21.To The Old Days

🌼📼

"Direi che per oggi abbiamo finito di studiare, che ne dici, El?"
"Dico che non potrei essere più d'accordo di così, Mike!"

Una settimana e pochi giorni più tardi, usciti da quella sala del cinema dello Starcourt Mall, Mike ed El si stavano ancora baciando.
Ogni momento.
In ogni dove.

Superato l'iniziale e poco duraturo imbarazzo che li aveva investiti al termine della proiezione, camminando vicini mano nella mano, rossi come due peperoni, sotto gli occhi curiosi di Will, quelli scocciati di Dustin e quelli d'intesa tra Max e Lucas, Mike aveva semplicemente tirato dolcemente la mano di El più vicina a sé, sulle porte scorrevoli dell'uscita, ignorando la folla, il via vai di spettatori.
Ed El aveva sorriso, alzandosi così spontaneamente sulle punte delle sue converse bianche come se non avesse fatto altro fino a quel momento nella sua intera vita, chiudendo gli occhi e lasciando che le sue mani si facessero strada lungo le guance pallide ma ancora arrossate del suo paladino, così come quelle di quel ragazzo tra i ricci morbidi della sua piccola principessa, chiudendo gli occhi e attendendo in un semplice instante di sospensione, prima di sentire le sue labbra raggiungere così dolcemente le sue, ancora un'altra volta, come non avevano smesso di fare per un secondo fino alla fine della film, titoli di coda compresi, mescolando tra di loro i sorrisi ed i loro sapori.
E non importava a nessuno dei due poi così tanto se al posto che nascosti nel buio della sala ora quel bacio fosse palese davanti agli occhi di tutti, passanti e sconosciuti compresi.
Così come di quelli più curiosi dei loro così poco discreti e molto più rumorosi amici.

"Cazzo, finalmente! Finalmente, sii!" avevano battuto le mani Lucas e Will insieme, quasi si fosse trattata di un'ultima vittoria ad un mache di football alla tv.
"Era ora, ragazzi!" aveva alzato un sopracciglio con aria soddisfatta Max, lanciando un'occhiata felice ai due amici non minimamente accortisi della loro presenza poco distante.
"Patetici…patetici davvero…" aveva sbuffato invece Dustin, tra le gomitate degli amici, cercando di dimenarsi da quell'attacco silenzioso.
"Avevamo un patto, un patto, Wheeler, cazzo!"
"Lui non ti aveva promesso proprio niente, Dusti-Bon…"
"Il film del secolo…così profanato!"
"E smettila Dustin! Sei patetico!"
"Io?! E che mi dici di loro?!"
"Okay, ora basta ragazzi! Non vi è bastata tutta la pratica fatta in quella sala?"

Ma a Mike ed El no, a quanto pare non era davvero, davvero bastato, e ben presto il gruppo di nerdini + El ormai ospite fissa, dovette abituarsi a quel tipo di nuove appiccicose effusioni.
"Io starei cercando di mangiare, holy shit, ragazzi!"
"Ehm..ragazzi? Potete almeno spostarvi da davanti al mio armadietto?"
"Mike, ti sei ricordato gli appunti di…non importa…"

Ed El continuava ad arrossire, ma sempre un po' di meno ogni volta, e avrebbe voluto quasi vergognarsi di quella mancanza di pudore così decisamente poco sua, ma non avrebbe potuto riuscirci neppure se se lo fosse imposto davvero.
Baciare Mike accarezzando e accarezzando con le dita i suoi ricci sopra le orecchie, sentendolo stringerla così forte ma con così tanta dolcezza ogni volta a sé, era diventata ben presto la sua attività preferita di ogni singola giornata.
E chi avrebbe voluto smettere più?

E in quanto a Mike, oh Mike
Mike camminava da una settimana sprofondando ad ogni passo in una nuvola di panna.
"Terra chiama Mike, rispondete, passo!"
"Dacci un taglio, Will…"
"No, dacci un taglio tu, Mike! O vuoi che la professoressa ti ribecchi distratto per la terza volta in una settimana?"
E a Mike risultava difficile ricordare per quale motivo avesse avuto paura, per quale motivo mai avesse atteso così tanto tempo con timore: baciare El era forse la più semplice e spontanea delizia mai provata nella sua intera vita.

"Si scolleranno prima o poi, parola mia…"
"Succede sempre così, poi passa…"
"Mi sento male, credo di stare per vomitare…"
"Ma anche noi eravamo così?"
"Io non credo proprio, stalker…"
"Ed invece sì…"
"Zitto tu!"
"…voi due eravate anche peggio!"

E se ogni cambio d'ora era diventata una buona occasione per un bacio volante di corsa verso la successiva aula di lezione lungo il corridoio, anche i più innocenti appuntamenti di studio eravano diventati un'attrazione più che appetibile, tanto che, per evitare occhiate indiscrete da parte di una madre ficcanaso o quello più arcigno ed anche peggiore di un capo della polizia sempre più sospettoso, quel sabato mattina la sala generale della biblioteca pubblica di Hawkins era apparso ai due piccioncini un buon compromesso per un proficuo studio.
O almeno, così si erano ripromessi...

"Il compito è lunedì, Mike, ed è su tutto il programma!" aveva sospirato El con voce pesante, così come la pila di libri ammonticchiati sul tavolo da lavoro da ogni scaffale possibile nella sezione di divulgazione scientifica.
"Tutto il programma vuol dire circa su per giù 11/12 lezioni, e se contiamo due ore per ogni giorno moltiplicate per 2 lezioni a settimana, fa all'in circa un totale di…"

Mike era rimasto ad osservarla rapito, sorridendo come un cretino ma non potendo farne a meno.
L'aria era fredda lungo le strade di Hawkins quella mattina, nel freddo di Novembre che aveva già travolto la città con tutto il suo grigiore.
Ma se le giornate si facevano più cupe, il clima più gelido ed il vento più freddo a soffiare cattivo, facendo tremare gli studenti all'uscita della scuola, stretti stretti nei loro cappotti, per Mike Wheeler l'unica stagione di cui aveva avuto percezione intorno a sé era stata una primavera, una primavera di calore, Sole e colori che stava esplodendo dentro il suo petto.
La sua personalissima primavera, piena di fiori.
O forse solo di uno, quello che in quel momento, seduto accanto a lui di fronte a quel tavolo, mordicchiava l'estremità della matita nervosa, come sempre quando era preoccupata o concertata, e lui già lo sapeva.
Il suo piccolo fiorellino, il più bello di tutti.

"…per un totale di circa 50 ore di spiegazioni, Mike!"
"Già, e scommetto che tu già le hai ripassate tutte più di una volta, El, parola per parola!" aveva riso Mike prendendola scherzosamente in giro, avvicinandosi a lei abbastanza per vederla abbassare lo sguardo sul libro, sorridendo più rossa in viso, le labbra a torturare la sua matita più così invitanti, due bacche autunnali dalle quali Mike mai, mai sarebbe riuscito a restare a lungo lontano.
"Vuoi forse dirmi che mi sto sbagliando, signorina Hopper? Un bacio se ci ho azzeccato, che ne dici…?"
"Dico…che siamo venuti qui per studiare, Mike!" lo aveva spinto scherzosamente via El con le mani sulle sue labbra già più vicine al suo viso, facendo ridere entrambi più forte come due bambini, immediatamente messi a tacere dalle proteste scocciate della bibliotecaria scorbutica, più forti perfino delle loro genuine ed acute risate.

"Shhh! Silenzio ragazzini! Qui siete i benvenuti per studiare, non per fare tutta questa caciara da mercato!"
"Ci scusi…" aveva trattenuto un'altra risata Mike, per poco non scoppiando a ridere ancora più forte, con le guance gonfie e rosse, vedendo El al suo fianco nascondere la bocca dietro alle maniche del suo maglione di lana azzurro, i morbidi ricci ricadutu ai lati del viso rosso facendo perdere a Mike un ulteriore battito di gioia nel suo piccolo cuore, ancora incredulo che tanta bellezza potesse portare ora il suo nome.

La sua ragazza.
La sua El.
Perché lui ed El ora stavano insieme…non era vero?

"Muoviamoci, Mike, o lunedì mattina saremo ancora qui…" scosse i ricci dalla fronte El con un ultimo sorriso, un'occhiataccia rivolta al suo compagno di studi che di rimprovero non aveva proprio nulla.
E come faceva El ad essere quella a mantenere l'ordine e la disciplina, nel ruolo della matura, se ogni volta che Mike sorrideva con quell'arco sghembo delle labbra il suo asse cardiaco subiva un piccolo scossone?
"…se non ci avranno cacciato prima…" sussurrò Mike più a sé stesso che a lei, ma abbastanza forte da essere sentito, una linguaccia in direzione della bibliotecaria ora distratta di spalle di fronte ad una libreria, facendo ad El soffocare un'altra risata, tirando un calcio ad una gamba della sua sedia.

"Smettila, Mike! Finiscila!"
"Agli ordini secchiona…"
"In silenzio!"
"Ogni pagina mandata a memoria un bacino come premio?"
"No!!"

Mike si era morso il labbro, mettendosi finalmente a sedere composto di fronte al suo libro già aperto, ed El si era imposta di distogliere lo sguardo per non ritornare indietro sui suoi passi e cambiare la sua decisione, tornando con gli occhi al suo libro, pieno di scritte tra le pagine bianche a matita, a farla sorridere prima ancora di tentare di concentrarsi.

Ed ecco lì la loro prima muta conversazione, la scritta dove Mike le raccontava la trama del film che aveva visto in famiglia la sera prima, tentando di non svelarle i risvolti più importanti della trama ma fallendo miseramente ed arrivando a raccontarle l'intero finale, proponendole infine come scusa di invitarla a vederlo presto a casa sua insieme.
Qualche commento riguardo l'ultima sessione di D&D, qualche caricatura della professoressa Leen durante una lezione particolarmente noiosa, perché per quanto Mike si ostinasse a ripetere che lo spirito creativo del gruppo fosse stato dato in dote solo a Will, El non era proprio della stessa idea.
Le piacevano i suoi tratti abbozzati e poco precisi, magari avrebbe potuto perfino chiedergli di farle un ritratto prima o poi.
Magari sarebbe stata un'idea carina, chissà

Qualche fiore disegnato sparso qua e là, qualche scarabocchio per farle un dispetto a piè pagina, e poi la loro ultima discussione, la mattina prima di quell'uscita al cinema, quell'invito al quale lei aveva risposto, un po' incerta un po' titubante, non potendo immaginare cosa l'attendeva di lì a 24h, quale magia l'avrebbe vista come protagonista, come quelle belle ragazze nelle pagine rosa dei suoi libri, quelle che non considerava più così sfacciatamente fortunate ad avere incontrato il loro principe azzurro, perché finalmente ora anche lei condivideva la loro fortuna.
E il suo principe portava un maglione di lana spessa a righe verdi e blu quel sabato mattina, un ammasso di riccioli neri morbidi come fatti di vapore e un sorriso di pura gioia sul suo viso che proprio non riusciva a togliersi da quelle due labbra rosse dall'aspetto così terribilmente morbido e succoso.
Stava trovando così divertente quella pagina del libro di chimica, o anche a lui bastava sapere di averla vicino?

