trentasei - 𝚊 𝚞𝚗 𝚙𝚊𝚜𝚜𝚘 𝚍𝚊 𝚝𝚎

𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛

La famiglia di Taylor è stra-mega-ricca.
Realizzo, osservando l'imponente villetta che ci sovrasta dall'alto.

New York è grattacieli, cemento e strade, quindi trovarmi di fronte questo prato verde pastello mi spiazza. Ogni cosa qui urla lusso: dall'enorme cancello in ferro battuto che circonda la proprietà alle siepi che riprendono mille forme geometriche perfettamente potate.
E dire che siamo appena fuori città.

Deglutisco notando la carta igienica che vola nell'erba e imbratta le pareti, passando per il tetto rossiccio.

"Che animali." commenta la fatina, disgustata da una gigantesca chiazza di vomito, accanto alle scale che portano all'ingresso, e devo darle ragione.

Menomale che i genitori di Taylor sono in vacanza all'estero.

«Hanno vandalizzato mezza casa.» commenta Cloé, facendo una smorfia. Paul si limita ad annuire, poi apre la porta senza chiedere il permesso.

Immagino che nessuno lo avrebbe sentito anche se avesse suonato al campanello: la musica house è così forte da lacerarmi i timpani e le luci al neon che illuminano perfino le finestre danno un fastidio atroce.

Sembra che Taylor voglia mandare un segnale agli alieni o ai nostri astronauti: perché un tale spreco di corrente è sicuramente visibile dallo spazio.

«Cos'hai?» mi domanda Sebastian, vedendomi pensieroso.

«Niente.» ribatto io, corrucciato. Voglio andare a casa.

Paul sghignazza: «Siete una vecchia coppia sposata.» ci prende in giro.

«Non stiamo insieme.» sbuffo.
«Lui è fidanzato.» gli lancio un'occhiata, Seb mi sorride.

Ma perché continua a piacermi così tanto?

«Entriamo?» ci lincia Cloé, tamburellando con le dita sulla gamba.

La puzza di alcol ci avvolge come un lenzuolo, quando mettiamo piede nella villa. Un centinaio di studenti, che teoricamente sono già adulti, ballano senza freni, seguendo il ritmo dell'ultima canzone messa dal dj.

Non c'è una sola persona senza un bicchiere in mano e, mentre ci addentriamo e mi scontro con qualche corpo sudato, sento urlare: «Giù! Giù! Giù!»

Mi giro verso le voci: un gruppetto di ragazzi più che pompati ha aiutato un tizio magrolino a fare la verticale sopra una botte di birra, e ora lo spronano a bere attraverso una cannuccia.

Sembra quasi la scena di un film.
Realizzo e il mio desiderio di andarmene si fa incredibilmente più forte, ma Paul mi prende per le spalle spronandomi a camminare.

«Non posso convincere mamma e papà a farti rimanere se non riesci a gestire nemmeno una festicciola!» mi grida all'orecchio, perché la musica è così tanto forte che a malapena sento i miei pensieri.

Annuisco poco convinto: in effetti, è proprio per questo motivo se sono qui. Voglio dimostrare ai miei che so cavarmela, che posso gestire perfino un mare di persone senza avere alcun problema. Non devo impanicarmi, ma fare respiri profondi e concentrarmi sulla mano di Sebastian ancora stretta alla mia.

"Se fossimo rimasti a casa, ci saremmo goduti molto più del suo palmo sudaticcio!" si lamenta la fata del dentifricio.

Già, ma è tardi per i ripensamenti.

Anche Seb pare nervoso mentre volta lo sguardo a destra e a sinistra, cercando un volto fra la folla.

Julia, immagino. Non so se spera di vederla o se la stia evitando, ma quando arriviamo in salotto e Taylor ci accoglie con un sorriso caloroso tutti i miei dubbi svaniscono. Stavamo andando da lui.

Credo di essere diventato troppo paranoico.

