14.The Most Beautiful Night Of The Year
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"Sono l'unico qui che si sta ricordando che giorno sarà domani?!" alzò al cielo gli occhi azzurri Dustin quel giovedì mattina, chiudendo con uno scatto metallico lo sportello del suo armadietto davanti ai visi accigliati dei suoi migliori amici.
Nessuno ebbe in quel secondo dubbi in merito a quale fosse il motivo di agitazione del ragazzo senza denti, non sarebbe stato davvero poi così difficile immaginarlo: quattro settimane erano passate da quel sabato sera e da quella prima sessione di D&D nel basement dei Wheeler, e se il lento ed inesorabile procedere di ottobre significava per i loro coetanei solo una tacca su un altro lungo mese di scuola, c'era ben altro ad animare il cuore dei piccoli nerdini, qualcosa di molto, molto più grosso.
"E guardateci un po', guardateci dico!! Siamo qui a far finta di niente come un branco di trogloditi!" proseguì il nerdino alzando le braccia al cielo, con un'espressione talmente avvilita da risultare quasi ridicola.
"La giornata più bella dell'anno inizierà tra meno di 24h e ci coglierà completamente impreparati, e tutto questo è assolutamente inammissibile!"
Mike non riuscì a trattenere un sorriso, nascosto immediatamente da uno sbuffo ed un'alzata di occhi al cielo attraverso quei riccioli neri sempre più lunghi, il maggior motivo di lamentele della signora Wheeler ogni mattina durante la colazione.
Il piccolo Wheeler scosse la testa, facendo ricadere fino a sfiorare delicatamente le ciglia dei suoi occhioni neri, quei ricci incasinati ed arruffati come quelle mattine ormai più fredde e nebulose dell'autunno ormai inoltrato, tra quelle che inevitabilmente erano destinate ad essere le ultime ostinate corse in bici prima dell'inverno e i maglioni di lana a proteggere la pelle sempre più pallida ma anche sempre più spesso accaldata e sul punto di prendere fuoco.
Era uno degli autunni più freddi e piovosi da quando la piccola cittadina di Hawkins conservava la memoria, ma per un nerdino, un nerdino in particolare, non avrebbe potuto essere invero più calda.
Qualcosa stava cambiando sotto la sua pelle color latte puntinata di lentiggini, nel suo corpo ormai più alto e più maturo, come se più che un'estate e pochi mesi, su di lui fosse passata una vera esplosione, con i muscoli sempre più tesi, più attenti e pronti a scattare da un momento all'altro, nascondendo dietro brevi rossori e piccoli colpi di tosse, quando aveva lei nei paraggi, una sempre più viva…eccitazione?
Oh sì, qualcosa era mutato nel piccolo Mike, qualcosa che non avrebbe più avuto modo di tornare indietro, qualcosa di destinato a nulla se non a crescere, crescere ed inevitabilmente ingigantirsi.
Se il piccolo nerdino era certo sua madre avrebbe presto finito per tagliare i suoi ricci troppo lunghi nel sonno, il suo cuore pulsante da 15enne ormonale e la sua fervida fantasia aizzata da ogni più innocente sorriso di lei, non poteva che vedere gli stessi ricci protagonisti anche dei suoi sogni, ma stretti tra dita sottili ed impazienti nel moto di passione di una bambina ragazza giovane donna posizionata comodamente sulle sue ginocchia, proprio lì dove le sue mani tremanti l'avrebbero condotta, proprio lì in quel punto dove, dio mio, a Mike faceva quasi male anche solo immaginarla.
"El…cazzo"
"Sono qui, Mike, sono qui…" le sorrideva ogni volta nel sogno il suo angelo dal sorriso dolce e malizioso come un proibito paradiso, i boccoli ricaduti in avanti a coprire solo in parte un piccolo seno nudo che il piccolo Wheeler avrebbe voluto stringere tra i palmi e torturare tra le labbra.
"Sono qui per te, Mike…cosa aspetti?"
"Cazzo.."
Mike sbattè le palpebre, rimasto imbambolato davanti al suo armadietto aperto a fissare il fondo metallico dove tante, troppe volte, l'immagine di quella ragazzina semi-nuda avrebbe potuto rimanere impressa come un poster a colori.
Cercò di darsi un contegno con un colpo di tosse, tentando di ignorare il calore crescente sulle guance e sopratutto in un punto non più molto imprecisato sotto il suo ombelico.
Se Steve aveva raccontato a lui e ad i suoi amici due o tre cose su "perché è normale che non solo le ragazze passino così tanto tempo sotto la doccia", nell'ultimo mese Mike aveva dato sfogo a quelle proibite memorie, sepolte nel cassetto più profondo del "cose che NO ASSOLUTAMENTE NON SONO UTILI MA FORSE IN FONDO PERCHÉ NO NON SI SA MAI CHISSÀ".
Al piccolo Wheeler bastava ripetersi che era tutto normale, che non aveva poi in fondo ucciso nessuno: quanti adolescenti avrebbero potuto confessare di essersi toccati nelle doccia pensando alla ragazza dei loro sogni? Certo praticamente quasi tutti, più di quanti avrebbe potuto immaginare.
E la prima volta non era stata così facile: tra la costante paura che un piccolo gemito più forte scappasse fino ad orecchi indiscreti o che il fantasma di sua madre si palesasse in quel momento davanti a lui nonostante la porta del bagno chiusa a chiave, al piccolo Mike era quasi venuto un infarto per quanto forte e potente si fosse rivelato quel momento, quella sensazione di totale perdimento e leggerezza come se si fosse immerso completamente in una nuvola di panna, sentendosi tremare le gambe così come le dita ancora strette a quella parte del suo corpo che finalmente sì, aveva smesso di far male e pulsare così insistentemente dopo minuti di dolce agonia.
Ma non se la era cavata in fondo così male il piccolo Wheeler, non osando farne parola il giorno dopo ai suoi amici, con i quali eppure avrebbe potuto immaginare da piccolo di poter condividere praticamente qualsiasi cosa, neppure con Lucas, con il quale era più che certo non avrebbe avrebbe potuto ricevere inaspettate sorprese.
In fondo lui stava con Max da quasi 6 mesi, era così improbabile che anche lui, in fondo…
A essere onesti, quello che il loro baby-sitter dell'ultimo anno aveva dipinto come un mero gesto di cameratismo, aveva assunto per lui invece un significato diverso, quasi più intimo, soprattutto perché sì, per davvero, Mike non avrebbe potuto nascondere di aver pensato ogni secondo a lei mente la sua mano stringeva la sua pelle su e giù sempre più velocemente fino a mandargli in pappa le poche facoltà mentali residue.
"Cazzo El…cazzo"
Più complicato era stato invero non andare a fuoco per autombustione quando aveva visto la principessa soggetto dei suoi sogni proibiti il giorno seguente a scuola, seduta accanto a lui a quel banco in prima fila nell'aula di chimica che la coppia di nerdini non aveva più abbandonato: Mike aveva temuto davvero che quella piccola maga avesse il potere di leggergli dentro, quando l'aveva fissato per qualche secondo con occhi curiosi ed attenti, sempre belli e grandi, ma accesi quel giorno da una luce misteriosa in più:
"Tutto…tutto bene, Mike?"
"Oh, certo El!" aveva boffonchiato Mike nascondendosi dietro al pesante libro, più che certo che nemmeno la Muraglia Cinese avrebbe potuto quella mattina nascondere il suo più vivo rossore.
"Tutto alla grande! Sai, ieri sera mi sono fatto la mia prima sega nella doccia pensando tutto il tempo a te!"
Steve aveva loro spiegato che quel piacere non era che una briciola, un niente se paragonato a cosa si provasse quando, al posto che da soli, ogni affondo veniva spinto nel corpo di una ragazza, e se quel solo pensiero era in grado di seccargli la gola e far battere impazzito il suo giovane cuore, il piccolo Wheeler non poteva che essere certo che solo un soggetto femminile avrebbe voluto tra le sue braccia in quel momento, a condividere con lui quel primo piccolo grande gesto di intimo amore:
"El…El…dio mio, El.."
"Non so proprio di cosa tu stia parlando, amico…" Lucas scosse la testa con un sorriso noncurante ma complice quella mattina, facendo definitivamente ripiombare Mike alla realtà, ritrovando di fianco a sé ad osservarlo due occhi interrogativi appartenenti al migliore amico.
"Oh no, nemmeno io so a cosa tu ti stia riferendo, Dusti-Bon!" proseguì Will reggendo il gioco a Lucas e alzando un sopracciglio in direzione nell'ultimo amico rimasto in silenzio,
"E tu, Mike?"
"Ehm…" iniziò il ricciolino, passando con lo sguardo gli occhi dei suoi migliori amici in attesa di fronte ai loro armadietti: di cosa…di cosa stava parlando Dustin pochi secondi prima?
"Ehm…Halloween?"
"Oh, grazie al cielo: qualcuno conserva ancora un briciolo di sale in zucca!" esclamò orgoglioso Dustin battendo con una mano una pacca sulla sua spalla in mezzo alle proteste dei due amici per non aver retto loro il gioco.
"Una parola, 9 lettere, una magia: H-A-L-L-O-W-E-E-N! Ragazzi! Domani è il 31 ottobre, sono l'unico ad esserselo ricordato? Pronto?! La festa dell'orrore…gli scheletri, le zucche…il festival dei morti viventi…terra chiama il party, mi ricevete?!"
"Okay, okay amico, ricevuto!" rispose per primo Lucas facendo scivolare il libro di francese nello zaino aperto, alzando una mano davanti a sé come ad invocare un secondo di silenzio.