El morse ancora la matita, imponendosi di concentrarsi e di tornare con lo sguardo a quel libro, cercando di ignorare quelle scritte che a quel punto aveva imparato a memoria meglio della lezione.
Come era incredibile il twist che aveva visto coinvolta la sua vita, in appena una settimana da togliere il respiro?
Era davvero successo a lei, o era piombata dal mondo reale dentro le pagine di uno dei suoi libri?
Era davvero successo a lei di ritrovarsi a baciare il ragazzo che era stato tante notti protagonista dei suoi sogni, come fosse stata la cosa più normale e facile del mondo?
Era davvero successo tra di loro quello che lei da settimane aspettando, senza sapere nemmeno come ben immaginarlo, solo sapendo che sarebbe stato speciale, perché in ogni storia d'amore quando un ragazzo ed una ragazza sono innamorati prima o poi si scambiano l'un l'altro un tenero bacio?
E quella gioia che ora quel fiorellino sentiva scuoterla fino alla punta dei suoi riccioli ogni giorno, ogni ora, da quando riapriva gli occhi al mattino a quando li richiudeva la sera, seguendola di soppiatto fin dentro il mondo dei sogni, aveva un nome?
El non avrebbe saputo dire quale fosse, nessuno glielo aveva insegnato.
Sapeva solo che era forte, molto forte, molto bello, che mai ne avrebbe potuto più fare a meno.
E che si faceva più forte, più acuto, come quello strappo sempre più forte sotto il suo ombelico, dritto in pancia, ogni volta che le sue labbra univano il suo sorriso con quello di quel piccolo nerdino imbranato.

E se quello era "amore", El ancora non se lo sapeva spiegare…
Ma chissene importava delle definizioni, purché non avesse mai fine quell'incredibile carambola di emozioni?

"Ti stai distrendo, signorina Hopper…ti vedo!" El trasalì sentendo le sue guance prendere fuoco per autocombustione, alzando lo sguardo su quel ragazzo di fronte a sé che ora la osservava di sotto quei suoi ben ricci con un sorriso divertito sulle labbra.
Mannaggia a quel sorriso…

"Se continui a fissarmi così…non vorrai mica che mi distragga anche io?!"
"Torna a studiare, Wheeler!" rise El tirandogli contro la gomma e vedendolo schivarla all'ultimo, chinandosi a raccoglierla mentre lei volgeva gli occhi intorno, alla ricerca della bibliotecaria troppo lontana per poterli sgridare ancora.
"Sarai la rovina mia e del mio rendimento scolastico, Mike!"
"Ma se hai voti alti in tutte le materie El…sei fin noiosa!"
"Ha parlato il nerdino re dei secchioni!"
"Serve qualche ripetizione, signorina?"
"Papà mi chiuderà in casa fino alla fine del semestre se fallisco questo compito…"
"E si dia il caso che già sappia come raggiungere la tua finestra, El.."
"Mike!"
"Che ho detto?!"
"Ehi voi due! Ho detto silenzio!"

La voce della bibliotecaria, ben più vicina di quanto entrambi l'avevano sentita avvicinare, irruppe direttamente sopra le loro teste, ammutolendoli sul colpo, facendoli alzare lentamente due faccini più innocenti di due angioletti, ma sul punto di scoppiare a ridere da un momento all'altro.
"Scu..scusi…"
"Questo è l'ultimo avvertimento! Dopo di che siete fuori!" ripeté scontrosa la donna sulla cinquantina, brandendo un libro dalle copertina rigida in pugno, come si fosse trattato di uno strumento di tortura.
"Se vi sento ancora fiatare io…"

"Ma guardi un po' lei, signora, che faccia tosta!" El spalancò gli occhi vedendo Mike esclamare, tono serio mal interpretato da un sorrisetto sghembo sul viso.
Ma che diavolo stava facendo?!
"Disturbare così due poveri liceali intenti a fare tranquillamente i compiti del weekend, si dovrebbe vergognare!"
"Co…cosa?!"

El per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, tentando di deglutire la sua incredulità e scoppiare a ridere di stupore nello stesso preciso istante, vedendo Mike alzarsi in piedi dalla sua sedia, scuotendo la testa con aria scocciata, chiudendo di scatto i libri e prendendoli tra le braccia, davanti allo sguardo sconvolto ed accigliato della bibliotecaria sempre più confusa e spiazzata.
"Ma come…come si permette?!"
"In questa biblioteca non si può studiare, andiamo El!" Mike aggiunse con un cenno della testa verso l'uscita ed un occhiolino, facendo nascondere ad El un sorriso d'intesa, affrettandosi ad alzarsi in piedi a sua volta, di fronte a quel tavolo dove ora la donna li osservava, incapace di capire cosa stesse succedendo o di replicare.
"Ma che diamine…?!"

"Direi che per oggi abbiamo finito di studiare, che ne dici, El?"
"Dico che non potrei essere più d'accordo di così, Mike!"
"Ehi, voi due! Ragazzini! Tornate qui!" Mike ed El correndo per mano verso l'uscita la sentirono gridare tra i battiti delle suole delle loro scarpe sul pavimento e le loro risate più acute lungo le alte pareti della biblioteca:
"Dovete riportare al loro posto tutti questi libri!"

"Che palle le biblioteche, ricordami di non metterci mai più piede!"
El trattenne il fiato un ultimo secondo, il viso più rosso che mai per la corsa, le risate e la vergogna, riuscendo a stringere la sciarpa intorno al suo collo appena in tempo, un istante prima che le porte d'uscita della biblioteca fossero aperte dalle braccia tese di Mike accanto a lei, lasciando che il freddo secco di Novembre li accogliesse in quella mattina di luce.
L'aria era fredda ma il cielo luminoso, una coltre di nubi e nebbia sottile ad offuscare il sole, donando a tutto il passaggio intorno un riflesso brillante quasi irrealistico, così estremamente surreale.

Una cosa che aveva sempre affascinato El era proprio quel silenzioso alternarsi delle stagioni, scandendo il ritmo della vita e di ogni anno con precisione.
Estate, autunno, inverno ed infine primavera, per ricominciare ogni anno da capo, El aveva passato gli ultimi due anni benedicendo quella natura viva intorno a lei, al di là del vetro della sua camera della sua cabina nel bosco, la sua personale finestra sul mondo.
Aveva seguito le foglie ingiallirsi, il vento soffiare più forte facendole infine cadere, i rami spogli riempirsi di neve così come di boccioli e gemme in primavera, e se la natura era in grado di rinnovarsi ogni volta, perché non avrebbe dovuto succedere così anche per lei, nella vita nella quale lei non si sentiva ancora più che il timido bocciolo di un fiore?

E se El amava ogni giorno la possibilità di poter vivere quella natura in continua evoluzione da vicino, respirando con le sue narici il profumo della pioggia, il freddo dell'autunno a farle tremare le dita, quelle giornate di autunno avevano perso improvvisamente gran parte della sua attenzione davanti ai suoi occhi, da quando, quella piccolina, aveva trovato decisamente qualcosa di più interessante da guardare.
"Beh, che dire..forse non è stata una poi così geniale idea…"
"Ripeto: sarai la rovina della mia carriera scolastica, Mike Wheeler…"
"Vuoi forse dirmi che sarebbe tutta colpa mia?! Questo, signorina Hopper, è così dannatamente ingiusto…"
"Essere stati cacciati dalla biblioteca avrà pure i suoi vantaggi in fondo…"
"E sarebbero, El?"
"Beh…" Mike l'aveva vista sorridere abbassando lo sguardo con una punta di timidezza appena abbozzata, seguita immediatamente da un sguardo così furbetto che a quel ricciolino aveva il poter ogni volta di mandare completamente fuori di testa.
E da quando flirtare era diventato così dannatamente semplice tra di loro?

"Una ragazza qui stava ancora aspettando il suo bacio, Mike…"
"Ma come è pretenziosa questa ragazza…se lo sarà davvero meritato questo bacio?"
"Ehm…sì? Decisamente sì!"
"E perché mai?"
"Perché…" El si fece più vicina, chiudendo la distanza tra di loro ancora sui gradoni all'uscita della biblioteca, rimanendo più indietro di lui su uno scalino più alto, approfittando per una volta di quel vantaggio di altezza per sorridere direttamente ad un passo dal suo viso, senza alcuno sforzo.
"… perché ti ho permesso di studiare per un'ora intera senza distrazioni, Mike"
"Un'ora?! El, saranno stati 10 minuti!"
"Ops! Allora niente bacio per premio, suppongo…"
"Ma vieni qui tu…" Mike aveva sorriso non resistendo di più, portando le mani fredde alla base dei suoi ricci e setendola tremare un secondo per il freddo, prima di unire le labbra alle sue, così stetti che per una volta dovette lui alzare il viso verso di lei per raggiungere la sua altezza.
"Tu…tu sarai veramente la mia rovina, El Hopper…"

E se il freddo soffiava sempre più forte lungo le strade della loro piccola città in quei giorni, Mike ed El avevano trovato decisamente il modo di scaldarsi: semplice, pratico, immediato.
E non avrebbe potuto esserci modo più bello.

