𝚜𝚎𝚝𝚝𝚎
«Qual è il problema?» gli rispose Isaac con un filo di voce.
«Che lei non va bene per te.» sospirò Sebastian, poggiando la fronte contro la sua. Un gesto fraterno. Intimo. Panico... Panico. Panico! «Ascoltami, Zack... Ho a che fare con Julia da anni.»
Isaac si convinse di star sanguinando dal petto. Gli faceva tremendamente male il cuore e aveva le guance bollenti. Respirava male, ma non come durante il viaggio in macchina. Il suo fiato pareva singhiozzare, balbettare, e l'ansia bussava insistentemente alle porte della sua mente, però non avvertiva altro che calore e...
"Posso baciarlo?" si bloccò. D'un tratto quella domanda era diventata: "Voglio baciarlo."
«Io la conosco dal liceo.» lo sfidò, accennando un sorriso.
«Elementari.» ribatté Sebastian stando al gioco.
«Fanculo. New York è una cazzo di metropoli, com'è possibile?» ridacchiò Isaac.
«Genitori nello stesso giro.» fece spallucce Sebastian, enigmatico.
E Isaac sentì morire il suo sorriso. "Oh. Ora capisco."
Se non fosse stato un immaturo, Isaac avrebbe preso Sebastian per le spalle, avrebbe mantenuto una certa distanza fra loro e poi avrebbe voltato lo sguardo, girato la testa, sarebbe balzato in piedi, si sarebbe inventato una qualsiasi scusa per andarsene...
"Ma chi voglio prendere in giro?"
Nonostante tutto, quella delicata situazione lo eccitava da impazzire. L'unica cosa che si stava preoccupando di fare era stringere le gambe per impedirsi un'erezione. L'ennesima.
"Sono orribile."
«Stiamo divagando. Il punto è che lei è una persona disgustosa e non ti merita.» insisté Sebastian.
Isaac aggrottò le sopracciglia. "Sembra geloso."
«Puoi uscire con chiunque altro, non con lei.» ed ecco che Sebastian lo riportava con i piedi per terra.
«Non ha fatto niente di male.» Isaac mentì. In realtà Julia l'aveva tremendamente ferito, ma qualcosa gli suggeriva che era meglio non mettere Sebastian al corrente del suo passato.
«Nemmeno Chloé, ma la guardi sempre come se ti avesse ammazzato il gatto.»
Ahia. Quella era una frecciatina bella e buona! Isaac lasciò andare una risatina nervosa. Non poteva ribattere. L'aveva preso in contropiede e non aveva una scusa pronta.
Chissà che razza di espressione stava facendo in quel momento, perché Sebastian lo incalzò: «Cosa? Credevi che non me ne fossi accorto?»
Un po' l'aveva sperato.
«È per questo che sei così arrabbiato?»
Tutto era semplicemente troppo. Ancora un attimo e Isaac l'avrebbe zittito schiacciando le labbra contro le sue.
«No.» sbuffò Sebastian, allontanandosi.
Isaac si sarebbe dovuto sentire sollevato, tuttavia doveva confessare almeno a se stesso che gli dispiaceva non averlo più a un soffio dalla bocca. "No. È meglio così." Si disse.
«Sono più che altro preoccupato.» ammise Sebastian.
«E di cosa? So badare a me stesso.»
Isaac era orgoglioso e detestava che Sebastian lo trattasse come un fratellino, ma in fondo adorava anche che si preoccupasse in quel modo per lui, e il suo cuore palpitò.
Era insolito che Sebastian esternasse le sue emozioni a voce, aveva sempre preferito i fatti alle parole ed era proprio con i fatti che mostrava il suo affetto.
Come quelle volte in cui, mentre passeggiavano, prendeva il lato del marciapiede vicino alle macchine per evitargli qualsiasi pericolo. O quando lo passava a prendere sotto l'ufficio di Linda per non fargli fare la strada fino a casa a piedi.
O gli sventolava caramelle davanti al muso per dargli un odore famigliare, dolciastro, ed evitargli un attacco di panico.
Isaac ormai aveva una collezione indelebile di ricordi del genere.
"Per questo dovrei staccarmi da lui, smetterla di impensierirlo tanto. Dimostrargli che posso farcela senza il suo intervento."