"D'accordo, arriva al punto Dustin: domani è Halloween e…quindi?"
"Quindi? Quindi mi chiede pure?!" esclamò il risposta il nerdino dai riccioli fitti sotto il berretto blu rosso e bianco, portando le mani a coprire le orecchie come a non poter credere a ciò che aveva appena udito.
"Pronto?! Ragazzi, ma siamo tutti impazziti?! La notte più bella dell'anno, ricordate?! Avanti, andiamo! Che n'è stato del nostro solito entusiasmo per Halloween?"
"Credo sia morto esattamente un anno fa insieme alla nostra dignità…" boffonchiò Mike indugiando per un secondo con il libro sospeso tra le dita. Non c'era bisogno di aggiungere dettagli per essere sicuro che ai suoi amici fosse tornata alla mente, esattamente come a lui, la patetica scena del loro ingresso attraverso i corridoi della Middle School esattamente un 31 ottobre addietro, vestiti con i loro costumi da Ghostbuster in mezzo ai loro compagni di classe perfettamente vestiti con i vestiti da tutti i giorni.
Le prese in giro e le risatine erano proseguite per settimane, ferendo a morte il loro orgoglio da nerdini messo a dura prova, e se il party poteva vantare ormai spalle larghe per sopravvivere alle battute rivolte a loro da Troy e gli altri trogloditi della sua gang, lo stesso nerd dagli occhi chiari aveva fatto loro promettere che quella era l'ultima volta che si rendevano così ridicoli di fronte all'intera scuola.
E la promessa era stata mantenuta…almeno fino all'anno dopo.
"Già, Mike a ragione…" ruppe il flusso dei ricordi Lucas, richiudendo l'armadietto alle sue spalle e appoggiandocisi di schiena:
"L'anno scorso è stato abbastanza imbarazzante, non credo proprio sia il caso di…"
"Ma ragazzi! Quella è acqua passata! Non se la ricorderà più nessuno!" protestò Dustin più forte, in mezzo al corridoio sempre più affollato nell'ultimo cambio d'ora prima dell'intervallo del pranzo.
"E poi non intendevo mica qualcosa di così plateale! Sono abbastanza intelligente da capire come voi che non siamo più alla Middle, quest'anno non c'è da scherzare…" il piccolo Wheeler vide l'amico farsi più vicino, con aria preoccupata, dopo aver lanciato un'occhiata a destra e sinistra con sguardo circospetto.
"Detto tra noi, per quanto tubolari, non credo che i nostri costumi sarebbero apprezzati da quelle sventole delle cheerleader del terzo anno…"
"E allora quale sarebbe la tua idea, genio?" chiese l'amico dalla pelle cioccolato incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio con fare interrogativo, insieme all'occhiata al cielo di Will e un mezzo sorriso di Mike.
"Mi sembra che qui a parte protestare nessuno stia proponendo niente!"
"Non è il caso di ripiegare sul classico "dolcetto o scherzetto"?" azzardò Mike con una scrollata di spalle, vedendo gli occhi dei tre amici spalancarsi all'unisono di fronte a sé.
"Dolcetto o scherzetto?! Wheeler!" rispose Dustin scuotendo la testa, chiudendo gli occhi come chi si arrende di fronte ad una battaglia persa.
"Ma per l'amor del cielo, vogliamo davvero condannarci al titolo di sfigati patentati fino alla fine dei nostri giorni?!"
"Magari sarebbe la tattica giusta per conquistare la tua stramba…" sussurrò Lucas con una risatina, ignorando lo sguardo truce di Mike nella sua direzione a quelle parole.
"El…El! O mio principessa, vuoi essere la vergine per il mio vampiro per le strade di Hawkins questa notte? Sai, avrei una voglia matta di morderti e prosciugarti tutta…"
"Oppure…" nascose una risata in un colpo di tosse Will, correndo in soccorso del suo migliore amico, improvvisamente rosso tanto quanto il suo maglione di lana a maglie fitte.
"Oppure potremmo optare su un classico film dell'orrore e schifezze a volontà! Non è così che abbiamo concluso ogni anno in fondo? Mike, pensi che potremmo fermarci poi a dormire da te?"
"Ecco! Ecco! È proprio questo il punto!" esclamò più forte Dustin, battendo un pugno sull'armadietto e facendo richiudere le labbra al piccolo Mike, già aperte per rispondere.
"Ragazzi! Non andremo mai da nessuna parte nascondendoci in questo modo! Siamo al liceo amici, che diamine! È ora di uscire allo scoperto, di esporre la merce migliore sul bancone, di diventare predatori d'assalto e…"
"Arriva al punto Dusti-Bon..." sbuffò Lucas con impazienza, sollevando ora entrambi le sopracciglia con aria di chi la sapeva già lunga:
"...quale sarebbe la tua geniale idea?"
"…una festa!" esclamò frizzante ed inaspettata una voce femminile alle loro spalle, facendo sobbalzare e girarsi di scatto l'intero party con aria di sorpresa, tutti tranne Dustin, che accolse l'amica dai capelli rossi scossi dalla corsa con un sorriso soddisfatto e complice.
"Esatto MadMax, proprio quello che intendevo…una festa!"
"Sì, una festa, una vera festa dell'orrore in grande stile, come nei film delle matricole che abbiamo visto quest'estate al drive-in!" continuò Max fattasi più vicina, facendo brillare di entusiasmo i suoi occhioni verdi di fronte ai visi interdetti dei suoi amici.
"Una festa in piena regola con tanto di musica, vestiti a tema e…fiumi di alchool a volontà!"
"Già proprio il genere di feste alle quali noi non siamo mai invitati…" scosse la testa Will, chiudendo per ultimo con uno scatto anche il suo armadietto.
"Già, da quando noi siamo tipi da feste?" chiese incerto Mike, indicando con una mano sé stesso e gli amici intorno a lui.
"Credo che farsi rifiutare all'ingresso di un party sia quasi più imbarazzante che finire per fare dolcetto o scherzetto con la sorella di Lucas e le sue amiche…"
"E no! È qui che vi sbagliate ragazzi!" ribattè prontamente la rossa allargando maggiormente il suo sorriso ed allungando una mano nella tasca posteriore dei suoi jeans sotto la felpa gialla:
"Quella in questione è solo la festa più chiacchierata nell'intera scuola, non c'è letteralmente nessuno al corso di letteratura che non ne stesse discutendo! E si dal caso che noi…" proseguì la ragazza con occhi brillanti di soddisfazione, sventolando tra le dita un volantino ripiegato e riportante una scritta colorata in arancio e nero "la festa più terrificante dell'anno".
"…si dal caso che noi abbiamo un invito!"
"Porca puttana!" esclamò incredulo Lucas, afferrando il volantino dalle sue mani, con aria così stupefatta da far ridere la rossa di fronte a sé con una risata acuta.
"Ma come…come hai fatto, Max?!"
"Tiffany McDonal, quinto anno, vice capitano della squadra delle cheerleader!" rispose Max ondeggiando i capelli rossi con un moto di orgoglio, fingendo di lucidarsi le unghie contro la felpa color limone:
"Si da il caso che fosse disposta a qualsiasi cosa pur di ottenere un contatto con mio fratello e io gli ho detto l'orario al quale può trovarlo in palestra dopo gli allenamenti di basket!"
"Wow, quello stronzo di tuo fratello è davvero d'aiuto certe volte!" esclamò Dustin con entusiasmo, strappando il volantino dalle mani del suo migliore amico:
"Cosa vi dicevo ragazzi? Cheerleader!"
"Okay, okay, ragioniamo un attimo…" fece un passo in avanti Mike con aria perplessa, non riuscendo a placare nemmeno in parte l'entusiasmo dei due amici letteralmente non più nella pelle:
"Questa…Tiffany o quello che è ha invitato tutti? Intendo…tutti noi?!"
"La festa non è sua, è della sua amica Bethany!" iniziò Max con un gesto della mano al gruppo di ragazze intente a distribuire volantini con grandi sorrisi alle porte della sala mensa:
"Semplicemente ha parlato con lei e ha detto che sono invitata: ho una lascia passare per la festa e posso portare con me quanti amici voglio!"
"MadMax sei, così…così…" scosse la testa in ammirazione Dustin, afferrando la mano della rossa e stringendola al suo petto, tra le risate della ragazza e una gomitata da parte di Lucas nelle costole:
"Ehi! Vacci piano amico!"
"Conserva i complimenti per quelle cheerleader laggiù! Ho sentito dire che alcune di loro sono ancora single!"
"Va bene, ho capito, ci stiamo davvero andando?!" chiese timidamente Mike, sentendo il cuore perdere un battito alla sola idea di una stanza affollata da armadi a due ante della squadra di football e cheerleader delle gonne corte quanto la loro sobrietà.
Il party non era mai stato invitato ad una festa e certo non a quel tipo di feste, e se per i suoi amici quella sembrava l'occasione giusta per buttarsi nella mischia e cercare di conquistare il titolo di "fighi" per una notte, per Mike il solo pensiero era in grado di far venire la pelle d'oca. Come ci si comportava ad una festa, se le uniche alle quali poteva vantarsi di aver partecipato erano quelle di compleanno dei suoi amici, chiusi nel suo basement a sgranocchiare patatine e a guardare Star Wars per la milionesima volta?
Ma a quanto pare il dado sembrava essere stato già lanciato, e se la decisione sembrava essere stata già presa per lui dai suoi quattro amici entusiasti, il piccolo Wheeler non poté fare a meno di chiedersi cosa ne avrebbe pensato lei.
