tredici - 𝚜𝚎𝚒 𝚏𝚘𝚝𝚝𝚞𝚝𝚘
𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛
Ciao, diario! Oggi ti aggiorno sulle ultime novità. *Inserire motivetto allegro e coinvolgente, magari preso da Tik Tok.*
Pedro, Pedro, Pedro...
A ogni modo!
Ovviamente sono sempre io, il solo, unico e fantastico Isaac non-Foster! Forse dovrei aggiungere un rullo di tamburi, qualcosa che crei suspance. Dopo l'ultima pagina che ho scritto, ci vorrebbe un po' d'azione: ma quanto ero fuso?
Mai scrivere di notte. È durante quelle ore che si tende a pensare troppo.
Comunque il boss dell'ultima volta l'ho battuto. Grande me! Evviva!
Che stavo dicendo? Ah, sì.
Forse sono morto.
Non è così deprimente come sembra, rilassati. È solo un modo di dire. Credo.
Il fatto è che non trovo altra spiegazione: probabilmente mi ha investito una macchina, sono trapassato e finito in Paradiso. O meglio, ci faccio avanti e indietro dall'Inferno.
Va bene, detta così è confusionaria. Diciamo che è successo qualcosa di straordinario, inaspettato e terrorizzante allo stesso tempo. Te l'ho già accennato, ma ero troppo frustrato per dargli la giusta attenzione.
E oggi voglio scriverlo, così sarò sicuro al cento percento di non essermelo solamente sognato.
*Rullo di tamburi!* (Qua ci stava bene, dai!)
Sebastian, lo stesso ragazzo che ha il fisico di un Dio greco e potrebbe avere qualsiasi donna, me lo ha succhiato.
Mi ha fatto un pompino, l'ha fatto davvero.
*Applausi! Folla in delirio!*
Perché sia successo? Non ne ho la più pallida idea. Che vuoi che ne sappia io?
Non riesco proprio a darmi una spiegazione, quindi alla fine mi sono detto che forse questo è un mondo alternativo creato dalla mia mente semi-morente o già del tutto andata.
Da qui l'incipit: forse sono morto.
E la cosa peggiore è che in questa realtà sono pure finiti i nachos. Perché la mamma non li ha comprati? Ha preso solo quelle schifosissime patatine al lime che piacciono a papà.
Oddio, ho appena riletto ciò che ho scritto.
Magari è meglio chiarire, anche perché altrimenti Linda mi chiama davvero un tso: so benissimo di non aver picchiato la capoccia da qualche parte.
Le mie sono metafore. Metafore! Per quanto incasinate.
A Seb riescono meglio.
E poi mi sono dato più di un pizzicotto e facevano tutti un male cane, quindi non sto sognando e ne sono consapevole.
Quando mi ha visto farlo, Isabel mi ha chiesto: «Ma che problemi hai?» con la sua solita gentilezza.
Non posso nemmeno darle torto.
George invece, essendo il mio angioletto, mi ha portato del ghiaccio. Un gesto inutile, eppure mi ha scaldato il cuoricino.
Poi è tornato a giocare a Pokémon sulla sua Switch.
Qua stiamo cambiando argomento.
Torniamo alle cose importanti: Sebastian.
Va bene, Linda. Non so se leggerai o meno questa roba, ma nel dubbio te lo dico: non è che voglia che ciò che è successo sia solo un'illusione - perché è stato bellissimo.
Quindi ti prego non uscirtene con sentenze del calibro di: «Stai cercando di rintanarti nel tuo mondo perché non riesci ad affrontare l'accaduto.»
Ci ha già pensato la fatina, comunque. Vi siete messe d'accordo? Aveva esattamente la tua voce.
Il fatto è che di solito non mi capitano cose belle, ecco tutto. Fine. Non farne una tragedia.
E poi sembra che finalmente mi stia tornando indietro un po' di karma positivo.
Un raggio di sole nell'oscurità? Le stelle si sono allineate? Ho Venere in Marte, Saturno in Giove o cose del genere? Non me ne intendo di oroscopo.
I giganti stanno attaccando le mura- no, quella era un'altra storia. E nemmeno allegra.
Comunque, Seb non aveva tecnica. Ci è voluto un attimo per fargli capire come muoversi e mi è parso un po' smarrito, ma mi sono sentito così tanto desiderato.
Ho amato ogni singolo momento.
I suoi capelli erano tanto morbidi e giuro che sembrano fatti apposta per essere aggrovigliati intorno alle mie dita. Vorrei stringerli ancora una volta, accompagnarlo con la mano mentre si piega sul mio corpo e riprendere da dove ci siamo interrotti.