Ma era impossibile, giusto? Perché Isaac aveva bisogno di Sebastian. Di lui che come un eroe compariva dal nulla e lo salvava ogni singola volta.
«Non voglio che ti spezzi il cuore.» gli disse Sebastian, la voce triste, scompigliandosi la chioma rosastra. Il colore pareva quello dello zucchero filato, e anche il suo profumo era delicato. Tremendamente invitante.
"Mi piace. Mi piace proprio tanto."
«Come fai a essere così sicuro che accadrà?» gli chiese Isaac.
«Perché non è la prima volta che fa così con qualcuno.» Sebastain iniziò a gesticolare.
"Sembra così italiano." Ghignò tra sé e sé Isaac. Sì, il temuto erede degli Show era decisamente carino.
«Si attacca, ti fa innamorare di lei e appena sei cotto a puntino ti molla per qualcun altro.» elencava intanto Sebastian. «La settimana scorsa stava con Brandon, il mese prima con Ryan e quello prima ancora-»
«Ma chi è sta gente?» lo fermò Isaac. "E perché ti frega così tanto?" pensò, infastidito.
«Appunto!» sbottò Sebastian. «Capisci dove voglio andare a parare, vero?»
Più o meno, lo capiva.
«Una ragazza può divertirsi se vuole.» la difese comunque.
A dire il vero, Isaac sapeva benissimo quanto fosse capricciosa. Agiva esattamente proprio come quando era ragazzina: faceva innamorare la gente di sé e poi mollava tutti sul ciglio di una strada disastrata
Però Isaac non aveva mai visto quel lato di Sebastian e voleva stuzzicarlo. Giusto un pochetto.
«Ti consiglio di guardare il calendario, mi sa che ti sei perso una cosa come settecento anni.» gli puntò un dito contro, scavandogli nel petto con l'unghia e Sebastian accettò quella piccola penitenza accarezzandogli il dorso della mano.
«Sai che non lo intendevo in quel senso.» alzò gli occhi al cielo.
«Sì, signor prete.»
Ed un tratto erano tornati due idioti che si sorridevano l'un l'altro senza alcuna ragione.
«Ti sei distratto ancora.» sussurrò Sebastian, dopo un momento, allungando una mano per sistemargli la frangetta. Si era già addolcito. «I minuti diventano quaranta.»
«Sembra che tu voglia monopolizzarmi.» Isaac si finse infastidito.
«Ed è un problema per te?» lo sfidò.
«Sì? Poi chi le trattiene le tue fan indemoniate?» sbuffò Isaac. «Quello ci ha rubato il nostro principe buuuu!» strillò all'improvviso, imitando con un acuto la voce di una delle due ragazze che avevano incontrato per strada qualche giorno prima.
Erano delle compagne di università di Sebastian e quando avevano notato che fosse in compagnia sembrava che avessero visto l'anticristo.
«Pensavano fossi la mia ragazza.» sogghignò Sebastian.
«Già. Forse dovrei tagliarmi i capelli.» sospirò Isaac, pizzicando una ciocca.
«Perché? Non ti piacciono più?»
«Non è quello... Non ti disturba che pensino che stiamo insieme?» rigirò la domanda.
«Per niente.» ribatté Sebastian convinto, dandogli il mal di cuore. «Tra te e Julia...» mormorò poi all'improvviso, riscuotendolo dal tepore che gli stava scaldando il petto. «Non mi metterò in mezzo se la cosa rimarrà fisica, però non mi fido di lei. Non innamorartene.» lo pregò.
"Se solo sapesse che Julia non ha alcuna possibilità..."
«Ti giuro che non accadrà.» disse Isaac con tono solenne, portandosi una mano al cuore.
«Se te lo ruberà, la denuncerò per furto.» Sebastian gli sfiorò il palmo, afferrandolo con cura e portandoselo alle labbra. Le schiuse, gli donò il più casto dei baci. «Era abbastanza principesco?» lo derise poi, lasciandolo. E si sdraiò. Isaac era bordeaux.
«E questa da dove ti è uscita?» rise nervosamente, imitandolo. Sentiva caldo.
"Potrei rimanere così per il resto dei miei giorni e non mi lamenterei." Constatò poi.