Già, perché, a tutti gli effetti ormai era più che scontato che avrebbe partecipato anche lei, non era vero?
Tra tutti gli amici che Max avrebbe potuto portare vi sarebbe stata anche…El?
"Mio fratello e tua sorella ci saranno di certo…" la voce di Will lo riportò alla realtà, intercettando appena in tempo un'occhiata di Will al suo fianco,
"Se Steve è invitato sono sicuro che non mancheranno"
"E sai che culo?" girò gli occhi al cielo il ricciolino con aria sconsolata,
"La nostra prima festa ad ammirare tutta la sera quei due a pomiciare come due ventose…"
"Geloso, Mike?" lo apostrofò Dustin con un sorriso irriverente, facendosi più vicino con aria complice,
"Perché sono sicuro che qualcuno sarebbe più che felice di fare la ventosa con te domani sera.."
"Che intendi dire?!" la voce improvvisamente seria di Max interruppe le risate dei suoi amici, facendo calare il silenzio di fronte agli armadietti di quel corridoio affollato.
Mike deglutì, sentendo crescere l'ansia frammista ad indignazione, insieme ad uno strano formicolio alla gola che lo fece scattare prima del dovuto: era così difficile per l'amica immaginare che lui avrebbe voluto invitare anche El alla festa, permettendole di trascorrere il primo Halloween insieme con loro?
Dopo la sessione di D&D quella sera, Mike aveva ingoiato in silenzio ogni singolo sbuffo, ogni occhiataccia rivolta dalla rossa alla ragazza che ormai aveva conquistato un posto fisso nel suo cuore, oltre che al loro consueto tavolo in sala mensa.
Se con Will e con Lucas le cose si erano risolte nel giro di poche settimane, MadMax si stava rivelando, per motivi per il piccolo Wheeler faceva ancora fatica ad immaginare, il muro più difficile da far crollare.
Per quale motivo la ragazza dai capelli rossi e lo skateboard sempre sottobraccio non poteva accettare la presenza di quel nuovo elemento nel loro gruppo? Non poteva, come Mike si era immaginato, essere semplicemente felice di non essere più l'unica presenza femminile nel loro party?
"El è parte del gruppo ora, Max, perciò…" cominciò Mike con voce piatta, trattenendo una mano tremante alla tracolla dello zaino,
"Credevo fosse scontato che io la invitassi…nel senso, se lei mai dirà di…"
"Oh, io non credo proprio" lo interruppe Max con aria di sfida, portando le braccia incrociate al petto e guardando dal basso il paladino ormai di due spanne più alto di lei.
"Tiffany ha detto che posso invitare i miei amici, e la stramba fino a prova contraria non è…"
"El è parte del gruppo" ripeté Mike chiudendo per un secondo gli occhi come ad invocare una mistica pace interiore, sentendo Lucas al suo fianco sospirare con aria di disappunto,
"Max, ti prego, non ricominciar.."
"No, non lo è, non lo è nemmeno un po'!" tagliò corto la rossa, scuotendo vigorosamente la testa sotto gli occhi sconcertati degli amici.
Mike si sentiva davvero a tanto così dal mettersi ad urlare in mezzo a quel corridoio.
"Max, senti…ascoltami…"
"No, ascoltami tu, Mike! Qui non hai proprio voce in capitolo!" esclamò per prima la ragazza, strappando il volantino dalle mani di Dustin.
"Finché si tratta delle sessioni nel tuo basement posso accettarlo, anzi, mi pare giusto! È casa tua e sei il DM, è giusto dedica tu, ma in questo caso…" proseguì con tono fermo e sguardo duro di chi non ha intenzione di scendere a compromessi,
"Questa è la mia festa, ho rimediato io l'invito e sono libera di invitare i miei veri amici!" concluse Max sbattendo un piede per terra, come a mettere un punto fermo ad una frase che non ammetteva repliche di alcun tipo.
Mike abbassò lo sguardo, sentendo crescere più intensamente quell'ondata di calore lungo il petto, il collo ed infine le guance.
Quelle non erano le esatte parole che aveva pronunciato lui stesso su per giù un anno prima proprio al ragazzo dalla palle color cioccolato che ora lo fissava come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all'altro?
E non era proprio a lui che era stato contestato di non essere accogliente, di essere uno stronzo, un nerd senza speranze non aperto a nuove amicizie?
"E va bene…" sospirò Mike rialzando il viso con un sorriso, stupendosi almeno quanto i suoi amici del suo autocontrollo:
"…allora non ci vengo neppure io"
"Ma come, Mike?!" esclamò Dustin con un spontaneo grido di protesta, in mezzo alle lamentele all'unisono di Lucas e Will.
L'intensità di sguardi tra la rossa ed il suo ragazzo dalla pelle scura avrebbe potuto farli prendere fuoco entrambi di fronte a quegli armadietti.
"E sai che grande perdita, Wheeler…"
"Finiscila Max.."
"Sei proprio una stronza…"
"Io?! Ha cominciato lui?!"
"Potete per favore entrambi smetterla di fare i bambin…?!"
"Ciao ragazzi! Come va?"
Il suono di una voce limpida e gioiosa interruppe quel teatrino improvvisato in mezzo al corridoio, facendo zittire tutte le proteste e voltare gli amici contemporaneamente alle loro spalle.
Tra tutti il primo a voltarsi, neanche a dirlo, fu un piccolo nerdino che nel suono melodioso di quella voce ritrovò in vero non solo un saluto, ma la sua personale fonte di salvezza in grado di voltare in uno schiocco di dita ogni più tragica giornata.
Si girò con un sorriso il piccolo Mike, e non poté fare a meno di rimanere senza fiato come ogni altra volta di fronte allo spettacolo immutato di quel piccolo fiorellino in arrivo a veloci passi di fronte a loro, una mano alzata in segno di saluto e un paio di libri stretti al petto contro la sua camicetta a pois infiltrata nei jeans a vita alta a copiare le forme dei suoi fianchi mossi dalla camminata in modo per lui ipnotico.
E come ogni altra volta, Mike non poté fare meno di arrossire, nascondendo uno sguardo colpevole: fissarla troppo e così intensamente lo faceva sentire come se quello scricciolo avesse potuto leggergli direttamente in fronte tutti i più segreti pensieri.
Più o meno quanto sarebbe rimasta disgustata e sconvolta se avesse potuto immaginare quali fantasie più o meno involontarie la vedevano coinvolta nei sogni di quel nerdino che da un mese a quella parte proprio non era più in grado di contenere i suoi più vivaci ormoni?
"El! Ciao!"
"Ciao!" ripeté la piccola Hopper con un sorriso, fattasi vicina abbastanza per poter scorgere uno sbuffo di Max alle spalle di Mike, prontamente messo a tacere da un più caloroso saluto da parte del restante gruppo:
"Ciao El!"
"Buongiorno!"
"Tutto a posto, tu?"
"Di che state parlando?" chiese il fiorellino con aria curiosa, seguendo con lo sguardo il volantino colorato strappato dalle mani della rossa da parte di Dustin in un momento di distrazione, sporto a Mike con un rapido gesto, abbastanza da cogliere il piccolo nerd alla sprovvista distogliere lo sguardo dalla sua figura.
"Oh! Ehm, sì…di cosa stavamo parlando, giusto…El?" iniziò Mike balbettando come di fronte ad un'interrogazione, sentendo Will alle sue spalle spingerlo in avanti con una poco cortese ma decisa spinta e un colpo di tosse di Lucas a mettere a tacere il borbottio di protesta di Max di fianco a lui.
Stava davvero per invitare El ad una festa, proprio lui che alle feste si era sempre immaginato un pesce fuor d'acqua? Stava davvero per invitare il fiorellino più grazioso della scuola a trascorrere con lui una serata che avrebbe potuto in potenza metterlo in imbarazzo come mai nella vita?
"Ehm…ecco…si…"
"Sì?" sorrise con una piccola risata El, stringendo più forte i libri tra le braccia e fissandolo con occhi da cerbiatto così grandi e profondi che il piccolo Wheeler credette di avere urgente bisogno di un salvagente per non finire affogato.
"Che cosa stai cercando di dirmi, Mike?"
El trattenne un'altra risata, vedendo il piccolo Wheeler arrossire se possibile ancora di più a quelle parole, divertendo dello stesso colore di quel maglione di lana così adorabile almeno quanto gli altri da lui sfoggiati in quelle mattine e che la piccola aveva imparato così presto ad amare.
Che le ore di chimica fossero diventate le sue preferite ormai era un dato di fatto piuttosto oggettivo, e se El attraversava l'ingresso a vetri della scuola con un sorriso raggiante tutte le mattine nelle quali il suo orario di lezioni comprendeva quella materia affascinante quanto il suo compagno di banco dai riccioli neri, allo stesso tempo quel fiorellino doveva ammettere di essersi abituata piuttosto facilmente anche alla presenza dei suoi amici durante i cambi d'ora, gli intervalli e le pause pranzo nelle quali era stata così gentilmente invitata da quei nerdini a sedere al tavolo con loro.
Dopo la diffidenza iniziale subito sparita da parte piccolo Byers e le ultime occhiate diffidenti di quel ragazzo dalla pelle scura, le battute da sbellicarsi dalle risate di quel ragazzo senza denti e i sorrisi così caldi e sinceri di quel ricciolino che le faceva battere così forte il cuore, non avevano potuto che farla sentire immediatamente al suo posto, come se invero in mezzo a quei ragazzi, la piccola Hopper iniziasse davvero a comprendere cosa volesse quell'espressione: "avere degli amici".
