diciassette - 𝚜𝚝𝚊𝚒 𝚣𝚒𝚝𝚝𝚘
𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛
«Ciao di nuovo.» dico all'allegra coppietta, posando il vassoio davanti a loro.
Che atmosfera pesante!
Sono arrivato da meno di due secondi e già voglio filarmela.
«Finalmente.» sbotta la tipa dai capelli lavanda.
«Ci hai messo un'eternità. Il servizio qui fa schifo.» continua accoccolandosi sul petto di Seb - e non riesco a non pensare che quello è un posto che dovrebbe appartenere solamente al sottoscritto.
Cloé, per qualche motivo, è della mia stessa idea: sembra sull'orlo di volerle mollare un ceffone.
«Ciò che fa davvero schifo è l'ossessione del tuo ragazzo per i capelli.» borbotta la mia nuova amica, disgustata, e vorrei davvero chiederle che diamine intenda.
«Cosa c'è? Non hai trovato nessuno con le ciocche viola e sei andato per l'opzione che più si avvicinava?» domanda a Sebastian e lui in risposta la lincia con lo sguardo.
Va bene: io ufficialmente non capisco le donne.
Non che con questo tipo ci riesca.
Ahia.
Forse lo sto fissando un po' troppo.
«Non so di cosa tu stia parlando.» Sebastian alza il mento, sicuro di sé, poi volta il capo. Si rivolge a me.
«Sei davvero passato da Julia a Clo?» mi domanda, lacerandomi con un'occhiataccia.
Avrebbe fatto meno male un calcio sugli stinchi o dove non batte il sole. Comunque non intendo farlo vincere, ha cominciato lui.
«Hai detto tu che è fantastica.» la butto sul ridere, anche se dentro sto tremando d'ansia. E di frustrazione.
“Hai due anni o cosa?”
Mi ha già beccato in camera con lei e ora ci vede uniti, in qualche modo, quindi immagino che nella sua testa mi stia dando del traditore.
"Però lui può baciare la prima che passa?" sbuffa la fata.
"Ti prego, non farmi pentire di essere la tua coscienza, Zacchino."
«Lei non va bene per te.» dichiara Seb, stringendo i pugni, senza nemmeno darmi la possibilità di spiegargli che non è come pensa.
Mi acciglio. Prima Julia, ora Cloé: si può sapere quale ragazza secondo lui va bene?
«E stai facendo lo stronzo.» aggiunge.
Cosa!?
«Io!?» sbotto, pentendomi amaramente di non aver iniziato la pausa cinque minuti prima.
«Sì, tu.»
Sto per mettermi a gridare, anche se odio le scenate, ma qualcosa nel suo sguardo mi ferma dal farlo.
«Davvero non ti disturba vedermi qui con un'altra?» mormora abbassando il capo. Pare deluso.
«Cosa?» gli domanda quella che credevo essere la sua nuova fiamma, ma Sebastian la ignora.
«Zack, sono stufo, quindi te lo chiedo direttamente: cosa dovrei fare?» scoppia Seb e, quando posa nuovamente gli occhi su di me, noto che è rosso da morire.
«Mi metti da parte per giorni e poi non vieni neanche qui a chiedermi chi è lei?» la indica.
«Non te ne frega proprio un cazzo?»
«Scusami?» ironico che questa domanda venga sia da me che dalla ragazza senza nome. Solo che il suo tono è molto più alto del mio e lo osserva con una certa rabbia.
«Non ricopiarmi.» sbotta truce lei.
«I-io-» balbetto.
«E tu non aggredirlo.» mi difende Seb.
Mi sento sempre più confuso. È come se tutti quanti tranne me sapessero ciò che sta accadendo. Non mi piace essere messo da parte. Detesto che Sebastian non mi stia guardando.
Odio non essere al centro dei suoi pensieri.
Aggrotto le sopracciglia. D'un tratto un sentimento sconosciuto prende possesso del mio cuore. Ira, invidia o un misto delle due.
È un'onda che mi travolge, una tempesta di caos. Mi lascia vuoto di quell'amore che rende ciechi e sordi e mi priva della razionalità.
Vorrei solo trascinare Seb via dai suoi artigli e ricordargli chi dovrebbe desiderare.
