto sghembo, allontanandosi infine lentamente da lei con un sospiro, levando gli occhi intorno alle pareti di quella camera in cerca di qualche elemento per attirare la sua attenzione: tutto pur di darsi una calmata e smettere di ripercorrere nella sua mente quelle poche sequenze di immagini.
"Okay, okay, è successo...e ora, Mike, per il bene tuo e di tutti, fatti un favore e...e dimenticalo"
Il giovane Wheeler deglutì, chiudendo gli occhi una frazione di secondo trattenendo il respiro, sentendo un ricciolo ribelle solleticargli dolcemente un centimetro di pelle, proprio all'altezza della radice del naso, come un piccolo fastidioso pensiero: il solo sul quale la sua mente in confusione riuscisse a concentrarsi in quel preciso momento.
Cosa...cosa sarebbe successo tra di loro se non si fossero fermati?
Quanto lontano avrebbe avuto il coraggio di spingersi lui, e quanto così semplicemente gli avrebbe concesso di fare lei?
"È stato tutto così semplice, così naturale..." sorrise in silenzio il piccolo paladino, guardando di sottecchi la sua principessa dal viso più rosso, ma già un po' meno di prima, nel silenzio della camera ora più intenso e pesante intorno a loro.
"Ma il modo in cui l'hai presa in braccio, Mike? E come ha reagito?! E quanto era bella la sua voce in quel momento quando ti ha chiamato..."
"Ti prego, Mike, basta! Smettila subito!"
Scosse la testa il ricciolino, respirando prontamente ed imponendo di cercare qualcosa con cui distrarsi, qualsiasi cosa intorno a loro in quella camera.
Non aveva fretta, non avevano fretta, perché avrebbero mai dovuto averne in fondo?!
Okay, si erano baciati quella sera, da soli, in camera sua, sul suo letto, lui sotto di lei, lei a cavalcioni su di lui, e l'avevano fatto così dannatamente, dannatamente bene, ma...ma non aveva senso starci ancora a ragionare!
Era successo, era finito, ed era stato bello.
Sperava che lei non vedesse l'ora che risuccedesse di nuovo esattamente come lui, ma fino a quel momento, che senso aveva continuare a pensarci e forzare qualcosa in modo non naturale?
In fondo il bello non era stato proprio quello?
Che tutto fosse avvenuto in modo così meraviglioso e naturale, quasi come non avessero fatto altro nell'arco della loro intera vita?
"E se...e se davvero l'avesse già fatto prima con..con un altro ragazzo?"
"Mike! Basta! Smettila di pensare!!"
"...quali sono i tuoi preferiti?!"
"Che?!" chiese El sbattendo le ciglia sovrappensiero, vedendolo voltarsi indietro verso di lei con aria curiosa, un cenno della testa in direzione dei piccoli vasi sulle mensole e sui ripiani vicino alla finestra.
"I fiori!" sorrise Mike vedendola illuminarsi a quella semplice richiesta come se così semplicemente l'avesse resa mai più felice di così:
"Quali sono i tuoi fiori preferiti, El?"
"Oh beh, ce ne sono troppi, davvero troppi che mi piacciono, non saprei davvero quali scegliere! Anzi, in verità dovrei dire che mi piacciono tutti!" Mike sorrise ancora sentendola rispondere felice, lo stesso entusiasmo che avrebbe potuto manifestare lui per una nuova creatura mitologica inserita in un manuale di D&D.
"Ma quanto sei bella? Quanto sei bella El Hopper?"
"Adoro le rose, quelle bianche dalle punte rose sono decisamente bellissime, ma anche le margheritine, sai quelle piccole che crescono spontanee in primavera nei prati, però i girasoli sono anche bellissimi! Quelli si che mi piacciono un sacco!"
"Tu saresti un perfetto piccolo girasole!" rispose Mike non vergognandosi più nemmeno di apparire ridicolo, tanto in fondo perché ancora avrebbe dovuto esserci una qualche forma di imbarazzo tra di loro?
E il sorrisone con il quale El ricambiò quella sua affermazione certo lo ripagò all'istante di essere stato così coraggioso.
"È una delle cose più belle che mi abbiano mai detto, Mike!"
"Lo penso sul serio, El!"
"Ma non sono i girasoli i miei preferiti!" sentenziò infine quel piccolo fiorellino, lasciando un secondo di silenzio come suspance prima della sua rivelazione:
"I tulipani...i tulipani, ecco! Loro sono decisamente i miei fiori preferiti!"
"E perché?" chiese Mike curioso, vedendola sorridere di emozione:
"Perché sono i più vari, di tutti i possibili colori! A volte anche mixati insieme, ci sono dei tulipani con dei petali bellissimi screziati fino con 3 colori! E poi perché sono rari, non crescono ovunque! E non sempre, solo in primavera, verso la fine di aprile! I fiori più belli sono i più rari, non credi, Mike?"
"Come te!" rispose immediatamente Mike nella sua mente ma non osò dirlo, tenendolo invece per sé, limitandosi ad osservare quel suo viso sorridente e ora più luminoso, come lo aveva visto poche volte nella sua vita, quanto parlava dei suoi amati fiori.