Mentre le labbra di Mike si aprivano e chiudevano lentamente sulle sue, quasi avessero dovuto gustarla per intero, quasi assaporandola, le guance di El, semplicemente, prendendo ogni volta fuoco.
E quando le sue dita si stringevano un po' più forte ogni volta tra i ricci sopra le orecchie di Mike, quasi per aggrapparsi a lui, quasi fosse un bisogno, Mike credeva quasi di non avere più bisogno del maglione di lana fatto da sua nonna, ne di sciarpe pesanti, né di cappotti, di non avere più bisogno di niente se non di lei, di lei sola.
Del suo fiorellino vicino vicino a lei ogni istante, ogni minuto, ogni giorno, perché cavolo come si sentiva felice, in pace, finalmente sicuro, ogni volta che l'aveva vicina, ancora più bello di come l'aveva immaginato in tutti i suoi sogni!
E che il più innocente calore dalle sue gote non più così pallide scendesse poi più giù nel profondo, fin dentro il suo petto, il suo stomaco, il suo ombelico e ancora più giù, quasi prendendo fuoco sul serio ogni volta che la punta della lingua timida di El raggiungeva la sua, non era che una conseguenza di tutta quella nuova e mai prima esplorata passione, ma a Mike non dava più fastidio, non rappresentava più una fonte di timore.

E anche quei pensieri di calore, lasciati sfogare sotto il getto più caldo di ogni doccia, avevano smesso di farlo sentire così tremendamente in colpa: in fondo El ora era sua, la sua ragazza da baciare, era quasi legittimato a pensarla in ogni momento, anche in quel tipo di momento, non era vero?
E se la fervida fantasia osava poi galoppare immaginandola sotto quello stesso getto insieme con lui, Mike non credeva di poter essere lui a fermare la sua corsa, né si ritrovava a volerci nemmeno provare, ogni dannatissima volta.
"El, El, El…dio mio, El!"
"Sarai la mia rovina, la mia unica e sola rovina, El!"

"Facciamo due passi?" Mike la sentì sorridere, sciogliendosi dalla sua stretta, sorprendendo con gli occhi ancora chiusi e le labbra gonfie, così imbambolato che avrebbe potuto restare per sempre a baciarla su quei gradoni,
"Prima che quella signora ci insegua fin sul ciglio della strada?"
"Ottima idea, El!" Mike annuì, passando una mano nei suoi capelli e dandosi un contegno, sufficiente a nascondere quanto, fosse stato per lui, sarebbe rimasto lì fermo a baciarla per tutto il tempo a loro disposizione.
E se le sue antiche e familiari insicurezze e paure avevano ceduto il posto ad una nuova forma di sicurezza, il pensiero che quel desiderio fosse solo suo gli sfiorò per un istante la punta dei suoi riccioli neri.
E se in fondo lei si fosse già scocciata? Ne avesse avuto già abbastanza di tutte quelle effusioni?
Forse era così, forse per lei era fin troppo, forse per lei stavano divertendo troppo appiccicosi, così come non perdevano occasioni per prenderli in giro i loro migliori amici in quei giorni?

Ma quando quel nerdino sentì il suo fiorellino prendere dolcemente la mano nella sua, tirandolo per il braccio giù da quegli scaloni, Mike lasciò che i brutti pensieri corressero lontano dalla sua mente un'altra volta, lasciando il posto ad un nuovo calore.
Tanto, in fondo, già lo sapeva: non se ne sarebbero mai andati via sul serio da in mezzo i suoi ricci.

"Hai freddo?" Mike le chiese passeggiando accanto a lei su quel marciapiede, tra le strade semideserte del centro, le insegne luminose,  le vetrine mostranti all'interno dei negozi cittadini più propensi ad affolare le boutique piuttosto che affrontare un'altra giornata di freddo.
"Un po'…" la sentì rispondere quasi battendo i denti ma non smettendo di sorridere, affondando il viso nella sua sciarpa azzurra, dello stesso colore del maglione, quasi ad assomigliare ad un piccolo fungo.
"Ecco, allora dammi qui!" El lo vide rallentare di fronte ad una panchina, portandosi di fronte a lei, le mani strette intorno alle sue, sfregandole tra loro e portandole con le sue nelle profonde tasche della sua giacca, strette alle sue.
"Mi impegnerò ad impedire il suo congelamento signorina!"
"Così galante, o mio paladino!" El sorrise, guardandolo negli occhi e quasi sprofondando in quella patina liquida, in quella pupille così dilatate, così nere, il solo nero, il solo vuoto di cui mai lei avrebbe avuto paura.

E mentre le punte delle sue dita riprendevano pian piano sensibilità nel profondo delle tasche della giacca di Mike, strette ed accatezzate dalle sue, quel ricciolino volse improvvisamente la testa, richiamato da un nuovo rumore, da un campanellino risuonante poco distante dall'altra parte dell'incrocio,  raggiungendoli fin su quel marciapiede nel silenzio di quel tranquillo sabato mattina cittadino.
E a Mike Wheeler quei begli occhioni scuri brillarono improvvisamente di una nuova intuizione.

"Quanto tempo abbiamo ancora, El?"
"Circa mezz'ora…" El rispose sporgendosi a controllare l'ora sull'orologio dai tastini di gomma e quadrante scuro, sul polso di lui.
"Papà verrà a prendermi di fronte alla biblioteca!"
"Forte! Perfetto!" El lo vide esclamare con fin troppo entusiasmo, portando le sue mani fuori dalle sue tasche e soffiandoci dentro fiato caldo, portandole al suo viso, seguendo quei gesti con aria curiosa.
Che razza di idea aveva in mente quel piccolo nerdino?

"Hai fame, El?"
"Beh, un po'…" El sorrise più curiosa, vedendo i suoi occhi farsi più allegri come amava vederli ogni volta illuminati dalla luce di una nuova illuminazione.
"Ma…perché me lo chiedi?"
"Perché credo di aver trovato il modo di non morire di freddo!" sorrise Mike risoluto, tornando con lo sguardo a lei da quel punto del marciapiede dall'altro lato della strada.
"Credi di poter resistere dal morire congelata se ti faccio sedere qui per un paio di minuti?"
"Farò del mio meglio per resistere!" il nerdino la vide sorridere, sciogliendo le mani dalle sue, stringendole al petto sopra la sua giacca di lana cotta, stretta in vita ma priva di profonde e calde tasche come le sue.
"Grande! Non temere, torno subito!"

Mike si mosse rapidamente, correndo attraverso l'incrocio con le mani in tasca e ricci neri scossi dal vento, ed El si sedette stretta stretta nella sua sciarpa su quella panchina, lasciando che il suo sguardo si perdesse dietro di lui seguendo i suoi riccioli in movimento e la sua schiena, chiedendosi per quale sortilegio divino non riuscisse nemmeno per un istante a smettere di sorridere se lo aveva vicino.
Lo vide avvicinarsi ad uno strano omino dall'altra parte dell'incrocio, intendo a far tintinnare la stessa campanella di pochi istanti prima, davanti ad un grosso pentolone appoggiato a terra che El era certa non avesse mai visto prima.
Strinse le labbra curiosa quel fiorellino, vedendolo avvicinarsi frugando nelle tasche dei suoi pantaloni, cercando di intuire che cosa fosse andato fin lì a fare, ma non trovando risposta alle sue curiosità.
Mike aveva solo detto che le sarebbe piaciuto, e per quale motivo non avrebbe dovuto fidarsi di lui?
In fondo c'era stato un singolo momento nel quale quel ricciolino avesse mai tradito la sua fiducia?

E quando El lo vide tornare di nuovo di corsa verso quella panchina, un sorriso ancora più largo nel freddo ed un sacchetto di carta stretto in pugno, El non poteva più contenere la sua curiosità.
"Scusa sai, avrei voluto prenderne due…" lo vide arrossire, sedendosi vicino, un viso un po' imbarazzato ma non meno felice.
"Ma sai…è sabato ed 2$ era tutto quello che mi restava dalla paghetta questa settimana!"
"Che cosa sono?" El chiese con occhi spalancati, vedendo Mike porgerle in sacchetto tra le mani, così caldo attraverso la carta che già sarebbe stato in grado di mandare le mani di El fredde in un brodo di giuggiole.
"Sono…?"

"…caldarroste, El!" Mike si affrettó ad aprire il sacchetto, affondando la mano di fronte ai suoi occhi ed estraendo il primo frutto arrostito dal guscio marroncino spaccato a metà.
"Le hai mai assaggiate?"
"No!"
"Beh, allora devi assolutamente provarle!" El lo vide sorridere, quasi più felice per quella risposta, aprendo il frutto con le dita ed estraendo la parte interna dorata e croccante.
"Papà le comprava sempre a me e a Nancy quando eravamo piccoli, sono veramente buone e perfette quando fa più freddo!" El sorrise vedendolo rialzare lo sguardo sul suo, il sacchetto stetto tra le dita a scaldarle le mani ed occhi vispi in attesa, vedendolo avvicinarsi al suo con il frutto tra le dita.
"Assaggia!"

El allungò il viso verso la sua mano, prendendo il frutto direttamente dalle sue dita, e quando quella crosta scura si fu scontrata con il suo palato, riscaldando la sua intera bocca, El dovette ammettere che quel sapore un po' dolce un po' salato non era davvero niente male: anzi, le piaceva! Le piaceva eccome!

"È davvero buona, Mike!"
"Ci speravo!" El lo vide tirare come un sospiro di sollievo, ridendo con lei su quella panchina, aprendo un altro guscio per sé, mordendo la castagna tra i denti.
"Allora dovrai lottare contro di me per evitare mi finisca da solo tutto il pacchetto!"
"Sfida accettata!"

E quando dopo pochi minuti il sacchetto di caldarroste fu sostituito con i gusci vuoti secchi, e le loro dita furono più calde e ricoperte di cenere, Mike non credeva di essersi sentito mai più soddisfatto e felice: mai sarebbe potuto esistere un modo più dolce e proficuo per spendere al meglio i suoi ultimi spiccioli della settimana.
"Beh, direi che ti sono piaciuti! Non è vero?"
"Oh sì! Moltissimo!" El sorrise annuendo felice, vicina vicina, guardandolo con amore su quella panchina, vedendolo sorridere con sguardo speranzoso.
E non c'era quasi bisogno di formulare la richiesta che già El non vedeva l'ora di soddisfare.
"Allora, mi sono meritato un altro bac…?"
Ma Mike non fece in tempo a concludere la frase.

