15.Crush
Do you catch a breath
when I look at you?
Are you holding back
like the way you do?
📼🌼
"Dolcetto o scherzetto, MadMax?"
"Oh, ma per piacere, stalker!"
"Ti consiglio scherzetto, dolcezza! Ho in mente giusto giusto qualcosa per te…e in fondo già lo sai: al dolcetto posso sempre comunque pensarci io dopo tutto…"
"Mi spiegate perché anche la più innocente delle frasi in bocca vostra diventa un dialogo tratto da un film porno?"
Max tossì violentemente sul piatto di plastica appoggiato al tavolo della sala mensa della Hawkins High, con il rischio di strozzarsi con il latte scremato appena bevuto direttamente dal piccolo cartone.
"Sei disgustoso…" ebbe il tempo di sussurrare con voce stozzata la rossa, lanciando all'amico dagli occhi azzurri e l'aria furbetta uno sguardo così truce che avrebbe potuto, anche in silenzio, prenderlo a sberle lì davanti a tutti.
"Ehi, che ho detto?!" ribatté Dustin di colpo, fingendosi stupito, sentendo i suoi addominali non proprio granitici profanati all'unisono da due gomitate alla sua destra e alla sua sinistra, da parte rispettivamente del suo amico dalla carnagione cioccolato e dalla sua imbarazzata più che mai ragazza.
"Chiudi quel becco, Dustin!"
"Cos'è, latin-lover, sarebbe colpa mia adesso?"
"Sei un cazzo di pervertito, togliti quella risatina dalla faccia!"
"Io?! E che mi dite di voi che non perdete occasione per assomigliare a due criceti perennemente in calore?!"
Il giovane Byers sorrise a quello scambio di battute tra i suoi migliori amici, a metà tra l'imbarazzato e il divertito, portando un'altra forchettata dell'insipido polpettone della mensa alle labbra e ridendo di gusto con loro all'unisono, insieme al resto del party assiduamente incapace di restare serio senza scoppiare a ridere ogni tre per due quella mattina.
Tutti tranne uno.
"Tutto bene?" chiese Will abbassando la voce, in mezzo agli insulti di Lucas e le esclamazioni di l'indignazione di Max, volgendo al suo migliore amico, seduto accanto a lui di fronte al resto del gruppo allo stesso tavolo della mensa, come ogni altra pausa pranzo, uno sguardo indagatore e solo velatamente preoccupato.
"Mmh?" sentì rispondere il ragazzino dai ricci neri, svegliandosi dal suo incanto come cascato a terra da un sogno, interrompendo per un secondo il vagare ostinato dei suoi occhi in lungo ed in largo da una parte all'altra del perimetro di quell'affollata sala mensa, e decidendosi infine a riabbassarli su quella tavola, su quelli verdi del suo migliore amico al di sotto di due sopracciglia ben inarcate.
"Oh…si, tutto bene, certo!" Will sentì Mike farfugliare sfuggendo il suo viso, incapace di reggere il suo sguardo, vedendolo concentrarsi invece sulla sua triste insalata di pollo con aria tutto fuorché rilassata.
Per il giovane Wheeler, quella mattina, era stata tutto tranne che un buon inizio de "la giornata più bella dell'anno".
"È un po' triste…non trovate?" aveva sospirato Max poche ore prima, volgendo tristemente gli occhi verdi lungo il parcheggio ingombro di auto e moto, fitto di studenti liceali vestiti in abiti comuni, intenti a chiacchierare, ridere ed accalcarsi alle porte come tutto gli altri giorni, come se quel giorno non avesse avuto poi proprio niente di speciale.
"Già, puoi ben dirlo…questo è il liceo, ragazzi!" aveva ribattuto Dustin con un sospiro sconsolato, smontando dalla bici e parcheggiandola alla rastrelliera accanto a quella dei suoi amici, tutti con la stessa aria deprimente impressa sul viso.
"Ho sempre pensato che questa storia di "diventare adulti" fosse in fondo una grande fregatura".
Mike aveva annuito, non potendo non trovarsi d'accordo, grato che almeno il suo migliore amico avesse regalato agli ascoltatori di Radio Shak quella mattina un assaggio di compilation di successi tratti dai più grandi film di paura degli ultimi anni.
Dalla Main Title Song di Shining alla colonna sonora di Halloween composta da Bernard Herrmann fino alla intramontabile "Who you gonna call?", Mike era grato che almeno qualcuno avesse tentato quella mattina di ricordare a quell'ammasso di energumeni dei suoi compagni di scuola che giorno fosse quello.
"Niente pipistrelli appesi al muro, niente scheletri di gonna agli armadietti…" aveva proseguito Lucas con aria nostalgica, percorrendo i corridoi dai pavimenti rossi affollati di ragazzi e ragazze, minimamente scandalizzati, come loro apparentemente, di quella mancanza di decorazioni a tema.
"Nemmeno una zucca intagliata, niente di niente! Sono a tanto così dal mandare una lettera di lamentele al comitato studentesco, vi ho avvertito!"
"Dustin ha ragione, non siamo più alla Middle…" aveva ribattuto Mike con tono rassegnato, alzando le spalle e deglutendo la sua delusione, arrivando con gli amici di fronte ai loro soliti armadietti sopra i quali mai come quell'anno era insolita per tutti i piccoli nerd una così totale assenza di decorazioni.
"In fondo è vero, cosa ci potevamo mai aspettare?"
"Almeno quest'anno vi è andata bene, non vi pare?" aveva tentato di risollevare i morali la rossa, fermandosi di fronte a loro con aria divertita e facendo loro sollevare curiosi gli sguardi.
"Che intendi dire, Max?"
"Beh…almeno quest'anno non siete gli unici ad essersi presentati vestiti di tutto punto come dei piccoli nerdini armati di fucili fotonici e trappole automatizzate!"
"Questo mi tira molto sù di morale, ti ringrazio Max!" aveva riso Mike scuotendo la testa, aprendo il suo armadietto con espressione divertita ma perdendo immediatamente il sorriso non appena ebbe notato l'armadietto identico ma ancora chiuso accanto al suo.
Possibile che non fosse ancora arrivata?
"Divertente rossa, ma ammetti che ne eri rimasta colpita!" aveva ribattuto invece Dustin con aria risoluta, battendo fieramente una mano sul petto sulla felpa blu rappresentate lo scheletro di un dinosauro e la scritta Museo di scienze naturali della città di Hawkins
"Ammetti che ti avevamo affascinata con il nostro coraggio! Chi altro avrebbe avuto le palle di rimanere così vestito fino al termine delle lezioni, girando a testa alta lungo quei corridoi?"
"A testa alta non direi, visto che vi giravate alle spalle temendo uno scherzo ogni passo o forse ogni due" aveva riso Max divertita scuotendo la coda rossa e ricordando con un sorriso al resto del party che almeno quell'anno non vi sarebbe stato nessun motivo per temere di essere infilati nel bidone della mensa quel giorno.
"Si si, raccontala come vuoi signorina, ma da quel momento non hai smesso di levarci gli occhi di dosso!"
"Da te non credo proprio Dusti-Bon! Da me, invece…"
"Oh, ma piantala, stalker!"
"Sempre così modesto, Luchino-piccino?"
"…ragazzi!"
Mike li aveva interrotti facendoli sobbalzare, ritrovando davanti a lui a fissarli sei occhi più stupiti di quanto lui avrebbe immaginato.
Sì, chiaramente il piccolo Wheeler aveva urlato più forte di quanto aveva creduto.
"Ragazzi, dov'è…?" si era affettato a riprendere Mike, vedendo gli sguardi dei suoi amici farsi più accigliati.
Possibile fosse in ritardo? Lei no, non lo era mai…
Possibile stesse male? Possibile fosse rimasta a casa assente…proprio oggi?
"Dov'è...?" aveva balbettato ancora il ricciolino, sentendo crescere più acuta la tensione; possibile ci fosse stato un motivo dietro il suo non rispondere alla sua chiamata la sera prima? E perché El non lo avesse richiamato?
E, sopratutto, possibile lui non potesse essere proprio più discreto di così?
"Dov'è…Will?" aveva sussurrato infine Mike pregando nessuno notasse il più evidente rossore tra le sue lentiggini.
"Will?!" aveva esclamato Dustin alzando un sopracciglio in mezzo ad un'alzata di spalle di Lucas e Max.
"Non saprei…non era in diretta questa mattina?"
"Sì ma…è in ritardo!" aveva azzardato Mike con aria innocente, approfittando di quella scusa per allungare ancora lo sguardo a destra e a sinistra lungo quel corridoio, alla ricerca di un lembo della sua gonna a fiori.
"Dove sei? Ma dove diavolo sei finita, El?!"
"Probabilmente è già nell'aula di francese a tenerci i posti, mai come è fatto…" si era afferrata a concludere Max chiudendo l'armadietto alle sue spalle proprio sull'inizio del trillo della campanella della prima ora.
"Ecco appunto…andiamo!"
"Voi andate pure, io…" aveva insistito Mike con tono più deciso, dopo aver lanciato un ultimo sguardo all'armadietto inesorabilmente ancora chiuso alle sue spalle.
Dove si era cacciata, perché diavolo non era ancora arrivata?
Come diavolo avrebbe potuto parlarle, raccontarle dei costumi e degli orari della serata se ancora non si faceva vedere da nessuna parte?
"..io vado a cercarlo!"
"A cercarlo?! Mike, ma come?!" aveva esclamato Lucas aprendo le braccia in segno di stupore.
"Max ha ragione, sarà già in aula a quest'ora, siamo noi quelli in ritardo, andiamo!"
"Andate, davvero…io vi raggiungo!"
"Aspetta! Che diavolo fai?! Dove vai?!"
"Devo trovarlo! Ci vediamo in classe!" aveva tagliato corto Mike l'ultimo secondo prima di schizzare via, iniziando a correre lungo quel corridoio pieno di studenti in movimento in direzione delle aule delle prime ore, lasciando alle sue spalle tre amici increduli a quello che avevano appena visto davanti ai loro occhi.
"Mike! Faremo tardi!"
"Mike!"
Ma Mike quella mattina non poteva sentire ragioni.
La giornata più bella dell'anno, eh? Come poteva essere bella una giornata se non era riuscito nemmeno a scambiarle un sorriso di sfuggita con lei come tutte le altre mattine, come se i suoi occhioni non erano entrati nell'orbita sconclusionata del suo piccolo cuore pulsante agitato nel petto e sotto perenne pericolo di terremoto quando l'aveva vicina?
Come proprio quel giorno che Mike avrebbe avuto da dirle tante cose e poco tempo per perdersi in convenevoli, come se la sua piccola stella luminosa non si trovava da nessuna parte?
Percorse a ritroso il corridoi il piccolo Wheeler con il cuore in gola, pregando di scorgere anche solo da lontano tra le teste più ritardatarie, a campanella già suonata, anche solo una ciocca dei suoi ricci chiari, un lembo di una delle sue gonne leggere.
A Mike sarebbe già bastato per poter tornare a respirare sereno, ma il vuoto che aveva trovato di fronte a sé quella mattina era stato solo in grado di far cadere la sua mente nei pensieri più cupi.
Niente, nessun segno, nemmeno un minimo nel parcheggio della scuola, niente nell'atrio, niente lungo il corridoio del primo piano, niente in sala mensa e nemmeno nel bagno delle ragazze davanti al quale aveva fatto la posta per 3 minuti buoni.
El fiorellino Hopper quella mattina, pareva del tutto essere sparita nel nulla.