Gli piaceva osservare il soffitto vuoto della sua stanza ascoltando il respiro calmo di Sebastian, e respirare il suo profumo d'arancia, con il battito agitato e il fiato sospeso.
«Non picchio le donne.» Sebastian si mosse, Isaac si voltò a guardarlo, ritrovando il suo sguardo sereno. «Quindi si procede legalmente.»
«Se fosse stata un uomo l'avresti pestata?» scherzò Isaac.
«Certo che no. La violenza non è mai la soluzione~» lo scimmiottò Sebastian.
Gli fece anche la linguaccia. Fu il più dolce dei pugni allo stomaco. Ovviamente non era raro che Sebastian finisse in qualche rissa. In due mesi Isaac l'aveva medicato indubbiamente troppe volte, mentre l'altro ripeteva a disco: "È solo un graffio. Che vuoi che sia? Guarda che ho vinto io!"
«Sì, l'avrei fatto se fosse stata un maschio.» continuò Sebastian, serio, dandogli i brividi. «Tipo così.» aggiunse, allungando le braccia verso l'alto per mimare un'onda energetica.
«Ok, tutto questo sta diventando ridicolo.» borbottò Isaac, anche se in realtà si stava sciogliendo.
E Sebastian si accorse immediatamente che stesse trattenendo le risate: «Almeno ti faccio ridere.» lo prese in giro, pizzicandogli il gomito.
«Se Julia fosse un uomo sarebbe il ragazzo di Chloé.» si vendicò allora Isaac.
«Ah! Vuoi così tanto litigare?» sghignazzò Sebastian, rimettendosi seduto.
Non gli diede neanche il tempo di metabolizzare cosa stesse accadendo. La mano di Sebastian sbatté a qualche centimetro dalla sua guancia, non abbastanza lontano per non fargli percepire il colpo, il suono smorzato dalle coperte, non abbastanza vicino per sfiorargli i capelli. Si mise a cavalcioni senza alcuna esitazione, quasi gli venisse naturale, facendo però attenzione a non toccargli le cosce. Si chinò su di lui, puntellò sulle ginocchia per evitare di capitolare su quel corpo tanto minuto. E Isaac dov'è stritolare le lenzuola fra le dita per impedirsi di artigliargli il bacino e spingere Sebastian contro le gambe. Rimasero così per qualche istante, sospesi nel vuoto. Isaac schiuse le labbra, sbatté le palpebre per assicurarsi di non star sognando. Sebastian deglutì.
«Stavo pensando di farti il solletico.» mormorò d'un tratto, il tono roco. Quasi a volersi giustificare.
«Non lo fai?» lo provocò Isaac, a corto di fiato.
«No.» scosse il capo. Lo stava osservando con uno sguardo strano, Isaac non riusciva a ricollegarlo, a riconoscerlo. C'era troppa tensione.
Allora cominciò a tremare, in attesa. Sebastian pareva una bestia affamata, eppure non aveva affatto paura di lui. Al contrario, si ritrovò a sperare... in cosa? Isaac non lo capiva davvero.
«Ho appena realizzato che potresti avere chiunque.» sussurrò Sebastian.
«Ah sì?»
«Sì. Sei carino, Zack.»
Sebastian gli sfiorò la fronte con il pollice, lo liberò ancora una volta dall'ingombro della frangetta, gli accarezzò una guancia. In trance. Le pupille ridotte a due spilli sottili, le palpebre socchiuse, il capo leggermente inclinato. E arrivò al mento, fissò la sua bocca, tornò da lui e dai suoi occhi da cervo. Gli stava chiedendo il permesso?
"Di più." Si ritrovò a pensare Isaac. "Dammi di più. Dammi ogni cosa."
«Imbarazzato?» sogghignò Sebastian.
«Lo saresti anche tu se te lo dicessi.» Isaac tentò di darsi un tono, ma balbettò, aveva la voce rotta.
«Nah, sarei solo lusingato.»
«Non ti crede nessuno.» Isaac si inumidì le labbra. Sebastian si morse le sue, osservandolo.
«Scommettiamo?» bisbigliò, facendo nuovamente scontrare le loro fronti. E stavolta non sembrava affatto un gesto fraterno.
