quarantadue - 𝚝𝚛𝚊𝚗𝚚𝚞𝚒𝚕𝚕𝚘, 𝚙𝚒𝚌𝚌𝚘𝚕𝚘

𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛

Ciao, diario.
Dicono che scrivere aiuti a pensare e Dio solo sa quanto cazzo ne ho bisogno adesso. Mi sembra di stare sottosopra, con il sangue al cervello.

Linda mi ha suggerito (o meglio ordinato) di mettere su carta ogni emozione. Sostiene che mi farà bene e le darò retta. Dopotutto difficilmente si sbaglia.

Comunque sia, ora mi trovo nel suo studio. Sa tanto di disinfettante. Vista l'emergenza, mi ha concesso due ore e mi sta fissando mentre muovo la penna su e giù.

Immagino che la situazione non piaccia neanche a lei.

L'orologio è insopportabile. Continua a ticchettare e vorrei spaccarlo.

Il quadro dell'altra volta non c'è più, Linda l'ha rimpiazzato con un panda felice. E io odio i panda: sono dei pessimi genitori e pure gli animali più egoisti del pianeta. Inoltre hanno un istinto di sopravvivenza pari a zero. Sono inclini al suicidio e all'estinzione. Perché la gente non si concentra su esserini più carini, come i cetrioli di mare?

Starò divagando? Forse. Perché Linda non ha sostituito anche quello stupido orologio?

Rivoglio il dipinto che c'era prima.

Non riesco a mettere in ordine i pensieri.

Mi sento completamente perso.

E Linda non chiude le palpebre nemmeno per un secondo. Avrà paura che scappi?

Non posso darle torto.

Una parte di me vorrebbe davvero fuggire, ma dopo devo vedermi con Seb e viene a prendermi qui.

Anche lui ha bisogno di sostegno. È una roccia, ma quello che è successo a Cloé si è riversato su di lui come una cascata. E ora ha tutti gli angoli limati e smussati. Taglienti più del vetro spaccato.

Pure io non sto troppo bene.

Cloé si rifiuta di ricevere visite da quando ha aperto gli occhi. Solo i suoi genitori hanno il suo permesso e non voglio farla agitare presentandomi lì di punto in bianco.

I dottori dicono che si sta riprendendo alla grande e la mamma di Cloé è convinta che ogni cosa andrà per il meglio, ma suo padre freme di rabbia ogni volta che viene fatto il nome della vipera.

È terrificante.

Julia è la prima persona che Cloé ha nominato non appena si è svegliata.
Desiderava di vederla al capezzale al nostro posto? Nonostante tutte le atrocità che le ha inflitto?

I medici dicono che la carnefice ha usato una bottiglia di birra. Una parte si è frantumata mentre le scavava dentro e- no, non ce la faccio.

Scusa Linda, questo non voglio scriverlo.

Io, Seb e la sua famiglia abbiamo puntato il dito contro Julia, ma Cloé la protegge ancora.

Dice che è stato un incidente, che non vuole aprire nessuna indagine.

Io rivoglio solo la Cloé sorridente che gioca con le salse...

Parlando con i suoi genitori, ho scoperto che era da tempo che le consigliavano di tagliare i ponti con Julia, però la loro bambina era innamorata e aveva deciso di ignorarli.

Sua mamma mi ha detto che è sempre stata una romantica. Cloé credeva di poterla salvare, di renderla migliore, però un mostro è un mostro. Il male non può guarire da se stesso e ho capito che non esiste la redenzione.

Se nasci marcio, lo rimani per tutta la vita.

Sebastian si tormenta da giorni. La sua collezione di insetti si è ampliata. Ha due tarantole nuove e qualche scarabeo.

Sono inquietanti, molto più delle farfalle. I colori di quelle ali sono belli e vivaci, ma i cervi volanti sembrano solo tanti gusci vuoti.