Certo, qualche occhiata al cielo e sbuffo da parte di quella enigmatica rossa ancora la infastidiva, non comprendendo perché proprio lei fosse l'unica a non essere gentile con lei che non perdeva occasione per dirle come le donava quel colore di maglietta o che forte fosse il suo skate sporgente dallo zaino.
El aveva desistito, dopo i primi fallimenti, a continuare nel suo tentativo di essere con lei carina: in fondo anche il suo papà le aveva preannunciato che non si può essere per forza amici di tutti, tanto valeva godersi la presenza dei restanti soggetti di quel gruppo di amici.
Non era per forza un male se lei e quella ragazza dai capelli rossi non erano destinate ad essere amiche per la pelle per tutta la vita…giusto?
In fondo, dalla sua vita in quelle settimane quel fiorellino non avrebbe potuto chiedere di più: non ammettere che stesse andando a dormire nel suo lettino stringendo il cuscino ogni sera e pensando a quel suo paladino con un sorriso a trentadue denti sul viso sarebbe stata un'impresa persa in partenza.
La piccola El non era stata invero mai più felice di così.
"Quello che sto cercando di dirti, El, è.." continuò il suo balbettio il piccolo Mike, sperando che una voragine potesse aprirsi nel corridoio sotto i suoi piedi all'istante: che le sue orecchie stessero andando a fuoco non era una novità, ma che la cosa stesse succedendo di fronte ai suoi amici era qualcosa che il piccolo paladino non era più in grado di sopportare. Tanto valeva sputare il rospo per mettere un punto a quella pietosa agonia.
"Mi chiedevo, El, se…tu hai già programmi domani sera per Halloween?"
"…Hallo…ween?" spalancò gli occhi a quel nome la piccola Hopper, passando con lo sguardo confusa dagli occhi neri di Mike al volantino colorato ora sporto dalle sue dita lunghe e pallide di fronte a lei.
"Che cosa è...Halloween?" si trattenere dall'esclamare la piccola confusa, non osando mettersi così in ridicolo di fronte a tutte quelle persone in quel momento.
Odiava non conoscere nuove parole, si era sforzata molte volte in quelle settimane di non interrompere tutti chiedendo a voce alta il significato di una sconosciuta espressione, salvo poi ripeterle in separata sede al suo piccolo nerdino, ritrovando sempre ad accogliere il suo dubbio un gentile sorriso.
Mike non si era mai mostrato troppo stupito della sua ignoranza su argomenti chiaramente "all'ordine del giorno" per il resto del party e mai l'aveva fatta sentire inadatta: Mike era l'unico a conoscere la verità su di lei e sul suo passato, o almeno, la parte di bugie che lei, se pur a malincuore, gli aveva raccontato.
"Sì, Halloween! Sai, "la sera più spaventosa dell'anno"!" rispose Mike con un sorriso, alzando gli occhi al cielo a quella citazione,
"Sai…se non avevi ancora programmi noi staremmo andando ad una festa! Vedi, è organizzata da alcuni alunni della scuola, Max ha ottenuto un invito e possiamo andarci tutti"
"Una festa?" chiese ancora più incredula El, ma con occhi più brillanti e luminosi di fronte a quella parola in grado di evocare nella sua mente fantasie di grandi sale addobbate con candelabri dorati e gremita di cavalieri in uniforme e dame dalle ampie gonne a ruota.
La Emma di Jane Austin era descritta come una grande organizzatrice di feste, assolutamente classificabile come il suo passatempo preferito, e anche se El sapeva bene che il 1800 con i suoi balli galanti era concluso da molto tempo, il suo piccolo cuore non poteva non fremere già di entusiasmo e pura elettricità.
"Una festa! Forte!"
"Già, forte!" sorrise Mike al suo entusiasmo, sentendo di essersela cavata piuttosto bene a giudicare dal suo sorriso, sentendosi allora più coraggioso da sussurrare un'ultima volta con voce timida:
"Vuoi venire a questa festa con me, El?"
"Con noi!" lo corresse Dustin con un rapido movimento della mano, sorpassando l'amico e mettendo a tacere le sue immediate proteste,
"Dustin! Ma che cazz…!"
"Non puoi rifiutare, my lady! Ci sarà da divertirsi!" aggiunse entusiasta il nerdino senza denti, schivando una spallata da parte del corvino dietro di lui,
"Il vascello del divertimento ha lasciato ormai il porto! Tutti in coperta, miei prodi! Inizia il divertimento!"
"Grazie Dustin, grazie davvero…" boffonchiò Mike alle sue spalle, i ricci a coprire i suoi occhi neri dal nervoso, in mezzo alle risate strozzate di Will e Lucas accanto a lui.
"Stavo giusto dicendo ad El che…"
"Accetto!" lo interruppe El con un grande sorriso, vedendo gli occhi del piccolo Wheeler spalancarsi di gioia e meravigliosa a quella semplice parola, come gli avesse appena annunciato l'arrivo in anticipo del suo compleanno.
"Da…davvero, El?"
"Me ne rallegro, my lady! Non se ne pentirà!"
"Forte!" esclamò Will con un sorriso, battendole un cinque per aria e facendo ridere quel fiorellino in un moto di spontaneità.
Ora capiva a chi altro era tanto cara quella buffa parola: più passava tempo con il party più doveva ammettere che quei due migliori amici condividevano così tante cose insieme da non poterla non colpire ogni volta con stupore.
"Sì, sì, mi piace!" annuì El sorridendo, sentendo crescere più forte l'entusiasmo,
"Solo…devo parlarne con papà, ma farò di tutto per convincerlo!"
"Certo, lei deve parlarne con papà…" boffonchiò con tono scocciato la rossa alle spalle di Mike, prontamente messa a tacere dal ragazzo a lei di fianco, con una gomitata mal celata al fianco,
"Ehi! Che ho detto?!"
"Andata! Sarà perfetto, vedrai!" concluse Mike con un passo avanti, non potendo con perdere un battito al cuore all'idea di quanto meraviglioso sarebbe stato passare un po' di tempo in più con quello scricchiolio, magari accoglierla tra le sue braccia di fronte a qualche scherzo più pauroso degli altri, così come durante un ballo più lento in mezzo alle luci soffuse di qualche pista da ballo improvvisata.
Oh sì, sarebbe stato forte, davvero molto, molto forte.
"Ti accompagno alla prossima lezione?"
"Grazie Mike!"
"Ci vediamo in mensa, El!" salutò Will con un gesto della mano, vedendola voltarsi verso il resto del party un ultimo istante donando a loro tutti un ultimo candido sorriso, prima di sparire in mezzo alla folla fianco a fianco a quel ricciolino il cui sorriso anche di spalle non sarebbe stato poi tanto difficile da immaginare.
"Meraviglioso…" alzò gli occhi al cielo l'ultima volta la rossa, accompagnata da uno sbuffo più forte da parte del suo ragazzo accanto a lei,
"Finiscila Max, davvero!"
"Non ti ci mettere anche tu, stalker!"
"Forte!" sorrise invece Dustin, avvicinandosi a Will e fermandosi ad ammirare le due figure sparire in mezzo al corridoio affollato,
"Tu l'hai mai visto così felice?"
"No, non credo…" scosse la testa Will, non potendo trattenersi dal sorridere di cuore, alle spalle di quel suo migliore amico innamorato accanto alla sua principessa lungo quel corridoio,
"Domani sera sarà davvero la serata più bella dell'anno almeno per qualcuno, amico"
*
"Hallo-ween" aveva sussurrato la piccola seduta al posto del passeggero nel furgone della polizia.
"Una festa?!" aveva ripetuto incredulo un accigliato sceriffo ingranando la prima.
"Per favore, papà…" aveva supplicato la ragazzina, unendo le mani in preghiera e spalancando due occhioni grandi e pieni di sogni a cui nessuno papà avrebbe mai facilmente potuto dire di no.
"Non sarà facile, piccola…" aveva infine sospirato il capo Hopper, passando una mano lungo il viso fino a lisciare pensieroso i suoi baffi biondi di contorno ad un sorriso serio ma fiducioso,
"…ma ci proverò kiddo, te lo prometto"
Lo sceriffo Jim Hopper sapeva che non poteva dirle di no, non ne avrebbe trovato neanche volendo alcuna ragione al mondo.
Quando quel fiorellino aveva inondato l'abitacolo della sua grigia auto quel pomeriggio di fine ottobre come un raggio di sole a squarciare una coltre di nubi, il capo aveva immediatamente colto che il motivo di gioia della sua figlia adottiva dovesse essere ben altro rispetto ad un altro degli ottimi voti con la quale la piccola stava riempiendo di orgoglio il suo cuore di papà da un mese a quella parte.
E quando le labbra della piccola si erano schiuse nel più gioioso dei sorrisi, il cuore del capo aveva tremato per un secondo di felicità, sostituita in un baleno da un brivido lungo la spina dorsale al suono della parola ad accompagnare quella grande ed incontenibile espressione di entusiasmo.
"Una festa, kiddo?"
"Sì, una festa! Domani sera!" aveva ripetuto El battendo le mani e non riuscendo a contenere tutta quella luce,
"Mike ha detto "Hallo-ween!"
"Halloween, El?" aveva sbattuto le palpebre Hopper, cercando di contenere uno sbuffo a quel solito nome ormai inseparabilmente pronunciato ogni singolo giorno dalle labbra di quello scricciolo.
"Mike ha detto questo…"
"Oggi Mike ha fatto quest'altro…"
Il capo iniziava a credere che l'ipotesi di chiudere i resti del piccolo Wheeler in un sacco e gettarli nella cava di Sattler non fosse poi una così brutta idea…in fondo.