I suoi occhi, poi, parevano brillare nell'oscurità della stanza. La lampada posta accanto al divano gli illuminava solo metà del volto, ma quello sguardo era così vivido che non lascerà mai la mia mente. Se serro le palpebre, riesco ancora a rivedere quei pozzi azzurri che mi scrutavano ardenti e bisognosi.
Stanotte non ho potuto fare a meno di immaginarli, mentre spostavo piano piano il tessuto dei pantaloni e delle mutande, per introdurre il palmo e...
È davvero così terribile che l'abbia usato per masturbarmi?
Desiderarlo in quel modo, anche se quand'ero insieme a lui ero così impacciato che a malapena respiravo?
Magari lo è: tutto questo fa schifo, perché ora che è finito me ne pento. Avrei dovuto fare di più, dargli lo stesso piacere che mi ha riservato.
Sul momento non capivo niente, mi sentivo spaesato e mi chiedevo cosa stesse accadendo, però poi mi sono lasciato semplicemente andare ed è stato così bello...
Spero di avergli lasciato un buon ricordo e che gli sia piaciuto quanto è piaciuto a me; che voglia riprovare ancora una volta...
Perché avrei voluto ricambiare, farlo venire, ma alla fine non ne sono stato capace.
Sono precipitato all'Inferno, per così dire. L'avevo scritto che il mio era un avanti e indietro da lì, giusto?
Il nostro rapporto è un viaggio in treno particolarmente movimentato - e non faccio questo paragone solo perché ho passato il pomeriggio a giocare a Rain Code.
Dalla stazione Paradiso, ho attraversato il Purgatorio come un novello Dante e alla fine ho mandato a fanculo Beatrice per stare con Virgilio.
Oddio, forse ho appena scritto una fanfiction-sequel. Sto divagando? Probabilmente.
La cosa peggiore è che sono stato io a scendere a quella fermata, quando avrei potuto dimenticare tutto e continuare la mia corsa. Voglio dire, avevo così tanto bisogno di vedere l'Inferno? Paolo e Francesca stavano benone per i fatti loro, dopotutto.
So quello che dico: quei due possono limonare per l'eternità, al loro posso sarei felicissimo, nonostante il dolore, la dannazione eterna, eccetera.
Hazbin comunque mi ha insegnato che lì si canta tutto il giorno, male non può essere. Ci sono anche overlord carini... L'hai visto Vox?
Cazzo.
Sto partendo di nuovo per la tangente.
Cancello un po' di cose? Lascio così?
Chissene, tanto non è che Linda ti legga davvero, no? Queste cose rimarranno tra me e me, posso pure disegnare un cazzo e nessuno lo saprà mai.
Anzi ora lo faccio.
Ecco.
Comunque sia, cos'è successo e perché sto facendo tutto questo dramma per Sebastian? In effetti da ciò che ho scritto sembra che sia andato tutto alla grande, fino al delirio del treno.
Dovrei riguardare Demon Slayer.
No. Cazzo. Basta perdersi.
È successo che Cloé l'ha chiamato e Miss Perfezione stava piangendo, quindi Seb è corso da lei. No, non è proprio scattato sull'attenti come un soldatino per andare ad abbracciarla. A dire il vero, non voleva nemmeno accettare la chiamata e se avesse messo il muto ci saremmo divertiti molto di più, perché è stata colpa mia se se ne è andato.
Non insultarmi, mi sono già detto abbastanza parolacce per conto mio, quando sono tornato a casa. E poi mi sono masturbato. E ho pianto. Oh, cazzo se ho pianto...
Non lo so perché sono fatto così, ok?
È solo che per un attimo mi è balenata in testa l'idea che non fosse giusto. Non è questo il modo di fare le cose, prima c'è il tenersi per mano, gli appuntamenti... La dichiarazione d'amore!
Invece io ho fatto coming-out mentre mi leccava il petto.
Dio, Isa ha ragione: ma che problemi ho?
Interrompere quella magia è servito forse a qualcosa, poi?
Sebastian, dopo aver messo giù con Cloé, è rimasto con me per qualche minuto. Mi ha baciato ancora e ancora e il mio cuore sembrava sul punto di esplodere, perché batteva così forte da ricordare il ticchettio di una bomba a orologeria.
Non sono stati baci voraci o bisognosi, ma ci siamo sfiorati le labbra più e più volte, piano. È stato rassicurante, Seb mi ha fatto sentire protetto.