Quante cose non sapeva di quel piccolo fiorellino?
E quanto, nonostante quel motivo, quello non gli impediva di sentirsi innamorato comunque di lei da morire?
Gli occhi di Mike scorsero leggeri sulle dita di lei, intenti a giocare distrattamente con un filo del lenzuolo, e quasi perse un colpo al cuore, quando rivide con non poco stupore per segno nero sul suo polso, quel piccolo tatuaggio, quel numero ben impresso nella sua pelle: 011.
Quante cose El gli aveva accennato del suo passato, di quell'orfanotrofio dove orribili persone gli aveva raccontato avessero macchiato per sempre la sua pelle così?
Cosa nascondevano quei suoi occhi così pieni di sogni ma a volte anche così bui e minacciati da lontane ombre?
Dal suo passato al suo presente, Mike non vedeva l'ora di saperne di più, di scoprire tutto di lei, come non le aveva chiesto mai prima.
Dalle cicatrici, forse, non potevano ricavare insieme una ragione per sorridere?
"Facciamo un gioco!" El lo sentì esclamare guardandolo con occhi confusi:
"Un gioco?" il piccolo Wheeler la vide alzare incerta un sopracciglio, i suoi riccioli scomposti a ricadere dolcemente ai lati del suo viso.
"Che tipo di gioco, Mike?"
"Un gioco per scoprire qualcosa l'una dell'altra! Sai...per conoscerci di più!" rispose Mike con sicurezza, pregando che quella non si rivelasse l'ennesima pessima idea della serata.
"Tu fai una domanda a me e io una a te, sai...e si risponde onestamente! Non sapevo quali erano i tuoi fiori preferiti, El, chissà quante cose ancora non so di te!"
"Più di quante immagini, Mike..." deglutì la piccola in silenzio, pregando che i suoi occhi tristi non rivelassero più di quello che avrebbero dovuto in quel momento.
"Ok...okay" prese un respiro El pregando che tutto andasse a finire bene: in fondo come mai, mai avrebbe potuto sapere...no no, le avrebbe rivolto solo richieste semplici, nulla di particolare...
"Perfetto! Andata, El! Comicia tu!"
"Va bene.." sussurrò pensosa El, arricciando il naso per concentrarsi, in un modo così dolce che Mike avrebbe definito adorabile.
"Ecco! Ce l'ho!" esclamò El dopo qualche secondo, tornando con la mente alla sera precedente, ad un piccolo Mike in miniatura in quella foto sulla comodino della camera di Will.
"Un tuo ricordo felice!"
"Ce l'ho!" esclamò Mike in un secondo facendola sorridere stupita, sorpresa di quanto velocemente potesse aver trovato una risposta:
"E sarebbe?"
"Una settimana fa, cinema della Starcourt Mall, sala 1, prima di Star Wars!"
"Sei un idiota, Mike Wheeler!" lo colpì con il cuscino El, contro quel sorriso sghembo e felice apparso sul suo viso.
"Che c'è?! Ho detto la verità!"
"Intendevo un ricordo vero! Il tuo primo ricordo felice! Uno della tua infanzia!"
"Oh, certo! Lasciami un secondo..." El lo vide sorridere, questa volta più serio, aggrottando la fronte e fissando il soffitto, come a poter scegliere tra le foto di un catalogo stampato sopra di sé.
E quanto adorabili erano tutti quei puntini più scuri, risaltati dal pallore della sua pelle in quelle fredde giornate di autunno?
"Natale '75, 5 anni, la mia prima Atari!" esclamò infine Mike infine con orgoglio, annuendo con forza come per avvalorare la sua convinzione.
"Sì, decisamente quello! Non puoi capire quanto l'avevo chiesta e quanto fossi felice aprendo il pacchetto!" El lo vide continuare sorridendo perso nel suo ricordo, facendole provare un improvviso piccolo prurito all'imboccatura del suo stomaco: cavolo, chissà cosa voleva dire essere stati bambini per davvero, almeno una volta nella vita...
"E il tuo, El?"
"Il mio?" chiese El deglutendo e sentendo un piccolo brivido percorrerle come una scossa la schiena nuda sotto il pigiama.
"Il mio primo...ricordo felice?"
"Sì, sentiamo!" annuì Mike con convinzione, vedendola tentennare con sguardo pensieroso: come avrebbe voluto chiederle di mostrargli una sua foto, la foto di una piccola El in miniatura con due occhioni grandi come la Luna.
E per un secondo Mike si scordò completamente di quanto inopportuna potesse essere quella sua semplice domanda se posta a lei...
"Ce l'ho..." Mike la vide sorridere con un sorriso triste, abbassando lo sguardo alle sue mani, un po' tremanti e stette sul materasso.
"La prima mattina che mi sono svegliata in questa camera, la prima mattina che mi sono svegliata qui..."
Mike schiuse le labbra ghiacciato, non sapendo cosa dire, pensando solo in un secondo a quanto maledettamente idiota potesse apparire il suo ricordo felice in quel momento se confrontato con il suo.
"Sì, Mike, sei decisamente, decisamente un cretino..."
