𝚝𝚛𝚎𝚍𝚒𝚌𝚒

Il sole si rifugiò dietro a cupi nuvoloni grigi, il vento gelido gli tolse il respiro. Sebastian strinse la braccia al petto, tentando di scacciare l'ennesimo brivido, ma la rabbia, oh quella familiare amica, gli scavava nelle gote e gli donava tanti più spasmi di quanto non facesse il freddo.

Ogni passo pesava più di un macigno, eppure Isaac rimaneva pazientemente ad aspettarlo.

Il grande cancello aperto del parco pareva incorniciarlo: gli occhi tristi, il capo abbassato, la chioma azzurrina appena scossa dalla brezza.

Sebastian prese una sigaretta dal pacchetto, la strinse fra le labbra desiderando fosse ben altro, poi si rimproverò: non era il momento.

Isaac camminava in cerchio visibilmente nervoso, lanciando qualche sassolino con i piedi, incurante del mondo. Non notò quando uno di quelli colpì la ringhiera arrugginita, né che quel tintinnio metallico fece sobbalzare un bambino vicino.

Forse perfino Sebastian era diventato invisibile ai suoi occhi. A un certo punto l'aveva superato senza degnarlo di uno sguardo e, per quanto Sebastian avesse provato a rimanere al passo, quel ragazzino sapeva essere piuttosto veloce. Soprattutto quando era perso nei suoi pensieri. Sebastian non perse nemmeno tempo ad accendersi la cicca. No, la nicotina non gli avrebbe fatto alcun effetto, ne era certo. Sentiva che non si sarebbe rilassato.

E Isaac era ancora notevolmente scosso, ma almeno si erano allontanati abbastanza per poter tirare un sospiro di sollievo. Quell'aria fredda, autunnale, gli faceva bene, gli concesse di riprendere un po' di forze, di fuggire da quei pensieri sinistri e di concentrarsi solo sul suo frigido abbraccio ventoso.

«È tanto grave?» domandò di punto in bianco a Sebastian, non appena quest'ultimo lo raggiunse.
«C-che...» si interruppe, portandosi una mano alla bocca. Ne sfiorò i contorni, fece una smorfia e strofinò le labbra con le dita, quasi volesse pulirsi.
«Che fa-faccio, S-seb?» balbettò, cacciando indietro le lacrime. «Vo-orrei solo ta-tagliarle via dalla f-faccia, m-ma...»

Sebastian lo guardò, teso. Isaac rabbrividì di fronte a quello sguardo. Era più tetro di quanto potesse immaginare. L'azzurro limpido che contrastingueva le sue iridi era stato sostituito da tinte più scure e animalesche. Assassine.

«Io...» borbottò Sebastian, poi si grattò la testa, il collo, spostò la mano sulla nuca.
Era come se gli prudesse dappertutto, quasi avesse migliaia di fastidiose formichine addosso. Era nervoso, parecchio. La sigaretta gli cadde di bocca. Non se ne accorse nemmeno.
«Non lo so, ok?» disse infine, dopo quello che a Isaac parve un decennio.
«Vorrei solo voltarmi e strangolarla.»

Isaac inclinò il capo. Non capiva. Non era lui a essere stato molestato, eppure Sebastian sembrava tremendamente ferito. Sospirò. Non aveva la minima idea di cosa gli stesse passando per la zucca, ma il comportamento di Julia l'aveva turbato da morire. Sebastian! Allora la situazione doveva essere davvero grave.

«M-mi d-dispiace...» Isaac si fece piccolo piccolo, mormorando quelle parole con un filo di voce. Stava trattenendo le lacrime. Agguantò una manica della felpa del suo amico per indurlo a guardarlo. Sebastian sbarrò le palpebre. Indietreggiò, quasi l'avesse colpito.

«Non sei tu il problema, Zack.» sbuffò, addolcendo il tono e lo sguardo.
«Sono solo...» deglutì. “Furioso. Geloso.”
Non poteva dirglielo, vero?

Isaac si fece più vicino. Gli puntellò un dito nel petto, premendo con così tanta forza che per un attimo pensò di avergli addirittura conficcato un'unghia nel cuore.