Alla fine però si è alzato, mi ha salutato ed è andato da Cloé. Non lo vedo da un giorno intero. Ho passato il resto della giornata giocando, pensando che indagare su cadaveri colorati di rosa fosse meglio che rimanere ancorato con la mente a ciò che era successo. E ho "staccato" solo per cambiare, andare su Hogwarts e battere il ragno.
Starò sviluppando una dipendenza. O più di una, grazie a Sebastian.
Merda.
Non so se avrò mai un'altra occasione come quella, magari ho rovinato tutto.
Fanculo Cloé.
E fanculo me.
Firmato, Zack.
Sbuffo, trattenendo l'impulso di lanciare il diario sulla testa di un tizio decisamente troppo rumoroso, seduto a qualche tavolo di distanza dal bancone.
Odio dover lavorare anche quando non ho dormito un accidenti di niente e questo qui non sta di certo migliorando il mio umore.
«Ascoltami!» continua a urlare il tipo, stringendo il telefono così forte che gli si sono sbiancate le nocche.
«No! Per favore!»
Mi giro verso la macchinetta, pronto ad afferrare e tirargli il pentolino che usiamo per fare la schiumetta per il cappuccino, ma poi la sua conversazione - in teoria privata - inizia a diventare interessante.
«Alyn!» sta chiamando qualcuno.
«Ti giuro che lei non è importante.» e qua ha attirato la mia attenzione.
Mi avvicino il più possibile, fingendo di dover lavare qualcosa nel lavandino. In fondo ho il cuore di una vecchia pettegola, me ne rendo conto.
«È stato un errore! Ed è successo prima di conoscerti!» esclama sempre più adirato, alzandosi perfino in piedi.
«Cosa devo fare per farti capire che voglio solo te!?»
La signora Rosmary - una cliente abituale venuta con la nipotina - a quelle parole gli lancia un'occhiataccia e lui, accorgendosene, comincia a parlare con un tono più moderato.
Così però non sento più nulla - Grazie tante, Rosy! - quindi prendo uno straccio e mi avvicino, facendo finta di dover pulire il tavolo dietro di lui.
Non so perché questa chiamata mi interessi così tanto, forse sapere che qualcun altro stia vivendo un dramma simile al mio mi rassicura un pochino.
«Alyn, tesoro...» mormora l'uomo.
«Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata. Quando sono insieme a te, tutto inizia ad aver senso.»
Penso stia trattenendo le lacrime e mi sento leggermente in colpa a usare il suo dolore per sentirmi meglio. Ma d'altra parte, rimango una zitella pettegola.
«Non ti rendi conto di quanto sono vuoto senza di te?»
"Quanta poesia!" sghignazza la fata, volteggiando sopra il suo caffè.
"Non ti ricorda qualcuno?"
La guardo male, poi però mi dico che lei non esiste e che se uno sconosciuto mi vedesse lanciare occhiate di fuoco all'aria mi prenderebbe per scemo. Quindi smetto. Mi concentro sulla finta pulizia del tavolo, chinandomi un po' per raggiungere ogni angolo con lo straccio.
"Non te ne sei accorto davvero o fai finta di non vedere, Zack?"
Nessuna delle due, non so di cosa tu stia blaterando.
Mi impunto.
E zitta! Mi stai rovinando il momento gossip.
«Pasticcino...»
Questo soprannome è il più brutto che abbia mai sentito. Forse è pure peggio di Zacchino. Ci credo che lo stia per mollare.
"Non funzionano così le persone, Zack."
Mi rimprovera la fata, facendo comparire all'improvviso uno spazzolino.
"Sono molto più complesse."
Ora fa apparire del dentifricio.
"E funzionano bene solo se stanno insieme." detto questo, inizia a lavarsi i denti.
"L'uomo è un animale sociale." cita con la bocca piena di schiuma alla menta. Che schifo.
Credo di dover vedere la mia psicologa al più presto. Chissà se Linda ha ancora l'agenda piena...
"Non trattarmi così! Lo sai che ho ragione!"
Intanto il tizio continua a impilare una scusa dietro l'altra per intenerire la sua fidanzata - presumo. Non so cosa abbia combinato, ma riesco ad avvertire la voce del suo pasticcino fino a qui e non mi pare proprio contenta. Sta strillando, non so come faccia lui a non avere male all'orecchio.
«Sei il mio raggio di sole, Alyn. Non posso perderti.» dice d'un tratto e la sua ragazza smette di strillare.