"Mi ricordo che era autunno, una mattina di sole.." continuò El persa nel suo ricordo, fissando un punto imprecisato del suo cuscino e sorridendo tra se e se a quel ricordo.
"Mi sono svegliata con il rumore della tv accesa nel salotto, doveva essere un programma divertente perché a papà stava facendo davvero ridere. E la casa era avvolta dell'odore di eggos e di caffè, e anche se erano un po' bruciacchiati li avevo mangiati tutti, non ne avevo lasciata nemmeno una briciola..." El continuò sentendo il cuore tremare della più viva emozione, di quel ricordo così dolce e così amaro in quel momento, come solo un ricordo lontano ma ancora felice.
"Credo sia stata quella la prima volta in vita mia nella quale ho fatto una vera colazione..."
"Scusami..." sussurrò Mike con occhi tristi, sentendosi stupido come mai prima a non aver ricordato quanto l'infanzia di quella piccolina potesse essere stata differente, molto differente dalla sua o da quella dei suoi amici.
"Mi...mi dispiace!"
"Non te ne dispiacere, Mike! È un bel ricordo!" scosse la testa El con un sorriso, invitandolo a continuare in quel gioco di conoscenza.
"Adesso tocca a te!"
"Okay, fammi pensare..." alzò lo sguardo quel nerdino facendosi più concentrato.
"Questa pensala bene, Mike, non farti altre figure di.."
"...avevi...avevi già baciato qualcun altro prima di me, El?"
"COOOOSAAAA?!?!"
"Oh!" esclamò El stupita, abbassando lo sguardo ancora, in modo più imbarazzato, facendo precipitare quel nerdino in un baratro di autocommiserazione ef idiozia.
"Sei un completo idiota, Mike! Completamente idiota!!!"
"Ma tra tutte le domande che potevi fare perché proprio quella?! Perché?!?"
"Ci tieni proprio a sentirti dire che aveva già baciato un altro? Che sei solo uno della lista?!"
"Io volevo...volevo solo sapere..."
"Tu devi decisamente imparare a contare a 100 prima di parlare, cazzo!"
"No" Mike vide quel fiorellino ammettere dopo un secondo di esitazione, rialzando su di lui il suo viso più rosso, ma con l'accenno di un innocente sorriso.
"Non avevo mai baciato nessuno prima...tu sei stato il primo, Mike"
E il sorriso di gioia e sollievo che illuminò il viso di quel ricciolino in quel momento sarebbe potuto essere quasi più imbarazzante della richiesta in sé.
"Davvero! Wow! Forte! Cioè, scusami, volevo dire...forte!" Mike balbettò tentando di contenere quel suo stupido ma spontaneo entusiasmano ma fallendo miseramente, vedendo scoppiare a ridere così bella e solo sua che in un secondo tutto fu al suo posto, tutto perfetto senza più una nuvola di paura o agitazione all'orizzonte.
"Cavolo, Mike, lo sei stato davvero! Sei stato tu il suo primo!"
"E invece tu..."
"Io..." Mike la interruppe schiarendo la voce, passando dall'euforia ad una certo non so che di disagio in un battito di ciglia.
Glielo doveva dire, doveva essere onesto con lei come lei lo era stato con lui!
In fondo non era stata colpa sua, non la conosceva neppure ancora!
Cosa ne poteva sapere quell'estate di quale meravigliosa ragazza avrebbe presto conosciuto su quei banchi di scuola?
"Io avevo già baciato una ragazza quest'estate invece...quest'estate in vacanza al mare, El..." la piccola lo vide confessare, come fosse stato quello il peggiore dei suoi crimini, facendola quasi sorridere perché, in fondo, El...giá lo sapeva!
E non intendeva fargliene una colpa...
"E non è stato niente di importante, te lo assicuro! Quasi non mi ricordo nemmeno più di lei e..."
"Lo sapevo..." quel ricciolino la vide interromperlo come se niente fosse, bloccando il suo respiro.
"Come?!" balbettò Mike confuso e più stupito, spalancando su di lei due occhi spersi e confusi.
"Come sarebbe che lo sapevi, El?!"
"Me lo ha detto Will.." alzò le spalle El come se niente fosse, facendo impallidire quel ragazzino ancora di più, le mani tremanti desiderose solo di essere strette alla gola del suo migliore amico.
"Oh sì, Byers, questa è la volta buona che ti ammazzo con le mie stesse mani, parola mia..."
"...Mike?"
Mike alzò gli occhi su di lei vedendola osservarlo fisso, immobile, occhi negli occhi, facendolo deglutire di ansia e paura.
"E ora si incazza, Mike, te lo dovevi aspettare..." sussurrò a se stesso Mike attendendo l'arrivo dell'imminente uragano: in fondo, forse...lui non ci sarebbe rimasto ugualmente male?
"Corri al riparo, Wheeler, finché sei in tempo..."
Ma la richiesta che lo raggiunse dalle labbra di quel fiorellino fu invece diversa, molto diversa da quanto avrebbe potuto sul serio immaginare.
"...com'è il mare, Mike?"
"...cosa?!" spalancò gli occhi Mike confuso, vedendola deglutire, quasi più imbarazzata di lui, ma ripetendo con voce fine quella piccola insolita richiesta:
"Sì, com'è? Com'è il mare, Mike? Tu hai detto "quest'estate al mare"...il mare...è davvero blu e bello come dicono, Mike?"