"Sì, Hallo-ween!" aveva ripetuto El annuendo con foga, strisciando quel nome strano e sconosciuto in modo così buffo che Hopper aveva trattenuto a stento una risata: prima di qualsiasi altra cosa avrebbe certo dovuto insegnarle a pronunciare correttamente quel nome, quello era più che certo.
"Posso andarci? Posso andarci, vero papà?" aveva chiesto la piccola con un sorriso grande e fiducioso, facendo sudare freddo lo sceriffo sotto il suo cappello dalla visiera larga, nonostante le temperature di quell'autunno ormai inoltrato stessero facendo battere i denti alla piccola cittadina dell'Indiana come mai da molti anni a quella parte.
Hopper aveva sospirato prima di rispondere, soppesando al meglio le parole da usare, più che a conoscenza che quel momento era destinato ad arrivare, o prima o dopo.
Se avessero chiesto al capo della polizia di Hawkins come aveva vissuto le sue ultime settimane di quel freddo e caotico ottobre, quell'uomo dal cuore grande quanto il suo pancione, certo non avrebbe potuto che scegliere una sola frase riassuntiva di tutto: "mannaggia a quella dannata adolescenza".
Il capo non si era mai chiesto con che armi avrebbe dovuto affrontare il delicato periodo che aveva colpito la piccola in pieno petto alla stregua di un treno in corsa, e se da una parte non passava giorno che Hopper non benedicesse la presenza salvifica di Joyce e la sua illimitata pazienza e gentilezza, dall'altra ritrovare nella lavatrice insieme al bucato un paio di reggiseni, seppur semplici e bianchi, e qualche gonna più corta del consueto, non era certo quello a cui il capo era abituato senza divenire ogni volta rosso come un peperone.
Jim Hopper aveva smesso di chiedersi cosa pensasse la sua piccolina quando la sorprendeva incantata a morsicare distrattamente la gonna di una matita seduta alla sua scrivania quando entrava in camera sua silenziosamente per chiamarla per la cena, o cosa mai contenessero di tanto misterioso quei libri di storie che lei chiudeva di scatto appena varcava la soglia della sua porta, facendoli volteggiare con la mente fino alla più vicina mensola libera, così come quale misteriosa importanza avesse ogni singolo outfit scolastico per il quale la piccola spendeva un'ora buona con l'armadio aperto ogni sera prima di coricarsi.
La mamma Byers lo aveva rassicurato che era tutto normale, niente di più comune e in linea con la sua età caratterizzata da una testa perennemente tra le nuvole, la volontà sempre più crescente di passare del tempo da sola, del volersi scoprire e mettere prova, per trovare infine la propria vera identità.
Se a tutto quel marasma di cambiamenti più o meno rapidi e capaci di far girare la testa anche al più preparato dei papà adottivi della città si aggiungevano una banda di 5 nerdini che da un mese sembravano essere diventati il fulcro della vita della sua piccolina, il mix non poteva che essere più che letale.
Adolescenza 1-capo Hopper 0.
Il capo della polizia non poteva che essere più che grato che sua figlia avesse finalmente trovato qualche suo coetaneo con il quale sperimentare il significato della parola "amicizia", e il fatto che uno dei ragazzi da lei frequentati così volentieri il sabato sera così come negli intervalli a scuola fosse proprio il figlio più piccolo di Joyce, non poteva che renderlo innegabilmente più tranquillo.
Quei piccoli nerdini erano davvero dei bravi ragazzi, il capo non avrebbe potuto desiderare compagnia migliore per la sua piccolina, e se il nome di quel ragazzino dai riccioli neri perennemente incasinati all'uscita da scuola era il motivo dei nuovi e più luminosi sorrisi di sua figlia, al capo tanto bastava.
Ma quando quel pomeriggio quella parola era irrotta nell'abitacolo impregnato di fumo del furgone targato "Hawkins Police" per la prima volta come un fulmine a ciel sereno, Hopper aveva colto in secondo che no, proprio no, quella volta non c'era più da scherzare.
Quella volta la risposta doveva essere no, e nemmeno poi per sua propria volontà.
"Una festa e rischiosa, kiddo, lo sai…" aveva sussurrato con un filo di voce il capo tenendo lo sguardo fisso sulla strada, non avendo cuore di guardarla in viso, già intuendo la sua amara espressione a quella risposta,
"Sai bene che devi evitare i luoghi affollati, fa parte del, del…del patto" aveva continuato schiarendo la voce con un colpo di tosse, pregando che quella ragazzina potesse capire e non rendesse le cose ancora più difficili.
"Sai che quanto odi dirti di no, ma sai bene che non dipende né da me né da te…mi dispiace El, ma questa volta è…"
"Sono già andata in un luogo affollato!" aveva ribattuto El spalancando le braccia e voltandosi su quel sedile, dando conferma al capo delle sue più tenute sensazioni: no, non sarebbe decisamente stata una battaglia facile.
"Kiddo, ti prego…"
"Al centro commerciale con Joyce a cercare dei nuovi vestiti!" aveva proseguito la piccola, ignorando le sue inutili proteste.
"Sarò attenta come lo sono già a scuola! Non userò i poteri, ormai non vi devo nemmeno sforzare più! Hanno detto che sarà divertente e inoltre non sarò sola…" aveva proseguito El in un mix tra caparbietà e supplica, facendo sospirare per l'ennesima volta il capo Hopper, imboccando la strada in uscita dal centro della città,
"Kiddo, aspetta…"
"Mike, Will, Dustin e Lucas saranno con me! Giuro che non starò mai da sola! Prometto che starò attenta, che rispetteró tutte le regole e…"
"El…"
"Papà!" lo aveva interrotto più forte, facendo distogliere lo sguardo del papà dalla strada, incrociando il suo viso supplichevole e le sue spalle tese come in uno spasmo di attesa.
"Papà ti prego…non puoi chiedere loro il permesso?"
Il capo aveva deglutito, sentendo quella richiesta bucare il suo orecchio come si fosse trattato di uno sparo contro un bersaglio a segno.
Chiedere il permesso, scendere a patti con quegli uomini di cui meno che di tutti Hopper aveva imparato fidarsi, era qualcosa che al capo faceva venire il vomito prima ancora di cominciare.
Loro i loro esperimenti, lui la sua vita "normale": quello era il loro patto, l'accordo sul quale il capo non sarebbe stato mai disposto a scendere a compromessi.
Il dover chiedere a quegli uomini meschini il permesso di lasciar andare sua figlia ad una serata di suoi coetanei per una stupida festa di adolescenti faceva salire al capo la bile dritta in gola: lui e solo lui avrebbe potuto in fondo sapere se quell'occasione era sicura o no per la sua piccolina.
Cosa ne sapevano quegli uomini di lei, cosa ne sapevano dei suoi amici e di come una singola serata potesse essere importante per lei, loro abituati a considerarla come una macchina vivente di prestazioni e numeri?
L'orgoglio del capo aveva ruggito quel pomeriggio in direzione del Dipartimento dell'Energia di Hawkins, come ogni pomeriggio, facendo concludere al capo quella discussione con una promessa che invero, per la prima volta nella sua intera vita, il capo non era sicuro sarebbe stato così in grado di riuscire a mantenere.
"Non sarà facile piccolina, ma ci proverò, promesso…"
Il capo Hopper inspirò un ultimo tiro di sigaretta, procedendo a veloci passi lungo il parcheggio vuoto di lì a un pomeriggio più tardi, gettando il mozzicone sul freddo asfalto, in mezzo alla luce bianca dei lampioni già accesi nel buio della notte.
Per una volta, era lui ad essersi trattenuto più a lungo del solito tra quelle mura dell'orrore, lui a raggiungere ora quasi correndo l'auto parcheggiata, desideroso solo di allontanarsi di lì il più velocemente possibile e lei ad aspettarlo nell'abitacolo con il cuore in gola, gli occhi e la mente stanca dopo l'ennesimo pomeriggio di lavoro, ma i nervi tesi di chi attende una risposta.
E con una certa insistenza per giunta.
"Allora?!" il capo la sentì esclamare con voce che mal celava tutta la sua tensione, facendo scattare con la mente la chiusura della portiera e aprendola davanti al padre un secondo prima che la sua mano si tendesse verso la maniglia,
"Che cosa hanno risposto?"
Hopper tolse lentamente il cappello dalla testa quella sera, posizionandolo con più cura del solito sul sedile posteriore, allacciando la cintura con cautela, sentendo gli occhi della piccola accanto a sé così attenti che avrebbe potuto fargli prendere fuoco se solo avesse voluto.
El lo vide sospirare, passando entrambe le mani a stroppicciare gli occhi stanchi, temendo già di conoscere la risposta.
Un groppo si impadronì della sua gola in un secondo, senza che lei potesse minimamente controllarlo, facendole portare una mano alle labbra a trattenere un primo spontaneo singhiozzo: no, era chiaro avessero detto di no.
"Hanno detto…" aveva iniziato il capo con un sospiro, trattenendo a stento un sorriso a fior di labbra, per non rovinare quella che era certo avrebbe potuto essere la miglior sorpresa del mese, forse addirittura dell'anno stesso.
"Una festa, capo?" aveva domandato pochi minuti prima una voce tagliente, fredda come il ghiaccio di due occhi azzurri seduti al di là di una massiccia scrivania che il capo aveva imparato negli anni a conoscere molto molto bene,
"Mi dica…in che modo una festa può far parte della proposta formativa del percorso di studi a lei molto caro?"