Scommetto che anche Seb direbbe la stessa cosa di Cloé. Stucchevole. Non sono per niente invidioso.
"Sì, invece."
«No, sei più di questo. Sei la mia stella.»
Accipicchia, la sua fidanzata è una Winx.
"Ma piantala!" sbotta la fata.
"Stai ancora fingendo di non vedere. Sei incredibile!"
Zitta.
Non so nemmeno perché sia così irritata. O lo sono io? Cazzo. È la mia immaginazione, quindi magari sono io. Perché?
È normale che un uomo dica cose mielose alla persona di cui è innamorato.
"Cose come «rinuncerei a tutto per te», giusto?" canticchia la fatina, venendomi accanto.
Non ha detto così.
Penso.
E qualsiasi cosa fosse non aveva quel significato.
"Sei così ottuso!"
Non eri tu a dirmi che non dovevo avere troppe speranze?
"Questo era prima."
Prima?
"Te lo ha letteralmente succhiato!"
Basta! Non voglio parlare con te!
Faccio dietrofront e vado alla cassa, mentre la fata mi inveisce contro e l'uomo finisce la sua conversazione, in lacrime - non che mi aspettassi un epilogo commuovente dove lei lo perdonava e mettevano su famiglia.
Sospiro, buttando lo straccio in un angolo.
Il campanello del locale mi informa che è arrivato un nuovo cliente. Alzo la testa, sorridendo per dargli il benvenuto, ma mi congelo all'istante.
Oggi deve essere il festival del pianto e della tragedia.
Cloé viene verso di me, con i capelli disfatti e annodati perfino. Ha due occhiaie profondissime e la bocca piegata all'ingiù. Non si è truccata e ha palesemente indossato la prima cosa che ha visto nel suo armadio, perché di solito ha molto più stile di così. Credo di aver visto una macchia su quella maglietta dei My Little Pony.
Non è possibile che lei sia Miss Perfezione.
«Dobbiamo parlare.» mi dice, pulendosi le mani sudate sulla povera Rarity, stampata sul tessuto stropicciato e malconcio della t-shirt.
«È urgente.»
Ha gli occhi rossi, gonfi e tristi. Per quanto la detesti, non posso vederla in questo stato. Mi volto verso la mamma e lei mi fa cenno di andare di sopra.
Annuisco, ringraziandola con lo sguardo, poi faccio il giro del bancone e la prendo per mano, come si fa con i bambini. Perché questo sembra: una piccola smarrita.
Akiko non fiata mentre la sorpassiamo, ma so che mi farà un'interrogatorio più tardi. È da lei che ho ereditato i miei tratti da pettegola.
Isabel e Georgie continuano a farsi i fatti loro, o almeno in apparenza: sotto sotto sono curiosi e li capisco benissimo.
Papà invece... Lui sta parlando di football con un suo amico.
«Andiamo.» le dico accompagnandola sulle scale.
«Sebastian ha ragione.» mormora.
«Sei gentile.»
Hanno parlato di me.
Mi rendo conto.
E probabilmente Seb ha detto qualcosa che non doveva, quindi è venuta qui.
Realizzo.
Merda.
Arrivati nella mia stanza, chiudo la porta per non fare sentire nulla ai miei fratelli e lei pare già essersi ambientata, perché si lascia cadere sul divano.
«Credo di essere perdutamente innamorata.» borbotta di punto in bianco e il mio cuore perde un battito.
«Ma tu mi stai portando via tutto.»
È così diretta che mi sto sentendo male.
Sto sudando, sono terrorizzato. Cosa si dice in situazioni del genere? Scusa se mi piace il tuo quasi fidanzato?
"Prova con: mi dispiace di non esserci finito a letto." mi provoca la fatina, attraversando la porta come un fantasma. Un inquietantissimo fantasma.
"Perché è quello che pensi sul serio."
Smettila!
«Cloé io-»
«So di non esserti mai piaciuta.» mi interrompe, guardandomi dritto negli occhi.
Deglutisco. È come se mi stesse rivoltando l'anima e conoscesse ogni mio pensiero. È sempre stata così acuta?
«Non fissarmi in quel modo.» ridacchia, ma senza allegria.
«Ho un sesto senso per certe cose.»
I suoi occhioni si riempiono di lacrime e presto comincia a singhiozzare.
Mi siedo vicino a lei. Nonostante tutto, non posso abbandonarla. In questo istante mi sembra così fragile che capisco perché Seb se ne sia infatuato. È il tipo di persona che ti fa pensare "voglio proteggerla".