Con un unico spillo al centro della testa, quasi la loro morte fosse stata un'esecuzione.

Li ho visti quando sono stato a casa sua, nonostante avessi promesso a me stesso di non rimetterci più piede. Seb non mi rispondeva al telefono, quindi avevo deciso di farmi coraggio e andare da lui.

Mi ha baciato all'ingresso, appena ha aperto la porta, artigliandomi i fianchi come se fosse a corto di ossigeno e avesse bisogno di me per tornare a respirare. Non ha più smesso.

Siamo stati insieme tutta la notte, però non abbiamo fatto nulla. Ci siamo voluti, desiderati e coccolati fino alle prime luci dell'alba, ma i vestiti sono rimasti al loro posto.

Non eravamo in vena, volevamo solo sentire la presenza l'uno dell'altro, immagino.

Se chiudo gli occhi, mi torna in mente tutto ciò che ci siamo detti...

«Zack...» ha mormorato il mio nome quasi temesse di essere sentito da qualcuno, nonostante ci fossimo solo noi due in quel letto.

«Dimmi.»
Le sue mani mi accarezzavano la chioma in lenti movimenti circolari, le nostre gambe intecciate, i respiri stanchi.

«Ti ha mai raccontato di che faccio quando mi sento perso?»

Non ci voleva un genio a capire che stesse parlando di Cloé, però si rifiutava di chiamarla. Forse il suo fantasma lo stava affliggendo più di quanto pensassi.

Sigillai le palpebre, protetto dal buio della stanza. Mi chiesi perché ne volesse parlare proprio in quel momento, data la delicatezza della situazione, ma sapevo che se l'avessi fermato non avrebbe mai più tentato di fare un passo nella mia direzione.

Quindi ho risposto così: «Ha detto solo che è un metodo distruttivo.»

Lui ha sospirato, si è fatto più vicino e mi baciato piano, godendosi il sapore delle mie labbra. Le ha gustate dolcemente, tirando fuori un guizzo di lingua che mi ha mozzato il fiato.

«Lo sai come mangiano le falene?» ha domandato poi, staccandosi per un secondo solo. Non mi ha dato il tempo di rispondere, perché ha ripreso con la sua meravigliosa tortura. Prendendomi per i polsi, costringendomi a mettergli le mani al collo.

E lo accarezzai, beandomi di quel piccolo istante di Paradiso. Desideravo staccare il cervello, riposare per qualche ora e abbandonare la sensazione di disgusto che avvertivo sottopelle ogni volta che ritornavo a quella telefonata.

«E cosa mangiano i ragni?»

Fu allora che Seb deglutì sotto le mie dita. Avevo la sua gola premuta contro le unghie e, scontrandomi con i suoi occhi color del cielo, mi resi conto che mi stava consegnando la sua vita.

«Non lo so.» sussurrai nell'oscurità.
«Avevamo detto niente metafore.» gli ricordai dopo, buttandola sul ridere, ma divorò quelle parole insieme alla mia bocca, quando ci si avventò contro con la sua.

«Isaac, mi vorrai ancora quando scoprirai quella parte di me?»

Sebastian ha delle falene in mezzo alle sue farfalle. Le ali di queste ricordano i colori dell'autunno.

Come mangiano le falene? Mi sono informato. Pare si nutrano di nettare, corteccia e detriti organici.

La pelle degli esseri umani, per esempio.

E poi sembra che alcune specie si comportino come parassiti di piante e alberi.

Che c'entra tutto ciò con Sebastian?
Non lo so, ma nel folclore si dice che le falene portino sventura e che dentro quei piccoli insetti risieda l'anima di una strega.

Ho fatto qualche ricerca anche sulle farfalle. Ne esistono di carnivore, vengono chiamate mietitrici e si nutrono di cadaveri, succhiandone i liquidi come bibite.

Che schifo.

Cosa mangiano i ragni?
Su questo non ho indagato.