Le voci si sovrastano tra loro. La fata ride sguainatamente.
“Finalmente ti riconosco! Ecco cosa sei!”
«Certo che mi disturba, cazzo!» esplodo, scuro in volto.
Sebastian sbarra gli occhi, mi riserva un'espressione che non gli avevo mai visto fare. Mi prudono le mani, cerco di calmarmi ficcandomi le unghia nei palmi, eppure è tutto inutile.
«Cosa vuoi da me? Una scenata!?» continuo, incurante dello sguardo di Cloé e dei miei genitori. Di quello dei clienti.
Lo tiro per il braccio, facendolo scivolare lungo il divanetto che occupa. Lo allontano dalla ragazza-lavanda prima che lei possa chiedermi che diamine voglia da loro.
La botta di adrenalina mi regala una forza sconosciuta, brutale. Eppure Seb è rosso da morire, non pare volermi condannare. Mi disturba che non mi allontani. Non vede che sto impazzendo? Che non merito questo affetto?
Perché mi segue docilmente?
Sto stringendo talmente tanto forte la sua pelle, che mi fanno male le nocche e comunque ho le dita troppo piccole per imprigionarlo completamente.
Anche questo mi annienta perché vorrei farlo, maledizione!
Sebastian è mio, no? Quindi perché tocca altre persone? Dovrei essere il solo ad avere il permesso di sfiorare il suo bel corpo!
Mi chino su di lui, le nostre fronti si scontrano. Gli brillano gli occhi.
«Smettila di provocarmi.» sussurro a un palmo dal suo naso.
«E tu smettila di essere così carino.» ribatte.
«Perché mi stai facendo venir voglia di farlo più spesso.» continua, scherzoso.
Socchiude le palpebre, ammaliato. Mi fissa come se fosse ubriaco di quella stessa rabbia che mi sta infiammando le vene.
Ma come può apprezzare qualcosa di così sbagliato e malato?
«Vedi? Te l'avevo detto che è un bambino.» borbotta Cloé, mettendomi una mano sulla spalla. Scatto subito.
Me la scrollo di dosso, rimettendomi dritto, e lei si scusa con un mezzo sorriso.
Cavolo.
Ho commesso un altro errore.
Devo ancora abituarmi a questo tipo di contatto.
Nemmeno a Seb la cosa è sfuggita.
«Clo, non cominciare, ti prego.» ribatte infatti, con un tono talmente ostile che mi fa gelare il sangue.
E all'improvviso mi ritrovo le sue mani sulla vita. Sta mostrando una certa possessività stringendomi i fianchi in questa maniera.
E non dovrebbe piacermi.
Eppure... Eppure!
«Ti voglio bene, ma sei una vera rompipalle quando fai così. Perché devi sempre metterti in mezzo?» borbotta Seb, strusciando la guancia contro la mia pancia.
«Cosa? Io non ho fatto niente!» esclama lei.
«Cagnaccio rognoso che non sei al-» si porta le mani alla bocca, come se avesse appena parlato a sproposito.
«Cosa-rognoso?» domando, ma lei liquida la cosa con un altro strano gesto del polso.
Ho capito: devo assolutamente imparare l'italiano.
«Sì, certo.» mormora Sebastian, palesemente di malumore.
«Sono abbastanza sicuro che tu abbia blaterato troppo.» accusa Cloé.
«Ti ho vista con lo zucchero e hai le mani sporche.» assottiglia gli occhi.
«E appiccicose.»
«Ci stavi spiando?»
«Sei tu che urli.»
A questo punto, non riesco neanche più a rimanere serio e...
Semplicemente rido.
Rido tantissimo e istericamente, ma anche di cuore. Non ho ancora capito che diavolo sia successo, ma è surreale. È la prima volta che vedo Sebastian in imbarazzo e la cosa non mi dispiace. Certo, avrei preferito che non avesse baciato una sconosciuta per mezz'ora, prima di vederlo sotto questa luce.
«Seb, mi spieghi perché? Che cazzo volevi ottenere?»
Sono innegabilmente nervoso, ma non nel senso più cattivo del termine. Avverto una bizzarra leggerezza e mi prende in ostaggio, anche se ho le lacrime agli occhi.
Sebastian non mi risponde, però lancia un'occhiata alla ragazza-lavanda.