"Non si tratta certo di studio o di scuola, caro dottore, ma di un'occasione di crescita per lei e per la sua integrazione nella società" aveva ribattuto senza battere ciglio Hopper, scaricando tra le dita bianche strette nel pugno tutta l'ansia e la frustrazione,
"Il nostro accordo citava "una vita normale", se lei ben ricorda..."
"Integrazione nella società…" aveva riso di una risata cattiva il dottor Brenner, muovendo una mano al cielo come si fosse trattata di una formula magica,
"Mi dica, capo, cosa se ne farà Eleven di tutta questa esperienza in società quando le verrà rivelato che il suo futuro non potrà che essere qui dentro, con noi, per sempre?"
Il capo Hopper aveva serrato la mandibola in una morsa così stretta che aveva creduto di aver conficcato i denti più a fondo nelle loro stesse radici: quel punto del loro accordo, l'unico non messo per iscritto e sul quale nessuna delle parti era mai voluta scendere ad un compromesso, era in grado di farlo tremare di disgusto ed orrore anche solo al pensiero.
L'immagine della sua piccolina, di quel raggio di sole in miniatura, costretta e reclusa tra quelle mura di cemento per il resto della sua vita dopo aver sperimentato appieno quale fosse la vera libertà era in grado di terrorizzare il suo impavido cuore più che ogni altra cosa al mondo.
Hopper sapeva che solo in un caso quell'orribile presagio avrebbe mai potuto realizzarsi, mandando in fumo tutte le speranze, gli sforzi, le promesse di un domani migliore: se mai qualcuno avesse scoperto la verità su di lei e sui suoi veri poteri.
"Hanno detto… hanno detto di sì, piccola"
"Nessuno scoprirà di lei" aveva ribattuto il capo con tono piatto e occhi duri, muovendo le labbra quel tanto da lasciar scivolare le parole di mezzo ai denti,
"Ha la mia parola, il nostro patto continuerà a valere e voi…voi non potrete portarla via questa volta"
"Non questa volta…" aveva sorriso il dottor Brenner, facendo brillare di cattiveria il chiaro dei suoi occhi di ghiaccio,
"In questo caso, capo…non posso che lasciare che sia lei a decretare cosa è meglio per lei e per la sua "vita pubblica".
El abbracciò il capo così stretto a quelle parole che per un attimo il capo si chiese come un singolo corpicino così sottile potesse contenere una simile e inaspettata forza:
"Grazie, grazie, grazie!" sentì il cuore sciogliersi a quel grido di esultanza, urlato direttamente alle sue orecchie, senza lasciargli però la forza di protestare per una volta.
"Mi raccomando, kiddo, sii prudent.."
"Lo sarò! Sarò strettissima!" ripeté El battendo le mani insieme come davanti ad una delle sue colazioni preferite, facendo trattenere al padre adottivo un più nostalgico sorriso.
Da quando quei sorrisoni riservati solo ad un piatto di eggos panna e cioccolato erano stati sostituiti dall'entusiasmo per il permesso di una serata di festa con i suoi amici?
"E credo che chiamerò Joyce per chiederle informazioni in merito al proprietario di cas…"
"Grazie papà, grazie!" lo interruppe ancora El, del tutto incapace di frenare la sua contentezza,
"Chissà come sarà felice Mike quando glielo dirò domani a scuola!"
Lo sceriffo di Hawkins rimase bloccato con la bocca aperta e la frase interrotta a metà per un secondo di troppo a quelle parole, sentendo uno strano ed invisibile spillo pungolargli fastidiosamente un punto imprecisato del petto.
Il candore e l'innocenza del suo fiorellino nel proferire ad alta voce quelle parole non potevano che tranquillizzarlo che niente, assolutamente niente doveva essere avvenuto ancora tra la sua bambina e quel ragazzino, a tutti gli effetti niente più che un amico per la sua piccolina.
Joyce gli aveva spiegato che fintanto che El avesse continuato a nominare Mike con così tanto entusiasmo, il capo poteva dormire ancora sonni tranquilli, prima che il pudore prendesse il sopravvento, spinto da ben altro che una semplice amicizia, ma Hopper non poté che grugnire quella sera, stringendo i pugni più forte intorno al volante dell'auto della polizia.
E se più che quegli stronzi del laboratorio, il capo Hopper avesse trovato ben presto altre gatte più imminenti da pelare, altrettante fastidiose e grosse?
La piccola Hopper richiuse la porta della sua camera con un colpo leggero di testa quella sera, saltellando verso l'armadio e spalancando le ante con la mente come si fosse trattato del portone immenso di un castello addobbato a festa.
Il suo papà l'aveva accompagnata a casa appena un secondo prima di ricevere una chiamata sul canale 4, quello riservato alle emergenze, trovandosi costretto a lasciarla sola quella sera, suo mal grado, per correre alla caserma della polizia.
Dopo le solite raccomandazioni di chiudere tutte le porte e finestre, di non aprire a nessuno se non al segnale segreto, di accendere meno luci possibili e di non rispondere per nessuna ragione al telefono, il fiorellino aveva schioccato sulla guancia del padre un tenero bacio, ultimo segno di gratitudine di quel pomeriggio.
"Certo papà! Buonanotte!"
La piccola El avrebbe certo preferito avere un po' più di tempo da spendere a cena con il suo papà per chiedere chiarimenti e spiegazioni riguardo quella festa di cui El non era sicura di aver capito appieno nemmeno il nome, ma anche il rimanere da sola a casa non le era poi così di dispiacere quella sera: in fondo la piccola aveva delle faccende da sbrigare, di gran lunga più importanti ed urgenti di ogni stupida cena.
"Una festa!" esclamò da sola nel silenzio della stanza con entusiasmo la piccola El, alzando le braccia e piroettando su se stessa come se la stanchezza fosse improvvisamente stata risucchiata via dalle intere sue membra.
Una festa, una festa vera, come quelle organizzate da Emma o quella dove Elizabeth aveva conosciuto Mr Darsy per la prima volta nei suoi romanzi del cuore.
La piccola non aveva la minima idea di cosa fosse Halloween e nemmeno troppo le importava ad essere sinceri: l'unica cosa di cui era certa era che quella era la migliore occasione possibile per sfoggiare per la prima volta uno di quei vestiti eleganti che Joyce le aveva regalato facendole brillare gli occhi mesi addietro.
"Una festa!" ripeté tra sé e sé ancora El con un sorriso, non potendo proprio credere di essere stata così fortunata da essere stata invitata proprio da Mike a trascorrere con lui un'intera serata insieme al resto del gruppo.
Quel fiorellino era certo sarebbe stato divertente, ne era più che sicura, ma più che divertente, l'aggettivo che lei avrebbe preferito usare sarebbe stato invero…romantico.
L'immagine di uno di quei balli lenti e appassionati, visti e rivisti nelle scene di quei film smielati da toglierle il fiato, con la sua testa abbandonata dolcemente sul petto di quel ragazzino e quelle mani bianche strette alle sue, le dita sottili intrecciate alle sue, non aveva lasciato un istante la mente della piccolina fin da quando quel nerdino rosso rosso l'aveva invitata con un timido sorriso, e per quando El si stesse imponendo di mettere un freno alle sue fantasie, non poteva non continuare a sentire il cuore galoppare di gioia a quel pensiero, fomentato dalla sua innata vena romantica e da tutti quei racconti che avevano rappresentato la sua buonanotte da due anni a quella parte.
"Questo…questo piacerà di sicuro a Mike…" sorrise tra sé El, muovendo con la mente fino ad adagiare sul letto un vestito color corallo dall'ampia gonna di tulle e bustino stretto arricchito con bianche perline.
Chissà se Mike sarebbe stato elegante così come o più di lei? In giacca e cravatta come quegli uomini tutto d'un pezzo durante le prime uscite con le loro belle e con una camicia bianca liscia come in quelle soap opere dove i protagonisti si davano appuntamento in riva al mare?
Di una cosa quel fiorellino era del tutto certa: sicuramente il suo paladino non avrebbe potuto che essere un incanto ai suoi occhi, come ogni altra volta, che avesse indosso una delle sue fedeli t-shirt a righe o uno di quei maglioni di lana dai disegni imbarazzanti ma adorabili.
Improvvisando una proietta dopo l'altra con il suo amico peloso Mr Darsy tra le braccia, la piccola Hopper non poté, per qualche istante quella sera, non chiudere gli occhi lasciandosi andare a quel calore, seguendo il suo percorso dal suo petto alla sua pancia e più sù, fino a scaldarle il viso, e poi più giù, fino a farle tremare di sorpresa e calore un punto pulsante sotto il suo ombelico.
Ed ecco che se il fiorellino osava immaginare di più, lasciando andare i freni della sua mente, immaginando durante quel lento di sollevarsi lentamente sulle punte delle sue converse bianche, fino a sfiorare con le labbra e ad occhi chiusi, come ogni film che si rispetti, le labbra più rosse e grandi di quel suo nerdino bellissimo come un sogno, ecco che quel calore prendeva possesso delle sue viscere, scendendo più in profondità e facendo battere più forte il suo cuore, e non il suo cuore soltanto, ma così anche un puntino sconosciuto ma fastidiosamente piacevole proprio nel mezzo delle sue cosce magre.
Ed El si ritrovò a sorridere quella sera, ad occhi chiusi, rallentando la sua danza e sfiorando con le dita il pelo morbido di Mr Darsy sulla sua pancia, distrattamente fino al bordo dei suoi jeans a vita alta, indugiando per la prima volta su come dare libero sfogo nel silenzio della casa e nella solitudine della sua stanza a quel calore, desiderosa per la prima volta, più che mai, di scoprire dove quel puntino pulsasse con così tanta insistenza facendole tremare le gambe.