Mike boccheggiò a quelle parole, quasi non riuscendo a credere alle sue stesse orecchie.
Com'era il mare?
Davvero era questo quello che quel fiorellino le stava chiedendo in quel momento?
Davvero quella piccolina non aveva mai visto con quei suoi bellissimi occhioni scuri quell'immensa distesa di acqua e sale?
Davvero quella piccola esperienza, così comune e quasi banale per lui, per i suoi amici, per la maggior parte dei loro coetanei, sarebbe stata invece per lei così preziosa, così speciale?
"Com'è il mare...?" continuava a ripetere El seduta a gambe incrociate su quel letto, di fronte a lui, imponendosi di sorridere, di non lasciare vincessero cadendo giù quelle piccole insistenti lacrime, lì lì sull'orlo dei suoi occhioni lucidi di commozione.
"Dicono che sia grande, che sia bello...nei libri dicono che sia blu..." si ripeteva quella piccolina, non temendo di mostrarsi ridicola, tanto di sicuro ai suoi occhi lo era già, ma non le importava.
Ad El non importava sul serio di apparire stramba davanti agli occhi di Mike quella sera: se non ai suoi occhi, davanti a quelli di chi mai si sarebbe sentita così sicura, sicura di mostrarsi per una volta sul serio per come era senza mentire, solo se stessa?
"Ti ci porterò io, El.." quella principessa sentì quel paladino sussurrare, facendosi più vicino, prendendo con tutta la dolcezza del mondo le sue mani nelle sue, guardandola con occhi così pieni, stracolmi di amore:
"Ti porterò al mare, El, sarai tu a dirmi quanto è blu!" El sorrise vedendolo continuare, lo sguardo sicuro, felice, di chi sa già che sarà così, così sul serio, per davvero.
"Ti porterò a vedere quanto è grande e bello il mare, El...davvero"
"Promesso, Mike?" chiese El guardandolo fisso, sentendo che in fondo, quella, era un'altra di quelle promesse che il suo paladino avrebbe attraversato a piedi il mondo per poter mantenere.
"Promesso, El...promesso" Mike annuì guardandola fisso, non potendo immaginare qualcosa di più intenso di quello, di quel momento, di quella promessa, di quella magia tra di loro espansa intorno alle pateri di quella camera.
E che Dio donasse a quei due innamorati, quella sera, la notte più lunga dell'universo, senza mai fine.
"Qual è il tuo libro preferito, Mike?"
"Questo è facile! Lord of the Rings!" esclamò Mike senza pensarci nemmeno un minuto di più, tornando con il busto indietro più dritto e vedendo la piccola annuire con un sorriso accondiscendente.
"Okay, questo me lo dovevo aspettare..."
"Beh, nessun DM che si rispetti può non conoscere a memoria Tolkien, principessa!" rise Mike con un sorriso sghembo, vedendola alzare bonariamente gli occhioni scuri al cielo.
"Ed il tuo El?"
"Decisamente Wuthering Heights: Cime Tempestose!" annunciò El solennemente, senza un minuto di esitazione:
"Decisamente un libro che non potrei mai stancarmi di leggere in tutta la mia vita!"
"Scommetto che si tratta della solita noiosa storia d'amore..." rise Mike prendendola in giro, vedendola alzare gli occhi al cielo con aria fintamente offesa.
"Come ti permetti, nerdino?! Nessuno può osare insultare il mio romanzo preferito al mio cospetto!"
"Sì che posso, se si tratta della solita lagna strappalacrime!" le fece una linguaccia Mike, vedendola scoppiare a ridere pur tentando inutilmente di restare seria ed arrabbiata con lui.
"Certo, perché i tuoi romanzi con elfi e gnomi sarebbero tanto migliori invece?!"
"Innanzitutto non sono gnomi, signorina: sono nani, nani!" protestò Mike con tono ora sinceramente offeso, facendo scoppiare El a ridere per quel motivo ancora di più.
"E inoltre..." sorrise il ricciolino con aria di sfida, indicando con un cenno della testa un noto libro dalla copertina rigida appoggiato in bella vista sul suo piccolo comodino.
"...okay, accetto la sfida! Stupiscimi!" El lo vide proseguire, occhi brillanti di sfida:
"Leggimi qualcosa, dimostrarmi che mi sbaglio! Convincimi!"
"Vuoi che ti leggo sul serio un pezzo?!" chiese El aggrottando la fronte con aria divertita, vedendo quel ragazzo sporgersi dal suo letto per poi posarle il libro tra le dita:
"Sì, esatto! Un pezzo, El! Leggimi il tuo pezzo preferito!"
"Okay, nerdino!" El annuì sorridendo a sua volta di sfida, sfogliando sicura le pagine lette e rilette mille volte tra le dita sottili, sapendo già dove trovare il frammento necessario.
"Stai ad sentire qua: ascolta ed impara! L'amore di Catherine ed Heathcliff è forse il più tormentato e maledettamente romantico del mondo!"