«Perché non lo chiedi a lei?»
L'altra ribatte schioccando la lingua contro il palato. Cerca una gomma da masticare nella tasca dei jeans.
«Ma vedi te, i personaggi secondari...» si intromette Cloé, perdendosi nuovamente tra i suoi pensieri.
«Ma secondaria sarà tua sorella!» esclama, rinunciando alla sua dose di zucchero.
La ragazza misteriosa le punta i suoi occhi di ghiaccio contro. Eppure all'improvviso sobbalza, quasi le stessero puntando un'arma alla gola.
«Oh, merda...» sussurra, come se avesse appena realizzato qualcosa di estremamente importante.
«Cosa?» chiede Cloé, ma viene messa subito da parte perché la tipa corre da me. Lo fa in due passi talmente leggiadri che pare fluttuare, danzare nell'aria.
Mi accorgo solo ora che è talmente bassa che mi arriva al mento. Nonostante i tratti dolci sembra possedere la stessa grinta di Cloé.
«Senti, sei sicuro di quello che hai detto prima?» socchiude le palpebre, aggrotta le sopracciglia.
«Sì?»
In realtà non mi ricordo nemmeno cos'è che mi è uscito di bocca.
Lei prende un grosso respiro, scommetto che nella sua testa sta scomodando qualche santo.
«Con tutto il rispetto, signore, non dovrebbe provocarli così.» mugugna infine, rivolgendosi a Seb, dopo avermi praticamente analizzato, lasciandosi cadere su una sedia vicina. È davvero drammatica, pare sull'orlo di una crisi di nervi.
«Perché non si accontenta di qualche puttanella e basta? Ve ne troviamo una con i capelli viola.»
«Ehi!» ribatto un po' offeso, toccandomi una ciocca.
«Non ho bisogno di sostituti.» sospira Sebastian, alzandosi per poter incastrare il mento sulla mia spalla. Mi abbraccia da dietro e mi scalda tutto. Akiko ci osserva a qualche metro di distanza, annuendo tra sé e sé.
Oh no.
«Ora come glielo spiego che ho fallito?» si lamenta la ragazza-lavanda. Ha gli occhi da cucciolo, ma Seb rimane glaciale.
«A voce?» ribatte infatti ironico.
«Cazzo!» si arrende l'altra, sbattendo la testa sul tavolo, distrutta.
«Ehi, tutto ok?» le chiedo, ma Cloé preferisce girarle allargo, per trovarsi faccia a faccia direttamente con Seb. Io invece mi allontano da lui per soccorrere la povera disperata che ora ha la fronte bordeaux.
«Fammi indovinare, un'amica di tuo padre?» gli domanda, ghignando.
«Vediamo se ti conosco bene come credo: hai scommesso che Isaac sarebbe intervenuto subito, dimostrando che ci teneva, vero?»
"Mi pare un po' troppo didascalica." si intromette la fatina.
"Forse la tua nuova amica ha capito che sei una testa di rapa che deve sentirsi dire le cose chiaramente."
«Anzi, ti hanno costretto a farlo, giusto?» continua criptica, a voce più bassa.
«Sei fuori strada: mio padre non c'entra.»
«Ne dubito.» fa una smorfia.
«Clo, non farmelo dire.» ruggisce Sebastian, si avverte chiaramente del rancore nella sua voce.
«Che inten-»
E allora Cloé si ferma. Sbarra gli occhi. Realizza. Il suo sorriso muore.
«La tua... matrigna?»
Lui sbuffa, ma pare essere abbastanza per darle una conferma.
«Per quel che vale, mi dispiace.»
La tensione potrebbe tagliarsi con un gressino. Della ragazza allegra di poco fa rimane solo la sua ombra. Tira su con il naso, scaccia la frustrazione massaggiandosi velocemente gli occhi. Un gesto fulmineo, quasi volesse nascondere le lacrime che le pizzicano gli zigomi.
Poi scuote la testa. Si dà un pizzicotto sul dorso della mano e increspa le labbra per fingere un ghigno che non la valorizza per nulla.
Mollo immediatamente la ragazza-lavanda.
«Cloé?» la chiamo, ma lei fa un passo indietro.
«Ho capito!» trilla.
