quarantacinque - 𝚙𝚎𝚛𝚍𝚘𝚗𝚊𝚖𝚒

𝚜𝚎𝚋𝚊𝚜𝚝𝚒𝚊𝚗 𝚜𝚑𝚘𝚠

Alla fine ero riuscito nei miei intenti: Isaac era mio e io avevo davvero sistemato ogni cosa, nonostante quella marea di imprevisti che mi aveva rallentato.

Un po', lo confesso, era colpa mia: avevo fatto qualche errore di calcolo.

Tanto per cominciare, non ero riuscito a leggere bene l'atmosfera che albergava intorno a Cloé.

Era finita in ospedale perché l'amore di Scarlett non era stato abbastanza: si piacevano, ma l'ago della bilancia pendeva sulla seconda e l'altra continuava a inseguire l'ombra di quel mostro senza cuore che le aveva strappato via tutto.

Avevo sottovalutato la situazione. Se si fosse trattato di Isaac avrei certamente stilato una lista di piani, ma per Cloé ero andato con “buona la prima”, confidando troppo nel mio ingegno.

Grazie a Dio, io e Taylor eravamo nelle vicinanze quando è successo. Se avessimo tardato di qualche minuto... Non ci voglio pensare. Il solo ricordarlo mi fa salire la bile e rischio di vomitare tutto quanto su questa lettera. Allora dovrei ricominciare da capo, riscriverla per intero, ma non ho abbastanza tempo per farlo. Né energie.

Cloé, mi dispiace: è questo ciò che le direi se potessi parlarle ora. Ma abbiamo ovviamente perso ogni contatto.

Al tempo però il problema rimaneva e, anzi, si faceva più feroce: anche avendole salvato la vita non mi sentivo in pari.

Era come se quella donna stesse due spanne sopra di me perché mi aveva aiutato tantissimo con Isaac, dandogli i consigli giusti per farlo cadere nella mia tela, ma purtroppo non ero riuscito a fare altrettanto con lei.

Odiavo sentirmi in debito nei riguardi di Cloé, volevo darle il suo meritato lieto fine, anche perché avvertivo il mio talmente vicino da poterlo sfiorare con le dita.

Avevo conquistato Isaac, con il quale ormai mi addormentavo quasi ogni notte, e l'affetto di Paul, che mi dava piena fiducia.

Quest'ultimo mi aveva affidato suo fratello quasi non vedesse l'ora di farmi da cognato e non potevo esserne più felice.

Quello sbiadito sogno d'infanzia si stava realizzando davanti ai miei occhi e una parte di me non l'aveva ancora realizzato pienamente.
Per troppo tempo ero rimasto schiavo di un ricordo lontano, non ero abituato a percepire così tanta gioia. Mi stava riempiendo il cuore e presto ne sarei stato completamente dipendente, quasi ne fossi drogato.

Avevo finalmente una presenza stabile nella mia vita: Zack non mi avrebbe mai abbandonato.

Me l'aveva promesso e gli credevo ciecamente.

In aggiunta avevo conquistato anche l'amicizia di Paul e il benestare della sua famiglia.

Il quadro era perfetto. Isaac mi amava e nessuno si sarebbe opposto. Non mio padre, non Julia.

Ero felice con il ragazzo che mi piaceva. Ed era solo una questione di tempo prima che i suoi genitori smettessero di pensare al trasferimento di Zack.


Dopotutto non c'era alcun bisogno che se ne andasse.

Se voleva cambiare ambiente doveva solo aspettare un annetto, il tempo di trovare un bel posto solo per noi due, e poi gli avrei proposto di farmi da coinquilino.

Voglio dire, per me era ovvio che le cose dovessero andare in quella direzione.

Lui doveva rimanere mio, farsi coccolare da me in eterno e starmi vicino. Non vedevo un futuro che non lo coinvolgesse.

Non ero un tipo da famiglia, in realtà: non percepivo la necessità impellente di aggiungere un terzo membro al nostro duo, né in quel momento né mai, però avremmo di sicuro adottato un bambino se Zack ne avesse desiderato uno.

Non subito, certo, ma la mia tenera farfalla si meritava una vita pacifica e io gliela avrei data. Se voleva un marmocchio urlante, glielo avrei comprato. Tutto qui.

Ironico pensare che se Isaac mi avesse sentito parlare in questo modo di una persona, probabilmente mi avrebbe tirato una ciabatta in testa.

«Seb, non fare l'idiota!» avrebbe esclamato subito dopo.

Ma cosa potevo farci?

Tutto sbiadiva al suo confronto, non mi interessava nient'altro.

Potevo lottare per gli altri, mettendomi una gonna o sfilando in prima fila al Pride, ma allo stesso tempo se Isaac mi avesse dato un'arma chiedendomi dolcemente di fare una strage gli avrei obbedito senza esitare.

Non mi sarei mai opposto a lui, che era il mio angelo, la redenzione.

Gli avrei consegnato il mondo intero, se me lo avesse ordinato. Zack però era ed è una brava persona. Al tempo non si immaginava nemmeno i pensieri contorti che mi infiammavano la mente.

E queste manie si mischiavano al mio bisogno di ripagare i debiti. Quel debito con Cloé in particolare.

Però provavo a non pensarci troppo, perché vedevo già il nostro futuro e mi appariva roseo.

Zack avrebbe aperto la sua caffetteria o fumetteria o chissà che altro: non mi importava a dire il vero, perché sarei stato fiero di qualsiasi cosa lo avesse reso felice.

E io avrei lavorato in qualche azienda. Anche se avevo rinunciato alle ricchezze di mio padre, avevo abbastanza soldi da parte e le conoscenze giuste: sarei perfino potuto diventare il CEO di una grande compagnia.

Così avrei fatto abbastanza soldi per regalare a Isaac tutto ciò su cui avesse posato gli occhi. I suoi bellissimi occhi verdi...

Ma i miei piani si sono infranti in un istante. Non avrei dovuto metterci così tanto per ripagare la gentilezza di Cloé.

Perché?
Anche se conoscevo bene le conseguenze, come avevo potuto permettere che accadesse?

Julia non l'aveva più toccata da quando ero intervenuto, ma Cloé ormai era diventata sua.

E il mio Isaac presto è crollato come un castello di sabbia.

Rinunciando al nostro amore.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top