Mike rimase ad osservarla in silenzio, incantato ed innamorato con un piccolo sorriso sul suo viso, troppo intento ad ammirarla come un dipinto per prestare fede alle sue parole, a quei versi che le labbra rosse di quel fiorellino pronunciavano una dopo l'altra in fila, certo così belle, così romantiche e così d'altri tempi, tali da evocare quasi un'atmosfera magica e mistica intorno a loro, quasi nella nebbia e nella pioggia di quelle vette: Wuthering Heights.
"Mi degraderebbe sposare Heathcliff ora: così lui non saprà mai quanto lo amo; e non perché sia bello, Nelly, ma perché l'anima di Linton è diversa dalla mia come un raggio di luna da un lampo o il gelo dal fuoco.
Heathcliff invece non è così, lui è me stesso più di quanto io lo sia. Non so di cosa siano fatte le nostre anime, solo solo che la mia e la sua sono identiche"
El prese un profondo respiro, come a riprendere fiato dopo una lunga immersione in acque profonde, risollevando di fronte a sé oggi sognanti e dispersi in mille fantasie, ritrovando davanti a lei quelli più incerti e sicuramente meno colpiti del piccolo nerdino nell'altra metà del suo materasso.
"Lo senti, Mike, lo senti?" Mike la vide chiedere con voce carica di commozione, indicando con le dita le pagine di quel libro, come se si fosse trattato di un testo sacro.
"È così..."
"...noioso, El?" completò Mike prendendola in giro, pur di non ammettere a sé stesso quanto quella semplice battuta lo avesse colpito in pieno petto sul serio quella sera: non so di cosa siano fatte le nostre anime, solo solo che la mia e la sua sono identiche.
"...romantico!" completò El con una bonaria spinta sul ginocchio, ridendo infine con lui e concludendo che quel ragazzo fosse sul serio, completamente senza speranze.
"Voi ragazzi allergici al romanticismo..."
"Non è quello il punto, El! È che non sopporto queste storie dove i protagonisti non concretizzano mai niente!" El lo sentì ribattere in tono deciso, facendole trattenere una risata di sorpresa ed ammirazione: a quanto pareva, quel nerdino non era certo uno disposto a rinunciare ad avere ragione!
"Questo tizio, per esempio...come si chiamava? Heath qualcosa..."
"Heathcliff"
"Ecco, appunto, questo Heathcliff!" la piccola Hopper lo vide gesticolare di fronte a sé, come intento a spiegare per teoremi una difficile dimostrazione metafisica.
"Questo Heathcliff, per esempio, era innamorato di Catherine a sua volta, non è vero?"
"Certo che sì!" Mike la vide esclamare a gran voce, come se quella non fosse stata alto che la domanda più banale del mondo.
"L'amava con tutto il suo cuore, solo...non poteva ammetterlo a sé stesso!"
"Ecco, è priorio questo il problema!" quel fiore lo vide scuotere la testa con aria sconsolata, accendendo ancora più viva la fiammella della sua viva curiosità.
"Il...problema, Mike?"
"Sì! Lo vedi?!" esclamò quel nerdino scocciato, indicando con un dito le pagine aperte di quel libro:
"Heatchliff non agisce! Non fa niente per conquistare il suo amore! Non un gesto, non una parola...non ci si può comportare così, El!"
"E come ci si dovrebbe comportare invece, Mike?" chiese El con sulle sue labbra già un sorriso più divertito certo ma anche più speranzoso,
"Come ci si comporta davanti a qualcuno che si ama?"
"Beh, se fossi stato in Heatchliff, capito che Catherine ricambiava i miei sentimenti mi sarei fatto avanti, le avrei chiesto di uscire!" azzardò con uno sguardo di sufficienza ma un grande sorriso.
"Non tanto, non molto lontano, intendo! Magari anche solo a fare il giro dell'isolato, ecco!"
"Erano altri tempi, Mike!" rise El scuotendo la testa, lasciando che vi ricci sfiorassero leggeri la punta delle sue guance rosee.
"Non si poteva uscire a fare un giro come gli pareva e piaceva! E, inoltre, appartenevano a due classi sociali differenti, non avrebbero potuto frequentarsi pubblicamente!"
"E allora questa di chiama sfiga!" esclamò Mike aprendo le braccia in segno di resa, come di fronte ad un'impresa titanica troppo grande perfino lui.
"Era un po' sfigati questi due, eddai!"
"Erano romantici, Mike, romantici! Così dannatamente, meravigliosamente romantici!"
"Sarà, ma io avrei agito diversamente!" concluse con convinzione quel ricciolino ed un piccolo orgoglio, davanti agli occhi divertito di quella bambina, già trattenendosi con non pochi sforzi dallo scoppiare a ridergli in faccia ancora.
"Questo tizio ha sbagliato tutto! Non è così che doveva fare..."
"E sarebbe a dire, Mike?"
"Beh, ecco..." iniziò Mike con tono pensoso, focalizzando attentamente un punto del muro alle spalle di lei.
"Nel momento in cui che Catherine ricambiava i suoi sentimenti avrebbe dovuto semplicemente...buttarsi, ecco! Se la ragazza dei suoi sogni era innamorata di lui a sua volta avrebbe potuto, non so...coglierla di sorpresa e baciarla?"
