Capitolo 41

"Fai ogni giorno qualcosa che non ti piace: questa è la regola d’oro per abituarti a fare il tuo dovere senza fatica."
Mark Twain

Spokane, Washington, 2003, cinque mesi dopo la scomparsa di Lily.

«Potresti smetterla di bere?».

Il tono inquisitorio e autoritario di Tamara spinse ancora di più Nick a perdersi nel bicchiere che aveva in mano.

Le sorrise, con sguardo assente ed espressione di sfida, mentre svuotava tutto il contenuto e, rivolgendosi ad una dei tanti collaboratori che giravano lì intorno, chiese: «Potresti portarmene un altro?».

Non solo notò l'espressione arcigna e glaciale della suocera, ma e fu quasi contento.

Non sopportava più la sua presenza, i suoi continui rimproveri.

Tutto quello che avevano fatto fino a quel momento per lei era tutto sbagliato.

Avevano perso Lily perché erano dei pessimi genitori. Non erano riusciti ancora a trovarla perché non erano stati abbastanza perseveranti.

E ancora, ancora, solo critiche.

E il bello era che Nick era pienamente d'accordo con lei. Proprio per questo la odiava, perché era come la sua fastidiosa vocina interiore.

Solo quando la ragazza si allontanò, con il suo bicchiere in mano, lui si rivolse alla donna, con supponenza: «L'alcol mi aiuta a essere più sciolto di fronte alle telecamere».

Una piccola bugia innocua, solo per farla tacere. Anche se sapeva che Tamara non ci avrebbe creduto fino in fondo.

Sì osservarono a vicenda per parecchi secondi, scrutandosi.

Stava cercando di farlo cedere con la sua sola espressione decisa.

Ma l'alcol che Nick aveva in corpo lo aveva anche reso meno ricettivo. Per questo continuò a sorriderle mentre sedeva comodamente sulla sedia che gli era stata data.

Tirò comunque un sospiro di sollievo quando vide sua moglie tornare dal bagno, insieme a sua madre.

Ancora non capiva perché avevano deciso di venire tutti quanti. Era una delle solite interviste che ormai eravamo diventate parte della loro vita.

Lei subito si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, ignara di ciò che era successo qualche istante prima.

«Vi hanno fatto sapere quando iniziamo?».

Era nervosa, glielo si poteva leggere in faccia, anche se cercava di non farlo notare.

Sua madre non perse l'occasione per dire la sua: «Qui, naturalmente, non ci dice niente nessuno... Ci hanno piazzato qui ad aspettare senza altre spiegazioni».

Si vedeva che era sofferente, che non sarebbe voluta stare lì ma che si sentita costretta ad esserci.

Nick alzò gli occhi al cielo ma evitò di dire qualcosa. Era un po' alticcio e sapeva che in quelle condizioni la lingua viaggiava più del buon senso.

E poi anche Bridget la ignorò. Ormai non faceva altro che fingere di non aver sentito cosa stava dicendo sua madre.

Un po' per quieto vivere, un po' perché non aveva neanche più la forza di risponderle.

Con la coda dell'occhio Nick si accorse che l'assistente stava tornando con il suo bicchiere ma fu sorpassa dall'ennesima collaboratrice - ne avevano almeno incontrate venti diverse da quando erano entrati nello studio - che con la sua cartellina in mano quasi neanche si fermò quando si avvicinò a loro.

Andava così di corsa che ebbe appena il tempo di dire: «E' il vostro turno», prima di rivolgersi a qualcuno all'interno del suo auricolare e dirigersi verso il salotto delle interviste. 

Nick si alzò di scatto e insieme a Bridget si affrettarono a raggiungerla per paura di perderla. 

Non era la prima volta che venivano intervistati davanti alle telecamere ma, per entrambi, era come se lo fosse.

Forse perché non erano mai stati così tanto al centro dell'attenzione, o forse perché dover rispondere a certe domande e parlare di Lily davanti a tutti era un po' come rivivere quel dolore a ogni parola. 

Per questo davanti all'ennesimo salottino televisivo Nick fu costretto a prendere un lungo respiro.

Non si era più guardato allo specchio da quando avevano finito di pettinarlo e truccarlo, ma sapeva che aveva una faccia orrenda.

Le occhiaie, che gli erano spuntate negli ultimi mesi a causa dell'insonnia, erano così profonde che neanche strati e strati di fondotinta sarebbero riusciti a coprirlo.

Gli occhi era senz'altro lucidi e rossi a causa della grande quantità di alcol che aveva ingerito.

Gli girava perfino un po' la testa e non ricordava di essere mai stato così alticcio neanche quando era un ragazzo.