«So-solo cosa?» lo incalzò, tremolante. Tentava invano di ricacciare giù il magone, non ci riusciva. Gli bruciavano le guance e gli stava salendo la bile. Aveva troppa saliva in bocca.

Sebastian non rispose.

«Sto pr-provando a resistere, ad ap-pparire normale.» continuò Isaac. Si morse le labbra. Non crollò sulle sue stesse gambe solamente perché Sebastian lo prese in tempo per i fianchi, accogliendolo fra le sue braccia e sul suo petto. Isaac alzò il capo, accennò a un sorriso forzato.
«Sono br-bravo, giusto? Sembro norma-»

«Tu sei normale, Zack.» lo interruppe, tranciando ciò che stava per dire.
«Smettila di trattarti come se fossi una specie aliena.»

«Ma chiunque s-sarebbe fe-felice del bacio di una b-bella ragazza, no?»

«Ma anche no!» esclamò l'altro.
«È stata chiaramente una molestia!» la sua presa si fece più ferrea.

«P-però chiunque-» provò a ribattere ancora.

«Tu non sei chiunque!» sbottò Sebastian.
«Scusa se sono... Così.» sussurrò poi, accarezzandogli la schiena. L'ultima cosa che voleva era spaventarlo. “Ma che diamine sto combinando?”
«Non volevo urlare.»

«Ho fa-fatto qualcosa di sb-sbagliato?» mormorò Isaac, gli occhi vuoti, persi, assenti.

«Tu no. Lei sì.» lo rassicurò l'amico.

«Allora p-perché mi sento...» Isaac si fermò, mordendosi l'interno della guancia. «Mi odi?» abbassò nuovamente il capo, stavolta per la vergogna, e si lasciò cullare. Sapeva che la sua era una domanda assurda, ma non era riuscito a trattenersi. L'ombra continuava a ridere di lui e il resto del mondo pareva così distante e... Cosa aveva di così speciale, in fondo? Sebastian era perfetto, lui invece un moccioso problematico che non sapeva nemmeno reggere un bacetto. Con orrore, si rese conto che se gli avesse risposto di sì, l'avrebbe capito perfettamente.

Sebastian aggrottò le sopracciglia, chinò il mento sulla chioma di Isaac e, respirando il suo profumo rassicurante, finalmente disse: «Non potrei mai odiarti.»
Lo fece con un tono dannatamente serio, duro, e quelle parole si depositarono da qualche parte nella mente di Isaac. Lui ci si aggrappò con tutte le forze.

«Mai?»

«Mai.» ammise, schioccandogli un bacio sulla fronte. «Non sono arrabbiato con te.» lo rassicurò ancora, perché sentiva che Isaac ne avesse bisogno.

Rimasero così per un po', stretti l'uno all'altro, ad ascoltare il vento, ignorando gli occhi dei passanti. Poi Isaac ruppe il silenzio.

«Dovevo baciarti.» mormorò, staccandosi dall'abbraccio, guardandolo in volto. «Stamattina, dico.» arrossì. «Così non me lo avrebbe rubato.» aveva smesso di balbettare, il che era già un'enorme passo avanti.

«Sai, in fondo il primo bacio è sopravvalutato.» suggerì Sebastian con nonchalance. «A conti fatti, è quasi sempre disastroso per tutti, il secondo di solito va molto meglio.» sorrise, tentando di influenzare Isaac, che però lo ricambiò con uno sguardo dubbioso.

«Dici che dovrei puntare sul secondo?»

«Dico che decidi tu cos'è importante per te.» gli diede una pacca sulla spalla. «Io non ricordo nemmeno la prima volta che...» si interruppe. «Però ricordo perfettamente quando ti ho incontrato.» deglutì. «Ricordo lo scivolone che hai fatto sullo skate. E anche la tua risata. Tua sorella che ti prendeva in giro.» elencò con affetto.

Isaac sbarrò gli occhi. «C-come!?» sbottò, incredulo. Aveva una vaga memoria di quel giorno, ma lui e Sebastian non si conoscevano nemmeno allora, quindi perché-

«Il mondo è piccolo.» ghignò Sebastian. «E io so tutto di tutti.» fece spallucce.