"Tutto bene…ne sei sicuro?" richiese Will un paio di ore più tardi seduto in sala mensa quella mattina, con l'aria incredula e furba di chi l'aveva già capita lunga, molto lunga.
"C'entra niente il tuo ritardo alla lezione di francese la prima ora, Mike? È tutta la mattina che sei sulle nuvole! Va bene essere un po' in ansia per la festa di sta sera, lo siamo tutti, ma…"
"Non ho visto El questa mattina" confessò infine Mike tutto d'un fiato, pregando che la sua voce sottile venisse accolta solo dal suo migliore amico, sfuggendo le orecchie indiscrete del restante gruppo troppo intendo a ridere alle reciproche provocazioni.
"No?" chiese Will con aria stupita,
"No!" rispose secco Mike facendosi discretamente più vicino, addentando una forchetta e spostando con una mano un riccio ricaduto ribelle ad un lato del viso.
"L'ho chiamata ieri sera appena sono rientrato, al numero di telefono che tu mi hai dato…"
"Ottimo! E allora?"
"E allora non mi ha risposto Will! Il telefono suonava a vuoto e nessuno ha richiamato per tutto il resto della serata!"
"È strano, è davvero strano! Quando mia madre chiama a casa del capo rispondono sempre ad orario di cena…"
"Già è strano, l'ho pensato anche io, ma non è questo il punto"
"E quale sarebbe allora il punto?!"
"Il punto è che non ho potuto parlarle del costume, Will! Il punto è che non sa ancora niente del fatto che abbiamo deciso di vestirci da zombie!"
"Giusto, è vero! Per questo sei così agitato?"
"Già, ecco appunto, mistero svelato…l'ho cercata ovunque questa mattina ma non l'ho trovata da nessuna parte: all'armadietto niente, in cortile all'intervallo niente e qui in mensa non si è fatta viva fino ad ora…e se stesse male?"
"Rilassati Mike, sono sicuro che starà bene! Avrà solo avuto…"
"E se avesse la febbre e non potesse venire alla festa di sta sera?"
Il giovane Byers aveva scosso la testa con aria divertita abbassando lo sguardo, davanti allo sguardo truce e tutt'altro che divertita del suo migliore amico il quale, a quanto pareva, a differenza sua, non trovava proprio alcun motivo per mettersi tanto a ridere.
"Si può sapere che ti prende, Byers?"
"Oh no, niente…assolutamente nulla, Wheeler!"
"Stai ridendo di me, Will?"
"No Mike, non sto ridendo di te ma solo…" trentennó il ragazzo con un mezzo sorriso, risollevando davanti all'amico due occhi verdi acuti e felici:
"Mike…tu lo sai di esserti innamorato sul serio questa volta, vero?"
Mike si ritrasse immediatamente indietro a quelle parole, come se più che una semplice ed azzeccata considerazione, il suo migliore amico avesse appena proferito una lunga lista di parolacce o bestemmie.
E forse, a dirla proprio tutta, Mike Wheeler avrebbe potuto reagire meglio addirittura a quelle.
Innamorato?
Innamorato!
Mike lo sapeva davvero? Si era accolto sul serio che Will non aveva fatto altro che colpire un'altra volta nel segno?
Si era accorto già anche lui di essersi sul serio, per la prima volta in vita sua…innamorato?
Sì, oh sì.
Il nerdino dai riccioli neri se n'era accorto già da un pezzo, pur non riuscendo a trovare un nome a quella sensazione, un nome appropriato per quel bruciore, per tutto quel grande calore, per il tremore che costante gli attanagliava le gambe, la sensazione di leggerezza provata ogni volta che le stava vicino, la gioia che gli bucava lo stomaco ad ogni di lei più bel sorriso?
Allora era quella la parola, il termine giusto per racchiudere tutto quel turbinio di emozioni e smettere di girarci intorno?
Innamorato.
Innamorato!
Mike nerdino Wheeler davvero, per la prima volta nella sua intera vita, si era innamorato?
"Will…ma che dic…?!"
"E il fatto che tu cerchi di nasconderlo me ne da ancora più conferma Mike, non ci provare!" lo interruppe Will con sguardo più serio, immediatamente sciolto in uno scoppio di risata a lasciare Mike più sconvolto e sconcertato di prima.
"Will, io non…"
"Lascia stare, sappiamo entrambi che ho ragione" tagliò corto il ragazzo dagli occhi verdi con un ultimo sorriso divertito, di fronte al viso più pallido e ammutolito del suo migliore amico seduto accanto a lui a quel tavolo della mensa.
"Piuttosto, cosa pensi di fare ora?"
Ma la mente di Mike era impegnata in quel momento ad un tiro alla fune contro il suo cuore ben più urgente di qualsiasi tipo di pianificazione.
Perché le parole di Will erano scese così nel profondo della sua coscienza quella mattina, lasciandolo come se fosse stato investito da un tir o immerso in una vasca ghiacciata nello stesso identico momento?
Innamorato, innamorarsi, quella parola sconosciuta che da tanto tempo faceva paura, il privilegio che per il resto del party era sempre stata concessa solo a Lucas e a lui soltanto, dono o sciagura, come avrebbe invece ribattuto Dustin, proprio quel termine dolce come una caramella quasi nauseante ma di cui non si può fare a meno, una medicina amara ma indispensabile per guarire: era davvero quello il suo turno, quello il suo momento per conoscerla ed imparare cosa volesse dire, coniugando quelle poche lettere al profumo più dolce dei ricci di lei?
A Mike venne da sorridere in quel momento, travolto come un treno da quella schiacciante e palese verità. Oh sì, Will aveva ragione, Will su di lui aveva sempre solo avuto ragione.
Era vero, non si poteva negare, non si poteva più negare.
Mike Wheeler si era davvero innamorato, per la prima volta nella vita, di un piccolo meraviglioso fiorellino di nome El Hopper.
"Terra chiama Mike, mi ricevete?"
La voce acuta di Dustin in arrivo alle sue orecchie fece sbattere più veloci le ciglia lunghe e nere di Mike in quella mensa, risvegliando dai suoi dolci pensieri e facendolo ricadere seduto a quel tavolo davanti a quel vassoio di insalata di pollo a fissarlo in attesa almeno quando i suoi amici con gli sguardi piantati ad osservarlo come il più curioso delle bestie rare.
"Ricerchiamo segnale, mi sentite?"
"Sì, ti sento Dustin, puoi piantarla?" rispose secco il nerdino con tono scocciato, allungando un braccio a scacciar via le mani dell'amico disposte a reggere un coltello di plastica come antenna di trasmissione.
"Che caratterino oggi, Mike!" fece eco alle prese in giro Lucas con un smorfia di disapprovazione dell'amico.
"Che c'è? È quel periodo del mese?"
"Dacci un taglio Lucas!"
"Sì, dacci un taglio Lucas!" venne in soccorso di Mike la rossa, con un grande sguardo di stupore da parte dell'amico corvino,
"Mike è solo in ansia per sta sera, non è vero?" alzò un sopracciglio con aria complice Max, facendo aprire le sue labbra rosse in un più largo sorriso,
"Non tutti possiamo essere animali da festa in fondo! Ma non temete ragazzi, non ho alcun dubbio!" continuò con aria risoluta, posando i gomiti sul tavolo e facendosi più vicina, sotto gli occhi curiosi dei suoi quattro amici.
"Ho sentito le cheerleader del quarto anno dire in bagno che ogni anno la festa è uno spasso, credetemi, loro sembravano super emozionate di andare a passare la notte di Halloween lì!" fece brillare gli occhi verdi di emozione la ragazza, con un'aria complice molto più grande della sua età.
"Dicono che l'anno scorso è durata fino all'alba, che i genitori di Bethany non si sono fatti vivi fino al pomeriggio dopo e che la casa dispone di diverse stanze, davvero molte stanze messe a disposizione degli ospiti della festa per ogni possibile ragione…"
"Credevo avessimo detto che avremmo dormito dopo la festa da Mike!" rispose innocentemente Will, cogliendo solo troppo tardi uno sguardo d'intesa tra la rossa e l'amico dalla pelle scura, di fronte dall'altra parte del tavolo.
Quella volta fu il turno di Mike a mandare di traverso l'intero boccone della sua insalata di pollo.
"Dio mio, ma siete davvero disgustosi!" esclamò Will con una smorfia di disgusto, tra i cenni di approvazione del suo migliore amico dai ricci neri per nascondere il suo dirompente rossore.
Dall'immagine di un candido bacio a fior di labbra alla sua zombie preferita sulla pista da ballo ad una corsa sù per le scale di una casa sconosciuta alla ricerca di una camera ancora libera dove sentire il suo angelo tremare di passione a tutte quelle fantasie che avevano popolato i sogni di quel nerdino negli ultimi mesi era un attimo per la mente fervida di fantasia del piccolo Wheeler, e Mike non poté fare a meno di tossire un'ultima volta, tentando di darsi un contegno seduto a quel tavolo nella mensa affollato di studenti, pregando che quella dolorosa e piacevole pulsazione in mezzo alle sue gambe potesse interrompersi nel minor tempo possibile.
Cazzo ma perché, perché doveva sempre essere così semplice prendere fuoco in un secondo, pensando alla sua El?
"Giudica solo chi non ha mai provato!" rispose Max per nulla imbarazzata, facendo brillare di più i suoi occhi attenti ed abbassando ancora di più la voce,
"Ma non intendevo dire quello che avete capito, pervertiti! Mi riferivo all'alchool! Fiumi e fiumi di alchool, o almeno è quello che dicevano quelle ragazze!" continuò la rossa con sguardo complice, sotto gli occhi ammutoliti degli amici a metà tra l'emozionato e lo sconvolto.
"Da…davvero?"
"Sì, davvero! Ed ecco il perché delle camere!" si affettò a rispondere Max facendosi loro più vicina,
"Non so voi ma ho intenzione di godermi la nostra prima vera festa liceale sta notte, e non so davvero quale dei nostri genitori sarebbe così felice di venirci a prendere ubriachi fradici sta notte per portarci a casa di Mike!"
"Credevo ci portasse a casa Jonathan!" esclamò Mike spalancando gli occhi con aria stupita: non era così che sarebbe andata a finire?
Una serata stupenda da concludere come tutte le altre volte nel suo basement, quella volta sperando ci fosse anche la sua…El?
"E credi non starà lì tutta la notte con tua sorella?" ribattè Will scuotendo la testa, rivolgendosi a Dustin con aria risoluta.
"Steve?"
"Steve sarà l'ultimo ad uscire da quella festa, com'è vero che la terra è tonda!"
"Che seccatura…"
"Ecco il perché delle camere, appunto…"
"Facciamo così!" mise tutti a tacere Lucas allargando le braccia, prendendo un profondo respiro prima di concludere quella discussione.
"Casa di Bethany è dalla parte opposta della città rispetto a casa di Mike ma non è poi così impossibile da raggiungere a piedi! Nessun genitore ci verrà a prendere, faremo tutto da soli, non avremo bisogno di nessuno! Ma se saremo troppo stanchi o ubriachi o che diavolo ne so io, sappiamo che la casa avrà stanze a disposizione", concluse il nerdino con tono fermo, tra i cenni di approvazione del resto del gruppo intorno a lui.
"Andata!"
"Ci sto!"
"Mike!" urlò tutto d'un tratto Will facendo sobbalzare l'amico seduto al suo fianco, facendo ruotare lui e il resto del party nella direzione nella quale il suo sguardo si perdeva al di là della sala mensa.