La giornalista, una bionda di cui non ricordava il nome, era già seduta sul suo divanetto in pelle bianca e li stava presentando.

Alle sue spalle una gigantografia della città, così ben fatta che qualcuno avrebbe anche potuto pensare che fosse davvero una grande finestra che dava sulla metropoli.

Ma lui, e tutti coloro all'interno di quello studio, sapevano che non era così.

«Ti senti bene?», gli chiese Bridget, vedendolo un po' pallido.

Lui si voltò a guardarla, frastornato.

«Mi secca ammetterlo, ma forse tua madre ha ragione... », iniziò quasi a fatica.

Sua moglie lo guardò incuriosita. Non lo sentiva spesso pronunciare quelle parole.

«Ho bevuto troppo», il suo tono di voce era privo di qualsiasi emozione.

Non era dispiaciuto, ne tanto meno imbarazzato. Gli dava solo fastidio che Tamara avesse ragione.

«Se non te la senti...», provò a dire lei a fatica.

Non voleva costringerlo a farlo di nuovo perché sapeva che tra i due era quello che ne più ne soffriva.

Ma allo stesso tempo aveva remore, perché in fondo sapeva di aver bisogno di lui.

Fino a quel momento era riuscita a svegliarsi ogni mattina e mettersi in piedi solo perché sapeva che non era sola.

Perché aveva Nick al suo fianco, sempre. E finché erano insieme, lei sentiva di poter affrontare tutto.

Avevano perso la figlia cinque mesi prima e lei era ancora lì, in piedi, a combattere.

E lo avrebbe fatto, fino alla fine.

Nick capì i sentimenti contrastanti di Bridget, per le sorrise rassicurante.

Avevano deciso di fare quelle interviste insieme, perché il resto del paese dove ricordare di Lily. Dovevano vedere tutti i giorni i suoi genitori che supplicavano di riaverla indietro. Dovevano continuare a vedere il suo volto sullo schermo.

Speravano che qualcuno l'avesse vista per caso e si ricordasse di lei.

Per questo dovevano continuare a parlarne, anche se faceva male. Anche se era come ricevere il giorno della perdita ogni volta di più.

«Non preoccuparti», iniziò lui, cercando di sorriderle per tranquillizzarla.

«Abbiamo deciso di farlo insieme, e non mi tirerò indietro».

Nonostante tutto ciò che diceva Tamara, anche lui era convinto che quelle interviste potessero essere utili.

E inoltre era praticamente l'unica cosa che poteva fare, mentre la polizia annaspava nel nulla.

Bridget gli prese la mano e la strinse nella sua, intrecciando le dita tra di loro.

Sentì immediatamente il contatto con la sua pelle e subito percepì la piacevole sensazione di casa.

Era l'unica persona che riusciva a renderlo ancora felice. L'unica persona che lo teneva ancora vivo e in piedi.

Proprio in quel momento un'assistente fece loro il cenno di entrare e, prima ancora che potesse contare fino a dieci e farsi forza, erano già sotto i riflettori.

La sensazione di tutte quelle luci addosso, la voce della presentatrice che sorrideva e parlava con disinvoltura, e tutte quelle persone che fuori dal set li guardava e gli facevo cenno strani e il più delle volte incomprensibili.

Nulla era nuovo, eppure Nick non riusciva proprio ad abituarsi.

Si mise un sorriso di circostanza sul volto, di quelli palesemente finti, e salutò la donna come se fosse una sua più cara amica.

E solo dopo alcuni convenevoli, lei chiese, con affabilità ma anche senza mezzi termini: «Domani è la vigilia di Natale, e per voi sarà il primo senza Lily... Non deve essere facile per voi».

Sembrava dispiaciuta, ed era anche molto brava a recitare, ma sia Nick che Bridget sapevano che a lei della loro storia interessava ben poco.

Non perché fosse insensibile, ma semplice perché le persone normali cercavano di tenersi alla larga dal dolore degli altri.

La maggior parte di loro non era in grado di sopportare la sofferenza altrui, perciò la evitavano.

Era molto più facile così, per tutti.

E Nick la comprendeva, la capiva bene e non la biasimava affatto.

Anche se avrebbe preferito non rispondere alle sue parole.

Anzi, avrebbe preferito non pensare proprio a quel Natale.

Non c'era l'albero in casa loro. Non c'erano addobbi.

I suoi genitori non avevano neanche nominato il loro tradizionale pranzo, perché non c'era nulla da festeggiare.

E loro due non avevano neanche parlato di come lo avrebbero passato.

Semplicemente, non voleva pensare a un Natale senza Lily.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top