Nick lo raggiunge il secondo dopo. Taylor ci indica e l'altro ci fa ciao con la mano libera, tenendo nell'altra una bottiglia quasi vuota di quella che credo sia vodka liscia.

Dio mio...
Ma quanti tipi di alcolici diversi ha comprato?

Sebastian mi poggia un braccio sulle spalle, stringendomi protettivo, e si avvicina ai suoi amici, sicuro di sé. Arrossisco, avverto più di uno sguardo addosso.
Non dovrei stupirmi: il mio accompagnatore è tremendamente popolare.

Inspiro. Espiro.
Posso farcela. C'è Seb con me e mi dà coraggio.

«Capelli viola!» mi saluta solare, Taylor.
Ha cambiato pettinatura dall'ultima volta: adesso è molto più punk con quella rasatura ai lati e l'onda rossa che gli infiamma parte del capo.
«Come butta, amico?» batte il cinque a Seb.

«Bene, ma capelli viola si chiama Isaac.» puntualizza Sebastian, facendomi l'occhiolino.

«È il suo nome in codice.» sbuffa Taylor. È altissimo, supera Sebastian di diversi centimetri.
«Vero?» ora si rivolge a me, scherzoso.

Annuisco.

«Esatto, gigante con la cresta.» accenno a un timido sorrisino, che viene accolto da una grassa risata.

«Ti adoro!» esclama Taylor, tenendosi l'addome. È palesemente brillo.

«Te l'avevo detto che era forte.» ghigna Sebastian, orgoglioso.

«Già! Oh, ciao Cloé! Sei ancora single?» domanda alla mia amica. Mi sa che l'ha appena notata e lei ribatte giustamente con un terzo dito.
«Non fare la scorbutica, lo dicevo per te. Se vuoi divertirti ti posso presentare qualcuno. Qualche preferenza? Uomini, donne?» parte per la tangente.

«Oh, grazie, ma rimedio da sola.»

«Lascerai dietro di te un'enorme scia di cuori infranti!» si lamenta Taylor drammatico, portandosi una mano al petto, solo che per aggiungere teatralità fa un passo all'indietro e sarebbe caduto di sicuro se Nick non lo avesse afferrato in tempo per la vita.

Ridacchio di fronte a quello spettacolo.

Pur avendo il suo contatto non ci siamo mai parlati molto, noi due. Ci siamo scambiati solo qualche messaggio di circostanza su instagram, in realtà, ma ora vorrei aver chiacchierato di più con questo tipo. Sembra simpatico e, mentre fa strane battutine su Seb che è "troppo ovvio" se mi stringe in quel modo (qualsiasi cosa voglia dire), mi appaiono così vicini che non riesco a non essere felice per Sebby.

Nick è sicuramente uno dei suoi amici più cari, ma anche Taylor è parte integrante del loro gruppo e vorrei unirmi a loro, conoscere meglio Sebastian e chi lo circonda.

Sto diventando avido?

"Un po'." commenta la fatina.
"Ma non dico che sia un male. È giusto essere egoisti ogni tanto." detto questo, si precipita da due omoni senza maglietta con dipinte le iniziali della loro scuola sulla pancia. Sono leggermente ubriachi.

Come quasi tutti qui.

«Julia purtroppo è già arrivata.» borbotta d'un tratto Taylor, alzando gli occhi al cielo.
«Io non l'avevo invitata, è venuta con Sam.»

Nick lancia subito uno sguardo a Cloé, però lei non sta ascoltando: preferisce osservare qualcuno muoversi tra la folla, in modo tanto sinuoso e magnetico che la gente le ha formato un cerchio intorno per lasciarle spazio.

Scarlett.
Mi rendo conto, notando la chioma lavanda muoversi spettinata, seguendo il ritmo del corpo.