"Ore 10! Ore 10!" continuò Will con fare concitato, allungando un braccio sulla spalla dell'amico, il dito puntato alle ampie porte a vetri dove il piccolo Wheeler poté cogliere in un istante una sottile figura dalla lunga gonna a fiori grigi correre verso l'uscita con un paio di libri stretti in mano e una chioma di ricci baciati dal sole mossi dalla corsa.
"El!" saltò in piedi Mike in mezzo alla mensa, fregandosi in quel momento di averlo praticamente urlato davanti a metà degli alunni della scuola, così come di fronte agli sguardi increduli dei suoi amici.
"Mike! Non urlare così!"
"Ma sei matto?!"
"El!!" non ebbe paura di urlare più forte il piccolo Wheeler, muovendo le gambe prima dei pensieri e iniziando a correre in mezzo a quei tavoli, facendo lo slalom tra i suoi compagni e le pile di vassoi, tanto nessun grido o lamento avrebbe potuto raggiungerlo in quel momento.
"Permesso! Scusate!"
"Ma stai attento!"
"Scusa, mi dispiace!"
"Razza di nerd!"
Raggiunse con il cuore in gola la fine del grande salone, muovendo a destra e sinistra la testa in cerca del suo raggio di sole, scorgendolo infine in lontananza, in un riccio semi nascosto dietro una colonna, in cammino diretta verso l'uscita, facendo comparire in modo spontaneo un più grande sorriso sul suo pallido viso.
"Beccata, fiorellino!" sorrise tra sé Mike, riprendendo la corsa lungo quel corridoio, non potendo credere a quanto veloce potessero essere le sue gambe se la sua corsa era verso di lei, quanto grande potesse diventare il suo cuore, se ad urlare era la voglia di raggiungerla, quanto dolce potesse apparire la voce di Will in quel momento, mentre rimbombava nella mente ricciuta di quel nerdino quella parola, reale, vera, mai più azzeccata.
"Innamorato…innamorato! Mike, ti sei innamorato!"
"El!" urlò più forte Mike imboccando l'ultimo corridoio, vedendo la sua piccola e magra figura procedere a grandi passi verso le porte della scuola, filtrante i raggi di luce del mezzogiorno di una rara giornata di sole.
"El!" riprese a correre Mike nella sua direzione, già allungando una mano in attesa di afferrare la sua.
A Mike non sembrava che nessuna corsa in vita sua fosse mai stata più leggera di quella.
"Innamorato…innamorato! Mike, ti sei innamorato!"
"Mike?"
"El!"
*
El sentiva quella mattina come se qualcuno avesse impiantato nella sua testa una sveglia ticchettante nelle sue orecchie fin da quando aveva aperto gli occhi sul suo cuscino.
"Ti concedono di uscire un'ora prima" aveva detto Hopper tornando a casa molto tardi la sera prima, ritrovandola ancora sveglia e sorridente a rimirare un bel vestito corallo appeso ad una gruccia all'anta dell'armadio.
"Dici davvero, papà?" aveva esclamato El entusiasta,
"Davvero!" aveva annuito felice il capo Hopper, lanciando uno sguardo confuso al vestito chiaramente già pronto in bella vista per un'occasione più che importante.
"Così avrai tutto il tempo di prepararti a dovere per questa tua preziosa festa…ma, kiddo, Halloween non avrebbe essere la festa dell'orrore?"
"La festa dell'orrore…?" si era ripetuta El tutto il resto della serata con aria interrogativa, non riuscendo a cogliere in pieno quale sfumatura di significato dovesse valere quella strana parola:
"Festa…dell'orrore?"
"Ma sì! Zombie…streghe, hai presente?" aveva aggiunto il papà con tono ovvio e divertito, muovendo le braccia davanti a sé a metà tra l'imitazione di una mummia o un polipo a otto tentacoli.
Lo sguardo impassibile e a tratti quasi sbigottito di sua figlia l'aveva fatto però ben presto desistere da quel fallimentare tentativo di imitazione, ripetendosi che, in fondo, se il suo "caro Mike" non le aveva detto nulla su quale costume o maschera indossare o non indossare, non era affare suo come la sua bambina si sarebbe presentata vestita a quella festa.
Sempre meglio un vestito dalla lunga ed elegante gonna che un vestito corto e provocante da gattina o vampira come aveva viste tante ragazzine mezze svestite lungo le strade della città nella notte più paurosa dell'anno.
E per la piccola El, quella mattina, il problema del vestito era certo l'ultima della sua preoccupazioni: la priorità assoluta quel pomeriggio era di non fare tardi al laboratorio per poter tornare a casa prima e farsi bella per la serata.
"El!"
El era arrivata a scuola molto presto quella mattina, ben prima dell'apertura delle porte a vetri e del suono acuto della campanella della prima ora; aveva passato la mattina a scappare da un'aula all'altra in tutta fretta, non fermandosi nemmeno a posare i libri nell'armadietto al cambio dell'ora o a godersi l'intervallo come il resto degli alunni nel cortile, in una delle rare giornate di sole di quell'ottobre.
In pausa pranzo, così come all'inizio delle lezioni, aveva raggiunto nelle aule i professori delle materie che avrebbe inevitabilmente perso quel pomeriggio, uscendo prima della fine dei corsi e attendendo l'auto del suo papà che l'avrebbe portata al laboratorio un'ora e mezza prima, pregandoli di non segnarle l'assenza sul registro e promettendo di recuperare le ore perse con ricerche in più e compiti extra da svolgere nel weekend.
Non si era fermata nemmeno un attimo per immaginare dove potessero essere i suoi amici quel giorno, troppo presa a girare come una trottola per avvertire perfino il suo stomaco lamentarsi per la fame.
E quando alla fine, al termine delle lezioni, con i libri in mano e una lista di compiti extra da recuperare più lunga delle ore di sonno che certo avrebbe potuto dormire quel fine settimana, il ticchettio della sveglia nella sua testa non si era ancora esaurito ma gli sbadigli si susseguivano sul suo viso stanco, invocando disperatamente l'ausilio di un caffè, un pensiero fulmineo era passato nella sua testolina riccioluta, facendola quasi inciampare nei suoi stessi piedi di corsa lungo l'ennesimo corridoio.
Mike!
El per l'intera mattina non aveva visto…Mike!
Avrebbe voluto chiedergli l'orario di ritrovo a casa sua quella sera, come avrebbero raggiunto la festa, a che ora sarebbero rientrati, quando doveva chiedere a suo papà di venirla a prendere e infine, sopratutto, se anche lui era così terribilmente emozionato come lo era lei!
Per la piccola quella mattina di corse a tenerle la mente impegnata la mente era stata probabilmente una benedizione, perché se solo si fosse fermata a pensare per un momento di stare davvero per andare alla sua prima vera festa, di lì a poche ore, sarebbe certo svenuta per la tachicardia lungo quegli stessi corridoi.
"Dio mio El, datti una calmata!" si era detta la sera prima, girandosi per l'ennesima volta sotto le lenzuola del suo letto, sentendo il suo cuoricino battere ancora di emozione, senza il minimo accenno a ridurre il suo ritmo di frequenza.
"Di questo passo non arriverai viva alla festa, ti vuoi dare una regolata?!" aveva sprofondato il viso sul cuscino, pregando di prendere sonno il prima possibile.
"Prima ti addormenti prima arriverà domani, semplice, no?" si era poi ripetuta, respirando lentamente ad occhi chiusi, fino a quando non aveva sentito le forze abbandonarla, svariati minuti dopo, accogliendo le sue stanche membra in un sonno profondo.
Ma i sogni a caratterizzare il suo riposo, non erano stati poi invero più tranquilli e riposanti.
La piccola ricordava solo di essersi svegliata di soprassalto quella mattina, con le prime luci dell'alba ancora timide all'orizzonte e Mr Darsy a fare le fusa acciambellato sopra la sua coperta, la fronte sudata e quel dolce e fastidioso strappo proprio sotto l'ombelico più intenso che mai.
"Cavolo…" si era lasciata ricadere nel letto quel fiorellino quella mattina, sfiorando con un dito le labbra torturate tra i suoi denti come se potesse ancora un ultimo istante coglierne il suo sapore.
Ed era stata certa di averlo sognato, un'altra volta, un'altra notte.
"Mike…"
"Mike!" esclamò El piantando i piedi lungo quel corridoio diretta verso l'uscita, lasciando quasi cadere a terra dalla fretta i libri che teneva stretti contro la stoffa a fiori del suo vestito.
Giusto, Mike! Ma come aveva fatto a non vederlo per tutta la mattina! Quanto poteva essere stata distratta e di corsa per non cercare il suo pallido viso tra la folla di studenti lungo quei corridoi?
Si voltò un secondo la piccola Hopper lungo quel corridoio deserto nella pausa pranzo, alle sue spalle verso la mensa e quel solito tavolo al quale sapeva lo avrebbe trovato, li avrebbe trovati, prendendo un lungo respiro e concedendosi un paio di secondi di impaziente indecisione.
"Dovresti andare almeno a salutarli, El? Magari sono preoccupati per te..
"Corri un attimo a dire loro solo che stai bene, di non preoccuparsi e che vi vedrete più tardi, a casa di Mike alle…"
"Giusto! L'ora! A che avevano detto che era l'incontro…?"
"No El! Non tornare in là, non hai un momento da perdere! Forza, corri! Papà ti starà già aspettando nel parcheggio, cosa aspetti! Muoviti!"
"Ma…"
"Corri!"
"…El!"
Di primo acchito, El quella voce credette di essersela solo immaginata: quante probabilità c'erano che, nell'esatto secondo nel quale si era decisa a non tornare indietro e a continuare per il suo cammino lungo il corridoio verso l'uscita, la vera voce del nerdino al centro in quel momento dei suoi pensieri giungesse alle sue orecchie incredule?
No, El doveva solo esserselo immaginato.
Non si fermò al primo richiamo il fiorellino, stringendo più forte i libri tra le braccia e proseguendo nella sua corsa, ma quando per la seconda volta quella voce nota raggiunse le sue orecchie, la certezza che si trattasse solo della sua immaginazione iniziò a vacillare.
"…Mike?"
"El!" la piccola Hopper lo vide raggiungerla lungo quel corridoio, voltatasi sulla soglia delle porte tra l'atrio ed il parcheggio della scuola, un secondo in tempo per potergli rivolgere il più spontaneo e dolce dei sorrisi.
"Mike!"
"Ciao El! Finalmente ti sei fermata!"
"Scusami! Non ti avevo sentito!" si scusó imbarazzata la piccola, portando timida una ciocca dietro l'orecchio e vedendo il ricciolino piegarsi sulle sue ginocchia per riprendere fiato, i capelli neri scossi dalla corsa e il viso più rosso per lo sforzo.
Le venne quasi da sorridere, ma si trattenne in un gesto di cortesia: non era stata una visione allora, era stata davvero la voce di Mike a raggiungerla lungo quel corridoio!
"Figurati! Non volevo rincorrerti, solo…" riprese fiato Mike sollevando dal basso lo sguardo su di lei, vedendo i suoi occhi scuri brillare di dolcezza e curiosità,
"…solo, Mike?"
"Solo non ti ho vista per tutto il giorno oggi e mi stavo preoccupando!" iniziò Mike risollevandosi piano, vedendo il suo sguardo seguirlo fin sopra il suo naso, ben più alto dello scricciolo che lei era con la sua piccola altezza.
Mike si trattenne dal ridere, come ogni altra volta, ricordandosi di quanto adorabilmente piccola e bassa dovesse apparire al suo confronto.