«Dieci dollari che arrossisci.» deglutì Isaac.
La mano di Sebastian, scivolò ancora una volta sulla sua guancia, arrivò all'orecchio, riscese, passò nuovamente per il mento, non si fermò, arrivò alla gola. Gli sfiorò il pomo d'Adamo con la punta delle dita. Isaac pensò che si sarebbe tirato indietro. Poteva sembrare una donna, ma era innegabile che fosse un uomo e...
Fu allora che ogni sua certezza si infranse.
Sebastian premette proprio in quel punto, lasciandolo senza fiato. Lo fece lentamente, con delicatezza, fissandolo come se volesse morderlo.
«Dieci dollari.» ripeté Sebastian, continuando quella tortura. «Prova a dirmelo.»
Isaac adorava le sue fossette. Si facevano vive solamente quando sorrideva in quel modo: mostrando i denti bianchi e perfetti, le labbra piene si distendevano, invitanti e dolci, sicuramente soffici...
«Sei carino, Sebastian.» sussurrò Isaac, facendo l'impensabile. Si spinse in avanti, rimettendosi seduto. Sebastian, sorpreso, si sbilanciò all'indietro, per evitare una testata, e quando Isaac gli buttò le braccia al collo erano già incollati l'uno all'altro, terribilmente accaldati. «No, mi correggo, sei adorabile.» ghignò.
«Ehi, questo è barare.» si lamentò Sebastian, scivolando sul suo corpo. Si sedette sulle sue cosce senza alcuna vergogna, evitò la zona intima, ma - cazzo! - se erano vicini.
Isaac c'era riuscito: Sebastian era rosso come un pomodoro maturo, ma lui non era certo da meno.
«Poche scuse.» Il senso di vittoria gli diede alla testa e non ci pensava nemmeno a spostarsi. «Mi devi dieci verdoni.»
«Te li do appena trovo la forza di alzarmi.» Sebastian gli accarezzerò i glutei, li strinse per proibirgli qualsiasi movimento. Era un gesto tremendamente possessivo.
Isaac stava provando a non dare qualche strano significato alle sue parole, al suo comportamento, ma era completamente perso per quell'uomo e la sua mente stava già vagando.
«Posso dormire qui?» gli domandò, inclinando il viso.
«Non devi neanche chiedermelo.» rispose Isaac, socchiudendo gli occhi. Osservò le sue labbra.
"Come reagirebbe se ora lo baciassi davvero? Mi rifiuterebbe o...?"
Isaac sbatté le palpebre. D'un tratto l'eccitazione scomparve, sostituita dal panico più totale.
"Dormire... Dormire!?"
«Vado a prepararti le lenzuola!» esclamò, staccandosi di colpo, dopo avergli dato una spinta che non si meritava affatto.
Guizzò come un pesce fuor d'acqua, balzò in piedi e lo fissò dall'alto, mentre Sebastian ricambiava la sua occhiata, parecchio confuso. Poi sospirò. Distolse lo sguardo.
"È un no, quindi." Si ritrovò a pensare Sebastian, terribilmente deluso, per poi scacciare malamente quelle assurde fantasie. Si sentiva rifiutato. Assurdo, no? Tra lui e Isaac non c'era nulla.
"Che cazzo pensavo di fare? Avevo deciso di tenere le mani lontane da lui! Non sono all'altezza di... Zack è un maschio. È un maschio!" Sebastian si morse le labbra, tentando invano di allontanare la frustrazione che gli stava bruciando il cuore. "Perché non mi importa che sia un maschio?"
Isaac intanto stava avendo pensieri alquanto simili e ugualmente distruttivi: "Cosa cazzo stavamo facendo? Perché non mi ha scacciato subito? Non gli piaceva Chloé? Io... Lui è troppo per me!"
«Zack?» Sebastian lo chiamò, aveva la gola secca.
«Ho solo quelle con gli zombie.» gli disse Isaac, riferendosi alle coperte, saltando immediatamente giù dal letto. Doveva... Doveva cambiare argomento. Immediatamente. «Dovrai accontentarti, principino.»
«Vanno benone.» gli rispose Sebastian, capendo l'antifona.
Isaac non osò voltarsi a guardarlo.
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