Cloé mormora qualcosa, ma non la riesco a sentire a causa della musica. Si volta verso di me, mi fa un cenno con la testa, assumendo un'espressione tanto imbarazzata che mi viene l'istinto di abbracciarla forte. Non lo faccio però. Lei si allontana e va dalla sua bella, unendosi ai cori che la incitano.

«Lo sapevo: match perfetto.» ghigna Sebastian, respirandomi sulla guancia.

«Lo sapevi?» ripeto incredulo, scuotendo la testa.

«Riesco a capire quando due si piacciono.» ribatte.
«Io.» sottolinea poi, enigmatico, ma prima che possa chiedergli cosa intenda mi dice che va a prenderci da bere e mi molla in compagnia dei suoi amici.

Paul se ne è andato da un pezzo. Lo cerco con lo sguardo, ma in mezzo a quella marea di persone è impossibile scorgere la sua figura. E dire che dovrebbe essere facile, visto che stasera ha deciso di mettersi delle extension rosa evidenziatore glitterate: non è un colore così comune fra quelli della nostra età.

Forse ho sottovalutato l'effetto della luce soffusa, pare di stare in discoteca qui.
Ogni due secondi, circa, un lampo chiaro investe la casa, rendendo possibile scorgere i volti, però in mezzo a questa confusione ritrovarsi è dura.

«Quindi...» attacca subito bottone Taylor, appoggiandomi una mano sulla spalla.

Questo è un gesto che Seb fa spesso e volentieri, ma ora che è qualcun altro a sfiorarmi mi rendo conto di quanto mi piaccia davvero quando mi tocca lui.

Con Taylor non percepisco alcun brivido, né senso di anticipazione; al contrario: è come se a sfiorarmi fosse Akiko o persino Cloé.

Lo fisso.

«Tu e Seb.» ghigna Taylor, schioccando la lingua sul palato, mentre Nick si fa un altro goccetto.
«Quanto siete andati oltre?»

Le guance mi si scaldano all'istante e divento rosso come un peperone, mentre balbetto che siamo solo amici. Ringrazio la poca luce presente, perché temo che mi si leggerebbe in faccia quanto siamo davvero intimi.

E io non mi ero preparato per rivelarlo al mondo. Volevo mostrarlo solo a Julia, sbatterle in faccia che Sebastian è mio e che deve farsi da parte, non avevo messo in conto i suoi amici impiccioni.

Divento timido in queste occasioni, non sono abituato a queste cose. Mi sento come se fossi al pranzo di Natale davanti a mia zia Gertrude che mi chiede del fidanzatino.

«Aspetta, siete amici?» ripete Taylor, scioccato, dopo la terza volta che glielo ripeto.
«E basta!? Dopo... Dopo tutto quello che...»

«Sei stupito? Eppure lo conosci. Te l'avevo detto che il nostro signorino sta con una.» sbiascica Nick, alzando gli occhi al cielo.
«Indovina chi l'ha scelta? Comunque lei è una stronza, io tifo per te.» detto ciò mi porge la bottiglia, ma ormai non c'è dentro più nulla.

«Dì un po', quanto hai bevuto?» gli chiedo con un cipiglio sul volto, mentre lui lascia cadere il vetro a terra. Credo che sia per qualche miracolo divino che non si sia rotto in mille pezzi.

«Non sono venuto!» esclama Nick, lasciandosi andare a una risatina. Taylor gli pizzica una guancia.

«Mi sa che mi toccherà farti da bodyguard.» scherza, poi mi lancia un'occhiata.
«Purtroppo è il tipo di sbronzo baciatore, capisci? Non voglio che qualche idiota se ne approfitti.»

«Cioé?» gli domando, ma d'un tratto mi ritrovo Nick addosso e mi schiocca un bacio sulla guancia, sotto lo sguardo di Sebastian, appena tornato.

«Oh no, è partito?» chiede tranquillo, mentre Taylor si riprende Nick, che stavolta si avventa sul suo collo.