"Oh sì, totalmente d'accordo!" il giovane Wheeler sentì quella piccolina esclamare, ridendo di lui per un motivo che non riuscì inizialmente a capire.
"Che c'è da ridere, El?!"
"Oh niente, scusa!" El non poté fare a meno di ridere più forte, portando una mano sulle labbra e tappandosi la bocca da sola.
"Insomma...avrebbe dovuto essere coraggioso come te, Mike? Come te che dopo 3 mesi sei riuscito finalmente a baciarmi?!"
"Ah, è così?!" esclamò Mike offesso e divertito, sporgendosi su quel materasso, più vicino a lei, vedendola ridere ma spalancare gli occhioni di sorpresa:
"Ridi di me, signorina Hopper? È così?! Bene, vediamo per quanto riderai ancora!"
E prima che quella piccolina potesse essersene resa conto, spalancando i suoi occhioni grandi e scuri di sorpresa, il suo ragazzo era già scattato in avanti per primo lungo quel materasso, in ginocchio di fronte a lei con aria di sfida e le sue mani fredde sui suoi fianchi, a muovere le dita veloci sopra di lei, facendola ridere per quell'attacco di solletico.
"Aspetta!" protestò inutilmente El, vedendolo ridere a sua volta senza un accenno ad interrompere quel suo attacco, anzi, aumentandone ancora di piu l'intensità.
"Così non vale, Mike, non vale!"
"Oh sì che vale invece!" ribattè Mike ridendo, sentendola divincolarsi ridendo sotto la sua stretta, mai troppo forte da poter essere sentita, nel brusio di sottofondo della tv ancora accesa e lontana dal salotto.
"Rimangiati quello che hai detto, signorina!"
"Mai, piccolo nerdino imbranato!"
"E allora questa è la lezione che meriti, El!"
"Ti prego, Mike, ti prego! Non respiro!"
Mike si interuppe immediatamente a quelle parole, allontanandosi da lei e le mani dai suoi fianchi guardandola fissa in viso, occhi spalancati e preoccupati, realmente preoccupati.
"Sul serio? El?? Stai bene? Riesci a respi..?"
"Ahah ti ho fregato!" sentì quella piccolina esclamare cogliendolo di sorpresa, facendolo trattenere un grido di protesta e perdendo il respiro, sentendola muoversi questa volta per prima nella sua direzione, saltando verso di lui fino a fargli perdere l'equilibrio, atterrando alle sue spalle steso su quel materasso dalle lenzuola bianche e rosa con lei di sopra, sopra di lui.
"Ma così non vale!"
"Oh sì che vale!" rise El ad un passo dal suo viso sotto di lui, vedendolo cambiare espressione da divertita ad ammirata e così immensamente adorante ed innamorata.
Quanto era bello il suo viso sotto di lei, i ricci neri sparsi sul suo cuscino come l'aureola di un piccolo angelo, le sue labbra rosse e la pelle pallida, due occhi scuri e profondi così belli che El si dimenticò in un attimo che cosa aveva voluto dire.
"Oh..ehm.."
"Sei così bella..." Mike sussurrò ad un passo dal suo viso, sentendola trattenere dolcemente il respiro, i ricci ricaduti ai lati del suo viso a sfiorargli dolcemente le guance con le punte e sue gote rosee e lisce come due petali di rosa.
"Davvero, davvero bella..."
"Sei tanto bello anche tu, Mike..." El sorrise allungando le dita sui suoi ricci sotto di lei sul suo cuscino, sentendo le sue dita portarsi leggere dai suoi fianchi alla sua schiena, avvolgendola dolcemente sopra di lui, provocandole una non piccola scarica di brividi lungo l'intera spina dorsale.
"Hai freddo?" sospirò Mike vicino al suo viso, non osando nemmeno contemplare l'idea di allontanarsi nemmeno di un millimetro da lei.
"Solo un pochino.." rispose El in un soffio, tremando sotto il tocco dei polpastrelli di quel ragazzo sulla sua pelle più nuda, appena al confine tra la maglia ed i pantaloncini del suo pigiama.
Era stato casuale o l'aveva fatto apposta?
Così bello e dolce...
"Hai...hai le dita fredde, Mike"
"Scusami..." rise Mike strofinando il naso con il suo, vedendola abbassare lo sguardo sulla sua felpa a strisce rosse e bianche, come se l'avesse notata indosso a lui solo in quel momento.
"Carina, mi piace!"
"Grazie!" sorrise Mike vedendola allontanarsi appena, puntando i gomiti attorno a lui sul materasso, sfoezandosi di non protestare per quell'allontanamento.
"Wolfhard..." la sentì leggere con aria interrogativa, sfiorando con un diro la cucitura nera al lato sinistro del petto,
"...e chi è Wolfhard?!"
"Non lo so! Non me lo sono chiesto quando l'ho comprato, mi piaceva e basta!" rise Mike vedendola sfiorare con le mani il tessuto sulle spalle, ormai comodamente seduta a cavalcioni delle sue gambe, ancora, in un punto che Mike aveva definitivamente rinunciato a tenere buono quella sera, quando l'aveva così sopra di lui.