«Guarda, per stavolta ti faccio un favore e lascio perdere, però rimani un idiota, amico mio. Per tua fortuna, Isaac mi sta simpatico.» detto questo si volta e prende per mano la ragazza dai capelli lavanda, facendola alzare in piedi. Mi ha completamente ignorato e ha parlato così di fretta da mangiarsi qualche sillaba.
«Devo chiederti un paio di cosette.» la esorta, portandola fuori.
L'altra la segue senza opporre resistenza e io mi chiedo come cavolo siamo arrivati a questo punto. Muovo un passo nella loro direzione, però Cloé erige un muro.
«Non seguiteci, sono chiacchiere tra donne!» urla ostentando una felicità del tutto fasulla, prima di scomparire dietro la porta d'ingresso.
E solo adesso mi rendo davvero conto di avere la maggior parte degli occhi delle persone del locale addosso. Girandomi noto che papà mi sta facendo segno di salire di sopra con Sebastian. Dopotutto la mia pausa doveva cominciare dieci minuti fa.
«Seb?» lo chiamo, sentendomi un po' troppo osservato. Quelli però non sono sguardi malevoli, ma curiosi e stanno... Sorridendo?
«L'amore...» commenta uno.
«Ai miei tempi...» una vecchietta allegra.
«Che carini...»
«...shippabili...»
Nessuno mi punta il dito contro, eppure non riesco a farmelo piacere.
Le voci d'un tratto si sovrastano l'una all'altra, assorbendomi nel loro vortice. Non avverto nemmeno la presa di Seb sulle spalle, prima che lui apra bocca.
«Ci scambiano per una coppia, eh?» mi mormora all'orecchio e mi sento ribollire il sangue, solo non più di rabbia.
«Dobbiamo chiarire?»
Perché la mia sembra una domanda? È ovvio che dobbiamo, giusto?
«Nah, lasciamoli credere ciò che vogliono.» la sua risata mi dà un po' di sollievo. Ora è molto più tranquillo e lo riconosco.
«Andiamo in camera tua?» mi dice respirandomi sui capelli.
«Così parliamo.»
Senza aspettare una risposta, mi precede e sono costretto a seguirlo.
«Di cosa?» chiedo passeggiandogli accanto. Urto contro un paio di tavoli e mi scuso con i clienti, però loro mantengono la loro espressione benevola.
Immagino che ormai siano abituati alle mie stranezze.
«Del perché tu abbia passato così tanto tempo con Cloé negli ultimi otto giorni.» Seb fa schioccare la lingua contro il palato, piuttosto scocciato.
Saluta i miei genitori e loro ricambiano, aprendoci poi la porta di casa. Menomale che sono abituati ai drammi, visto che mio fratello ha diecimila ex-fidanzate.
«Lei si autoinvita.» mi giustifico.
«E siete stati anche da soli.» continua lui, salendo le scale.
Come fa a saperlo?
«Avete legato parecchio, mi sembra.»
«È carina.» gli dico.
«Lo so che è carina.» mormora, leggermente infastidito.
«Però credevo... Non avevi già qualcuno?»
Cazzo.
Allora è davvero arrabbiato perché gli piace ancora Cloé...
Che idiota che sono. Per un attimo, ho pensato che fosse geloso di me.
«Non c'è niente fra noi, se è quello che stai pensando.» deglutisco.
«E forse volevi farla ingelosire con quella ragazza ma-»
«Zack, piantala di torturarmi.» sospira d'un tratto fermandosi in corridoio, proprio di fronte alla porta della mia stanza.
«Vuoi davvero farmelo dire? Non riesci proprio a capire cosa provo?»
Non so come ribattere. Una parte di me vuole archiviare ciò che è successo, come al solito. Voglio dire, lui ha baciato un'altra come se nulla fosse. Non è neanche la prima volta che accade.
Quanti marchi avrà addosso in questo preciso momento?
Mi chiedo che valore gli dia, a questo punto. Magari per lui un bacio o due non significano davvero nulla, ma per me non è così.
D'altra parte non voglio nemmeno credere che l'abbia fatto per farmi ingelosire. Sarebbe stupido. Devo smettere di sperare che mi desideri in quel senso.
"Perché se fosse così, potrebbe innavvertitamente riaprire il tuo vaso di Pandora, vero?"