«Già.» sospira.
«Scusalo, capelli viola. Giuro che non si spinge mai oltre qualche bacetto e non punta mai alla bocca.» sbuffa, accarezzandogli le treccine piano, come a rassicurarlo.

Sembrano una coppia.
Penso.
Ma Nick dice di essere single.

«Non è cattivo.» aggiunge Taylor, forse notando la mia confusione, per poi pietrificarsi quando l'amico gli accarezza il petto.
«Trovati una ragazza, fratè.» si lamenta, reggendolo. Ci comunica che lo porta su a riposare e, facendosi largo fra la folla a spallate, il proprietario di casa e il damigello in pericolo svaniscono dalla nostra vista.

«Menomale che c'è sempre il suo angelo a proteggerlo.» sghignazza Seb, porgendomi un bicchiere di plastica rossa.

Lo butto giù senza chiedergli cosa sia, dopo aver fatto cin-cin, e il sapore dolce della pesca mischiata ai mirtilli mi cattura le papille gustative prima di scendermi in gola, incandescente.

«Sex on the beach.» realizzo.

«Ti piace, no?» Sebastian mi sorride.

«Mi conosci bene.» faccio spallucce.

«Potrei scrivere un diario intero su di te.» ghigna e, per qualche ragione, mi pare una frecciatina. Per un attimo penso che forse sia meglio non indagare sulla questione.

Anche se, in effetti: una volta l'ho ritratto mezzo nudo, chiedendogli anche di posare per me, con i vestiti addosso però; poi ho lasciato il mio quadernetto aperto quando mi sono addormentato quell'altra volta e Cloé è la persona più ficcanaso del pianeta Terra, quindi non mi stupirebbe se gli avesse spifferato qualcosina. Oddio, mi sa che non ho mai fatto nulla per nascondergli i miei sentimenti.

E ho appena capito che non me ne importa un fico secco: tanto sa già che mi piace, sarebbe inutile insistere dicendo che non scrivo di lui.

«Nulla? Nessuna domanda?» Seb sbatte le palpebre, incredulo.

«Amico, a casa tua ci sono cadaveri di insetti sulle pareti.» alzo un sopracciglio.
«Se non sono scappato vedendo quello e sapendo dello stalking...» faccio spallucce, lasciando la frase in sospeso.

«Quindi è vero che scrivi di me!» esclama Sebastian all'improvviso. Un lampo di luce gli illumina lo sguardo e lo vedo felicissimo.

«Aspetta, non lo sapevi?» domando, perplesso.
«Allora non hai letto il diario?»

«No.» scuote il capo, grattandosi il collo.
«Voglio dire, pensavo che fosse personale e non volevo invadere la tua privacy.» sono quasi certo che sia arrossito, il che mi porta ad avere la stessa reazione.
«Avevo solo un vago sospetto.»

«Perché questo è invasione della privacy, ma Ismael l'hai comunque seguito per un sacco di tempo?» incrocio le braccia al petto.

"Com'è possibile che tu ne sia ancora invidioso?» mi fa la fata.
"È da ricovero questa cosa! Red flag! Hai presente?"

«Non me lo perdonerai mai, vero?»

No, perché Ismael è stato al centro dei tuoi pensieri per chissà quanto e prima di lui c'erano Cloé e Paul. Quand'è il mio turno?

"Oh, cazzo. L'abbiamo perso."

«So che è una cosa orribile da fare.» mi dice Sebastian.
«Ma ho imparato.»

Gli scompiglio la chioma.

«Scemo io che credevo non ci fosse bisogno di impararlo.»

«Oh beh, fanculo.» ghigna.

Mi afferra piano per le spalle, avvicinandomi a sé. I brividi tornano, il desiderio di sfiorare quelle belle labbra anche. Mi rendo conto che bramavo le sue mani da quando ci siamo separati in camera. E ora voglio solo andare di sopra, chiuderci in una stanza e perdermi in lui.

«Sei una testa di cazzo quando fai così.» si lamenta.