Succedeva sempre qualcosa di strano, ogni volta che Mike ed El si baciavano così all'improvviso, quasi una piccola forma di magia.
Il modo con il quale Mike si sentiva attirare, tirare quasi letteralmente verso di lei, come una forza invisibile, una calamita, ben precedente e più forte della sua volontà, quasi come se più che avvicinarsi volontariamente alle sue labbra, quel nerdino si trovasse a scontrarcisi contro, trovandosi contro il suo sorriso già prima di esserne consapevole, in un modo così inspiegabile ma meraviglioso che Mike non se lo sapeva spiegare, ma bastava che accadesse per rendere tutto ancora più bello e…"forte!"
Ed El invece sapeva bene di cosa si trattasse, ma non poteva farne a meno.
Non poteva frenare la sua mente dall'attirarlo così profondamente a sé, dal trattenere la sua risata vedendo il suo viso per una frazione di secondo confuso, prima di chiudere gli occhi portando le mani sul suo viso, le sue guance, la sua mandibola, i suoi zigomi, sfiorando e sfiorando con le dita i lineamenti del suo viso, sentendo fuoco crescere e divampare ogni singolo schiocco tra le loro labbra, sorridendo felice e furbetta di non avere paura di continuare a giocare così con il fuoco.
E che mai sarebbe potuto succedere di male?
In che modo Mike avrebbe mai potuto accorgersene?

"Scusa! Ti ho sporcato!" Mike la vide esclamare mortificata, prendendo fiato da quel dolce assalto alle rispettive labbra, aprendo gli occhi giusto in tempo per vedere linee nere sulle guance pallide di quel ricciolino, lasciate dalle sue dita sporche di cenere.
"Come? Così?" Mike rise, sporcandole a sua volta la punta del naso con l'indice, vedendola spalancare le labbra divertita per protestare, ma bloccando con un altro bacio sulle sue labbra ogni possibile protesta.
"Questa me la paghi, Mike!"
"Sto tremendo di paura, El!"
"Vedrai come ti…"

Ma ogni protesta veniva messa a tacere, nel momento in cui continuare a baciarsi con gli occhi chiusi, respirando il calore della rispettiva pelle e fermandosi a prendere fiato di tanto in tanto sfregando i nasi freddi tra di loro, con due più grandi che mai sorrisi, era più importante, decisamente più importante.
E Mike non credeva di desiderare altro da fare per il resto della sua giornata, forse della sua intera vita, ed El sentiva sempre più odioso farsi strada il pensiero di dover scappare da un momento all'altro, di non potersi trattenere di più su quella panchina tra le braccia del suo amore.
Ma cosa poteva un pomeriggio di buio, se già El portava nel cuore e sul suo viso tutta quella scorta di luce e di calore?

"Baciarti è così bello, Mike…" il cuore di quel nerdino perse un colpo sentendola sussurrare, la fronte appoggiata alla sua e le ciglia ancora chiuse, vibranti di emozione, come in bilico sulle porte di un sogno, troppo bello per risvegliarsi.
"Già…" Mike sorrise sussurrando a fior delle sue labbra, più rosse, più calde, più gonfie, sentendo il suo respiro dolce direttamente sulle sue schiuse.
"…e non sai quanto desidererei baciarti per tutti i giorni della mia vita, El…"

Mike quasi si morse la lingua al suono delle sue stesse parole, uscite direttamente dal suo cuore senza aver superato il prezioso filtro della sua mente: che cosa?! Ma perché glielo aveva detto?! Perché le aveva detto proprio così, esagerando come suo solito in quel modo?!
Perché certo, quello che Mike aveva appena confessato era vero, lo sentiva lungo ogni fibra del suo corpo, cavolo! Quasi una speranza, quasi una preghiera, quasi una promessa…
Ma se stesse semplicemente correndo troppo?
Se quella frase fosse soltanto per il momento…esagerata?

In fondo come si faceva a desiderare un "per sempre" per una cosa che si era appena realizzata, appena cominciata?
Come poteva Mike sentire ogni centimetro del suo corpo invocare quel "per sempre", se El era letteralmente da così poco tempo finalmente sua?
Proprio lui poi, che a quel "per sempre" non aveva mai pensato, che mai aveva dato peso a quella priorità?
Lui che non si era mai sentito adatto per l'amore, lui che ne aveva appena trovato uno, il più forte e bello che potesse immaginare, con che coraggio poteva chiedere al Cielo già, dopo appena una settimana, che quel sogno non finisse più, che continuasse sempre, sempre, per sempre?
Fino alla fine dei suoi giorni?

"Fino alla fine dei giorni…" Mike si stupì di sentirla invece sussurrare a sua volta, portando entrambe le mani sul suo viso, accarezzando dolcemente con tutto il suo amore.
E Mike boccheggió, non sapendo cosa dire, sentendo quasi gli occhi farsi più lucidi di commozione: allora non era un desiderio solo suo, allora era davvero…condiviso?
Allora davvero anche lei sentiva quell'irrazionale ma meraviglioso bisogno, quella necessità quasi vitale per respirare di urlare al vento quell'ancora, di promettersi che, anche se avevano appena iniziato, nessuno dei due avrebbe più smesso?
Promettersi che, anche se pareva esagerato, tutto per entrambi era troppo bello da pensare di poterne fare più a meno?

"Fino alla fine?"
"Fino alla fine, El…ogni giorno" Mike sorrise come non aveva mai fatto, non credendo di essersi sentito mai così felice, così commosso, così disperato, disperato per non riuscire a trasmettere a parole quanto fortunato lei lo facesse sentire, fortunato di averla finalmente accanto.
"Ogni giorno, Mike…ogni giorno"

E le promesse si sprecano ma non si consumano, quando il cuore batte più forte dello schiocco di bacio e di una carezza sul viso.
E per i veri innamorati, giovani e folli, non ha importanza che sia da un minuto, da un giorno, da una settimana, o da una vita intera passata a rincorrersi.
Quando il "per sempre" chiama, non si può non rispondere, quando quella richiesta si fa strada tra i cuori a mille nel petto non si può contenere.
E chi davvero ha vissuto l'amore in fondo già lo sa: il per sempre nasce con l'amore stesso dal primo giorno, fino all'ultimo, ogni singolo giorno, come meta finale di una corsa alla quale si è ammessi solo se disposti a continuare a correre per mano, insieme.
"E non sai da quanto tempo sognavo di baciarti, El.."

E fu quello il turno di El di perdere fiato, di perdere il respiro, sorridendo con le labbra di Mike sulle sue, cingendo le sue spalle tra le braccia, tirandolo più stretto e più vicino a sé.
"E perché non l'hai fatto prima, Mike?"
"Cosa?"
"Perché non l'hai fatto prima?" Mike la sentì domandare innocentemente, guardandolo con due occhioni così dolci che mai altro aggettivo sarebbe riuscito a rendere loro giustizia se non quello più semplice: bellissimi.
"Perché hai aspettato così tanto tempo a baciarmi?"

"Beh, ecco.." El rise con la sua risata cristallina, vedendolo abbassare lo sguardo a quella panchina, le sue guance immediatamente più rosse e più paonazze, amando quel suo colorito di così puro imbarazzo.
"Perché, ecco, io…" Mike cominciò sentendosi improvvisamente stupido: doveva confessarle che aveva iniziato a pensarci forse proprio dal primo giorno in cui l'aveva vista, senza trovare mai il coraggio di agire, non sapendo che tipo di reazione avrebbe mai potuto avere lei?
Doveva forse raccontarle la quantità spropositata di tare mentali si era fatto in quelle settimane, rendendosi conto di quanto fossero insensate solo in quel momento?!

"...perché io non sapevo se lo volessi anche tu, El..."
"Che razza di nerdino imbranato!" El non poté trattenersi dal ridere, baciando quelle sue labbra stupite di quella sua ultima esclamazione, quasi più divertita dell'espressione sul viso di Mike che da quello che le aveva appena detto, della confessione che lei in fondo già sapeva, ma che meraviglia metterlo così dolcemente in imbarazzo!

"Anche io lo volevo…volevo che succedesse, Mike, da tanto tempo!"
"Ah, è così?!" Mike rise fintamente offeso, facendola ridere di più, non potendo credere, ogni singola volta, quanto dolce, come una bella canzone, fosse il suono della sua risata direttamente alle sue orecchie.
"Ti diverti a prendermi in giro, El?"
"Solo un pochino, Mike…"
"Ora me la paghi!"
"Ah sì?"

Ma quando il forte suono di un clacson fin troppo familiare dall'altra parte della strada verso la biblioteca li fece trasalire, scattando in piedi in un baleno ad un passo di distanza l'uno dall'altra, El non poté fare a meno di sospirare, vedendo il furgone targato Hawkins Police dall'altro lato della strada ed immaginando già suo padre seduto al posto di giuda con broncio scocciato per quel suo ritardo, non potendo fare altro che sforzare un piccolo sorriso, alzando gli occhi un'ultima volta verso Mike, ancora con le labbra gonfie e rosse per tutti quei baci.

"Devo andare…"
"Lo so…tempo scaduto…"
"Ci vediamo sta sera?"
"Sta sera sera da me con gli altri alle 8!"
"A più tardi!"
"A dopo!"
"Ah, Mike!" Mike la vide avvicinarsi un ultimo secondo sulle punte delle sue converse bianche identiche alle sue, non abbastanza da schioccare un ultimo bacio sotto gli occhi indiscreti del capo, ma abbastanza per pulire con le mani la cenere dal suo viso, donandogli un ultimo dolce sorriso come ultimo compagno per l'intero pomeriggio.
"Grazie, Mike…è stato bello!"
"Lo è sempre se sei con me, El"

El strinse forte le labbra, come decisa a conservare il più possibile il suo sapore, imponendosi di allontanarsi da lui seduta stante, o quelle lunghe sequele di saluti avrebbero potuto anche non avere mai fine.
Ed la piccola sentì lo sguardo di quel nerdino alle sue spalle, seguendola per l'intero suo percorso, e mai avrebbe potuto immaginare con che occhi innamorati quel ricciolino rimase fermo immobile tutto il tempo, sfiorando con gli occhi la sua intera piccola figura, fino a che con la vide sparire dentro l'auto della polizia, richiudendo la portiera alle sue spalle e sentendo il furgone partire sgommando lungo la via.

E il sorriso e le guance rosse che presentò quel fiorellino agli occhi attenti del suo papà capo della polizia quella mattina, non avrebbero avuto bisogno di alcun tipo di spiegazioni.