"Pensavo stessi male e che non fossi venuta a scuola oggi!" proseguì il piccolo Wheeler fissando i suoi occhi calamitici, perdendocisi dentro
e chiedendosi quasi come avesse fatto, lungo l'intero arco della giornata a respirare senza averla così maledettamente vicina, vicina tanto da avvertire le sue narici invase dal profumo di fiori che mai smetteva di lasciare intorno a sé, così vicino da sentire il suo cuore battere più forte, come di fronte ad un pericolo o ad una fonte di calore, così vicina da vedere i suoi occhi brillare di emozione alle parole spontanee che uscirono in quel momento dalla sua bocca, così flebile ma decise che mai avrebbe potuto trattenerle, nemmeno se avesse voluto.
"E, a dirla tutta…mi sei mancata oggi, El"
El trattenne il fiato a quelle parole, non potendo trattenersi dallo schiudere le labbra rosse dallo stupore, accorgendosi solo in quel momento di quanto fossero dannatamente vere anche per lei in quel momento.
Oh sì, anche lui le era mancato, pur in quella mattina di corse affannate per arrivare in orario, pur nella mente più confusa che mai come una bussola smagnetizzata che aveva perso il nord, il suo polo magnetico.
Perché le giornate di El erano complete, ormai da tempo, solo se il suo ago trovava ogni giorno il giusto nord, il punto preciso, il solo importante.
La sua stella polare.
Il suo Mike.
"Anche tu mi sei mancato oggi, Mike"
E il piccolo Wheeler si rese conto delle parole che erano appena uscite dalle sue labbra solo quando tornarono alle sue orecchie le più vive di lei, flebili come un sussurro ma forti come un uragano.
"Anche tu mi sei mancato…Mike"
E Mike credette di stare per prendere fuoco lì fermo in quel corridoio deserto di fronte a quel fiorellino.
"Ehm sì! Anche tu! Cioè, tu a me di più! Cioè, voglio dire…forte! Insomma…che bello!" El lo vide farfugliare abbassando lo sguardo, così rosso quasi da far sparire le sue lentiggini sulla pelle non più pallida del suo viso.
E una risata spontanea irrompe sul suo sorriso, così dolce e genuina che Mike non poté fare a meno di risollevare su di lei il viso, per quanto il suo viso fosse ad un passo da una pericolosa autocombustione.
"Dio quanto è dolce la tua risata, El…"
Un clacson improvviso al di là delle porte a vetri aperte sul parcheggio sgombro ruppe il silenzio e l'emozione di quel momento, facendo voltare di scatto i due ragazzini lungo quel corridoio, verso un furgone targato "Hawkins police" già in attesa pronto con il motore già acceso.
"Devo andare!" esclamò El all'improvviso, cogliendo il piccolo Wheeler di sorpresa, facendogli scuotere i ricci sul viso per riprendere coscienza in un secondo di fronte al suo sparito sorriso.
"Ma come El, ma dove vai? E le ultime due lezioni?"
"Devo uscire prima! Io…ho un impegno che non posso rimandare!" balbettò El abbassando lo sguardo, sperando Mike non proseguisse in ulteriori domande, muovendo già un passo verso la porta, ma sentendolo lentamente muovere un piede in avanti, allungando un braccio fino al suo polso avvolto nei libri che El sentì piano stringere da dita attenti e gentili.
"El, aspetta! Dobbiamo parlare di sta sera! La festa! Ci sarai vero?"
"Sì, ci sarò Mike! Promesso! Ma adesso devo andare, devo andare davvero!" lo pregò El con occhi suplicchevoli, a tratti così dispiaciuti e disperati che Mike ne ebbe quasi paura, lasciando andare immediatamente la stretta intorno al suo braccio, pur senza fare alcun passo indietro.
"El…sicura di star bene?"
"Sì Mike, sto bene…" deglutí El sforzando un piccolo sorriso, sentendo il cuore battere di tristezza e dispiacere, ma anche di ansia e paura all'idea di arrivare in ritardo al luogo del suo giornaliero appuntamento di tortura.
"Solo…papà mi sta aspettando devo andare!"
"Aspetta!" urlò Mike un ultimo istante, vedendola già voltarsi e spingere la porta a vetri di fronte a sé, rivolgendo a lui un ultimo sorriso, macchiato di una pesante tristezza che Mike non capì in quel momento, che mai avrebbe potuto comprendere se non molti, molti mesi dopo.
"A dopo Mike, scusami!"
"Alle 7 da me, puntuale, mi raccomando!"
"Alle 7 puntuale, promesso!"
"Promesso…" sorrise Mike un ultimo secondo, ricordandosi improvvisamente dell'ultima informazione, la più importante quel giorno da darle:
"El! Saremo degli zombie sta sera! Tutti insieme ci vestiremo da morti viventi! Hai presente, vero? Mi raccomando è molto importante! Alle 7 da me vestita da zombie, mi raccomando! Promesso, El, vero?"
Ma Mike non seppe se quelle ultime grida raggiunsero l'orecchio di El quella mattina, non vedendola voltarsi indietro ma aprire invece la portiera dell'auto della polizia salendovi di corsa, richiudendola e vedendo la sagoma del capo seduto al posto di guida sgommare via, lungo il parcheggio di auto posteggiate fino ai cancelli della Hawkins High.
E il piccolo Wheeler pregò solo il cielo che il suo fiorellino avesse capito.
"Alle 6, ti prego…" sussurrò tra sé come una preghiera quello scricchiolio quel pomeriggio, sedendosi al solito tavolo con la solita leggera casacca da ospedale indosso, vedendo il solito uomo soggetto dei suoi incubi peggiori sorridere con la solita risata cattiva al di là del solito vetro di schermo.
"Ho sentito che devi andare ad una festa sta sera, Eleven! Ma che bella notizia, chissà come sarai emozionata!" sorrise il dottor Brenner con un sorriso cattivo, facendo alla piccola trattenere il respiro, deglutendo lacrime e paura al di là di quel freddo tavolo di tortura.
"E un uccellino mi ha detto che vorresti uscire prima per fare in tempo a prepararti come si deve, dico bene? Ho capito bene, piccola Eleven?"
"Sì…papà…" rispose debolmente El stringendo sulle gambe con le mani, sentendo il cuore battere più forte e la stanchezza addosso della settimana e di quella giornata schiacciarla a terra fino quasi a soffocarla.
Ma un paio di occhi di ghiaccio al di là di quello schermo erano lì in quel momento a ricordarle che gli incubi più reali non erano ancora nemmeno cominciati.
"E allora faremo in modo di concederti questo regalo, mia piccola Eleven…in fondo lo sai: dipende solo da te!" El lo sentì sussurrare con tono gentile, ma occhi freddi come lame e taglienti come vetro.
"Noi faremo del nostro meglio, ma tu sai…dipende solo e soltanto da te"
*
"Alza il volume! Di più, forza!"
"Minchia che pezzo! Questo basso ti arriva dritto dritto in pancia!"
"Vi dispiace calmarvi e lasciarmi lavorare? Qualcuno qui sta cercando di concentrarsi!"
Lucas per poco non si strozzó dal ridere, lì sdraiato sul lettone della camera da letto di casa Wheeler a testa in giù, guardando di sotto in sù una rossa all'apparenza scocciata ma in fondo divertita alzare sbuffando gli occhi al cielo di fronte al giovane Byers seduto a gambe incrociate sul materasso, il viso mezzo dipinto di bianco e mezzo di nero, intento ad imitare con le dita l'assolo di basso di Another One bites the Dust su un'immaginaria chitarra sulla sua pancia.
Dustin iniziò a scuotere la testa a tempo di musica, muovendosi per la camera resa più sotto sopra del solito dai vestiti neri e lembi di tessuto sparsi sul pavimento, e Mike non poté fare a meno di allungarsi verso la radio sulla mensola della finestra con aria soddisfatta, alzando al massimo il volume di quella canzone fino quasi a percepire i vetri delle finestre della sua stanza vibrare per quei bassi incisivi e da tempo ben noti.
Another one bites the dust
Another one bites the dust
L'orologio appeso la parete sopra la porta della camera da letto al primo piano di casa Wheeler segnava le 7 meno un quarto in punto, e nella camera del minore di casa Wheeler, quel pomeriggio, il caos e l'eccitazione regnava sovrana già da un'ora buona a quella parte, tanto che nessuno, nemmeno la intransigente signora Wheeler, aveva osato avvicinarsi a quella porta quel pomeriggio per chiedere loro si abbassare il volume di quella radio.
In quanto a Nancy, come volevasi dimostrare, si era limitata a lanciare un'occhiata sprezzante alla porta semichiusa, prima di annunciare ufficialmente la sua fuga.
"Vado a prepararmi da Jonathan! Tu cerca di non consumarmi tutti quei trucchi, Mike! Ah, e se ci dovessimo incrociare alla festa, fratellino, mi raccomando, tu non…"
"…tu non mi conosci, Nancs!" aveva ribattuto Mike con una smorfia, sbattendo la porta in faccia alla sorella con una mezza risata, ma riaprendo immediatamente la porta alle sue spalle per urlarle fin giù per le scale:
"Ah, è grazie per i trucchi, Nancy!"
"Okay, qui abbiamo finito…il prossimo?" annunciò Max soddisfatta, spalmando un ultimo strato di pesante cera bianca sulle guance del piccolo Will, sorridente e già emozionato, intento a rimirarsi allo specchietto fornito al party dalla maggiore di casa Wheeler.
"Wow MadMax, incredibile!" esclamò Will entusiasta, ammirando la sua cera bianca ancora più in contrasto con i cerchi nero pece intorno ai suoi occhi,
"E chi l'avrebbe detto che ci sai fare così con il makeup!"
"Non ci so fare, infatti…l'unico trucco al quale posso aspirare è quello da zombie a quanto pare!" rise la rossa fiera, ammirando la sua creazione, seguendo con lo sguardo il piccolo Byers balzare in piedi continuando a cantare il ritornello di quella canzone, non potendo contenere il suo crescente entusiasmo:
And another one gone, and another one gone
Another one bites the dust
Hey, I'm gonna get you, too
Another one bites the dust!
"Dustin, tocca a te!" annunciò Max indicando lo spazio vuoto sul letto di Mike di fronte a sé e vedendo il nerdino dagli occhi azzurri sedersi sul materasso, chiudendo gli occhi e tirando indietro i ricci con una mano.
Mike non poté fare a meno di sorridere, appoggiando le braccia contro la scrivania alle sue spalle per riprendere fiato per un secondo.
Abiti semplici ma di grande effetto, pantaloni e magliette nere stracciate a regola d'arte con le forbici dalla punta arrotondata rubate a Holly, cerata bianca sul viso e sulle braccia comprato da Max con i soldi raccolti quel pomeriggio, e occhi pesti grazie all'ombretto nero prestato a lui da Nancy dopo quasi un'ora di trattative.
Niente di particolarmente elaborato, niente di esagerato, ma certo di grande effetto.
Il party era pronto con i suoi costumi per fare faville a quella festa.
"Dustin stai fermo! Smettila di ridere o mi farai sbavare tutto!" si lamentò ridendo Max, avvicinando la sedia sul quale da un'ora era seduta difronte al letto di Mike, i lunghi capelli rossi raccolti in uno spettinato chignon sulla nuca ed i trucchi ed i pennelli stretti tra le dita, avendo insistito che fosse lei a truccare tutti, decretando di essere l'unica "in grado di non combinare un disastro".