Ghigna una voce.
"Tu non meriti di essere amato, Isaac."
Oh, piantala!
«Io sono davvero confuso, Seb...» ammetto prendendomi le tempie con i pollici. Mi fa male la testa.
Seb si volta, fa un passo nella mia direzione.
«Fermo, finirai per farti male.» sussurra, tenendomi delicatamente per i polsi.
Come fa ad accorgersi di queste piccole cose? Perché non mi lascia perdere?
È per colpa di questi gesti che non riesco a mettermi il cuore in pace.
«Spiegami cos'è successo.» lo trucido. Sono stufo di essere trattato come una bambola. Sta palesemente giocando con me.
«Non è da te comportarti così.»
Magari era meglio non cominciare questo casino e ritornare a quando eravamo solo amici. Niente baci, niente frustrazione. Solamente noi.
«Mi dispiace.»
La sua voce ferita mi colpisce nell'animo.
«Quella voleva una prova e non potevo dirle di no.»
«Quella?»
«Fidati, non vuoi sapere chi.» sorride a malapena. Pare un tasto estremamente dolente.
«E comunque non importa più. Scarlett le riporterà che ti sei messo in mezzo e lei ti lascerà finalmente stare.»
«Non sto capendo un cazzo.» inclino il capo.
Sospira.
«Isaac, posso accettare che ti piaccia qualcuno.» borbotta, contrariato.
«Anche se si tratta di Cloé e mi dà fastidio, posso supportarti.» sputa fuori, eppure a me sembra che non sia per nulla convinto.
«Ma quella là non voglio davvero che ti tocchi.» si gratta furiosamente la nuca. Pare a disagio.
«E se ne è uscita che dovevo provarle che non l'avresti mai guardata.» sbarra le palpebre.
«Ha detto che se l'avessi fatto si sarebbe rassegnata e anche mio padre... Lui...» scuote il capo.
«Perché non riescono a capire che ci sono cose che non possono portarmi via?»
«Aspetta, che?» d'un tratto mi trovo intrappolato fra il muro e il suo corpo.
Affondo la schiena nel cartongesso, per un attimo temo di aver spaccato qualcosa. Per fortuna non è così. Ne riemergo dolorante, ma quando alzo il capo e trovo il coraggio di guardarlo, resto senza fiato. Avevo intenzione di sgridarlo, eppure non mi vengono più le parole.
Ha un'espressione così affamata.
Credo di aver appena perso un battito.
Che tenero.
Sembra disperato.
Voglio toccarlo.
Posso abbracciarlo?
Perché non è già mio?
Oh, merda. Mi fa male pensare queste cose. Non dovrei.
«Ho mentito, scusa. In fondo non riuscirei ad accettare nessuno.» si rimangia le parole di poco fa.
«Davvero non hai capito cosa mi abbia spinto ad agire così?» domanda di punto in bianco.
«Di chi credi volessi l'attenzione? Eravamo nel tuo caffè.»
«Sapevi che Cloé sarebbe venuta a trovarm-»
«Smettila.» si rabbuia.
«Non ce la faccio più. Sto diventando impaziente.» confessa.
«Perché ti ostini a cercare scuse? Mi stai fottendo il cervello. Sto impazzendo.»
Non dare significati strani. Non dare significati strani! Non dare significati strani!
«Pff, puoi fare di meglio di queste frasette da due soldi.» scherzo.
«Ne ho abbastanza, non mi stai nemmeno ascoltando.» sbuffa.
«È troppo complicato, eppure sarebbe tutto perfetto se provassi a venirmi incontro.» aggiunge, staccandosi all'improvviso per porgermi la mano.
Non capisco, però gliela prendo senza esitare e lui se la porta alle labbra, fissandomi con affetto.
«Visto?» sorride.
Con l'altra mano mi accarezza il braccio e mi sento carta velina.
Le sue dita lunghe percorrono senza alcuna esitazione le vene del mio polso, tracciandomi l'avambraccio. Mi sta accarezzando con una tale cura che non riesco a non tremare.
«Forse dovremmo scopare e basta.» conclude dopo qualche istante, facendo una smorfia così seria che credo di aver sentito male.
Avrei ancora mille domande da porgli, eppure ciò che mi scappa dalle labbra è un banalissimo: «Ora?»