"E se…" pensò per un istante la piccola, lasciandosi cadere sul letto quella sera, sfiorando con lentezza misurata il bottone dei suoi jeans e deglutendo altrettanto lentamente nel silenzio interrotto solo dai battiti più forti del suo cuore.
E se forse quel puntino dovesse semplicemente essere lasciato…sfogare ancora di più?
Ed era stato in quell'esatto istante che il telefono di casa Hopper aveva squillato quella sera, interrompendo quel silenzioso e candido pensiero.
*
"Vampiri"
"Mummie"
"Mutanti senza occhi"
"Bambole assassine"
Le voci di 5 nerdini si erano rincorse lungo le pareti della sala ingombra di cabinati e flipper dai colorari neon accesi, gremita di adolescenti pre o tardo puberali alle prese con l'ultimo gioco più in voga del momento.
Il giocatore che avesse collezionato il maggior numero di punti sommati a tutti i vari giochi proposti quel pomeriggio avrebbe avuto la meglio, ricevendo all'unanimità la connessione di decidere quale sarebbe stato il tema dei costumi del party da sfoggiare nella sera più bella dell'anno.
Era una regola delle più sacre al pari della decisione del film da guardare, concessa al festeggiato nel giorno del suo compleanno.
Se l'anno precedente, la furiosa e strenua battaglia a suon di Dragon's Lair aveva visto come vincitore indiscusso e inaspettato il piccolo Byers e la scelta di quest'ultimo dei costumi del famoso film dell'84, quell'anno, con ancora maggiore sorpresa da parte del party, e della somma MadMax in particolare, i labirinti animati da fantasmi e palline colorate di Pac-man aveva visto come trionfatore proprio lui, un nerdino dalla pelle pallida e ricci scuri che, con un sorriso trionfante e lui stesso un po' stupito sul viso, aveva decretato il verdetto finale.
Un classico, un intramontabile, un evergreen destinato a non vedere mai la fine.
Zombie.
"Zombie?!"
"Proprio zombie?" sbuffò un'ultima volta Lucas un paio di ore più tardi, sbattendo la porta dell'Arcade alle sue spalle e dirigendosi con gli amici verso il parcheggio delle bici.
"Voglio dire…tra tanti temi a disposizione proprio il più comune, il più banale? Quanti altri ragazzi saranno vestiti da zombie, Mike?"
"Il ritorno dei morti viventi è uscito l'estate scorsa, amico…" cercò di mediare Dustin, scuotendo la testa in segno di sconforto, iniziando a smontare con gli amici la ruota anteriore dalla ringhiera di metallo.
"Intendo dire…è un tema piuttosto attuale ma non invero così originale…"
"Cosa vi potevate aspettare?! Avete fatto decidere Wheeler…" commentò acidamente Max, alzando il cappuccio della sua felpa gialla sopra i capelli rossi, lasciando cadere ai suoi piedi lo skate e iniziando a seguirli scivolando lentamente,
"Benvenuti al festival dell'originalità!"
"Ragazzi, sentite, le regole sono regole" tagliò corto Mike con uno sbuffo di impazienza, montando per primo sulla sua bici dal sedile di pelle nera scolorito dal sole, iniziando a pedalare lentamente, desideroso solo di arrivare in casa il più in fretta possibile.
Che il party dovesse avere un costume di gruppo per Halloween era qualcosa di così scontato che non valeva nemmeno la pena farsi venire il ben che minimo dubbio, ma riguardo alla scelta degli zombie, il piccolo Wheeler doveva ammettere di non essere stato esattamente un campione in originalità.
Ci aveva riflettuto tutto il pomeriggio il paladino innamorato, riflettendo su quale potesse essere l'opzione migliore e ritrovandosi infine a prendere una scelta…di cuore.
Aveva scelto un costume semplice, niente di complicato o difficile da interpretare, niente che non potesse capire, niente che lei non potesse capire.
Zombie: di sicuro persino El ne aveva sentito parlare, e se proprio così non fosse stato, Mike sarebbe stato invero più che felice di spiegargliene il significato.
"Zombie! Ho detto zombie e zombie sarà, fine della storia!"
"Tanto vale tirare fuori il vecchio costume da Veinkman dell'anno scorso…" scosse la testa Lucas, a metà tra lo scocciato e l'arreso,
"Sarebbe in ogni caso più originale quello di uno stupido…"
"Sentite, Mike ha ragione: le regole sono regole" venne in soccorso Will iniziando a pedalare dietro i suoi amici verso l'uscita del parcheggio con il sole già calato all'orizzonte da un pezzo.
"Ha vinto lui oggi pomeriggio, a lui tocca decidere! Zombie sia! Non sarà certo il tema più originale del mondo, ma questo non ci vieterá di essere comunque gli zombie più fighi!"
"Se lo dici tu Byers…" sospirò con un ultima occhiata al cielo scuro la rossa, prendendo più velocità sull'asfalto bagnato di umidità ed allontanandosi nella direzione opposta rispetto al resto del gruppo.
"Vi saluto femminucce, a domani!"
"Ehi, aspetta!" esclamò Lucas inchiodando le ruote con un rumore secco sull'asfalto,
"Non dovevo accompagnarti io a casa questa sera?"
"Faccio da sola, stalker!" esclamò Max nel vento, senza voltarsi all'indietro e proseguendo nella sua corsa, lasciando gli amici immobili con i piedi piantati a terra accanto alle ruote e un piccolo ranger con la bocca asciutta.
"Ci vediamo a scuola, nerd!"
"Beh, complimenti!" allargò le braccia al cielo facendole sbattere lungo i fianchi il nerdino dalla pelle scura, voltandosi verso l'amico dalla pelle pallida con occhi accusatori,
"Gran bel lavoro, amico!"
"Io?! E cosa avrei fatto io, scusa?!" esclamò Mike in risposta, allungando a sua volta un braccio nella direzione dove il cappuccio giallo dell'amica ancora si perdeva nel buio della strada semi illuminata.
"Solo perché ha perso ad uno stupido gioco per una volta non mi sembra il caso di…"
"Non è uno stupido gioco, Mike! È come tu hai gestito l'intera faccenda!" ribattè Lucas scuotendo la testa,
"Prima hai voluto insistere che El partecipasse alla festa a tutti i costi, poi hai scelto come costume probabilmente l'opzione più banale dell'intero pianet.."
"Credevo che fossi d'accordo che El partecipasse alla festa!" protestò Mike scuotendo i ricci dalla fronte, guardando l'amico in cagnesco come solo quel paladino e quel ranger da sempre sapevano fare.
"Se ti dava così fastidio perché non l'hai fatto presente questa mattina invece di…"
"Oh, ma finitela!" li interruppe Will con una brusca frenata in mezzo alle loro bici, facendo interrompere quel loro contatto visivo di fuoco.
"A Max passerà ed El parteciperà alla festa con noi domani sera. Il tema del nostro costume saranno gli zombie e sarà comunque la serata migliore dell'anno. Punto!" decretò con tono fermo e deciso il piccolo Byers, passando con lo sguardo il viso dei suoi amici uno per volta, fermi ad occhi bassi in segno di resa.
"E smettetela di comportarvi da bambini voi due, o sarete voi a mettere in imbarazzo tutti noi domani sera a quest'ora a quella festa!"
"Già, e non intendo sprecare questa occasione di far colpo su uno schianto di cheerleader per colpa di voi troll ottusi!" concluse Dustin con una smorfia, riprendendo a pedalare più veloce alle spalle degli amici,
"Domani sarà ancora la serata più bella dell'anno e sarà semplicemente del tutto tuuuubolare!"
"Se lo dici tu…" sospirò Lucas pedalando più deciso, svoltando a sinistra insieme a Dustin, alla biforcazione delle strade al termine del parcheggio della sala giochi.
"A domani!"
"A domani ragazzi!"
"Sì, a domani…" boffonchiò per ultimo Lucas poco convinto, voltandosi un ultimo secondo verso le spalle delle amici già imboccata la strada verso casa,
"Fa almeno in modo di avvisare la tua principessa perché sia pronta con il suo costume puntuale alle 7 domani sera a casa tua, Mike!"
"Lo farò senz'altro, stronzo…" ringhiò tra i denti Mike, pedalando più veloce per scaricare tutta la rabbia accumulata in quel giorno, seguito a ruota dal suo migliore amico, lungo le strade semi deserte di Hawkins ad ora ormai di cena.
Il vento freddo di ottobre sferzava i ricci di Mike sulla fronte, ma i suoi pensieri non avrebbero potuto essere più caldi ed agitati.
Tra tutte le stronzate che aveva sentito quel pomeriggio, certo su un punto Lucas aveva ragione, fosse l'unico, il più importante: Mike doveva chiamare al più presto El per avvisarla della scelta di quel tema, per dar lei la possibilità di prepararsi, di scegliere qualcosa di adatto, di non farsi trovare impreparata.
Il giorno successivo a scuola sarebbe stato troppo tardi per organizzare, doveva chiamarla al più presto possibile.
Ma il piccolo Wheeler sapeva bene quale era l'ostacolo principale a quel suo bel piano, il muro contro il quale si era schiantato già più di una volta.
"Mike? Mi senti…?"
"Lucas ha ragione, devo chiamare El, sta sera.." riflettè ad alta voce il piccolo Wheeler, lo sguardo confuso e distratto per accorgersi di essere arrivato già all'imboccatura della sua Maple Street,
"Devo chiamarla, devo avvisarla che saremo degli zombie! Solo…" iniziò Mike con un sospiro, frenando di fronte a casa sua meccanicamente accanto alle ruote della bici del suo migliore amico.
