Capitolo 43
"Dicono che il genio consiste in un'illimitata capacità di curare i particolari. È una pessima definizione, ma si applica al lavoro dell'investigatore."
Arthur Conan Doyle
Spokane, Washington, 2004, un anno dalla scomparsa di Lily.
Il primo anniversario era passato, e Bridget quasi stentava a crederlo.
Che fossero passati dodici mesi. Senza Lily.
Nick lo aveva passato sul retro del giardino, seduto a terra con una scatola di birre.
Non aveva detto nulla. Non aveva menzionato la figlia ma il dolore che provava era ben visibile.
Come quello di Bridget.
Lei aveva passato quel giorno, così importante, rileggendo i fascicoli che si era fatta spedire dallo sceriffo.
Ma poi stanca, e affronta, era uscita di casa e si era messa alla guida.
Inizialmente senza una meta precisa. Non sapeva dove andare, per sentirsi meglio.
Perché quello era il suo desiderio. Stare meglio.
Ma non c'era posto al mondo in grado di farla tornare felice come una volta.
Poi però si era resa conto che un posto dove andare ce l'aveva eccome.
E così si era ritrovata davanti alla porta dell'investigatore privato che l'agente Ridge le aveva consigliato.
Ci andava regolarmente ogni due settimane da almeno due mesi. E lo faceva all'insaputa di suo marito.
Quando gli aveva parlato di quell'idea, lui era sembrato scettico e titubante.
Per Nick affidarsi ad un investigatore privato era totalmente inutile e alla fine era riuscito a farsi promettere che non sarebbe andata a cercarlo.
Ma Bridget non era riuscita a mantenere quella promessa. Non poteva restare a lungo con le mani in mano.
E così lo aveva fatto di nascosto. Aveva assunto Andrew Garretts senza dirgli niente e gli avevo chiesto d'indagare sulla scomparsa della figlia.
Non si sentiva in colpa per aver mentito al marito. Avrebbe fatto di tutto per ritrovare Lily.
Ma quando quel giorno bussò alla sua porta, si sentiva stranamente nervosa.
«Signora Mastrani, non sono ancora passate due settimane», fu l'esordio dell'uomo, non appena le aprì.
Un uomo sulla quarantina, di bell'aspetto. Alto, slanciato ma allo stesso tempo dalla corporatura robusta.
Sempre con un filo di barba sul volto, che gli conferiva un'aria selvaggia e misteriosa, e gli occhiali da vista che invece gli davano l'atteggiamento da intellettuale e filosofo.
«Oggi è l'anniversario della sua scomparsa», rispose Bridget, con la voce soffocata. Non riusciva neanche a dirlo.
Andrew la guardò per qualche istante, forse decidendo cosa dire successivamente.
Poi le fece cenno di entrare ma non aggiunse niente.
Cosa avrebbe potuto dire? Che non ricordava il giorno in cui la bambina al centro delle sue indagini era scomparsa?
Ovviamente a lui non importavano molto le date precise. Era passato così tanto tempo che ormai era irrilevante.
«Venga, visto che è qui...», la condusse all'interno di quello che lui considerava il suo ufficio.
In realtà era un vecchio appartamento che lui usava per il suo lavoro. Con tanto di cucina.
Ma doveva ammettere che avere una casa intera potesse essere molto vantaggioso.
E inoltre Bridget doveva concedergli l'impegno che ci stava mettendo nel cercare la figlia.
Aveva perfino raccolto tutto all'interno di una stanza, costruendo grafici, lavagne e affiggendo ad ogni parete tutte le cose che aveva scoperto. Un luogo che chiudeva sempre a chiave.
Perfino Bridget non c'era mai stata e una parte di lei era molto curiosa di scoprire che cosa avesse trovato in due mesi.
E fu proprio quel giorno che ebbe l'opportunità di vedere con i suoi occhi il lavoro di Andrew. Perché lui la fece entrare in quella stanza.
A primo impatto non vide quasi nulla. Come se fosse un semplice salottino dall'arredamento antico.
Forse anche a causa dell'oscurità e delle finestre chiuse, ci mise qualche secondo in più per rendersi conto che le pareti della stanza erano tappezzate di foto, cartine, ritagli di giornali e molti altri materiali.
Una grossa lavagna proprio di fronte alla porta, riportava con un gesso bianco alcune tra le informazioni più importanti, che Bridget ormai conosceva come le proprie tasche.
Tutti quei fogli, quelle foto e quelle notizie, erano tutto ciò che rimaneva di sua figlia.
Si guardò attorno, sbalordita ma anche molto a disagio.
Sulle pareti riuscì a scorgere alcuni volti noti. Lo sceriffo, alcuni poliziotti, la famiglia che sostava nella tenda accanto alla loro, perfino alcuni abitanti di Los Alamos.
E poi appunti, scritto con una grafica imprecisa, e molte altre cose che, inizialmente, non sapeva neanche come ricollegare a Lily.