«Che ci posso fare? Mi piace stuzzicarti.»

«E sei maledettamente bravo a farlo.»

«Ho imparato dal migliore.»

«Non vincerò mai, vero?» sospira.

«Mai.» confermo.

«Allora menomale che perdere contro di te è bello da morire.» sorride e mi sto davvero per sciogliere di fronte al suo sguardo caloroso, ma d'un tratto qualcuno gli piomba alle spalle, rovinando il nostro momento.

«Sebastian!» trilla Julia, arrampicandosi sulla sua schiena come un koala.

Seb è scocciato quanto me e se la scrolla di dosso immediatamente.

Una scarica di gelosia mi corrode le vene, però non faccio in tempo a concentrarmi su me stesso, perché la rossa si sistema il cappello da cowboy e punta gli occhi su di me. Mi viene vicino, buttandomi le braccia al collo per scoccarmi un bacio sulla guancia.

Seb si irrigidisce e anche io non sono per nulla tranquillo.

Jules non si mostra mai così espansiva senza avere qualcosa in mente e, mentre cerco di capire cosa voglia, incrocio lo sguardo di Cloé, che ci osserva a qualche passo di distanza.

Il tempo rallenta.

Scarlett le sta ancora parlando, ma lei non la ascolta più: è focalizzata su Julia, sulle sue dita avvinghiate ai miei fianchi.

Ho già vissuto questa cosa.
Penso, provando a liberarmi dalla morsa di Julia, ma ho reagito troppo tardi.

Perché lei schianta le sue labbra sulle mie, sotto lo sguardo furente di Seb e quello spezzato di Cloé.

Dura un attimo, tuttavia è parsa un'eternità e quando finalmente mi molla mi sento svuotato di ogni energia.

«La mia principessa ha di nuovo scelto gli amici sbagliati.» ghigna Julia sulla mia bocca.
«Spero che non si faccia troppo male stavolta.»

I secondi successivi sono veloci. Sebastian tira Julia per le spalle, si mette fra noi due e mi chiede se sto bene. La sua voce, però, mi arriva ovattata.

Rivedo quei maledetti tagli, le linee biancastre che non andranno mai via.
Quelle cicatrici colorarsi di rosso vivo e il sangue scorrere sul braccio come un fiume in piena.

Non riesco a udire nemmeno più la musica, c'è solo il battito impazzito del cuore che mi risuona nelle orecchie.

Mi ritrovo completamente paralizzato e mi sento inutile. L'ho ferita.
Cazzo.

Non è stata colpa mia, giusto?

Cloé non comincerà a odiarmi, vero?

Mi volto verso la mia amica e cerco i suoi occhi comprensivi, ma ciò che vedo è una maschera di disperazione.

Lei corre via, Scarlett la guarda fuggire, attonita e delusa. Io punto lo sguardo sulla sua piccola e vulnerabile schiena che scompare, sommersa dal mare di gente. E mi muovo solo quando Seb mi dà un colpetto sulla schiena, incoraggiandomi a raggiungerla.

«Vai!»

Ha ragione.

«Dai, non sarai mica arrabbiato! Vero, Sebastian?» trilla intanto Julia e, non so perché, ma prima di rendermene conto mando a puttane la cavalleria e le dò della stronza.

Vorrei davvero colpirla: l'avrei fatto se fosse stata un maschio e se non sapessi di essere molto più forte di lei. Per fortuna, qualcuno a quanto pare mi legge nel pensiero.

Scarlett le arriva da dietro, inviperita, la fa voltare e le molla un ceffone dritto in faccia.

«Vado...» mormoro, anche se nessuno mi ascolta, mentre Sebastian prende Julia da un lato e un tizio lo aiuta a separarla da Scarlett che aveva cominciato a rincarrare la dose, graffiandole le guance.

"Di solito nei libri non sono gli uomini a far rissa?" commenta la fatina, mentre corro finalmente da Cloé.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top