"Ciao!" Hopper la sentì salutarlo con naturalezza, richiudendo la portiera alle sue spalle ed infilando la cintura, cercando di contenere il suo enorme sorriso e riuscendovi a fatica, facendo scoppiare il cuore del povero papà allo stesso tempo di gioia e di incazzatura.
"Trattieniti Jim, trattieniti! Lei non sa che tu hai visto tutto…lei non lo sa!" il capo di impose di prendere un profondo respiro prima di parlare, concentrandosi sulla guida lungo la strada del centro trafficata.
"E si arrabbierebbe molto se sapesse che la stavi praticamente spiando, non ti pare?"
"Ma sono suo padre per la miseria! Non mi è lecito fare…?!"
"Non è così che funziona, Jim, calma…"
"Mannaggia, mannaggia, mannaggia a quel Whee…"
"…va tutto bene, papà?"

"Benissimo!" Hopper non poté proprio più trattenersi dall'esclamare, battendo una manata sul volante così forte che El per poco non fece un salto sul sedile anteriore.
Perché il sorriso enorme del suo papà sul suo faccione rosso più che rassicurarla le stava mettendo quasi un po' di paura?
"Si…sicuro?"
"Sicurissimo, kiddo! Sicurissimo!" Hopper annuì più forte del necessario, inchiodando gli occhi fissi sulla strada, imponendosi di restare calmo ma fallendo miseramente, prendendo fiato e parlando piano, trattenendosi con tutte le sue forze dall'urlare:
"Solo, devo aver capito male, El: avevo capito tu e Mike vi trovaste in biblioteca per studiare…"

Prese un secondo di silenzio il capo, lanciando un'occhiata alla sua piccolina accanto a sé, vedendola chinare la testa più rossa in viso, ma con un bellissimo ed enorme sorriso sulle sue labbra.
E cavolo come una parte più morbida del suo grande cuore non poteva sciogliersi di commozione alla vista di quel suo sincero sorriso di pura gioia…
"Ma io e Mike eravamo a studiare, davvero! Eravamo appena usciti da…"
"…non avevo capito fosse un appuntamento, El!"

"Un appuntamento?" il capo la sentì esclamare confusa, voltandosi più confuso di lei ad incrociare i suoi due occhioni grandi spalancati di stupore: cosa aveva mai detto?!
Shit!
"Che cosa…? Che cos'è un appuntamento, papà?!"

"Lascia stare, El, non ha importanza!"
Il capo scosse la testa passando una mano sulla fronte, desideroso solo di avere presto una nuova sigaretta tra le labbra per dare sfogo immediato a tutta quella tensione.
"Mannaggia, mannaggia a te, Mike!"
"Solo, kiddo…ti ricordi quel discorso che doveva farti Joyce domani sera a cena dai Byers?"
"Certo!" annuì El felice, non potendo aspettare l'indomani sera di rivedere finalmente la sua amica, a casa Byers per quella cena con lei e Will che il suo papà le aveva organizzato perché la loro amica facesse lei quel famoso e temuto "discorso".
Di cosa ben si trattasse, El non lo aveva ancora poi ben capito…

"…sì?"
"Ecco, dimenticalo" il capo concluse scuotendo la testa, sotto gli occhi confusi e muti della sua piccolina.
Non era davvero il caso di dare nuove idee a quella ragazzina su cosa i ragazzi e le ragazze potessero fare insieme una volta innamorati, rischiando di darle ancora più idee per la sua fervida immaginazione...non era forse vero?

"È tutta colpa di Mike, è lui che l'ha corrotta! La mia piccolina!" il capo della polizia strinse più forte le dita intorno al volante dell'auto in corsa, quasi a rendere pallide le nocche delle mani, troppo intento ad essere un papà apprensivo e preoccupato per notare quanto un parte profonda del suo cuore stesse gioendo di quel sorrisone enorme sul volto della figlia, quel sorriso innamorato.
Forse la sua piccolina non era destinata a rimanere tale ancora molto a lungo, ma a papà Hopper serviva ancora del tempo per metabolizzare quella notizia…
"Come…come vuoi, papà…"

"Avrò la tua testa ricciuta come trofeo sopra la mia scrivania entro la fine del trimestre, Wheeler, puoi starne certo!"

*

"Sei sicuro non sia un problema, amico?"
"Affermativo, Mike! Non preoccuparti!"
"Sul serio, Will, se tu pensi ancora ti possa servire…"
"Mike, lo faccio sul serio! Lo presto davvero senza problemi il mio vecchio supercomm ad El!"

La fredda sera di una domenica uggiosa chiudeva da fanalino di coda uno dei weekend più piovosi delle ultime settimane, annunciando con qualche tuono e bagliore lontano l'arrivo imminente di un nuovo temporale, tra le fronde degli alberi sempre più spoglie e le cime scosse più forte dal vento.
Casa Byers era illuminata già da un'ora a festa, e il piccolo Will Byers non si ricordava davvero l'ultima occasione nella quale avesse visto sua madre Joyce così entusiasta e felice fin dal mattino.
Quella cena doveva essere davvero speciale, più di quanto lui potesse anche solo immaginare: in fondo che sua madre adorasse la piccola El fin da quando due anni prima era diventata la sua insegnante di ripetizioni era quasi scontato, e Will sapeva quanto a lungo quella cena fosse stata proposta ed attesa da lei così come dal capo della polizia Hopper.
Sul perché avessero atteso così a lungo per mettere in pratica quell'idea, Will non era sicuro di averlo poi per bene capito, sapeva solo che ora era felice di poter passare una serata che si prospettava più che piacevole insieme a quella che era diventata a tutti gli effetti una sua nuova amica.
Così come di aiutare quel caso perso del suo migliore amico quella sera.

"Will, davvero…non so come ringraziarti! Ti devo un milione di favori!"
"Me ne devi solo uno e già lo sai!" scherzò Will dall'altra parte della ricettrasmittente, sdraiato sul lettone di camera sua con la radio accesa sulla classifica dei brani più trasmessi della settimana.
Dall'eco delle voci e della musica lontana, suo fratello Jonathan doveva essere uscito per andare a lavoro quella sera lasciando la radio accesa in camera sua sulla stessa medesima trasmissione.
"Venirmi ad aiutare le mattine in radio, quello si che sarebbe un grande favore!"

"Questa settimana sarò tutto tuo! Te lo prometto, amico!" sorrise sentendo la voce di Mike rispondere prontamente, cercando di non ridere troppo, sapendo già il perché della sua decisione.
"Sì, Mike?"
"Sì, Will! Hai la mia parola! Solo…"
Will si mise seduto trattenendo il fiato, trattenendo una risata ed un'insulto a mezz'aria.
"Sempre il solito, Mike…sempre il solito.."
"…solo, mi farai scegliere un paio di pezzi, ecco, come…come dedica, non vero?"

"Sei un cazzo di approfittatore seriale del cazzo, Mike!" rise Will lasciandosi ricadere sul letto, ridendo come un pazzo, facendosi beffe del suo migliore amico, incapace già da una settimana di distinguere un più da un meno.
Non se El fosse stata mai una materia: in quella Mike Wheeler avrebbe preso davvero tutti 10.
"Non se ne parla, amico! Ho già una playlist per tutta la settimana, da quella non mi smuovo!"
"Avanti, Will! Ti prego!" sentì la voce supplicante di Mike dall'altra parte della linea, leggermente gracchiante per quel clima che certo stava dando del filo da torcere perfino al potente Cerebro di Dustin.
Davvero quell'imbranatino ancora non sapeva che tanto alla fine il suo amico di vecchia data non avrebbe saputo dirgli di no troppo a lungo?
"Sono il tuo migliore amico…non posso davvero vantare una corsia preferenziale per poter fare una dedica musicale alla mia ragazza?"

"Certo che…NO!" rise Will nell'apparecchio, facendolo ammutolire, tra le risate del piccolo Byers il quale, chiaramente, si stava divertendo più del amico ricciolino:
"Eddai, Will! Ti prego!" lo lasciò supplicarlo ancora per qualche secondo:
"Cosa sarà mai il mio prezioso aiuto contro una piccola innocente canzone?"
"Me le farai analizzare tutte dalla prima all'ultima prima di ogni trasmissione?"
Will sentì il suo amico attraverso il supercomm esultare dalla gioia, potendo quasi immaginare quanto grande fosse l'entità del suo sorriso dall'altra parte della città.
"Sì! Certo, amico! Di sicuro!!"
"E allora d'accordo…" Will sospirò infine, ma con un grande sorriso sulle labbra, alzando gli occhi al cielo e mentalmente maledicendosi da solo per quando si sarebbe ben presto pentito di quella concessione.
"La mia trasmissione è a tua disposizione Don Giovanni…ti aspetto domani mattina puntuale in sala AV alle 7!"
"Grazie Will! Questo sì che è un favore!"

"Perché so già che me ne pentirò?"
Mike rise dall'altra parte della linea, non potendo fare a meno di far ridere lui di conseguenza, per il suo crescente incontenibile entusiasmo.
"Non te ne pentirai, Will! Promesso!"
"Staremo a vedere…" scosse la testa Will lanciando un'occhiata alla sveglia sul comodino: le 8:10 passate.
I loro ospiti sembravano tipi da farsi aspettare…

"È già arrivata?"
"No, non ancora!" Will rispose con un sospiro, mettendosi seduto e ignorando un libro di francese rimasto aperto sulla scrivania sulla stessa pagina da quel pomeriggio.
Fanculo…rimandare fino alla prima ora di lezione era da sempre una buona soluzione.
"Me la saluti quando arriva?"
"Mike! Se le presteró il supercomm questa sera potrai letteralmente chiamarla tra due o tre ore prima di andare a dormire!" non perse occasione per prenderlo in giro Will ridendo dentro l'apparecchietto dorato.
"Ma due o tre ore sono decisamente…decisamente troppe, amico…"
"Porca puttana, Mike! Ma che cosa mi sei diventato?!"
"Senti, Will, ti prego: dacci un taglio!"

"…sei felice, vero?" Will non poté fare a meno di sorridere, lasciando che le parole uscissero dalle sue labbra da sole, dando voce ai suoi pensieri di migliore amico: l'amico per il quale, se uno dei due prendeva un bel voto, quasi non importava se l'altro ne avesse preso uno in meno, quello che se uno faceva un punteggio migliore all'Arcade, era comunque motivo di gioia per entrambi, quello che, se era giornata di buone notizie, automaticamente la giornata era migliorata per entrambi.
"Sì, Will…tantissimo!" il giovane Byers sorrise, sentendo il suo migliore amico di una vita sospirare felice,
"Lei è…è incredibile, amico.."