E certo lei non stava aiutando per niente, proprio per niente quella sera.
"Mi piace...è bella!"
"È morbida e calda! Vuoi metterla tu?"
"Davvero?"
"Sì, hai detto che hai freddo!" Mike annuì mettendosi a sedere più diritto e sollevando la felpa a strisce dal suo busto lungo le sue braccia e togliendola dalla testa, lasciando che la t-shirt nera dei Dire Straits si sollevasse appena lungo la sua magra figura, mostrando centimetri di belle bianca come la neve sul suo fisico asciutto, facendo deglutire la piccola in silenzio, percorsa da un improvviso ed inspiegabile fuoco all'altezza della sua gola.
"Oh...forte!"
"Eccola!" sorrise Mike portando la felpa sulla sua testa, facendola sparire per un secondo e riapparire dentro il tessuto, infilandole una manica alla volta decisamente troppo, troppo lunghe per lei, dall'aspetto ora così buffo con quella felpa decisamente enorme per lei indosso.
"Ti sta...bene!"
"Sì, devo avere proprio l'aspetto di un fungo, ma un fungo al caldo, almeno!"
"Già!" El lo vide ridere, ammirando la sua intera figura, avvertendo in un istante, dritto nelle sue narici, un più dolce ed intenso profumo tra le pieghe di quel tessuto.
Un buon profumo...il suo buon profumo.
"Sei stanca?" chiese Mike sfiorandole le dita con le sue, mezze nascoste al termine delle maniche troppo lunghe, ancora sopra di lui.
"Un pochino..." El ammise, sentendo come se tutta la stanchezza di quella interminabile giornata potesse essere stata riversata in un solo momento tutta sulle sue spalle.
Ma l'idea di stare per chiudere gli occhi tra le braccia di quel suo ricciolino accanto a sé per tutta la notte la rendeva così genuinamente emozionata da farle desiderare allo stesso tempo di andare subito a dormire o di non andarci mai più.
"Mike?"
"Sì?" Mike rispose vedendola esitare, mordendosi un labbra con aria incerta e così maledettamente adorabile.
"Leggeresti un pezzo del libro...per me?"
"Del tuo libro?" chiese Mike sorridendo, vedendola annuire con occhi sognanti.
"Sì, per favore...io non vado mai a dormire senza leggere almeno qualche riga..."
"Ma certo! D'accordo, fiorellino!" Mike annuì felice, non pensando a quanto noioso potesse essere per lui quel libro, ma sentendosi così felice che glielo avesse chiesto, sapendo quanto quel racconto fosse così importante per lei.
Pregava solo sul serio di riuscire a non addormentarsi prima di lei su quel cuscino.
"Vieni qui.." El lo dise sussurrare, facendole posto su di quel letto troppo piccolo, ma perfetto se li costringeva a stringersi più vicini, stendendosi sotto le lenzuola e le coperte con lui, prendendo posto accanto a lui e trovando spazio per la sua guancia sul suo petto, sul fianco, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
Ed El avrebbe voluto tirarsi un pizzicotto quella sera, perché quello doveva essere decisamente un bel sogno: non era possibile nella vita reale sentirsi così immensamente felici.
"Okay, comincio...da qui?"
"Da lì, sì!" Mike la sentì indicare con il dito sulle pagine del libro sopra di lei, tenuto dalle braccia tese di Mike sopra il suo viso, a pancia in sù nel suo letto e con il tesoro più prezioso del suo mondo sul suo petto, direttamente sul suo cuore, chiedendosi ancora una volta se tutto quello che stava vivendo fosse davvero reale.
Cavolo, scappare dalla sua finestra quella sera era stata forse la cosa migliore che aveva fatto nella sua intera vita.
"Sai leggere, vero Mike?"
"E tu puoi non fare l'antipatica per mezzo minuto?"
"Dai, comincia!"
"Vorrei poterti stringere finché fossimo morti tutt'è due! Non m'importerebbe della tua differenza.
Non mi curò affatto delle tue pene.
Perché non dovresti soffrire tu?
Soffro io!
Mi dimenticherai?
Sarai felice quando io sarò nella terra?
Dirai, fra vent'anni: <<ecco la tomba di Catherine Earnshaw. L'amai, tanto tempo fa, e fui infelice di perderla; ma è cosa passata. Ne ho amate molte altre dopo; i miei figli mi sono più cari di quanto non mi fosse lei, e sul punto di morte non godrò del pensiero di andare a raggiungerla, ma mi dorrò di dover lasciar loro>>.
Dirai così Heathcliff?"
"...Mike?" il giovane Wheeler sentì quella piccolina sussurrare sul suo petto, la voce già leggermente impastata dal sonno, senza nemmeno la forza di voltarsi verso di lui, ma stringendo appena più forte le sue dita sul tessuto della sua t-shirt, davanti al suo viso.
"Sì, El?" rispose Mike abbassando appena il viso, sentendola respirare leggera, ad un passo dal crollare tra le braccia di Morfeo.
"Dimmi!"
"Mike, ma io e te..." la sentì sussurrare con voce appena percettibile, facendolo quasi domandarsi se non stesse già dormendo, addormentata sul suo petto, e se stesse quasi parlando nel sonno.