"Scusami, è che mi fai il solletico, MadMax!" ribattè il nerdino a denti stretti, tentando di non muovere le labbra se non il minimo indispensabile.
"Ma come fanno a truccarsi le ragazze tutti i giorni! Questo affare è uno strumento di tortura!"
"Io dico che stai sorridendo pensando alla tua bella!" ribattè Lucas ancora con la testa in giù sporgente dal letto di Mike, facendo ridere gli amici tra le proteste di Max.
"Fermo, Dustin, fermo!"
"Allora, ne hai adocchiata una in particolare o qualsiasi ragazza andrà bene questa sera? Quale è il tuo piano d'attacco, Dusti-Bon?"
"Io direi qualsiasi ragazza andrà bene purché sia una cheerleader!" decretò Dustin facendo ridere più forte il resto del party e alzare alla rossa gli occhi al cielo con aria sconsolata.
"Sempre i soliti cavalieri, ragazzi…"
"Ehi ehi, piano con gli insulti! Io resto uno zombie fedele!" ribattè in un baleno Lucas balzando giù dal letto, affrettandosi verso la sedia dove la rossa vi era seduta con occhi languidi, portando le mani alla sua vita e avvicinando il viso al suo collo scoperto.
"Uno zombie fedele ad un solo squisito cervello per tutta la vita!"
"Oh, ma sentitevi, vi prego! Siete vomitevoli pure ad Halloween!" protestò Dustin con sguardo schifato, vedendo l'amica ridere tentando di difendersi dall'attacco del ragazzo, ma più rossa in viso sotto il pesante trucco pallido.
"Il solito geloso, Dustin-Bon!"
"Non credo proprio, latin-lover!"
"Forza ragazzi, il tempo stringe!" battè le mani a tempo di musica Will in mezzo alla stanza, girando su se stesso e facendo volteggiare tutt'intorno lembi della sua camicia nera logora.
"Sono quasi le 7 e mio fratello mi ha raccomandato di essere puntuali!"
"Un secondo, ho quasi finito!"
"Ci siamo!" ripeté Will con un grande sorriso fomentato dalla musica e dalla sempre più crescente generale eccitazione, voltandosi alle sue spalle e incrociando lo sguardo del suo migliore amico appoggiato alla scrivania nei suoi vestiti scuri e trucco già completo, avanzando verso di lui a passo di danza, come ad imitare il loro cantante preferito sulle note di quella canzone.
Are you ready, hey, are you ready for this?
Are you hanging on the edge of your seat?
Out of the doorway the bullets rip
To the sound of the beat
Mike rise, scuotendo la testa ed i ricci neri dagli occhi, calzanti a pennello quella sera a rendere il suo aspetto disordinati e caotico al punto giusto.
Un sorriso non aveva mai abbandonato il suo viso lungo l'arco dell'intero pomeriggio, ma solo un occhio attento e preciso avrebbe potuto notare quanto tesi fossero i muscoli del suo viso, quanto irregolare il suo respiro a sollevare le spalle e quanto veloce si muovesse da ore la sua gamba in uno spasmo di preoccupazione.
Oh sì, il tempo era scaduto, la sera più bella dell'anno era davvero arrivata in un batter d'occhio, e Mike aveva come il sentore, da tutto il pomeriggio, che qualcosa stesse per andare storto da un momento all'altro.
Abbassò la testa il giovane Wheeler, lasciando ai suoi amici l'allegria e l'emozione di quel momento di preparazione ed immergendosi nei suoi pensieri, prendendo un profondo respiro, e chiudendo gli occhi, ignorando la morsa di tensione stretta da ore intorno al suo stomaco.
Le 7 preciso le aveva urlato.
"Promesso" lei aveva risposto.
Allora perché, perché alle 7 meno 10 minuti El ancora non si era fatta viva?
"Tranquillo amico, sono sicuro che a momenti sarà qua!" sussurró Will fattosi a lui più vicino, abbandonando i passi di danza e facendosi più serio, senza perdere però dal viso il suo sorriso.
"Respira, Mike, respira, o quando El arriverà ti troverà davvero uno zombie più di là che di qua!"
Mike sorrise rialzando lo sguardo a quegli occhi verdi, certo non così in grado di placare la sua ansia in quel momento, ma grato almeno del tentativo dimostrato.
"Okay…ci proverò"
"Vedrai come sarà colpita dai nostri costumi!" continuò Will con aria soddisfatta, improvvisando una piroetta sù se stesso per farsi ammirare per intero,
"Credimi, la stupiremo!"
"Ah, non c'è dubbio!" annuì di rimando Mike con aria divertita, non potendo fare a meno di sentire il suo cuore accelerare all'idea di come sarebbe stata stupenda invece la sua El, con i vestiti neri mezzi strappati e un trucco più scuro e pesante sugli occhi.
Il piccolo Wheeler sperava solo che il suo fiorellino avesse capito da che cosa le aveva detto di presentarsi vestita.
"Oh, ma guarda un po'! A qualcuno piacciono i Queen?!" esclamò Will muovendo passi di danza lungo la stanza a ritmo sulla musica, vedendo gli amici muovere le braccia e i bacini a tempo sulle ultime note della canzone:
"Hey, I'm gonna get you, too
Another one bites the dust!"
"Corri El, corri…" sussurrò nella sua mente Mike, mordendo il labbro inferiore e muovendo la gamba nervosamente, fissando l'orologio della sua camera il cui incidere delle lancette non sembrava essere stato mai più veloce come in quella sera di ottobre.
"Ma dove sei El, dove sei?"
"Papà…puoi andare un po' più veloce?"
L'abitacolo del furgone della polizia quella sera del 31 ottobre '85 appariva più silenzioso e quieto che mai, occupato dal rumore del motore che a tutta velocità sfrecciava lungo le strade di Hawkins, interrotto solo da un altro rumore nel buio della sera: i singhiozzi strozzati ed inconsolabili di un piccolo fiorellino seduta sul sedile davanti.
"Molto bene, Eleven, abbiano quasi finito…" aveva sussurrato la voce gelida dall'altra parte del vetro dopo ore seduta a quella scrivania, le dita stanche e tremanti strette al tavolo di fronte a lei e gli occhi quasi semichiusi per il mal di testa crescente.
E per un secondo El aveva creduto davvero di avercela fatta, di essere stata graziata quella sera da quegli uomini cattivi, di aver ottenuto un lascia passare per poter uscire prima.
Ma quando il sorriso del dottor Brenner si era fatto più largo e più cattivo due ore prima, la piccola Hopper aveva capito che niente di buono poteva essere stato riservato per lei quel pomeriggio.
"E adesso…la vasca"
"Sto andando già più veloce che posso, piccola! Lo sai, la strada ha dei limiti di velocità!" rispose il capo Hopper quella sera stringendo più forte le dita intorno al volante dell'auto della polizia, puntando gli occhi fissi sulla strada trattenendo la voglia crescente di prendere a calci qualcosa.
Ma come poteva essersi fatto prendere in giro così?!
"No…la vasca no!" aveva supplicato debolmente la piccola a quelle parole, sentendo il suo cuore perdere un battito e gli occhi immediatamente riempirsi di lacrime:
"Io…io devo andare…farò tardi!"
"Come Eleven, hai detto qualcosa?" aveva chiesto di rimando l'uomo dai capelli bianchi e l'anima nera, riducendo gli occhi penetranti in due fessure con un altro tagliente sorriso:
"Vuoi forse rimanere qui con noi per tutto il resto della sera?"
E quando il capo, dopo l'ultimo incredulo sguardo dell'orologio della sua auto, aveva visto infine una sagoma piccola e sottile raggiungere di corsa il suo furgone con il viso chiaramente rigato dalle lacrime e i ricci fradici a ricadere sulle spalle, lo sceriffo Hopper si era trattenuto con tutte le sue forze per non tornare indietro dentro quelle mura e prendere tutti a cazzotti sbattendoli contro il muro.
No, decisamente no: di quegli uomini crudeli non avrebbe dovuto fidarsi mai più.
"Mi dispiace piccola, non avevo idea potesse finire così…" sussurró Hopper con voce piena di tristezza, sentendola tirare sù con il naso con le ginocchia strette alle sue braccia su quel sedile, inconsolabile.
L'orologio sul suo cruscotto segnavano inesorabilmente le 7 passate già da parecchi minuti, e Hopper non credeva di aver mai premuto così a fondo l'acceleratore lungo quelle strade di periferia.
"No…non ti preoccupare papà, non è colpa tua…" la sentì sussurrare tra un singhiozzo e l'altro, portando le mani al viso e nascondendovi dentro gli occhi rossi,
"Solo…puoi andare un po' più forte, per favore?"
"Dove ti porto, kiddo? Vuoi passare un attimo da casa ad infilarti quel bel vestito?" propose Hopper tentennando con un sorriso, sperando di poterla convincere che tutto si poteva ancora risolvere, che sarebbe stata ancora una bella dopo tutto: che cosa erano pochi minuti di ritardo in fondo?
"No io…io non ci vado" la sentì invece sussurrare vinta da un singhiozzo più forte, nascondendo il viso tra le ginocchia e ricominciando a piangere così intensamente che il capo credette di non averla mai vista così disperata.
"Ma cosa dici, kiddo? Ma certo che ci vai!" spalancò incredulo gli occhi Hopper, non potendo credere alle sue orecchie.
"Ma certo che ci vai El, ci vai di corsa! Adesso ti porto da Mike e vedrai…"
"Mike aveva detto alle 7 puntuale, glielo avevo promesso" lo interruppe la voce sottile della piccola, il viso immerso del tessuto.
"Arriverò in ritardo e non ho nemmeno il mio vestito! Papà io non ci vado, non voglio andarci, non ci andrò e…"
"El, aspetta, stammi a sentire" la bloccò Hopper con voce più seria, proseguendo dopo un lungo sospiro: il capo non poteva davvero credere di stare davvero insistendo perché la sua piccolina partecipasse ad una festa la notte di Halloween.
"Piccola, tu ci devi, ci devi andare: Mike ti ha invitato ad andarci…lui ed i suoi amici lo hanno fatto, ti vogliono con loro, capisci? Non c'è motivo per cui tu non debba…"
"Avevo pensato di mettere un bel vestito, quello corallo che mi ha regalato Joyce, per essere carina come Elizabeth la prima volta che incontra Mr Darsy al ballo a Netherfield…"
"Piccola…" sospirò Hopper stringendo le labbra per trattenere un sorriso, volgendo per un secondo lo sguardo al suo viso triste prima di riconcentrarsi sulla strada:
"Credi davvero che sia così importante come ti presenterai a quella festa? Credi che sia così importante il tuo vestito?"
"Ehm…sì?" abbozzó la piccola con tono innocente, alzando infine il viso e vedendo il volto del suo papà, nel buio dell'abitacolo, stendersi nel più sincero dei sorrisi.
"No kiddo, non è affatto così importante, non è importante proprio per niente!" El lo sentì replicare, scuotendo la testa e non potendo credere di starle dicendo quelle parole sul serio.
"El, Mike ed i suoi amici ti hanno invitato ad andare con loro perché vogliono che tu ci sia, che tu partecipi al divertimento con loro! Perché sei loro simpatica, perché sei spiritosa, perché con te si trovano bene, perché sono tuoi amici!" continuò Hopper con voce gentile, sciogliendo il peso intorno al cuore di El e facendola sorridere nonostante le lacrime che ancora le bagnavano il viso.
"Davvero, papà?"
