Capitolo 40

"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".

Antoine de Saint-Exupéry

Hayden, Idaho, 2003... Tre mesi dopo la scomparsa di Lily.

Quando scesero dalla macchina, rimasero qualche istante a osservare la casa, dal marciapiede.

Sembrava diversa dall'ultima volta che l'avevano vista, forse perché tutto ormai era cambiato.

Le fondamenta sembravano voler cedere da un momento all'altro, come i loro cuori.

I muri erano sbiaditi, come le loro anime. E le piante nel giardino, che Bridget aveva piantato insieme alla figlia, erano secche e deperite, come i loro corpi. 

Aveva l'impressione di osservare solo il fantasma del luogo che un tempo era stato. Forse perché tutto le ricordava Lily. 

Le sue risate divertite, le sue corse intorno alle mura, i suoi giochi sparsi ovunque. 

Sapeva che sarebbe stato difficile tornare a casa, ma comunque non era pronta a quell'immenso dolore che subito la prese al cuore. 

Forte, soffocante. 

Lei non sarebbe voluta tornare. Avrebbe preferito restare in New Mexico, lì dove l'incubo aveva iniziato a perseguitarli.

Ma lo sceriffo era riuscito a convincere, prima Nick e poi lei, che ormai non c'era più nulla che potessero fare.

Non c'erano indizi riguardo alla scomparsa della bambina, l'FBI se ne era andata, e tutto ciò che poteva fare era solo aspettare. Aspettare che prima o poi qualcuno si facesse avanti.

Era quello che sperava la polizia. Dopo aver diramato un'allerta AMBER, sperando che prima o poi qualcuno chiamasse dicendo di averla vista.

Perché ormai le opzioni possibili erano due: O Lily era morta, e nel deserto era praticamente impossibile ritrovare il suo corpo, oppure era stata portata lontano, molto lontano dal luogo della sparizione.

Bridget sperava per la seconda possibilità, da madre che non vuole mai smettere di sperare, ma allo stesso tempo sentiva di non volersi allontanare troppo da Los Alamos.

La sua paura era quella che tutti presto si sarebbero dimenticati della loro tragedia. Proprio come avevano fatto gli agenti speciali dell'FBI. 

Loro se ne erano tornati in Virginia, alle prese con nuovi casi. 

Solo la polizia locale aveva continuato le ricerche. Ma fino a quando? Fino a quando l'avrebbero considerata una priorità?

Finché i genitori di Lily erano lì, a mettere pressione e a ricordare ogni giorno perché la stavano cercando, non si sarebbero arresi.

Ma con Nicke e Bridget dall'altra parte degli Stati Uniti, chi avrebbero ricordato loro per cosa stavano combattendo?

Chi avrebbe insistito?

Per questo Bridget non voleva andare via.

Ma a volte non si ha altra scelta. La vita, per quanto è dura ammetterlo, deve andare avanti. Anche se fa male, anche se sembra impossibile.

Osservava passeggiare le persone per strada, ridere e scherzare come se nulla fosse. Quasi offesa, si chiedeva come potessero essere felici, come potessero essere tranquilli, mentre lei aveva perso una parte di sé.

E come poteva lei sorridere di nuovo? Come poteva sperare di essere ancora felice?

Sentii a malapena il braccio rassicurante di Nick che la stringeva a sé, cercando d'infonderle un po' di coraggio con la sua sola vicinanza. 

«Non ci stiamo arrendendo, vero?», gli chiese quasi supplicandolo.

Non poteva sopportare di perdere le speranze di rinunciare alle ricerche. Non poteva farlo perché sarebbe stato come perderla per la seconda volta. 

«Non ci arrenderemo mai, Bri, te lo prometto», le sorrise, anche se quella gioia non riuscì a raggiungere i suoi occhi: «Saremo sempre in contatto con lo sceriffo, faremo delle ricerche e, se necessario, pagheremo anche un investigatore privato».

Lei annuì. Dei due, Nick sembrava il più sicuro, ma la verità era che a crederci di più era Bridget. Lei era sempre stata quella piena di fiducia. 