E intanto la domanda rimane: Seb, come affronti le difficoltà?

Linda mi sta fissando, tra poco forse mi chiederà di mostrarle cosa ho scritto, sempre che me la senta di farlo.

Passo e chiudo.
Firmato, Zack.

P.s. Stanotte ho sognato la fatina.

Quando esco dallo studio di Linda, il cielo è plumbeo, lo smog oscura la luce del sole e ci sono diverse persone che fanno avanti e indietro, ombrello alla mano.

Mi guardo intorno, immergendomi nel traffico, con le cuffie nelle orecchie e la musica al massimo volume.

Sebastian non è ancora arrivato e ne approfitto per scartare un lecca-lecca e ficcarmelo in bocca.

Draw the cat eye,
sharp enough to kill a man

Chiudo gli occhi. Mi appoggio al muro di un edificio vicino.

You did some bad things,
but I'm the worst of them

Alzo il capo, respirando l'aria che sa di un miscuglio di tubi di scarico e umidità.

Sometimes I wonder which one will be your last lie

Sebastian si sta facendo attendere, il che è strano. Credevo di essere diventato la sua priorità.

They say looks can kill and I might try

A meno che suo padre non l'abbia chiamato.

I don't dress for women

Quell'uomo non mi piace.

I don't dress for men

Non mi fido del suo sorriso storto e poi è tanto, troppo viscido.

Lately I've been dressing for revenge

Più di qualsiasi serpe.

I don't start it but I can tell you how it ends

E mi pare pure velenoso.

Don't get sad, get even

La caramella sa di fragola e si sta sciogliendo in fretta. O è il tempo a passare così velocemente che non riesco ad accorgermene?

So on the weekends
I don't dress for friends

La vibrazione del cellulare mi fa sobbalzare sul posto.

Lately I've been dressing for revenge

La canzone si ferma, perché ora parte la suoneria. Faccio una smorfia, ma il morale mi si risolleva un po' quando vedo il nome di Sebastian lampeggiare sullo schermo.

Rispondo subito.

«Menomale che mi aspettavi fuori.» lo prendo in giro.

Ero convinto che mi avrebbe investito di “scusa” e “sto arrivando”, ma dalla sua bocca non esce nulla di tutto ciò.

La situazione prende una piega del tutto inaspettata.

Un respiro affannato mi accarezza l'orecchio. Quello è un suono che riconoscerei fra mille, perché è la stessa melodica con cui mi addormento di solito quando dormo con lui.

Un brivido caldo mi percorre la spina dorsale e mi ritrovo presto con la gola completamente secca.

Seb rimane imprevedibile dopotutto.

«Ti stai toccando?» domando, abbassando prontamente la voce.

Il cuore mi batte furioso, ho già le guance del colore dei peperoncini più piccanti. Deglutisco, comincio a camminare in direzione della fermata dell'autobus, mentre aspetto la sua risposta. Immagino che ormai non mi verrà più a prendere.

Magari lo raggiungo.

«Sì...» mi dice, la voce roca.

Non posso avercela con lui, è un periodo in cui siamo tutti stressati, probabilmente se ne è semplicemente dimenticato.

«Zack...» mormora, con il fianco monco.

«Mi devi una cena, sappilo.» gli dico.
«Così impari a mollarmi.»

«Zack, io... Ho fatto quello che dovevo.» sussurra e quelle parole mi fanno bloccare.

Non so perché, ma ho una bruttissima sensazione addosso e mi sta già ustionando lo stomaco.

«Cioè?» domando.

«E ora sono eccitato da morire.» mi dice, ignorando completamente ciò che gli ho appena chiesto. Forse è meglio così: non sono sicuro di voler sapere la risposta.
«Credi di poter venire?»

«Ti sto già venendo incontro, idiota.» sbuffo, riprendendo a camminare.

«Non fare nulla finché non sono lì.» gli ordino.
«È la tua punizione per avermi fatto aspettare inutilmente.»