"Davvero piccola!" annuì il capo un ultimo secondo, voltandosi verso di lei e vedendola sorridere in riconoscenza, gli occhioni grandi a brillare nel buio, non più solo per le lacrime ma per una nuova e più viva commozione.
"Chissene importata di un vestito…i tuoi amici ti stanno aspettando per andare con te a quella festa e, fossi in te, io non vorrei mai e poi mai rinunciare!"
"Ne sei sicuro, papà?"
"Ne sono sicuro, piccola!"
El prese un profondo respiro, puntando lo sguardo ora dritto alla strada di fronte a sé, al buio inghiottito dai fari dell'auto in corsa come il suo piccolo cuore, battente a briglie sciolte nel suo petto sotto il tessuto a fiori del suo vestito.
Forse in fondo il suo papà aveva ragione, forse in fondo non era tutto così da buttar via, forse in fondo quella serata avrebbe ancora potuto riservarle qualche piacevole sorpresa.
Ma quello che El non avrebbe mai potuto immaginare in quel momento era che tipo di sorpresa stava per colpirla in pieno viso di lì a pochi minuti, giunta a casa di quel nerdino dal sorriso gentile...
"Papà?"
"Sì, kiddo?"
"Non puoi proprio andare più veloce di così?"
*
"…Mike?"
"Non per mettere fretta ragazzi ma sono le 7 passate e il fratello di Will sarà qui…a momenti!"
"Mike, mi senti? Puoi rispondermi?"
"Allora ragazzi…che facciamo?"
"…Mike!"
Ma Mike no, non stava più a sentire il ronzio delle voci dei suoi amici già da un bel, bel po'.
L'orologio della sua camera era stato già da tempo sostituito con quello del suo salotto, ma il suo volto ancora più pallido del solito sotto lo strato di cera non era certo diventato più sereno e rilassato e la sua ansia anzi si era se possibile quantuplicata al punto che, quando l'inirriconoscibile clacson dell'auto di Jonathan al di là della strada fece balzare tutto il party sull'attenti sui divani del salotto dove il silenzio e la tensione si sarebbero potuti tagliare a filo con il coltello, Mike credeva di essere diventato simile ad un bollitore il cui coperchio stava per saltare definitivamente per aria.
"Questo è Jonathan!"
"Dobbiamo andare!"
"El dov'è? Perché non è ancora qui?"
"E chi se ne importa, cazzo!"
"Già chissene importa! Chi se importa, cazzo!" sbottò Mike esasperato con le lacrime agli occhi dal nervoso, facendo saltare quasi sul posto gli amici nei loro vestiti neri e logori.
"Mike, calmati! Non è il caso di urlare così…" cominciò Dustin con un passo in avanti, ma il nerdino scosse la testa trattenendosi dal portare le mani sugli occhi neri di trucco.
"Non capite voi! Non capite un cazzo! Ha detto che alle 7 ci sarebbe stata, me l'ha promesso, cazzo! Ora, se arrivare puntuali è così importante per voi siete pregati ad andarvene fuori dai coglion…"
"Lo è! È importante, diamine!" fu il turno della rossa di sbottare, allargando le braccia per aria ed avvicinandosi pericolosamente a Mike.
"Questa festa è importante per me come per il resto dei ragazzi, solo tu sembri troppo egoista per accorgertene! Ma in fondo non c'è molto da stupirsi visto come ti stai comportando da due mesi a questa parte, da perfetto idiota e puro egoista!"
"Calma ragazzi, vi prego non ricominciamo…" iniziò Dustin portando le braccia in avanti, inutilmente,
"E va bene, allora andate, andate!!" urlò invece Mike più forte indicando la porta di casa, davanti agli occhi dei suoi amici incapaci di aggiungere qualsiasi parola.
"Andate e divertitevi, andate pure alla vostra festa del cazzo ma non contate su di me! Io resterò qui ad aspettare, oh se ci rimarrò, cazzo, perché El mi ha promesso che sarebbe arrivata e lei arriverà, quanto è vero che mi chiamo…"
"Oh si, me ne vado, me ne vado di certo!" lo interruppe la rossa alzando per l'ultima volta gli occhi al cielo.
"Io me ne vado, noi ce ne andiamo, ce ne andiamo subito! Tu rimani pure qui Wheeler, rimani pure qui a renderti ridicolo se ti fa stare meglio, non sarò io a restare qui quando finalmente ti accorgerai che questa volta la tua preziosa stramba ti ha davvero dato buca!"
"Chiudi quella cazzo fogna, Max, adesso!" Mike scattò in avanti un passo in più, ritrovando più vicini gli occhi azzurri dell'amica aperti nei suoi con aria di sfida,
"Cosa c'è Mike, vuoi fare a pugni con una ragazza? Un vero paladino, non c'è che dire…ma guardati come sei finito.."
"Okay Mike adesso calmati, cazzo, subito!" Lucas fece irruzione sul campo di battaglia, portandosi davanti alla sua ragazza e posando le mani sulle spalle di Mike con sguardo serio, per quanto seri potessero essere i loro visi sotto il trucco di quei ridicoli costumi.
"Max ha ragione, è già tardi e Jonathan ci sta aspettando! Non ti piacerà ma devi venire con noi, El non arriverà! Se non è arrivata fino adesso non pensi che non…"
"Lei arriverà ecco, porca puttana!" urlò ancora più forte Mike con le lacrime agli occhi per il nervoso, ringraziando il cielo che Nancy fosse già uscita da un pezzo e i suoi genitori con la piccola Holly fossero ancora in giro a suonare i campanelli a suon di "dolcetto o scherzetto".
L'idea che El non si presentasse quella sera era per lui semplicemente inammissibile, inammissibile almeno quanto l'idea di andare a quella festa senza di lei a quel punto.
Possibile, possibile nessuno dei suoi amici riuscisse a capire, possibile nessuno riuscisse ad immaginare il motivo che lo spingeva a comportarsi in modo apparentemente così pazzo?
"El arriverà, sarà qui a momenti!"
"Come fai a dirlo?! Solo perché la tua preziosa stramba te l'ha promesso?"
"Max davvero, ora smettila!"
"Ma si può sapere che cosa ti è preso Mike?! Tutto per una ragazzina qualunque?!" alzò gli occhi al cielo Lucas, tentando di trattenersi ma non riuscendovi più, mentre Mike sentiva il cuore ad un punto dallo scoppiare e le lacrime per esplodere giù dalle sue orbite.
"Ragazzi calma, prendiamo tutti un bel respiro…" sentì Dustin invocare di nuovo la calma con un passo in avanti,
"Mio fratello ci sta aspettando, ragazzi, muoviamoci!" strillò Will dall'ingresso, non capacitandosi del perché gli amici ci stessero a mettere tanto,
"Ma cos'ha, cos'ha mai quella stramba di tanto importante?!" allargò le braccia al cielo la ragazza dai capelli rossi, facendo perdere al piccolo Wheeler l'ultimo barlume di lucidità.
"Cos'ha di tanto importante?! Ha che per la prima volta mi sono innamorato! Ha che mi sono innamorato di lei, cazzo!"
Il silenzio irreale che calò nel salotto di casa Wheeler a quelle parole non fu nulla, nulla se paragonato al
black-out improvviso che fece spegnere di colpo ogni funzione intellettiva nella mente del piccolo Mike in quel momento.
I costumi degli amici non erano in fondo tanto diversi dal suo, "zombie" Mike aveva deciso appena 24h ore prima; ma a giudicare dagli sguardi stralunati che Max, Lucas e Dustin gli stavano rivolgendo in quel momento, Mike si chiese per un secondo se il suo aspetto non assomigliasse per la verità più a quello di un fantasma.
"Ti sei…ti sei innamorato?" chiese Lucas per essere sicuro di aver capito bene quello che aveva appena udito,
"Innamorato proprio di lei…di El Hopper?"
"Innamorato proprio di El la stramba?!" rincaró la dose Max con le sopracciglia rosse ben alzate, a metà tra lo schifato e lo sconvolto,
"Era ora, era ora che lo ammettessi, cazzo!" fu il turno di Dustin di commentare con grande sorriso dai pochi denti, battendo una pacca sulla spalla dell'amico dai ricci neri ancora troppo sconvolto per capire cosa stesse davvero succedendo di fronte a sé.
"Era ora, era ora cazzo!"
Mike aprì la bocca per commentare, anche se non avrebbe saputo di preciso bene che cosa dire, ma la voce che irruppe nello orecchie di tutti facendoli voltare all'unisono verso la porta d'ingresso fu più che in grado di annullare ogni altro tipo di discussione:
"Oh! Ciao El! Finalmente sei arrivata, giusto in tempo!"
Il party si mosse rapidamente fuori dal salotto di casa Wheeler alla voce di Will, scavalcando il divano e le sedie del tavolo come una corsa ad ostacoli ed irrompendo rumorosamente davanti alla porta spalancata dell'ingresso:
"El!" esclamò Mike prima ancora di vederla, con un sorriso felice e pieno di gratitudine,
"Mike!" gli occhi di El brillarono a quella voce, ancora rossi e caldi per le molte lacrime, ma immensamente felici di ritrovare finalmente quel viso amato di fronte a sé.
Allora non era troppo tardi, non se n'erano già andati!
Ma i visi che si palesarono di fronte agli occhi della piccola su quella porta d'ingresso per poco non la fecero indietreggiare di stupore e quasi di paura: vestiti neri e logori, visi pallidi ed occhi pesti di trucco, bocche spalancate: ma che diavolo stava succedendo in quella casa?!
"Ma come…come vi siete...?"
"E il tuo costume?!" Dustin interruppe il flebile suono della sua voce, facendo spalancare di sorpresa gli occhi della piccola ancora di più, assolutamente incapace di capire cosa stesse succedendo di fronte a lei: se erano i suoi amici ad essere vestiti in modo così strano, perché erano loro quelli a fissarla come se fosse stata lei quella anormale?
"Co…costume?" chiese El con occhi confusi, passando dal viso di ciascuno degli amici di fronte a lei, più sconvolti certo del suo, fino a quello di Mike, l'unico che la stessa fissando con sguardo invece più preoccupato.
"Hai…hai pianto, El?"
"Sì, costume! Il costume da zombie! Il nostro costume di gruppo per la festa!" sbuffò Lucas con tono scocciato, allargando le braccia verso El e facendole fare un passo indietro sulla porta ancora aperta.
"Dov'è il tuo costume da zombie? Perché non sei ancora pronta?! Mike non te l'ha detto?!"
"Hai pianto, El?" chiese nuovamente Mike ignorando le lamentele dell'amico, vedendo gli occhi di El più rossi e nuovamente pieni di lacrime di vergogna passare dal viso degli amici fino al suo, sul punto di scoppiare a piangere da un momento all'altro.
"Zombie…?" sussurrò El scuotendo la testa, ritrovando davanti a sé gli occhi di Mike come unico porto sicuro, in mezzo agli sguardi più che scocciati dei suoi amici, senza che lei potesse comprenderne appieno il motivo.
Zombie, quel nome non le era completamente del tutto nuovo…era quello forse ciò che quel ricciolino aveva cercato di dirle mentre già correva verso l'auto della polizia quel pomeriggio?
"Stai bene, El? Sei sicura…?" chiese ancora Mike fregandosene del resto del mondo, facendo un passo in avanti e non potendo che sentire il suo cuore stringersi alla vista dei suoi occhioni grandi e bellissimi più rossi e sconvolti che mai.
E mai come in quel momento quel fiorellino avrebbe voluto lasciarsi cadere tra le sue braccia.