Per questo ricacciò indietro quel peso insopportabile che rischiava di soffocarla, prese la valigia e si avviò verso la porta di casa, cercando di pensare a tutto ciò che quel posto rappresentava per loro. 

Nick la seguì in silenzio all'interno dell'edificio, che improvvisamente gli sembrò spoglio, piccolo e troppo buio.

Sempre in silenzio, posarono le loro valigie proprio all'entrata, senza avere intenzione di svuotarle presto. Non era quella la loro priorità.

Bridget si guardò un po' intorno, spaesata come se entrasse per la prima volta in quella casa. 

Non credeva possibile di tornare lì, senza la sua Lily. 

Nonostante fossero passati tre mesi, ancora le sembrava di vivere un incubo dal quale era impossibile uscirne.

Una parte di lei ancora non voleva crederci, ancora sperava di svegliarsi una mattina grazie alle grida di gioia della figlia, o dalle sue risate. 

Perciò andò dritta nella stanza di Lily, quasi pensasse di poterla trovare lì, seduta a terra a giocare con le costruzioni. 

Ma quando entrò, quasi di corsa, e accese la luce per vederci meglio, all'interno non c'era nessuno.

Tutto era rimasto come l'avevano lasciato la mattina della partenza. Quel giorno che ormai le sembrava talmente lontano da non ricordare neanche i dettagli.

Quando ancora erano una famiglia unita e felice. Quando ancora pensavano di poter restare insieme per sempre.

Per qualche istante rimase lì, sull'uscio della porta, mentre Nick la osservava da lontano, indeciso se farsi avanti oppure no.

Poi la vide entrare definitivamente nella stanza, perdendola di vista. 

Solo lui poteva capire che cosa stava passando in quel momento e per questo era anche l'unico che Bridget riusciva a sopportare.

Non lo sguardo compassionevole di chiunque conosceva la loro storia, ne tanto meno l'espressione di rimprovero di Tamara.

Quando la raggiunse, la trovò seduta sul piccolo letto della figlia, con le lenzuola ricamate con dei bellissimi coniglietti e il cuscino con il suo nome cucito sopra.

In mano stringeva il leoncino di peluche che piaceva tanto a Lily, guardandolo come se fosse la reliquia più importante che avesse mai avuto.

Percepiva tutto il suo dolore, lo percepiva perché era anche il suo. E gli si spezzò il cuore nel vederla così.

«Hai presente tutti quei discorsi su come una madre sa sempre se il proprio figlio sta bene oppure no?», iniziò lei all'improvviso. Non aveva alzato la testa, non lo aveva visto entrare, eppure sapeva che era lì.

E non servì che Nick disse nulla, perché lei continuò: «Io non ho percepito nulla. Nessun cambiamento. Credi che questo significhi che sta bene? O solo che non sono una madre così tanto sensibile come le altre?».

Dal tono di voce sembrava tranquilla, senza nessuna preoccupazione, ma i suoi occhi lucidi parlavano al suo posto.

E Nick la conosceva così bene da sapere che era turbata. Come non poteva esserlo?

Nick la raggiunse in poche falcate, correndo da lei, e s'inginocchiò ai suoi piedi, mise le mani sopra alle sue, stringendo il leone insieme a lei. L'unica cosa a cui potevano ancora aggrapparsi. 

Non riuscì a dire nulla. Che cosa poteva dirle? Non poteva certo assicurarle che Lily fosse viva, anche se lei voleva sentirselo dire. 

Non ci riusciva, non ci riusciva perché non era lui quello dei due che credeva di più.

Ma fu Bridget ad aggiungere, dopo aver alzato la testa per guardarlo negli occhi: «Lei è ancora viva, deve essere ancora viva».

Nei suoi occhi c'era tanta decisione, certo, ma anche disperazione. Lei voleva aggrapparsi a quella convinzione perché era l'unica che potesse accettare, l'unica che e permetteva di andare avanti.

E lo avrebbe fatto. Con le unghie e con i denti, avrebbe sempre lottato per convincere tutti che Lily era ancora viva. 

Nick annuì a sua volta, aggrappandosi a tutta la sua speranza. Di sua non ne aveva molta, perciò sfruttò quella della moglie. Non aveva altra scelta, se anche lui voleva continuare a vivere. 



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