"Mike, ma io e te...io e te stiamo insieme, Mike?"
Il cuore di Mike perse un colpo a quelle parole, sentendo immediatamente la gola seccarsi a quella domanda, facendolo avvertire un calore istantaneo alle punte delle orecchie.
"Oh..." fu tutto quello che riuscì a balbettare, sentendo la lingua così secca da non riuscire ad articolare mezza parola: era così facile baciarla tanto che lo avrebbe fatto senza problemi per tutta la notte eppure era così difficile parlare con lei apertamente dei suoi sentimenti?
"Intendi insieme...insieme?"
"Insieme" rispose semplicemente El, dandogli conferma di non essersi ancora addormentata davvero sul serio.
Damn...
"Quando nelle storie un ragazzo è innamorato di una ragazza le chiede di stare insieme, di diventare la sua ragazza..." Mike la sentì continuare, sentendo il viso prendere fuoco di imbarazzo ed emozione, facendogli ringraziare il Cielo che lei non lo potesse vedere in quel momento.
"Ehm...certo, certo, El, succede così!"
"E quindi io e te stiamo insieme, Mike?" chiese El un ultimo istante, prima di lasciarsi cadere in un sonno più profondo, per una volta non temendo di cadere, perché tra le braccia del suo piccolo grande amore.
"Tu sei il mio ragazzo ed io...ed io sono la tua ragazza, Mike?"
"Beh, io..." deglutì Mike con il cuore a mille nel petto, sentendo di non essersi mai sentito così nel pallone ed agitato, sentendola respirare tranquilla sul suo petto attendendo una risposta, e ripetendosi nella mente che quella non era proprio il momento per essere codardi.
"Ora o mai più, Mike! Datti una mossa!"
"Ma io non l'ho...non l'ho mai chiesto a nessuno prima!"
"E se non con lei con chi, Mike! Per la miseria?!"
"Ecco..."
Mike prese un lungo profondo respiro, chiudendo gli occhi e pregando solo che lei non scoppiasse a ridere di lui in quel momento.
"Sì, ecco, insomma...io credo di sì! Cioè, no! Cioè..." scosse la testa battendo il libro sulla sua fronte, vedendo i ricci di El sotto di sé non muoversi più di un centimetro, facendolo ammettere a sé stesso in un secondo di lucidità la situazione: quel fiorellino si era davvero, finalmente addormentato.
"Merita che tu glielo chieda in modo migliore di così, Mike, non credi?" sussurrò per una volta più dolcemente la voce del suo paladino della sua testa, sorridendo a quella principessa dal respiro leggero sul suo petto, accarezzando con la punta delle dita leggere il profilo dei suoi ricci.
"Merita qualcosa di unico, qualcosa di speciale...qualcosa del tipo..."
Mike mosse veloci le dita tra le pagine, sentendo il cuore vibrare nel petto per quella intuizione, tornando con gli occhi a quelle righe stampate, a quelle scritte: in fondo, non aveva detto che erano quelle le sue preferite?
"Lui è me stesso più di quanto io lo sia. Non so di cosa siano fatte le nostre anime, solo solo che la mia e la sua sono identiche"
"...sono identiche" sussurrò Mike a fior di labbra, già sapendo che cosa doveva fare, tremando di emozione ed allungando una mano verso un oggetto che pareva essere stato lì lasciato apposta dal destino, lì silenzioso sul suo comodino.
In fondo Mike non aveva chiesto ad una ragazza di diventare sua, ma se non a quella bambolina, a chi altro avrebbe mai potuto?
"Possiamo essere tutto quello che vuoi, fiorellino, non abbiamo bisogno di etichette noi due..." Mike infilò con gesti lenti, per non svegliata, il libro sotto il suo cuscino, sperando che fosse lei per prima a svegliarsi l'indomani mattina, quasi non pregando nemmeno più perché Hopper non li sorprendesse lì addormentati insieme nel suo letto, quanto che lei invece gli rispondesse di sì.
In fondo, loro due, non stavano forse già insieme da molto prima di quel loro primo incontro?
Le loro anime, identiche, non erano già state create insieme, da tutta la vita?
"Buonanotte, piccola Catherine.
Buonanotte, fiorellino"
📼🌼
Salve!
🌹
Allora, piccoli fiorellini, questo capitolo vi è piaciuto o no? È riuscito a farmi emozionare un pochino per davvero o no?
Per quanto mi riguarda, onestamente, credo che sia stato uno dei miei preferiti da scrivere, tanto che mi rendo conto di aver perfino perso un po' la mano e di aver scritto più del mio solito per questa storia, ma loro erano semplicemente troppo carini ed un piacere parlare di loro così innamorati😍
Credo di amarli così piccoli, innamorati, dolci e un po' imbranati ma così consapevoli che quello che stanno vivendo è unico, che non ne va sprecato nemmeno un secondo...insomma, la dolcezza non è che appena iniziata, preparatevi!🤓
Quante "meraviglie" succedono quando un ragazzo ed una ragazza si baciano, eh! Che dice...succederà presto di nuovo?🙊
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