«Inquietante.»

«Lo so. Denunciami.»

«Dovrei farlo sul serio.»

«Non lo faresti mai.»

«Mi stai sfidando?» ridacchiò, con il cuore un po' più leggero. «Come cazzo riesci a farlo?» chiese. «A farmi riconettere.» si indicò la tempia, il cervello.

Sebastian afferrò la sua mano senza esitazione, si inchinò di fronte a lui, premette le labbra sulle nocche. «Sei il mio migliore amico.» sussurrò, senza distogliere lo sguardo, il tono tutt'altro che amichevole. No, quelli non erano gli occhi di un amico e quello non era il comportamento di uno che ti voleva solo bene.

Isaac si sentì andare a fuoco, d'un tratto il freddo era completamente scomparso. E il mondo era tornato rumoroso, fin troppo. Percepiva tutto: il suo battito impazzito, la bocca di Sebastian, i loro respiri bramosi. Trovò insopportabile che non lo stesse ancora spogliando.

“Perché?” si domandò Isaac. “Perché all'improvviso...”

«Allora?» scherzò Sebastian, rimettendosi dritto. «Quanti segnali devo mandarti ancora? Perché posso diventare molto più teatrale se serv-.»

«Portami via.» mormorò Isaac, il tono grave, comandino. A Sebastian fece impazzire. Non disse una parola, semplicemente cominciò a correre, trascinandolo fuori dal parco. Le loro mani ancora unite.

New York, pensava Isaac, era una città frenetica. Viveva di caos. Le strade erano sempre piene di movimento: c'era chi correva, chi passeggiava e chi semplicemente aspettava. E ci si trovava costantemente inondati da suoni: dal rumore dei clacson, dal brusio delle persone, dalle urla dei bambini e dalle lamentele degli anziani. E circondati da odori: l'asfalto, l'umidità della pioggia che li stava per travolgere, i profumi della gente e il sudore di chi aveva troppa fretta anche solo per fermarsi un secondo e sciacquarsi la faccia.

Nonostante ciò, in quel momento l'unico ad avere la sua totale attenzione era Sebastian.

Si infilarono in uno squallido vicolo, che sapeva di urina e di spazzatura, per via dei bidoni di un bar accanto. Nulla di tutto ciò era minimamente romantico, ma non gli importava affatto. Il suo cuore non aveva smesso un secondo di battere furiosamente. Sobbalzò quando Sebastian lo obbligò ad appoggiare la schiena contro il muro e gli bloccò le via di fuga, usando le braccia.

«Sei sicuro, Zack?» sussurrò a un soffio dalla sua bocca. «Perché poi non si torna indietro.»

«Cosa?» aveva la gola secca.

«Non mi interessa se ti piace un altro.» mentì. «Adesso siamo tu e io, ok? E puoi usarmi quanto vuoi per dimenticarlo.» questo lo pensava sul serio. “Tanto comunque quell'altro non vivrà molto. Devo solo chiedere a Tay di rintracciarlo e-”

I suoi istinti omicidi furono bloccati da una carezza. Titubante, ingenuo, Isaac percorse il contorno della sua mascella con un dito.

«Allora tu non pensare a lei.» ribatté. «Dio, stiamo per fare una cosa così stupida...» si rimproverò.

«Sei ancora in tempo, se sai che te ne pentirai.» Sebastian sospirò, cercando di ricacciare indietro il dolore. Lui non voleva fermarsi. Non voleva che Isaac ci ripensasse. Voleva che lo toccasse, che respirasse sulla sua pelle, che-

«Sei tu che te ne potresti pentire.» inclinò il capo. «Stai per baciare un nerdino con zero esperienza, io un bell'uomo che potrebbe vincere le Olimpiadi dei limoni. Chi credi stia vincendo qui?»

Sebastian non riuscì a trattenere una risata. Dio, il suo Zack era incredibile. «Beh, tu stai per baciare un delinquente del cazzo in un vicolo che puzza, io sto per fiondarmi sul ragazzo più intelligente su cui abbia posato gli occhi.»