«Scusami.» le dico.
«No, in realtà non mi dispiace.» confesso l'attimo dopo, grattandomi il polso.
«Cioé non voglio che tu stia male, è solo che Sebastian... Lui è...» faccio un respiro profondo, avvertendo una scarica di panico prendere possesso del mio corpo. Respira, Zack. Respira.
«Stupendo.» mi mordo il labbro.
Dio, non sono bravo con queste cose.
«Che c'entra Sebastian?» tira su con il naso.
«Come?» ho un filo di voce.
Mi schiarisco la gola, ma non serve a nulla.
«Cosa cazzo c'entra Sebastian!?» strilla di botto, dando un pugno al cuscino - e sono felice di non essere stato al suo posto perché, dopo il colpo, è rimasto piegato in due. La picchiabile faccia di Eric Cartman, stampata sul tessuto, si è accartocciata su se stessa, quasi il bamboccio avesse mangiato un limone intero.
Ahia.
È tutto ciò che penso.
«Sai cosa? Sebastian mi fa davvero imbestialire. Che vada al diavolo! Non c'entra nulla e vuole fare il paladino di 'sto cazzo!» sbotta di colpo.
«Anzi giuro che prima o poi lo strangolo!» esclama, cominciando a gesticolare come una bambina capricciosa, agguantando l'aria come se volesse attentare alla sua vita.
La fatina la schiva in tempo e per un secondo mi assale il dubbio che la veda anche lei.
«Ok?» la mia pare più una domanda.
«È un cretino, vero!?» mi chiede Cloé, osservandomi con quei suoi occhioni da cerbiatta. Poi torna a piangere, tuttavia sembra più incazzata come una iena che triste.
Dov'è andato a finire l'alone di perfezione semi-divina che la circondava fino a ieri?
«Si mette sempre in mezzo! È come la cipolla! Io odio le cipolle! Perché non capisce? Nessuno capisce!» inveisce ancora contro Sebastian, che a sto punto è un martire.
Nemmeno io sto capendo.
Dovrei ribattere così, però mi mordo la lingua. Non voglio fare la fine di Cartman.
«E tu! È colpa tua! Perché non fai qualcosa? Quello è stupido, figurati se si fa avanti!» alza le braccia al cielo, solo per poi farle ricadere sul suo bel viso.
«Sono circondata da idioti!»
«Ehm... mi dispiace?» sussurro flebilmente. L'ultima cosa che mi aspettavo era una reazione del genere da parte sua.
In questo momento, Cloé pare così imperfetta e...
Umana.
«Mi stai davvero rubando tutto!» mi accusa, rifilandomi uno sguardo di puro fuoco.
«Devi risarcirmi i danni.» singhiozza.
«Non è giusto!»
«Frena un secondo. Non capisco cosa-» mi interrompo, sbatto le palpebre molto più che stranito.
Prima ha detto che non si tratta di Seb, quindi...
«Di chi stiamo parlando esattamente?» domando, dando voce ai miei dubbi.
Lei pare infiammarsi ancora di più. Artiglia il bordo della mia cravatta e mi tira verso di sé, fregandosene del fatto che questa sia una divisa e che mi serva ancora integra, perché sono solo in pausa e non ne posseggo altre.
«Di Julia! Stupido!» grida.
«Perché cazzo ti sei fissato con lei!?»
D'un tratto, avverto il mio corpo diventare pietra. Pesante e freddo.
«Di Julia?» sussurro, mentre il cuore mi martella in petto per pompare quanto più sangue possibile, visto che improvvisamente mi sento prosciugato di ogni energia.
«Di Julia!?» ripeto più forte, afferrandole i polsi per essere sicuro che quella davanti a me sia la vera Cloé e non qualche scherzo crudele della mia immaginazione.
«Aspetta...» ridacchia nervosamente.
«Perché sei così sorpreso? Sebastian non ti ha detto davvero-» si ferma di colpo, guardando alle mie spalle.
Mi giro, per capire cosa l'abbia interrotta. Sta tremando, è agitatissima, e credo che la sua stessa scarica di brividi ora stia percorrendo la mia spina dorsale.
«Ciao, Zacchino.» mi saluta il mio migliore amico, con un'espressione che non promette niente di buono. Pare che voglia ammazzare qualcuno.
«Sto interrompendo qualcosa?»
"Ti ha beccato con la porta chiusa, nella tua stanza con la sua quasi ragazza, in un momento dove eravate così vicini da potervi baciare." elenca la fata.
"Sei fottuto."
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