"Mike…mi dispiace"
Un forte rumore di clacson proveniente dal fondo del vialetto ciottolato fece girare immediatamente le teste del party all'unisono verso la porta, tutte tranne quelle di Mike ed El.
"Mio fratello mi ucciderà! Devo dirgli qualcosa!" esclamò concitato Will sotto il nero del suo trucco scuro sugli occhi,
"Che faccio? Lo mando via?"
"Oh no, ci andiamo! Ci andiamo di certo!" ribattè senza indugio Max prendendo Lucas e tirandolo per un braccio,
"Forza ragazzi, andiamo!"
"Mike…" azzardò Dustin con occhi fissi sull'amico, vedendo il ricciolino allontanare riluttante gli occhi neri di rabbia da El,
"Che fai…non vieni anche tu?"
"Mike…io è meglio se vado a casa.." sussurrò El tutto d'un tratto, sentendosi più piccola ed in imbarazzo come mai nella sua intera vita. Certo il suo papà poteva avere avuto ragione, cosa mai importava un vestito se la cosa più importante era stata essere invitata ad una festa dai suoi amici?
Ma quella sera El si rese conto di quanto invero fosse stato più che importante che lei fosse vestita come il resto del suo gruppo di amici.
"Vado Mike…vado a casa…"
"Ragazzi muovetevi, dobbiamo andare!"
"Andate.Tutti.Fuori"
La voce di Mike uscì dalle sue labbra talmente cupa e penetrante, talmente profonda e nera come i suoi occhi scuri di rabbia sotto i suoi ricci ricaduti sul viso abbassato sul pavimento che nessuno, proprio più nessuno osò replicare.
"Ma Mike…" tentò solo di ribattere inutilmente Will, ma Mike lo incenerì prima che potesse proseguire, lì piantato dritto in mezzo all'ingresso di casa Wheeler con i pugni stretti lungo i fianchi e il viso ricoperto di cera bianca nascosto dai ricci neri come i suoi vestiti.
"Andate.Tutti.Fuori.Adesso"
Anche la piccola El mosse un passo in mezzo ai suoi amici, sentendo un nodo freddo e fastidioso formarsi immediatamente in gola, ma provando a reprimerlo in quel momento, non trovando motivo per cui quell'invito più simile ad un'ordine che ad un consigli non potesse essere rivolto anche alla sua piccola persona.
"No El, tu no!" quel fiorellino si sentì però richiamare, sentendo il cuore battere più forte di stupore, ma anche di paura per la durezza della voce che la raggiunse.
Si voltò lentamente all'indietro, ritrovando Mike ancora fermo in mezzo alla stanza, i pugni così stretti da rendere bianche le sue ciocche, i ricci sugli occhi scossi appena dalla rabbia e uno sguardo penetrante di sotto le ciocche ricadute sulle ciglia che El no, era certa non gli avesse davvero mai visto.
"Ci…ci si vede là allora, Mike!" abbozzó un saluto Will con un ultimo sguardo frettoloso e preoccupato, richiudendo la porta di casa Wheeler alle sue spalle, consapevole che non avrebbe ottenuto alcuna risposta, lasciando i due ragazzini fermi da una parte all'altra di dell'ingresso, intenti a fissarsi così intensamente da non osare quasi respirare.
El aveva perso il conto di quanti battiti aveva perso il suo piccolo cuore, in quelli che sembravano minuti infiniti di attesa, ma che invero non furono che pochi secondi, prima di vedere Mike muoversi lentamente verso di lei con sguardo cauto, facendo alzare di più il suo viso per non perdere il contatto con i suoi occhi, trattenendo il respiro e cercando di decifrare quello sguardo impenetrabile.
Mike si sarebbe arrabbiato con lei?
Si sarebbe forse messo ad urlarle contro?
Era colpa sua se non era andato con i suoi amici, sua per non essersi presentata vestita da zombie come il resto del party, sua per essere arrivata in ritardo e non aver capito che…
"Andiamo" disse invece Mike con tono improvvisamente più tranquillo e gentile, aprendo le labbra in un piccolo sorriso e facendo sciogliere in un secondo tutta la tensione accumulata come un macigno sul petto di El.
El sorrise a sua volta, ancora incerta sul da farsi e non capendo appieno cosa dovesse dire o fare in quel momento, ma decidendo invece semplicemente di non dire niente, semplicemente di fidarsi, di lasciarsi prendere per mano nel suo vestitino a fiorellini grigi da quel ragazzino, facendosi condurre da lui con occhioni gentili lungo le scale del piano superiore di casa Wheeler, deserta ed in silenzio, disabitata.
E quella piccola mano stretta tra le sue lunghe dita di sù quelle scale, era già sufficiente per quel fiorellino per sentirsi in quel momento più sicura e protetta che mai, finalmente in pace dopo una giornata di stanchezza, corse e troppa tristezza.
"Vieni con me"
*
El in quella camera ci era già stata, e più di una volta per essere precisi.
Ma, quella sera, ai suoi occhi, tutto le appariva un po' più diverso.
Seduta sul materasso di quel letto ricoperto dalla trapunta blu di Ritorno al Futuro dove Mike le aveva chiesto già da un paio di minuti di aspettarlo per favore, El non poteva che continuare a guardarsi intorno con aria spersa, chiedendosi per quale motivo buona parte del pavimento fosse ricoperta di ritagli neri di stoffa sfilati e sgualciti come per la fretta.
Metà buona del letto era ricoperta poi da uno specchietto, diversi pennelli sporchi di colore nero e una strana sostanza bianca compressata in una scatoletta dalla forma circolare che El era certa non avesse visto mai nella sua vita.
La piccola Hopper non poté fare a meno di deglutire, chiedendosi dove mai quel nerdino fosse finito e che diavolo stesse facendo lei lì: non avrebbero dovuto raggiungere i loro amici? Non avrebbero dovuto essere già a quella festa?
Ma che diamine stava succedendo in quella serata nella quella tutti sembravano impazziti intorno a lei?
"Eccomi! Scusa l'attesa!" irruppe all'improvviso nella stanza il piccolo Wheeler interrompendo i suoi pensieri, portando tra le braccia dei vestiti neri che El non fece nemmeno in tempo a chiedersi che cosa potessero servire in quel momento.
"Questi li ho presi da Nancy, spero non se ne accorgerà mai o credo mi ammazzerà!" continuò Mike senza attendere una risposta, srotolando tra le mani quelli che la piccola riconobbe come delle calze a maglia di lana nera coprente, lasciate cadere sul letto dal ricciolino diretto come una furia verso il suo armadio.
"E…questa! Questa dovrebbe andare! Dovrebbe essere lunga abbastanza!" sorrise Mike soddisfatto, tornando verso di lei di fronte al suo letto e mostrandole i due indumenti con sguardo il più possibile convivente.
"Ecco! Questa t-shirt e mia e dovrebbe andarti bene! Cioè, ti starà di sicuro lunga ma abbastanza da coprire…insomma, mi hai capito…" El vide il ricciolino balbettare imbarazzato, giurando di aver scorto una punta di rossore perfino al di sotto dello strato di cera bianca.
"E basterà farci qualche buco qua e là…sai, è un vestito abbastanza semplice, ma…" Mike rialzó la testa nella sua direzione, incrociando il viso più confuso di lei e sorridendole semplicemente, come si trattasse della cosa più naturale del mondo.
"Così…zombie!"
"…zombie..." ripeté El con la fronte aggrottata, seguendo le sue mani ad indicare i vestiti neri identici ai suoi.
"...vuoi che mi vesta anche io come te, Mike?"
"Esatto! È il nostro costume di gruppo!" annuì con un sorriso grato che avesse finalmente capito, vedendo a sua volta un nuovo sorriso prendere strada lungo il suo viso ed i suoi occhi grandi, già un po' meno rossi e meno lucidi, brillare di emozione.
"Okay…forte!"
"Forte! Ci vorrà un attimo!" esclamò entusiasta Mike afferrando un paio di forbici da terra, puntandole su un punto imprecisato della stoffa della sua t-shirt nera e bucandola in più punti, tirando il tessuto con le mani per allargare lo squarcio.
"Eccoli! Sono pronti!" annunciò dopo pochi secondi il piccolo Wheeler, vedendo lo sguardo sconvolto della piccola per come aveva appena ridottp quei poveri vestiti.
"Provateli, dai! Vedrai, saranno uguali ai miei!"
"Ok..Okay" balbettò incerta la piccola Hopper, alzandosi dal materasso e prendendo in mano i vestiti, a lei sporti da quel ricciolino.
"Posso…posso cambiarmi qui?" chiese El timida, sentendo le guance avvampare di un colorito più acceso.
"Sì, naturalmente!" annuì Mike come fosse una risposta ovvia, ma restando fermo in piedi a fissarla, chiaramente non comprendendo il suo velato e sottinteso invito.
"Ehm, Mike…da sola?"
"Oh, certo, certo! Scusami!" scosse la testa il ricciolino, dandosi mentalmente dell'idiota, chiudendo gli occhi e pregando di scomparire, non potendo però impedire ad una parte del suo corpo di svegliarsi improvvisamente a quell'improvviso pensiero.
"Ti…ti aspetto fuori, okay?" boccheggiò Mike, tradito dell'emozione dal colorito della punta delle sue orecchie,
"Fai…fai con calma, va bene?"
"Va bene…" trattenne una risata la piccola, seguendo la porta della camera richiudersi dietro le sue spalle.
Prese un bel sospiro, prima di afferrare un lembo del suo vestito, sollevandolo per la gonna e facendolo scivolare lentamente lungo la sua magra figura.
Infilò le calze, bucate in più punti, facendo attenzione a non sfilare le smagliature ancora di più, e quando si infilò la t-shirt nera di Mike lunga fino a metà delle sue cosce, bucata anch'essa in più punti ma lunga abbastanza da coprire i suoi punti più intimi, non fece nemmeno in tempo a cercare intorno a sé uno specchio per verificare come stesse, non vedendo l'ora di richiamare quel nerdino vicino a sé.
"Mike…ho finito!"
"Eccomi!" rispose immediatamente il piccolo Wheeler, chiaramente non allontanatesi se non di pochi passi da quella porta, rientrando in camera a passo concitato e restituendo allo sguardo incerto di lei un sorriso di approvazione.
"Sei…perfetta!"
"Dici?" chiese incerta El guardando dall'alto la sua figura, i tessuti neri e strappati in così tanti punti, certo molto differenti dai suoi normali indumenti.
"Sì, stai benissimo! Solo…El…" vide Mike diventare improvvisamente più rosso senza un'apparente motivo, indicando con dito tremante proprio un punto preciso lasciato scoperto sul petto di El.
"Oh, miseria!" esclamò El portando le mani sul tessuto della sua t-shirt nera, strappata distrattamente proprio nel punto giusto da far spuntare sotto il tessuto nero quello bianco del suo reggiseno.
"Ehm…scusami El! Vuoi che te ne prenda un'altra?"
"No, non ti preoccupare!" rispose El risoluta, facendo sparire immediatamente l'imbarazzo e sollevando un lembo dello strappo fino ad incastrarlo sotto il tessuto bianco, a coprire del tutto il suo reggiseno, sotto gli occhi sconvolti del piccolo Wheeler, rimasto paralizzato con la bocca spalancata.
"Ecco! Risolto!"
"…risolto" ripeté in trance il povero Mike, deglutendo saliva che non credeva più di avere e mettendoci un certo impegno ad ignorare una parte autonoma del suo corpo sempre più invocante le sue attenzioni.