«Ora.» annuisce.
«C'è troppa tensione e non mi piace. Abbiamo bisogno di sfogarci.»
«Ma siamo due maschi?» sono nel pallone. Che diavolo sto dicendo?
«Sì, quindi? Non ti va?»
«Cloé ha detto-»
Uno schiocco. Mi ha tappato la bocca con un bacio. Arrossisco vistosamente, facendo un passo di lato per evitare di cedere, eppure lui mi segue immediatamente.
Sembra quasi una danza e ho il suo fiato tiepido sul viso.
Oh no. Adoro quell'espressione.
Non dovrei desiderare quegli occhi fiammeggianti sul mio corpo, ma non riesco a non provocarlo.
Abbiamo bisogno di sfogarci, ha detto.
Sorrido.
«Ti avevo avvertito che ti avrei baciato, no?»
«L'avevi fatto?» fingo di non ricordarmelo, passandomi la lingua sulle labbra.
«Lei-»
«Non c'entra, giusto?»
Un altro bacio. Non vuole proprio cominciare questa conversazione. Allungo le braccia dietro al suo collo, attorciglio le dita tra le sue ciocche rosastre.
«Ha detto-» prova nuovamente a fermarmi, ma stavolta gli tiro prontamente i capelli prima che possa farlo, lasciandolo insoddisfatto.
«-che ti piace qualcuno.» ghigno.
«È vero?»
«Dovrebbe davvero farsi i cazzi suoi.» sbuffa.
«Cosa ne pensi?» mi accarezza la schiena.
Allora è vero...
«Non lo so. Non conosco nessuno dei tuoi amici d'infanzia. Non pensavo nemmeno che fossi in contatto con uno di loro.» inizio a straparlare, ma ciò che ho detto non deve piacergli molto, perché Sebastian mi tappa di nuovo la bocca.
«Io... Davvero non ho parole.» mormora sulle mie labbra.
«Sei solo ottuso o lo fai apposta?» si lamenta, prima di baciarmi di nuovo.
«Aspetta!» Ho le gambe molli, quasi fossero di burro.
«Non possiamo, noi-»
«Ci stai pensando troppo.» mormora.
«Smettila di cercare scuse e pensa solo questo: ti sto dando l'occasione di farmi completamente tuo.» sussurra suadente.
Sento dei rumori provenire dalle scale. Siamo ancora in corridoio. È una posizione pericolosa, potrebbero vederci.
Però non posso neanche trascinarlo in camera, se lui mi tenta in questo modo. Già prima stavo perdendo il controllo.
Odio quella parte di me. Non posso lasciarle prendere il sopravvento, io...
«Andiamo, so che ti piace l'idea.»
Mi morde un labbro, incastrandolo tra i denti, preme e brucia, ci passa sopra la lingua l'attimo dopo. Altri rumori. Una voce?
«Sai, non ho nemmeno un segno addosso in questo momento.» ghigna.
«Sono guariti tutti.»
Prima che possa ragionarci troppo, lo spingo dentro la mia stanza e chiudo a chiave, prima che Isa ci scopra.
Ho il cuore a mille. Merda. Ma che stavamo combinando lì fuori? Tendo l'orecchio, la sua voce rimbomba contro il legno della porta. Sta parlando al cellulare.
«Seb, ma che cazzo!» sbotto, non appena la sento abbastanza lontana, e lui sghignazza. La sua maglia finisce a terra il secondo dopo.
Sbarro le palpebre. Non ha davvero nessun segno. Non un singolo livido o morso. Nemmeno un taglio o un graffietto. Rotea su se stesso per mostrarmi la schiena, orgoglioso, e le gambe quasi mi cedono per quanto le sto stringendo.
Mi sta praticamente consegnando una tela bianca.
«Pensaci, se facessimo qualcosa ora rimarrebbe solo il tuo passaggio, Isaac.»
Mi irrigidisco. Sa benissimo dove colpire per provocarmi.
«Non ti tenta l'ide-»
«Stai zitto.» borbotto allentando la cravatta. Sento che qualcosa si è appena rotto, ma non riesco a fermarmi.
«Finalmente ti sei deciso.» ridacchia.
«Non fare quella faccia soddisfatta.»
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