«Come vuoi, Zacchino.» si arrende in fretta.

Mi viene da sorridere. Era da tanto che non ci riuscivo.

Magari stiamo solo cercando di distrarci da tutta la carrellata di merda che ultimamente ci hanno scagliato contro, però non mi importa. Se comportarci come due adolescenti e farci guidare dagli ormoni mi restituisce il mio Sebastian, allora mi sacrificherò volentieri.

La verità è che necessitiamo entrambi di una distrazione. Possiamo essere la valvola di sfogo l'uno dell'altro.

Anche se probabilmente questo è solo un attimo di ossigeno in mezzo allo schifo in cui siamo immersi.

«Dove sei?»

«Dormitorio.» sospira.

«Lontanuccio.» alzo gli occhi al cielo.
«Non dovevi venire a prendermi?»

«Ti ho inviato un messaggio.»

Stacco il telefono dall'orecchio per controllare. Vado sull'app: ha ragione.

«Cazzo.» sbuffo.
«Ci metterò un po'.» aggiungo, riprendendo la conversazione.
«Avevi dello stress da sfogare?»

«Insomma...» lo sento sorridere.
«Una specie.»

Ammetto che mi sto un po' preoccupando.

«Sembri leggermente fatto.» gli faccio notare.
«Sicuro che vada tutto bene?»

«Va alla grande. Ho sistemato ogni cosa, Zack.» ghigna e stavolta distinguo chiaramente la sua risata cristallina. È tanto bella, però in questo momento suona come un allarme.

Mi metto in fila per prendere l'autobus, ma poi noto un taxi a qualche parcheggio di distanza e mi precipito verso quell'auto gialla. Ho abbastanza soldi, quindi ne approfitto.

«Sistemato?» ripeto, un po' scettico.

«Sì.» ribatte.
«Julia non sarà più un problema.» annuncia serio, mentre apro lo sportello della macchina.

Mi fa venire i brividi il tono con cui pronuncia quel nome. È rancoroso, ma pare quasi soddisfatto.

«In che senso?»

Che cos'hai combinato, Seb?
Vorrei chiederglielo. Ho paura.

Dico la via all'autista, prendendo posto sul sedile posteriore. La brutta sensazione di prima mi preme con forza sul petto.

«Le ho solo fatto un'offerta, Zack.» ride.
«E ha stupidamente accettato.» continua e già me lo vedo mentre sorride, scuotendo la testa per sistemarsi il ciuffo ribelle.

«Hai fatto un'offerta a quella!?» sbotto incredulo, ma abbasso la voce quando incontro gli occhi dell'uomo alla guida, dallo specchietto retrovisore.
«Dovremmo stare lontani da lei.»

«Lo so. Tranquillo, piccolo.» mormora e la dolcezza con cui dice il soprannome che mi ha affibbiato stona con la cattiveria nascosta in quel “lo so”.
«Staremo lontani sia da lei che dalla mia famiglia.» mi spiega e io sono sempre più confuso.

«Che offerta le hai fatto?» domando.

«Uno scambio.» risponde vago.
«Ma non ne parliamo ora. Voglio solo godermi la tua compagnia.» fa una pausa.
«E festeggiare.»

«Festeggiare cosa?» socchiudo le palpebre, improvvisamente allo stremo.
«Cloé è in ospedale.»

Merda. Ho di nuovo la voce rotta.

«Però ora è libera.» bisbiglia.
«Julia non la toccherà più.» aggiunge.

«Come fai a saperlo?»

«È solo un dato di fatto. Se lo facesse, le conseguenze sarebbero-» si interrompe.
«Comunque ha firmato un contratto, non può più nemmeno sfiorarla.»

Lui sembra allegro, ma non riesco a farmi contagiare dalla sua scarica di gioia.

Perché mi sembra di star parlando di un patto con il Diavolo?

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