"Solo…non ho il suo numero" avrebbe voluto concludere il piccolo Wheeler, ricordando con rammarico quella domenica mattina nella quale la ricerca del nome del capo Hopper sulla guida telefonica non aveva prodotto che un grande buco nell'acqua.
"Non posso chiamarla se non ho il suo numero..." aprì la bocca per protestare il nerdino,
"E allora chiamala, chiamala, Mike!" esclamò invece un piccolo mago dagli occhi verdi, facendoli brillare di entusiasmo e complicità sotto i lampioni del quartiere signorile della piccola città, facendo spalancare gli occhi del suo migliore amico di stupore, quando un piccolo biglietto di carta appallottolata fu deposta tra le sue mani e sotto i suoi occhi increduli.
No…non poteva essere!
"Will, ma come…?" iniziò Mike a sussurrare, stupito quanto incapace di credere ai suoi occhi, aprendo il biglietto tra le sue dita e ritrovandoci riportato sopra una scritta numerica accompagnata da un solo nome, fondamentale:
"Casa Hopper"
"Will, come cavolo hai fatto?!"
"Mia madre…" sorrise orgoglioso il piccolo Byers, gongolando alla vista del suo migliore amico così felice e incredulo per merito suo.
"Le ho chiesto il numero e ho dovuto insistere per un po', ma infine ha accettato! Sapevo che ti serviva e così…"
Mike vide il suo migliore amico abbassare timidamente lo sguardo, arrossendo appena sulle gote lisce, davanti al suo sorriso così grato che avrebbe certo potuto illuminare l'intera strada.
"Così spero sia a posto, insomma…per la storia di El, della sessione e della palestra, ecco…"
"Sei grande Will!" esclamò Mike senza esitazione, allungandosi verso la bici dell'amico e stringendolo nel più stretto degli abbracci che quegli scomodi manubri permisero loro in quel momento.
Cavolo sì, quello era l'amico ed il fratello sul quale Mike aveva sempre saputo di poter contare.
"Grazie Will, di cuore"
"Per così poco, amico…" sorrise timidamente Will, sciogliendo quell'abbraccio appena in tempo perché il piccolo Wheeler potesse ammirare un più sincero e felice sorriso sulle sue labbra,
"Beh allora…a domani per "la giornata più bella dell'anno!"
"A domani Will, grazie ancora!" sorrise Mike un ultimo secondo, saltando giù dalla bici e conducendola a piedi lungo il vialetto di casa Wheeler.
"Buonanotte!"
"Buonanotte, Mike!"
"Il principino è arrivato!" urlò giuliva Nancy dal salotto, non appena la porta d'ingresso si fu chiusa silenziosamente alle spalle di un piccolo nerdino che avrebbe tanto desiderato rendere reale in quel frangente uno dei tanti incantesimi di invisibilità sul suo manuale di DM gelosamente conservato con massima cura.
L'idea di entrare di soppiatto in casa senza fare rumore per passare inosservato e sgattaiolare nel basement a fare quella fondamentale telefonata prima di cena sembrava un'impresa degna di un agente 007, e certo il povero paladino non poteva contare sul silenzio dei testimoni.
"Nancs, ma che cazzo! Puoi chiudere quella fogna di bocc…?!"
"Possiamo cenare ora, ho fame!" continuò imperterrita la sorella maggiore, lanciando al fratellino uno sguardo derisorio,
"Qualcuno di noi si è stufato di stare sempre ad aspettare i ritardatari!"
"Nancy, senti…" iniziò Mike chiudendo gli occhi in segno di supplica, portando le mani in avanti per richiedere silenzio.
"Devo fare una telefonata prima di cena, è piuttosto urgente! Ti prego, ti prego, ti supplico! Puoi per una volta essere dalla mia parte?"
"È la voce del mio bambino quella che sento? Mike?! Ma non ti sembra un po' tardi per tornare a casa? La cena è già in tavola!"
"No mamma, devo essermi sbagliata…" ribattè la maggiore di casa Wheeler facendo spalancare gli occhi del fratello di stupore, seguito da un gesto della dita come a contare pile e pile di banconote,
"Il mio silenzio ti costerà fratellino, oh se ti costerà!"
"…sono sicura che starà arrivando a momenti!"
"Sanguisuga che non sei altro!" sussurrò di tutta risposta Mike, alzando un dito medio e prendendo la rincorsa, percorrendo il salotto ed evitando sua madre affaccendata in cucina in un record di velocità degno dei migliori atleti delle olimpiadi.
Già le sue mani stringevano la maniglia della porta, ad un passo dal suo obbiettivo, più scaltro e veloce di un ninja nello stesso salotto di casa sua.
"Eccomi, ci siamo, coraggio, apriti…"
"Ciao Mike!" sentì una vocina piccola piccola esclamare alle sue spalle, voltandosi di scatto e trovando dietro di sé una piccola bambina bionda dal viso paffuto esaltato da due codini alti sulla testa.
"Vuoi giocare con me?" il nerdino colto di sorpresa sentì chiedere la sorellina minore, sporgendo a sé due orsacchiotti di peluches con un grande sorriso,
"Nancy mi ha detto che ti va di giocare con me! Puoi scegliere tra Mr Pink e Mr Violet…"
"Holly, ora non posso, abbassa la voce!" Mike tentò di rimediare con una mano alle labbra ad invocare silenzio,
"Posso giocare dopo con Mr Pink? Ora devo proprio fare una cosa, piccolina, mi dispiace ma devo…"
"Mike!" esclamò un'altra voce femminile alle sue spalle, facendo maledire al piccolo Wheeler il giorno nel quale aveva deciso di nascere in una casa con 3 soggetti dell'altrui sesso.
"Michael! Mi pareva di aver riconosciuto la tua voce!" la voce acuta della signora Wheeler arrivó perentoria al suo orecchio, facendogli rimpiangere l'idea iniziale di calarsi in casa dal tetto.
"È pronto da un pezzo e tu sei in ritardo! A tavola ora, subito!"
"Come dici Holly?! Mr Green si è perso e non sa come trovare la via di casa?!" improvvisò Mike con un rapido cenno del capo alla piccina bionda che ora lo contemplava con occhi confusi.
"Ma, ma…"
"Devo proprio scendere di sotto a controllare dove sia finito, è di vitale importanza! Non sia mai che incontri sul suo cammino un calzino puzzolente di papà a sbarrargli la strada!"
"Ma veramente…" Mike sentì la sorellina protestare un ultimo istante, sufficiente al fratello per aprire finalmente la porta del basement e fiondarsi giù dalle scale, tra le grida di protesta di sua madre,
"Mike! Ma che fai? Torna subito qui!"
Prima che Mike potesse anche solo immaginare di starlo facendolo per davvero, le sue dita erano scorse sui tasti di gomma del telefono appeso al muro come una furia, il biglietto con il numero scritto da Will nell'altra mano e l'aria di chi "speriamo che me la cavo" aveva tutta l'idea di stare per giocare di improvvisazione.
Cosa le avrebbe detto una volta passati i primi convenevoli?
E se avesse risposto al telefono non lei ma…il capo?!
"Ciao! Ehm, volevo dire salve capo! Come…va?"
"Will mi ha dato il tuo numero di casa, El, spero non ti dispiaccia.."
"No, non gliel'ho chiesto, è stata una sua mossa per farsi perdonare per…"
"Noi saremo degli zombie domani, El! Ti unisci a voi, vero?"
"Ti prego El rispondi, rispondi!"
Il telefonò squilló a lungo nel silenzio della casetta in mezzo al bosco quella sera, facendo sobbalzare sul letto un piccolo fiorellino, bloccando bruscamente i suoi pensieri così come il cammino delle sue dita lungo la pelle.
Avrebbe voluto rispondere la piccolina, alzare la cornetta e scoprire chi aveva deciso di chiamare a quell'ora con così tanta insistenza, ma El conosceva le regole per non essere stupidi.
Al punto 3 vi era il divieto in questione: mai rispondere al telefono quando si è soli in casa.
"Michael!"
"Merda!"
"Chi mai può essere?
"Rispondimi El, cavolo!"
"A tavola, subito!"
"Chiunque sia, richiamerà!" concluse la piccola con un'alzata di spalle, balzando giù dal letto e dirigendosi a grandi passi verso la cucina.
"Questa non ci voleva…" sospirò Mike, riattaccando la cornetta, passando una mano tra i ricci sulla fronte.
"Ad ogni buon conto, domani non sarà troppo tardi in fondo, glielo dirò alla prima campanella, nel cambio d'ora" sorrise felice tra sé il piccolo Wheeler, incamminandosi a ritroso sulle scale del basement, non soddisfatto ma nemmeno capace di sciogliere quel grande sorriso che da quel cambio d'ora aveva preso possesso delle sue grandi e rosse labbra.
Quella del giorno seguente sarebbe comunque stata la notte più bella dell'anno, il piccolo Wheeler non ne aveva dubbio alcuno in quel momento.
📼🌼
Ragazzi, salveee
Come procede la vostra estate? Calda come la mia o piovosa e fresca come l'autunno di Hawkins nonostante questo capitolo un pochino più...caldo?🙊
Oh sì, qualcuno è stato travolto dal treno in corsa della pubertà, e non qualcuno soltanto, ma sopratutto...riuscite anche voi a sentire puzzo di dramma imminente?😱🙈
Restate sintonizzati, la giornata più bella dell'anno sta per iniziare!
Sarà davvero così meravigliosa per tutti?
Per qualcuno, vi assicuro, lo sarà...💓
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