E non le sue soltanto.
"Okay…e ora stenditi a letto"
"Cosa?!"
"Siediti! Volevo dire siediti!" si morse la lingua Mike alzando gli occhi al cielo, dandosi mentalmente dell'idiota, dello stupido e qualsiasi altro insulto gli passasse per la mente in quel momento.
"Volevo dire…siediti El, per favore" El lo vide sussurrare più rosso che mai in viso, sotto la cera non più così spessa e il trucco nero dei suoi occhi a contrastare ancora di più con il bianco dei suoi grandi bulbi.
"Siediti così posso…truccarti!" continuò Mike tirando la sedia più vicina, vedendola sedere a gambe incrociate sul suo materasso ed affrettandosi a spostare più vicini a sé i trucchi sparsi sulla coperta, di tutto per non pensare al fatto che El fiorellino Hopper fosse davvero seduta ad un passo da lui sul suo letto da soli, un'altra volta.
E nella sua casa vuota, in aggiunta.
"Max l'avrebbe di sicuro fatto meglio…" El lo sentì sospirare, aprendo goffamente la scatoletta di cera bianca e afferrando un pennello all'apparenza pulito.
"Vuoi…vuoi farlo tu?" chiese Mike con voce timida, pregando che El potesse toglierlo da quell'imbarazzo, più che certo che mai la sua mano sarebbe stata sufficientemente ferma, avendola già così vicina da sentire il suo cuore martellare dritto nelle sue orecchie.
"No, no…fai pure tu!" rispose semplicemente El facendosi più vicina, sporgendosi di più appoggiando i gomiti sulle sue ginocchia e chiudendo gli occhi, il viso proteso verso il suo così bello e serafico che Mike si chiese seriamente cosa lo stesse ancora trattenendo dal baciarle quelle labbra schiuse in un timido ma perfettamente adorabile sorriso.
"Cazzo El, sarai la mia rovina…" abbassò invece lo sguardo il piccolo Wheeler, prendendo con il pennello un po' di cera bianca e portandolo sulla sua guancia, vedendola muoversi improvvisamente a quel tocco, non proprio delicato, delle setole sul suo viso.
"Scusami, io…non sono un grande esperto!" si scusò Mike abbozzando un sorriso, vedendola ridere di una risata cristallina ad occhi chiusi, sporgendo nuovamente di più il suo viso.
"Non ti preoccupare, Mike…non mi dai fastidio!"
"Facciamo così…" concluse risoluto il giovane Wheeler, abbandonando infine il pennello e immergendo un dito nel bianco della cera, allungando una mano sul suo viso e stendendo il colore bianco direttamente con il polpastrello del suo indice lungo la sua pelle, vedendola sorridere chiaramente riconoscente di quel tocco di gran lunga più delicato sulla pelle sensibile del suo viso:
"Molto, molto meglio…"
Ma Mike, a quel contatto, credette che ogni fibra del suo corpo avesse appena incominciato ad ardere per autocombustione.
Le sue dita scorrevano lente lungo la pelle liscia del viso di El, segnando linee, ghirigori, infinite carezze che, ad essere più che sinceri, con il trucco bianco non c'entravano già più niente, se non ne pochi istanti di breve pausa lunga il tempo di un sospiro nel quale le dita di Mike si allontanavano dal suo viso verso la scatolina per prendere altra cera.
E ad El quel messaggio ad occhi chiusi sul suo viso non avrebbe potuto mai farla smettere di sorridere, mentre sentiva le dita di quel ragazzo percorrere leggere le linee della sua fronte, la curva delle sue sopracciglia, la punta del suo naso e lo spigolo del suo mento, passando e ripassando nei punti dove le dita l'avevano appena sfiorata ma senza che lei mai nemmeno potesse immaginare di farglielo notare, lasciando una scia infinita di brividi lungo la sua schiena e sulle sue braccia una visibile pelle d'oca che la piccola sperava lui non notasse.
"Hai…hai freddo?" chiese Mike con un sussurro così vicino che la piccola poté quasi percepire le sue labbra muoversi ad un passo dal suo viso,
"No…" si affrettò lei a rispondere ad occhi chiusi stringendo le mani tra di loro sulle sue gambe, sentendo le sue dita ora salire fin sulle sue palpebre e sotto le sue ciglia inferiori, con tocchi più veloci, precisi e misurati.
"Anzi…fa caldo, non trovi, Mike?"
"Già…" deglutì il piccolo Mike, ringraziando il cielo che quello scricciolo conservasse ancora i suoi occhi ben chiusi, non potendo cogliere così i suoi sguardi di venerazione a lei rivolti che era certo avrebbero fatto lei ridere e lui desiderare di venire inghiottito nel centro della terra.
"Innamorato, innamorato…cazzo, Wheeler, sì che sei innamorato!"
Quanto era liscia la sua pelle, quanto perfetti i contorni dei suoi occhi tondi e grandi, quanto morbide le sue guance, quanto rosse ed invitanti le sue labbra che il piccolo Wheeler non si era ancora osato nemmeno sfiorare?
"Hai…hai finito?"
"Solo ancora un secondo, El…ti prego" aggiunse Mike con un sussurro, non potendo più trattenersi dallo sprecare quell'occasione, deglutendo ed allungando con mano più tremante che mai un dito, fino a sfiorare con un polpastrello leggero un centimetro del labbro inferiore della sua bocca semiaperta.
Ed El non poté che fare a meno di spalancare gli occhi all'improvviso a quel tocco, capace di far passare una scarica elettrica all'unisono lungo i loro corpi in tensione, uniti in quel singolo centimetro ma mai stati più di quel momento vicini, al diavolo i 10 centimetri e la teoria dei baci delle commedie romantiche alla tv.
Ed El aprì gli occhi in quelli di Mike, rimanendo folgorata dall'intensità del suo sguardo.
Erano pozzi neri quelle pupille spalancate di ammirazione di fronte a sé, due mari neri così profondi da averne paura, ma dove la piccola non avrebbe mai potuto avere paura di affogare, due cieli notturni senza stelle, bui come l'inchiostro, ma a cosa sarebbero servite le stelle, se gli incendi dei loro corpi avrebbero potuto fare loro luce anche nelle più profondi delle notti?
E Mike mosse il suo indice lungo quelle labbra rosse, seguendone il contorno e distogliendo gli occhi dai suoi solo per concentrarsi sulle sue labbra, sentendole fremere appena sotto il suo tocco ma mai abbastanza da chiedergli di allontanarsi.
E le dita di El si mossero prima, già molto prima che lei stessa se ne aacorgesse, muovendosi davanti a sé a colmare quelle breve distanza fra di loro fino al suo viso, portando un indice a sua volta sul contorno delle labbra rosse di lui, sentendole tremare a sua volta sotto il suo tocco, schiudendosi a lei lentamente, sentendolo deglutire un ultimo istante con un piccolo sospiro.
E Mike credette che respirare fosse diventato improvvisamente inutile, quando vide il viso di El ormai a pochi centimetri dal suo con gli occhi fissi sulle sue labbra sfiorate dalle sue dita, credendo che mai la sua pelle fosse stata così sorprendentemente sensibile, mai che il suo cuore avesse pompato così tanto sangue in quel punto del suo viso, come a sussurrarle a fior di labbra:
"Sono tuo…che aspetti a baciarmi?"
Ed El socchiuse gli occhi, credendo di poter venire schiacciata da quella così intensa e forte sensazione, non sapendo dire la stesse facendo tremare di più il movimento delle dita di Mike sulle sue stesse labbra o la sensazione delle sue stesse dita sulle labbra rosse di quel ragazzo così dannatamente vicino.
El sapeva solo che, fosse stato per lei, niente di tutto quello che stavano facendo, qualunque cosa essa fosse, avrebbe mai dovuto fermarsi, mai mai più.
"El…" sentì le labbra di Mike muoversi appena sotto le sue dita, facendo sollevare più in sù il suo sguardo dalle sue labbra alle sue iridi, già attesa delle sue, colme di attesa e desiderio almeno quanto le sue in quel momento.
El non credeva di aver mai percepito una tale intensità di sguardi tra i loro visi.
"Mike…" deglutì a sua volta El, sbattendo più veloce le palpebre per non lasciarsi sopraffare, e quando vide tra le ciglia scure gli occhi di quei ricciolino chiudersi, avvicinandosi piano a lei di più, sempre un po' di più, lentamente, quel fiorellino si disse che non era poi così importante cosa sarebbe potuto succedere di lì a un secondo, l'importante era che niente al mondo potesse porre fine a quella così intensa sensazione.
"Baciami, Mike, baciami, ti prego…"
"Mike! Sei a casa?"
L'imprecazione che Mike ringhiò a denti stretti in quel momento mosse aria direttamente sulle labbra di El così intensamente da farle capire solo in quel secondo, con gli occhi semichiusi e le dita ancora sul suo viso, quanto cazzo si fossero avvicinate le loro labbra in quella frazione di sospiro.
"Shit…" Mike inspirò di colpo facendola traballare ancora sporta verso il suo viso, separandosi in un secondo di mala voglia da lei e vedendola riaprire occhi delusi almeno quanto i suoi, alzandosi dalla sedia e correndo alla porta, maledicendo il fato, il caso o il destino, e perfino sua madre che ancora insisteva urlando da sotto le scale.
"Mike! Non dovresti essere alla festa! È tardi! Ti serve un passaggio?"
"Arrivo mamma! Sì, un passaggio, ti ringrazio!" urlò in risposta Mike sorprendendo di avere ancora ossigeno in corpo non ancora consumato dal suo muscolo cardiaco, richiudendo la porta alle sue spalle e voltandosi lentamente verso il suo letto ad occhi chiusi, come se avesse potuto scoprirla sparita in quel momento davanti a sé.
Ma quando riaprì gli occhi, quasi per magia, il suo piccolo scricciolo era ancora lì, e lo guardava con occhi attenti, il viso perfettamente macchiato di bianco e nero sotto gli occhi in una visione che a Mike fece quasi venire voglia di ridere.
"Stai…stai bene!" balbettò Mike cercando di darsi un contegno, sedendosi accanto a lei sul materasso ed indicando con un dito il suo viso,
"Il trucco…è venuto bene!"
"Oh…!" El sorrise di fronte alla buffa immagine del suo viso, riflessa nello specchietto messo nelle sue mani da Mike, ritraente una ragazza molto diversa da quella che ricordava.
Pelle più bianca che mai, occhiaie scure sotto gli occhi, palpebre nere e labbra così rosse che sembrava avesse appena fatto una grande scorpacciata di more e lamponi.
"Ca…carina!"
"…bellissima" la corresse Mike con un sorriso innamorato, facendo svolazzare un ultimo istante l'ultimo lembo ancora rimasto del suo cuore così duramente messo alla prova in quei minuti di apnea.
E Mike le prese una mano, invitandola dolcemente a scendere da quel letto e seguirlo fuori da quella camera, pregando il Cielo, il fato, il destino, che quello che stava per compiersi tra quelle mura un istante prima potesse trovare finalmente la sua realizzazione, prima o poi.
E il piccolo Wheeler avrebbe di certo preferito più un "prima" che un "poi".
"...andiamo"
📼🌼
Calma ragazzi, già ve ne andate?
La serata non è che appena cominciata!
Allora, avete già dipinto la vostra faccia di bianco e di nero ed indossato il vostro miglior costume?
Le danze sono aperte!
Dolcetto o scherzetto, chi vincerà? Entro mezzanotte chi riderà e chi piangerà?
🙊
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