"Lo so…" Will annuì al suo entusiasmo quella sera, quasi felice come se lo avesse potuto avere di fronte, quasi felice come lui in quel momento.
"Lo sento, ti sento…"
"E non riesco a non aspettare domani per rivederla..."

Il suono più acuto del campanello dalla porta del salotto interruppe quello scambio di timide confessioni, facendo Will balzare in piedi con il cuore in gola, appena in tempo per sentire la voce di sua madre pregarlo dalla cucina:
"Will! Tesoro, sono loro! Vai tu?"
"Arrivo!" urlò in risposta il giovane Byers, chiudendo la porta della camera alle sue spalle, affrettandosi a chiudere la comunicazione.
"Sono arrivati, Mike! Ti saluto! Passo!"
"Non dirle troppe cose brutte su di me, amico! Passo e chiudo!"

"No…solo quelle necessarie!" Will rise un ultimo secondo, una mano già sulla maniglia della porta, aprendo sulla soglia a due infreddolite e sorridenti figure, una alta e dall'aspetto stanco, ma mai quanto quella più piccolina al suo fianco, dal viso sorridente ma sul punto di crollare dal sonno già su quel tappetino.
"Ciao, Will!"
"Ciao, El! Buona sera, capo!"
"Ciao, El!" la voce di Mike irruppe dal supercomm ancora stretto nelle mani di Will, abbastanza da far scoppiare a ridere i due amici, facendo alzare gli occhi al cielo al capo con aria scocciata.
"…e buona sera, capo!"

"Ciao, Mike…ci sentiamo dopo?"
"Puoi contarci! A dopo!"
"Sì, contaci davvero, Wheeler…"
El e Will trattennero una risata guardandosi fisso, vedendo il capo sbuffare, facendosi strada verso la cucina, a salutare una Joyce più che sorridente, ancora alle prese con i fornelli.
"Ora dobbiamo andare, Mike, davvero!"
"Ma certo, scusate! Passo e chiudo!"
"Tranquillo, non le racconterò troppe cose imbarazzanti su di te, amico…forse!" Will concluse con una risata, chiudendo l'attenna prima che il suo migliore amico potesse ancora provare a protestare, tra le risate della ragazza dagli occhioni scuri e sorridenti sulla porta:
"Passo e chiudo!"

*

"Giù le mani da quei piatti, ragazzi! Ci penso io!"
"Joyce, sul serio…hai già cucinato tutto questo ben di dio, permettici almeno di aiutarti!"
"Sì, Joyce davvero, grazie! Era tutto più che squisito!"
"Oh, sciocchezze!" si schernì mamma Byers con un gesto della mano e un grande sorriso, alzandosi in piedi da quel tavolo dove parlare di resti della cena sarebbe stato un vero eufemismo.
Mai piatti erano stati più puliti e lindi di così.

"Ho preparato solo sue cosette…è così bello avervi avuto a cena qui da noi questa sera!"
"Grazie, Joyce…di nuovo"
"Sì era tutto, tutto buonissimo, mamma!"
"Ora però permetti davvero di farti aiutar.."
"Davvero, non ce n'è bisogno!"
"E va bene!"

Will ed El videro Hopper alzarsi da tavola mettendo tutti a tacere, dall'alto della sua stazza dalla quale nessuno dei presenti intorno a quella tavola avrebbero osato più stare a replicare:
"Ora voi due ragazzi andate tranquilli in salotto a guardare la tv e io e Joyce ce ne staremo qui fin quando non accetterà di farsi aiutare!"
"Jim! Dio mio! Non è il caso!"
"Joyce!"

"Okay, ne avranno per un bel po'…" El rise sentendo Will sussurrare accanto a sé, seguendo con gli occhi divertiti i due genitori battibeccare su a chi fosse concesso il diritto di lavare i piatti quella sera.
El non credeva di essersi mai sentita così "a casa" in tutta la sua vita.
Tra i piatti squisiti cucinati da Joyce, e non bruciacchiati come al solito di Hopper, le battute di Will e gli occhi del suo papà così luminosi e felici come la piccola non credeva di averli mai visti, adoranti nei confronti della donna che non aveva perso occasione per chiederle dei suoi successi scolastici, quel fiorellino avrebbe trovato molto difficile riuscire a definire quell'emozione se non attraverso una parola in grado di fare quasi rumore, uno strano solletico nel centro del petto: famiglia.

El non aveva mai imparato quella definizione, nessuno gliene aveva parlato, eppure era lì, seduta a quella tavola, che per la prima volta aveva sentito battere il suo cuore mosso da un'altra forma d'amore, molto diversa ma ugualmente potente.
Non c'entrava il suo nerdino quella volta, non c'entravano i suoi baci né le sue carezze sul viso, non c'entrava quel fuoco quasi a consumarla nel profondo, era un altro il tipo di calore: e per la prima volta El si trovò a sorridere, invidiando quasi quella sera e quella situazione, chiedendosi per quale assurdo motivo non potesse perpetuarsi ogni sera in quel salotto piuttosto che seduti intorno al piccolo tavolo della loro casetta nel bosco.
Se tutti erano così felici intorno a quel tavolo da pranzo in fondo, perché non avrebbe potuto durare così per sempre?

"Vieni, ti faccio vedere la mia camera!" la voce di Will la scosse dal suo torpore, abbandonando con lo sguardo i due genitori a discutere animatamente dall'altra parte del tavolo tra le risate e i sorrisi, non accorgendosi minimamente dei due figli intenti ad alzarsi dal tavolo allontanandosi dal salotto.
El seguì le spalle dell'amico lungo quel corridoio, dalle cui pareti già si poteva intuire da sola la grande passione in comune dei due fratelli Byers: poster di cantanti e band appesi lungo le pareti di quel corridoio, un paio di copertine di vecchi vinili…ed era una radio accesa quella che proveniva al di là della porta chiusa e di quel cartello bianco "not trespassing"?

"Scusa il disordine, c'è un po' di confusione, ma in fondo credo tu ci sia già abituata…" il fiorellino sentì l'amico sussurrare, accendendo la luce, illuminando la stanza piccola ma accogliente al di là della porta: le pareti bianche ricoperte di disegni, di poster, di schizzi a colori o al carboncino, di locandine di film…quella camera era davvero, davvero un casino, ma mai El avrebbe potuto immaginarne una più perfetta per il suo amico con la passione per il disegno e per la musica.
Quella camera avrebbe potuto parlare da sola, raccontare da sola un pezzo della sua vita e della sua personalità, ed era proprio quel tipo di personalizzazione che ad El faceva da sempre semplicemente impazzire: chissà che cosa avrebbero potuto capire anche di lei le persone in visita nella sua cameretta dalle mensole ricoperte di vasi di fiori.
Chissà cosa ne avrebbero pensato i suoi amici vedendola prima o poi, chissà cosa ne avrebbe pensato il suo Mike!

"In fondo al disordine ti sarai già abituata, se hai visto camera di Mike…non per niente siamo amici!"
"È bellissima!" El si affrettò ad esclamare, perché sul serio lo pensava, lo pensava davvero, muovendo qualche passo incerto lungo il pavimento e alzando il naso lungo le pareti intorno, sotto gli occhi verdi più stupiti del nerdino alle sue spalle.
"…davvero?"

"Ma quello l'hai fatto tu?!" Will scoppiò a ridere, vedendola aprire gli occhi stupita ed ammirata, puntando il dito alla parete di fronte alla scrivania, sopra la testata del letto, la parete bianca sopra la quale, con il tratto ancora incerto ma già preciso dei suoi 12 anni, il piccolo Byers aveva disegnato a matita sul muro molti anni prima il disegno del quale ancora ne andava più fiero: la Mappa della Terra di Mezzo del Signore degli Anelli in scala gigante.

"Ehm, sì…l'ho disegnata io!"
"Ma è meravigliosa!"

El non credeva di poter trattenere la sua ammirazione, avvicinandosi a quella parete quasi desiderando di poter salire su quel letto per osservarla più da vicino, seguendo il contorno dei fiumi, gli alberi abbozzati di Bosco Atro e la montagna scura al centro di Mordor, le montagne appuntite alle porte di Moria, le terre selvagge di Gondor, nomi che aveva già sentito narrate in tutte le campagne di D&D quei sabati sera, di cui finalmente ora riusciva a coglierne l'origine e il valore.
"Questa è…?"
"La Terra di Mezzo descritta da Tolkien…sai, nel Signore degli anelli!" rispose Will facendosi più vicino, ricordando con imbarazzo quanto forte aveva tirato sua madre le sue orecchie, di ritorno a casa dal lavoro quella sera.

"Sai, mia madre non è stata così entusiasta di vedere il disegno direttamente sul muro…ma ormai il danno era fatto e cancellare con la gomma sarebbe stato anche peggio, così…"
"È davvero, davvero bello, Will!" ripeté El colpita, vedendo i suoi occhi verdi felici brillare di entusiasmo:
"Sei davvero, davvero bravo a disegnare!"

"Beh…ti ringrazio!" sorrise Will felice, tirando fuori dalla scrivania il suo blocco da disegno, sedendosi sul letto accanto a lei:
"Vedi, questi sono tutti i miei schizzi, fatti quasi tutti durante le sessioni, si intende…guarda, queste erano le prime campagne, Mike era già il DM da allora, eravamo così imbranati..dio mio, che confusione!"
El sorrise, sentendo il cuore stringersi di fronte a quegli schizzi, cercando di immaginare tra le pieghe della sua mente gli amici più bassi e decisamente più giovani, ma già seduti a quel solito tavolino del basement dei Wheeler, in grado da sempre di evocare intorno a loro magie.
E solo negli ultimi schizzi si introduceva nel party una ragazza dai capelli rossi, vestita da elfo scassinatore, e il giovane Byers si affrettò a spiegare:
"Max non è nel party da sempre, si è trasferita qui dalla California in seconda media ed è da allora che ha iniziato a uscire con noi! Te l'aveva raccontato, El?"
"Sì…" El annuì, sorridendo a quei disegni, attraverso i quali si poteva quasi toccare con mano l'amicizia di quel gruppo di amici, uniti da un'unica grande passione: ecco Dustin il bardo, Lucas il ranger, Max la scassinatrice, Will il chierico e Mike…

"...questo è Mike?" chiese El con un sorriso, fermando la sua attenzione su un disegno a colori di una figura alta dai lunghi riccioli neri e un'armatura d'argento brillante come la sua spada stretta in pugno: Mike il paladino.
"Si!" Will annuì, estraendo il disegno dalla cartellina:
"Questo è Mike, carino eh? È il nostro paladino…e questa sei tu!" El seguì le sue mani con occhi sognanti attraverso quelle pagine disegnate, fino al disegno a colori di una principessa dalle lunghe vesti color cipria, le mani stese in avanti contro un drago dalle scaglie d'oro e i ricci scossi sul viso dalla forza dello scontro.
"La tua prima campagna, ti ricordi?"
"Oh mio dio, si! Certo!" El sorrise annuendo felice, facendosi più vicina a lui seduta sul suo letto, prendendo in mano quel secondo disegno: quella era lei, era davvero lei, la sua prima sera!
Era lei anzi, la sua principessa, intenta a far cedere sotto il peso di quel tiro da 20 il più temuto e gigantesco dei draghi.
Will sorrise, vedendola accanto a sé guardare quei disegni quasi con le lacrime agli occhi.