Ma l'investigatore ci vedeva un nesso, e questo per lei era sufficiente.
«Ha fatto qualche passo avanti con le indagini?», gli chiese lei, un po' fiduciosa.
Aveva lavorato molto in quei due mesi, doveva per forza avere qualcosa per lei.
L'uomo la guardò inespressivo. Non dava segno di speranza o di rinuncia e ciò la faceva impazzire ancora di più.
Le aveva promesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per trovare la figlia, ma allo stesso tempo però sembrava sempre distaccato.
Forse era il suo modo per andare avanti senza impazzire. In fondo, Lily non era sua figlia e perciò un poteva anche continuare a vivere con quel peso sulle spalle.
Al contrario di Bridget.
Si mise seduto alla scrivania, invitandola a prendere posto di fronte a lui, su una piccola poltrona blu.
Lei aveva una certa fretta. Un po' perché era in pensiero, e un po' perché era uscita di casa senza neanche avvisare Nick.
Ma cedette alla sua silenziosa richiesta e solo quando si accomodò lui iniziò a parlare.
Il suo tono di voce era calmo, ben calibrato, e anche molto basso. Sicuramente tutto in lui doveva ispirare fiducia e tranquillità.
«Ho passato gli ultimi mesi a scavare nella vita di chiunque possa essere entrato in contatto, direttamente o non, con Lily prima della sua scomparsa, o abbia partecipato alle ricerche dopo».
Non c'era dubbio che avesse lavorato, e che quindi i soldi che Bridget gli aveva dato, presi dai risparmi che aveva con Nick, erano stati ben spesi.
«Qualche soggetto ha anche dei precedenti penali, ma nulla che possa indicare un'interesse nei confronti dei bambini. Risse, furto, il benzinaio è stato accusato dalla moglie di percosse, ma due giorni dopo lei ha ritirato la denuncia...».
«E lui?», lo interruppe Bridget, alzando dal tavolo proprio una foto del ragazzo che lavorava all'interno del negozio dove si erano fermate lei e Lily, il giorno prima della sua scomparsa.
«Lui non ha nessun precedente, ma il paese in cui vive non è molto grande, la gente parla e spesso inventa anche... Lo dipingono come un ragazzo un po' strano, ma nulla di più».
Lui sapeva che Bridget lo aveva indicato, come una delle persone che avevano incontrato, e che non era del tutto convinta. Ma non era l'unico su cui aveva delle perplessità.
«E la famiglia? Loro erano così vicini, possibile che non hanno sentito nulla?», non riusciva proprio a capacitarsi. Era convinta che qualcuno all'interno di quella piccola città c'entrasse qualcosa, doveva per forza essere così.
«Loro sembrano a posto, signora Mastrani. Padre e madre con una fedina penale pulita, tenuti in considerazione da vicini e amici. Non ho scoperto nulla di rilevante».
«Perciò non ha nulla per me?», il tono di voce deluso non riuscì propri a trattenerlo, anche se una parte di lei se lo aspettava.
«Non proprio», la sorprese lui, indicando la cartina che aveva alle sue spalle e che rappresentava gli Stati Uniti. Al'interno c'erano dei puntini rossi, messi apposta da lui. Ce ne erano molti ma a Bridget saltò subito all'occhio quello di Los Alamos.
E a quel punto non ci fu neanche bisogno di specificare, eppure ne rimase sorpresa quando chiese: «Sono tutti bambini scomparsi?».
Lui annuì, mestamente, con la sua solita espressione, inespressiva. Non sembrava stesse parlando di qualcosa di veramente importante, eppure dai suoi risultati s'intuiva facilmente che il lavoro lo prendeva molto sul serio.
«Sì, sono molti», commento lui, cercando di non farsi condizionare dal fatto che ogni puntino rosso fosse un bambino tolto alla sua famiglia.
«Naturalmente questi sono solo quelli che sono stati rapiti con modalità simili a quelle di Lily, negli ultimi cinque anni».
«Crede che sia uno schema?».
Lui non voleva esporsi troppo, era evidente anche a Bridget. Per questo alzò le braccia prima di aggiungere: «E' troppo presto per dirlo. Di certo sto cercando di vagliare ogni ipotesi perché se sua figlia Lily è ancora viva, probabilmente fa parte di un quadro più generale. Sfruttamento minorile, prostituzione, vendita di bambini... La mente umana è in grado di partorire le mostruosità più atroci».
Non le stava dando alcuna speranza, come al solito, e Bridget non era sicura di voler sperare fino in fondo che sua figlia fosse ancora via.
Perché fino a quel momento non si era fatta delle semplici domande. Che cosa stava facendo Lily in quel momento? Stava bene? Soffriva? Aveva paura?.
Se così fosse stata, se anche una sola delle teorie di Andrew fosse stata vera, per Bridget sarebbe stato come averla persa una seconda volta.
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