«Eh, vinco comunque io.»

«Ah, sì? E perché?»

«Il vicolo puzza, ma almeno la vista è ottima.» ghignò.

«Disse il ragazzo più carino del pianeta.»

«Non sono carino!» sbuffò. «E poi lo dici solo perché sembro una femmina.»

«Zack, mi stai stringendo una chiappa, sei visibilmente duro ed è da prima che giocherelli con il mio povero orecchio: è la cosa più mascolina che possa venirmi in mente. Pensi che io sia una principessa o cosa?»

«Sei tu che mi hai messo al muro.»

«Il momento in cui finiremo a letto è quello in cui mi romperai il culo. Lasciami almeno questo.»

Stava sorridendo. “Scherza.” si disse Isaac.
«Parli come se fosse scontato.» alzò un sopracciglio, stando al gioco.

«Più che altro lo spero. Non ti ho ancora nemmeno baciato e già voglio succhiartelo.» gli rispose Sebastian con fare innocente, più che felice del rossore sul viso del suo... Amico? Poteva ancora chiamarlo così?

«Pensi che te lo lascerei fare?» Isaac distolse lo sguardo. Stavano ancora scherzando, giusto?

«Penso solo che dovresti smetterla di tentarmi così.» socchiuse le palpebre, prendendogli il mento fra le dita per impedirgli di scappare. «Ti diverte così tanto portarmi al limite?»

«Sì.» ammise Isaac. «Mi piace vederti sudare.»

«Sai quanto cazzo fa sudare il sesso?»

«Wow, questo bacio diventa sempre più romantico.» scosse il capo. «Sei un cretino.»

«Un cretino che vuoi baciare.» gli ricordò.

«Cazzo, sì...» sussurrò e, prima che Sebastian potesse ribattere, finalmente, accadde.

Sebastian sospirò, sorpreso. Felice. Isaac l'aveva interrotto nel modo più dolce: appoggiando le labbra sulle sue. Ma non si mosse. Stava testando le acque e Sebastian lo lasciò fare. Isaac pretendeva il controllo, ne aveva bisogno, e Sebastian voleva dannatamente e disperatamente dipendere da lui e dai suoi capricci.

Isaac si allontanò troppo presto, l'aveva appena assaporato. Sebastian si inumidì le labbra, il fiato corto. Era bastato un bacio così... Così... Così infantile per fargli capovolgere lo stomaco. Per affamarlo. Cosa avrebbe provato se Isaac gli avesse concesso qualcos'altro? Qualcosa di più adulto, meno titubante.

“Di più.” pensò Sebastian, sentendosi in trance. “Dammene di più.”
Isaac probabilmente era un mago e poteva leggergli nel pensiero, perché d'un tratto le sue mani furono ancorate alla chioma spettinata di Sebastian e lo costrinse a chinarsi al suo livello. O poco più sotto. Lo fissò dall'alto per un momento e Sebastian, quasi avesse ricevuto un ordine, lo tirò fra le sue braccia.

Isaac si avvicinò nuovamente. Petto contro petto. Cacciò fuori la lingua, accarezzandogli piano la bocca. Non osò fare di più, ma Sebastian aveva un buon odore. Il suo profumo gli stava già dando alla testa e presto, lo sapeva, avrebbe completamente smesso di ragionare.

«Baciami.» comandò Isaac d'un tratto.

«Fallo tu.» rispose Sebastian, la voce supplicante.

«Pregami.»

«Lo sto già facendo.»

«È la cosa più gay che abbia mai sentito.» ghignò Isaac, prima di incollare ancora una volta le loro bocche. Serrò gli occhi e strofinò le labbra su quelle di Sebastian, prima di ritirarsi. Erano morbidissime. Un ultimo sguardo, un sorriso, e poi finalmente uno schiocco.

Poi un altro. Un altro ancora. Le loro bocche si cercavano, vogliose, affiatate, muovendosi all'unisono. Isaac fece l'impensabile: lo morse. Sebastian sobbalzò, poi lo implorò di farlo più forte.

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