"El, puoi prenderli se vuoi…davvero!"
"Come?"
"Puoi prenderli, davvero, sono tuoi!"
"Sul serio?!"

Will sorrise, quasi restando senza fiato e senza parole, quando due braccia sottili ma forti più di quanto avesse creduto si precipitarono a stringerlo in un abbraccio carico di emozione, sentendo El ringraziarlo ancora ed ancora, quei due disegni stretti tra le dita come il più prezioso dei tesori.
"Grazie, Will! Grazie, grazie, grazie!"
"E di cosa? È solo un disegno, El!"
"Già, ma sono, sono davvero belli…!" El lo ringraziò ancora, sciogliendosi da quella stretta quasi un po' imbarazzata, ma anche così enormemente felice.
"E poi sono la principessa ed il paladino, sono loro, io e Mike, siamo…noi!"

Will sorrise a quelle parole, rivedendo di fronte a sé lo stesso sorriso sulle labbra di quel fiorellino, lo stesso che aveva ritrovato sulle labbra del suo migliore amico per tutto il resto di quella settimana: e Will non poté fare altro che sorridere ancora, sentendosi stringere il cuore.
Chissà se quei due ragazzi si erano accorti per davvero di quanto tutti stessero da tempo facendo il tifo per loro, tutti i loro amici e lui per primo?
"Beh allora potrei…fare un disegno della principessa e del paladino, solo per te…che ne dici, El?"
"Vuoi scherzare?!"

El lo esclamò così forte che quasi i suoi occhi divennero giganti dalla gioia, annuendo con forza prima di lasciargli il tempo di ripetere la domanda, già emozionata all'idea di poter apprendere quel disegno lungo le pareti della sua camera.
Non poteva vantare nessuno scatto ancora con il suo Mike, ma quel disegno, certo, sarebbe stato una valida sostituzione.
"Sì, ti prego! Ti prego, Will!"
"Ai suoi ordini, my lady!"

El seguì con lo sguardo Will sedersi con un sorriso alla sua scrivania, stendendo davanti ai suoi occhi un nuovo foglio da disegno bianco.
"Colori o carboncino?"
"Colori, per favore!" chiese El sentendosi così fortunata per quella nuova amicizia, tornando a sedersi su quel letto e prendendo un bel respiro, vedendo Will iniziare a testa china a tracciare i primi tratti a matita, sfumando con il polpastrello sulle note di una musica alla radio che El non aveva riconosciuto fino a quel momento.

"Ma io…io conosco questa canzone!" sussurrò El più a se stessa che a lui, trattenendo non poco la sua mente dalla tentazione di alzare con un cenno della testa di più il volume: quella melodia, quella musica, quella voce…ma dove l'aveva già sentita?
"Questa?" Will alzò la testa sorprendendola confusa alle sue spalle, sporgendosi verso la radio sul davanzale della finestra e alzando di più la manopola tonda del volume, lasciando che tutta la melodia riempisse le pareti, rimbalzando sui poster e innondando la stanza.

Somebody
Somebody
Somebody
Somebody
Can anybody find me…?

"Allora Mike qualcosa di buono te l'ha insegnato! Questa è Somebody to love!"
"Somebody to love!" ripeté El estasiata, ricordandosi in un istante dove avesse già sentito per la prima volta quella canzone: in camera sua, di Mike, settimane o settimane prima, o meglio sarebbe stato dire nel vuoto, ma nella sua camera, la prima volta che si era spinta a spiarlo fin lì, vedendolo muovere la testa ricciuta a ritmo con quella musica, le cuffie sulle orecchie e nel nastro registrato quella canzone.

Can anybody find me…
somebody to love?

"È una delle preferite di Mike, sai?" El sentì Will commentare, tornato di spalle alla sua scrivania, con la matita tra le dita e gli occhi al suo disegno, cogliendola a metà strada di un pensiero meraviglioso: quella notte, quella prima notte di buio ma anche di luce, come in un sogno, El aveva sentito per la prima volta quella melodia, ma non l'aveva allora davvero ascoltata, quasi come non potesse capire quelle parole.
Ma ora, ora El le capiva.
Stavano parlando dritte al suo cuore.

Finalmente anche lei, come in quella canzone, già fin da quella sera ma ora con più consapevolezza di prima, aveva finalmente trovato qualcuno da amare, somebody to love?
El quasi arrossì, dandosi dell'idiota da sola per quel pensiero, scuotendo silenziosa i ricci dalla fronte: stava correndo decisamente, decisamente troppo, in fondo che mai poteva saperne lei dell'amore?
Quella loro avventura non era che appena iniziata, con un bocciolo appena sbocciato, in grado però fin da ora di emanare il suo dolce profumo?
In fondo chissà, magari con il tempo, un po' di pazienza e tanto calore, avrebbe potuto un giorno dire anche lei al suo nerdino:
"Eri tu quel qualcuno che io non sapevo di stare aspettando? Quel qualcuno da amare?"

"Cosa non daremmo io e Mike per andare a sentirli cantare a quell'ultimo concerto, cazzo…"
"Sì?" El trasalì, ricordandosi di non essere sola in quella stanza, sbattendo le palpebre e cercando di concentrarsi, sentendo Will sospirare di spalle su quella scrivania.
"Già…sarebbe stato il mio sogno…cioè il nostro, il nostro sogno: un loro concerto insieme, porca puttana, il sogno di tutta tutta una vita…"

El sorrise senza accorgersene a quella esclamazione, sentendosi stranamente così viva e felice, di fronte all'entusiasmo dell'amico nel parlare della musica della band dei suoi sogni.
Sogni, questa magica e sconosciuta parola…
Il suo papà le aveva spiegato che tutti nel mondo ne avevano uno, ogni singolo individuo sulla faccia della terra, qualcosa che permettesse di andare avanti, di vivere ogni giorno con degli obbiettivi, delle speranze, delle ambizioni.
Il suo papà le aveva spiegato che anche lei poteva averne uno, che le era concesso scegliere un sogno e lottare con le sue forze per realizzarlo.
E se El ne voleva uno, ancora non sapeva dire se lo avesse già trovato.

"Sai, è grazie a loro se io e Mike ci siamo rivolti la parola la prima volta!"
"Sul serio?"
"Serio! Parola mia! Guarda un po' sul comodino!"
Will le indicò di spalle il comodino accanto al letto, dove una lampada accesa e due cornici attirarono immediatamente l'attenzione della piccola: una foto ritraente Lucas, Will, Dustin e Mike vestiti con indosso i loro costumi da Ghoostbusters e grandi sacchi in mano, ed un'altra ritraente due piccoli bambini sorridenti seduti su due altalene vicine, due occhietti verdi e due scuri per nulla cambiati, capelli lisci a scodella per uno, riccioli neri per l'altro, buchini tra i denti.
"Ma questi siete…"
"5 anni, ultimo anno dell'asilo, ora di ricreazione!" Will concluse la frase voltandosi con un sorriso, vedendola incredula sorridere a quella cornice, incapace di levare gli occhi da quella fotografia.
"Due piccoli marmocchi, non è vero?"
"Ma eravate così piccolini!" El esclamò sentendosi quasi ridicola, accorgendosi solo in quel momento che quello era probabilmente il primo contatto che mai avesse avuto con un bambino.

L'immagine di un piccolo Mike in miniatura, gli stessi capelli neri e pelle pallida ripiena di lentiggini, lo stesso dolce sorriso, unito al pensiero che mai, nemmeno se avesse voluto, lei avrebbe mai potuto mostrare a qualcuno sue foto di quando era così piccola, la investì come un treno dritto dritto in pancia, facendola deglutire, alzando gli occhi al soffitto lontano da quella fotografia, sentendo gli occhi pizzicare e pregando che l'amico non avesse notato quel repentino cambio di espressione.
"Tu e Mike siete amici davvero da una vita!" tentò di abbozzare El dando freno al tremore della sua voce, vedendo Will alla scrivania passare ai colori, prendendo una matita dopo l'altra dalla sua scatola delle matite colorate.

"Sì, da una vita, sì…" vide Will annuire, potendo quasi immaginare il suo sorriso:
"Mike è l'amico più vecchio che ho, da quel giorno me lo sono ritrovato incollato e non ho ancora trovato come scollarmelo di dosso! È decisamente il migliore amico che io abbia mai avuto…ma tu non dirgli che ho detto queste smancerie, cazzo!"
El rise, scuotendo la testa dolcemente, vedendo l'amico voltarsi verso di lei con le mani giunte in preghiera:
"Tranquillo, non lo farò…"
"Grazie, El!"

El sorrise, vedendo l'amico esitare, gli occhi puntati a terra alle sue mani macchiate di polvere di matita, lo sguardo pensieroso come chi sta cercando con cura le giuste parole.
Ed El attese in silenzio, guardandolo fisso, prima che Will riprendesse a parlare.
"Sai, El, Mike e sempre stato un amico davvero molto, molto speciale.." El lo vide iniziare con un sorriso, commosso, non osando commentare se non sorridere a sua volta, restando ad ascoltare quella che, più che una confessione, pareva avere quasi il sapore di un'altra storia da raccontare.
"Il party stesso esiste ed è iniziato grazie a lui, è lui che ci ha voluti tutti uniti: è lui che conosceva già Lucas, che poi ci ha presentato Dustin, e poi Max ed infine tu…"
El lo vide sorridere, alzando gli occhi finalmente su di lei, verdi e vispi, grandi di commozione, quelli di un amico che El ancora non poteva immaginare che valore avrebbe avuto ben presto in tutta la loro storia.
"Sono felice che Mike abbia trovato qualcuno di speciale come te, El…lo siamo tutti"

"Ma all'inizio non era così…" El scosse la testa sorprendendosi delle sue stesse parole e vedendo gli occhi di Will aprirsi di stupore.
"Come?"
"Lascia stare, ho detto una cosa stupida!" El scosse la testa mordendosi la lingua, maledicendo la sua testa incapace di tenere la bocca chiusa.
"Stupida, stupida, El!"
"Non è niente di importante…"
"No, El! Sì che è importante!" Will le si fece più vicino, risedendosi al suo fianco sul suo letto e vedendola sospirare con gli occhi bassi, la testa china, cercando con cura le parole da dire.
"Tu…tu hai ragione, El, ho capito cosa hai detto…" El lo vide sospirare, chiudendo lentamente gli occhi,
"Io e gli altri, all'inizio, abbiamo saputo essere dei veri stronzi con te…"

"Perché?" El sussurrò deglutendo piano e osservandolo più da vicino, vedendolo stringere tra di loro più forti le labbra prima di rispondere, prendendo un ultimo profondo respiro,
"Perché vi comportavate così con me? Non mi volevate?"
"No, non era questo il punto, El, io…" El lo vide sospirare cercando le parole, alzando gli occhi al soffitto e gesticolando per l'esasperazione:
"Io credo che fossi solo, in fondo, preoccupato…preoccupato per Mike, ecco"
"Preoccupato? E perché mai?" El esclamò con un mezzo sorriso, sperando di stemperare in parte la tensione,
"Perché, Will…faccio così paura?"
"No, no, El…"

Will sorrise, tornando con gli occhi nei suoi, vedendola sorridere dandogli il coraggio di concludere la sua spiegazione:
"È solo che sai…è stato normale! Avevo solo paura per lui, paura che potesse risuccedere ancora! Sai, Mike è sempre stato particolarmente sfigato in questo genere di cose…e dopo quest'estate al mare…"
"Estate?" El chiese con sguardo confuso, vedendo Will spalancare gli occhi verdi, boccheggiando visibilmente, mordendosi la lingua come chi ha parlato troppo, decisamente troppo:
"Mike…Mike non te l'ha detto vero?"
"Detto che cosa?!"
"Questo non avrei dovuto dirtelo…" El confusa lo vide scuotere la testa chiudendo gli occhi ed alzandosi da quel letto camminando lungo il pavimento della stanza, seguito dallo sguardo accigliato di El per nulla intenzionata a concludere in quel modo la discussione.
"Che cosa?! Che cosa avrebbe dovuto dirmi Mike, Will?"
"Lascia stare, El, davvero! Non sono faccende mie!"
"Will…"
"El, ti prego…"
"Will!"

Will sospirò portando le mani sul viso, maledicendosi a fior di labbra in tutte le lingue del mondo a sua disposizione, immaginando l'ira funesta di Mike se solo avesse saputo in che razza di pasticcio l'aveva cacciato.
"Beh, ecco…" ricominciò tentennante messo con le spalle al muro, ma El non aveva più intenzione di restare a sentirlo balbettare: che diavolo stava cercando di dirle?
"Ecco…"
"Parla, Will!"
"Oh, e va bene!" El lo vide spalancare le braccia con sguardo vinto ed esasperato, buttando fuori tutto come un fiume in piena come a non poter sopportare quella pressione.
"Mike quest'estate ha baciato una ragazza al mare e questa, beh…lei non ha più richiamato"

"Al mare?" chiese El confusa, muovendo un passo in avanti verso di lui e vedendolo scuotere i capelli lisci dagli occhi: Mike aveva baciato una ragazza…al mare?
"Sì, esatto!" annuì Will tentando di non sentirsi così terribilmente in colpa, immaginando già la faccia dell'amico se mai fosse venuto al corrente di quella confessione.
In fondo era stata El ad insistere, non era certo stata colpa sua! Che colpa ne aveva in fondo lui se Mike non gliene aveva già parlato?!

"Ed ecco, Mike ci è rimasto male parecchio per questa cosa, e quando sei arrivata tu…"
El con gli occhioni spalancati lo vide proseguire, sospirando con le mani sugli occhi:
"Quando sei arrivata tu, ecco…io avevo solo paura potesse succedere ancora…"
"Che cosa, Will?"
"Che lui ne uscisse di nuovo a pezzi, come era appena successo!"
"Che cosa?!"
"Ehi ragazzi! Che succede?"

Una voce maschile al di là della parete aprì la porta della camera di colpo alle spalle di Will, facendolo quasi cadere e ritrovando di fronte a sé i visi dei due ragazzi più confusi ed accigliati che mai, quasi in fondo grati di quella interruzione.
"Niente!" risposero prontamente all'unisono i due amici, mostrando le lora più convincenti facce da angioletti, davanti agli occhi diffidenti di Jonathan Byers sulla porta di quella camera da letto, la divisa da Pizza-man ancora indosso, berretto compreso.
Il maggiore dei fratelli decise di non indagare di più, facendo spallucce.

"Ad ogni buon conto, c'è qualcosa che proprio non potete perdervi: venite a vedere!"
El lanciò un'occhiata a Will, e Will una altrettanto esplicita ad El, di tacito comune accordo di poter interrompere a quel punto la discussione, seguendo il fratello di Will che li precedeva lungo il corridoio in punta di piedi, indicando loro la strada.
"Date un'occhiata!" i due ragazzini sentirono Jonathan sussurrare, sporto insieme con loro dall'ultimo muro del loro salotto.
"A voi lo spettacolo!"

Ed El sorrise, trattenendo a stento un sospiro ed una risata, sporgendosi dal muro in mezzo ai due amici, in direzione della porta d'ingresso di casa Byers rimasta aperta di 10 centimetri, nascondendo solo in parte le figure di spalle dei due genitori, stretti vicini sotto la stessa coperta sulle spalle per proteggersi dal freddo della notte, seduti sui gradini e riparati dal portico dalla pioggia scrosciante, intenti a fumare insieme e a ridere, guardandosi di tanto in tanto per poi scoppiare ancora a ridere.
"La bottiglia era ancora piena al termine della cena?" chiese Jonathan a bassa voce, per non disturbare quei due piccioncini, dall'aspetto non più maturo di due ragazzini in quel momento.
"Era più che a metà!" trattenne Will una risata, ridendo a bassa voce insieme ad El e al fratello, lanciando un'occhiata alla bottiglia di Chianti ora vuota ed abbandonata sulla tavola: ops!
"Sono proprio una bella coppia, non trovate?"

El si ritrovò a sorridere a quelle parole, credendo di non essersi mai fermata a riflettere nemmeno un secondo a quella eventualità: in fondo che il suo papà e quella donna da sempre così gentile con lei fossero amici di vecchia, vecchissima data, El già lo sapeva, le era stato più volte raccontato.
E che il suo papà fosse sempre così felice anche solo per una sua chiamata, che raramente perdesse occasione per non nominarle il nome di Joyce, era qualcosa alla quale El non aveva dato gran peso, ma ora glielo dava, glielo dava eccome peso!
E se davvero non fosse stata solo sua quella piacevole sensazione, avvertita poco prima durante la cena?
Se tutto potesse essere più che un'illusione, se le loro, da due, potessero essere prima o poi davvero…un'unica famiglia?

"Qualcosa mi dice che resterai qui ancora per un po', El!" Jonathan scosse infine la testa, ritornando a passi leggeri verso la sua camera:
"Ti appisoli sul divano? Ti porto una coperta?"
"Ti ringrazio!" El mosse un piede verso il salotto insieme con Will, due sorrisi complici sui loro visi, poco prima che le sue orecchie, con un sussulto, non fossero riattirate nuovamente indietro, sentendo pronunciare da una voce un po' impastata il suo nome.
"E quel discorso che volevi che facessi ad El…non glielo devo fare più, Jim?"
"Quello?! Pufff!" El e Will trattenero una risata, vedendo il capo sbuffare a gran voce, dopo aver riempito le guance di aria da buttar fuori, rosso per il vino come un grasso pomodoro.
"Quel discorso?! Lascia stare, non ce n'è più bisogno, Joyce…"
"E con Mike?!" El trasalì sentendo Joyce continuare, scambiandosi con Will uno sguardo teso, prima di tornare con le orecchie a quel discorso tra i due genitori ubriachi.

"Non stava diventando una cosa importante? Ecco il perché del discorso?"
"Naa, lascia stare Joyce, davvero, ho trovato un'altra soluzione, di gran lunga più efficace!"
"E quale sarebbe, sentiamo!"

El e Will si mossero come un sol uomo più vicino, muovendo leggeri passi fin sulla porta aperta di casa, facendosi piccoli piccoli e silenziosi, pur con il cuore in gola: El per la precisione, trattenendo il fiato quasi dalla paura, Will più a rischio di scoppiare in una fragorosa risata da un momento all'altro.
"Beh, ho deciso che farò a modo mio!" El sentì il cuore perdere un battito, ma allo stesso tempo Will ridere più rumorosamente alle sue orecchie, facendo anche lei ridere di conseguenza, anche se non ci sarebbe stato poi niente in fondo da ridere.
Oh sì, lei e il nerdino avrebbero dovuto prestare più attenzione, molta più attenzione di così.

"Uccideró Mike e getterò il suo cadavere in un fosso! Un insabbiamento perfetto, vedrai, è la mia specialità! Riuscirò perfino a farlo passare per un incidente, credimi! In fondo, chi può farlo se non io? Diamine, sono io il capo della polizia! E tu sarai presto un ragazzo morto, Wheeler!"

📼🌼
Ciao amici!🙃    
Allora, che ve ne pare della coppia più chiacchierata di tutta Hawkins?
Non se la stanno cavando per niente male, non è vero?
Adorabili imbranatini😍
E riguardo un Hopper sempre più sospettoso e un Will che merita ufficialmente il titolo di "combina casini dell'anno?"🙈
(N.b. l'idea del disegno della "Terra di mezzo" sopra la parete della camera è tratta da una storia vera: da camera del "mio Mike" per essere precisa: adorabile nerdino🤗)
Che dire, spero vi sia piaciuto questo loro inizio come coppia, fatemi sentire un po' di calore!🙃
A presto, nuvole grige all'orizzonte!
Sentite anche un gorgoglio sospetto, come di una...vasca?
Ari

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